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A cura di
Silvia Einaudi
Francesco Tiradritti
L’ENIGMA DI HARWA
Alla scoperta di un capolavoro del Rinascimento Egizio
Paolo Alessio
Presidente della Fondazione Palazzo Bricherasio
La riscoperta del favoloso mondo faraonico abbraccia un
lunghissimo cammino, iniziato subito dopo il tramonto della civiltà
egizia e continuato nei secoli e nei millenni. Tra il 1800 e il 1900
ha conosciuto un periodo di particolare splendore, con Napoleone
prima e con studiosi di tutta Europa poi.
In questo filone di ricerca artistica e culturale s’inserisce l’impre-
sa archeologica della tomba di Harwa che, senza possedere la grandiosità
di altri ritrovamenti che rappresentano ormai veri avvenimenti storici,
si presenta per chi, come noi la segue sin dall’inizio, piena di fascino.
Osservare, vedere, anno dopo anno durante le campagne di
scavo, la tomba di questo notabile riprendere forma nel suo susseguir-
si di sale e corridoi. Ritrovare sotto incrostazioni accumulatesi nei
secoli splendidi bassorilievi. Scoprire oggetti e ushabty che dovevano
accompagnare Harwa nel lungo cammino che segue la vita terrena.
Tutte queste cose hanno costituito e costituiscono un’esperienza
entusiasmante, anche per chi, pur subendone tutto il suo fascino, si
avvicina all’egittologia da dilettante.
Tutti i soci di Harwa seguono da vicino e, possiamo dirlo,
con trepidazione, il gruppo di ricercatori che lavorano attorno a
Harwa: certi che, con il proseguire delle ricerche, la tomba diverrà
un’alta testimonianza della cultura faraonica che, per i suoi valori
artistici e storici, andrà ad aggiungersi ai monumenti sublimi che la
circondano sulla riva occidentale dell’eterno Nilo.
Marco Bianchi
Presidente dell’Associazione Culturale
“Harwa 2001” ONLUS
FINTO TESTO Quale può essere stato il tramite tra le due
culture? La presenza di elementi tratti dalla letteratura egizia all’in-
terno delle sacre scritture è documentato ed evidente nell’Antico
Testamento soprattutto per quanto riguarda il caso del Cantico de
Cantici, che in parte deriva dalla poesia amorosa egizia del Nuovo
Regno. È possibile che il concetto della protezione del debole, ben
presente anche nelle culture ebraica e mesopotamica, sia confluito
nel Vangelo di Matteo da dirette influenze orientali ed egizie nella
prima stesura di questo testo, scritto in Palestina o in Siria in lingua
aramaica attorno al 60 d.C, e che andò presto perduto. Sul materiale
di questa redazione si basa Vangelo tramandatosi, scritto in greco
verso l’80 d.C., di cui probabilmente non è però l’apostolo Matteo
l’autore.
Tuttavia è interessante notare che nell’autobiografia di Harwa
il portare aiuto al bisognoso è il vanto dell’uomo giusto che nel mo-
mento in cui intraprende il viaggio ultraterreno afferma con orgoglio
la propria buona condotta e il resoconto della sua vita esemplare,
cosicché sia di aiuto nel momento del giudizio divino. Il capitolo 125
del Libro dei morti (Raverta 04), che invece ha lo scopo di dichia-
rare esplicitamente l’innocenza del defunto davanti al tribunale di
Osiride, riunitosi per giudicarne la condotta, non fa però menzione
alcuna di questi concetti.
D’altro canto, il discorso di Gesù riportato da Matteo è legato
alla prospettiva del giudizio finale ultraterreno, e diviene il criterio
con gli uomini potranno entrare nel regno dei cieli.
Il tramite per queste concezioni potrebbe essere rappresentato
dalla filosofia greca: dalle fonti classiche sappiamo dell’abitudine
dell’élite intellettuale greca (tra cui si ricordano Pitagora, Solone,
Platone, Eudosso di Cnido) di visitare o completare i propri studi pag. INDICE
nella Valle del Nilo, il paese che godeva della fama prestigiosa di
“terra dei sapienti”. Per quanto riguarda l’epoca della XXV dinastia
Le origini del
non abbiamo però traccia della trattazione di problematiche simili 15 regno di Kush
legate all’aldilà negli scritti dei filosofi presocratici. Bisogna dire che Robert Morkot
La necropoli dell’Assasif
125 fino alla XXVI dinastia
Silva Einaudi
Robert Morkot
Lettore e Coordinatore di Storia Antica
University of Exeter
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Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
Per un periodo di quasi cinquecento anni, dal 1550 al 1075 a.C. cir-
ca, i faraoni del Nuovo Regno (dalla XVIII alla XX dinastia) avevano
governato la regione che va da Assuan sino alla quarta cateratta del
Nilo e che i testi egizi menzionano con il termine di Kush1. Questa
fase fu seguita da un periodo durante il quale l’Egitto fu dominato
da dinastie di origine libica e infine suddiviso in quattro regni e
numerosi feudi (dalla XXI alla XXIV dinastia).
Scarse sono le informazioni sugli avvenimenti che ebbero
luogo a Kush in quest’epoca: solamente poche iscrizioni e una pic-
cola quantità di materiale archeologico sembrano essersi conservati.
Su queste scarse fonti è basta l’interpretazione storica del periodo2.
Sebbene le testimonianze provenienti da Kush siano scarse, fu du-
rante questo periodo, durato all’incirca trecento anni (secondo la
cronologia consueta), che si sviluppò un regno kushita indipendente.
Questo regno è noto come “regno di Kush”, “regno di Kurru” o perio-
do o regno di “Napata”. Verso il 750 a.C. questo regno kushita risultò
abbastanza potente da conquistare l’Egitto, che rimase sotto il dominio
dei suoi sovrani per circa cento anni (molto in generale dal 750 al 650
a.C.): un arco di tempo noto agli egittologi come XXV dinastia3.
Le evidenze archeologiche e testuali relative alla comparsa del
regno kushita comprendono poche iscrizioni, la maggior parte delle
Figura 1 quali provenienti dai templi dedicati al dio Amon al Gebel Barkal, e i
Planimetria della parte ritrovamenti effettuati dalla necropoli reale di el-Kurru4. Negli ultimi
centrale della necropoli
di El-Kurru due decenni archeologi e storici hanno riesaminato con attenzione
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
Le questioni emerse con le scoperte di el-Kurru sono piutto- documentazione disponibile era costituita dalle fonti egizie, greche
sto complicate. La necropoli ha una cronologia “lunga” o “breve”? e romane, e dai monumenti esistenti, la maggior parte dei quali di
I dati relativi alle vere tombe non risolvono il problema21 dal mo- redazione o di influsso egizio.
mento che alcune, se non tutte, ospitarono inumazioni successive. È stato George Reisner a cambiare radicalmente il modo di
L’identificazione del materiale scheletrico non è soddisfacente, con intendere il passato nubiano con una serie di scavi da Assuan, nel
opinioni diverse circa il sesso delle persone sepolte. Priva di paralleli nord, sino a Meroe, nel sud. Effettivamente molta dell’attenzione di
è anche la spiegazione secondo cui la grande quantità di manufatti Reisner si focalizzò sulle grandi necropoli di piramidi, sui templi e
che sembrano essere “troppo antichi” sarebbero da intendersi come sulle fortezze, ma scavò anche necropoli databili (in termini cronolo-
beni di “eredità”. L’analisi della ceramica effettuata da Lisa Heidorn22 gici egizi) dall’età predinastica sino al periodo bizantino. Nonostante
non è stata in grado di risolvere le questioni cronologiche. A parte tutti i suoi errori di interpretazione, Reisner pose le basi della ricerca
il vasellame insolito simile a quello di Debeira, la maggior parte del archeologica nella valle del Nilo a sud dell’Egitto. Malgrado l’enorme
materiale che aveva paralleli egizi faceva parte di tipologie attestate quantità di lavoro archeologico effettuato nella regione da Assuan
in Egitto durante il periodo libico e kushita. Frammenti di alcuni a Khartum, è però stato scoperto poco che getti ulteriore luce sulle
contenitori fenici per immagazzinamento, solitamente datati nel origini del regno kushita nel I millennio a.C..
periodo compreso tra il 1050 e l’850 a.C., sono stati trovati nella Allora, quali altre testimonianze ci potrebbero essere? Uno
tomba Ku. 19, datata da Kendall all’830-815 a.C. dei problemi è che, fin di recente, la maggior parte degli studiosi
La ragione principale per cui sorgono questi problemi è data che hanno lavorato con il materiale kushita erano egittologi, che
dall’originaria interpretazione della cronologia interna della necro- hanno affrontato la questione da una prospettiva egizia, accettando
poli fornita da Reisner. Nessuna ricostruzione dei dati venuti alla generalmente che la relativa cronologia egizia fosse corretta. Essi
luce nella necropoli di el-Kurru è stata effettuata senza pregiudizi. hanno supposto che con la fine dell’amministrazione coloniale
Ciò si spiega con il fatto che la storia della necropoli termina con le capeggiata dal Viceré di Nubia, la valle del Nilo a sud dell’Egitto
sepolture di quattro sovrani della XXV dinastia (Piankhy, Shabaqo, fosse “ritornata” a una sorta di società “tribale” che avrebbe lasciato
Shebitqo e Tanutamani) che possono essere datati con precisione. È poche testimonianze26. È anche stato ampiamente ipotizzato che la
stato così pregiudicato il normale processo di datazione di una necro- popolazione della Bassa Nubia (tra la prima e la seconda cateratta)
poli esclusivamente sulla base degli oggetti rinvenuti nelle sepolture. fosse emigrata altrove, forse più a sud. Alcuni siti che avrebbero
Le ultime sepolture sono saldamente datate alla metà dell’VIII secolo potuto essere significativi, come Kawa (l’antica Gematon) non sono
a.C., ma l’intera questione delle origini kushite deve essere confron- stati scavati completamente, mentre le testimonianze provenienti
tata con la cronologia egizia convenzionalmente accettata. da altre località, come quelle di el-Kurru, possono essere state mal
I primi egittologi che hanno preso in considerazione le ori- interpretate. Accettare o mettere in dubbio la cronologia egizia con-
gini dello stato kushita, come Brugsch23 e Breasted24, non avevano venzionale ha anche importanti conseguenze sull’interpretazione
ancora a disposizione i dati provenienti dalla necropoli di el-Kurru dei dati esistenti.
e si basavano solamente sul materiale scritto, come la “Stele della La necropoli di el-Kurru sembra trovarsi in uno strano iso-
Vittoria” di Piankhy. Essi inquadrarono le proprie teorie nell’ambi- lamento. Se questo fu il luogo di sepoltura di un potente principato
to di una serie di ipotesi circa l’Egitto, la Nubia e l’Africa che oggi o regno, dove si trovava il relativo insediamento? E dove erano le
sono ritenute imprecise e fondamentalmente razziste25. Essi però sepolture del resto della popolazione? Kendall27 ha scritto che i diari
scrivevano anche in un’epoca in cui non c’era un’attività di ricerca di Reisner contenevano inedite piante schematiche di un muro con
archeologica in Nubia e nel nord del Sudan: di conseguenza l’unica un bastione, ora sotto il villaggio di el-Kurru, e di una porzione di
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
capitale era Kerma. Nel Secondo Periodo Intermedio questo stato proprio quello il luogo in cui un precedente sovrano kushita, “il capo,
divenne così potente da prendere il controllo delle fortezze egizie il figlio di Ra” Alara aveva consacrato sua sorella al dio in qualità di
della Bassa Nubia sino a minacciare lo stesso Egitto. Sebbene Thabit suonatrice di sistro. Dai documenti sappiamo che la sorella di Alara
H. Thabit31 abbia suggerito che il tardo regno kushita potrebbe essere era la nonna materna di Taharqo. Taharqo cita il discorso di Alara a
disceso dai sovrani di Kerma32, questa idea ha avuto poco sostegno Amon, che potrebbe essere una copia di un’iscrizione presente nel
a causa della mancanza di testimonianze archeologiche o testuali di tempio più antico (forse incisa su una stele) e allude all’esistenza di
supporto, e a causa dell’enorme lasso di tempo tra i due regni (circa un’opposizione all’autorità di Alara. In un’iscrizione più tarda di
800 anni secondo la cronologia convenzionale). Nonostante la nota Kawa (VI secolo a.C.), il re Irike-Amanote implora Amon affinché gli
importanza di Kerma e la ricchezza agricola della regione, ci sono possa concedere una vita lunga come quella di Alara, e anche il re
state poche ricerche archeologiche nella regione di Dongola, sin di Nastasen (IV secolo a.C.) fa riferimento ad Alara in un’iscrizione. La
recente. Nel corso di numerose stagioni di scavo, Charles Bonnet e tradizione kushita considera quindi Alara come una figura di primo
la sua missione congiunta sudanese-svizzera hanno notevolmente piano nella formazione del regno. È degno di nota il fatto che non
esteso le nostre conoscenze sul sito di Kerma e messo in dubbio molte vi siano indicazioni circa una sua sepoltura a el-Kurru: è possibile
delle interpretazioni basate sugli originari scavi effettuati là da Geor- che Kawa fosse la sede del suo potere?
ge Reisner. Tra i ritrovamenti molto significativi di Kerma, Bonnet Durante gli scavi di Kawa Griffith ha portato alla luce due pic-
ha scavato un palazzo del “periodo meroitico” e, più di recente, un coli templi adiacenti rivolti verso la via per le processioni che conduce
nascondiglio contenente statue di Taharqo e altri sovrani kushiti. al tempio principale di Taharqo. Uno dei due templi fu costruito da
Queste nuove scoperte mostrano che Kerma continuò a essere un Tutankhamon nella XVIII dinastia, mentre è stato più difficile datare
centro di primaria importanza durante il tardo regno kushita. il secondo. Esso comprendeva una cappella in pietra con rilievi scol-
Poco più a sud di Kerma, a Kawa (l’antica Gematon) si trova piti, ma ormai priva di qualsiasi nome reale, a causa della distruzione
un altro importante sito archeologico. Gematon fu il fulcro dell’at- delle parti superiori. Intorno alla cappella vi erano una serie di sale in
tività costruttiva dei faraoni del Nuovo Regno e durante il regno mattoni crudi e un cortile con colonne in pietra che erano state nuova-
di Taharqo vi fu innalzato un altro grande tempio che, insieme ad mente scolpite per il re Harsiyotef (IV secolo a.C.). Nel tempio Griffith
altri due più piccoli, fu scavato da Ll. Griffith, L.P. Kirwan e M.F.L. trovò una stele iscritta con i cartigli di un sovrano chiamato Ary. Nella
Macadam tra il 1929 e il 1936. Griffith non scavò le enormi colline sua pubblicazione degli scavi, M.F.L. Macadam35 ha affrontato il tema
di detriti contenenti i resti dell’antica città che circondano i templi. della datazione di questo re e di altri quattro che egli ritiene debbano
Proprio lì sono iniziate di recente attività di ricognizione e scavo da essere associati con lui. Macadam ha denominato questi sovrani
parte della Sudan Archaeological Research Society. Le testimonianze “neo-ramessidi” a causa dei loro nomi e della loro titolatura, li ha
scritte provenienti da Kawa33 e dalle stele di Gebel Barkal rivelano che raggruppati insieme e ha suggerito che essi fossero stati sepolti in
Gematon era una delle più importanti città kushite settentrionali. una serie di piramidi vicine al Gebel Barkal nel periodo 320-280
Il tempio di Gematon, costruito durante il regno di Taharqo, a.C.36. In effetti solamente due dei sovrani hanno nomi che potrebbero
era grande ed imponente34. Al suo interno sono state trovate numerose essere considerati “neo-ramessidi” e non vi è nulla che consenta di
iscrizioni che ricordano la sua fondazione e le ragioni per cui il sovrano associare nessuno di loro con le piramidi di Gebel Barkal.
fece costruire il santuario, dedicato a una forma del dio Amon. Taharqo Il nome completo del re che lasciò la sua stele a Kawa era
narra che quando era ancora un principe fu convocato in Egitto dal Usermaatra-setepenra Ary-mery-Amon, la cui prima parte (il nome di
re Shebitqo e durante il suo viaggio verso nord si fermò a Gematon incoronazione) è chiaramente ripresa dal nome di Ramesse II. Questo
dove trovò il tempio coperto di sabbia. Taharqo racconta anche che fu sovrano assunse una titolatura reale egizia completa con cinque nomi
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
titoli Caminos suggerì prudentemente che Karimala stessa fosse il Per un periodo di quasi cinquecento anni, dal 1550 al 1075 a.C.
sovrano in questione. Questa iscrizione pone una serie di problemi. circa, i faraoni del Nuovo Regno (dalla XVIII alla XX dina-
In primo luogo la scelta del tempio di Semna è straordinaria visto stia) avevano governato la regione che va da Assuan sino alla
che esso si trova lontano da ogni possibile centro di potere di quel- quarta cateratta del Nilo e che i testi egizi menzionano con il
l’epoca. La dea Iside, che ha una posizione di primo piano nel rilievo,
termine di Kush . Questa fase fu seguita da un periodo durante
non è menzionata nel testo mentre Amon, che è nominato, non è
il quale l’Egitto fu dominato da dinastie di origine libica e
raffigurato. Karimala è al tempo stesso moglie e figlia di sovrani, la
cui identità è però sconosciuta. infine suddiviso in quattro regni e numerosi feudi (dalla XXI
Passando ora a altre testimonianze archeologiche, è certo alla XXIV dinastia).
che devono esserci tracce a noi tuttora sconosciute, probabilmente Scarse sono le informazioni sugli avvenimenti che ebbero luogo a
in grandi zone non scavate come la collina che ricopre l’antico inse- Kush in quest’epoca: solamente poche iscrizioni e una piccola
diamento di Kawa. Sono state però effettuate alcune recenti scoperte
quantità di materiale archeologico sembrano essersi conserva-
e riconsiderazioni che indicano quanto l’interpretazione comune di
ti. Su queste scarse fonti è basta l’interpretazione storica del
questo periodo come “età oscura” sia sbagliato. Come, per esempio,
il sito di Qasr Ibrim, ora quasi sommerso dalle acque del lago Nas- periodo . Sebbene le testimonianze provenienti da Kush siano
ser, un importante centro religioso e fortificato tra l’Età Meroitica e scarse, fu durante questo periodo, durato all’incirca trecento
il Periodo di Ballana (dal I secolo a.C. sino al V secolo d.C.). Qasr anni (secondo la cronologia consueta), che si sviluppò un re-
Ibrim si trova di fronte a Aniba (Miam), la città amministrativa del gno kushita indipendente. Questo regno è noto come “regno
Nuovo Regno, e gli scavi dell’Egypt Exploration Society hanno qui di Kush”, “regno di Kurru” o periodo o regno di “Napata”.
portato a importanti scoperte nel corso di diversi decenni. È noto Verso il 750 a.C. questo regno kushita risultò abbastanza po-
da tempo che Taharqo costruì qui una fortezza e alcuni templi, che tente da conquistare l’Egitto, che rimase sotto il dominio dei
facevano parte di quella rete di costruzioni che andava dal cuore
suoi sovrani per circa cento anni (molto in generale dal 750
della zona kushita sino al suo regno egizio. Vi è ora la prova dell’esi-
al 650 a.C.): un arco di tempo noto agli egittologi come XXV
stenza di porte e fortificazioni anteriori di molti decenni agli edifici
di Taharqo40. Sappiamo che Aniba continuò ad essere occupata fino dinastia .
alla fine del regno di Ramesse XI e probabilmente anche oltre: forse Le evidenze archeologiche e testuali relative alla comparsa del
Qasr Ibrim in quel periodo era già fortificata. regno kushita comprendono poche iscrizioni, la maggior parte
Un altro sito che può contenere importanti informazioni sullo delle quali provenienti dai templi dedicati al dio Amon al
sviluppo del regno kushita si trova tra el-Kurru e Gebel Barkal, a Illet
Gebel Barkal, e i ritrovamenti effettuati dalla necropoli reale
el-Arab. Qui Irene Vincentelli41 ha scavato un certo numero di tombe
di el-Kurru . Negli ultimi due decenni archeologi e storici
che sembrano appartenere ai primi anni del regno kushita.
Nella sua pubblicazione inerente l’attività archeologica del- hanno riesaminato con attenzione questi materiali arrivando
l’Oriental Institute di Chicago in Nubia negli anni Sessanta, Bruce a sviluppare alcune nuove teorie circa la formazione del re-
Figura 7
Williams42 ha riesaminato numerose sepolture scavate da George gno . Su questo argomento c’è tuttavia poco accordo e alcune
Disegno della scena Reisner e da altri archeologi molti decenni prima. Williams è giun- delle interpretazioni restano controverse. Scavi più recenti, in
incisa sulla facciata
del tempio di Semna: to alla conclusione che, contrariamente all’opinione generalmente particolare quelli condotti da Irene Vincentelli, suggeriscono
Karimala è ritratta di
fronte alla dea Iside accettata, vi siano prove dell’esistenza in tutta la Bassa Nubia di se-
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
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L’enigma di Harwa Robert Morkot · Le origini del regno di Kush
potere in Bassa Nubia e ancora più a sud, forse a Kawa e nella regione
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Dafalla 1999; Morkot 1999, 2000.
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Priese 1970.
del Gebel Barkal o el-Kurru. Sembra verosimile che i contatti con l’Egitto,
31
Thabit 1959.
in particolare di tipo commerciale, siano continuati per tutto il periodo
32
Cfr. anche Dixon 1964; Dafalla 1999.
libico. Le testimonianze esistenti per interpretare la formazione del re- 33
Macadam 1949.
gno kushita sono estremamente complesse. Vi sono numerosi problemi 34
Macadam 1955.
relativi alla comprensione dei dati in nostro possesso ed è chiaro che 35
Macadam 1949.
noi conosciamo solamente una parte dell’intera storia. 36
Morkot in James et al., 1991A; Morkot 1992-1994; 1994; 1995; 2000, pp. 145-150)
37
Dunham 1970.
38
Goedicke 1972.
Note 39
Caminos 1994, 1998.
1
Trigger 1976; Morkot 2001. 40
Horton 1991.
2
Arkell 1961; Adams 1964; Dixon 1964 Adams 1977. 41
Vincentelli 1999.
3
Morkot 2000 e il contributo di Galgano in questo catalogo. 42
Williams 1990.
4
Reisner 1917, 1918, 1919A; Dunham 1955. 43
Morkot 2003.
5
Kendall 1999; Morkot 2000; O’Connor 1993; Török 1995B.
6
Morkot 2000, pp. 167-196.
7
Morkot 2000, pp. 179-180.
8
Morkot 2000, pp. 157-166.
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Maria Beatrice Galgano · La XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Maria Beatrice Galgano · La XXV dinastia
stata completamente sottomessa e governata dai faraoni mediante Sarà Piankhy (745 – 713), successore e figlio di Kashta, il
un funzionario che portava il titolo di “viceré di Kush”) aveva reso primo sovrano kushita che oltrepasserà l’Alto Egitto, conquistando
possibile, tra il IX e l’VIII secolo a.C., la nascita di una stato indi- tutto il paese. Piankhy resta ancora una figura problematica. Avendo
pendente che aveva come capitale la città di Napata (l’odierno Gebel cambiato più volte la propria titolatura, gli egittologi hanno inizial-
Barkal), città fondata da Thutmosi III a valle della Quarta Cataratta mente creduto esistessero più sovrani con lo stesso nome. A questo
e importante luogo di culto di Amon. va aggiunto il fatto che esistono pochi documenti databili al suo
Di questi primi anonimi sovrani kushiti conosciamo solo le regno, il più importante dei quali è sicuramente la monumentale
loro sepolture nella necropoli a el-Kurru (località situata a non molta “Stele della vittoria”. Devoto al dio Amon, come Kashta, Piankhy
distanza da Napata). si assicurò il pieno controllo di Tebe imponendo l’adozione di sua
I re della XXV dinastia, sebbene fossero stranieri, scelsero sorella Amenirdis come Divina Adoratrice di Amon a Shepenupet I
di farsi ritrarre come i loro predecessori egizi (anche se le loro che deteneva questa funzione. Amenirdis I sostituì poi Shepenupet
effigi sono riconoscibili per un trattamento molto marcato dei I nel dodicesimo anno di regno di Piankhy.
lineamenti del volto) per i quali nutrivano un profondo rispet- La carica di Divina Adoratrice di Amon, attestata già nel Nuovo
to. Il loro periodo di governo risente fortemente dell’influenza Regno, a partire dal regno di Osorkon III (788 – 760) acquistò sempre
degli antichi dominatori e, salendo al trono dell’Egitto, essi ne maggiore importanza. Fu Osorkon a imporre l’assunzione a questa carica
preservarono fedelmente la tradizione ideologica e religiosa. I della propria sorella Shepenupet I. Il suo tentativo era quello di limitare
documenti ufficiali della XXV dinastia sono redatti in lingua lo strapotere del Sommo Sacerdote di Amon esercitando un controllo
egiziana e scrittura geroglifica e sono datati seguendo la consue- indiretto sullo stato tebano proprio tramite la supervisione della Divina
tudine egizia di calcolare gli anni a partire dall’intronizzazione Adoratrice. Le Divine Adoratrici godevano di poteri regali e avevano il
di ogni sovrano. I monarchi kushiti dimostrano inoltre un forte privilegio di scrivere i loro nomi dentro a cartigli.
sentimento di pietà verso le divinità egizie, osservando con un Piankhy si dovette ben presto scontrare con Tefnakht
rispetto rigoroso i riti e tabù. (730 - 718), il principe di Sais, una città del Delta occidentale
La XXV dinastia trae la sua maggiore ispirazione dalle epoche che, temendo la crescita del potere dei nubiani si coalizzò con
quali l’Antico Regno e il Medio regno e si presenta come un’epoca i monarchi che regnavano nell’Egitto settentrionale e attaccò il
caratterizzata da un forte arcaismo, nella lingua, nell’iconografia, nel- sud dirigendosi verso Tebe. Il sovrano kushita bloccò e sconfisse
l’arte e nell’ideologia. Nonostante questa quasi totale egittizzazione, i Tefnakht e iniziò la sua campagna di conquista dell’intero paese.
sovrani kushiti restarono sempre profondamente legati alla loro terra Dopo aver sottomesso i governatori locali del Medio Egitto, tra cui
d’origine, la Nubia, scegliendola come loro dimora per l’eternità. Namelot di Ermopoli e Pef-tjau-auy-Bastet di Eracleopoli, riuscì a
Il primo re di questa dinastia di cui conosciamo il nome è conquistare Menfi e il Delta, costringendo alla sottomissione tutti
Alara (775 – 765 ?), ma è solo con Kashta (765 – 745), suo fratello i regni settentrionali. A Eliopoli Piankhy ricevette l’investitura da
e successore, che abbiamo fonti storiche dirette. Kashta, dopo aver parte del clero di Ra e ripeté la sua cerimonia d’incoronazione.
completato l’opera di riconquista della Bassa Nubia, iniziata molto Una volta conquistato tutto l’Egitto il sovrano nubiano fece ritorno
probabilmente da Alara, riuscì a estendere il suo potere fino ad a Napata dove s’impegnò a celebrare le sue imprese attraverso
Assuan dove dedicò una stele al dio Khnum di Elefantina. Kashta opere monumentali e stele. Tra queste la famosissima “Stele della
cercò molto probabilmente di raggiungere anche Tebe, il centro più vittoria”, una stele di granito ritrovata nel 1862 da un ufficiale
importante del culto di Amon, il dio adorato anche a Napata, ma a dell’esercito egiziano e oggi conservata al Museo del Cairo. Questo
questo riguardo non vi sono testimonianze sicure. testo, redatto in lingua egiziana classica e scritto in geroglifico, è
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L’enigma di Harwa
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L’enigma di Harwa Maria Beatrice Galgano · La XXV dinastia
dominio sulle oasi e sul deserto occidentale e molto probabilmente rappresentazione del massacro dei nemici. All’interno del recinto di
nominò un governatore kushita a Sais, ottenendo in questo modo questo tempio sua sorella Amenirdis I edificò il proprio monumento
il pieno controllo del nord dell’Egitto. Nel 712 a.C. circa accolse funerario costituito da una tomba sopra la quale si innalzava una
la richiesta di estradizione di Iamani, governatore di Ashdod, che, piccola cappella.
