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25 del 19/12/2012
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Krugman sul New York Times Pensionati e giovani: una crisi senza
Studio Istat: oltre un quarto di italiani a 3 rischio povert o esclusione sociale Cresce il rischio povert 3
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Domani voto in Parlamento su legge delega riforma forze armate LF35 spareggia il bilancio Lepilogo delle province
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Piano Interprovinciale dei rifiuti ATO centro DPEF, finanziaria e bilancio regionali Razionalizzazione spesa e riorganizzazione sanitaria
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Legge istitutiva di Terre Regionali Toscane Riforma Consorzi di bonifica Marini: Seves, seguiremo gli sviluppi della vicenda Marini: Galileo e Elsag, la Regione faccia pressione sul Governo
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n. 25 del 19/12/2012
del 5,3%, mentre tra nov. 2010 e ottobre 2011, Berlusconi presidente, il debito era cresciuto del solo 2%. In assoluto con Monti il debito aumentato di quasi 102 miliardi, mentre nellanno precedente laumento era stato di 38 miliardi. Altro fenomeno, apparentemente inspiegabile secondo la logica imperante, il fatto che lo spread sia diminuito. Ma andiamo per ordine. Perch il debito aumentato? La politica di aumento dellimposizione fiscale di Monti ha portato ad un incremento delle entrate fiscali, tra gennaio e ottobre 2012, di 8,75 miliardi rispetto allo stesso periodo d el l anno precedente. In termini percentuali laumento delle entrate fiscali stato del 2,9%, mentre nel 2011 sul 2010 era stato dell1,5%. Forse allora sono state le spese ad essere aumentate in misura tale da annullare leffetto positivo sui bilanci delle maggiori imposte? Neanche questo vero, o meglio non del tutto: perch le spese, tra gennaio e ottobre 2012, sono cresciute di 10,5 miliardi. In percentuale laumento stato del 3%, mentre tra 2011 e 2010 era stato del 3,7%. Se andiamo a scartabellare il Bollettino della Banca dItalia ci accorgiamo, per, che c una tabella in cui si evidenziano le erogazioni dello stato italiano a favore dei vari fondi salva stati, in particolare attraverso accordi bilaterali o direttamente allEfsf. Tali erogazioni passano dai 3,9 miliardi del 2010, ai 13,12 del 2011 e crescono velocemente per tutto il 2012 fino ad arrivare alla bella cifra di 30,2 miliardi. Bisogna osservare che, quando uno stato presta allEfsf, i fondi vengono ascritti come passivit al suo debito pubblico, che di conseguenza ne risulta aumentato. Ecco, dunque, che la povera Italia, in predicato di finire nel baratro, in realt si fatta finanziatrice di altri Paesi, senza ottenere nulla i cambio dallEuropa ed anzi dando un contributo decisivo a mettere le pezze ad un sistema che fa acqua da tutte le parti. Un rituale un po strano per un Paese che doveva ridurre il proprio debito innanzi tutto. Unaltra conclusione da trarre che nei fatti non esiste una correlazione diretta e necessaria tra aumento del debito ed aumento dei tassi di interesse e dello spread, come le vicende di altri Paesi, dal Giappone agli Usa dimostrano. Infatti, nonostante laumento del debito in assoluto ed in percentuale sul Pil, spread e tassi dinteresse in quei paesi sono diminuiti. Tale diminuzione dipende pi che da Mario Monti dallaltro Mario, Draghi, che ha deciso lintervento della Bce mediante strumenti anti-spread ed ha erogato liquidit alle banche dei vari Paesi, che hanno acquistato titoli di stato, riducendone i tassi dinteresse. Infatti, i tassi, scesi subito dopo larrivo di Monti, sono risaliti dopo poco, e sono scesi ancora e definitivamente solo dopo i vari interventi della Bce. Comunque, il calo dei tassi di Bot e Btp non ha giovato granch al miglioramento delle condizioni di prestito a famiglie e piccole e medie imprese. Anche la rinnovata fiducia degli investitori internazionali, grazie alla ritrovata credibilit italiana, anche questa attribuita al solito e sobrio Monti, sembra essere alquanto esagerata. Infatti, i titoli italiani in mano ad investitori esteri sono scesi dai 796,85 miliardi del 2010 ai 721,7 del 2011 e ancora ai 676,5 di settembre 2012. Viceversa, i titoli detenuti dai nostri istituti finanziari sono saliti dai 541 miliardi del 2010 ai 698 del settembre 2012, quelli della Banca dItalia da 66 miliardi a 99 miliardi, e quelli in mani di altri residenti da 145 a 197 miliardi. Non vogliamo dire che debito, spread o alti tassi dinteresse sono una stupidaggine. Vogliamo dire che sono volutamente esagerati o comunque utilizzati come strumento sia per attaccare le posizioni del lavoratori (salario e stato sociale) e dei settori non monopolistici della societ sia per regolare conti interni ai gruppi dominanti. Inoltre, certamente non si risolvono con politiche di rigore del tutto inutili. Dietro chi appoggia Monti e in genere dietro chi si fa promotore della cosiddetta agenda europeista ci sono forze che utilizzano lEuropa per una profonda ridefinizione degli assetti istituzionali, sociali ed economici continentali.
