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Brinkmann, Idealism Without Limits, Springer, 2011 Capitolo I: Il problema delloggettivit come problema della modernit

Perch Hegel? Nella cultura filosofica e non solo dato registrare oggi un diffuso consenso intorno allopinione che loggettivit sarebbe una specie di costrutto o il risultato di determinati atti di interpretazione. La rilevanza contemporanea della filosofia di Hegel spiegata dalla circostanza che essa da un lato sostiene una radicale forma di immanenza della verit al pensiero e dallaltro permette di difendere loggettivit della conoscenza.

Impostazione Lintento del primo capitolo consiste nel collocare la rilevanza di Hegel sullo sfondo di una situazione storico-filosofica che si estende dalla modernit al dibattito contemporaneo seguendo il filo conduttore rappresentato dal problema delloggettivit. Lanalisi della situazione si articola in quattro momenti: I) lindividuazione della radice della crisi della soggettivit nella svolta riflessiva impressa dalla filosofia di Cartesio; II) lesame di alcuni argomenti tradizionali (cio, appartenenti a taluni indirizzi della filosofia moderna) a difesa delloggettivit; III) lesame di alcune difese contemporanee delloggettivit, facenti capo allantirealismo delle filosofie dellinterpretazione di Abel e Rescher; IV) il suggerimento dellopportunit di cercare soluzioni alle aporie sollevate dagli argomenti esaminati nella filosofia trascendentale di Kant e nel rimedio ai suoi limiti fornito dalla strategia della Fenomenologia dello spirito di Hegel.

Contenuti I) LA., concordando con una presentazione del problema delloggettivit proposta da Davidson, parte dallassunzione generale che la nostra concezione della realt (intesa qui come sinonimo di oggettivit) non mai n vuota (cio predisposta a ricevere passivamente il quadro di una realt esterna a ogni forma di concettualizzazione) n ipotetica, ma caratterizzata piuttosto da determinate assunzioni di sfondo, che sono di natura metodologica e ontologica e differiscono a secondo degli ambiti dellattivit teoretica e pratica. Nellindagare le cause dellatteggiamento (volendo, potremmo dire della posizione del pensiero rispetto alloggettivit) che rende problematica, cio bisognosa di giustificazione, lassunzione generale, lA. risale al cambiamento di paradigma introdotto da Cartesio, secondo il
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quale loggettivit (la conoscenza oggettiva) deve cadere interamente entro il soggettivo, e ne determina le ragioni e il risultato. Le ragioni sono: a) lapertura di uno hiatus ontologico tra mente e mondo, tra la sfera immanente dell intimit del pensiero con se stesso e la sfera assolutamente trascendente di una realt esterna e inaccessibile al mentale (cfr. I e II Meditazione metafisica); b) una concezione referenziale o rappresentativa della verit; c) uno hiatus epistemologico tra le idee avventizie e le loro cause (le idee che rappresentano le cose corporee non somigliano alle cose corporee). Il risultato (nel senso delleffetto storico-filosofico) del paradigma inaugurato da Cartesio il fenomeno generale che lA. chiama crisi della soggettivit, cio lincapacit del soggetto epistemico di certificare come oggettivo ci che esso sa essere il prodotto di un processo soggettivo.

II. Gli argomenti tradizionali a difesa delloggettivit corrispondono a due indirizzi classici del pensiero moderno: da un lato, il realismo delle metafisiche fondazionaliste (Spinoza, Leibniz, nonch lo stesso Cartesio), con il loro ricorso al principio logico di non-contraddizione, al principio metafisico di ragion sufficiente e alla stipulazione di entit soprasensibili ad hoc; dallaltro, la posizione di immanenza mentale della filosofia empirista (per dirla con Kant, la posizione dellidealismo empirico), per la quale tutto ci che diciamo sugli oggetti del mondo che trascendono questa immanenza risulta essere solo una congettura o ipotesi pi o meno ben fondata. In particolare, lesame dellimmanentismo mentale conduce lA. a discutere cosa significhi aderire a un dato, col risultato che dalla posizione di immanenza mentale non c modo di affermare se lo stimolo sia effettivamente dato, cio derivi da una fonte indipendente dal soggetto epistemico, o se sia il prodotto dellautoaffezione del soggetto, n c modo di stabilire se contenga o meno informazioni (contenuti conoscitivi) indipendenti dal soggetto. La teoria causale del rapporto tra stimolo e dato sensoriale una semplice ipotesi.