dopo essersi ribellato agli assiri, si era rifugiato in Egitto. Shabaqo Testimonianze dell’opera costruttiva di Shabaqo sono ancora
consegnò il ribelle all’armata di Sargon II instaurando così un clima visibili soprattutto a Karnak dove fece costruire il cosiddetto “Teso-
pacifico tra l’Egitto e l’Assiria. Grazie a sua sorella Amenirdis I, che ro”, ingrandì l’ingresso del tempio di “Ptah resy-en-ienb-ef” e insieme
manteneva a Tebe la carica di Divina Adoratrice, il sovrano kushita alla Divina Adoratrice Amenirdis I dedicò una piccola cappella a
manteneva anche un saldo controllo sull’Alto Egitto. Per rafforzarlo Osiride “Signore di vita” nella parte sud della cinta di Montu.
ulteriormente egli promosse suo fratello Horemakhet alla carica di A Menfi Shabaqo costruì invece una cappella in calcare a sud
Sommo sacerdote di Amon e attribuì altri importanti incarichi a della cinta di Ptah e nel Serapeo di Saqqara sono state ritrovate tre
Tebe a dignitari kushiti. iscrizioni con il suo nome. Shabaqo fece anche emettere numerosi
Come Piankhy anche il regno di Shabaqo è caratterizzato scarabei iscritti con i suoi vari titoli, un’ulteriore testimonianza del
da un marcato ritorno ai valori tradizionali più antichi degli egizi, gusto arcaicizzante dell’epoca. In Nubia sono state ritrovate sue
ed è a partire da questo momento che nasce quello che viene chia- iscrizioni nel tempio di Kawa, mentre la sua tomba sormontata da
mato “Rinascimento nubiano” o “Rinascimento egizio”. In questo una piramide, oggi totalmente distrutta, si trova nella necropoli
modo, i sovrani nubiani intendevano affermare la loro intenzione kushita di el-Kurru.
di governare sulla Valle del Nilo come ideali continuatori della più Quando Shabaqo morì nel 698n a.C. gli successe direttamen-
antica regalità egizia. te o dopo un breve periodo di coreggenza uno dei figli di Piankhy,
Anche dal punto di vista teologico Shabaqo dimostrò Shebitqo (698 – 690).
un forte attaccamento al passato ricollegandosi alla tradizione Questo sovrano, pur continuando come i suoi predeces-
religiosa dell’Antico Regno, come dimostra la famosa “Teologia sori a trarre ispirazione dalle titolature dei sovrani dell’Antico
menfita”. L’iscrizione, rinvenuta a Menfi, è la copia su pietra di Regno (il suo nome d’incoronazione è Djedkaura, come quello
un’antica cosmogonia del dio Ptah che, iscritta su un rotolo di di Isesi, 2388 – 2356, sovrano della fine della V dinastia al quale
papiro o cuoio mangiato dai vermi, era stata trascritta su pietra s’ispirò anche per il nome Horus: Djedkhau), sottoscrisse la sua
per volontà del re in persona. ammirazione per Thutmosi III utilizzando in alcune iscrizioni i
La qualità della produzione artistica di questo periodo è nomi del celeberrimo sovrano del Nuovo Regno. In politica estera
notevole e presenta numerosi tratti arcaicizzanti; i programmi de- Shebiqto adottò una politica più aggressiva. In occasione della
corativi dei monumenti di Shabaqo traggono la propria ispirazione successione al trono assiro di Sennacherib, la Palestina si ribellò
direttamente da quelli dei sovrani dell’Antico Regno. Nei rilievi e e Shebitqo rispose alla richiesta d’aiuto del re Ezechia di Giuda
nella statuaria Shabaqo è rappresentato con i tratti forti e vigorosi mandando una spedizione militare capeggiata da suo fratello
e indossa il copricapo tipico che distingue i faraoni nubiani della minore Taharqo che però venne sconfitta dall’esercito assiro. Le
XXV dinastia, una calotta stretta sulle tempie con il doppio ureo a opere monumentali di Shebiqto sono scarse: dal tempio di Ptah
simboleggiare la sovranità sull’Egitto e sullo stato kushita. Shabaqo a Menfi provengono alcune iscrizioni a suo nome. Del re è stata
si occupò della ricostruzione delle cinte murarie e delle entrate di ritrovata anche una statua, la cui testa è andata purtroppo per-
molti templi tra cui quella del temenos di Medinet Habu. Qui, di duta, che lo rappresenta nello stile tipico dell’Antico Regno. Nel
fronte al tempio thutmoside fece innalzare un pilone con la tipica tempio di Karnak a Tebe Shebitqo costruì una cappella nei pressi
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L’enigma di Harwa
50 51
L’enigma di Harwa Maria Beatrice Galgano · La XXV dinastia
fronte al tempio orientale, e a sud, davanti al tempio di Khonsu. tori indigeni. Appena Assurbanipal lasciò il paese i governatori
Dentro il recinto del tempio principale costruì un edificio a nord del Delta giunsero a un accordo con Taharqo. Assurbanipal fece
del lago Sacro e un chiosco nel primo cortile. Dedicò una cappella subito arrestare e giustiziare i traditori, risparmiando solo Neko
al dio Osiride insieme a Shepenupet I. Nel tempio di Luxor sono che promise lealtà e fu rinominato re di Sais; a suo figlio Psamme-
stati ritrovati i resti di una cappella che porta il nome di Tahar- tico, il futuro Psammetico I (664 – 610), venne assegnato l’antico
qo. Sulla riva ovest di Tebe, a Medinet Habu, restaurò il muro regno di Athribi. Taharqo morì (664 a.C.) e durante il suo ultimo
di cinta del tempio thutmoside e portò a termine la decorazione anno di regno associò al trono Tanutamani. Taharqo, a differenza
del pilone iniziato da Shabaqo. I lavori a Tebe furono diretti dei suoi predecessori, scelse di farsi seppellire a Nuri, una località
da Montuemhat, “Principe della Città” e “Quarto Sacerdote di sulla riva meridionale del Nilo davanti al Gebel Barkal, in una
Amon”, un personaggio che andò acquistando sempre più potere piramide in cui sono stati trovati più di 1070 ushabty del sovrano.
fino a diventare l’indiscusso governatore della città. A Menfi le L’iconografia di Taharqo è molto ricca sia per quanto riguarda la
testimonianze di Taharqo sono più scarse e sono quasi tutte legate statuaria sia per i rilievi, egli viene rappresentato con il tipico
al culto del toro Api. Dopo questo iniziale periodo di pace del copricapo kushita e sulla fronte porta sempre il doppio ureo, a
regno di Taharqo l’Egitto conobbe una grande instabilità a causa testimonianza della sua doppia sovranità, nubiana e egiziana.
dell’invasione assira. L’ultimo faraone della XXV dinastia fu il nipote di Taharqo,
Nel 677 a.C. il re assiro Asarhaddon aveva sconfitto infatti Tanutamani (664 – 653) il cui nome d’incoronazione era Bakara
il re di Sidone e una volta fronteggiate le invasioni di popolazioni e quello Horus Uah-merut “durevole d’amore”. Questo sovrano,
straniere aveva rivolto la sua attenzione al paese che era diven- che non figura in nessuna delle versioni dello storico Manetone
tato il più temibile avversario dell’impero assiro: l’Egitto che da sulla XXV dinastia, aveva come obiettivo principale quello di ri-
tempo fomentava ostilità nei porti siriani. Asarhaddon invase la conquistare l’Egitto. In una stele eretta nel tempio di Gebel Barkal
Valle del Nilo nel 674, ma venne sconfitto a causa di una scarsa (la cosiddetta “Stele del sogno di Tanutamani”) risalente al suo
conoscenza geografica del paese. Attaccò nuovamente nel 671 a.C. primo anno di regno egli racconta un sogno: l’apparizione di due
e questa volta riuscì a sconfiggere Taharqo e a raggiungere Menfi serpenti, simbolo dei due urei che i sovrani kushiti portavano
dove catturò i membri della famiglia reale. Il sovrano kushita fu sulla fronte. L’interpretazione data dal faraone a questo sogno è
così costretto a ripiegare a sud. Asarhaddon lasciò l’Egitto ponen- quella di un’esortazione alla riconquista dell’Egitto. Così, dopo
do il controllo della parte settentrionale del paese in mano a una avere riconquistato Elefantina, Tebe e Menfi Tanutamani riuscì
dinastia di sovrani di Sais. Taharqo, approfittando della partenza a raggiungere il Delta dove sconfisse Neko, il principale vassallo
di Asarhaddon, fomentò una serie di rivolte al nord che costrinsero assiro, che morì in battaglia. In conseguenza di questo evento,
il re assiro a un nuovo intervento, nel 699. Asarhaddon morì però alcuni governatori del Delta si sottomisero a Tanutamani. Assur-
mentre marciava verso l’Egitto e il trono passò a suo figlio Assur- banipal mandò allora immediatamente una spedizione punitiva
banipal. Nel 667-666 Assurbanipal invase nuovamente l’Egitto, (664-663) che conquistò Menfi e saccheggiò Tebe. Tanutamani fu
Taharqo cercò scampo a Tebe, ma venne raggiunto dal nemico che costretto a rifugiarsi a Kush, dove continuò a regnare, senza però
lo costrinse a ritirarsi a Kush. Ormai gli assiri dominavano tutta più riuscire a tornare in Egitto.
la regione tebana fino ad Assuan ed erano stati accettati anche dai Le testimonianze che ci restano di Tanutamani si trovano a
funzionari del precedente governo nubiano, tra cui Montuemhat. Karnak, dove il ritrovamento di alcuni blocchi a suo nome potrebbero
La vittoria assira fu a questo punto totale e l’amministrazione del testimoniare l’esistenza di un suo edificio oggi scomparso. Nel tempio
paese venne affidata, secondo le usanze dei vincitori, a collabora- di Luxor invece numerose iscrizioni documentano l’installazione di
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L’enigma di Harwa
sacerdoti durante il suo regno. In Nubia, oltre alla “Stele del sogno”,
sono state ritrovate, nel grande tempio di Amon al Gebel Barkal,
due statue in granito alte più di due metri ma purtroppo acefale.
Tanutamani ritornò a farsi seppellire nella necropoli di el-Kurru
con una piramide, oggi completamente distrutta, dentro la quale
sono stati trovati numerosi ushabty che ci permettono di ricostruire
i tratti fisici del sovrano.
Con lui la XXV dinastia giunse alla sua fine. I faraoni sai-
tici della XXVI dinastia cercheranno di cancellarne l’esistenza
e la memoria dei loro predecessori nubiani mediante il martel-
lamento sistematico dei loro nomi e del doppio ureo dalle loro
immagini.
Catalogo 5
Ushabty di Taharqo,
Museum of Fine
Arts, Boston. Harvard
University-Boston
Museum of Fine Arts
Expedition, 20.2907
(© 2004 Museum of
Fine Arts, Boston)
54 55
Aspetti del
rinascimento kushita
Edna R. Russmann
Brooklin Museum of Art
New York
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57
Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
Molti aspetti della cultura kushita sono tuttavia una diretta continua-
zione di quella dell’epoca che la precede, il Terzo Periodo Intermedio
(spesso chiamato Periodo Libico) che va dalla XXI alla XXIII dinastia
Catalogo 6
(1075 – 750). Tra le innovazioni di questi dinasti, i discendenti degli
Statua della dea Mut
o di una regina. Parigi, immigrati libici che da lungo tempo ormai risiedevano nel Delta, vi
Museo del Louvre, E
25456 (© 2004 Musée era la pratica di costruire le tombe reali all’interno del perimetro di
du Louvre Département un tempio ritenuto particolarmente sacro1. Così la Sposa Divina di
des Antiquités
Égyptiennes) Amon Shepenupet I, una principessa di origine libica, venne sepolta
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59
L’enigma di Harwa Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
al di sotto di una cappella funeraria eretta a non molta distanza dal archeologi hanno ritrovato una serie di statuine e di ornamenti in
tempio thutmoside di Medinet Habu. La kushita Amenirdis I, che le bronzo di importazione, di raffinatissima fattura, della XXV e XXVI
succedette, fece costruire il proprio monumento funerario accanto a dinastia. Tra questi vi erano frammenti di una figura maschile stante
quella della predecessora2. con testa rasata e una veste di pelle di leopardo tipica dei sacerdoti.
Gli artigiani del Periodo Libico non sono gli inventori dell’ar- Questa scultura, quando era completa, doveva avere un’altezza di
te metallurgica, ma va a loro il merito di averla portata a un grado di oltre sessanta centimetri7. Il busto della figura, dalle spalle ampie e
raffinatezza molto più elevato rispetto ai loro predecessori. Le belle di proporzioni atletiche, e la muscolatura della parte inferiore della
sculture e gli altri oggetti in bronzo di questo periodo sono degni di gamba indicano oltre ogni dubbio che questa statua in bronzo di
nota per la loro sofisticata esecuzione, per la comparativamente am- un sacerdote egizio, dalle dimensioni eccezionalmente grandi, fu
pia scala di statue regali e private, e per gli effetti policromi ottenuti prodotta durante l’epoca kushita.
con l’inserzione o la sovrapposizione
di altri metalli. Come si può notare
dalla figura stante della Sposa Divina
di origine libica Karomama, conservata L’arcaismo
al Louvre, i risultati potevano essere
spettacolari3. I sovrani kushiti dell’Egitto erano ben lungi dall’essere i primi a
Il grandissimo numero di statue ricercare l’ispirazione artistica nel passato. L’arcaismo, imitazione o
regali kushite in bronzo a noi pervenute, emulazione di opere d’arte e stili di epoche precedenti, è espressio-
di piccole dimensioni e di mediocre ne tipica della reverenza che la cultura egizia, assai conservatrice,
fattura, potrebbero suggerire un declino nutriva per il passato e dei suoi continui tentativi di conservare (o
nella toreutica durante la XXV dinastia se necessario, di restaurare) gli antichi usi. Benché modalità e sfu-
(figura 9). Una statuina molto dettagliata mature di emulazione variassero considerevolmente, l’arcaismo può
di Shabaqo (713 – 698) inginocchiato essere riconosciuto in ogni periodo della storia dell’Antico Egitto8.
appare però in linea con la tradizione È rilevabile in misura maggiore durante i periodi di cambiamento
di superba abilità tecnica delle epoche come, per esempio, al momento dell’ascesa di una nuova dinastia.
precedenti4 e una statuina in bronzo di Non ci si deve perciò stupire che rappresenti una componente fon-
una donna della famiglia reale kushita damentale nelle rappresentazioni regali nella scultura e nel rilievo
splende con i suoi inserti in oro e argen- dei dinasti libici della XXI-XXIII dinastia.
to5. L’elemento mancante nella toreutica Il loro stile è notoriamente difficile da caratterizzare9. In larga
Figura 9 kushita potrebbe sembrare a prima parte, ciò accade perché il fine e persino i modelli delle rappresen-
Statuetta di Sposa vista la scultura di grandi dimensioni. tazioni arcaicizzanti del Terzo Periodo Intermedio appaiono essi
Divina in bronzo (circa L’esempio di statuaria regale di maggiori stessi scarsamente definiti. Quello che si può dire è che i prototipi
760-656). Acquisto di
un donatore anonimo in dimensioni finora noto è rappresentato possono essere fatti risalire tutti al Nuovo Regno (metà della XVIII
memoria di Christos G.
Bastis e Charles Edwin da un’altra figura inginocchiata, alta dinastia e fine della XVIII dinastia e, soprattutto, regno di Ramesse
Wilbour Fund, New York, solo 33,2 centimetri6. II, 1279 - 1212). Senza dubbio le varie rappresentazioni di Ramesse
Brooklyn Museum of
Art, 1999.110. (© 2004 Tra le rovine del tempio greco II, che traggono ispirazione sia dalla metà che dalla fine della XVIII
Brooklyn Museum of Art,
New York) arcaico di Hera sull’isola di Samo, gli dinastia10, possono avere offerto i modelli di base per l’arcaismo del
60 61
L’enigma di Harwa Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
Terzo Periodo Intermedio. Benché Ramesse fosse un re dotato di im- (698 – 690), sfortunatamente priva di testa. Blocchi con nomi di
menso potere, le sue immagini nelle sculture e nei rilievi manifestano re kushiti, riutilizzati all’interno del temenos del tempio di Ptah,
ampie variazioni, non solo nello stile, ma anche nella qualità. Come indicano che essi vi costruirono piccoli edifici13.
i re deboli che gli succedettero (e in stridente contrasto con i dinasti L’interesse kushita per Menfi come sito religioso di grande
kushiti) egli non sviluppò mai una metafora visiva che esprimesse antichità è dimostrato in modo indubbio dalla pietra di Shabaqo
convincentemente il suo potere regale, eccezion fatta, ovviamente, che pretende di volere riprodurre un testo religioso trovato su di un
per la scala colossale dei suoi monumenti. papiro molto antico e parzialmente preservato. L’enfasi che i ricer-
Con l’arrivo dei re kushiti dalla Nubia l’arcaismo fu con catori hanno posto recentemente sulla possibilità che il copista si
profitto applicato all’ambito regale. Questi regnanti sembrano es- sia sbagliato nella datazione dell’originale o che, addirittura, abbia
sere stati molto chiari nel volersi far rappresentare come stranieri, compiuto questa affermazione in un tentativo di deliberata falsifica-
fedeli ad Amon e agli altri dei egizi, dotati di così grande pietas che zione14, tende a mettere in ombra il fatto che la dinastia riteneva che
Amon li aveva posti a capo degli egizi come legittimi sovrani. La simile materiale potesse essere trovato solo a Menfi, e che avesse il
sofisticatezza e la sottigliezza con cui questo approccio fu espresso dovere di preservarlo e di “pubblicarlo”.
nel testo arcaicizzante del primo monumento kushita di una certa Ora si sa che un torso frammentario di Shabaqo, proveniente
rilevanza, la Stele di Piankhy11, suggerisce che i temi principali del da Saqqara e conservato al Louvre, è stato scoperto da Mariette nel
fondamento logico della regalità kushita erano già stati elaborati in Serapeo15. Più recentemente, una piccola triade che ritrae Shabaqo e
Nubia, forse addirittura prima che Kashta dichiarasse per primo il due dee è stata ritrovata nella tomba di Bakenrenef a Saqqara16. Ora
suo diritto al trono egiziano. che sappiamo che la griglia preparatoria (di cui parleremo oltre) di
Epoca Tarda è un’innovazione della XXV dinastia, dovremmo in-
dubbiamente rivedere il presupposto comunemente accettato che la
griglia preparatoria tracciata sopra i rilievi del recinto della Piramide
Menfi a Gradoni di Djoser dati alla XXVI dinastia17.
Alcuni prestiti kushiti dall’Antico Regno potrebbero derivare
Durante la conquista dell’Egitto settentrionale da parte di Piankhy, dalla regione menfita: i nomi dei sovrani dell’Antico Regno che essi
così come viene descritta dalla sua stele, la ricompensa più grande adottarono, ad esempio, o l’idea di costruire piramidi al di sopra delle
è la conquista di Menfi. Non avrebbe potuto essere diversamente, tombe nei cimiteri reali nubiani. L’Egitto era però pieno di piramidi
perché, come sempre, la posizione strategica della città tra la Valle di ogni forma e grandezza, incluse quelle di modeste dimensioni e
e il Delta la rendeva indispensabile per chiunque avesse voluto dai lati rastremati delle tombe di privati del Nuovo Regno, che più
controllare l’intero paese. Menfi divenne la residenza dei re ku- assomigliano alla versione kushita. Come ò stato notato, un numero
shiti in Egitto. Questo è un fatto spesso trascurato, o addirittura di tombe con piramide risalenti al Nuovo Regno fu costruito anche
negato, a causa della mancanza di testimonianze archeologiche in Nubia. Se, come sembra più probabile, queste servirono come
tra le rovine di questo sito spettacolare. Poche sono anche le prototipi per le più tarde versioni regali, si potrebbe supporre che
testimonianze della presenza kushita a Saqqara e, incredibil- siano piuttosto queste a essere state utilizzate come modello per i
mente, quasi inesistenti a Giza. Alle testimonianze raccolte da costruttori e gli operai dei re nubiani.
Zivie-Coche12, possiamo aggiungere soltanto pochi reperti, alcuni Solo a Saqqara e nelle altre necropoli gli scultori kushiti
dei quali, tuttavia, possono risultare più significativi di quanto avrebbero, tuttavia, potuto assimilare i dettagli delle statue regali e
ritenuto. Proviene da Menfi una bella statua seduta di Shebitqo dei rilievi in modo così completo da amalgamarli insieme in uno stile
62 63
L’enigma di Harwa
così preciso. Non solo la semplicità delle vesti e delle insegne regali,
ma anche i dettagli dell’anatomia reale (il capo tondo e massiccio, il
collo corto, il torso dalle spalle ampie, la vita sottile e i fianchi snelli
e, tratto forse più distintivo, i muscoli potentemente modellati della
parte inferiore delle gambe) furono tutti trasferiti nell’immagine dei
sovrani kushiti.
Lo sviluppo di questo stile arcaicizzante può essere stato solo
un processo deliberato e può essere stato condotto solo dietro espli-
citi ordini (o, almeno, aperta approvazione) dei monarchi. In questo
senso abbiamo la testimonianza dello stesso Taharqo, in un’iscrizione
in cui afferma che egli inviò maestranze di scultori da Saqqara ad
un tempio che stava costruendo a Kawa in Nubia, con lo scopo di
riprodurre scene tratte dai templi funerari dell’Antico Regno. Que-
sto compito venne portato a termine con così grande fedeltà che gli
originali di Saqqara dei rilievi di Taharqa ancora esistenti possono
essere tuttora facilmente riconosciuti.18
L’influenza menfita era così forte sulla rappresentazione
regale kushita che ci si può chiedere se non ci siano state anche in-
fluenze meno ovvie. Solo nell’Antico Regno, per esempio, i re egizi
erano raffigurati a capo scoperto e rasato; tali immagini possono avere
spinto quelli nubiani ad adottare la consuetudine di farsi ritrarre a
capo scoperto19. Similmente, la rinuncia kushita alla Corona Azzur-
ra, che aveva fatto la sua prima apparizione all’inizio della XVIII
dinastia, potrebbe essere stata incoraggiata dalla sua mancanza nelle
rappresentazioni dell’Antico Regno20.
Lungi dalla semplice imitazione delle raffigurazioni egizie,
l’iconografia regale kushita incorporò anche elementi autoctoni:
collane con amuleti a forma di teste di ariete, simbolo del culto
nubiano di Amon, elaborati diademi e l’adozione del doppio ureo
al posto di quello singolo comune agli altri sovrani egizi21. Fino ai
Tolemei nessun altro re straniero d’Egitto si sarebbe permesso, anche
solo di suggerire, di non essere di origine egiziana22. I re kushiti non
Catalogo 7 solo ammettevano la propria provenienza straniera, ma la pubbli-
Statua di Akhimenru. cizzavano, in un programma unico e coerente di autopresentazione
Parigi, Museo del
Louvre, E 13106 (© che testimonia un’attenzione particolare per l’arte regale, dal livello
2004 Musée du Louvre più alto al più basso, che può essere il fattore più importante nella
Département des
Antiquités Égyptiennes) nascita del Rinascimento kushita.
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L’enigma di Harwa
Tebe
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L’enigma di Harwa Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
vesti semplici e tradizionali e le parrucche tripartite, sormontate dal lungo, ma indossa una parrucca degli inizi del Nuovo Regno34. Una
copricapo a forma di spoglia di avvoltoio caratteristico delle regine e famosa statua stante del notabile Montuemhat (figura 10) (un contem-
da un’acconciatura con alte piume, evocano le immagini delle regine poraneo poco più giovane di Harwa) lo rappresenta, stranamente, con
del Medio e del Nuovo Regno, o quelle di divinità29. l’anatomia e il gonnellino corto dell’Antico Regno, certamente derivati
dall’imitazione dei modelli regali kushiti. La sua parrucca, tuttavia, è
del Nuovo Regno e il suo volto, anche se esibisce “generiche” caratte-
ristiche tebano/kushite (occhi più stretti, naso grosso e guance larghe
La scultura privata e piatte), è caratterizzato dal pesante modellato dei tradizionali segni
egizi dell’età avanzata, e da un’espressione accigliata35.
La scultura privata tebana del Periodo Kushita varia da figure a gran- Questa stessa espressione è comune ad altre statue di privati
dezza naturale a quella alte circa la metà ed è invariabilmente di alta della XXV dinastia, una di Harwa compresa36, ed era intesa sottolineare
qualità (come, in verità, era stato il caso nel precedente Terzo Periodo il potere e l’autorità che derivavano al soggetto dalla sua alta carica.
Intermedio). Bernard V. Bothmer, che fu Un recente parere sul fatto che la statua stante di Montuemhat intenda
il primo a studiare sistematicamente la esprimere, in questo modo, il suo desiderio di diventare re37, dimostra la
scultura egizia dell’Epoca Tarda, ha di- moderna convinzione che un volto individualizzato rifletta le emozioni
scusso molti aspetti della statuaria nella personali del soggetto. Nel caso dell’arte egizia, questa considerazione si
XXV dinastia30. rivela però sempre errata, in quanto l’espressione facciale era piuttosto
Le statue di sacerdoti e ufficiali intesa a riprodurre l’atteggiamento appropriato alla carica di ciascuno,
della XXV dinastia hanno spesso visi o a esprimere il temperamento culturale dominante dell’epoca in cui
con tratti che, benché difficili da descri- il soggetto viveva38.
vere, li rendono riconoscibili e databili La questione del ritratto
a questo periodo. Questi volti “generici” (nel senso di somiglianza spe-
(aperti, con guance ampie e piatte, nasi cifica individuale) nelle rap-
piuttosto grossi e occhi leggermente ri- presentazioni non regali tebane
dotti31) sembrano avere poco in comune della XXV dinastia è complicata.
con le rappresentazioni regali contempo- L’esempio migliore di tale so-
ranee ed è possibile che possano derivare miglianza può essere quello di
dalle rappresentazioni dei kushiti che Harwa che, in alcune statue e
abitavano in Egitto32. almeno in un rilievo della tomba,
Tutta la scultura non regale della è raffigurato come spiccatamente
XXV dinastia è arcaicizzante. Molti esem- obeso, e il cui volto è assai largo
pi includono una commistione di elemen- nelle immagini che lo ritraggono
ti del Medio e Nuovo regno33. Perciò una Figura 11 da giovane e carnoso in quelle
Figura 10
statua di scriba eseguita sotto Shabaqo Statua di Harwa che lo ritraggono da vecchio. A
mostra una versione del Medio Regno seduto da Karnak. parte il suo addome prominente,
Statua di Montuemhat. Museo della Civiltà
Museo Egizio del Cairo, della posa a gambe incrociate, in cui il sog- Nubiana di Assuan, JE Harwa non ha però tratti davvero
CG 42236 (Fotografia 37386 (Fotografia di
di Francesco Tiradritti) getto ha le gambe coperte da un gonnellino Francesco Tiradritti) caratterizzanti (figura 11).