Krugman sul Nyt: In Europa austerity da Medioevo. Politiche di Monti portano Italia alla depressione
12/12/2012 controlacrisi.org, testo originale: nytimes.com
L'Europa mi ha sorpreso con la sua resilienza politica - la volont dei paesi debitori di sopportare un dolore apparentemente senza fine, la capacit della BCE di fare quel tanto che basta, all'ultimo minuto, per calmare i mercati quando la situazione finanziaria sembra pronta a esplodere. Ma l'economia di austerit si sviluppata esattamente secondo copione quello keynesiano, che non quello dellausterit. Ancora ed ancora, i tecnocrati "responsabili" inducono la loro gente ad accettare lamara medicina dellausterit; ancora ed ancora falliscono nel produrre i risultati. L'ultimo caso in questione l'Italia, dove Mario Monti - un bravo ragazzo, profondamente sincero abbandona il posto anticipatamente, in sostanza perch le sue politiche stanno portando l'Italia alla depressione. (E s, per la cronaca, questo significa che l'Italia non otterr il full Monti NdT il pacchetto completo). Allora, qual la risposta? Mantenere la rotta, dicono gli eurocrati. Funzioner da un giorno all'altro - la fata fiducia in arrivo! Kevin O'Rourke ha ragione: l'Europa diventata il continente in cui i tempi migliori sono sempre dietro l'angolo. davvero come la medicina medievale, dove si dissanguavano i pazienti per curare i loro disturbi, e quando il dissanguamento li rendeva ancora pi malati, li si dissanguava ancora di pi.
n. 25 del 19/12/2012
Studio Istat, oltre un quarto degli italiani a rischio povert o esclusione sociale
Su: www.rivoltaildebito.org da ilfattoquotidiano.it 11/12/2012
IL 50% delle famiglie italiane sono costrette a vivere con duemila euro scarsi al mese, cifra che al Sud scende a 1600 euro. Situazione drammatica per i nuclei familiari monoreddito. Quadro ancor pi difficile nel Mezzogiorno e nelle isole. A pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto Censis, ora lIstat a testimoniare la difficilissima situazione economica in cui versano le famiglie italiane. Basta un dato, che fa paura: oltre un quarto degli italiani (il 28,4%) a rischio di povert o esclusione sociale. Lo ha segnalato lIstat, sottolineando che nel 2011 lindicatore cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dallaumento della quota di persone a rischio di povert (dal 18,2 al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all11,1%). Dopo laumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensit di lavoro. Il rischio pi elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell8,8%) e del rischio di povert (19,6% contro 16,9%). Riscaldamento e spese impreviste: aumentano quelli che non possono permetterselo Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nellanno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8 al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente labitazione (dall11,2 al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3 al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7 al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno gravemente deprivato, valore pi che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l1,7% nel Nord e il 3% nel Centro. Le famiglie pi esposte al rischio di deprivazione sono quelle pi numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano pi spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o pi figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa deprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i pi evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011. Il rischio di povert, calcolato sulla base del reddito 2010, mostra aumenti pi marcati tra gli individui residenti nelle regioni del Mezzogiorno. Il reddito delle famiglie: la met vive con duemila euro al mese Il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro lanno, circa 2.037 al mese. Lo rileva lIstat precisando che nel Sud e nelle isole, met delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili). Rispetto allanno precedente, spiega lIstat, nel 2010 il reddito netto familiare mediano (esclusi i fitti imputati) sceso, in termini nominali, di circa mezzo punto percentuale (0,4%); al netto della dinamica inflazionistica (+1,5% nel 2010), la diminuzione in termini reali ancora pi forte. La quota di reddito totale del 20% pi ricco delle famiglie residenti in Italia pari al 37,4%, mentre al 20% pi povero spetta l8% del reddito.
