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Ovvero la conoscenza come divinazione e preghiera


di Francesco Varanini Scomparire per mancanza di testimonianze scritte Leggo un libro a caso, uno degli infiniti libri che potevano capitarmi in mano, un qualsiasi interessante libro. Antonio Banfi, una delle figure pi significative delle filosofia italiana del ventesimo secolo racconta di un filosofo vissuto tre secoli prima, nel quale si rispecchia: Baruch Spinoza.
In Olanda il misticismo nasce anche per influssi stranieri: il misticismo cattolico, francese e spagnolo; quello protestante, della Germania; quello inglese. Vi un misticismo di carattere popolare, per cui innocenti mistici fondano qua e l alcuni centri di stte. C' insomma tutta una rete di luci mistiche, di cui molte sono scomparse per la mancanza di testimonianze scritte.

E mi capita in mente un pensiero: ecco cosa intendo per cambiamento legato alla digitalizzazione della scrittura. Sembra un passaggio dappoco, ma la differenza abissale. Queste 'luci mistiche' sono scomparse per mancanza di testimonianze scritte. Allora, siamo nel 1600, solo la parola scritta su carta poteva 'attestare' una storia, mantenere traccia incontestabile di un sapere. La possibilit di tornare a disporre di quel sapere risiedeva, alla lettera, nella possibilit di leggere quello che era stato scritto da un protagonista, da un testimone. Conservare conoscenza: 'raccogliere', 'mettere insieme'. Una idea ancestrale (indeuropeo leg-) di cose raccolte per uno scopo. Lexis: 'discorso', 'dizione'; Logos: 'parola', 'pensiero', 'racconto'. E pi materialmente, concretamente, legno. Lignum: 'legna da ardere', in origine 'ci che viene raccolto'. E cos legere: 'raccogliere', leggere. I frutti della terra si raccolgono con le mani, con un attrezzo. Con quali attrezzi si raccoglie la conoscenza? Se non si dispone di strumenti per raccogliere, non c' lexis, non c' logos, non c' possibilit di lettura. Non c' conoscenza: o meglio, la conoscenza si manifesta in un luogo, in un momento, come una luce. Ma poi scompare. Certo, si poteva 'raccogliere' il sapere altrui e antecedente attraverso la mediazione di qualcuno che aveva ascoltato. Se il mediatore era un buon ascoltatore (echeggiando una antichissima, originaria figura sociale potremmo dire: se era un buon cacciatore-raccoglitore), poteva cogliere il senso di quelle conoscenze che altrimenti erano destinate alla scomparsa, e conservarlo, attraverso la parola scritta, portandolo cos fino a noi. E' il lavoro che svolge per noi, nella vicenda di cui sto leggendo, Baruch Spinoza.
In questo misticismo popolare vi del fantastico, ma Spinoza ne sente l'eco. Un grande filosofo non mai un solitario; egli pu, anche vivendo sulla cima di una torre, sentire tutte le ondate salire sino a lui. Spinoza, in particolare, uomo di facile accostamento, sensibilissimo, almeno secondo le notizie dei suoi biografi.

E dunque dobbiamo fidarci della sensibilit e dell'attenzione di un soggetto che, lungi dall'essere il creatore ex nihilo semmai autore nel senso originario del termine: colui che accresce -diremmo: aggiunge valore, ma a qualcosa che gi c'. O interprete: colui che mostra, manifesta, spiega, e in qualche misura offre sul mercato e vende un sapere. Cos non sappiamo nulla di quelle luci mistiche, se non quello che, di quelle voci, giunto all'orecchio sensibile di Spinoza. Ugualmente potremmo dire delle sette adamitiche, dei loro riti, di cui sappiamo solo per quanto conservato in quella straordinaria immagine di un mondo segreto che il Giardino delle delizie di Bosch. Immagine che possiamo supporre fedele, in quanto esoterica, vista dall'interno perch, per quanto ci 1

dato da supporre, Bosch di quella cultura adamitica faceva parte. Torno a Spinoza: di lui ci parla un filosofo contemporaneo a lui vicino per indole: Antonio Banfi. Non a caso dico: 'ci parla'. Tiene lezione nell'anno accademico 1934-35 all'Universit Statale di Milano. La sua sintonia con Spinoza si traduce in una reticenza, che appare oggi misteriosa anche a chi conosceva il filosofo: della lettura banfiana di Spinoza restano solo tracce orali. Tracce che arrivano sino a noi solo perch qualcuno prendeva appunti. Dagli appunti furono tratte dispense, dalle dispense, negli anni sessanta, allievi di Banfi trassero il libro che sto leggendo. Caldi e vivi discorsi ridotti a freddi simulacri Gli appunti degli studenti, non a caso, stanno -come ci racconta Illich nella Vigna del testo- all'origine del libro come lo intendiamo oggi, oggetto relativamente poco costoso e portatile. Prima i libri -oggetto simbolo della cultura monastica- erano enormi volumi collocati su un leggio, raccolta di tracce 'stenografiche' che solo specialisti sapevano interpretare. Illich ci ricorda che il libro portatile appare, insieme all'insegnamento in aula, all'inizio del 1200, come tratto distintivo dell'emergente cultura scolastica. Da allora gli studenti prendono appunti, e gli appunti si trasformano in dispense, libri che perpetuano nel tempo, al di l dell'oblio legato all'oralit, il pensiero dei maestri. Cos si finisce per limitare il nostro orizzonte alla conoscenza-libro. Dimenticando come dietro, e attorno al pensiero di coloro che parlano dalla cattedra, continua ad aleggiare il pensiero di carattere popolare, ci che si chiama 'tradizione' o folklore, frutto di innocenti innovatori magari analfabeti, creatori di nuova conoscenza. Due figure sociali lontane tra di loro, il maestro segreto da un lato, e il professore, o il sacerdote dallaltra, ci parlano di questa polarizzazione. Il maestro segreto non scrive. Professori e sacerdoti scrivono anche troppo. Non a caso Spinoza rifiuta la cattedra universitaria ed appare inviso sia alle ortodossie cristiane che allortodossia rabbinica. Non a caso Banfi coglie in Spinoza leco di una conoscenza tradizionale, popolare, esoterica. Non a caso Spinoza, pi e prima che autore di libri, maestro orale. Ma il libro si affermato, e schiaccia sotto il suo peso e svaluta alla luce della sua autorit ogni altra modalit di conservazione e diffusione del sapere. La forma-libro porta a maturit il dominio della parola scritta. Loblio dei maestri orali legittimato dalla presenza del libro. Si apre il terreno sul quale agiranno la censura e lindice. Svalutando la tradizione orale, che sfugge al controllo, si impone il controllo: il libro in s forma di controllo. La scrittura intesa come segno alfabetico tracciato su un supporto, e poi scrittura che si fa stampa, porta con s il venir meno dell'esigenza di affidarsi alla memoria. Eppure larte e la scienza si manifestavano gi pienamente con loralit. Sofisticate mnemotecniche permettevano di usare la mente umana come memoria artificiale, come base dati strutturata. Ma questa antico data base, come i suoi moderni eredi, garantiva una libert organizzativa che il libro non in grado di dare. Il libro una forma, il testo costretto in una unica struttura. La memoria virtuale basata sulla mente garantisce la continue nuove produzioni, nuove release. L'apparente perfezione del testo dantesco non nega il valore di varianti che non sono giunte a noi. La versione dei testi di Omero giunta a noi non la migliore delle versioni possibili. Ricordiamo il momento di passaggio ben marcato dal Fedro di Platone. La conservazione e la trasmissione orale del sapere garantivano vantaggi rispetto alla stessa scrittura. I discorsi scritti non sono niente pi del richiamare alla memoria di chi gi li conosce gli argomenti trattati nello scritto. Mentre il discorso pi libero e pi ricco quando "viene scritto nellanima di chi apprende, che capace di difendere se stesso, e che sa con chi deve parlare e con chi deve tacere". Fedro chiede conferma. Ma ha capito bene: "Intendi dire il discorso di colui che sa, vivo e animato, di cui il 2