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L’enigma di Harwa
Le tombe tebane
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L’enigma di Harwa
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L’enigma di Harwa Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
lavorando su “libri di modelli”, che avevano con sé47. Gli scultori che Note
Taharqa inviò da Saqqara a Kawa48 dovevano avere simili modelli 1
L’opera fondamentale a riguardo rimane sempre Stadelmann 1971.
disegnati. Dal momento che questi uomini erano quasi certamente 2
Arnold 1999, pp. 49-50; Aston 2003, p. 145.
passati per Tebe nei loro lunghi viaggi da e verso la Nubia, avrebbero 3
Hill 2004, p. 29 e nota 24 (bibliografia), tav. 13. La scultura è molto bene illustrata in Leclant
potuto interrompere il loro viaggio godendo dell’ospitalità di Harwa 1980, figg. 105, 108, 176. Per la statuaria regale in bronzo di questo periodo, si veda Hill 2004,
pp. 23-49, specialmente pp. 45-46. Per la parte superiore di una grande scultura non regale
e ripagandolo con la realizzazione di questi superbi rilievi. (British Museum EA 22784), si veda Russmann at alii 2001, cat. 117, pp. 219-221.
Nella tomba di Montuemhat, un poco più tarda, è ripreso il 4
Museo Archeologico di Atene, ANE 632; altezza cm 16; Hill 2004, pp. 53-54, cat. 17, pp. 158-
159, tav. 29. La discussione di Hill sulla scultura regale in bronzo di epoca kushita (pp. 51-74)
tema della vita quotidiana, con simili dettagli risalenti all’Antico è ora l’opera definitiva a riguardo.
Regno49. Le fonti dei rilievi della tomba arcaicizzante di Montuemhat 5
British Museum EA 54388: Russmann et alii 2001, cat. 115, pp. 117-118. Ancora più ricco di
stavano già iniziando a variare e l’ispirazione appare più legata ai mo- colori è un piccolo cofanetto rettangolare con una iscrizione della Sposa Divina Shepenupet II,
decorato in oro e argento: Leclant 1980, fig. 149.
numenti tebani più recenti che si trovavano nelle vicinanze (le tombe 6
Museo Archeologico di Atene, ANE 624: Hill 2004, pp. 60-62, cat. 36, pp. 168-169, tav. 41. Hill
della XVIII dinastia e i rilievi nel tempio funerario di Hatshepsut). afferma plausibilmente che, come molte altre immagini regali kushite, la figura sia stata usurpata
da Psammetico [II], di cui porta tuttora il nome.
Questo cambiamento è dimostrato in modo evidente da alcune scene
7
Jantzen 1972, p. 7, tavv. 1-4.
agricole di cui si conservano anche gli originali da cui sono state 8
Per una discussione generale del fenomeno, si veda Russmann et alii 2001, pp. 40-45.
copiate50. L’ispirazione tebana si riflette anche nello stile di questi 9
Si veda, recentemente, Hill 2004, pp. 21-26, che cita il lavoro di Richard Fazzini (1988).
ed altri rilievi Montuemhat, che emulano quelli della XVIII e perfino 10
Cfr. Russmann et alii 2001, p. 43.
dell’XI dinastia51. Data la grandezza della sua tomba e l’importanza 11
Grimal 1981 rimane lo studio basilare per il testo della stele.
di Montuemhat come funzionario52 non ci si deve sorprendere che 12
Zivie-Coche 1991, pp. 82-83.
il monumento funerario abbia da solo costituito il riferimento più 13
La statua è Museo del Cairo CG 655: Russmann 1974, cat. 6, p. 47. Esempi di blocchi con
importante per le tombe kushito-saite successive. iscrizioni in Leclant 1981, Berlandini 1984 – 1985.
Nello spazio di una o due generazioni, con lo sviluppo della
14
British Museum EA 498: Taylor 1990, con bibliografia.
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L’enigma di Harwa Edna R, Russmann · Aspetti del Rinascimento kushita
1989, fig. 6, Mysliwiec 1988, tav. 34); Amenirdis I and Shepenupet II (Russmann 1989, tavv. meno trasportabili.
36-37). 48
Si veda sopra la nota 17.
25
Harwa: Russmann 1983, p. 145, fig. 4; Montuemhat: Mysliwiec 1988, tav. 41b-c. 49
Ora si sa che questi rilievi furono scolpiti sui muri ovest e nord del secondo cortile, che (a differenza
26
Ancora manca la pubblicazione, da tempo attesa, di questa cappella, cfr. Mysliwiec 1988, tavv. della parte più orientale della tomba) venne decorato sotto la XXV dinastia. La descrizione più
26-27. dettagliata delle scene si trova ancora in Russmann 1994.
27
Si veda, per esempio, Leahy 1994 e, anche, Russmann 1997. La più formosa di queste figure è 50
Il più noto esempio è un frammento che mostra una donna che allatta (Museum of Arts di Brooklyn
ugualmente molto più snella delle rappresentazioni della regina Karomama di epoca libica, che 48.74) discusso e illustrato insieme al suo prototipo nella tomba di Menna (TT 60) in Fazzini
introduce per la prima volta nell’Egitto faraonico la pienezza delle forme come ideale della bellezza 1972, p. 60, figg. 26, 27.
femminile; cfr. Richard Fazzini in Russmann et alii 2001, p. 215 con fig. 53. 51
Per un tentativo di descrivere questo stile, si veda Russmann 1983, p. 139.
28
Le immagini variano sufficientemente da rendere difficile stabilire quale significato, se ne esiste 52
Montumehat ricoprì la sua carica per quasi vent’anni grazie anche alla sottomissione di Tebe, di
uno, debba essere attribuito all’occasionale statua di una Sposa Divina con volto rotondo e guance
cui egli fu probabilmente uno degli artefici, ai sovrani della XXVI dinastia.
paffute, o ai rilievi con profilo pieno.
29
Russmann 1997; cfr. Russmann 2002.
30
Si veda, tra gli altri, Bothmer 1960, pp. xxxii-xxxix e catt. 1-18; e, in seguito, Bothmer 1994.
31
Si veda, ad esempio, la statua dello scriba Pas-shuper,datata al regno di Shabaqo (British Museum EA
1514): Russmann et alii 2001, cat. 122, pp. 228-229. Altri esempi: Bothmer 1994, p. 62, figg. 1-4.
32
Bisogna però ammettere che le due statue di personaggi di chiara origine kushita ritrovate a
Tebe hanno pochi di questi tratti: il Sommo Sacerdote di Amon, Horemakhet (Museo del Cairo
CG 42202, Russmann 1989, cat. 80, pp. 175-177, 220-221) e Iriketakana (Museo del Cairo JE
38018: ibid., Russmann 1989, pp. 175, 178, 221).
33
Una sorprendente eccezione è rappresentata da una statua di scriba, una delle molte scolpite
per il contemporaneo di Harwa Petamenofi in cui ogni dettaglio della posa, del gonnellino, delle
proporzioni e forma delle gambe e i capelli rasati con attaccatura alta, echeggiano le versioni
dell’Antico Regno (Museo del Cairo JE 37341), a cui recentemente è stato assegnato un numero
CG: Josephson e Eldamaty 1999, pp. 31-35 (dove il numero è 84615), 114 (col numero di 48615),
tav. 15 (col numero di 486015).
34
British Museum 1514: si veda sopra la nota 29.
35
Museo del Cairo CG 42236: ben illustrata in Russmann 1989, cat. 78, pp. 170-172, 220.
36
Per un terzo esempio, Museo del Cairo JE 38018, si veda la nota 30.
37
Josephson 2002.
38
Per una discussione su questa percezione errata, con riferimento alle rappresentazioni dei re della
tarda XII dinastia, si veda Russmann 2002, pp. 35-36, pp. 101-104.
39
Robins 1994.
40
TT 223: Robins 1994, pp. 160-161, con fig. 7.2.
41
Nonostante gli studi recenti sulle singole tombe, l’opera di riferimento sulla loro architettura resta
quella di Eigner 1984. Le due tombe più grandi, appartenute a Petamenofi (TT 33) e Montuemhat
(TT 34), sono le due più antiche, dopo quella di Harwa.
42
Le più recenti discussioni sulle tombe le caratterizzano con termini assai differenti: “palazzo
funerario” (Arnold 1999, p. 45; cfr. il termine tedesco largamente impiegato di “Grabpalast.”)
oppure “tombe-tempio” (Aston 2003, p. 146).
43
Eigner 1984, pp. 178-180, 182-185 (Harwa); p. 180, tav. 50A (Petamenofi).
44
Russmann 1995A.
45
Altri dettagli dell’Antico Regno: Russmann 1983, p. 138.
46
Su questo stile, si veda Russmann 1983, p. 139.
47
Molti storici dell’arte egizia concordano sull’esistenza degli schizzi preparatori, sebbene ne siano
sopravvissuti pochissimi esempi. Questo potrebbe indicare che molti erano tracciati su fogli di
papiro relativamente fragili, invece che su scaglie di pietra o ostraca, meno costosi ma anche
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Tebe durante
la XXV dinastia
Christopher Naunton
Egypt Exploration Society
Londra
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Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
quella dei sovrani citati da Manetone1. Alcuni di questi alti funzionari Alara (775 – 765) e Kashta (765 – 745)
giocarono un ruolo di primo piano nelle vicende dello stato tebano
durante la XXV dinastia e i loro monumenti (in particolare le loro Il primo tra sovrani i kushiti ad avere lasciato testimonianze in Egitto
magnifiche tombe) insieme alle opere volute dai sovrani kushiti di è quello considerato da molti il secondo della XXV dinastia, Kashta,
questo periodo a Tebe uno dei capitoli più spettacolari ed emozio- succeduto al padre Alara con il quale si suole far iniziare la stirpe
nanti della storia e dell’archeologia dell’antico Egitto. dei monarchi nubiani. Anche se Kashta non invase mai davvero
l’Egitto, così come fecero i suoi successori, esistono alcune prove
Il carattere distintivo di tutto il periodo è rappresentato sulla sua conquista di Tebe, dove fu forse anche incoronato faraone4.
dagli stessi faraoni della XXV dinastia. Erano di origine africana, È Kashta il responsabile dell’importantissima nomina della figlia
venivano dal regno di Kush in Nubia, la cui capitale era Napata, Amenirdis (I) a erede della Sposa Divina di Amon, Shepenupet I5.
città situata molto a sud dell’Egitto in prossimità alla Quarta Shepenupet vi era stata insediata dal padre Osorkon III (788 – 760),
cataratta del Nilo. I kushiti compaiono tra i nemici tradizionali sovrano tebano che, durante il suo regno, aveva dato nuova vita e
dell’Egitto e, tranne per qualche breve periodo, gli egizi erano, importanza a questa carica religiosa femminile, inaugurando una
fino a questo momento, riusciti a imporre il loro dominio sulla consuetudine che si sarebbe protratta per tutta la XXV dinastia. È
regione meridionale2. La civiltà kushita/napatea si era però note- da questo momento in poi che le Spose Divine cominciarono a so-
volmente sviluppata e rafforzata nei secoli successivi al Nuovo stituire il Sommo Sacerdote come figura più importante all’interno
Regno e, intorno alla metà dell’VIII secolo, era stata in grado di del clero di Amon a Karnak.
rivolgere la propria attenzione a nord, riuscendo a espandere la
propria influenza fino a Tebe. La frammentarietà politica dell’Egit- Non è chiaro quale fosse la situazione politica a Tebe al
to durante questo periodo è tale che la XXV dinastia si sovrappone momento dell’incursione di Kashta e della nomina di Amenirdis
ad altre dinastie di governanti ed è perciò pressoché impossibile I. Gli studiosi attualmente postulano l’esistenza di una XXIII dina-
fissare il momento preciso in cui i sovrani kushiti cominciarono stia tebana che includerebbe Osorkon III e che avrebbe governato
a regnare davvero sui territori settentrionali. All’interno della su tutto l’Egitto meridionale6. I fautori di questa teoria sostengono
stessa sequenza dinastica dei faraoni kushiti esistono ancora al- che Osorkon III debba essere identificato con il Sommo Sacerdote
cuni problemi. La loro successione e i loro nomi sono noti grazie di Amon Osorkon, la cui “cronaca”, che documenta un periodo di
a riferimenti incrociati con testimonianze provenienti da altre grande instabilità politica, è inscritta sul ‘Portale bubastidÈ a Kar-
regioni nell’antico Vicino Oriente. Attraverso queste è possibile nak7. Osorkon passò la carica di Sommo Sacerdote al figlio Takelot,
però assegnare datazioni assolute soltanto ai regni degli ultimi che in seguito sarebbe diventato Takelot III (765 – 756) e avrebbe
sovrani3 che, a loro volta forniscono durate, soltanto probabili, prima governato insieme al padre per poi rimanere sovrano unico.
per i regni dei monarchi precedenti. Takelot III sarebbe però morto prematuramente e, forse perché i suoi
figli erano troppo piccoli per assumere il comando, il trono passò
Questo capitolo descrive la situazione a Tebe durante il al fratello Rudamon. Rudamon stesso probabilmente regnò solo per
periodo della dominazione kushita e concentrandosi sui funzionari pochi anni e non è chiaro poi chi gli succedette. Un’ipotesi è che il
che detenevano l’autorità nella città, molti dei quali probabilmente suo successore sia stato il genero Pef-tjau-auy-Bastet e che la sede
dovevano il proprio potere all’appoggio dei faraoni nubiani. Parti- della dinastia tebana si fosse trasferita a Eracleopoli, città di cui
colare attenzione è anche rivolta ai monumenti costruiti durante Pef-tjau-auy-Bastet era governatore. Questo evento avrebbe avuto
questo periodo in città. luogo durante il suo ‘regno’ (o poco prima) e fu forse motivato dalle
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
Pef-tjau-auy-Bastet, come invece accadde per gli altri monarchi dita d’importanza che aveva subito questa carica. L’investitura di
sconfitti, suggerendo che il trasferimento di autorità da una città Horemakhet fu molto probabilmente simbolica e derivata dall’impos-
all’altra fosse avvenuto in modo pacifico. sibilità di Shabaqo di nominare una propria figlia quale erede della
Sposa Divina, essendoci già due principesse in attesa di succedere
Nonostante fosse riuscito a sconfiggere la coalizione e dimo- a Shepenupet.
strasse una notevole riverenza per la tradizione egiziana, Piankhy
fece immediatamente ritorno in patria e pare non si sia più mosso Durante il regno di Shabaqo anche il titolo di Quarto Sacer-
da lì fino alla sua morte13. La situazione a Tebe rimase relativamente dote di Amon passò a un funzionario fedele ai kushiti, Nakhtefmut,
stabile. Un egiziano, Khaemhor (A), probabilmente imparentato con un egiziano nominato a questa carica alla morte di Kelbasken. Alcuni
i kushiti mediante matrimonio, ereditò l’importante titolo di Visir documenti scoperti di recente hanno rivelato l’esistenza di un altro
dell’Alto Egitto dal fratello e la carica di Governatore della città da Quarto Sacerdote: Udjahor, che si fregiava anche del titolo di “Grande
Kelbasken, al momento della morte di questo14. Anche se vi era già Sovrintendente della Città” e la cui sepoltura ebbe luogo nel decimo
Amenirdis come erede della Sposa Divina di Amon Shepenupet I, anno di regno di Shabaqo15. Si è pensato che questo titolo dovesse
Piankhy fece adottare una sua figlia, Shepenupet (II), come erede in essere associato con quello di “Governatore della città”16, facendo
attesa, assicurando la continuità della presenza kushita a Tebe per così supporre che Udjahor svolgesse un ruolo simile a quello di
molti anni. Kelbasken, un’ipotesi rafforzata dalla possibilità che Udjahor fosse
imparentato ai kushiti mediante matrimonio.
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
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l’Egitto nel 674, le armate assire sarebbero però state respinte con
successo da quelle di Taharqo27. Asarhaddon si riorganizzò e tornò
ad attaccare l’Egitto con la ferma intenzione di includere la Valle
del Nilo tra i domini dell’impero assiro. Riuscì in questa impresa
nel 671 a.C. Non soddisfatto di avere sconfitto il faraone nel suo
stesso paese, Asarhaddon impose sue proprie leggi: venne stabilito
un tributo annuale e furono promulgate istruzioni per le offerte da
compiere regolarmente agli dei assiri nei templi egiziani. Asarhad-
don confermò l’autorità dei governatori locali egiziani che lui con-
siderava degni della sua fiducia e ne installò di assiri nelle regioni
in cui ritenne fosse necessario. I nomi di questi alti funzionari sono
elencati nel testo del Cilindro di Rassam, un documento assiro da-
tabile all’inizio del regno del suo successore Assurbanipal28. Come
la stele di Piankhy, il Cilindro di Rassam fornisce “istantanee”
sulla situazione politica dell’Egitto in un momento ben preciso.
È impossibile però sapere quanto i governatori assiri restarono in
carica, soprattutto perché Taharqo riuscì a riconquistare l’Egitto
fino a Menfi e a restaurare il governo kushita.
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
III31. Assurbanipal rivendicò di avere confermato la carica alle perso- regione tebana avvenne, anche in questo caso, con la nomina della
ne citate nel Cilindro Rassam a due anni di distanza dalla loro nomina figlia di Psammetico I Nitocri a erede in attesa della Sposa Divina di
da parte di Asarhaddon. Montuemhat è citato come detentore del Amon. Si ha qui un sorprendente parallelo con quanto aveva fatto
potere su Tebe anche nel corso del successivo governo kushita. Kashta, settanta o ottanta anni prima all’inizio della XXVI dinastia.
Vari dignitari del governo kushita dimostrarono la loro fedeltà a Ni-
Taharqo avrebbe recuperato il controllo del paese, ma subì tocri offrendo doni in derrate alimentari. Tra questi compare ancora
ancora una pesante sconfitta a Memfi nel 664 a.C., questa volta per Montuemhat in compagnia del figlio Nesptah, della moglie Udjaresne
mano di Assurbanipal che lo costrinse a una nuova ritirata a sud. e di Horemkhebyt, figlio di Horemakhet, Sommo Sacerdote di Amon
Taharqo trovò morte nel corso della sua fuga. A lui succedette un e nipote di Shabaqo34.
figlio di Shabaqo, Tanutamani32.
Le Spose Divine di Amon, inclusa Shepenupet II, soprav-
vissero alla fine della dinastia kushita. Psammetico si dimostrò
esplicitamente rispettoso nei confronti di questa istituzione
Tanutamani (664 – 653) religiosa nella stele che commemora la nomina di Nitocri. In
questo testo il sovrano afferma che Amenirdis II non sarebbe stata
Dopo aver stabilito la sua autorità su Kush, Tanutamani marciò esclusa della successione35. Shepenupet II era intanto succeduta
verso nord e raggiunse il Delta dove ingaggiò battaglia contro gli a Amenirdis I come Sposa Divina poco dopo l’inizio del regno
alleati degli assiri. Nonostante fosse risultato vittorioso, il trionfo di di Taharqo. Non vi è alcuna testimonianza che associ Harwa, il
Tanutamani fu di breve durata: nel 663 Assurbanipal marciò nuo- suo Grande Maggiordomo con altre Spose Divine, facendo quin-
vamente sull’Egitto. Tanutamani fu costretto a rifugiarsi a Menfi e di supporre che, alla morte di Amenirdis I egli abbia cessato di
fu poi inseguito lungo tutto il corso del Nilo fino a Tebe. Gli eserciti occupare questa funzione o, più probabilmente, sia morto nello
assiri entrarono nella città che fu saccheggiata per le prima volta stesso periodo. Dopo Harwa fu Akhimenru a detenere il titolo di
nella sua storia secolare. Gli assiri portarono via un cospicuo botti- Grande Maggiordomo. Quest’ultimo personaggio è noto grazie
no e senza dubbio danneggiarono in modo grave i monumenti che i a otto statue e una tomba (TT 404) costruita riutilizzando una
faraoni kushiti si erano tanto preoccupati di riportare al loro antico parte incompiuta di quella di Harwa: l’entrata è praticata nel
splendore. In assenza di una vera alternativa, Tanutamani continuò muro occidentale del cortile della tomba del suo predecessore. Il
a essere menzionato a Tebe, nei testi che commemoravano la nomina nome di Akhimenru è associato a un faraone soltanto una volta:
di sacerdoti, fino al suo ottavo anno di regno33. il nome di Tanutamani appare scritto sulla spalla di una delle
statue del Grande Maggiordomo36. Le testimonianze genealogiche
Da quel momento in poi i faraoni della XXV furono sostituiti indurrebbero a ipotizzare che Akhimenru non fu investito della
da quelli della XXVI, che governavano tutta la Valle del Nilo da Sais carica di Grande Maggiordomo fino alla fine del regno di Tahar-
nel Delta. Il primo di questa stirpe fu Psammetico I (664 – 610). Neko qo. Le sue statue e la sua tomba, di minori dimensioni rispetto
I, padre di Psammetico era stato un alleato degli assiri. Malgrado a quella di Harwa, sembrano invece provare che egli mantenne
Psammetico avesse cominciato a datare il proprio regno come faraone la sua posizione anche qualche tempo dopo la morte di Taharqo.
a partire dal 664 a.C., anno corrispondente alla seconda sconfitta di Poiché Akhimenru non è attestato nella “stele dell’adozione” di
Taharqo a Menfi, il paese e Tebe non furono governati dalla dinastia Nitocris del 656 a.C., è più prudente presumere che la sua carriera
saita fino a qualche tempo dopo. La conferma del controllo della sia iniziata durante il regno di Taharqo.
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
Tra tutte le opere costruttive del periodo kushita a Tebe, spic- Montuemhat in quanto governatore di Tebe40. Questo nonostante
cano due gruppi di edifici innalzati nel nome delle Spose Divine di essi postassero titoli diversi. La conoscenza della prosopografia
Amon. Si tratta delle cappelle dedicate alle diverse forme di Osiride dell’epoca, lungi dall’essere completa, fa infatti supporre che non
nel settore settentrionale del recinto sacro di Amon a Karnak. La vi sia una precisa relazione tra i titoli e il reale potere detenuto dal
cappella di Osiride Onnofri “nel mezzo dell’albero persea” fu eretta funzionario41. È allora possibile che Harwa abbia avuto una simile
da Shepenupet I e quella di Osiride Signore di Vita da Amenirdis autorità e influenza.
I, entrambe durante il regno di Shabaqo. Quella di Osiride Gover- Le notizie sulla situazione politica precedente alla suprema-
natore dell’Eternità, costruita da Osorkon III, fu ingrandita durante zia nubiana indicano che il paese fosse in quel periodo governato
il regno di Shebitqo. Le cappelle di Osiride Signore di Vita, a nord non da un’autorità centrale ma da governatori locali. Quanto è noto
del terzo pilone, e quella di Osiride-Ptah Signore di Vita, a sud del di Montuemhat e dei sovrani di altre parti d’Egitto indurrebbe a
decimo pilone, furono invece costruite dalle Spose Divine durante supporre che questo potrebbe essere rimasto lo status quo durante
il regno di Taharqo, così come un piccolo tempio di Shepenupet II tutto il periodo kushita nonostante la propaganda reale sostenesse
e Amenirdis II a Karnak-Nord37. vi fosse stato un ritorno all’Egitto unificato. La strategia kushita di
installare funzionari fedeli in posizioni chiave imita la politica della
Il secondo gruppo di edifici è invece costituito delle cap- XXII dinastia e conferma che esistesse una forte spinta centripeta
pelle soprastanti alle tombe delle Spose Divine, costruite davanti al decentramento del potere. È perciò plausibile cercare di identi-
al tempio di Ramesse III a Medinet Habu leggermente a sud-est del ficare una linea di governatori tebani che gestivano il potere nella
primo pilone. Amenirdis I aveva imitato Shepenupet I facendosi regione con il beneplacito dei sovrani kushiti, secondo la quale a
erigere una cappella in mattoni crudi. Questa struttura fu in seguito Kelbasken sarebbero succeduti prima Harwa e poi Montuemhat.
ricostruita in pietra da Shepenupet II. La cappella è formata da una Montuemhat si sarebbe poi affrancato dalla necessità dell’approva-
facciata che imita un pilone, seguita da un cortile a quattro colonne zione dei faraoni nubiani, essendosi il suo potere accresciuto come
e un santuario. Durante la XXVI dinastia questa cappella servirà da conseguenza dell’indebolimento del loro. Una dettagliata analisi
modello per quelle di Shepenupet II, Nitocri e della madre di Nitocri, dei documenti relativi a questi funzionari dimostra che è possibile
Mehetenusekhet. utilizzare le testimonianze provenienti da Tebe come un indicatore
dell’evoluzione della situazione politica nel corso della dinastia ku-
Si è supposto che Harwa fosse il precursore di Montuemhat shita in tutto l’Egitto. All’inizio i membri più importanti del vecchio
e sicuramente l’evidenza delle loro tombe potrebbe far supporre governo erano stati rimossi, in modo relativamente veloce, e sostituiti
che il monumento del primo sia servito da modello per il celebrato da un numero di funzionari kushiti e dai loro alleati. Nel momento
Sovrintendente dell’Alto Egitto38. Il Cilindro di Rassam rivela che di maggiore potere dei nubiani (il periodo che va dalle invasioni di
Montuemhat era il funzionario detentore del potere a Tebe dal Piankhy e Shabaqo ai primi gloriosi anni di Taharqo) la supremazia
671 a.C. (e forse anche prima, dato che gli assiri avevano sempli- su Tebe fu consolidata attraverso la nomina di altri funzionari fedeli
cemente confermato il suo potere). La stele d’adozione di Nitocri alla casa regnante. Nonostante ciò, durante gli ultimi anni del regno
(656 a.C.) e il ‘Papiro dell’oracolo saita’ (651 a.C.)39 confermano di Taharqo e sicuramente verso la fine della dinastia, i dignitari egi-
che Montuemhat mantenne questa posizione di prestigio ben oltre ziani e, in particolar modo Montuemhat, si sarebbero affrancati dal
l’inizio della XXVI dinastia. Se, come è lecito supporre, le carriere controllo della casa regnante.
di Harwa e Montuemhat non si sovrapposero di molto, ne consegue Che Tebe funga da modello in questo periodo non è sorpren-
che Harwa avrebbe potuto benissimo essere anche il precursore di dente. Questa città era ancora il centro dell’amministrazione, della
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L’enigma di Harwa Christopher Naunton · Tebe durante la XXV dinastia
Note
28
Morkot 2000, pp. 273 - 275 e Leahy 1979.
29
Per una descrizione dettagliata dei suoi monumenti e della sua carriera cfr. Leclant 1961; un breve
1
Le testimonianze archeologiche e testuali per i periodi sono analizzate molto dettagliatamente in riassunto lo si trova anche in Leclant 2000.
Kitchen 1995. Una teoria alternativa è elaborata in Leahy 1990. 30
Bierbrier 1975, p. 105. Cfr. anche Naunton 2000, p. 55.
2
Esistono molti studi sulle relazioni tra gli egiziani e nubiani. Tra i più importanti Adams 1977 e
O’Connor 1993.
31
Kitchen 1995, p. 597.
32
Leahy 1984.
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L’enigma di Harwa
33
Morkot 2000, p. 297.
34
Morkot 2000, p. 300.
35
Caminos 1964, pp. 78 - 79.
36
Leclant 1954, p. 156.
37
Arnold 1999, pp. 47 – 55.
38
Russmann 1983.
39
Cfr. Parker 1962.
40
Questa ipotesi è già stata avanzata da Tiradritti 1998.
41
Ciò è ben illustrato dal Capo dei Sacerdoti Lettori Petamenofi che, nonostante non avesse altro
titolo prestigioso, era il proprietario di numerose statue e di un’enorme tomba nell’Assasif (TT
33), più grande di quelle di Montuemhat (TT 34) e Harwa (TT 33). Per una visione sommaria della
sua carriera e dei suoi monumenti cfr. Thomas 2000.