n. 25 del 19/12/2012
Nel nostro Paese ci sono 2,782 milioni di famiglie in condizione di povert relativa (n,1% del totale delle famiglie) per 8,173 milioni di italiani poveri. In generale, l'incidenza di povert relativa fra gli adulti di 18-64 anni del12,7% su base nazionale, con un picco pi che doppio al Sud, e con un trend che dal 2005 a oggi andato sempre peggiorando; al Nord era povero il 4,2% degli adulti, oggi lo il 5,2% (con Bolzano nelle condizioni meno drammatiche: solo il2,1% in difficolt); al Centro si passati dal 5,6% di sette anni fa al 7,2%; al Sud si andati dal24,5% del 2005 al 25,7% di oggi (con la Sicilia nelle condizioni peggiori: 30,9%). Se si fa la medesima analisi sulle persone che hanno pi di 65 anni, i dati sono altrettanto impietosi e preoccupanti. Il 12,8% degli italiani over65 vive in una condizione di povert, relativa (dato per che va scendendo dal 15,6% del 2004 al 13% del '2010 fino al 12,8% del 2011). La ripartizione geografica segna sempre un netto contrasto fra il Nord (6,7% di poveri), il Centro (8,1%) e il Sud Italia (24,9%). La povert assoluta Anche questa voce in crescita negli ultimi anni perch la crisi sta lasciando tasche vuote e madie piene di bisogni. Dal 3,5% di adulti (18-64 anni) in situazioni di povert assoluta nel 2005 al 5,3% del 2011 (con Nord e Centro al 3,5% e il Sud all'8,6%). Come anche per l'indicatore precedente, il dato pi "pesante" nella fascia d'et degli ultra 65enni, persone pi vulnerabili e pi bisognose di cure e attenzioni: quasi sei italiani su cento non hanno di che vivere (sono pi di sette ogni cento al Sud). I dati fotografano meglio di qualsiasi discorso un'Italia sfilacciata ma, scrivono Enrico Giovannini (presidente Istat) e Antonio Mastrapasqua (presidente Inps), nella prefazione: La conoscenza dei numeri pu tornare utile, proprio nell'attuale congiuntura istituzionale, economica e sociale per definire e caratterizzare nuove politiche; nonch per provare a valutare gli effetti degli interventi messi in campo in Italia per sostenere la coesione sociale. Un labile sostegno Nel Rapporto Istat, Inps, ministero, vi anche un'analisi per Paese dell'Unione e per tipo di prestazione che viene erogata ai cittadini. Ogni italiano, fra malattia, invalidit, famiglia, vecchiaia, disoccupazione, casa e spese amministrative, costa poco pi di 7.200 curo, al di sotto della media Ue15 (7.880 euro) e ancora pi lontano dai sostegni dei principali competitor europei (Germania e Francia con 8.500 euro, Regno Unito con7.500 euro).
Voto in parlamento su legge delega riforma forze armate. Sgherri: Condivido appello a non votarla, uno degli ultimi atti gravi di questo governo. I soldi per le armi si trovano, per welfare e sanit no!