discorso scritto potrebbe giustamente dirsi un simulacro". Cos, possiamo dire, la scrittura, intesa come insieme di segni tracciati su un supporto, ha vinto rispetto all'oralit. Ci siamo abituati ad affidare la nostra conoscenza alla scrittura. Senza scrittura non pu darsi conoscenza. La conservazione e la trasmissione del sapere affidata a tavolette di cera, papiri, codici vergati da amanuensi, incunaboli, libri. I libri sono stati organizzati a loro vota in sistemi strutturati: biblioteche. Ai libri, in tempi recenti, si sono aggiunti riviste e giornali ('magazzini' di informazioni). Eppure, come notava Platone, la scrittura ci limita. Dietro l'apparente verit del libro, resta la nostalgia della mente liberare di operare creativamente. E' frustrante pensare a come, della continua produzione e riproduzione di senso, resta, indelebilmente stampata, autorevole suo malgrado, una sola traccia. E inoltre la scrittura onerosa, assorbe le nostre energie. La scrittura ci trasforma: da liberi pensatori ad amanuensi, studenti intenti a prendere appunti, copisti, difensori del fallace 'diritto d'autore' di un'opera immodificabile. Il raccolto gratis Ma oggi -forse senza accorgercene veramente, per quel paradosso che impedisce di vedere le cose che sono troppo vicine- oggi la situazione cambiata. Oggi esiste una 'scrittura' diversa da quella consueta. Non pi segni su un supporto cartaceo, ma segni, dati conservati sotto forma di bit, su supporti fisici diversi dalla carta: dischi, silicio, circuiti stampati. L'informazione scritta su questi supporti ha uno svantaggio evidente: pu essere usata solo attraverso macchine. Ma ha anche grandi vantaggi. Un primo vantaggio mi pare risieda in questo. La possibilit di conservare informazioni non pi limitata dalla capienza della nostra menti. Non pi limitata dalla disponibilit di carta, dalla disponibilit di editori a stampare. Si pu anzi dire che la possibilit di conservare informazioni non ha pi limiti. E di pi, si pu dire che -in prospettiva- si ha a sempre e comunque a disposizione la base di dati che contiene, almeno sotto forma di informazione grezza, ogni conoscenza di cui potremmo avere bisogno. Senza che per questo si debba compiere uno specifico lavoro. La scrittura data. Non c' pi bisogno di copisti oggi. Non c' pi bisogno nemmeno dell'ultima incarnazione: la tastierista del Centro Elaborazione Dati. Qualsiasi cosa che sto vedendo in questo momento, o dicendo in questo momento, pu agevolmente essere trasformata in informazione digitalizzata, tramite una telecamera di facile uso, tramite un registratore digitale. In base alla stessa codifica, sempre informazione digitalizzata, sono conservate le parole che sto scrivendo ora con il mio programma di scrittura, ogni parola che ho scritto, cos come la musica che ascolto e le fotografie e i film. Tutto pu essere mescolato e connesso, in testi sempre diversi. Ho a disposizione l'informazione primaria La conoscenza, in virt della digitalizzazione delle informazioni, e della loro accessibilit via software, c' ed accessibile. La conoscenza non pi conservata nella Biblioteca di Alessandria, raccolta di testi chiusi, conservata nella Biblioteca di Babele: una rete di meta-testi, dove pi che la parola scritta a e chiusa nell'opera, contano i libri che parlano di altri libri, indici e repertori, la rete di meta testi, di rinvii incrociati. Non c' pi bisogno di 'raccogliere la legna'. Il lavoro del cacciatore-raccoglitore di informazioni svolto per noi da macchine. Possiamo ragionevolmente supporre che il Logos -quella parte di Logos al quale in un dato momento ci piacerebbe accedere, o che ci appare necessaria- esista, conservata in qualche server farm. Di nessuna voce si potr pi dire che scomparsa per la mancanza di testimonianze scritte. Il semplice uso del telefono cellulare, come strumento per comunicare, e allo stesso tempo per memorizzare informazioni garantisce ad ogni persona la possibilit di lasciare testimonianza dal proprio pensiero. 3