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La Sposa Divina,
la Divina Adoratrice
e il Clero di Amon
durante la XXV dinastia
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Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
Con la nomina di Shepenupet I, Osorkon III, debole sovrano dove “egli si dichiarò… sovrano d’Egitto e signore supremo di tutti
che regnava dal nord, ottenne così un controllo, seppur indiretto, i re, i capi e i principi del suo regno”18. La politica egizia di Piankhy
sull’area tebana. I sovrani libici dell’Egitto avevano regolarmente fu più aggressiva di quella del padre e, nel quarto anno di regno,
nominato membri della loro famiglia in posizioni religiose chiave. egli marciò con il suo esercito su Tebe. Il suo ingresso nella città
Alcuni principi erano stati investiti del titolo di governatore dell’Alto sembra sia stato pacifico e avesse l’intento principale di prender
Egitto a el-Hiba e di alto sacerdote di Amon-Ra a Tebe. Osorkon III parte alla Festa Opet e di offrire molti doni a Amon-Ra19. La visita
della XXIII dinastia fu però il primo sovrano a nominare la propria di Piankhy può però nascondere ragioni sia di ordine politico sia di
figlia Sposa Divina di Amon. natura religiosa20. Rendendo omaggio a Amon, Piankhy rafforzò senza
dubbio i suoi legami con l’élite tebana e promosse la sua immagine
I nubiani trassero ben presto vantaggio dall’istituzione di tradizionalista religioso. È sorprendente il fatto che nessun alto
dell’incarico della Sposa Divina per sostenere le loro pretese su sacerdote tebano sembra aver accolto Piankhy in questa occasione,
Tebe. Essi fecero “adottare” in questa né 15 anni dopo circa (ventunesimo anno di regno)21, quando egli
funzione Amenirdis I, figlia di Kashta diede inizio a una vera e propria campagna militare22. Piankhy può
(765 – 745) (fgura 19), persino prima essere stato in grado di trarre profitto dalle relazioni stabilitesi (o
di aver completato la loro invasione sviluppatesi) durante la sua prima visita. La narrazione degli eventi
dell’Egitto16. Infatti non fu prima del riportata sulla sua Stele della Vittoria suggerisce che il successo
regno di Shabaqo (713 – 698) che giunse della campagna fu largamente dovuto al sostegno e alla lealtà della
a conclusione la conquista nubiana del- comunità tebana23. Ancora una volta Piankhy fece coincidere la
l’Egitto, iniziata alcuni anni prima sotto campagna con un momento che gli consentisse di poter partecipare
Kashta17. Pochi anni dopo Amenirdis I alle cerimonie religiose che avevano luogo in quel periodo a Tebe
adottò Shepenupet II, figlia di Piankhy (la Festa di Opet e la Bella Festa della Valle), prima di unirsi al suo
(745 – 713). Più tardi, probabilmente esercito nel suo cammino verso nord, alla caccia del dinasti egizi, o
dopo la morte di Amenirdis I, Shepe- “ribelli” come Piankhy li chiamava.
nupet II adottò Amenirdis II, figlia di
Taharqo, come sua “erede legittima”. Amenirdis I, figlia di Kashta e di sua moglie Pebatma, nonché
Kashta (765 – 745) estese la sua sorella dei sovrani Piankhy e Shabaqo24, fu la prima donna nubiana
influenza su tutta la Bassa Nubia fino a detenere il titolo di Sposa Divina di Amon. Alcune testimonianze
ai confini meridionali dell’Egitto dove suggeriscono che sia la madre sia la sorella la accompagnarono da
il suo nome è attestato su una stele di Napata a Tebe e ciò può indicare che Amenirdis I fosse ancora una
donazione nel tempio di Khnum ad bambina quando le fu affidato questo incarico25. Anche se la data
Assuan. Su questa stele Kashta si pro- esatta della sua nomina non può essere stabilita con precisione26,
clama re dell’Alto e del Basso Egitto, non mancano teorie circa l’identità di colui che ne sostenne l’inve-
ma rimane tuttora da chiarire se Kashta stitura. Sulla base di alcune analogie con il sistema di successione
Figura 19 abbia effettivamente esteso la sua in- dei sovrani nubiani, Kitchen ha avanzato l’ipotesi che Amenirdis I
Statua di Amenirdis I, fluenza sino alla Tebaide. sia stata nominata nel suo incarico dal fratello Piankhy27. Török sup-
Museo Egizio del Cairo, Intorno al 745 a.C., il figlio di pone invece che, al pari di tutte le altre spose divine di Amon, Ame-
CG 565 (Fotografia di
Francesco Tiradritti) Kashta, Piankhy, fu incoronato a Napata nirdis I sia stata investita del titolo dal padre Kashta28. Dal momento
112 113
L’enigma di Harwa Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
che sopravvisse a Kashta a Piankhy e a Shabaqo, e forse persino al ni- una serie che comprende cariche onorifiche e formali associate con
pote Shebitqo (698 – 690), Amenirdis I deve aver ricoperto l’incarico i membri dell’élite dominante30.
per almeno trenta o quarant’anni29. Collocare quindi la sua adozione Le fonti iconografiche ritraggono la Sposa Divina e non il
nel regno di Kashta allungherebbe la durata del suo incarico di circa Sommo Sacerdote nell’atto di officiare al cospetto degli dei e di
10 anni. Così, ipotizzare che sia stato Piankhy il responsabile della partecipare ai riti connessi con la protezione degli dei e del cosmo31.
sua adozione sembra essere la teoria più prudente. Piankhy potrebbe Uno di questi prevedeva che fosse dato fuoco ad alcuni ventagli con
aver preparato l’insediamento in carica di Amenirdis I durante la l’immagine dei nemici dell’Egitto. Sin dalla XVIII dinastia nella
sua prima visita a Tebe nel suo quarto anno di regno. Cappella Rossa di Hatshepsut a Karnak32, la Sposa Divina veniva
Probabilmente a causa della minaccia rappresentata dai raffigurata a fianco di un sacerdote con il titolo di “padre divino”
Sommi Sacerdoti di Amon nei confronti del sovrano regnante du- (it-netjer) nell’atto di partecipare a questo rito. Bruciare l’immagine
rante la prima parte del Terzo Perio- dei nemici dell’Egitto simboleggiava la loro “distruzione sulla terra
do Intermedio (XXI-XXIII dinastia), e nell’aldilà”33.
i Nubiani lasciarono volutamente Nella XXV dinastia la Sposa Divina prendeva ancora parte ai
vacante questa carica durante i pri- riti di protezione, ma questa volta è raffigurata a fianco del sovrano e
mi cinquant’anni del loro governo non di un sacerdote. Nella stanza “E” dell’Edificio di Taharqo presso
in Egitto. Nessun Sommo Sacerdote il lago sacro a Karnak, sia il sovrano sia la Sposa Divina partecipano
sembra avere accolto Piankhy quando ai “riti di protezione presso il cenotafio”34. Il faraone lancia quattro
questi entrò a Tebe nel suo ventune- sfere; la Sposa Divina tira invece frecce contro quattro oggetti ro-
simo anno di regno. Analogamente, tondi35. I testi che accompagnano la scena indicano che questi riti
quando Shabaqo assegnò al figlio avevano un valore cosmico o universale. Le quattro sfere utilizzati
maggiore l’alto sacerdozio di Amon, nel rituale simboleggiano i quattro punti cardinali36. I due riti così
l’incarico appare ormai privo di manifestano un tentativo di stabilire l’autorità di Amon sulle “quat-
qualsiasi effettivo potere. Il Sommo tro estremità del mondo”37. Il lancio rituale delle sfere era stretta-
sacerdote di Amon non era più potere mente connesso con altri riti magici celebrati nel tempio, ciascuno
militare né aveva una qualsivoglia dei quali era destinato “al beneficio degli dei e del cosmo”38. Nella
autorità amministrativa su Tebe o stessa stanza la Sposa Divina, e non il Sommo Sacerdote, è anche
l’Alto Egitto. Per esempio, una statua raffigurata nell’atto di innalzare sul supporto-tjeset Dedun, Soped,
del Sommo Sacerdote Horemakhet, Sobek e Horus39. Queste quattro divinità erano associate ai quattro
proveniente dal tempio di Mut a punti cardinali e possono aver rappresentato diverse manifestazioni
Karnak (figura 20), porta solamente geografiche del “dio universale Amon”40.
titoli sacerdotali: “Sommo Sacerdote I riti rappresentati nell’Edifico di Taharqo sono stati in-
di Amon, che vede Amon in tutte le terpretati come espressione della “dominazione regale e divina…
sue forme sacre” (hem-netjer tepy tesa ad allontanare qualsiasi forza maligna dal cammino o dalla
Figura 20
en Imen maa Imen tiut-ef djeseru) e processione di un dio…”41. Nella cappella di Osiride Signore di
Statua di Horemakhet. “Soprastante dei sacerdoti di Tebe” Vita, Shepenupet II aiuta a mantenere l’“ordine cosmico” offren-
Museo della Civiltà
Nubiana, Assuan (mer hemu-netjer en Uaset). I suoi do Maat a Amon e Mut42. Nel cortile della cappella funeraria di
(Fotografia di Mariam
Ayad) titoli non religiosi sono però limitati a Amenirdis I a Medinet Habu, Shepenupet II è raffigurata nell’atto
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L’enigma di Harwa Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
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L’enigma di Harwa
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Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
Note
1
PM II, pp. 476 sgg.; Hölscher 1954, pp. 17 segg. Per le cappelle di Karnak, cfr. Leclant 1965, pp.
47 sgg., Legrain 1900 e 1902.
2
Per una lista dei possedimenti dati a Nitocri, cfr. Caminos 1964, pp. 100-101.
3
Cfr. Graefe 1981, Graefe 1994; Bietak, Reiser-Haslauer 1978.
4
Kitchen 1995, p. 370. Cfr. anche il contributo di Chris Naunton in questo catalogo.
5
Cfr. Gitton 1975.
6
Cfr., per esempio, Blackman 1921, p. 17. Troy 1986, pp. 97–99 porta a conferma di questa
teoria l’iconografia della “Stele della donazione” di Ahmose-Nefertari. Qui Ahmose-Nefertari ha
l’epiteto “colei che dice tutte le cose ed esse sono fatte per lei”, che si ritiene fosse stato portato
esclusivamente dalle regine principali dell’Antico Regno. Un’ulteriore evidenza deriva dal fatto
che Ahmose-Nefertari è raffigurata dietro la figura del figlio, effigiato come un bambino.
7
Robins 1983, p. 70.
8
Blackman 1921, pp. 12–13; Robins 1993, pp. 149, 153 e Troy 1986, pp. 91–92, 94–95.
9
Blackman 1921, p. 13; Gitton 1984, p. 6; Troy 1986, p. 96; Robins 1993, p. 153.
Catalogo 11 10
Troy 1986, pp. 91–92, 96.
Cono funerario a nome
di Amenirdis I. Parigi,
11
Cfr. “The Report of Wenamun” in: Lichtheim 1980, p. 224–230.
Museo del Louvre, E 12
Trigger, Kemp, O’Connor, Lloyd 1983, p. 241. Sul ruolo politico e politicizzato della Sposa Divina
863 (© 2004 Musée di Amon, cfr. Robins 1983; G. Robins 1993, pp. 156 sgg.
du Louvre Département
des Antiquités 13
Apparentemente Aset, figlia di Ramesse VI, fu la prima donna a essere consacrata solamente al
Égyptiennes) ruolo di Sposa Divina di Amon. Bács 1995 p. 10 suggerisce che Aset abbia ricoperto l’incarico
122
123
L’enigma di Harwa Mariam Ayad · La Sposa Divina, la Divina Adoratrice e il Clero di Amon durante la XXV dinastia
per circa venticinque anni, vivendo così sino al regno di Ramesse IX (1126 – 1108). 43
Blackman, Fairman 1949 e Blackman, Fairman 1950.
14
Cfr. Teeter 1999. Mentre Teeter sostiene che le prove per il nubilato sono piuttosto scarse, vorrei far 44
Egberts 1995, pp. 246, 333 (per il testo che accompagna la scena), tav. 120.
notare che non esistono prove a dimostrazione del fatto che le spose divine fossero sposate o in ogni 45
Egberts 1995, pp. 46, 171 (per il testo che accompagna la scena), tav. 73.
caso cercassero di generare una discendenza propria. Le evidenze iconografiche e archeologiche
indicano che esse erano donne nubili. La mia opinione è che questa carica fosse sin dall’inizio 46
Egberts 1995, p. 440.
un’istituzione essenzialmente politica e non religiosa. Concordo quindi con l’affermazione di Teeter 47
Egberts 1995, pp. 436 – 441.
secondo cui a queste donne era richiesto di non sposarsi per ragioni di ordine politico.
48
Cfr. Leclant 1965, tavv. xviii–xix, dove sia Amenirdis sia Shepenuepet abbracciano il dio Amon
15
Krauss 1980; Robins 1993, pp. 153–54.
(dalla cappella di Osiride-Onnofri).
16
Grimal 1992, p. 335. 49
Cfr. Schwaller de Lubicz 1999, pp. 645 – 647, tavv. 234, 237, e 239; Leclant 1965, fig. 3 a p. 28
17
Kitchen 1995, p. 378. e tavv. xxvii–xxviii.
18
Török 1997, p. 155. 50
Trigger, Kemp, O’Connor, Lloyd 1983, p. 335.
19
Török 1997, p. 155. 51
Cfr. le tavole in Caminos 1964, pp. 100-101.
20
Per la Festa di Opet intesa come celebrazione finalizzata a legittimare la sovranità, cfr. Bell 1997. 52
Török 1997, p. 168.
21
Datazione basata su Török 1997, p. 155. 53
Ayad 2004.
22
Kitchen 1995, p. 201. 54
Cfr. le tavole in Caminos 1964, pp. 100-101.
23
Per il testo della Stele della Vittoria, cfr. Lichtheim 1980, pp. 68–80; Grimal 1981. 55
Parker 1962, p. 1.
24
Per i rapporti di parentela della dinastia nubiana cfr. Kitchen 1995, pp. 149–150, 478. 56
Gardiner 1964, p. 354; Leahy 1996, p. 160. Leahy osserva inoltre (1996, pp. 146, 158) che nella
sua stele dell’adozione Ankhenesneferibra è definita Sommo Sacerdote di Amon (hem tepy en Imen)
25
Leahy1994; Wenig 1990, p. 345.
ancora prima della cerimonia ufficiale della sua nomina” (linea 8 della stele). Apparentemente
26
Per una discussione sull’iscrizione del Wadi Gasus cfr. Kitchen 1995, pp. 175 – 179, soprattutto ella deteneva il titolo di Sommo Sacerdote di Amon in quanto “figlia adottiva di Nitocri I”. Questo
pag. 179 dove la data della nomina di Amenirdis viene data per “sconosciuta”. può indicare che a quell’epoca la posizione di Sommo Sacerdote non era così importante come
quella di Sposa Divina. Leahy sostiene inoltre (1996, p. 162) che sebbene Nitocri B fosse la sua
27
Kitchen 1995, pp. 151, 359.
erede designata, sembra che l’avvicendamento tra le due donne non abbia mai avuto luogo. La
28
Török 1997, pp. 148 – 150. Qui Török segue la teoria avanzata da von Zeissl 1955, p. 68, e stele fu pubblicata la prima volta da G. Maspero (1904).
accettata da Alan Gardiner (1964, p. 343). 57
Gardiner 1964, 354.
29
Kitchen 1995, pp. 478, 480. 58
De Meulenaere 1968, p. 187; cfr. anche Barguet 1962, pp. 6, e 14 dove il suo nome è associato
30
Lefébure 1925. a quello di Psammetico III.
31
Ritner 1993, pp. 207 – 212. 59
Leahy 1996, p. 162. Per quel che concerne Nitocri B come Sommo Sacerdote di Amon, cfr.
Vittmann 1978, p. 63. Si osservi che solamente qui viene fornita la data della sua nomina. Poco
32
Robins 1993, p. 112, figg. 41, 42 (relative, rispettivamente, ai blocchi 37 e 292 della Cappella
altro si conosce circa l’alto sacerdozio e la teocrazia tebana sotto il dominio persiano.
Rossa). Questa scena è stata studiata da Gitton 1976, 40 – 41; Naguib 1990, pp. 215 – 217 e
Grimm 1988. 60
Quanto segue è la sintesi di una ricerca che ho pubblicato: Ayad 2001.
33
Ritner 1993, p. 158. 61
Johnson 1994, p. 150.
34
Parker, Leclant, Goyon 1979, tav. 25; Leclant 1965, tav. xlvii e Fazzini 1988, 23 e pl. xxvi. Per il 62
Brosius 1996, p. 189.
rito del lancio delle quattro sfere come rituale osiriaco, cfr. anche Étienne 2000, pp. 36 – 39. 63
Non avendo proprie tombe, è stato suggerito che le figlie reali venissero sepolte dentro le tombe
35
Fazzini (1988, 23) identifica erroneamente la figura che lancia le sfere come una sposa divina. dei loro padri. Per i complessi funerari di Dario I e dei suoi successori a Naqshi Rustam/Persepoli,
Cfr. Parker, Leclant, Goyon 1979, tav. 25 cfr. Root 1979, p. 72. Per l’ipotesi secondo cui queste donne potrebbero essere state sepolte con
i loro mariti, cfr. Brosius 1996, p. 102.
36
Goyon 1975.
64
Root 1980, p. 5. La loro assenza, comunque, è stata spiegata come un’estensione della tradizione
37
Parker, Leclant, Goyon 1979, p. 69.
assira di non raffigurare le donne. Ciò resta tuttavia indicativo del loro status nella società.
38
Ritner 1993, p. 207. Altri riti comprendevano “riti basilari di purificazione, il rituale di Apopi, il 65
Per esempio Serse, i cui documenti inerenti la sua ascesa al trono non fanno alcun riferimento a
rito contro Seth, [e] i riti di Sokar-Osiride”.
sua madre Atossa, nonostante il fatto che costei fosse la figlia di Ciro, fondatore della dinastia.
39
Parker, Leclant, Goyon 1979, pp. 65 – 69 e tav. 26; e Leclant 1965, tav. xlviii. Cfr. Sancisi-Weerdenburg 1983, pp. 25–26.
40
Parker, Leclant, Goyon 1979, p. 69.
41
Fazzini 1988, p. 23.
42
Leclant 1965, fig. 6 a p. 31 e tavv. ix, xxiv. Per una lista di scene raffiguranti una sposa divina
nell’atto di offrire Maat, cfr. Teeter 1997, pp. 113 – 115.
124 125
La necropoli
dell’Assasif
fino alla
XXVI dinastia
Silvia Einaudi
Membro della Missione Archeologica Italiana a Luxor
126
127
Silvia Einaudi · La necropoli dell’Assasif fino alla XXVI dinastia
129
L’enigma di Harwa Silvia Einaudi · La necropoli dell’Assasif fino alla XXVI dinastia
L’Assasif non è che una delle aree in cui si suddivide, con- Frequentata sin dall’Antico Regno, la piana dell’Assasif
venzionalmente, la grande necropoli tebana dove gli antichi Egizi incominciò a ospitare le prime tombe tra la fine del Primo Periodo
inumarono in epoche successive i propri morti. Le altre zone di Intermedio e l’inizio del Medio Regno, andando incontro a un utilizzo
sepoltura limitrofe sono designate con diversi nomi di origine araba: discontinuo che si sarebbe fatto particolarmente intenso in epoca
el-Tarif, Dra Abu el-Naga, el-Khokha, Sheikh Abd-el-Qurna, Qurnet tarda. Fu certamente la costruzione del tempio funerario di Men-
Murrai, e a esse vanno aggiunte le tombe del villaggio operaio di Deir tuhotep II (fine XI dinastia, 2065 – 2014) a Deir el-Bahri a stimolare
el-Medina e le celeberrime necropoli regali delle Valli dei Re e delle la nascita della antistante necropoli dell’Assasif, dove i privati di
Regine. Tutte queste aree di inumazione ricoprono, nel loro insieme, alta condizione sociale scelsero di essere sepolti per essere vicini
un territorio molto vasto, la cui connotazione funeraria è legata alla al luogo di culto e di sepoltura del sovrano che aveva ricostituito
sua stessa collocazione geografica sulla sponda occidentale del Nilo, l’unità nazionale ed era ritenuto l’iniziatore della regalità tebana.
tradizionalmente identificata, nel pensiero egizio, con il regno dei Questi primi ipogei furono realizzati sul pendio collinare che deli-
morti dove ogni notte il sole “muore” e si inabissa nel tenebroso mita l’area verso nord1, o sulla spianata prospiciente il tempio stesso2
aldilà, prima di rinascere a nuova vita il giorno seguente. Collocare dove vennero poi in gran parte obliterati da costruzioni successive,
le tombe verso occidente aveva quindi per gli antichi egizi un forte in particolare dalla lunga via di accesso ai templi di Hatshepsut e di
valore simbolico, che si manifestò sin dall’Antico Regno nella realiz- Tuthmosi III (XVIII dinastia,1479 – 1425) innalzati a ridosso della
zazione di molte altre necropoli disseminate lungo la Valle, a ovest falesia rocciosa di Deir el-Bahri.
del Nilo (dalla zona menfita sino ad Assuan, passando per il Fayum Proprio in quest’epoca, e più in generale nel Nuovo Regno, la
e il Medio Egitto). Il Nilo era l’elemento che fungeva da separatore necropoli dell’Assasif visse una fase di minor sfruttamento a favore di
chiaro e tangibile tra i due mondi, lontani ma complementari: l’ovest altre zone limitrofe, soprattutto di Sheikh Abd el-Qurna che conobbe
inteso come terra dei morti, l’est destinato ai vivi. allora un notevole incremento. Questo fenomeno è stato spiegato con la
Anche a Tebe la riva occidentale del grande fiume fu quindi vicinanza stessa dei templi di Deir el-Bahri e in particolare con lo svol-
scelta come luogo ideale per seppellire i defunti, oltre a essere la gimento della Bella Festa della Valle, un’importante cerimonia religiosa
sede di numerosi templi funerari destinati al culto postumo di diversi che aveva nel santuario di Hatshepsut una delle principali stazioni di
sovrani. Tutta la zona, con le sue valli, le propaggini dell’altopiano sosta per la barca divina del dio Amon, durante il suo pellegrinaggio
libico e le gole inaccessibili, si mostrò particolarmente adatta a sulla sponda occidentale di Tebe. Secondo questa teoria, la forte conno-
ospitare le tombe, sia quelle monumentali e ben visibili, sia quelle tazione sacra dell’intera zona dell’Assasif potrebbe aver rappresentato
occultate e nascoste per ragioni di sicurezza. in quel periodo un freno verso la costruzione di nuove sepolture3.
La vita della necropoli tebana, una delle più vaste e importanti I pochi ipogei dell’Assasif risalenti alla XVIII dinastia sono
del mondo antico, fu particolarmente lunga: essa fu sfruttata, a fasi al- disposti lungo il margine meridionale della spianata, a ridosso della
terne, sin dall’Antico Regno, arrivando a ospitare centinaia di tombe, in vicina zona di el-Khokha. Qui sono state portate alla luce le tombe di
parte ancora da scoprire. Proprio il suo utilizzo prolungato, con la scelta Puimra (TT4 39), vissuto sotto Hatshepsut e Tuthmosi III, di Kheruef
privilegiata di alcune zone rispetto ad altre a seconda delle epoche, non (TT 192), del visir dell’Alto Egitto Amenhotep (s.n.)5 e di Parenefer
consente un discorso in termini generali, rendendo necessaria una sua (TT 188), queste ultime tre databili al periodo compreso tra i regni di
suddivisione in piccole aree al cui interno le tombe mostrano caratteristi- Amenofi III e IV (prima metà del XIV secolo a.C.). Tra questi ipogei,
che cronologiche, architettoniche e stilistiche più omogenee. Di queste particolarmente degno di nota è quello del Grande Maggiordomo
zone di sepoltura sviluppatesi sulla riva occidentale dell’antica Tebe della regina Teye Kheruef che, seppur non ultimato, contiene un
una delle più complesse e vaste è appunto la necropoli dell’Assasif. repertorio iconografico straordinariamente vivace e raffinato, le cui
130 131
L’enigma di Harwa Silvia Einaudi · La necropoli dell’Assasif fino alla XXVI dinastia
scene in rilievo costituiscono un eccellente esempio della classica divenne la principale necropoli tebana, protagonista di uno sviluppo
ed elegante produzione artistica dell’epoca. tanto rapido quanto monumentale. Questa nuova e straordinaria fase
I dintorni di questa tomba e la zona immediatamente a est di edilizia si inserisce in un contesto storico che ne spiega, sotto molti
essa continuarono a essere utilizzati come luogo di sepoltura in età aspetti, la nascita e l’evoluzione. La XXV dinastia rappresentò infatti
ramesside6, quando tuttavia le zone delle necropoli tebane più fre- per l’Egitto un profondo cambiamento socio-politico. Dopo che per
quentate furono quelle di el-Khokha e di Dra Abu el-Naga. Gli ipogei anni il paese era stato governato da dinastie originarie del nord (le
ramessidi, talora usurpati in epoca saitica, restarono concentrati nel cui capitali e necropoli regali si trovavano nel Delta), si assiste a un
settore meridionale dell’Assasif, in un’area relativamente ristretta repentino cambio di tendenza. Nella seconda metà dell’VIII secolo
molto vicino alla via di accesso al tempio di Mentuhotep II (intorno a.C. l’Egitto venne conquistato dai sovrani nubiani e Tebe, all’epoca
all’attuale casa del Metropolitan Museum od Art di New York). importante luogo di culto del dio Amon, tornò a essere un centro
Alla fine del Nuovo Regno quindi la zona dell’Assasif aveva politico di primo piano, dove i funzionari locali nominati dai nuovi
già vissuto diverse fasi di utilizzo e di riutilizzo, più o meno intense, conquistatori gestivano di fatto il potere sull’Egitto meridionale. La
che lasciavano però ancora molti spazi da sfruttare a scopo funerario, nuova aristocrazia locale, costituita da personaggi che univano ca-
a differenza di altre zone limitrofe dove le tombe si erano fatte sempre riche di tipo istituzionale ad altre di natura religiosa, scelse quindi
più numerose e fitte. In particolare risultava in gran parte inutilizzata come sede per la propria necropoli l’Assasif, un luogo vasto, protetto
la vasta spianata antistante i templi di Deir el-Bahri, dove sorgevano da colline e montagne, vicino agli antichi templi di Deir el-Bahri
ancora le lunghe vie di accesso ai complessi monumentali costruiti che, seppur in gran parte in rovina, mantenevano la loro aura di
a ridosso della montagna. Con l’inizio del Terzo Periodo Intermedio, sacralità. In particolare dovevano conservare un profondo valore
se non prima, i due templi di Mentuhotep II e di Tuthmosi III7 furo- simbolico sia i resti del tempio funerario di Mentuhotep II, sia il
no però progressivamente abbandonati e ciò determinò certamente tempio di Hatshepsut. In questa spianata i funzionari di Tebe pote-
una serie di cambiamenti nella piana dell’Assasif, dove solamente rono dar libero sfogo al proprio desiderio di grandezza e alle proprie
il tempio di Hatshepsut e la sua via di accesso furono risparmiati ambizioni architettoniche, sottolineando la novità e il netto distacco
dalla distruzione8. dalle epoche immediatamente precedenti. Nel fare ciò essi furono
L’interesse per quest’area come luogo di inumazione rimase certamente favoriti dalla politica dei nuovi sovrani conquistatori, già
scarso anche nel periodo post-ramesside, dalla XXI sino alla XXIV imbevuti di cultura “egittizzante” e desiderosi di apparire agli occhi
dinastia, quando numerose sepolture di privati furono concentrate dei sudditi come difensori e garanti della millenaria tradizione loca-
nelle immediate vicinanze dei templi di Deir el-Bahri o vicino al le. La piana dell’Assasif iniziò così a riempirsi di imponenti tombe
Ramesseo. Le uniche sporadiche testimonianze di costruzione di sotterranee, fornite nella maggior parte dei casi di sovrastrutture in
quell’epoca nell’Assasif sono rappresentate da resti murari della mattoni crudi. Con la XXV dinastia, dopo più di tre secoli durante
XXII-XXIII dinastia, rinvenuti a ridosso di tombe più tarde. L’Assasif i quali nella necropoli tebana ci si era limitati a seppellire i defunti
si presentava quindi, agli inizi della XXV dinastia, come una zona entro antiche tombe usurpate o in semplici ipogei collettivi disadorni,
ricca di potenzialità e praticamente inutilizzata in molti settori, per- tornò in auge un tipo di costruzione funeraria monumentale che fece
ciò particolarmente adatta alle esigenze di una nuova classe sociale rivivere alla Tebaide i passati splendori.