Il Parlamento non voti la legge delega, si tratta di uno degli ultimi colpi di coda di questo governo in via di dimissione, ma che fa scelte gravi fino allultimo minuto: con questa legge delega si va verso laumento delle spese militari e lacquisto dei famosi caccia bombardieri F35, alla faccia di chi non arriva a fine mese, dei tagli a sanit, welfare, a chi non pu andare in pensione ecc a causa delle politiche di questo e del precedente esecutivo. Per le armi invece i soldi si vogliono trovare per forza! Condivido pienamente lappello di alcune associazioni ai Deputati a non votare domani la legge delega al Governo sulla riforma delle forze armate e il sit in che si terr sotto il Parlamento. Cos Monica Sgherri Capogruppo Federazione della Sinistra Verdi in Consiglio Regionale.
n. 25 del 19/12/2012
n. 25 del 19/12/2012
impedire al partito ritenuto probabile vincitore (PD) di governare. Lastensionismo, che nelle ultime elezioni in Sicilia rappresenta lui si il 50% degli elettori, non forse il risultato della negazione al diritto di essere rappresentati? [] Riassetto province - La vicenda che ha riguardato il riassetto delle province rivelatrice di come si viene concludendo la seconda repubblica e di come si aprir la prossima. Il riassetto loccasione per mettere in luce le profonde trasformazioni che hanno segnato questa seconda repubblica, tutte sostanzialmente sotto il segno della limitazione della democrazia intesa come partecipazione alla sfera decisionale e smantellamento dello stato sociale tramite la progressiva esternalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici, fatti non pi di diritti esigibili ma resi merci che vanno comprate. Quanto avvenuto sulle province ripercorre in piccolo tutto questo. Nonostante luso e abuso del ricorso al voto di fiducia e ai decreti legislativi per la prima volta che per una riforma degli assetti istituzionali si ricorre a un decreto legge in assenza dunque di una qualunque motivazione durgenza e imprevedibilit. Il governo interviene proprio su una materia che esula completamente dalle sue competenze perch riguarda il sistema degli assetti democratici e istituzionali che trovano collocazione nella Costituzione e nelle leggi ordinarie. Materia di esclusiva competenza delle camere, ma gli attuali gruppi (partiti) che sostengono il governo non difendono le loro prerogative costituzionali! Solleticando la pancia allantipolitica e di chi, in nome dei costi della politica, chiedeva lo scioglimento delle province, il governo adotta questo decreto in maniera del tutto disorganica. Siamo di fronte, da parte del Governo cosiddetto tecnico ed a fine mandato, ad un colpo di mano . Cavalcando la questione dei costi della politica si superano le province come enti di primo grado: la posta vera in gioco superare la rappresentanza territoriale e il pluralismo politico e soprattutto impedire la scelta e il controllo su chi e come ci governa. Si annullano gli spazi democratici con la loro trasformazione in enti di secondo grado (quindi senza elezione diretta da parte dei cittadini) e tutto ci senza ottenere i risparmi desiderati, ma con ogni probabilit si spender di pi. Si moltiplicheranno infatti i costi impropri con la privatizzazione di fatto di molti servizi darea vasta che saranno gestiti in toto da enti e societ per azioni che non avranno pi il controllo di enti forti perch dotati di strumenti adeguati e perch eletti direttamente dai cittadini come le attuali province. Se a ci si aggiunge la scelta governativa di avere altri enti di secondo grado come le Unioni dei Comuni (replicando la restrizione degli spazi democratici nellente e dei poteri di controllo su servizi essenziali da parte dei consigli elettivi dei singoli comuni), emerge limpossibilit del cittadino di incidere col proprio voto sulle scelte in ordine alle principali questioni e gestione dei servizi fondamentali: saremo di fronte ad enti non eletti direttamente, che affideranno ad enti sempre pi sfuggenti il controllo e la gestione dei servizi essenziali darea vasta. Quello governativo pare proprio un disegno preciso, che con la contrazione dei costi non centra nulla (e che incrementer la lontananza dei cittadini dalle istituzioni e la stessa anti politica) ma che sembra voler colpire la possibilit di aver voce, colpendo il pluralismo politico, a tutte le forze che intendono combattere le politiche che stanno distruggendo a livello nazionale il welfare state e i diritti raggiunti in decenni di lotte.