III. Le difese contemporanee delloggettivit che lA. considera qui sono quelle posizioni secondo le quali limmanenza non della mente ma dellesperienza descrive i limiti del mondo. Le fonti delle filosofie dellinterpretazione, che si pongono come forme di antirealismo senza idealismo, vengono rintracciate nel pragmatismo americano, nellinterpretazionismo di Nietzsche e nellermeneutica di Gadamer. Di fatto, lA. prende in esame le filosofie dellinterpretazione di Gnter Abel e di Nicholas Rescher. Di seguito enuncio le tesi e i problemi di queste forme di filosofia.
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In generale, la filosofia dellinterpretazione una forma fondazionale di filosofia che assume l interpretativit, cio lattivit di interpretare lesperienza, come un tratto primordiale dellesistenza umana. Interpretare significa lessere-nel-mondo individuale e comune di una comunit di soggetti linguistici. Le tesi principali sono le seguenti: a) Linterpretazione un riferimento di tipo semiotico (non congetturale) al mondo, stratificato su livelli di crescente complessit e tale da contenere un elemento di indeterminatezza; b) Comprendere i segni un attivit esposta ad un alterit che risiede intrinsecamente negli oggetti che devono essere interpretati; c) Il riferimento inscrutabile; d) Non pu esistere una correlazione definitiva tra segno e significato o tra segno e oggetto (il referente), il che apre alla possibilit di scegliere opzioni ontologiche. Problemi: Anche se si sostiene che loggettivit una funzione delle forme del pensiero, questultime non hanno uno statuto universale, in quanto sono valide solo relativamente a specifiche forme di vita e visioni del mondo. Linterpretazionismo non dispone di una base metodologica per mostrare che le pratiche interpretative entro i contesti dati (tantomeno fra contesti dati) sono giuste o sbagliate o migliori o peggiori di pratiche alternative. Per linterpretazionismo non c un punto di vista al di sopra della forma di vita di volta in volta in questione, dal quale giudicarla come un tutto. Ogni riflessione su e ogni critica di una forma di vita pu avvenire solo entro di essa ed sempre espressione di un livello derivativo, appropriante e particolare di interpretazione, non del livello primordiale, universale o categorializzante. In sintesi, le filosofie dellinterpretazione intendono fondare loggettivit in forme di pensiero che sono inserite in forme di vita, le quali, tuttavia, a causa della pretesa inesauribilit delle determinazioni del reale e della posizione prospettica dei contesti di pensiero o schemi concettuali che gli interpreti di fatto accettano, sono incapaci di una giustificazione in senso fortemente oggettivo ossia normativo. LA., a questo punto, suggerisce di cercare il metodo richiesto per dimostrare loggettivit della posizione di immanenza dellesperienza in un metodo trascendentale di qualche tipo, come quello sviluppato da Kant, basato sullidea che ci siano strutture a priori (non empiricamente
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derivate o derivabili) della soggettivit che determinano lestensione e gli elementi fondamentali dellesperienza umana in modo universale e necessario. IV. Conclusione: ricapitolazione e accenno al cammino da prendere (una revisione critica del procedimento di Kant) La svolta riflessiva verso la soggettivit il principio secondo cui il soggetto epistemico partecipa alla generazione della verit e assume responsabilit verso di essa. Il problema sollevato da questa svolta il bisogno di conciliare le seguenti tesi apparentemente contraddittorie tra loro: a) la tesi dellindipendenza della verit dalla soggettivit; b) la tesi che la soggettivit partecipa con un qualche ruolo a rendere vere le pretese di verit. La posizione dellimmanenza mentale presenta il problema che lintervento riflessivo del soggetto nella prospettiva di prima persona una condizione necessaria, ma non sufficiente per generare la validit oggettiva che contrassegna la verit. La posizione dellimmanenza dellesperienza, che cerca di risolvere il problema degli empiristi distinguendo tra posizione solo soggettiva della mente e struttura bipolare (intenzionale e interpretativa) della coscienza, finisce con un dilemma: a) non possiamo rinunciare allimmanenza dellesperienza; b) questa immanenza sembra escludere la possibilit di assicurare unoggettivit non-relativa (cio capace di attraversare differenti forme di vita e pratiche interpretative) per i nostri contesti di interpretazione. La strada verso la soluzione di questo dilemma viene indicata nellidealismo trascendentale di Kant, ma con lanticipazione dei limiti che lesame del trascendentale kantiano (esposto nel secondo capitolo del libro) mostrer, per il fatto che: a) fa valere la restriction thesis, cio la tesi che il contesto a priori copre solo una parte dellesperienza una parte rispetto al concetto largo di esperienza introdotto da filosofie post-kantiane e precisamente il contesto di un mondo dei sensi spazio-temporale, ordinato causalmente e sufficientemente spiegato dalle scienze della natura; b) non abbastanza radicale, poich il molteplice empirico, che lunico elemento non a priori necessario per la conoscenza, non pu essere n determinato n indeterminato rispetto al soggetto epistemico. Il compito di far emergere questi limiti affidato alla critica di Hegel, il quale accredita a Kant il merito di aver scoperto il paradigma del pensiero come unit sintetica originaria, ma gli rimprovera di continuare ad aderire a un modello empirista di conoscenza, ancorato alla dicotomia tra materia e forma di conoscenza e impegnato a intendere la conoscenza come un mettere in relazione concetti con un contenuto dato, indipendente da essi.

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