emergente, desiderosa di sottolineare, anche attraverso l’architettura Harwa, Grande Maggiordomo 9 della Divina Adoratrice
funeraria, la propria autorità, il proprio prestigio e il proprio legame Amenirdis I la cui attività si colloca tra il 700 e il 680, fu il primo a
con le antiche tradizioni. È proprio in quel periodo, che va sotto il optare in epoca tarda per questa zona della necropoli tebana come
nome di “Rinascimento egizio” (XXV-XXVI dinastia), che l’Assasif luogo per la propria sepoltura (TT 37). La sua scelta, intesa come
132 133
L’enigma di Harwa Silvia Einaudi · La necropoli dell’Assasif fino alla XXVI dinastia
un evidente segno di rinnovamento, fu ben presto seguita da altri e sformarono il sottosuolo dell’Assasif in una succedersi continuo di
segnò così l’inizio di una nuova e solenne tradizione nell’architettura ambienti scavati su più livelli nella roccia calcarea, cosicché spesso
funeraria egizia. La tomba di Harwa, costruita vicino ad alcune tombe nella realizzazione di un sepolcro si arrivò a sfiorare quello vicino.
più antiche, soprattutto della XVIII dinastia e di epoca ramesside, si L’intenso sviluppo dell’Assasif risulta tuttora percepibile anche a
trova esattamente in direzione del tempio funerario di Mentuhotep livello del suolo, dove le tombe sono caratterizzate nella maggior
II, al di sotto della sua antica via di accesso, che fu in gran parte parte dei casi da sovrastrutture in mattoni crudi la cui funzione
smantellata proprio in occasione della costruzione del sepolcro, era quella di delimitare in superficie l’area di sviluppo sotterranea
quando il tempio era ormai in disuso10. Nonostante la condizione della tomba, oltre a indicarne l’accesso, talora per mezzo di massicci
di rovina in cui versava il santuario, è probabile che all’epoca di piloni. Proprio a questo proposito la tomba di Harwa rappresenta
Harwa la figura di Mentuhotep II avesse ancora un forte significato però un’eccezione, in quanto è una delle poche (l’unica tra quelle di
storico-politico e ciò spiegherebbe la scelta del funzionario che, pur maggiori dimensioni) a essere priva di una sovrastruttura in muratura
avendo a disposizione una vasta area vergine nella zona centrale e ad avere l’ingresso orientato verso sud, contrariamente all’abitudine
dell’Assasif, fece edificare la propria tomba nel settore meridionale di rivolgere l’accesso degli ipogei verso nord, in direzione della via
della spianata, già in parte sfruttato nella XVIII dinastia e in epoca di accesso del tempio di Hatshepsut.
ramesside, affinché essa fosse perfettamente allineata con il tempio Nel costruire le proprie tombe gli immediati successori di
del faraone. La presenza di alcuni ipogei più antichi rese necessari Harwa non si allontanarono dal sepolcro del loro ideale capostipite:
alcuni cambiamenti nella pianta della tomba, in particolare per quel Akhimenru, che ricoprì il ruolo di Grande Maggiordomo della Divina
che riguarda la conformazione della parte meridionale del corridoio Adoratrice subito dopo Harwa, sfruttò addirittura, modificandola in
che circonda l’ipogeo, il cui andamento fu modificato durante i lavori parte, la porzione settentrionale del corridoio perimetrale di questa
proprio per evitare di imbattersi in tombe preesistenti. tomba per ricavarvi i propri ambienti funerari (TT 404). Nel volgere
La tomba di Harwa rappresenta nel suo genere un nuovo pro- di poco più di un secolo l’ipogeo di Harwa venne così a essere circon-
totipo nella costruzione dei sepolcri tebani: non solamente la zona dato da una serie di costruzioni funerarie addossate a esso e disposte
dell’Assasif divenne, a partire da Harwa, il luogo di sepoltura pre- a raggiera lungo i suoi lati. Le prime a essere edificate furono le due
diletto dagli alti funzionari locali, bensì alcuni aspetti architettonici tombe maggiori dell’intera necropoli dell’Assasif: a ovest la tomba
e artistici della tomba furono riprodotti, come vedremo, negli ipogei di Montuemhat (TT 34), Quarto Sacerdote di Amon e Governatore
limitrofi che occuparono, poco a poco, l’intera spianata, a sud della di Tebe nel periodo compreso tra i regni di Taharqo (690 – 664) e
via di accesso di Hatshepsut. La rampa che conduceva al tempio della Psammetico I (664 – 610), e a est la tomba di poco successiva del
regina rimase infatti a segnare il limite settentrionale della necropoli, Sacerdote Lettore Petamenofi (TT 33), seguite poi a nord da quelle
essendo ancora in epoca tarda un luogo deputato per lo svolgimento più piccole di Pabasa (TT 279, regno di Psammetico I) e Padineith
della Bella Festa della Valle. In quest’epoca quindi, a differenza di (TT197, regno di Amasi, 570 – 526), entrambi detentori del titolo
quanto ipotizzato per il Nuovo Regno, la sacralità della spianata non di Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice. A eccezione della
doveva più rappresentare un’inibizione per la realizzazione di tombe sovrastruttura in mattoni crudi che costituisce una novità, queste
private, bensì era divenuto un motivo di attrazione. tombe mostrano alcuni elementi comuni già presenti nell’ipogeo di
Nel giro di circa due secoli l’Assasif divenne un crogiolo di Harwa: un cortile a cielo aperto sotto il livello del suolo (talora por-
tombe, costruite le une a ridosso delle altre, sin verso la Valle del ticato su due lati), e una o più sale ipostile sotterranee con ambienti
Nilo. Tale intensa fase di sfruttamento edilizio influì certamente laterali, oltre le quali si sviluppano, su diversi livelli, il gli ambienti
sull’orientamento e sulle dimensioni delle singole tombe che tra- che conducono alla camera funeraria.
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L’enigma di Harwa Silvia Einaudi · La necropoli dell’Assasif fino alla XXVI dinastia
A livello architettonico la tomba di Montuemhat è certa- modello, prima di andare in rovina. Nell’ambito del nostro lavoro
mente una delle più impressionanti dell’intera necropoli, la prima, di ricomposizione epigrafica relativo alla tomba di Harwa, l’antico
insieme a quella di poco successiva Petamenofi, a essere provvista e fedele lavoro di copiatura operato nella tomba di Pabasa rappre-
di un’imponente cinta muraria con pilone d’accesso, che di lì in senta quindi un aiuto fondamentale e insperato che ci consente di
avanti diventerà una costante. Il ruolo di questo monumento come ricomporre (e ricollocare nella sua corretta posizione) l’originario
modello di riferimento per un nuovo tipo di costruzione funeraria corpus testuale e iconografico originariamente iscritto su pilastri e
nell’Assasif è stato però talora sopravvalutato, dal momento che pareti andati in frantumi.
alcuni elementi architettonici e artistici peculiari si ritrovano già, Immediatamente a est rispetto alla tomba di Harwa sorge
come sottolineato, nella tomba di Harwa prima di essere ripresi, e l’ipogeo di Petamenofi, il più grande dell’intera necropoli dell’Assa-
talora reinterpretati con leggere varianti, nei sepolcri vicini. È Harwa sif, poi parzialmente sfruttato per altre sepolture di epoca successiva
quindi che deve essere considerato come il vero iniziatore di quel- (TT 388, TT 242).
la nuova tendenza stilistica che caratterizza le tombe dell’Assasif Con questa co-
della XXV-XXVI dinastia, contraddistinte da un’evidente riscoperta struzione molto
delle origini e delle tradizioni antiche, a iniziare dalla scelta delle estesa, orientata
iscrizioni funerarie, molto spesso tratte dai Testi delle Piramidi, e verso nord-est
delle scene figurate che richiamano in molti casi il tipico repertorio come la di poco
iconografico e stilistico dell’Antico Regno. anteriore tomba
Emblematiche sono a questo proposito le immagini riprodotte di Montuemhat,
in finissimo rilievo sulle pareti del cortile della tomba di Harwa: teo- gli spazi dispo-
rie di animali al pascolo, scene di danza, figure di portatori di offerte nibili per ulte-
che tradiscono evidenti legami con l’antica arte menfita. Da questo riori inumazioni
punto di vista la tomba di Harwa è quindi il primo chiaro esempio, a ridosso della
nella necropoli tebana, di quel fenomeno di rivisitazione delle tomba di Harwa
antiche espressioni artistiche tipico del cosiddetto “Rinascimento si ridussero dra-
egizio”. Il ruolo paradigmatico della tomba di Harwa, considerata sticamente, con
dai funzionari tebani immediatamente seguenti come un modello da la conseguenza
imitare, è particolarmente evidente nel caso dell’ipogeo di Pabasa. che si iniziò a
La sua tomba, seppur di dimensioni molto ridotte rispetto a quella sfruttare la zona
vicina di Harwa, trasse da essa evidente ispirazione soprattutto a immediatamen-
livello decorativo, come è riscontrabile in alcune scene riprodotte te più orientale
sul lato orientale del cortile colonnato (scena di pesca), nei testi dell’Assasif, in
che ornano i pilastri e le pareti della sala ipostila (Rituale delle Ore direzione della
del Giorno e della Notte, Testi delle Piramidi), e nella scena del Figura 25 Valle del Nilo,
trapasso del defunto accompagnato nell’aldilà da Anubi (sulla pa- Pianta della tomba di dove sono sta-
rete della porta che conduce agli ambienti secondari a sud-est della Harwa, da: D. Eigner, te trovate una
Die Monumentalen
sala ipostila). In tutti questi casi i decoratori copiarono fedelmente Grabbauten der Spätzeit serie di piccole
in der Thebanischen
immagini e iscrizioni dalla vicina tomba di Harwa che funse da Nekropole sovrastrutture
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l’aspirazione massima di ogni defunto egizio: condividere con Osi- al lato nord del cortile.
ride il suo destino di rinascita post mortem. 11
Kuhlmann, Schenkel 1983.
Monumentalità architettonica, riscoperta dell’antico, simbo-
12
Bietak., Reiser-Haslauer 1978 e 1982.
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L’Egitto
del VII secolo a.C.
e il mondo greco
contemporaneo
Federica Raverta
Membro della Missione Archeologica Italiana a
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dell’arconte basileus ateniese che sovrintendeva ai culti. La funzione Due Dee officiato all’arconte basileus. In autunno, nel mese di Boe-
religiosa continuò però a essere materialmente gestita, come in pas- dromione, avevano luogo i Grandi Misteri che si protraevano per
sato, dalle famiglie dei Cerici e degli Eumolpidi, che per tradizione dieci giorni. Gli oggetti sacri venivano trasportati in contenitori da
si tramandavano la carica di sacerdote12. Apollodoro13, nel narrare Eleusi all’Eleusinion di Atene; il giorno seguente, con la luna piena,
la vicenda di Eumolpo, capostipite della famiglia dello ierofante e si dava inizio alla cerimonia solenne con la riunione degli iniziandi,
fondatore dei misteri14, ci fornisce un’informazione interessante: che dopo essersi purificati potevano accedere all’Eleusinion. Il terzo
egli era stato allevato in Etiopia15, nome con cui gli antichi greci giorno, gli iniziandi in processione scendevano verso la riva del mare
designavano la regione a sud dell’Egitto, e che per gli egizi era la e sacrificavano un maiale, animale sacro a Demetra; dopo l’abluzione
Nubia, patria della XXV dinastia egizia (775 - 653). Nella figura del in mare, indossate nuove vesti e una corona di mirto, facevano ri-
mitico cantore Eumolpo16 allora si potrebbe ravvisare un’influenza torno in città. La centralità dell’acqua e della purezza, naturalmente
egizia che in terra greca sarebbe stata prodotta da contatti tra l’VIII presenti anche nella religiosità olimpica20, trovano un parallelo con
e il VII secolo a.C.17, che avrebbero portato a Eleusi tradizioni che, il mondo sacerdotale egizio, in cui le abluzioni e il cambio di vesti
fondendosi con quelle autoctone, avrebbero costituito una compo- sono la base del rituale giornaliero del tempio21. È proprio il loro
nente dei misteri. ruolo rilevante all’interno del rituale misterico che spinge a chiedersi
La centralità del canto, e l’accento posto sul linguaggio e la se la tradizione greca qui non risenta di un’influenza egizia.
parola, che riscontriamo anche nella figura di Orfeo, un altro celebre Dopo il sacrificio, gli oggetti sacri tornavano a Eleusi con una
cantore e istitutore di misteri, sono un elemento ben radicato nella processione solenne cui prendevano parte le autorità, i sacerdoti, gli
cultura del Vicino Oriente e dell’Egitto soprattutto in ambito magico- iniziandi e la cittadinanza. Venivano infine collocati nel telesterion,
religioso, dove è largamente attestata la presenza di sacerdoti lettori edificio dove avvenivano i misteri propriamente detti. La pianta di
e di cantori del dio. I discendenti di “Eumolpo” a Eleusi si sarebbero questo edificio (figura 31) è piuttosto singolare per l’architettura
integrati, diventando i custodi e gli officianti del culto avito, affiancati greca: in epoca micenea è una semplice sala a megaron, che viene
in seguito da una famiglia di origine ateniese18, quando l’influenza trasformata e ampliata tra la fine del VII e l’ inizio del VI secolo a.C.
della città attica iniziò a manifestarsi, ma avrebbero mantenuto in una a pianta quadrangolare il cui soffitto è sorretto da file di co-
sempre il controllo sulla carica sacerdotale principale. lonne, evidenziando un’analogia più stretta con le sale ipostile dei
Questi suggerimenti su possibili contatti con la religione templi egizi che con le strutture cultuali del mondo greco. Se, come
egizia, che non hanno la pretesa di attribuire in toto l’origine dei mi- si dirà in seguito, il climax dell’iniziazione consisteva nel vedere
steri al culto funerario egizio, indicano piuttosto la possibilità di un
contatto culturale esterno che avrebbe influito su un culto autoctono
già esistente, conferendogli alcuni tratti estranei alla religiosità greca
di tipo olimpico19.
I misteri, aperti a tutti gli uomini greci le cui mani non
si fossero macchiate di delitti, venivano celebrati in due periodi
dell’anno. In primavera, nel mese di Antesterione, si celebravano i Figura 31
Piccoli Misteri, primo grado dell’iniziazione. Gli iniziandi si prepa- Lo sviluppo del
ravano all’evento con una serie di pratiche di purificazione, di ritiri Telesterion di Eleusi: A)
epoca di Pisistrato; B)
e di digiuni; l’abluzione rituale aveva luogo nelle acque dell’Ilisso, inizio del V secolo a.C.;
C) progetto di Ictino; D)
ad Agrae nei pressi di Atene, e si concludeva con un sacrificio alle fine del V secolo a.C.
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toctona Demetra, come già affermato da Burkert24. Gli elementi di Una nuova sensibilità
analogia con la cultura egizia sopra evidenziati, benché abbiano più
il carattere di sottili suggerimenti che non di prove inconfutabili, Un monumento significativo per lo studio della continuità di concetti
sembrano portare in direzione dell’Egitto come luogo di irradiazione, legati alla cultura e alla mentalità egizia nelle epoche successive è la
e della XXV dinastia come possibile orizzonte temporale. tomba di Harwa (TT 37), in cui sono presenti due temi che avranno
Anche il legame tra Iside e Demetra, ben documentato in uno sviluppo molto fecondo e diverranno concetti fondamentali
epoca ellenistica fino a divenire sincretismo25, potrebbe avere radi- nella religione cristiana: da un lato abbiamo l’accenno, nell’autobio-
ci più antiche: nell’Inno a Demetra infatti si racconta come la dea, grafia del funzionario, alla necessità di dover soccorrere l’affamato
giunta a Eleusi, avesse posto tra le fiamme il figlio della regina, per e l’ignudo, e dall’altro, evidenziata dalla struttura architettonica
donargli l’immortalità. Interrotta dal sopraggiungere della madre del della tomba, la divisione tra il corpo e l’anima, che seguono percorsi
piccolo, rivelò la propria identità e istituì i misteri. Un racconto che differenziati.
ha qualche somiglianza con questo, e che vede come protagonista L’autobiografia di Harwa si trova sulla parete meridionale del
la dea Iside, si trova sulla “Stele Metternich”26, che risale alla XXX passaggio che dal cortile conduce nella prima sala ipostila (figura 33).
dinastia e perciò posteriore all’Inno omerico a Demetra, che contiene Nel testo si legge:
però rituali di epoca più antica rispetto a quella della sua redazione.
In questo testo magico uno degli scorpioni che accompagnano la dea “Ho dato pane all’affamato e un vestito all’ignudo. (…) Ho
Iside punge il figlio di una donna che non accolto la dea con gioia dato protezione a colui che aveva paura” (coll. 4-5)30.
nella propria casa, in cui scoppia un incendio. Iside, impietosita, fa
cessare il fuoco e cura il bimbo dalla puntura di scorpione. È interes- Queste parole, intese a dimostrare la condotta pia e rispettosa
sante notare come la medesima vicenda narrata nell’Inno omerico a del defunto, sono uno degli aspetti che caratterizzano la vita idea-
Demetra, sia attribuita da Plutarco nell’Iside e Osiride alla dea Iside le che ogni buon egiziano avrebbe dovuto condurre31. I medesimi
durante la permanenza nella città di Biblo27. precetti per una retta condotta di vita si trovano espressi, secoli più
La centralità che le tre tappe di vita, morte e rinascita tardi, nel Nuovo Testamento:
hanno nel rituale funerario reale fin da epoche remote e, a partire
dal Primo Periodo Intermedio (2150 - 1994), anche in quello dei “Poiché: ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste
comuni cittadini, e che ritroviamo perfettamente espresse nella da bere, ero pellegrino e mi ospitaste, nudo e mi copriste (…)”32.
tomba di Harwa28, costituisce uno dei tratti fondamentali della
religione dell’Antico Egitto. Questo, insieme alla crescente popo- Quale può essere stato il tramite tra le due culture? La pre-
larità della dea Iside nell’Epoca Tarda può forse avere portato nel senza di elementi tratti dalla letteratura egizia all’interno delle sacre
mondo greco un contributo all’elaborazione, a partire dall’VIII-VII scritture è documentato ed evidente nell’Antico Testamento soprat-
secolo, del rituale misterico, parallelo al culto cittadino, ma di tutto per quanto riguarda il caso del Cantico de Cantici, che in parte
tutt’altra finalità, riservato a chi ne faceva richiesta e incentrato deriva dalla poesia amorosa egizia del Nuovo Regno33. È possibile
sulla speranza di garantirsi una vita oltremondana29. Le tracce che il concetto della protezione del debole, ben presente anche nelle
dell’influenza della millenaria religione egizia, ben riconoscibili culture ebraica e mesopotamica34, sia confluito nel Vangelo di Matteo
sull’occidente romano e sul cristianesimo, sono tuttavia molto da dirette influenze orientali ed egizie nella prima stesura di questo
meno evidenti per l’epoca arcaica e devono spingerci a considerare testo, scritto in Palestina o in Siria in lingua aramaica attorno al 60
queste ipotesi con la necessaria cautela. d.C, e che andò presto perduto. Sul materiale di questa redazione si
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Note
1
Iliade IX, 381-383 (traduzione di R. Calzecchi Onesti).
2
Odissea IV, 126 (traduzione di G.A. Privitera).
3
Per la problematica filologica legata alla formularità in Omero vedi Parry 1971.
4
Tebe in Beozia viene semplicemente citata in Iliade V, 804; VI, 223; X, 286; XIV, 114, 323; XXIII,
679. In Odissea XI 275, è descritta come “Tebe amabile” e in XV, 247 è solo citata. Viene descritta,
ma senza l’impiego di versi formulari, in Iliade IV, 378 e 416; XIX, 99; in Odissea XI, 262-265. In
Odissea 275, è “Tebe amabile”, mentre in XV, 247 è solo citata.
5
Tebe in Cilicia viene citata solo in Iliade I, 366; II, 691; VI, 397, 416, dove è descritta come “Tebe
dalle alte porte”; XXII, 479.
6
Vedi Donadoni, 1999, p. 48.
7
Odissea XI, 262-265: “… / e generò due figli, Anione e Zeto, / che per primi fondarono la città di
Tebe con sette porte, / e turrita la fecero, perché senza mura non potevano / vivere a Tebe spaziosa,
benché fossero forti.”
8
Odissea XI, 262-265; il dato viene ribadito in Iliade IV, 406.
9
Le mura vengono citate anche in Iliade IV, 378 e XIX, 99.
10
Per un catalogo degli oggetti egizi o egittizzanti ritrovati in Grecia, si veda Burnet Brown 1975-1977.
Di estremo rilievo è l’importante scoperta della statua di una scimmia in faïence, con il nome di
Amenofi II, rinvenuta a Micene. (Vercoutter 1956, p.400).
11
Da questo momento in poi il culto misterico viene integrato in quello della polis, e ne diventa una
prerogativa: come la democrazia, anche l’iniziazione misterica resta circoscritta al mondo greco
e, nello svolgimento, patrimonio esclusivo di Atene.
12
Il sacerdote più importante, lo ierofante, apparteneva alla famiglia degli Eumolpidi e aveva il
compito di aprire le cerimonie, di officiare i momenti più solenni e soprattutto di celebrare l’apice
dell’iniziazione, quando venivano svelati gli oggetti sacri. Alla famiglia dei Cerici appartenevano
il daduco, che reggeva la fiaccola sacra a Demetra e affiancava lo ierofante, e lo hierokeryx (sa-
cerdote dell’altare), una carica secondaria. Ai riti presenziava anche la sacerdotessa di Demetra,
che godeva dello stesso prestigio dello ierofante. Tutte queste cariche erano vitalizie.
13
Apollodoro (Biblioteca III, 15) afferma che Eumolpo era figlio di Poseidone e di Chione, che lo
avrebbe gettato in mare per nascondere la gravidanza al legittimo consorte. Il dio però lo trasse
in salvo e lo portò in Etiopia, dove lo affidò alla figlia Bentecisima. Esiliato dall’Etiopia, Eumolpo
riparò in Tracia e successivamente a Eleusi.
14
L’Inno omerico a Demetra, 270 - 274 attribuisce invece la loro creazione alla dea che li fece
conoscere alla corte del re eleusino Celeo.
15
Benché Clinton (2003) sostenga che l’origine etiope del cantore Eumolpo sia da considerare
tramite verso il Cristianesimo. È quasi certamente non prima un’aggiunta del V secolo a.C., finalizzata a instaurare un parallelo tra il cantore e l’omonimo re
dell’epoca ellenistica che il sincretismo religioso espande i con- tracio che aveva condotto gli eleusini contro gli ateniesi, e a cui si attribuivano origini etiopi.
16
fini delle credenze religiose egizie, stemperandole e fondendole L’etimologia deriva dal verbo eu-mélpo, “cantare bene”, e significa dunque “colui che ha un bel
canto”; questo verbo è privo di etimologia (GEW, s.v. “mélpo”), e dunque potrebbe essere esso
ai riti misterici e ai culti dell’area vicino orientale, che sono stesso di origine non greca. Nella figura di Eumolpo il mito potrebbe aver sintetizzato e tramandato
il ricordo dell’influenza religiosa egizia, trasmessa dai sacerdoti, la cui reale origine era all’epoca
il retroterra culturale in cui nasce il Cristianesimo; tuttavia, dimenticata oppure, non essendo greca, viene volutamente grecizzata e inserita in questo modo
Figura 34 le argomentazioni qui presentate concorrono a far ipotizzare nel patrimonio culturale autoctono.
17
Tomba di Neferrenpet che la Grecia già nell’VIII secolo a.C. possa aver tratto materia Austin 1970, p. 13 e note relative, nella serie di indicazioni sui ritrovamenti egizi in Grecia segnala
Qenro (TT 178), XIX la presenza di reperti ad Atene, in epoca geometrica, e a Eleusi in epoca geometrica e sotto la
dinastia, Scena con il di ispirazione per la formazione di credenze e riti dall’Egitto XXVI dinastia (664 – 525 a.C.); e pone in evidenza il fatto la presenza di oggetti egizi non implichi
giudizio del defunto dal contemporaneo, anticipando di alcuni secoli il movimento di necessariamente che vi siano stati contatti diretti, soprattutto nel caso di amuleti e scarabei, che
Capitolo 125 del Libro facilmente viaggiano di proprietario in proprietario coprendo lunghe distanze.
dei Morti. koinè culturale seguito alle conquiste macedoni.
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18 36
Anche l’etimologia di Kérykes, derivante da kéryx “araldo”, ha in comune con quella degli Questo passo di Matteo è alla base della codifica da parte della Chiesa delle sette opere di
Eumolpidi la medesima idea di “cantare, proclamare da alta voce” che potrebbe rimandare alla misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi;
funzione magico-sacrale della parola diffusa in Egitto e nel Vicino Oriente antico. alloggiare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti. Sebbene risalgano
19 agli inizi della storia della Chiesa, questi precetti sono entrati a far parte del catechismo cristiano
Erodoto tuttavia in Storie II, 171.2-3 afferma: “Ed anche riguardo alla celebrazione dei misteri di
solo con Pio X.
Demetra, che i Greci chiamano Tesmoforie, io dirò soltanto quanto è lecito. Le figlie di Danao furono
37
quelle che portarono questa cerimonia sacra dall’Egitto e la insegnarono alle donne pelagiche; In Platone, Timeo, 21-22.
(…)”. Questa teoria è discussa in Bernal 1997, p. 119 e sgg. 38
Per un’edizione dei frammenti dei filosofi presocratici, si veda Lami 1991. Curiosamente, la prima
20
Abitualmente la costruzione di un tempio veniva decisa sia in base alle caratteristiche paesaggi- menzione del termine philosophìa compare in Isocrate (Busiride, 28) in cui l’autore sostiene che
stiche, per esempio la presenza di un bosco ritenuto sacro, sia, e soprattutto, all’esistenza di una avrebbe potuto nascere solo in Egitto, e in cui, a proposito di Pitagora, si legge: “Nel corso di una
o più fonti d’acqua necessarie per l’espletamento delle funzioni cultuali. sua visita in Egitto divenne studioso della religione di quel popolo e fu il primo a recare ai Greci
21 la filosofia”.
Si veda Pernigotti 1990, in cui viene data una panoramica delle funzioni e del ruolo del sacerdote
39
in Egitto; e Erodoto, Storie II, 37, 2-5: “I sacerdoti radono tutto il corpo ogni tre giorni, affinché né Una discussione sugli aspetti sciamanici delle dottrine di alcuni filosofi e iatromanti nel mondo
un pidocchio né altra impurità sia su di loro mentre servono gli dei. I sacerdoti indossano solo una classico è proposta da Couliano 1989.
veste di lino e sandali di papiro: (…). Si lavano due volte il giorno e due volte la notte con acqua 40
Contrario a questa tesi Hopfner (1940 – 1941). Davis (1979, p.122) sostiene invece che le fonti
fredda, (…)”.
classiche non la contraddicano.
22
Clemente Alessandrino, Protrettico 21, 2. 41
Fedro, 247D, Filebo 16C, Epinomide 986E – 987A
23
Sembra, ma resta una congettura non confermata, che questa operazione si riferisca alla macinatura 42
Il filosofo Crantore, vissuto nel IV secolo a.C. e seguace di Platone, arrivava ad affermare (la cita-
del grano, che secondo Teofrasto (citato da Porfirio, De abstinentia 2, 6) veniva mantenuta segreta.
zione appare in Proclo, In Timeo, LXXVI) che i contemporanei lo prendessero in giro sostenendo
In Austin 1970, p. 35 e sgg., si fa menzione delle importazioni greche di grano egizio, documentate
che il tipo di società immaginato nella Repubblica fosse una vera e propria copia delle istituzioni
dal V secolo a.C., e che potrebbero essere anche alla base della fondazione dell’emporion greco
egizie.
di Naukrati in Egitto, alla fine del VII secolo a.C.