Piano Interprovinciale dei rifiuti ATO Centro al voto luned. PRC e SEL della Toscana, IdV Firenze: Piano inaccettabile. Siamo contrari. Il PD rinvii lapprovazione e apra tavolo di confronto
Lettera aperta sottoscritta anche da Italia Nostra e Medicina Democratica
Luned 17/12 alle 15:30, sono stati convocati contemporaneamente i Consigli provinciali di Firenze, Pistoia e Prato, per lapprovazione del Piano interprovinciale per la gestione dei rifiuti (PIR) dellATO Toscana Centro. Nei confronti di questo Piano, le forze politiche: Sinistra Ecologia Libert, Rifondazione Comunista e Italia dei Valori della Toscana, presentarono unitariamente alle associazioni Italia Nostra e Medicina Democratica, il 6 maggio 2012, delle osservazioni critiche che sono state ignorate: Siamo contrari a questo piano. Diciamo al PD di rinviare lapprovazione e di aprire un tavolo di confronto serio e costruttivo, se prevarr la chiusura, noi non saremo corresponsabili di questo danno economico e ambientale nei confronti dei cittadini. Abbiamo detto e scritto che non per noi accettabile un piano che si basa su dati sbagliati per quanto riguarda la produzione dei rifiuti indicandone una sovrastima, alla quale si aggiunge la previsione di un aumento (mentre i dati dellAgenzia Regionale Recupero Risorse evidenziano una diminuzione, con un andamento tendenziale che certo, complice la crisi economica, proseguir su questo trend), un piano che dichiara esplicitamente di non rispettare le normative europee e nazionali prevedendo di raggiungere il 65% di RD al 2015, mentre le suddette norme fissano tale obbiettivo al 31 dicembre 2012- . Un piano che, sulla scorta di tale analisi e indicazioni
n. 25 del 19/12/2012
sbagliate, quantifica investimenti per 300 milioni di euro destinati a QUINTUPLICARE la potenzialit impiantistica destinata all'incenerimento, dagli attuali 60mila tonn. a 280mila tonnellate entro il 2015 per raggiungere poi, addirittura, 35mila ton. nel 2018. Questa scelta pregiudicher il futuro della gestione dei rifiuti per i prossimi 30 anni e avr conseguenze pesanti con impatti ambientali e sulla salute - per milione e mezzo di residenti nell'area metropolitana da Firenze a Pistoia. Questo Piano prevede una produzione esagerata dei rifiuti e una produzione procapite che supera i 670Kg/ab/anno che non trova riscontro in nessuna altra regione italiana. Si ignorano completamente le innumerevoli esperienze consolidate presenti in questo paese e anche nella nostra Regione, che dimostrano inequivocabilmente che la generalizzazione delle R.D domiciliari hanno leffetto benefico di ridurre considerevolmente la produzione dei rifiuti. Di questo non c traccia nel Piano, eppure, queste esperienze ci forniscono dati reali, consultabili e pubblici, che dimostrano che in tutte le realt, anche di area vasta dove stato attuato il passaggio al moderno sistema di raccolta differenziata domiciliare, questo ha prodotto una drastica riduzione della produzione procapite dei rifiuti che scesa a 400kg per abitante con punte massime di 471 kg. Lunico modo per ridurre la produzione dei rifiuti quello di mettere a sistema la raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio dellATO Centro, creando in questo modo oltre mille posti di lavoro con investimenti di gran lunga inferiori rispetto a quelli previsti nel Piano. Questo obiettivo del tutto realistico e fattibile, ci vuole solo la volont politica per realizzarlo. Riteniamo inoltre inaccettabile spostare arbitrariamente nel tempo, come se niente fosse, lobiettivo del 65% di RD. Un ambito interprovinciale nella sua pianificazione non pu ignorare completamente fondamentali riferimenti normativi. Questo Piano ancora prigioniero della vecchia cultura novecentesca, la proiezione peggiorativa al prossimo futuro della situazione esistente. Noi chiediamo una moratoria e diciamo NO alla realizzazione di nuovi inceneritori semplicemente perch, con una nuova moderna politica di gestione dei rifiuti, nel prossimo futuro, non ne avremo pi bisogno. Chiediamo un Piano che metta al primo posto, nella scala delle priorit, non lincenerimento, ma (come chiede lEuropa e anche la Legge italiana che ha recepito le direttive europee), la prevenzione e la riduzione e su questo scenario dimensiona il suo sistema impiantistico. necessario iniziare subito il percorso di transizione dal vecchio al nuovo sistema e, lungo questo percorso, le tecnologie tradizionali per lo smaltimento (discariche ed inceneritori) saranno destinate ad assumere un ruolo secondario e sempre pi marginale e acquisteranno centralit le buone pratiche operative, le azioni di separazione e differenziazione, di recupero e riciclaggio e di conseguenza crescer e si consolider unimpiantistica di valorizzazione delle materie prime seconde recuperate e una adeguata filiera industriale del riciclaggio strettamente legata e connessa con il mondo scientifico della ricerca e dellinnovazione. Un sistema virtuoso e moderno che rappresenta anche una risposta concreta alla crisi, perch mettendo a regime le raccolte differenziate porta a porta e incentivando e potenziando la filiera industriale del riciclaggio si creeranno in tutta la regione diverse migliaia di posti di lavoro e nuova ricchezza sociale.