Spinoza e Banfi sono utili per il contributo personale insito nella loro interpretazione ma non sono pi indispensabili. Non sono pi costretto a subire l'autorit di chi parla, a nome proprio o di altri. Posso risalire alla fonte. Posso scegliere l'interprete, confrontare tra di loro interpretazioni differenti. La nostra mente, liberata dall'obbligo di conservare informazioni, libera di giocare tentando nuove connessioni. La nostra conoscenza, non pi limitata a ci che contenuto in libri e biblioteche, pu avventurarsi in territori sempre nuovi. Ma dove andato a finire larchivio, o della nostalgia del libro E' evidente: linformazione digitalizzata offre grandi vantaggi, permette di far s che nessuna voce debba tacere per mancanza di testimonianze scritte. Eppure, perch siamo cos poco consapevoli di questi vantaggi, perch non ne facciamo uso. Perch ci troviamo a rimpiangere la cultura del libro, che pure presenta limiti cos evidenti. Siccome nulla accade a caso, negli stessi giorni in cui ragiono e scrivo attorno a questi temi, per la precisione l'altro ieri, mi trovo a parlare con il Direttore Ricerca e Innovazione di una grande impresa del settore informatico, forse l'impresa leader in Italia oggi. Laureato in Informatica, uomo di grande cultura e di mente aperta. Guarda ai temi che ho in mente da una angolazione del tutto ragionevole, e che pure mi appare paradossale. Parte dallesperienza personale e la confronta con ci che si fa, invece, quando da professionisti usiamo strumenti informatici. Mi dice: ognuno di noi ha lettere, libri, quaderni. Dopo avere letto e scritto non buttiamo via. Cassetti pieni di quaderni. Scaffali pieni di libri. Biblioteche. Archivi. Concordo, e rifletto: la connessione tra l'idea di libro e i concetti di 'conservazione', salvaguardia', 'certezza', forte. La cultura del libro -e direi quell'atteggiamento di fronte al sapere che Georg Steiner aveva chiamato bookishness- parla di sopravvivenza alle ingiurie del tempo. Ci che era scritto su carta -valga l'esempio delle lettere- siamo portati a conservarlo. Mentre le e-mail le cancelliamo. Non ne resta traccia sul mio computer, non ne resta traccia sul server. Dice il mio amico: cos ci viene da comportarci nel privato. Aggiunge che di recente si trovato a pensare che ci comportiamo allo stesso modo agendo da professionisti dell'informatica. Nonostante la memoria di massa costi sempre meno, e si possa pensare di conservare indefinitamente le informazioni, sembra che la cultura connessa all'informatica, all'opposto della cultura libresca, sia intrinsecamente orientata a cancellare dopo l'uso, a conservare il meno possibile. Lascio ancora la parola al mio amico. Che ricorda oggettive difficolt: difficile oggi leggere vecchi floppy disk: per farlo bisogna aver conservato un vecchio computer, in nuovi non hanno il lettore. Come leggere archivi scritti tramite vecchi programmi. Se la difficolt esiste per i documenti personali, ovviamente esiste in maggior misura per le informazioni aziendali. Anche avendo salvato i dati, si vittime dell'obsolescenza dell'hardware, del susseguirsi di nuove versione di sistemi operativi e programmi, dove spesso i nuovi programmi non leggono i dati codificati con versioni precedenti dello stesso programma. Il dato c', conserva in s la voce del passato, la traccia viva di voci lontane, ma per un banale problema di linguaggio dimenticato, rischia di essere muto. Mi chiedo perch, avendo a disposizione gli strumenti dell'informatica, tendiamo a usarli cos malamente. Come dir meglio in conclusione, credo che ci possa spiegarsi con una comprensibile resistenza ad abbandonare le pratiche rassicuranti e deresponsabilizzanti che la cultura del libro ci permette. Ma prima voglio dire di come, nello scenario nel quale gi oggi viviamo, sia fallace considerare ancora vigente la cultura del libro. Gi oggi il raccolto gratis: se per sue ataviche rigidit il mercato editoriale ci nega l'accesso ad un libro, possiamo contattare via e-mail l'autore. Possiamo essere certi che la traccia di ci che il Banfi del futuro dir nelle sue lezioni non sar pi subordinata alla presenza di studenti 4

intenti a prendere appunti. Non sar pi subordinata al lavoro del redattore di dispense. Mi piace, a questo proposito, raccontare un aneddoto. Quel giorno in cui credevo di parlare nel segreto dell'aula Mi trovo a dirigere un master, che si svolge presso un centro di formazione dotato delle pi recenti tecnologie. L'edificio in ogni sua parte cablato, in ogni aula, ogni posto dotato di un computer. Potrei raccontare di come fare lezione in un contesto simile cambia completamente il modo di 'insegnare' -imprimere conoscenze nell'altrui mente-. Il contesto permette infatti di aprire finestre cercando sul Web, permette di condividere materiali infiniti (e non solo le poche pagine scritte, poveri materiali d'aula, magari preparati per l'occasione). Ma non questo che mi preme ora raccontare. Torno con la memoria al momento in cui il responsabile organizzativo del centro di formazione mi incontra in corridoio, mi prende sotto braccio e amichevolmente si mette a conversare ricordandomi del tal tema che ho trattato in aula, della curiosa argomentazione che ho usato, della reazioni di alcuni partecipanti. In realt mi sta lusingando, sta mostrando apprezzamento, confrontando il mio modi di fare con quello di altri docenti. Sono sorpreso, ma l per l non colgo il motivo. Poi mi rendo conto: sta parlando di cose che ho detto nel chiuso dell'aula, in quella zona sacra, simbolicamente inviolabile, che vede, soli, docente e discenti. Perch questo era accaduto. Questo responsabile, che non era un formatore, ma semmai, per cultura professionale, un uomo di marketing, non credeva di aver violato, facendo quello che aveva fatto, nessun tab. Semplicemente, siccome ogni aula era riccamente dotata di telecamere sempre attive, aveva preso l'abitudine di 'partecipare' alle diverse lezioni in corso dalla sala di regia. Si pu immaginare che qualsiasi aula del futuro sia dotata di questi strumenti. Ove anche pensi che si perse memoria di una cosa da noi stessi detta, si pu supporre che qualcuno l'abbia registrata. Life Caching E dunque, siccome la nostra voce registrata da altri, siccome il nostro passaggio del mondo tracciato su basi dati di gestori telefonici, provider Intenet e amministratori di reti locali, e forse servizi di Intelligence di qualche occulta potenza, siccome le nostre parole sono conservate da altri per fini che prescindono da noi, sta a noi rinunciare a impraticabili illusioni di privacy, e invece farci carico della responsabilit di conservare nella forma pi pura la nostra voce, le nostre parole scritte, le tracce del nostro transito nel mondo. Non scompariremo pi per mancanza di testimonianze scritte. Ma diverso se siamo noi a conservare o se sono altri per noi. E di tracce digitali da conservare ne abbiamo molte: ogni giorno scriviamo testi, registriamo appuntamenti e informazioni e indirizzi sull'agenda elettronico, telefoniamo, inviamo e riceviamo sms e e-mail. Scattiamo foto e registriamo video. Possiamo fare tutto questo con strumenti diversi: telefono cellulare, palmare, computer, macchina fotografica, telecamera. Spesso i device sono all in one, il telefono cellulare anche registratore audio e video. Ma ci che in ogni caso ci cambia la vita -o meglio: cambia la nostra possibilit di dominare la nostra autobiografia- il fatto che tutte queste informazioni sono conservate sullo stesso supporto, e attraverso una unica codifica di base. Tutto conservato sotto forma di informazione digitalizzata. Non c' pi distanza tra segni alfabetici e immagini, tra oralit e scrittura. Tutto insieme a costituire la narrazione della nostra vita. E 'il raccolto gratis': non dobbiamo svolgere un lavoro per questo, non dobbiamo scrivere necessariamente qualcosa di nuovo. E' ci che si chiama Life Caching: collecting, storing and displaying one's entire life, for private use, or for friends, family, even the entire world to peruse. Il romanzo della nostra vita si sar 'scritto da solo'. 5