24
Si veda Burkert 1991, p.32. Lo studioso ipotizza un influsso egiziano sul culto eleusino in epoca
un posteriore, ponendolo all’inizio del VI secolo a.C.. Fuorviato dal carattere della Stele Metternich,
che riporta un rituale di guarigione egizio, pone questo in relazione con i riti di Eleusi (che non
hanno alcuna finalità di risanare chi vi partecipa), senza tenere conto della possibilità che il rituale
eleusino possa aver attinto dal culto di Iside, ma non necessariamente dalla forma di religiosità
pratica indicata dalla Stele Metternich.
25
Malaise 1997, pp. 88 (e le schede III.21 e 22), 108.
26
Si veda Sanders-Hansen 1956, pp. 35-43, v. 48 e segg., e Klasens 1952, pp. 52 e sgg., 64-
78.
27
Si veda Plutarco, Iside e Osiride, 357 bc; secondo Richardson 1974, p. 238, la tradizione originale
sarebbe quella greca.
28
Si veda Tiradritti 1999C, p. 19 e sgg.
29
Di questo parere Rohde 1901, che afferma: “Il misticismo era una goccia di sangue straniero nel
sangue greco”.
30
Il testo, ancora inedito, non è una creazione letteraria della XXV dinastia, ma è il frutto di una
tradizione che risale al Primo Periodo Intermedio.
31
Un’altra serie di precetti di vita ideale, questa volta espressa in forma negativa, si trova nel Capitolo
125 del Libro dei Morti, il cui rotolo di papiro abitualmente veniva posto tra le gambe del defunto
all’interno del sarcofago. In questa dichiarazione il defunto si trova ad affermare, davanti a ciascuno
dei quarantadue dèi che formano il tribunale di Osiride, di non aver compiuto le più varie azioni
nefande, che spaziano dall’ambito religioso fino a quello economico e sociale.
32
Matteo 25, 35-36
33
Vedi il volume dedicato all’argomento di Fox 1985.
34
L’accenno alla condizione disagiata della vedova e dell’orfano e la sua tutela da parte della società
e della legge religiosa è discussa ampiamente in Tavares 1987, pp. 155 – 162.
35
Non a caso il testo è collocato nella parte della tomba che segna il passaggio tra il cortile, in
cui vengono raffigurate scene di vita quotidiana nei possedimenti del funzionario (vedi Tiradritti
1999C, p.21), e la prima sala ipostila, in cui inizia il viaggio ultraterreno di Harwa.
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La tomba
di Harwa
Francesco Tiradritti
Cattedra di Storia dell’Arte “Dorothy K.
Hohenberg”
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grave crisi istituzionale che aveva funestato l’Egitto a partire dalla ipotizzabile. Alcuni sono infatti stati riportati alla luce a Medamud11
fine del Nuovo Regno (1075 a.C.), Harwa decise la realizzazione di e a Medinet Habu12 e indurrebbero a ritenere che Harwa abbia uti-
una tomba riccamente decorata e di vaste proporzioni. Scelse l’area lizzato gli ushabty come segno della propria presenza in località
delle necropoli tebane antistante al tempio funerario di Mentuhotep connesse con la Divina Adoratrice (Medinet Habu)13 e con il culto
II (2065 – 2014), le cui rovine si ergono ancora oggi contro la parete di Amon (Medamud).
rocciosa dell’anfiteatro naturale di Deir el-Bahri. Immediatamente Le poche informazioni relative a Harwa derivano dalle otto
a nord del santuario del sovrano la regina Hatshepsut (1479 – 1458) statue che sono a lui ascrivibili14 (catalogo 01). È da queste che
aveva fatto erigere il proprio3. All’epoca di Harwa il tempio funerario possono essere ricavate notizie sulla sua famiglia e gli inizi della
della sovrana era ancora utilizzato come stazione per la processione sua carriera. Harwa è ritratto in mezzo al padre Padimut e la madre
in cui culminava la Bella Festa della Valle, una delle più importanti Nestauret in un gruppo statuario inedito (Museo del Cairo JE 37377),
celebrazioni religiose della regione. La statua di Amon, il dio prin- dove porta il titolo di imy-khent, una carica di secondaria importanza
cipale di Tebe veniva trasportata dal tempio di Karnak sulla riva all’interno del clero tebano. Le iscrizioni delle altre statue affermano
occidentale per farle visitare i luoghi di culto che ivi vi sorgevano. che Padimut era figlio di Ankhefenamon: entrambi sono menzionati
All’inizio del VII secolo il santuario di Mentuhotep II versava invece con titoli sacerdotali di scarsa importanza. Le origini di Harwa si
in uno stato di abbandono e Harwa fece scavare il proprio sepolcro rivelano perciò abbastanza modeste e non è chiaro per quali vie egli
in un’area in cui un tempo passava la rampa in mattoni crudi che sia arrivato ad occupare la carica di Grande Maggiordomo della Divi-
ne costituiva l’accesso. I lavori della tomba non furono mai portati na Adoratrice (o Sposa Divina15), una tra le più influenti all’interno
a termine e una parte del corridoio che circonda il primo livello dell’amministrazione dello stato teocratico di Tebe.
sotterraneo della sua tomba fu utilizzata da Akhimenru per realiz- Determinare con precisione il periodo di attività di Harwa
zare la propria4. presenta numerosi problemi. Appare chiaro che la sua accessione ai
vertici della gerarchia tebana avvenne con il consenso dei sovrani
nubiani, in un momento in cui questi impostarono un controllo più
diretto sull’Egitto. Questo mutato atteggiamento può essere fatto
Monumenti e vita di Harwa corrispondere al regno di Shebitqo (698 – 690), quando sarebbe
avvenuta anche l’effettiva assunzione di Amenirdis I, figlia del
Al momento di intraprendere gli scavi della tomba di Harwa nume- sovrano nubiano Kashta (765 – 745), a Sposa Divina. L’avveni-
rosi suoi monumenti si trovavano già nelle collezioni egizie pubbli- mento dovrebbe essersi verificato come conseguenza della morte
che e private di tutto il mondo. Alcuni provengono sicuramente dal di Shepenupet I, figlia del sovrano libico Osorkon III (788 – 760).
sepolcro, come è il caso di due frammenti di decorazione conservati È probabile che Harwa sia stato nominato Grande Maggiordomo
al Museum of Fine Arts di Boston5 e al Metropolitan Museum of Arts proprio in questo momento16.
di New York6. Un blocco con iscrizione in geroglifico, conservato nel La carica di Sposa Divina era stata utilizzata dai sovrani
magazzino “Sheikh Labib” a Karnak, è stato recentemente riportato libici come metodo per mantenere il controllo sullo stato teocratico
all’interno della tomba7. di Tebe e diminuire così l’influenza politica dei Sommi Sacerdoti
Di Harwa sono noti una tavola per offerte ritrovata nella di Amon. Proprio Lo strapotere del clero tebano era stato una delle
cappella dedicata a Hathor da Sety I a Deir el-Medina8, un graffito cause che, nell’XI secolo a.C., aveva condotto a una divisione del
a Naga el-Sheikh (Assuan)9 e un certo numero di ushabty in pietra paese. Da quel momento in poi il nord si era ulteriormente frazionato
(completi o frammentari10) la cui provenienza dalla tomba è soltanto in una serie di stati governati da sovrani o governatori di origine
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libica, mentre il sud era rimasto saldamente nelle mani del clero corniciata da una
tebano. Osorkon III era riuscito a ristabilire un controllo indiretto decorazione che
sulla parte meridionale del paese facendo promuovere alla carica di imita la forma del
Divina Adoratrice di Amon la figlia Shepenupet I. I monarchi della tempio primitivo
XXV dinastia avevano seguito la via da lui tracciata e avevano fatto del dio. Una scali-
adottare Amenirdis I a Shepenupet I. nata di dimensioni
Non è chiaro quando Harwa iniziò a preparare il proprio ridotte precede la
sepolcro ma, visto lo stato di incompiutezza in cui versa l’intera statua. Nell’angolo
struttura, è possibile ipotizzare che i lavori fossero ancora in corso nord-ovest della
al sopraggiungere della morte del funzionario17. Sulla base di queste cella si apre una
considerazioni, è possibile attribuire a Harwa un periodo convenzio- nicchia nella qua-
nale di attività che copre il ventennio che va dal 700 al 68018. le si trovava una
statua di Harwa
seduto, scolpita
nella roccia.
La tomba di Harwa Dalle estre-
mità occidentali
Con i suoi 4500 metri di sviluppo su più livelli sotterranei la tomba di dei due portici del
Harwa è una delle più vaste mai realizzate da un privato cittadino nel cortile si accede
corso della storia egizia (figura 35). L’entrata si trova a sud. Una rampa a un corridoio
conduce a un portico che immette in un vestibolo, disposto su un asse che circonda tut-
sud-nord. Da questo di passa a un cortile a cielo aperto delimitato da to il primo livello
portici a pilastri lungo il lato meridionale e settentrionale. L’accesso sotterraneo della
alla parte sotterranea della tomba si apre al centro del lato occidentale tomba. Il corridoio era stato progettato per avere uno sviluppo
del cortile e conduce a un cambiamento nell’asse di sviluppo del Figura 35 pressoché quadrato19. Il lato meridionale fu però deviato verso nord
monumento che gira di novanta gradi verso ovest. L’ingresso ha un Pianta della tomba prima di continuare nuovamente in direzione ovest per evitare alcu-
di Harwa: 1) rampa;
soffitto a volta; una rampa consentiva di superare il dislivello (circa 2) cava; 3) portico ne tombe di epoca ramesside. La parte settentrionale del corridoio
d’entrata; 4) vestibolo;
ottanta centimetri) tra il cortile e la soglia della prima sala ipostila. 5) cortile; 6) ingresso non fu portata a termine da Harwa e fu ampliata da Akhimenru per
Questa ha il pavimento in leggera pendenza verso il fondo ed era della prima sala ricavarvi il proprio sepolcro.
ipostila: 7) prima sala
divisa in tre navate da due file di quattro pilastri; cinque stanze se- ipostila; 8) ingresso Un pozzo che si apre in corrispondenza dell’angolo nord-oc-
della seconda sala
condarie si aprono lungo il lato meridionale e quello settentrionale ipostila; 9) seconda cidentale della seconda sala ipostila consente l’accesso a una serie
della sala. Un breve passaggio immetteva nella seconda sala ipostila, sala ipostila; 10) di ambienti sotterranei che si sviluppano su tre livelli. Un corridoio
ingresso della cella; 11)
di dimensioni ridotte rispetto alla precedente e dalla pianta presso- cella; 12) accesso agli conduce in una sala le cui pareti sono decorate con quattro false
ambienti sotterranei;
ché quadrata; qui sopravvivono quasi intatti tre dei quattro pilastri 13) corridoio; 14) porte. In corrispondenza dell’angolo sud-ovest una rampa di scale
che un tempo vi s’innalzavano. Un ultimo breve passaggio immette tomba di Akhimenru conduce a un vasto ambiente con soffitto centinato. Lungo il lato
(elaborazione grafica
in una cella al fondo della quale si trovano i resti di un’immagine di Silvia Bertolini da settentrionale della sala si apre un ultimo pozzo che conduce a due
disegni di Diethelm
di Osiride, il re dei morti, scolpita in altorilievo. La scultura è in- Eigner) ambienti: il maggiore si sviluppa verso est, il minore verso sud.
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ma la presenza della divinità è resa certa dai resti dell’iscrizione lavorando alla tomba di Harwa i decoratori menfiti diedero nuovo
e dal parallelo con la vicina tomba di Petamenofi (TT 33) dove la impulso all’arte della regione e contribuirono alla formazione di
scena di Harwa risulta copiata. A parte queste due occorrenze, una nuova scuola tebana che avrebbe trasfuso la lezione ricevuta
il toro Api è da considerare alieno all’universo religioso della nella realizzazione di monumenti di inestimabile valore quali
regione tebana29 e, a prima vista, sfugge il significato della sua rap- la tomba di Montuemhat (TT 34) e Petamenofi (TT 33) di poco
presentazione. Una soluzione può forse essere proposta ponendo successive a quelle di Harwa.
ancora una volta a confronto l’allegoria della morte con la scena
della rinascita. In quest’ultima, dietro Harwa si trova l’immagine
di Imenetet, la dea dell’Occidente. Entrambe le figure, qualora
poste in correlazione tra loro, mostrano una forte connotazione Scavi nella tomba di Harwa
geografica30. Imenetet simboleggia la necropoli tebana, il toro Api
il Serapeo di Menfi e, di conseguenza, la necropoli di Saqqara. L’area di fronte all’entrata principale
Sono inserite all’interno di un percorso (il cammino di Harwa) e
appare perciò giustificabile interpretare anche le due immagini L’entrata principale della tomba di Harwa si trova a sud. Nell’area
divine in un simile contesto. antistante si è cominciato a scavare nel 2000, riprendendo i lavori
L’ipotesi di Edna Russmann (corroborata soprattutto dallo nella primavera del 2001, nel 2002 e nell’estate del 2004. Lo scopo
stile dei rilievi nel cortile della Tomba di Harwa) che vedrebbe nella principale era quello di rimuovere almeno parzialmente l’enorme
decorazione del monumento un intervento di maestranze di origine accumulo di detriti che gravavano sopra la parte orientale del portico
menfita potrebbe fornire il legame tra la tomba di Harwa e la necropoli d’entrata, il cui soffitto era già crollato in due punti. L’intento era
di Saqqara e giustificare così la presenza di Api. L’immagine della anche quello di mettere in luce la rampa di accesso il cui sviluppo,
divinità indicherebbe Menfi, e forse proprio il Serapeo, come punto all’inizio dei lavori destava alcune perplessità: sulla base di quanto
di partenza31 del viaggio che i decoratori della tomba avrebbero in- visibile sembrava che terminasse contro il cortile della tomba di
trapreso per giungere nella necropoli tebana (la dea Imenetet) dove Kheruef Senaa32. Gli scavi hanno invece rivelato che la rampa compie
avrebbero lavorato alla decorazione della tomba di Harwa. un angolo e si dirige verso est. I rilievi topografici della situazione
L’interpolazione delle due scene potrebbe avere un tono iro- messa in luce hanno mostrato che presenta un forte scarto rispetto
nico. Non è possibile stabilire se questo sia intenzionale o derivato all’asse principale del portico di accesso della tomba.
semplicemente dalla lettura a posteriori delle figurazioni. Il toro Api La rampa è una caratteristica architettonica comune a tutte le
è inserito nell’allegoria della morte, Imenetet nella scena della rina- altre tombe dell’Assasif, nelle quali è però invariabilmente orientata
scita. Si tratta di una scelta voluta degli artisti con la quale avrebbero verso nord, dove passa la via di accesso al tempio di Hatshepsut, ed
voluto significare il loro apprezzamento per il fatto di essere stati è perfettamente in asse con il sepolcro. Harwa, essendo stato il primo
chiamati a Tebe (soprattutto se, nel frattempo, avevano trascorso ad avere utilizzato quella parte della piana dell’Assasif come luogo di
mesi alla decorazione del tempio di Kawa in Sudan)? sepoltura avrebbe anche lui avuto la possibilità di orientare la rampa
A posteriori, che il tragitto da Menfi a Tebe si ponga lungo il verso nord. È probabile che questa fosse la sua prima intenzione e
cammino dalla morte alla rinascita acquista un significato ulteriore che, in un secondo momento, per una ragione che ancora oggi non
e che, con tutta probabilità, non sfiorò mai le menti degli artisti è dato conoscere sia stato costretto a cambiare il progetto originale e
che realizzarono la decorazione. L’arrivo di queste maestranze a dovere incastrare la rampa a sud, tra il cortile della propria tomba
condusse veramente a una rinascita, di stampo però culturale: e quello di Kheruef.
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Il vestibolo
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parte della tomba è stato possibile applicare un rigoroso metodo di segno del loro passaggio. Scavata nel pavimento di XA, proprio di
scavo stratigrafico. All’inizio si è optato per l’apertura di due settori fronte all’entrata del cortile, è stata riportata alla luce una singolare
di scavo, lungo il lato settentrionale e quello meridionale del cortile, struttura. Questa è costituita da una depressione centrale circonda-
lasciando intatta la striscia centrale dell’accumulo di detriti. ta da una fossa circolare semicircolare che termina in uno spazio,
La rimozione dello strato superficiale ha rivelato una situa- riempito con limo del Nilo. È probabile che al centro fosse posta
zione di crollo in entrambi i settori. Nella parte settentrionale è stato una giara da cui traspirava l’acqua che doveva mantenere umido il
riportato in luce un ampio fronte di frammenti di roccia calcare de- limo. Questa istallazione che, a mia conoscenza, non trova un esatto
rivante dal crollo del portico, mentre in quello meridionale è stato parallelo nella necropoli tebana, potrebbe essere una rivisitazione
rinvenuto un ampio strato di mattoni crudi derivanti dal parziale della cosiddette figure di “Osiride vegetante”, poste all’interno di
scivolamento del muro della rampa del tempio di Mentuhotep II. una sepoltura come simbolo di rinascita eterna per il defunto.
Uno dei primi strati rimossi nel 1999 si è rivelato formato Nel 1999 i lavori lungo il settore meridionale hanno con-
quasi esclusivamente da pezzi di mummia e bende. L’andamento, in dotto alla scoperta di nuove porzioni decorate del muro di fondo
leggera salita all’angolo sud-ovest verso il centro del cortile, indicava del portico, parzialmente già visibili39. È stata anche messa in luce
che doveva corrispondere a una delle tante azioni di saccheggio cui è una trincea, scavata da tombaroli che visitarono la tomba durante la
andata sottoposta la tomba di Harwa fino alla Seconda Guerra Mon- Seconda Guerra Mondiale o negli anni immediatamente successivi
diale. Si trattava del risultato dello bendaggio frettoloso di mummie per asportare parti della decorazione.
recuperate negli ambienti che, da quest’angolo del cortile, immetto- Durante le ricerche è stato possibile appurare il metodo da
no nella porzione meridionale del corridoio sotterraneo. In questo loro utilizzato per asportare i blocchi. La porzione di muro prescelta
contesto sono stati recuperati tre frammenti del ritratto funerario di veniva circoscritta, probabilmente da chi dirigeva le operazioni, con
un personaggio maschile databile al II secolo d.C.38 e frammenti di una linea incisa e, successivamente ricoperta con gesso. Questa pro-
cartonnage ascrivibili ai primi secoli della nostra era. Allo scopo cedura serviva a tenere insieme la superficie decorata che si sarebbe
di appurare la loro provenienza, nella seconda parte della stagione, sicuramente frammentata nel corso delle successive operazioni. Una
si è passati a scavare gli ambienti posti tra la porta del cortile e il volta essiccatosi il gesso, si passava a staccare la parte utilizzando
corridoio. Frammenti di cartonnage simili a quelli del cortile sono piccozze e piedi di porco. Il passo finale consisteva nell’immergere
stati recuperati nel vasto ambiente con soffitto a volta (XA) subito il frammento in una cornice di cemento che consentiva di rimuovere
dopo la porta e nel pozzo (YI) che si apre nella piccola stanza XD. il gesso senza che la pietra andasse in frantumi.
In quest’occasione è stato svuotato anche il pozzo YJ. Molti frammenti della decorazione sono stati recuperati
In quest’ultimo sono stati recuperati i resti del corredo fu- nel corso degli scavi, dimostrando che la parete aveva subito già
nerario di un certo Pef-tjau-auy-khonsu. I frammenti di sarcofago numerosi guasti in epoche precedenti alle visite dei tombaroli40.
ritrovati indicherebbero una datazione alla XXVI dinastia. La sepol- Per alcuni di essi è già stato possibile individuare l’esatto punto di
tura dovrebbe corrispondere a uno dei primi riutilizzi della tomba provenienza.
di Harwa come luogo di sepoltura da parte di altre persone. Il pozzo Il muro di fondo di quello che un tempo era il portico me-
era già stato visitato dai tombaroli che avevano avuto però cura di ridionale era decorato con scene in delicato bassorilievo di attività
riempirlo nuovamente. Contro la parete di fondo della camera di quotidiane. Si tratta di quanto avveniva nelle proprietà di Harwa la
modeste dimensioni scavata al fondo del pozzo avevano lasciato cui figura è incisa in grandi proporzioni all’estremità occidentale
un teschio (con l’occhio perforato in un macabro segno d’intesa, della parete. Il funzionario è ritratto come se stesse osservando quanto
probabilmente appartenente proprio a Pef-tjau-auy-khonsu) come si sta svolgendo davanti ai suoi occhi, la sua figura è incedente e
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Scavi nella tomba di Harwa: la prima sala ipostila essere datata all’epoca tolemaica, epoca in cui la tomba di Harwa fu
trasformata in un santuario, con tutta probabilità dedicato a Osiri-
La prima sala ipostila e i dieci annessi che si aprono lungo i suoi de. Il cambio d’uso è testimoniato dal ritrovamento di un notevole
lati settentrionale e meridionale sono stati scavati nel corso del- quantitativo di coppe votive di epoca tolemaica in uno degli annessi
le campagne 1997 e 199848. L’ambiente è stato diviso in quadrati settentrionale (N3). Nello stesso ambiente è stato recuperato anche
tenendo come punti di riferimento virtuale il centro dei pilastri. lo stampo in terra refrattaria per la produzione di statuine di Osiride
Non è stato possibile impostare uno scavo stratigrafico più accurato (HRW 1997, R 237). Un secondo stampo (HRW 1998, R 283), di cui
poiché l’accumulo di detriti non è avvenuto per fasi successive, si conserva soltanto la parte superiore, è stato invece ritrovato tra i
ma in momenti contigui impossibili da differenziare. La situazione detriti della navata meridionale della sala ipostila. La trasformazione
archeologica si presentava come un accumulo di blocchi caduti dal in un santuario dedicato a Osiride deve essere stata facilitata dalla
soffitto e dalle pareti, circa un quarto dei quali conservava ancora struttura stessa della tomba, simile a quella di un tempio, e dal fatto
tracce di decorazione. In alcuni punti della sala, sotto ai detriti e a che nella cella fosse scolpita l’immagine del dio.
diretto contatto del pavimento, sono stati riportati alla luce ampi ac- Nell’angolo nord-occidentale della sala ipostila sono stati
cumuli di calce, all’interno dei quali sono stati recuperati resti ossei rinvenuti numerosi frammenti di un Libro dei Morti in geroglifico
malamente conservati. Sembrerebbe trattarsi di sepolture comuni la corsivo e con vignette che inducono a datarlo all’epoca tolemaica.
cui datazione può essere fatta corrispondere a una delle epidemie Le modalità di ritrovamento (quasi in superficie e su un’area di circa
che avrebbero funestato l’Egitto nei secoli della tarda antichità. A due metri quadrati) induce a ipotizzare che il Libro dei Morti sia
livello di pavimento sono stati recuperati vasetti e balsami in vetro, stato estratto da qualche tombarolo dalla camera funeraria ricavata
in alcuni casi in associazione tra loro, probabilmente quanto resta nell’annesso all’estremità occidentale (N5). I frammenti sarebbero
di modeste sepolture, databili tra il I e II secolo d.C.49. Questi ritro- il risultato del tentativo di manipolazione (o di apertura) del papiro
vamenti indicano che la tomba di Harwa fu utilizzata come cimitero nel luogo dove sono stati ritrovati.
a partire dal I secolo d.C. circa fino a tutto il IV. Nel corso della campagna 1997, all’interno di uno dei cumuli
Al centro della sala, a circa quattro metri di distanza dalla di calce che coprivano il centro della sala ipostila sono stati riportai
porta dell’ingresso alla seconda ipostila è stata riportata alla luce una alla luce la parte superiore di un ushabty in serpentino (HRW 1997,
base in arenaria. A non molta distanza, tra i detriti, sono stati rinve- R 199) e un secondo ushabty in calcare spezzato in due parti (HRW
nuti altri frammenti lavorati della stessa pietra sulla cui superficie 1997, R 200) di Harwa (figura 43). Il luogo di ritrovamento è inusuale,
sono incisi in bassorilievo pani e vasi. Questi blocchi sono risultati visto che le statuine del defunto erano di regola poste nelle vicinanze
appartenere a una tavola per offerte per la quale si è subito ipotizzato della mummia. L’unica spiegazione possibile è che siano scivolati
che dovesse poggiare sulla base. Le misure però non coincidevano. di mano a qualcuno che li aveva prelevati dalla camera funeraria
La soluzione di questo problema si è presentata quando, nel corso e, affondati nella finissima polvere di calce, non sarebbero stati più
degli scavi al centro di cortile, è stata scoperta una tavola per offerte recuperati50. Anche questo evento è da ascrivere a una delle azioni
in arenaria, utilizzata per solidificare il terreno sottostante a uno dei di saccheggio perpetuate nella tomba.
cerchi di limo con i quali erano stati prodotti i mattoni crudi con cui La parte superiore dell’ushabty in serpentino presenta un
era stato chiuso il vestibolo. La tavola si adatta perfettamente alla modellato del viso delicato, ispirato ai canoni artistici della scultura
base e la sua superficie superiore ha dimensioni tali per appoggiarvi i dell’Antico Regno. L’esemplare in calcare, seppure di squisita fattura,
blocchi con i pani e i vasi. Il risultato è una tavola per offerte tripartita ha caratteristiche così particolari che lo rendono di vitale importanza
costituita da base, ripiano e offerte. Sebbene di fattura insolita, può per la ricostruzione della storia di Harwa e del periodo in cui visse.