Partito della Rifondazione Comunista Toscana, Sinistra Ecologia e Libert Toscana, Italia dei Valori Prov.le Firenze Medicina Democratica Toscana, Italia Nostra - Toscana
n. 25 del 19/12/2012
dalleconomia e dal sociale. Quello di cui abbiamo bisogno di una vera e propria mossa del cavallo, per uscire con abilit e destrezza dagli spazi angusti della propagazione dei tagli. Cos Monica Sgherri capogruppo di Federazione della Sinistra Verdi in Consiglio Regionale oggi in aula in merito al dibattito sulla Finanziaria, bilancio di previsione e DPEF regionali. In economia, apprezziamo limpegno, che monitoreremo con attenzione, verso lo sviluppo di filiere virtuose che possano contribuire allo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto e a minore impatto ambientale; apprezziamo lattenzione al sostegno al reddito e al problema della disoccupazione giovanile e femminile, alle crisi economiche (su cui la regione si impegnata, seppur talvolta con armi spuntate), Lucchini e Breda in primis ma che richiederebbero un piano nazionale di rilancio sulle attivit economiche strategiche che manca. Ma lattuale crisi ci impone di mettere a fuoco due criteri sui quali misurare il nostro impegno: la capacit di attivare occupazione di qualit e la capacit di mobilitare risorse locali (reti di impresa, filiere locali, percorsi virtuosi di sviluppo, ricerca e formazione). Cos come sul welfare limpegno notevole: se per le esigenze aumentano e le politiche nazionali ed europee puntano ad una sua residualit allora lobbiettivo di ripensare un welfare che non debba assomigliare ad un intervento caritatevole ma pi ampio e strutturale si deve porre, non potendo quindi esaurirsi nel quesito compartecipazione alla spesa vs riduzione dei servizi. Ci vuole quindi uno scatto di coraggio, che richiede anche discontinuit rispetto alla scelte fatte, in nome non tanto della condivisione o meno delle medesime, ma a causa di risorse sempre pi limitate e priorit da indicare nella tutela del welfare e della ripresa economica. Ne cito tre esempi. Il primo, le risorse destinate al nodo alta velocit di Firenze e a prescindere da cosa si pensi nel merito del progetto. Oggi, in tempi di vacche magre la domanda da porsi quale sia la priorit, quindi il sotto attraversamento e la nuova stazione oppure lammodernamento della rete ferroviaria regionale, capace di portare ad un trasporto efficace, veloce e comodo. La risposta scontata. Il secondo invece riguarda la gestione dei rifiuti, dove correttamente la Regione cita il rispetto della direttiva europea 98/2008 e le sue gerarchie ma nel contempo assistiamo da parte delle province di Firenze, Prato e Pistoia allapprovazione di un piano il cui impianto basato ancora sullincenerimento sul quale sono dirottate quasi tutte le risorse, centinaia di milioni di euro e i cui dimensionamenti si basano su dati errati di produzione dei rifiuti (previsti in aumento, mentre il trend lopposto) e sul posticipare il raggiungimento degli obbiettivi di raccolta differenziata rispetto a quanto stabilito dalle norme europee e nazionali; la quantit di investimenti necessari per la scelta inceneritorista non ha corrispettivo in termini di ricadute occupazionali e di sviluppo industriale duraturo, della filiera del recupero e riciclo. Infine sulla sanit: anche in questambito necessario fare il punto rispetto a tutti i progetti di edilizia sanitaria approvati nel passato. Non possiamo infatti chiedere vista la fase - ai cittadini sacrifici - operare una riorganizzazione dolorosa - e continuare con quello che potrebbe essere considerato costruire cattedrali nel deserto. Siamo in una fase difficilissima quindi, ed per questo per orientare al meglio azioni e risorse che gli atti votati oggi dovranno essere attentamente monitorati da Commissioni consiliari e Consiglio e magari riparametrati alla luce degli scenari che via via si produrranno e dai risultati che otterremo.