Nokia lo chiama Lifeblog service: software that automatically arranges all messages, images, notes, videos and sound clips that consumers capture with their mobile phones. Google, andando nella stessa direzione, offre spazio infinito per le nostre e-mail. "Don't throw anything away, you'll never need to delete another message." E Microsoft offre, dell'idea, l'interpretazione forse pi estrema: SensCam, una sorta di ciondolo da tenere appeso al collo. SenseCam permette a chiunque di registrare ogni momento della propria vita dice Lyndsday Williams, che ha guidato il gruppo di lavoro (non considero irrilevante il fatto che si tratta di una donna), consentendo alle future generazioni di ricordare gli attimi pi significativi dei propri antenati. Aggiunge un altro tecnico Microsoft, Gordon Bell: significa avere una esatta percezione di ci che i tuoi genitori o figli hanno fatto durante la giornata. I miei discendenti potranno conoscermi come non era mai stato possibile in passato. Secondo Williams, insomma, la prima scatola nera del corpo umano. Lo strumento che permetter di costruire larchivio digitale della quotidianit degli uomini del ventunesimo secolo. La possibilit di conservare, mischiandole ed unendole a nostro piacimento, le tracce della nostra vita. Cos, mai pi scompariranno voci 'per mancanza di testimonianze scritte'. A meno che noi, per scelta, noi decidiamo di cancellare le tracce, le tracce permarranno. (Anche in questo senso 'scrivere decidere cosa eliminare). Business Caching Se possibile per ogni persona guardare al dato come origine della narrazione, fonte di conoscenza legata allidentit, emergente in forme sempre nuove, se questo possibile per la storia di vita di ogni persona, perch non pensarlo possibile anche per ogni impresa. E possibile immaginare che sia registrato ogni momento della vita aziendale. Come ogni persona, ogni impresa, ogni organizzazione trarr vantaggio dal conservare le tracce della propria vita. Cos garantendo la ricostruzione di percorsi storici. E sopratutto, cos costruendo il business avvenire con maggior cognizion di causa. Possiamo chiederci in che misura questa idea si differenzi da pratiche standard, comunemente adottate. Osserviamo con sguardo puro il trattamento delle informazioni praticato normalmente in azienda: i dati sono conservati in forma strutturata, come libri diversi schierati in un biblioteca. Eredi della bookishness, si coltiva, anche dove non serve, l'illusione della completezza e dell'ordine: serie storiche, dati riconciliati. Il Data Base, ultima versione del libro, strumento attraverso il quale si cerca, anche l dove i dati sono in continua evoluzione, la certezza, il controllo, la semplificazione, lunivocit. Eppure l'informazione che si fa attimo dopo attimo conoscenza, frutto del fitto intreccio di voci e di azioni di persone al lavoro, continuo divenire. Nonostante esistano tracce digitali di ogni cosa che si fa, la conoscenza che emerge dalla vita violentata. Del suo manifestarsi in infinite forme ed il suo evolversi senza pausa ricordata e letta una minima parte, ed letta in forma schematicamente difensiva. Osservata solo attraverso immagini statiche. Naturalmente, questo atteggiamento non privo di giustificazioni. Ogni specialista di informatica considera fondamentale la salvaguardia dei dati. Ma la stessa divisione del lavoro allinterno del mondo di chi si occupa professionalmente di Information & Communication Technology impedisce, oggi, di vedere loggetto di cui sto parlando. Per un responsabile dei sistemi costituisce normale prassi e ben consapevole responsabilit lattivit di salvataggio, back up, copia. In questo ambito, per, ci si limita a garantire lesistenza del dato. Chi si occupa di software, a sua volta, dar per scontato che i dati siano salvaguardati. E comunque sar interessato esclusivamente alla conservazione dei dati sui quali si fondano i programmi di cui responsabile. Chi ha in carico il programma che gestisce paghe contributi sar interessato esclusivamente ai dati sottostanti a quel programma, e cos chi si occupa di qualsiasi altro programma. 6