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Figura 43
Ushabty in calcare di
Harwa con in mano le
insegne della regalità
faraonica, HRW 1997,
R 200 (Fotografia di
Giacomo Lovera)
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Al posto delle abituali zappe la statuina stringe infatti il flagello e lo privata più grande di tutto l’Egitto55, nonostante la maggior parte dei
scettro, i simboli della regalità faraonica. Il nome di Harwa, nel Capi- suoi monumenti lo ricordino semplicemente con il titolo di Capo
tolo VI del Libro dei Morti iscritto sull’ushabty, è inoltre preceduto Sacerdote Ritualista (come Pa-di-amon-neb-nesut-tauy).
dal titolo ur-uru (“Grande dei Grandi”) utilizzato normalmente per Alla luce di queste informazioni sembrerebbe che almeno
designare i sovrani o i governatori dei paesi stranieri. Al momento quattro personaggi o abbiano avuto le risorse (Harwa, Montuemhat,
della scoperta, questa statuina rappresentava un unico per la storia Petamenofi) che potevano essere a disposizione soltanto del go-
della civiltà faraonica. Soltanto nel 200351, con la pubblicazione vernatore di uno stato, oppure hanno agito come se lo fossero
della foto della parte superiore dell’ushabty conservata al Museum (Pa-di-amon-neb-nesut-tauy), o siano stati considerati come tali
of Fine Arts di Boston (catalogo 17), si è potuto appurare l’esistenza (Montuemhat) oppure abbiano, più semplicemente, preteso di
di un secondo esemplare. Le due statuine funerarie di Harwa sono esserlo (Harwa). Questi quattro nomi possono essere posti in suc-
le uniche che ritraggono un personaggio che non sia il sovrano con cessione e dare vita a quella che potrebbe essere considerata una
in mano le insegne della regalità. vera e propria dinastia di funzionari nelle cui mani si sarebbero
Questi elementi hanno indotto a una riflessione sul vero ruolo trovate le sorti di Tebe per circa un secolo, dal tramonto del potere
detenuto da Harwa e sulle modalità della sua gestione all’inizio del libico sulla città (metà VIII secolo a.C.) all’avvento della XXVI dina-
VII secolo a.C. stia (VII secolo a.C.). Una tale ricostruzione si scontra però contro
In quest’epoca l’Egitto meridionale era ormai da tempo un’aporia che potrebbe apparire, a prima vista, insormontabile:
saldamente in mano dei sovrani della XXV dinastia ed è opinione Pa-di-amon-neb-nesut-tauy, Harwa, Montuemhat e Petamenofi
comune che il controllo della regione avvenisse attraverso la carica possono avere governato in questa successione, ma appartengono a
religiosa della Sposa Divina. Nella documentazione contempora- quattro famiglie ben distinte e non sono legati da parentela alcuna
nea e in quella di poco precedente vi è però la menzione di alti tra loro. Per risolvere questo problema può essere utile tornare alla
funzionari tebani che appaiono agire come se fossero stati i veri figura di Harwa incisa all’estremità occidentale del muro di fondo
governatori della regione e dell’Alto Egitto. Il primo è Pa-di-amon- del portico meridionale del cortile. Davanti alle sue gambe si trova
neb-nesut-tauy, ricordato nella Stele di Piankhy con il semplice ti- l’erede di tutte le sue proprietà che però non è suo figlio, quanto
tolo di Capo Sacerdote Ritualista52, una funzione religiosa di ambito piuttosto “il figlio di suo fratello (da intendere come “amico fra-
soprattutto funerario, al quale viene affidato il compito (insieme al terno”). L’iscrizione è mutila e non è possibile accertare l’identità
generale Pulem) di ricevere la resa di Teknakht, il sovrano a capo del personaggio. Potrebbe trattarsi di Montuemhat, ma potrebbe
della coalizione di principi libici che si erano opposti all’avanzata benissimo anche essere un altro personaggio, al quale Harwa aveva
degli eserciti nubiani. Saltando l’epoca di Harwa, troviamo Mon- intenzione di passare l’effettivo potere (mentre il titolo di Grande
tuemhat, Quarto Sacerdote di Amon e Governatore della città, la Maggiordomo sarebbe toccato ad Akhimenru) e che fu invece sop-
cui importanza in ambito amministrativo doveva essere immensa. piantato da Montuemhat. L’importante non è tanto l’identità del
Questo è testimoniato dalle dimensioni della sua tomba, ma anche personaggio raffigurato davanti a Harwa, quanto piuttosto il fatto
Catalogo 17
da altri documenti come gli annali di Assurbanipal II trascritti sul che le sue proprietà, e perciò le risorse che ne derivavano, erano
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Frammento superiore Cilindro di Rassam53, dove è nominato come sharru (“sovrano”) destinate a passare in mano a qualcuno che non era suo figlio. È
di ushabty di Harwa.
Museum of Fine Arts, di Tebe, e il Papiro dell’Oracolo saita54. Anche Petamenofi, la cui assai verosimile che sulla promozione di colui che doveva gestire lo
Boston. Hay Collection. carriera deve collocarsi nell’epoca immediatamente successiva a stato di Tebe e dell’Alto Egitto gravasse la lunga mano dei sovrani
Gift of C. Granville
Way, 72.745 (© 2004 quella di Montuemhat, doveva detenere un notevole potere se fu in libici prima e nubiani poi. Questo spiegherebbe perché sarebbero
Museum of Fine Arts,
Boston) grado di prepararsi nell’Assasif quella che è considerata la tomba stati scelti funzionari non imparentati tra di loro. Al momento di
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assumere il controllo il dignitario prescelto manteneva i propri da quella di Harwa. Al termine della campagna 2003 è stata comple-
titoli, assumendo però prerogative che lo investivano dell’effettivo tata la catalogazione e lo studio preliminare dei blocchi della parte
governo e che, almeno agli occhi degli Assiri, lo facevano apparire meridionale della prima ipostila. Oltre al riconoscimento di molti
come uno sharru a tutti gli effetti. Questo dovette essere anche frammenti provenienti dai pilastri e dalle pareti, questo ha consentito
quello che pensava Harwa quando fece incidere su uno dei suoi la ricostruzione fino al 40-60% delle porte degli annessi meridionali
ushabty il titolo ur-uru. che, all’inizio degli scavi, risultavano completamente crollate.
È stato così possibile appurare che la decorazione degli
A partire dal 1999 è iniziato lo studio dei blocchi, recanti architravi prevedeva scene a carattere offertorio. Di particolare
tracce di iscrizioni o figurazioni, recuperati nel corso degli scavi interesse si è dimostrata quella dell’annesso posto all’estremità sud-
della prima sala ipostila. Durante le campagne 2001 e 2002 i pi- occidentale (S5). La scena ritrae Harwa davanti al padre Padimut
lastri dell’ambiente sono stati ricostruiti in compensato, rispet- e alla madre Nestaureret. La stanza ha soffitto a botte e al fondo
tando le dimensioni di quelli originali. Questo ha consentito di si apre un pozzo funerario. La scena suggerirebbe che potrebbe
avere a disposizioni superfici su cui attaccare le copie in scala trattarsi del luogo di sepoltura preparato per accogliere le salme
uno a uno dei frammenti identificati. Dopo essere stati catalogati, dei genitori di Harwa.
i blocchi sono stati fotografati in digitale in modo da effettuare
foto-mosaici rivelatisi di estrema utilità per la ricostruzione della
decorazione (figura 44).
I maggiori risultati sono stati ottenuti grazie al confronto con La seconda sala ipostila
la decorazione della tomba di Pabasa che, almeno per quanto riguarda
la prima ipostila e il cortile, risulta essere stata copiata direttamente La seconda sala ipostila si è preservata in condizioni migliori della
prima. Le sue dimensioni ridotte hanno indotto a iniziare da qui gli
scavi nella tomba. È stato così possibile sperimentare le modalità di
intervento in seguito utilizzate nelle parti restanti del monumento.
Lo scarso accumulo di detriti ha consentito di completarne
la rimozione già al termine della breve campagna del 1996. La situa-
zione appariva molto disturbata e, a livello di pavimento, sono stati
recuperati balsamari in vetro e vasetti simili a quelli che sarebbero
stati successivamente rinvenuti nella prima sala ipostila, senza però
riuscire ad accertare se erano associabili a sepolture oppure proveni-
vano dall’ambiente contiguo (ipotesi più probabile) ed erano arrivati
qui in modo intrusivo.
Figura 44 Il problema maggiore era costituito dalle pareti che, sebbene
Foto-mosaico con la conservatesi in migliore condizioni di quelle della prima sala ipostila,
ricostruzione della
porzione di una scena risultavano in alcuni punti in procinto di crollare ed erano unifor-
dalla decorazione della memente ricoperte da uno strato di guano di pipistrello.
prima sala ipostila
della tomba di Harwa Sempre durante la campagna 1996 sono stati sperimentati di-
(Fotografia Carlos de la
Fuente) versi metodi di pulizia. Le prove, compiute su porzioni limitate della
198 199
L’enigma di Harwa Francesco Tiradritti · La tomba di Harwa
pareti e su frammenti dipinti di piccole dimensioni, hanno consentito dell’estremità orientale. Quasi in superficie sono state recuperate
di accertare che i pigmenti utilizzati risultavano resistenti all’acqua due statuine di uccello-ba, in legno dipinto (HRW 2001, R 131
e, sulla base di questo risultato, è stato elaborato un procedimento e 132), simili a quelle che si trovano inseriti sopra i sarcofagi di
utilizzato poi in larga scala. Sulle superfici sono stati stesi fazzolettini epoca romana56. La prima è stata recuperata lungo la parete set-
di carta, imbevuti d’acqua e coperti con una pellicola d’alluminio. tentrionale e la seconda lungo quella meridionale: questo lascia
Quest’ultima serviva a impedire la rapida evaporazione e, perciò, supporre che si trovassero montate sui lati del sarcofago. Sareb-
la risalita in superficie dei sali presenti nella roccia che, altrimenti, bero cadute nel corridoio durante una delle azioni di saccheggio
avrebbero potuto provocare la spaccatura della stessa. Questo meto- della tomba. A causa dello spazio limitato, i tombaroli avrebbero
do ha consentito di completare la pulizia dalle pareti alla fine della urtato il coperchio del sarcofago contro il soffitto del corridoio
campagna 1998. Purtroppo l’acidità del guano, in alcuni punti, ha causando il distacco delle due statuine.
condotto alla parziale corrosione di figure e iscrizioni geroglifiche La completa rimozione del cumulo di detriti ha condotto
che, però, sono ancora leggibili nella loro quasi totalità. al recupero, a livello di pavimento, di blocchi decorati provenienti
dalla sala ipostila e dal cortile. Questi hanno consentito di stabilire
che la chiusura del corridoio avvenne in un momento in cui i pilastri
della prima ipostila erano già parzialmente crollati e il cortile non
La cella era ancora ricoperto di detriti57.
Lo svuotamento delle due stanze più profonde ha portato
La cella al fondo del primo livello sotterraneo è stata scavata com- al recupero di molti frammenti di ushabty in pietra e in faïence
pletamente nel 1998. La rimozione dei detriti ha riportato alla luce di Harwa, confermando che nell’ambiente di dimensioni maggiori
la piccola rampa di scale scavata nella roccia davanti alla figura di fosse stato previsto di collocare il sarcofago di Harwa. La sala era
Osiride e numerosi frammenti della decorazione che riproduce il piena di detriti fino a circa metà della sua altezza. Nel corso delle
santuario primitivo del dio. A eccezione di un frammento di barba, operazioni di rimozione sono state recuperate numerose tracce di
non è stato possibile recuperare alcune parti della figura del dio un suo riutilizzo successivo.
o della statua di Harwa seduto, scolpita nella nicchia che si apre In entrambi gli ambienti e al fondo del pozzo sono stati re-
all’estremità nord-ovest della cella. cuperati numerosi blocchi di calcare, di qualità migliore e diversa
da quello della roccia circostante, iscritti con il nome e i titoli di
Harwa. Ritenuti in un primo momento provenire dal sarcofago, si
sono dimostrati, al termine dei lavori di scavo, appartenere a un ta-
Gli ambienti sotterranei bernacolo, molto simile a quelli dove venivano poste e statue delle
divinità nelle celle dei templi.
Gli ambienti cui si accede dall’ampio pozzo che si apre nell’an- Il problema che pone un tale ritrovamento è quella della
golo nord-ovest della seconda ipostila sono stati scavati nel corso funzione di un tale monumento in quella che era stata concepita
delle campagne 2001 e 2002. Si riteneva che la sala più profonda per essere la camera funeraria di Harwa, come dimostrato dagli
di maggiori dimensioni potesse essere identificata con la camera innumerevoli frammenti di ushabty ivi recuperati. L’unica ipotesi
funeraria di Harwa. possibile, in mancanza di ulteriori dati, è che questo ambiente
Il corridoio d’ingresso agli ambienti presentava un ac- fosse inteso essere un cenotafio e che Harwa sia stato sepolto
cumulo di detriti che costituiva quanto restava della chiusura altrove.
200 201
L’enigma di Harwa Francesco Tiradritti · La tomba di Harwa
Conclusioni Note
1
“Missione delle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano in Egitto” fino al 2002.
A dieci anni di distanza dall’inizio di attività nel complesso funera- 2
TT = Tomba Tebana. Tebe è il nome con cui i greci indicavano Luxor (chiamata Uaset “la Vittoriosa”
in egiziano antico).
rio di Harwa e Akhimenru e con ancora un numero imprecisato di
3
Per una descrizione dettagliata dell’area e, in particolari della necropoli dell’Assasif, si veda il
campagne prima di giungere alla fine dei lavori di scavo, di restauro contributo di Silvia Einaudi in questo catalogo.
e studio è possibile trarre alcuni conclusioni sull’oggetto delle nostre 4
L’attribuzione di questa parte della tomba ad Akhimenru fu fatta per primo da Jean Leclant nel corso
ricerche. di una sua visita al monumento (Leclant 1954). Per questo personaggio e dei suoi monumenti
resta sempre un riferimento lo studio di Miriam Lichtheim (1948).
La tomba di Harwa si presenta come un monumento chiave 5
Si tratta del frammento di una scena con paesaggio palustre proveniente dal cortile, pubblicato
per la conoscenza della storia e della cultura dell’Egitto del VII in questo catalogo (n. 16), la cui prima segnalazione si deve a Ann Russmann (1983, fig. 3).
secolo a.C. Quello che appare più evidente è la sua natura “rinasci- 6
Metropolitan Museum of Art of New York, 14.1.397B. Il frammento ritrae Harwa seduto e fa parte
della decorazione della prima sala ipostila. Una foto è pubblicata in Russmann 1983, fig. 4.
mentale”. Nella decorazione della tomba il passato viene ripreso, 7
Il blocco era in vendita in uno dei negozi di antichità di Luxor agli inizi degli anni Cinquanta. In
copiato e rielaborato in forme nuove che appaiono adattarsi a seguito alla chiusura di tutte queste attività fu confiscato e trasportato nei magazzini di Karnak.
una civiltà egizia che sta cambiando. È possibile anche rilevare Qui è stato individuato da Laurent Coulon che ha avuto la cortesia di segnalarmene l’esistenza.
Un sentito ringraziamento va a lui e a tutte le autorità del Consiglio Supremo delle Antichità di
un sentimento nuovo di fronte alla morte, un sentimento dove Luxor che hanno acconsentito al trasferimento nella tomba di Harwa. Già in precedenza, sulla base
la rinascita ulteriore è sentita come la méta finale di un percorso delle fotografie, ne era stata accertata l’esatta provenienza. Fa parte del testo offertorio iscritto
sulla porzione meridionale della parete est della prima ipostila.
che, in ultima analisi, è solo un modo per superare la paura della 8
Ritrovata nel corso degli scavi di Bernard Bruyère sul sito (Bruyère 1948, p. 25 e 1952, p. 28-
morte, per rassicurare l’individuo che tutto non ha termine con 29, fig. 95). La tavola per offerte si trova attualmente conservata nel magazzino del Consiglio
Superiore delle Antichità presso la Casa di Carter sulla riva ovest di Luxor. Notizia fornitami da
la fine dell’esistenza terrena. Nadine Cherpion, che ringrazio. Ringrazio anche le autorità del Consiglio Superiore delle Antichità
La tomba di Harwa può fornire anche risposte, che al della Riva Ovest di Luxor che mi hanno consentito di esaminare la tavola per offerte nel gennaio
2004.
momento appare soltanto suggerire, sull’anello mancante tra 9
Pubblicato in de Morgan et alii 1894, n. 164, p. 38.
civiltà egizia e mondo mediterraneo. La “Tebe dalle cento porte” 10
Non esiste un censimento degli ushabty relativi a Harwa conservati nelle collezioni pubbliche e
descritta da Omero non è quella del Nuovo Regno, come spesso private del mondo. Alcuni risultano già pubblicati: frammento superiore di ushabty 72.745 presso
il Museum of Fine Arts di Boston (T. Kendall in Barcellona 2003, p. 165, n. 76 e presente catalogo
si è voluto affermare, ma quella dell’VIII-VII secolo a.C. a lui con- n. 17); ushabty CG 47715 al Museo del Cairo (CG 46530-48575); ushabty in collezione privata
temporanea, che conosce un nuovo momento di splendore grazie francese (Aubert, Aubert 1974, p. 199); ushabty LH 1725 presso il Liebieghaus – Museum Alter
Plastik di Francoforte, (Schlick-Nolte, von Droste zu Hulshoff 1984, pp. 2, 77-79, B. Schlick-Nolte
alla XXV dinastia. I greci si affacciano sulla Valle del Nilo proprio in Droste zu Hulshoff, et alii 1991, pp. 89-93, n° 30); frammento superiore di ushabty F 1949/2.3
in quest’epoca e la tomba di Harwa presenta caratteristiche di presso il Rijkmuseum van Oudheden di Leida, (Schneider 1977 II, p. 154 (5.2.1.1), tav. 118; III, tav.
57; fig. 31); un ushabty UC 10681 e ushabty privo della parte inferiore delle gambe UC 30151al
pensiero che, di lì a poco, si troveranno riflesse nei misteri58 e in Petrie Museum di Londra (per UC 10681, v. Petrie 1935, n. 540, tav. XII, e XLI, dove come luogo
di provenienza è indicata la tomba di Harwa); ushabty Eg. 253, presso il Museo Etnografico di
altre manifestazioni del loro pensiero59. Dare il pane dell’affamato Neuchâtel. Di un frammento di ushabty di Harwa conservato nel Museo Nazionale di Praga ho
e i vestiti all’ignudo per avere diritto alla rinascita e trascorrere invece avuto notizia grazie a una comunicazione personale di Pavel Onderka.
l’eternità in contemplazione del dio sono concezioni che trovano
11
Per gli ushabty di Harwa ritrovati a Medamud, si veda Clère 1934.
un corrispondente già nel primo giudaismo cristiano60. Quanto
12
Il frammento della porzione mediana di un ushabty in pietra di Harwa è stato riportato alla luce
dalla Missione Archeologica dell’Università di Chicago a Luxor nel corso delle recenti ricerche
suggerisce la tomba di Harwa è da tempo risaputo, ovverosia archeologiche presso il tempio thutmoside di Medinet Habu. Comunicazione personale del Direttore
della Missione Dottor W. Raymond Johnson.
che la nostra cultura ha origini profondamente radicate nella
13
Il tempio thutmoside di Medinet Habu dista poco più di venti metri dalle cappelle delle Divine
civiltà faraonica. L’importanza di questo immenso monumento è Adoratrici.
che fornisce la chiave di lettura per capire le modalità di questo 14
Cfr. Gunn, Engelbach 1931, pp. 791-815. Nel novero delle statue menzionate nell’articolo
passaggio e illuminare uno dei periodi più oscuri della storia escluderei Museo del Cairo CG 902 (numero IV in Gunn, Engelbach 1931, p. 792, 800, tav. III).
Si tratta di una statua acefala e mancante della parte inferiore delle gambe. Nonostante i titoli
dell’Egitto faraonico.
202 203
L’enigma di Harwa Francesco Tiradritti · La tomba di Harwa
iscritti sulla gonna siano simili a quelli di Harwa e l’aspetto pingue del corpo ricordi soprattutto 20
Eigner 1984, pp. 37, 178-180.
due sue statue al Museo del Cairo e quella nel Museo della Nubia ad Assuan (JE 36711, 36930 e 21
Per l’analisi della tomba di Harwa come testo, si veda Tiradritti 1999A.
37386), non si può escludere che la scultura possa rappresentare un altro funzionario vissuto nel
corso della XXV dinastia (si veda, per esempio, la statua di Iriketakana, citata in Kuentz 1934, p. 22
Per una più approfondita discussione sugli elementi osiriaci nella tomba di Harwa si veda Einaudi
143-144, pl. I et II, che porta gli stessi titoli incisi su CG 902). Al novero delle sculture citate in 2004 e il contributo della stessa in questo catalogo.
Gunn, Engelbach 1931, va inoltre aggiunto il gruppo statuario Museo del Cairo JE 37377 (inedito, 23
I lati dei pilastri orientati verso le navate laterali della sala recano capitoli del Libro dei Morti che,
ma citato in De Meulenaere 1977). Ho avuto modo di esaminare questa scultura nel corso di
sebbene assimilabili per contenuto al Rituale delle Ore del Giorno e della Notte, contrariamente
una mia visita al Museo del Cairo grazie alla gentilezza dell’allora direttore dell’istituzione, Dottor
a quanto supposto in precedenza (così come traspare in Graefe 1993), devono essere analizzati
Mamduh Eldamaty al quale desidero qui esprimere la mia riconoscenza.
in connessione con i lunghi estratti dei Testi delle Piramidi iscritti sulla parete settentrionale e
15
Harwa porta sia il titolo di mer-per ur en Duat-netjer (“Grande Maggiordomo della Divina Ado- meridionale della prima ipostila. Lo studio di queste composizioni è ancora in corso e ne sfugge
ratrice”) sia quello di mer-per ur en hemet-netjer (“Grande Maggiordomo della Sposa Divina”). perciò il significato nell’economia generale dell’interpretazione semantica della tomba.
Entrambi appaiono essere riferiti alla figura di Amenirdis I. Un’analisi preliminare delle attestazioni 24
L’Oltretomba era concepito dagli egizi come un universo opposto a quello reale ed è proprio in
del titolo nella tomba di Harwa sembrerebbe indicare che la variante con “Divina Adoratrice” pre-
ragione di questo motivo che il sorgere è posto a ovest e il tramonto a est.
domini negli ambienti sotterranei della tomba, mentre quella con “Sposa Divina” compaia quasi
esclusivamente nel cortile e sugli ushabty. Questo dato, qualora confermato dal proseguimento 25
La circolarità del trascorrere del tempo è espressa in Egitto dal termine djet, scritto con il gero-
delle ricerche sul sito, potrebbe indicare che le due forme del titolo non siano da considerare glifico del serpente. In epoca greco-romana questa stessa parola sarà scritta in forma pittografica
alternative, ma corrispondano a due fasi successive della carriera di Harwa. Gli ushabty e la attraverso l’immagine di un serpente che avvolge la mummia di Osiride (Frammento di papiro,
decorazione del cortile furono sicuramente realizzati in un momento successivo rispetto agli Milano, Civiche Raccolte Archeologiche, E 0.9.40134). Questa figura passerà poi nel mondo
ambienti sotterranei della tomba. Il cambiamento nella titolatura di Harwa si troverebbe così a romano e diventerà l’iconografia per la figura del Chronocrator (si veda, per esempio, Arslan 1997,
riflettere quello della posizione di Amenirdis I che, in quanto erede sarebbe stata insignita del pp. 231 e 234) e, da ultimo, servirà da spunto per la figura dell’Ouroboros, di epoca medievale,
titolo di Divina Adoratrice (duat-netjer) prima di assumere, a pieno diritto, quello di Sposa Divina il serpente che si morde la coda allegoria del tempo infinito.
(hemet-netjer). Questa possibilità è stata discussa con la Dottoressa Mariam Ayad che ringrazio per 26
Anubi appare qui rappresentato con due teste. Si tratta di un errore: all’inizio il dio doveva essere
le preziose informazioni. Per un ulteriore studio sulla figura della Sposa Divina/Divina Adoratrice
ritratto con la testa rivolta all’indietro verso Harwa; in un secondo momento era invece stato
in quest’epoca, si veda il suo contributo in questo catalogo.
deciso altrimenti. Il cambiamento intendeva sicuramente attribuire un maggiore parallelismo
16
Se risultasse vero quanto ipotizzato alla nota 15, la nomina di Harwa a Grande Maggiordomo tra questa scena e l’allegoria della morte. La testa del dio errata doveva essere coperta da una
andrebbe collocata in un momento precedente a questo evento, ovverosia a quando Amenirdis I fu mano d’intonaco, parzialmente già caduto quando Pabasa, qualche decina di anni più tardi, fece
nominata erede della Sposa Divina. Per datare con precisione quest’avvenimento i documenti sono realizzare la propria tomba. La scena della rinascita si trova infatti anche in questo sepolcro dove,
scarsi e poco informativi. A causa di questo non c’è un reale accordo tra gli studiosi sull’identità davanti al muso di Anubi, è incisa una linea curva corrispondente alla parrucca relativa alla testa
del sovrano responsabile di questo atto. Si vedano, per esempio, in questo stesso catalogo, i del dio rivolta all’indietro nella tomba di Harwa. Questo particolare dimostra che gli artisti di
contributi di Morkot e Naunton (Kashta) e quelli di Ayad e Galgano (Piankhy). Pabasa copiarono la scena direttamente dall’originale, senza però capire che la linea curva era da
considerare un errore.
17
Ann Russmann, in questo stesso catalogo, ha espresso l’affascinante idea che le maestranze
menfite chiamate a decorare il tempio di Kawa da Taharqo (690 – 664) siano state le medesime 27
Asimmetrie finalizzate a correggere la visione complessiva della sala ipostila sono rilevabili nel
che avrebbero lavorato nella tomba di Harwa. Questo concorderebbe con la differente qualità dei portale che incornicia il passaggio al termine dell’ambiente.
rilievi rispetto alle altre tombe dell’Assasif, la maggiore ispirazione al repertorio figurativo delle 28
Vedi sopra, nota 17.
tombe dell’Antico Regno di Giza e Saqqara e, da ultimo, con la presenza dell’anomala figura del
Toro Api, un tempo incisa nel passaggio tra la prima e la seconda sala ipostila, divinità comple- 29
Anche in ragione dell’esistenza del popolare culto dedicato al toro Buchi ad Armant, situata a venti
tamente estranea ai culti della regione tebana, ma che a Menfi, proprio sotto i sovrani nubiani, chilometri a sud di Luxor.
stava conoscendo un nuovo momento di fortuna. Secondo questa ipotesi la tomba potrebbe essere 30
Per altre immagini divine riprodotte con l’intento di indicare località geografiche in monumenti
stata in una fase avanzata di realizzazione o addirittura cominciata quando le maestranze menfite
databili all’epoca di Ramesse IV, si veda Tiradritti 2002, pp. 108 – 111.
si sarebbero fermate a Tebe, probabilmente sulla via del ritorno da Kawa. Qualora questa ipotesi
ricevesse conferma, il termine dei lavori nel tempio di Kawa (settimo o decimo anno di Taharqo; 31
Il fatto che il Toro Api sia raffigurato come se uscisse da una montagna potrebbe ulteriormente
per le iscrizioni relativi a questi eventi, v. Macadam 1949, pp. 1 - 92) potrebbe servire da termine rafforzare il significato di punto di partenza attribuito all’immagine. La montagna, quando non è
post quem per la datazione della tomba di Harwa, che sarebbe perciò stata in corso di preparazione utilizzata per indicare la conformazione della località geografica in cui risiede una determinata
intorno al 680 a.C. Nella prospettiva di un collegamento di Harwa con Menfi assume estrema divinità (come nel caso delle immagini della giovenca simboleggiante la Hathor della montagna
importanza lo scarabeo inedito Museo Egizio del Cairo, JE 45742. L’iscrizione sulla base reca i tebana o l’Amon adorato in Sudan ai piedi della collina del Gebel Barkal) serve a connotare il
nomi di Harwa e di Taharqo; il Journal d’Entrée del museo afferma che proviene da una sepoltura luogo da cui il dio ha origine, come nel caso dell’iconografia delle sorgenti del Nilo.
di Saqqara. 32
TT 192. Kheruef Senaa era Grande Maggiordomo della regina Teye, sposa di Amenofi III (1387
18
Come dimostra, tra gli altri documenti, la statua-cubo (Louvre A84 = N 85, scheda 1 di questo – 1350).
catalogo), dove il nome di Amenirdis I è seguito dall’epiteto maa-kheru (“giustificata” = “defun- 33
Si veda la nota 34 del contributo di Ayad in questo catalogo.
ta”), Harwa doveva essere ancora in vita alla morte della Sposa Divina. Sebbene non sia possibile
stabilire una data per questo evento, appare assai probabile che la morte di Amenirdis I sia da porre 34
I resti della giara sono stati recuperati in due punti del cumulo di detriti, distanti l’uno dall’altro
in correlazione con la nomina di Amenirdis II alla carica di erede della Sposa Divina, ovverosia nel circa dieci metri e a due diversi livelli. È possibile che il proseguire degli scavi consenta di riportare
corso del regno di Taharqo. La contemporaneità tra Taharqo e Harwa è, d’altro canto, comprovata alla luce ulteriori frammenti. Uno di quelli recuperati presenta le impronte delle dita di una mano
dallo scarabeo Museo del Cairo, JE 45742 (v. nota 17). sporca di intonaco. È possibile che un operaio abbia raccolto un pezzo del vaso e gettato lontano
dal punto dove lo aveva trovato. Questo potrebbe spiegare perché il ritrovamento dei frammenti
19
Eigner 1984, fig. 42.
della giara sia avvenuto in punti così distanti l’uno dall’altro.