n. 25 del 19/12/2012
applicazione, e ogni provvedimento attuativo di Giunta dovr passare come inserito nella risoluzione di maggioranza dalla Commissione competente e quindi il Consiglio potr continuare ad esercitare il suo potere di indirizzo e controllo. Sulla questione riduzione posti letto, scelta motivata dalla necessit di riorganizzare i ricoveri in base allappropriatezza dei medesimi, abbiamo fatto inserire nella risoluzione di maggioranza il fatto che alla diminuzione dei posti letto per acuti corrisponda contestualmente la messa a disposizione di relativi posti letto in strutture intermedie. Sempre su questo punto non vi dovr essere una linearit nei tagli ma essa dovr tener conto delle diverse necessit dei territori, con particolare riferimento a quelli in aree disagiate. Siamo di fronte a scelte certamente difficili, complesse e anche rischiose (visto che il taglio dei posti letto superiore a quello previsto per questanno a livello nazionale e che quindi il risparmio realizzato non potr dunque ripetersi nei prossimi anni, nonostante che i futuri tagli siano gi definiti) ed quindi anche necessario pena vanificare questo immenso sforzo - accompagnare la legge medesima in tempi brevi con due importanti atti: lo snellimento della struttura burocratica (accorpamento di Asl Estav ecc) e la verifica della congruit alla luce del quadro difficile di progetti di edilizia ospedaliera approvati negli anni scorsi. Da parte nostra quindi convinzione ed impegno affinch i sacrifici non si fermino ai cittadini ma tocchino anche sprechi e burocrazia.
n. 25 del 19/12/2012
rare novit. Lo ha detto il presidente della commissione Emergenza occupazionale del Consiglio regionale, Paolo Marini (FdS-Verdi), dopo lincontro con le Rsu aziendali della vetreria Seves Glassblock di Firenze. Lazienda rappresenta la divisione mattone in vetro del gruppo Seves, leader mondiale in due prodotti di nicchia: lisolamento elettrico e il mattone in vetro. Secondo le Rsu, per, i due ultimi anni sono stati allinsegna di una gestione disastrosa che ha prodotto perdite di fatturato del 10% annui. Una situazione per la quale la commissione chieder un intervento risolutivo delle banche e il coinvolgimento di manager competenti.
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Non Basta la manifestazione del 19 Novembre per salvare lindustria Piombinese e la Citt
PRC - Circolo V.Corallini Piombino
La grande manifestazione del 19 Novembre stata per Piombino e la Val di Cornia un fatto politico importante perch ha segnato linizio di una presa di coscienza da parte dei cittadini e dei lavoratori di ogni comparto della gravit di una situazione che rischia di precipitare. La partecipazione straordinaria di tutte le categorie, dal commercio, allindotto generale, agli studenti per arrivare ai pensionati ha messo in campo una massa critica disponibile a lottare per il mantenimento dellindustria a Piombino. Si fatta anche chiarezza sugli obiettivi della vertenza. La prima questione la trasformazione da problema territoriale a problema regionale e nazionale, la seconda la rivendicazione della strategicit della produzione dellacciaio per lItalia, la terza la necessit dellintervento dello stato. Su queste cose il sindaco Anselmi ha fatto chiarezza nel suo intervento addivenendo, finalmente, alle posizioni che il PRC sostiene dallinizio della crisi cio dal 2009. La richiesta del commissariamento e del licenziamento del CDA, in questo contesto, appare un elemento politico rilevante e mirante a far si che il governo Monti si assuma le proprie responsabilit. La politica industriale del ministro Passera appare, da questo punto di vista del tutto consimile a quella del governo Berlusconi. evidente che adesso si aperta una contraddizione forte tra le posizioni di chi sostiene nazionalmente la maggioranza governativa, PD, PDL, e UDC. La stessa Deputata Velo ha votato decine di fiducie a questo governo tenendo il piede in due staffe. Non si pu prescindere dal fatto che lindustria siderurgica mondiale si trova stretta tra un eccesso di