Osservando i dati e lavorando con i dati ognuno da un punto di vista diversi e parziale, finisce per mancar visione di insieme. Le informazioni sono assoggettate a un modello, e il modello pensato per organizzare le informazioni in funzione di uno scopo immediato. L'attenzione (crescente) per la 'gestione del rischio', il 'disaster recovering' e la 'continuit del business', non spostano il centro dell'attenzione: ci si preoccupa di garantire, a valle di un eventuale crollo o catastrofe, lo stato attuale. Non ci si preoccupa di conservare, come invece qui propongo, la maggiore quantit possibile di dati, anche quei dati di cui oggi non sappiamo cosa farcene. Smembrato il tessuto informativo in singole procedure 'verticali', ci si affanner poi magari a ricostruirlo a posteriori. Ma anche quando le informazioni provenienti da fonti diverse sono accumulate in un datawarehouse, a supporto del processo decisionale dei manager, si tende a conservare le informazioni in modo pre-ordinato. Cosicch l'accesso ai dati, e quindi il pieno utilizzo dei dati, possibile solo attraverso strumenti di Data Mining, strumenti in grado di decostruire le strutture che ingabbiano. Dovremmo invece badare a cosa i dati potrebbero dirci se lavorati creativamente da persone capaci di muoversi con la libert del narratore, del poeta, del romanziere. Per loro, per persone disposte a guardare i dati senza preconcetti, l'ordine, l'organizzazione, del tutto irrilevante. Lavoreranno volentieri a partire dalla massa dei dati grezzi, guarderanno senza timori, ma anzi considerandola la fonte di conoscenza meno inquinata, dentro la scatola nera che conserva le tracce lasciate dalle persone al lavoro. Qualsiasi traccia: transazioni contabili, certo, e carichi e scarichi di magazzino, attivit produttive e relazioni con i clienti. Scambi di informazioni. Immagino una Information & Communication Technology che non impone pi vincoli alle persone al lavoro, ma che registra, in vista di utilizzi futuri, le tracce del lavoro svolto. I dati che tracciano il lavoro svolto possono essere di tipo diverso. Qualsiasi dato, qualsiasi informazione, qualsiasi conoscenza degna di essere conservata, e potr essere utile domani, in modi e in contesti che oggi inutile tentare di prefigurare. Perci conserviamo tutto, non solo ci che appare ben strutturato e sta in forme e luoghi rassicuranti -come i Data Base Management System-. Conserviamo, se possibile, traccia di ogni telefonata, di ogni riunione, di ogni e-mail. Conserviamo ogni documento. Ora, per, la cultura professionale di chi si occupa di informatica impedisce di dar corpo a questa visione. Pi strettamente: impedisce di avere dalle tecnologie gi disponibili quel servizio che esse gi oggi possono offrirci. Perci non possiamo eludere un passaggio. Il nostro viaggio alla ricerca di un'informatica capace di mantenere traccia della vita, il nostro viaggio alla ricerca di un'informatica capace di darci qualcosa di pi di freddi simulacri, deve necessariamente transitare per antri bui, luoghi segreti. Luoghi segreti La persona che pure attribuisce valore alla parte di s che ha affidato ad una memoria elettronica, non si interessa di solito al dove e al come sono conservati i dati. Non si preoccupa di come ragiona chi conserva i dati. Non si preoccupa di come ragiona chi organizza i dati in informazione. E, d'altro canto, chi conserva i dati, chi li organizza in informazioni vittima di una cultura professionale che ne limita lo sguardo. Lo specialista di informatica solo, chiuso suo malgrado in una cultura tecnica. Gli negato lo sguardo umanistico, la leggerezza del poeta, il piacere del narratore. Il responsabile dei sistemi resta confinato in luoghi segreti, senza nessuna cognizione del business. In parole povere, conserva dati senza sapere perch. Conserva dati di cui non conosce nulla. Il Data Center una commodity indifferenziata, che appare al produttore e allutente di informazioni come priva di valore. Non c conoscenza delluso che del dato verr fatto. Il dato, in fondo, un componente 7

dellinfrastruttura. Per chi si occupa di applicazioni orientate al servizio, invece, sembra che il campo dazione si limiti allaggiungere strati di software, di volta in volta dedicati a scopi differenti. Eppure proprio l, in questi luoghi segreti, esoterici, ospitata la ricchezza originaria. Quello il luogo dove possiamo trovare traccia di nuova conoscenza non ancora venuta alla luce, traccia della voce di coloro che, come quel mistico di cui parlava Banfi, sarebbe altrimenti destinata alloblio. Per questo importante gettare lo sguardo su questi sotterranei dellinformatica, dove in modo invisibile e incomprensibile sono conservati e gestiti i dati grezzi. Sotterranei, industria. Troviamo in Omero lespressione busso-domuen: costruire in profondit, dedicarsi a macchinazioni segrete. Il latino ne offre un parallelo, probabilmente una traduzione letterale: endo-(allinterno, di nascosto) - struos. Allorigine di struos sta la radice indoeuropea ster- dispiegare. Da cui il sanscrito strnoti, tirare gi, spargere; il greco stornymi, spargere; il latino sternere, distendere, coricare; lo slavo stira, spiegare, il russo stroji, ordine. Per questa via arriva in latino a com- struere, costruire. Tramite structus, participio passato di struere, si arriva al latino dotto structura assemblato. E a industrium: attivo, operoso, diligente, ingegnoso. Cosi gi in latino industria sta anche per diligenza e poi attivit. il significato conservato, in italiano come in inglese, da industrioso, industrious. E cos ci comodo guardare alle informazioni. Vogliamo pensarle ben assemblate. Curate da operosi e diligenti specialisti, quasi sacerdoti. Per miopia o timore guardiamo (vogliamo vedere) solo agli strati superiori. Ordinati e ben visibili. Libri schierati su scaffali. Informazioni chiuse in procedure e solo in questa forma deployed, distribuite a passivi utenti. Eppure, invece, dovremmo guardare ad antri segreti, caotici luoghi dove la forma sempre formante e la conoscenza in fieri. A ben guardare, poco importa dove conservato un libro. Linformazione che il libro contiene chiusa e immodificabile. Qualsiasi copia del libro uguale a qualsiasi altra. Lunivocit della fonte esplicitata da metainformazioni: la data, il luogo, leditore. Dove queste informazioni mancano o sono dubbie interviene il filologo, il cui ruolo appunto ripristinare, anche l dove in apparenza manchevole, la certezza della fonte. Ma i dati conservati in una memoria digitale, con buona pace dei tecnici, architetti e modellizzatori -tesi a garantire una struttura, e quindi una certezza- restano mobili, modificabili istante dopo istante. Ed un bene, perch la ricchezza non linformazione elaborata, fissata in uno schema finalizzata ad un momentaneo e contingente scopo conoscitivo, chiusa in una gabbia, stampata imperituramente in un libro. Cos come al libro, attribuiamo grande valore simbolico alle biblioteche. Eppure, non conta nulla sapere se il libro ospitato in una biblioteca o in un'altra. Se il libro lho in casa o no. Il libro resta quello. Diverso il discorso se guardiamo allinformazione digitalizzata. La consolatoria metafora del libro e della biblioteca ci illudono, mostrandoci limmagine di una informazione immodificabile. Se guardo alle informazioni in base alle quali governata una impresa, vedo dati accuratamente collocati in tabelle: come si dice, informazioni strutturate. Vedo informazioni chiuse in procedure, pensate in funzione di uno scopo preciso e programmato (scritto prima). Ma le cose non stanno cos. Linformazione che emana dal processo un continuo divenire. La ricchezza il dato grezzo, conservato nella grana pi fina possibile. Pi lunit (potremmo dire latomo?) piccolo, pi sar possibile costruire e ricostruire conoscenza. Infinite connessioni tra i dati sono possibili. Infinite procedure possono essere implementate a partire da quei dati. Se vogliamo restare legati alla vecchia e consolante metafora-forma, infiniti libri possono essere tratti da cui potranno 8