204 205
L’enigma di Harwa Francesco Tiradritti · La tomba di Harwa
35
Nel corso degli scavi del 2001 e del 2004, nell’area del cortile prospiciente al vestibolo, sono negli ultimi giorni della campagna 1996.
rilevate le tracce dei lavori di chiusura compiuti dagli archeologi del MMA. Sono stati riportati alla 49
Questa datazione si basa soprattutto sui balsamari in vetro ossidiano (dalla colorazione nera ricavata
luce due cerchi in argilla utilizzati per la fabbricazione del muro in mattoni crudi e l’impronta del
dalla polvere di ossidiana) che, sebbene rari, sono attestati nel mondo romano intorno alla metà
percorso scavato dal passaggio delle persone che, dall’accesso al cortile lungo la parete orientale
del II secolo a.C. I vasetti corrispondono invece a tipologie databili in epoca immediatamente
dello stesso, si dirigevano verso il vestibolo.
precedente.
36
La maggior parte di questi ritrovamenti erano stati segnalati e pubblicati in Hayes 1951 che li dava 50
Altri frammenti di ushabty in pietra di Harwa sono stati trovati lungo l’asse principale del primo
come dispersi.
livello sotterraneo, nella prima, nella seconda sala ipostila e nel passaggio di comunicazione tra
37
Della statua di Amon fa quasi sicuramente parte la mano della statua di una divinità recuperata i due ambienti.
nel corso degli scavi a nord del cortile della tomba di Harwa nel 2003. Le dimensioni, superiori 51
T. Kendall in Barcellona 2003, p. 165, n° 76.
al naturale, e la pietra sono le stesse dei frammenti del vestibolo. La mano è stata recuperata in
prossimità del sentiero che porta dallo spazio antistante al tempio di Hatshepsut alla tomba di 52
Stele di Piankhy, l. 140 (URK III, 52.4).
Harwa. È assai probabile che sia caduta nel corso delle operazioni di trasporto dei ritrovamenti 53
Pritchard 1969, p. 294.
della missione del MMA nel vestibolo.
54
Parker 1962.
38
Una datazione più precisa sarà data nella pubblicazione dei tre frammenti del ritratto a cura di
Lorelei H. Corcoran, di prossima uscita. 55
TT 33. La porzione occidentale del muro in mattoni crudi che circonda la tomba di Petamenofi
passa sopra l’angolo nord-est del cortile di quella di Harwa.
39
Per una pubblicazione preliminare della scena con il paesaggio paludoso si veda Russmann
1983. 56
Si veda, per esempio, il sarcofago di Soter (British Museum EA 6705).
40
I tre frammenti conservati al Museum of Fine Arts di Boston (Dono di C. Granville Way 72.692 57
Tra i blocchi decorati recuperati, uno proviene dalla sommità di uno dei pilastri e due, contigui,
e, in questo catalogo, scheda 16), per esempio, furono sicuramente raccolti e non staccati dalla dal registro più basso di rilievi incisi sul muro meridionale del cortile.
parete nella seconda metà del XIX secolo. 58
L’iniziazione ai misteri prevedeva passaggi equivalenti a quelli dalla vita alla morte e dalla morte
41
Per il momento le figurazioni della tomba rendono sicuro che Harwa avesse almeno tre figli. Le alla vita, espressi nel “Cammino di Harwa”.
iscrizioni consentono l’identificazione soltanto per due: Padimut, che portava il nome del nonno ed 59
La filosofia presocratica, così come è giunta fino ai giorni nostri, appare incentrata su problematiche
è forse da considerare il maggiore, e Padimaat. L’esistenza di una figlia è invece testimoniata dal
di ordine cosmogonico che trovano precisi riscontri nei miti egizi ed è possibile che i pensatori
sarcofago della Cantatrice di Amon Merytamon, conservato nel Museo degli Eremitani di Padova
greci, per alcuni dei quali è attribuito un soggiorno in Egitto (si veda il contributo di Raverta in
(inv. 141; n. 8 di questo catalogo) le cui iscrizioni affermano essere “figlia del principe, del nobile”
questo catalogo), abbiano tratto da questi fonte di ispirazione.
Harwa. Il sarcofago rientra nella tipologia della prima XXVI dinastia e sebbene siano attestati circa
trenta personaggi con il nome di Harwa (Leahy 1980), l’unico a essere accompagnato da questi 60
I testi copiati da Harwa risalgono all’inizio del II millennio a.C. e questi traevano ispirazione da una
titoli è proprio il proprietario della TT 37. A proposito della famiglia di Harwa è interessante notare morale diffusa già all’epoca in tutto il Vicino Oriente. È però un grave errore affermare che questi
come nella tomba e negli altri monumenti sia assente ogni menzione a qualsiasi sposa del funzio- concetti abbiano trovato via diretta nel giudaismo e, infine, nel cristianesimo, senza cercare di
nario. Una rapida analisi dei monumenti funerari degli altri Maggiordomi della Divina Adoratrice rintracciare i tramiti. La tomba di Harwa è la manifestazione di una civiltà, quella dell’Egitto del
(o Sposa Divina) dimostra che, questo risulta vero anche in altri casi (Ibi, TT 36 e Pabasa, TT VI secolo a.C., che è da considerare il vero anello di questa catena culturale. Le testimonianze
279 fanno eccezione). È possibile che questa sia da considerare una prova ab silentio riguardo fornite indicano nella Grecia il successivo.
l’esistenza di una sorta di tabù che impediva ai Maggiordomi, in quanto strettamente legati a una
sacerdotessa, di riprodurre le immagini delle spose sui propri monumenti. Sono necessarie però
ulteriori e approfondite indagini per arrivare a capire se questo sia veramente il caso o se vi sia
un’altra ragione per l’assenza della menzione delle mogli.
42
Cairo CG 565.
43
L’iscrizione non fu mai portata a termine, come dimostrano le due colonne all’estrema destra per
le quali era stata tracciata soltanto la quadrettatura preparatoria in rosso.
44
Il nonno di Rimbaud aveva fatto parte della spedizione di Bonaparte e aveva lasciato il proprio nome
su alcuni monumenti dell’Egitto, tra cui il tempio di Karnak. L’attribuzione ad Arthur Rimbaud del
graffito scoperto nella tomba di Harwa è stata compiuta sulla base di un confronto con firme del
poeta su lettere e manoscritti. Rimbaud deve avere sostato nella tomba di Harwa in uno dei suoi
viaggi tra l’Europa e Aden, quando trafficava in armi, alle fine degli anni Ottanta del XIX secolo.
45
La volontà di riprodurre un tale tema attraverso la torsione della testa di un animale è riconosciuta
per la prima volta da Donadoni (1959) nell’analisi della cosiddetta “Tavolozza del tributo libico”
(CG 14238); è rilevabile anche nella scena del guado della tomba di Ty a Saqqara, ripetuta in
altre mastaba della stessa necropoli e dalla quale è probabile che sia derivata l’ispirazione per la
figurazione di Harwa.
46
Brunner-Traut 1958, pp. 21-22.
47
PM III.12, p. 172, Brunner-Traut 1958, fig. 6.
48
Lo scavo dei primi due annessi meridionali a partire dall’entrata della sala ipostila era già avvenuto
206 207
Schede
reperti
208
209
L’enigma di Harwa Schede reperti
1 · pag. 164 La dea è raffigurata stante, con le braccia distese lungo il corpo dalle
sembianze femminili, il cui modellato pieno traspare sotto una tunica
Statua cubo di Harwa
aderente. Il volto è quello di una leonessa, cinto da una massiccia
Diorite criniera che assume, nella parte inferiore, l’aspetto di una tipica
Altezza cm 57; larghezza cm 34; profondità cm 38,5 parrucca tripartita. Nell’arte egizia sono molto frequenti le immagini
Provenienza ignota (Luxor) divine composite, in cui le parti antropomorfe si uniscono a quelle
XXV dinastia (690 – 680) zoomorfe, proprie dell’animale sacro alla divinità raffigurata. Nel caso
Musée du Louvre, Département des Antiquités Égyptiennes, di Bastet l’animale che compare più spesso associato al suo culto è il
A84 = N 85 (Collezione Salt) gatto, anche se nelle epoche più antiche la dea era effigiata soprattutto
con la testa di leonessa (come in questo esemplare). La leonessa e il
La statua entrò a far parte della collezione egizia del Louvre insieme agli altri gatto non sono altro che due diversi aspetti (più aggressivo il primo,
reperti appartenuti al console inglese Henry Salt e acquistati dal sovrano più mansueto il secondo) della stessa divinità felina impersonata da
francese Carlo X nel 1826, su suggerimento di Champollion. Bastet. Sul pilastro dorsale e sulla base della statuetta sono incisi, entro
Harwa appare seduto per terra, con le gambe piegate contro il petto e le cartigli, i nomi di Piankhy, il faraone nubiano che completò la conquista
braccia conserte sopra le ginocchia, secondo la tipologia delle cosiddette dell’Egitto, e della sposa reale Kenensat.
“statue cubo”, comparse nella produzione scultorea egizia del Medio Regno Bibliografia: Leclant 1962, pp. 203-207, tavv. LXVIII, LXIX.
e ben attestate anche nel corso della XXV dinastia. Il volto, dai lineamenti (Silvia Einaudi)
arrotondati, è cinto da una parrucca che imita modelli più antichi e sembra
emergere dal blocco cubico che costituisce il corpo. Le superfici della statua
sono ricoperte di iscrizioni geroglifiche che riportano il nome e i titoli di 3 · pag. 38
Harwa, nonché il nome della Sposa Divina Amenirdis I di cui Harwa era
Grande Maggiordomo. I testi, che si rifanno a un repertorio ben attestato sin Ushabty di Taharqo
dalle epoche più antiche, comprendono “L’appello ai viventi” (un discorso
Sienite
rivolto ai membri del clero del dio Amon di Karnak affinché essi recitino
Altezza cm 30
una richiesta di offerte per il defunto), oltre a un elenco delle qualità morali
Nuri (Sudan), Piramide I, Taharqo
di Harwa e delle buone azioni che egli ha compiuto conformemente a Maat
XXV dinastia, regno di Taharqo (690 -664)
(la dea simbolo della giustizia e dell’ordine cosmico).
Museum of Fine Arts, Boston. Harvard University-Boston Museum
Bibliografia: Forgeau 1997, p. 122, fig. 33; Tiradritti 1999D, pp. 18, 160; Tiradritti
of Fine Arts Expedition, 20.231
2000, pp. 10, 11, 19 n. 15, 27 n. 24; Ziegler, Rutschowscaya 2002, pp. 74-75.
(Courtesy, Museum of Fine Arts, Boston)
(Silvia Einaudi)
4 · pag. 49
2 · pag. 208
Ushabty di Taharqo
Statuetta di Bastet a nome di Piankhy
Sienite
Bronzo con incrostazioni Altezza cm 20, larghezza cm 10; profondità cm 6
Altezza cm 24,3 Nuri (Sudan), Piramide I, Taharqo
Provenienza ignota (Luxor) XXV dinastia, regno di Taharqo (690 -664)
XXV dinastia Museum of Fine Arts, Boston. Harvard University-Boston Museum
Musée du Louvre, of Fine Arts Expedition, 20.237
Département des Antiquités Égyptiennes, N 3915 (Courtesy, Museum of Fine Arts, Boston)
Questa piccola statua, acquistata dal Museo del Louvre nel 1864,
raffigura Bastet, divinità venerata principalmente a Bubasti nel Delta.
210 211
L’enigma di Harwa Schede reperti
5 · pag. 53
L’identificazione di questa statua non può essere del tutto certa per il
Ushabty di Taharqo
fatto che essa è anepigrafe. In mancanza di un’iscrizione che consenta
Travertino (Alabastro egiziano) di attribuire un’identità a questa figura femminile, si possono solamente
Altezza cm 33,6 avanzare ipotesi sulla base dell’iconografia. La statua, purtroppo
Nuri (Sudan), Piramide I, Taharqo frammentaria (priva del braccio sinistro e della parte inferiore delle
XXV dinastia, regno di Taharqo (690 -664) gambe), raffigura una donna dal corpo pieno vestita con un abito aderente
Museum of Fine Arts, Boston. Harvard University-Boston Museum che sottolinea le rotondità delle sue forme. Il volto è cinto da una
of Fine Arts Expedition, 20.2907 parrucca tripartita, con tre urei sulla fronte, e coperta da una spoglia di un
(Courtesy, Museum of Fine Arts, Boston) avvoltoio. Sopra le testa svetta la Doppia Corona, simbolo della sovranità
sull’intero Egitto. Questi elementi sono, al tempo stesso, emblemi di
I tre ushabty fanno parte degli oltre mille riportati alla luce da George A. regalità e di divinità, e da essi deriva la doppia interpretazione di questa
Reisner durante gli scavi della Piramide I di Nuri (Sudan). Grazie proprio al statua come immagine di una regina anonima o della dea Mut, venerata
loro ritrovamento e a quello di altri elementi iscritti del corredo funerario, nel grande tempio di Karnak come consorte di Amon.
è stato possibile ascrivere il monumento funerario a Taharqo. Gli ushabty Bibliografia: PM VIII.2, p. 1106; Vandier 1961, p. 247-254, fig. 5, 7 ; Stanwick
si trovavano accumulati all’interno della camere funeraria. Sono realizzati 1999, p. 107, n. 267.
in varie pietre (alabastro egiziano, granito, sienite e serpentino) e sono
caratterizzati in modo diverso, sebbene ognuno di essi rechi un modellato (Silvia Einaudi)
volutamente “arcaicizzante”, in presa con il gusto e lo stile dell’epoca. Uno
dei tre ushabty (catalogo 3) deve essere considerato impersonare un capo-
squadra, visto che, al posto delle tradizionali zappe, stringe tra le mani 7 · pag. 63
il flagello e lo scettro. Le due statuine in sienite (il caratteristico granito Statua di Akhimenru
di colorazione rossa della regione di Assuan) hanno lineamenti del viso
marcati e l’ovale pieno. In quella in travertino questi stessi tratti risultano Granito nero
molto più fini, anche se il modellato della figura restituisce un voluto senso cm. 46,5 x 11,5
di incompiutezza. L’ushabty con le insegne della regalità appare quello di Provenienza ignota
migliore qualità artistica, negli altri due è immediatamente percepibile una XXV dinastia (post 680 a.C.)
sproporzione tra parte superiore e inferiore. Musée du Louvre,
È possibile che, seguendo una tradizione almeno millenaria, alcune delle statuine Département des Antiquités Égyptiennes, E 13106
del corredo funerario di Taharqo siano state realizzate per conto di funzionari e
cortigiani. Depositando un ushabty nel sepolcro del sovrano, questi avrebbero
Akhimenru ricoprì l’incarico di Grande Maggiordomo della Divina
voluto manifestare il loro desiderio di continuare a servirlo nell’aldilà.
Adoratrice subito dopo Harwa, nel periodo in cui il titolo religioso femminile
Bibliografia: Duhnam 1951.
era detenuto da Shepenupet II. Nella realizzazione della propria tomba
(Francesco Tiradritti) Akhimenru sfruttò una porzione del corridoio perimetrale della tomba di
Harwa, sottoponendolo a una serie di modifiche e ampliamenti per adattarlo
allo scopo. Di Akhimenru sono note almeno sette statue, tra le quali questa
6 · pag. 56 che lo raffigura stante, addossato a un largo pilastro dorsale e vestito con un
lungo gonnellino. Il volto, dall’espressione seria, è cinto da una parrucca
Statua di Mut o di una regina liscia e voluminosa; il petto nudo è decorato con un’immagine incisa del dio
Diorite Osiride, il cui culto godette di un nuovo e particolare favore a Tebe proprio
Altezza cm 64,5, larghezza cm 15; profondità cm 8,5 durante la XXV dinastia. Le iscrizioni geroglifiche incise sul pilastro dorsale
Provenienza ignota contengono formule d’offerta in favore di Akhimenru, di cui sono riportati
XXV dinastia (?) il nome, i titoli e la genealogia anche sulla parte anteriore del gonnellino.
Musée du Louvre, Bibliografia: Lichtheim 1948, p. 167, pl. XII.
Département des Antiquités Égyptiennes, E 25456 (Silvia Einaudi)
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L’enigma di Harwa Schede reperti
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L’enigma di Harwa Schede reperti
11 · pag. 120 accompagnare il defunto nella sua vita postuma come fedeli e indefessi
servitori, gli ushabty erano tenuti a svolgere i lavori nei campi dell’aldilà
Cono funerario di Amenirdis I
(semina, irrigazione, raccolto) per garantire la sopravvivenza ultraterrena
Argilla del loro proprietario. La funzione di lavoratori agricoli è ben sottolineata
Diametro cm 8; lunghezza cm 16 dalla presenza del cestino per rimuovere la terra e delle zappe, che queste
Provenienza ignota statuine impugnano solitamente nelle mani. L’ushabty faceva parte del
XXV dinastia corredo funerario della divina adoratrice Amenirdis (I ?), il cui nome compare
Musée du Louvre, scritto dentro un cartiglio sul corpo della figura, all’interno della consueta
Département des Antiquités Égyptiennes, E 863 formula che specifica la funzione di questi piccoli servitori.
Bibliografia: Champollion 1827, scheda D 5; Pierret 1873, scheda n. 223;
Questo particolare tipo di oggetto, di destinazione funeraria, fece la sua Aubert, Aubert 1974, p. 196.
comparsa in Egitto durante l’XI dinastia ed è attestato sino all’epoca (Silvia Einaudi)
tarda. Nella necropoli tebana sono stati rinvenuti migliaia di coni simili
a questo, realizzati in terracotta, con la superficie tonda iscritta. I testi ivi
riportati contengono solitamente il nome e i titoli del defunto al quale 13 · pag. 119
apparteneva ciascun cono funerario, la cui funzione era principalmente
decorativa. Con ogni probabilità i vari coni erano infatti inseriti, nel senso Testa di ariete in calcare
della lunghezza, nell’intonaco al di sopra della porta di accesso alla tomba,
Nuovo Regno o XXV dinastia
in modo da formare un fregio continuo di dischi iscritti, con lo scopo di
Calcare
identificare inequivocabilmente il proprietario del monumento funebre.
Altezza cm 13
Questo esemplare riporta sulla superficie circolare l’immagine di un uomo
Provenienza ignota (Luxor)
inginocchiato con le braccia sollevate in atto di adorazione di fronte a
Collezione privata
due cartigli, contenenti rispettivamente i nomi di Amenirdis e Kashta.
Amenirdis I era la divina adoratrice sotto la quale Harwa prestò servizio
La scultura presenta un tipo di lavorazione che ne impedisce una precisa
come Grande Maggiordomo, mentre Kashta era il di lei padre, nonché il
datazione, sebbene possano essere rilevate similitudini con le sfingi
sovrano nubiano che diede l’avvio alla conquista della Nubia, a seguito della
criocefale della fine del Nuovo Regno che bordeggiano i viali di accesso al
quale i suoi diretti discendenti sarebbero arrivati a estendere il dominio su
tempio di Amon a Karnak. Il muso è reso in modo assai accurato. Tra le corna
tutto l’Egitto.
vi è un foro in cui doveva trovare alloggiamento un disco solare realizzato
Bibliografia: Pierret 1873, scheda n. 445; Davies, Macadam 1957, n. 584.
in altro materiale (probabilmente bronzo). Questo rende certo che si tratti
(Silvia Einaudi) di una rappresentazione di Amon nella sua forma di ariete. Il collo risulta
lavorato in modo approssimativo. La testa poteva essere inserita in un corpo
ferino realizzato separatamente oppure, ed è l’ipotesi più probabile date
12 · pag. 109 le dimensioni e il materiale, doveva fare parte della statua di un privato
inginocchiato dietro l’emblema di Amon-Ra, una tipologia largamente
Ushabty di Amenirdis (I ?)
attestata soprattutto in epoca ramesside. La lavorazione del collo potrebbe
Pietra essere stata eseguita quando la testa era stata messa in vendita sul mercato
Altezza cm 21; larghezza cm 6,4; profondità cm 4,26 dell’antiquariato ed era intesa rendere il frammento completo e valevole
Provenienza ignota di per se stesso.
XXV dinastia Bibliografia: F. Tiradritti in Pamplona 1997, p. 38; F. Tiradritti in Tiradritti
Musée du Louvre, 1999D, cat. 19, pp. 33, 162.
Département des Antiquités Égyptiennes, N 647 (Francesco Tiradritti)
216 217
L’enigma di Harwa Schede reperti
14 · pag. 54 qui i piedi sono ben visibili e le gambe risultano modellate lateralmente, a
dimostrazione di una maggior ricerca di realismo, ulteriormente sottolineata
Statua di coppia stante
dalla scelta del materiale che, con le sue striature, contribuisce ad accentuare
Basalto la plasticità dell’intera figura. La voluminosa parrucca liscia inquadra un
Altezza cm 48,9; larghezza cm 26,8; profondità cm 16,9 volto caratterizzato da lineamenti molto marcati con i quali si sono voluti
Provenienza ignota rendere i tratti fisionomici del personaggio. Il nome e i titoli di Merenptah
XXV-XXVI dinastia sono contenuti nell’iscrizione geroglifica incisa su più linee sulla superficie
Musée du Louvre, Département des Antiquités Égyptiennes, A 89 anteriore della statua, che sembra riprodurre una gonna aderente lunga sino
alle caviglie.
Questa statua doppia appartiene all’ambito privato. Raffigura due coniugi (Silvia Einaudi)
stanti, secondo un’iconografia piuttosto diffusa nella tradizione scultorea
dell’antico Egitto, dove le immagini di coppie, con o senza figli, servivano 16 · pag. 71
a perpetuare nella memoria dei posteri profondi e antichi sentimenti di
amore famigliare. Frammento di rilievo
La donna appare stante, mentre il marito è in posizione incedente. I loro corpi
Pietra calcarea
sono ben modellati in modo da mettere in risalto la muscolatura e le forme
Altezza cm 15,8; larghezza cm 25,1
arrotondate, con particolare attenzione ai volti, incorniciati da massicce
Provenienza ignota
parrucche. Le due figure sembrano emergere dalla lastra posteriore che
(Riva ovest di Luxor, Tomba di Harwa, TT 37)
serve da supporto e sulla quale sono incise alcune iscrizioni geroglifiche che
XXV dinastia (700 - 680)
trasmettono i nomi dei due coniugi: Untel, cancelliere del re del Basso Egitto,
Museum of Fine Arts, Boston. Hay Collection.
e sua moglie Hathor. La tipologia della scultura tradisce evidenti legami
Gift of C. Granville Way, 72.692
con la produzione artistica dell’Antico Regno, mostrando, in particolare,
(Courtesy, Museum of Fine Arts, Boston)
analogie con le celebri triadi del faraone Macerino. Questa statua può
quindi essere ritenuta un chiaro esempio di arte “rinascimentale” egizia.
Bibliografia: Bothmer et alii 1960, p. 8; Bothmer 1970, p. 44, fig. 18, tav. 11
Si tratta di tre frammenti contigui e restaurati provenienti dalla scena con
(documento X);
paesaggio palustre incisa sulla parete meridionale del cortile della tomba
Capel, Markoe 1997, p. 207, n. 9.
di Harwa. Vi sono riprodotti tre personaggi, quello centrale pressoché
(Silvia Einaudi) completo, su un’imbarcazione. Sullo sfondo si intravedono gli steli e un
fiore di papiro. Il trattamento dell’ambiente, con gli steli che si dispongono
15 · pag. 69 su linee verticali parallele, ricorda l’arte dell’Antico Regno in cui prevale
una marcata ricerca di geometria e astrazione.
Statua cubo di Merenptah
Nei rilievi di Harwa la superficie bidimensionale è suddivisa in quattro piani
Pietra silicea con venature diversi (visibili qui nel braccio sinistro del personaggio centrale che stringe
Altezza cm 40; larghezza cm 20; profondità cm 25 il remo) che attribuiscono maggiore profondità e movimento alla figurazione.
Provenienza ignota Anche il remo, che si dispone su una linea obliqua rispetto agli steli del
XXV dinastia papiro contribuisce ad attribuire questo senso di movimento.
Museo Egizio di Torino, Cat. 3063 I tre frammenti facevano parte della collezione di Robert Hay (1836). Furono
donati al MFA da C. Granville Way, il cui padre aveva acquistato parte delle
Questa scultura rientra nella tipologia delle “state cubo” che, comparse antichità egizie di Hay presso un antiquario londinese. Quando entrarono
durante il Medio Regno, furono oggetto di una particolare diffusione durante in museo non erano ancora stati restaurati.
la XXV dinastia, come dimostrano anche i diversi esemplari appartenuti Bibliografia: Smith 1949, p. 25, fig. 7; Russmann 1983.
a Harwa. La statua raffigura un sacerdote di nome Merenptah seduto con (Francesco Tiradritti)
le gambe piegate e le braccia incrociate sopra le ginocchia. A differenza
delle coeve statue cubo di Harwa, caratterizzate da volumi più astratti,
218 219
L’enigma di Harwa Schede reperti
17 · pag. 193 formata dalla corona bianca fiancheggiata da due piume. Ben visibile è l’ureo,
simbolo di regalità, che serpeggia al centro della corona. Il viso, modellato
Frammento superiore di ushabty di Harwa
in maniera raffinata e dal sorriso enigmatico, è caratterizzato da due occhi
Granito allungati (di cui uno ha conservato l’incrostazione in argento), un naso
Altezza cm 12; larghezza cm 7,6 sottile e ben delineato, due labbra carnose e una barba posticcia. Il dio era
Provenienza ignota (Riva ovest di Luxor, Tomba di Harwa, TT 37) collegato alla fertilità della terra, e rappresentava la vegetazione che muore
XXV dinastia (700 - 680) e risorge in un eterno ciclo vitale. Garante della sopravvivenza umana era
Museum of Fine Arts, Boston. Hay Collection. ritenuto sovrano dei defunti e re dell’aldilà.
Gift of C. Granville Way, 72.745 Queste statuette votive furono prodotte in gran quantità durante la XXV-XXVI
(Courtesy, Museum of Fine Arts, Boston) dinastia secondo un programma di recupero di modelli antichi da parte dei
sovrani nubiani e saitici.
Il frammento è spezzato poco sotto le braccia. Il volto è pieno e lineamenti Molte di esse fanno parte di collezioni museali e private di tutto il
del viso, incorniciato dalla classica parrucca tripartita e dalla barba posticcia, mondo.
sono estremamente marcati. Le braccia sono conserte: la mano destra stringe (Solange Zanni)
lo scettro, la sinistra il flagello, le insegne della regalità faraonica. Si tratta,
naturalmente, di un capo-squadra. Di regola questa tipologia è riprodotta
con due fruste. Il fatto che si sia scelto qui di sostituirle con il flagello e
lo scettro, trova risconto soltanto nei corredi funerari dei sovrani (cfr., per
esempio, Catalogo 3) e in un secondo ushabty di Harwa, riportato alla luce
durante gli scavi della tomba (HRW 1997 R 200). Non sono attestati altri
esempi provenienti da sepolture di privati.
Al di sotto della braccia si conservano due linee di geroglifici con l’inizio
del Capitolo VI del libro dei morti: “O questo ushabty, quando il Conoscente
del Sovrano Harwa verrà chiamato a svolgere i lavori…”
La statuina entrò a far parte della collezione di Robert Hay nel 1836. La
sua provenienza dalla tomba di Harwa (TT 37), sebbene sia verosimile, è
perciò soltanto ipotizzabile. È stato donato al MFA da C. Granville Way,
il cui padre aveva acquistato parte delle antichità egizie di Hay presso un
antiquario londinese.
Bibliografia: T. Kendall in Barcellona 2003, p. 165, n° 76.
(Francesco Tiradritti)
18 · pag. 171
Statuetta votiva del dio Osiride
Bronzo a fusione piena, mancante della parte inferiore
Altezza cm 14,5; larghezza cm 5,8; profondità cm 5,5
Provenienza ignota
Epoca tarda (600 – 300 a.C.)
Collezione privata
220 221
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L’enigma di Harwa
Alla scoperta di un capolavoro
del Rinascimento Egizio
Progetto grafico
Michele Riboldi
Stampa
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Finito di stampare nel mese di dicembre 2004
Printed in Italy