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LETTERA APERTA A REGIONE PROVINCE E COMUNI

.....MA PARLATE COME MANGIATE!


QUANDO IL LINGUAGGIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DIVENTA ESPRESSIONE DI CASTA La Giunta Regionale dellEmilia-Romagna (GPG/2012/1088) autorizza una cava da 100.000 metri cubi a Filo dAlfonsine e la chiama pomposamente Ampliamento di un ambiente umido e miglioria fondiaria. Nellintero documento di 17 pagine non compaiono invece mai n la parola cava n lespressione attivit estrattiva. Se si trattasse di una bibita gassata lUnione dei Consumatori la denuncerebbe per pubblicit ingannevole. Qui ancora peggio perch si vuol far passare unazione di sfruttamento del territorio, a fini di lucro, per una meritoria operazione migliorativa E troppo dire che in questo caso il linguaggio pseudo-tecnico diventa strumento di mistificazione, espressione di una casta che sola possiede il codice interpretativo, senza alcuna considerazione per il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati? Interroghiamo i dettagli, dove solitamente il diavolo di casa, e si vedr. Primo: lambiente umido. E poco pi di un macero, cio uno dei tanti laghetti fino allo scorso anno incentivati da contributi UE; in pi non stato ottenuto scavando linvaso ma costruendogli intorno un arginello, quindi al livello di campagna. E poich tra le prime operazioni previste c quello di rimuovere la vegetazione dallinterno, tanta acqua non ci deve essere stata, n un gran via vai di pescatori. La vocazione umida dellarea, poi, tale che, alla fine si prescrive che lacqua necessaria dovr essere fornita dal Consorzio di bonifica territorialmente competente sottraendola evidentemente ad altri usi. E per incrementare la valenza naturalistica del presepe, su questacqua si suggerisce di fare degli isolotti o di inserire delle zattere; sai che bellezza! Secondo: la miglioria fondiaria, per quello che si desume dalla descrizione, consister nellapprofondire il laghetto e larea circostante fino a 250 cm di profondit. Il materiale estratto verr venduto al prezzo di mercato, tra 3 e 4 euro al metro cubo se argilla, il doppio se sabbia. Terzo: nonostante questo buco rettangolare di oltre un ettaro sia una miglioria, poi bisogner provvedere al ripristino. La cosa si far riempiendolo in parte con il cappellaccio rimosso agli inizi, e sottoposto a manutenzione per tutto il periodo di scavo per evitarne la morte biologica; su questa porzione andr quindi impiantato un boschetto di piante rigorosamente autoctone, incrementando le scarse superfici territoriali di interesse naturalistico locale. Anche questo un vecchio vizio dei piani cave: squalificare quello che c sul territorio per occultare o minimizzare i guasti che si vanno a fare. In questa zona, a guardarla senza paraocchi ideologici, sopravvivono estese e bellissine coltivazioni a frutteto e vigneto; incluse quelle del fondo di propriet di Costantino Galanti, stimato agricoltore, allinterno del quale si far la cava. Ma alla fine la Pubblica Amministrazione mostra finalmente la sua faccia severa (si fa per dire): impone la manutenzione delle piantumazioni per tre anni e la sostituzione delle piante morte nellarco del primo anno. E dopo? Forse per non ce ne sar bisogno. Potrebbe infatti succedere come alle altre cave di Filo dAlfonsine, la Campeggia e la S. Anna, di propriet della Coop. Agricola Giulio Bellini, che una volta coltivate (questo nel lessico della Pubblica Amministrazione, la gente comune dice scavate o sfruttate), stanno per essere coperte, per lintera superficie, di pannelli

fotovoltaici, dopo avere per anni discettato di naturalizzazione, piante autoctone ecc. E questo viene ufficialmente definito Procedura di verifica (screening) per la prosecuzione dellattivit estrattiva....e variante al ripristino finale...; chiaro no? E una prospettiva assai poco allegra per un territorio che di cave ne ha gi autorizzato 280 ettari e confina con Longastrino che ha il record per ettari di fotovoltaico, ben 110. Che tutto questo consenta di centrare gli obiettivi, forzatamente ambiziosi, del Piano Territoriale Regionale, cio: non solo accrescere la qualit e lefficienza del sistema territoriale e garantire la qualificazione e valorizzazione delle risorse sociali e ambientali ma anche assicurare la coesione sociale certamente frutto della non comune abilit retorica dellestensore del progetto di cava. Sul quale, fatte queste nostre osservazioni, ci riserviamo di esprimere il giudizio a posteriori. Come faremo per i complessivi 564 ettari di cave previste per Filo (tra Filo dArgenta e di Alfonsine). Unultima questione va sollevata. In base alla normativa regionale, per i progetti che hanno effetti sul territorio lamministrazione dovrebbe adottare misure adeguate di comunicazione. Prevede infatti che gli atti debbano essere esposti negli albi ufficiali degli enti per periodi di tempo fiscali. Poi aggiunge che le amministrazioni possono (e il verbo gi mette in sospetto) adottare tutti gli strumenti ritenuti opportuni per mettere in condizione i cittadini che volessero presentare osservazioni di poterlo fare entro i termini prescritti. Nel nostro caso tale comunicazione deve essere stata fatta con la mano sinistra se la stessa Consulta di Filo dAlfonsine, trascorse da tempo le scadenze di legge, dichiara di esserne del tutto alloscuro. Delle due una: o la Consulta viene tenuta alloscuro, o connivente. Invitiamo pertanto la Pubblica Amministrazione, a tutti i suoi livelli, a dire pane al pane e vino al vino, evitando infingimenti e furbizie. Anche questo potrebbe, nel suo piccolo, contribuire a ridare credibilit ad istituzioni che ne hanno sempre pi bisogno. Francesco Pertegato e Daniele Alberti (referenti per Argenta di Salviamo il paesaggio).

Filo, 31 agosto 2012

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