emergere forme diversa questa massa informe. Il libro stampato solo uno dei libri possibili. Se brucia una biblioteca, scompare un mondo di informazione organizzata, un mondo di informazioni che non avrebbero potuto essere organizzate altrimenti. Se brucia una server farm, brucia la fonte di infiniti 'libri' possibili. L, in questa massa grezza di dati non importa come organizzati sta il valore. E perci, al contempo, strategicamente ed eticamente rilevante sapere come, dove, a cura di chi sono conservati i dati. Per la persona, rilevante sapere se i dati attraverso i quali lei pu momento dopo momento manifestare s stesso sono conservati su una memoria fisica affidata alla sua personale cura, se i dati risiedono su un personal computer domestico, o una macchina connessa alla rete locale dellimpresa per la quale lavora, oppure sono ospitati nei server di qualche remoto fornitore di servizi. Ad esempio Google. Per limpresa, sia o non sia orientata al profitto, rilevante sapere se il Data Center che ospita i dati appartiene allorganizzazione o un servizio fornito da terzi. Le Guin, Always Coming Home La narrazione dei romanzieri di 'fantascienza', si pu sostenere, la pi vera, 'meritevole di essere creduta'. A ben guardare, la narrativa mainstream, in realt la narrativa pi censurata, subordinata a canoni, codici e controlli. Rispetto ad un narratore che ambisce al successo 'di critica e di pubblico', e che quando raggiunge il successo ne diviene schiavo, il narratore apparentemente chiuso nell'alveo marginale della Science Fiction invece sovranamente libero. Libero di dire, e di guardare il mondo. Ora, due narratori di Science Fiction raccontano in modo per me esemplare, molto meglio di come saprei fare io, quello che sto tentando di dire. Invitando a leggere senza mediazioni i due romanzi, cerco di lasciarne qui traccia. E mi sforzo di ascoltare quello che hanno da dirmi a proposito della costruzione dell'informazione. Ursula Le Guin, in Always Coming Home, ci propone un mondo -nella finzione letteraria, un mondo post catastrofe nucleare- fondato su un sottile equilibrio. Due sottomondi , tra di loro geneticamente e strutturalmente correlati, contribuiscono ad un complessivo equilibrio ecologico, ma restano allo stesso tempo del tutto indipendenti ed autonomi l'uno all'altro. La Citt dell'Uomo: il mondo caldo e quotidiano delle relazioni interpersonali, fondato sull'oralit e sulla tradizione. La Citt della Mente: la Rete di computer interconnessi. Gli uomini possono permettersi di dimenticare, perch possono accedere, in ogni istante, ai terminali della Citt della Mente, e possono da l attingere le informazioni immediatamente necessarie. In cambio la Citt della Mente chiede agli uomini un flusso continuo di nuovi dati. Ci che per l'uomo informazione irrilevante, o scarto, ricco di valore per la Citt della Mente. Che di questa massa di dati si alimenta. Due mondi totalmente separati luno dallaltro, ma viventi in simbiosi. Due sistemi viventi che condividono il continuum spazio-temporale, ma che restano diversi ed autonomi. In questo immaginario quadro di un mondo rinato dopo la catastrofe, da un lato la Citt dellUomo, rete assai rilassata, leggera e cedevole delle culture umane, con la loro piccola scala, con il loro grande numero e le loro interminabili differenziazioni. Dallaltra la Citt della Mente, sistema tecnologico integrato, esperto, rete neurale dotata di capacit di autoapprendimento. Per questa via Le Guin ci toglie ogni illusione rispetto alla macchina amichevole, espansione delle potenzialit del soggetto, totalmente controllabile dal soggetto. Ma allo stesso tempo pone alla nostra attenzione lindispensabile ruolo coperto, in un complessivo ambiente ecologico, dai sistemi informativi. Quando la conservazione delle informazioni non pi un obbligo e una schiavit, si riscoprono i 9

vantaggi: le informazioni sono fonte di conoscenza contribuiscono a migliorare la qualit della vita e del lavoro.
(Chiede Pandora, lantropologa, ndr) Dunque le biblioteche diventerebbero enormi, se non gettaste via gran parte dei libri e di tutto il resto. Ma come decidete che cosa va conservato e cosa va distrutto? (Risponde larchivista, ndr) E difficile. E una cosa arbitraria, ingiusta ed eccitante. Noi ripuliamo le biblioteche () ogni tanti anni. Qui nel Madrone di Wakwaha la Loggia ha ogni anno una cerimonia di distruzione, tra lErba e il Sole. E segreta. Soltanto i membri. Una sorta di orgia. Un accesso di desiderio di pulizia; listinto di accumulare, la spinta a collezionare, viene rovesciata su se stessa, invertita. Liberarsi. Distruggete i libri preziosi? Certo; non vogliamo finire seppelliti sotto quelli. Ma i documenti importanti e le opere letterarie di pregio potreste conservarle in qualche archivio elettronico, alla Exchange, dove non occuperebbero spazio. La Citt della Mente lo fa gi. Vuole una copia di ogni cosa. E noi gliene diamo una certa quantit. E poi lo spazio di cui parli solo una questione di volume pi o meno grande: c dellaltro. Ma gli intangibili le informazioni Tangibile o intangibile, o ti tieni una cosa o la dai via. Noi riteniamo pi sicuro darla via. Ma i sistemi di archiviazione e di recupero dei dati servono proprio a questo! Il materiale conservato perch sia a disposizione di chi ne ha desiderio o ne ha bisogno. Linformazione viene fatta circolare lazione centrale della cultura umana. A tenere, cresce; a donare scorre. Donare richiede una notevole dose di discriminazione; come attivit, forse richiede unintelligenza pi disciplinata che non conservare. (pp. 318319)