offerta che comprime i prezzi di vendita e lestrema volatilit dei prezzi delle materie prime, la situazione del mercato particolarmente critica in Europa . Lindustria italiana appare particolarmente debole, tanto vero che continuano a crescere le importazioni di acciaio, e la sua situazione generale appare molto fragile dal punto di vista organizzativo finanziario ed economico. La siderurgia piombinese non pu farcela da sola, cos come lILVA ed anche il comparto della produzione attraverso forni elettrici. Appare quindi necessario che il governo apra al pi presto un tavolo sui problemi della siderurgia italiana e si misuri con la costruzione di una politica industriale, mentre ci che arriva dalle istituzioni solo la disponibilit ad agire sulle bonifiche e sulla parte ambientale. A Piombino, come a Taranto, non vero che si deve investire solo per lambiente, cos come falso il luogo comune che gli impianti siderurgici siano per forza inquinanti. Sono gi oggi disponibili tecnologie mature, adottate da impianti concorrenti, in Germania ed in Austria, che riducono in maniera significativa le emissioni, tendenzialmente a zero. A Piombino si pu fare e possono essere stimati, per la parte ambientale e industriale in 1 miliardo e mezzo di euro. Si dice che mancano le risorse finanziarie e c la difficolt di reperirle ma in realt manca la volont politica perch non si capisce quale sia la ragione per cui non si contempla la possibilit dellutilizzo, per tutto il settore, del Fondo Strategico della Cassa Depositi e Prestiti ridefinendo anche lassetto organizzativo e societario del Gruppo Lucchini. In questa maniera si pu garantire il rifacimento dellaltoforno, della cokeria, dei parchi minerali e dei treni. Per questo i lavoratori ed i cittadini dovrebbero intraprendere una lotta quotidiana che arrivi anche allautogestione degli impianti.
n. 739 del 13/12/2012: In merito al non adeguamento dei previsti aumenti ISTAT e salariali ai lavoratori delle cooperative sociali nella nostra Regione; Mozioni: n. 557 del 21/11/2012: In merito alla situazione in cui versa la scuola pubblica;
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Riorganizzazione sanitaria e edilizia ospedaliera. Approvata mozione con prima firmataria Sgherri: Dare priorit ai servizi per i cittadini. impegno a valutare bene le scelte fatte e da fare, alla luce del tempo di vacche magre che stiamo vivendo e alla riorganizzazione sanitaria
Firenze 18/12/2012 In tempi di vacche magre e di scelte pesanti in tema di riorganizzazione sanitaria necessario completare queste scelte con un piano di verifica dei progetti di edilizia ospedaliera approvati negli anni passati. infatti cambiato il mondo, con cambiamenti profondi in termini di risorse, numero adeguato dei posti letto, durata media delle degenze, cambiamenti che quindi impongono di verificare che i progetti di edilizia ospedaliera siano da riconfermare tali e quali o da ridimensionare. Esprimo quindi grande soddisfazione per lapprovazione allunanimit, oggi da parte dellaula, della mozione di cui sono prima firmataria (e sottoscritta anche da altri consiglieri di maggioranza) che impegna la Giunta a presentare alla commissione consiliare competente un piano di analisi e verifica della riorganizzazione del sistema dei servizi sanitari nellarea fiorentina e in particolare il programma di riorganizzazione dei presidi ospedalieri, fra cui quello sulledilizia ospedaliera. La mozione impegna inoltre la Giunta a presentare al Consiglio su questo un documento conclusivo entro settembre dellanno prossimo. Cos Monica Sgherri Capogruppo Federazione della Sinistra Verdi in Consiglio Regionale. Di fronte ai sacrifici e disagi che inevitabilmente i cittadini avranno dalla razionalizzazione della spesa e riorganizzazione sanitaria in Toscana vanno valutate attentamente le scelte da fare e verificare se fra laltro - progetti presentati nel passato, come alcuni sulledilizia ospedaliera, non debbano essere rivisti alla luce del nuovo scenario difficile che, per quanto riguarda le risorse, oggi si prospetta.