Uno scambio di battute che ci parla, in apparenza, di quel tema che ci siamo abituati a chiamare Knowledge Management. Ma a meglio guardare, siamo messi di fronte a temi originari, di cui il Knowledge Management non che una misera conseguenza. Generazioni di antropologi si sono interrogati sul senso del Potlach: i membri di interi gruppi sociali, in occasioni rituali, distruggono, donandola, la ricchezza precedentemente accumulata. Il fenomeno fu osservato presso gli indios Kwakiutl, sulla costa nord-occidentale americana, nei pressi di Vancouver, a cavallo tra la fine del 1800 e linizio del 1900 da Franz Boas. Il resoconto del Potlach lasciatoci da Boas, probabilmente la descrizione etnografica pi influente che sia mai stata pubblicata, stato oggetto di diversissime interpretazioni. Qui Le Guin ci propone una lettura interessante: possiamo, appunto, liberarci delle informazioni, liberare la nostra mente, lasciare correre il pensiero in sempre nuovi percorsi creativi. Possiamo farlo perch le macchine ci hanno liberato dalla necessit di conservare. Le macchine, i computer, 'godono' stoccando e tesaurizzando. L'uomo, liberato, 'gode' lasciando fluire il pensiero. Proprio perch disponiamo di una 'scrittura', una scrittura automatica, enormemente pi evoluta della scrittura su carta, possiamo tornare a quella libert creativa che Platone auspica nel Fedro. La 'scrittura' conservata dalla Citt della Mente va bene oltre il permettere nuovo accesso a informazioni accumulate nel passato. Non si tratta solo di sostituire la memoria personale, ridando a chi ne fa richiesta conoscenze gi possedute. Quelle tracce accumulate nel tempo, tracce di persone, tempi e luoghi diversi, sono la materia prima con la quale ognuno pu hic et nunc creare nuova conoscenza. La conservazione 'automatica' di ogni traccia ci permette di andare oltre la conservazione, oltre la conoscenza gi data. Conservare apparentemente senza scopo significa andare oltre: non trattenere, non limitarsi all''aver gi dato'; ed invece agire con l'atteggiamento di chi dona. Solo donando senza aspettarsi nulla si potr avere in cambio qualcosa di inatteso, ricco, veramente nuovo Philip K. Dick, A Scanner Darkly 10

Un amico di recente mi diceva che di Dick ha letto tutto, anni fa, e che conserva il ricordo di un autore superato, non pi attuale. Cito lquesto giudizio perch raramente mi sono trovato cos in disaccordo. La vasta produzione di Dick mi riserva sempre sorprese, e se anche avessimo letto tutto, Dick un autore da ri-leggere. La sua scrittura veloce, delirante cela misteri, e ci svela ogni volta qualcosa di nuovo. Dick se ne fotte dellattualit, ma meta-attuale, ci aiuta a guardare con uno sguardo sghembo, irriducibilmente diverso. Gi per questo Dick ha a che fare con il discorso che porto avanti qui: la scrittura un magma sempre suscettibile di nuove interpretazioni. Un autore cos, poco arrogante e generoso, merita un lettore disposto allo scavo e alla sorpresa. Limmagine in di chi chiede informazioni alla persona pre morta In ogni caso, Dick ci offre sintesi illuminanti: Penso a quando in Ubik si richiama alla vita per qualche istante la persona conservata in stato di pre-morte, pur sapendo di consumare cos parte della residua, ormai limitatissima carica vitale. La si richiama in vita per porgli una domanda, come si fa?, perch solo quella persona dispone di informazioni necessarie per la vita quotidiana dellimpresa, per il funzionamento organizzativo. Non conosco una immagine pi adatta a darci il senso di ci che chiamiamo Knowledge Management. Molte delle informazioni che servono non le troviamo scritte in nessuna procedura, in nessun manuale, in nessun ordine di servizio, in nessuna disposizione organizzativa, in nessun programma applicativo. Il saper fare patrimonio della persona al lavoro. Con la morte scomparse. di quella persona (o anche con il semplice allontanamento dal posto di lavoro) rischia di scomparire conoscenza, per la mancanza di testimonianze scritte. Lo stesso drammatico destino incombe su ogni lavoratore nostro contemporaneo, cos come su quel mistico del 1600 di cui parlava Banfi. La differenza, radicale, emerge con la digitalizzazione delle informazioni. Life Caching e Business Caching schiudono nuovi orizzonti: del pensiero e delle opere di ogni persona potr restare traccia, oltre i limiti della nostra limitata vita. Ma c un testo di Dick ancora pi pertinente al discorso che sto svolgendo. In Scanner Darkly ci parla dellimpossibilit e della vanit della privacy. Entit che ci appaiono sinistre la NSA statunitense, la rete Echelon incarnano oggi la minaccia: siamo costantemente, inevitabilmente spiati. Siamo tutti scrutati, controllati , osservati da occhi elettronici. Ogni informazione che ci riguarda probabilmente conservata in qualche remota e segreta server farm. Lincubo immaginato da Dick negli anni 70 del secolo scorso sono la nostra realt quotidiana. Qualcuno si preoccupa di connettere queste informazioni per costruire un discorso che ci riguarda. Per dire, e anche per dire a noi stessi, chi siamo. Proprio qui, su questo terreno, trova solido fondamento la scelta di usare le tracce digitali nel senso del Life Caching. Difendersi impossibile. Piuttosto che cercare una inattingibile privacy, saggio utilizzare strumenti, che sono alla nostra portata, per conservare noi le tracce della nostra vita e raccontare la nostra storia e scrivere la nostra autobiografia. Ricordo ancora che quello che vale per le persone vale anche per le imprese, per le organizzazioni in genere. E lascio la parola a Dick: questa sua frase contiene un mistero, e allo stesso tempo come accade con ogni mistero, qualche traccia di un suo possibile disvelamento. Il discorso che qui sto svolgendo parte da questa frase, che mia appare come nucleo generatore.
Annotare, e se possibile, permanentemente registrare, affinch tutte queste vite possano essere ricordate. Per l'avvento di quei giorni migliori, quando, pi in l, vi sar chi sia in grado di capire.

Decostruzione Al di l del motivo immediato per il quale l'informazione stata pensata, elaborata, gestita; al di l del buon fine della transazione che la riguarda, ovvero della sua sua 'certezza', l'informazione potr risultare 11

utile in futuro, quando meno ce lo aspetteremo, l dove meno ce lo aspetteremo. Perci -visto anche il costo tendenzialmente decrescente della memoria di massa- possiamo e dobbiamo conservare tutto. Indiscriminatamente, e senza porci problema di ridondanza. La ridondanza non pone problemi: o la macchina riconosce le informazioni replicate come identiche, e le tratta come tali. O coglie lievi differenze, e queste differenze costituiscono di per s informazione utile. L'alibi della ridondanza -che giustifica il controllo, l'inaridimento, l'attaccamento alla struttura- mostra tutta la sua debolezza se si pensa che l'informazione, intesa come insieme di dati costruito in risposta a un bisogno di conoscenza di un preciso istante, di oggi o di ieri, in s irrilevante. Attraverso le informazioni strutturate potremo rispondere pienamente solo alle domande che ci siamo posti ieri, e in base alle quali abbiamo creato la struttura, definito il modello, connesso tra di loro i dati. Il bisogno futuro sar prevedibilmente diverso. Dunque non ci interessa in realt l'informazione, ma i dati che sono serviti a costruirla. Qualunque cosa si conservi, stiamo conservando dati, la struttura attuale sempre irrilevante La ricchezza del patrimonio conoscitivo -non solo lascito per i posteri, diciamo per archeologi o storici di un lontano domani, ma base per costruire informazioni utilizzabili in un immediato futuro, per business, per gioco, o per un qualsiasi motivo- non sta dunque nelle informazioni in s, non sta nelle strutture, non sta nella totalit, nell'ordine o nel controllo. Sta nei meri dati. Nei dati quali che siano: non si sa a priori quali dati serviranno: ogni e qualsiasi dato potr risultare, connesso con altri dati di altre fonti, significativo. I dati, per, chiusi in strutture, in modelli, forme, rischiano di risultarci invisibili e inutilizzabili. La loro fruibilit in quanto atomi di conoscenza Avendo a disposizione dati strutturati in funzione della risposta a una domanda formulata nel passato, e volendo rendere invece i dati passibili di utilizzi futuri, oggi imprevedibili, dovremo quindi svolgere un lavoro di 'decostruzione': o privare da subito i dati dei legami con la struttura d'origine, immediatamente a valle del loro utilizzo all'interno della attuale procedura, o rinviare il lavoro di 'decostruzione' al momento futuro in cui l'informazione si riveler utile. In ogni casi si tratta di accoppiare al dato metadati relativi alla sua origine, alla sua storia. In modo da renderlo utilizzabile a prescindere dalla struttura. Se, in origine, il dato 'parlava' perch era inserito in una struttura, in futuro dovr parlare da solo. La 'decostruzione', dunque, consiste nel trasferire la conoscenza relativa alla genesi e alla storia del dato dalla struttura complessiva ad un tag che accompagna il singolo dato. Non si tratta di cercare una completezza descrittiva. Altrimenti ricadiamo vittime del preconcetto che vuole l'informazione utile solo se ordinata e completamente descritta. Non credo si debba pensare perci a un modello di metadato. Si tratta, semplicemente, di conservare le informazioni disponibili sull'origine e sulla storia del singolo dato. In modo da rendere pi efficace la sua interpretazione. Questo , in fondo, il senso dei tag Xml. E di quell'idea che conosciamo sotto il nome di Semantic Web. La struttura sar ogni volta diversa, una narrazione lettura del mondo differente ( il nuovo modo di leggere) linformazione grezza data ma non parla, parla solo se si connette Il libro come misero output e la conoscenza come divinazione e preghiera Ecco dunque il paradosso sul quale rifletto e vi propongo di riflettere. I libri contengono una porzione infinitesimale della conoscenza che l'uomo ha prodotto, nel corso di milioni di anni, e che sta producendo in quest'istante, e che produrr nei giorni e nei secoli avvenire. I libri, oltretutto, per la loro organizzazione interna, permettono un accesso limitato alla conoscenza che contengono. Fino a pochi anni fa il libro costituiva un mezzo sostanzialmente privo di concorrenti. Ma oggi 12

l'informatica ci offre una valida alternativa: la possibilit di accedere, anzich all'informazione gi costruita in libro, alla cucina di ogni possibile libro. Il web ci mostra come sia alla portata di ognuno la complessa, imperfetta e instabile, eppure enormemente ricca, galassia senza forma di conoscenze che l'uomo produce ed in grado di produrre. Se il libro appare ordinato e rassicurante, l'infinito pluriverso delle menti umane che istanze dopo istanze producono e riproducono sapere, -all'opposto- caotico. Ma il caos un vantaggio: possiamo partecipare alla creazione del mondo. Non a caso l'informatica mette a nostra disposizione strumenti -l'esempio pi evidente oggi lo conosciamo sotto il nome di 'motore di ricerca'- che ci permettono di muoverci con significativi gradi di autonomia e di libert in questa galassia-di-conoscenza-non-ancora-costretta-informa. Libert che invece il libro ci negava. Eppure, anche avendo a portata di mano questa enorme opportunit, ci rintaniamo nel dar valore al libro, nel guardare solo ci che il libro mostra, nel concedere al libro un primato che non merita. Il libro ha onestamente svolto la sua funzione, continuer a svolgerla; nessuno vuole buttarlo via. Ma il libro un alibi. L'autorevole gabbia del libro ci tranquillizza, giustificando il nostro chiuderci nel ruolo di passivi lettori di ci che gi stato scritto. L'amore per il libro nasconde il timore che nasce dal trovarsi di fronte all'infinito, all'inconcluso. Nasconde il timore di doverci assumere la responsabilit del nostro pensiero e delle nostre parole. Nasconde il timore della novit, dell'incertezza. Il libro ripete, non narra. La narrazione, conoscenza emergente qui ed ora, appunto la perenne bufera di distruzione creativa, la continua produzione e riproduzione di conoscenza processo del quale il libro non fotografa che un istante, uno degli infiniti istanti. Usiamo l'informatica avendo nella mente la metafora del libro, mentre dovremmo, e potremmo, usare il libro avendo in mente la metafora dell'informatica. E allora, guardando al magma della conoscenza in fieri che l'informatica mette a nostra disposizione, vedremmo il libro come un misero output, un qualsiasi perituro e limitato tabulato sputato da un computer, in funzione di una specifica domanda. Certo pi feconda, anche se perturbante, l'immagine di ognuno di noi, o di gruppi di persone legate da speciali sempre diverse connessioni, noi liberi e soli naviganti nel mare della conoscenza, sull'onda di deboli tracce, di labili connessioni. Noi affacciati su questo mare di informazioni, disposti alla sorpresa. Noi con le menti semideste. Noi divinando, ascoltando l'oracolo, meditando, in preghiera, giocando con i dati. Come ci mostrano uomini sensibilissimi. Penso a Spinoza, penso a Dick, capaci (in modi diversi ma ognuno di noi diverso da ogni altro) di cogliere nessi e segnali deboli e di ascoltare voci. Capace di trascurare il gi palese per guardare invece all'immanenza. Immanenza: 'restare dentro'. L'informazione nasce dalle cose che si fanno. Il Dio dell'informatica sta nei dati grezzi, la forma esterna al dato non ha senso; la struttura gi data di per s irrilevante. Cos pu operare oggi ognuno di noi. Lunico contributo che realmente possiamo dare al mondo avvenire costruire nuova conoscenza, narrazioni, a partire da questi dati grezzi. Organizzando e interpretando i dati alla luce della nostra autobiografia, alla luce della nostra irredimibile unicit.

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