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il Ducato

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Mensile - 8 febbraio 2013 - Anno 23 - Numero 1 Ducato on line: ifg.uniurb.it

Periodico dellIstituto per la formazione al giornalismo di Urbino

La crisi che verr


LEDITORIALE

Industria

2013, il lavoro avr ancora un futuro?


alle pagine 2 e 3

Commercio

Consumi in calo, ma c chi resiste


alle pagine 4 e 5

Artigianato

In cinque anni chiuse quasi mille aziende


a pagina 6

Tasse

Dopo lImu, arriva anche la tegola Tares


alle pagine 12 e 13

ieccoci. Siamo tornati. Il Ducato di nuovo in edicola. I trenta praticanti che lo hanno realizzato negli ultimi due anni sono diventati professionisti e sono sul mercato, come i loro predecessori. Nonostante la crisi (una delle pi pesanti e devastanti degli ultimi decenni) alcuni hanno gi avuto qualche contratto o avviato collaborazioni. Gli oltre trecento giornalisti formati in questa Scuola dal 1990 a oggi sono inseriti nelle pi importanti redazioni italiane e anche con incarichi di responsabilit. Il nuovo Ducato sar ideato, scritto e realizzato da un nuovo gruppo che vi racconter ci che accade in questo territorio secondo i principi che guidano da sempre questa Scuola: autonomia, indipendenza, correttezza, rigore etico, rispetto della verit e di tutte le opinioni. Abbiamo parlato di nuovo Ducato perch se nella forma rimasto pressoch lo stesso, nella sostanza profondamente cambiato. Il giornale cartaceo uscir ogni tre settimane e curer lapprofondimento delle notizie e dei temi

Un nuovo Ducato per un nuovo biennio


che svilupperemo invece attraverso il quotidiano su internet, il Ducato online (http://ifg.uniurb.it). Cambia lorganizzazione che sar orientata verso le nuove tendenze dellinformazione. Le Scuole di giornalismo non sono state concepite per clonare i giornalisti esistenti, ma per creare professionisti diversi. I giornalisti di ieri e di oggi hanno i loro meriti, hanno aiutato e favorito lo sviluppo delle libert e della democrazia nel nostro paese, ma sono figli del loro tempo. In questi ultimi anni sono arrivati nuovi media, nuovi linguaggi, nuovi modi di esprimersi; sono cambiati tempi e ritmi; siamo entrati nellera della multimedialit e del digitale. I nuovi strumenti da un lato agevolano il lavoro del cronista, ma dallaltro lo complicano enormemente. Le Scuole devono intuire, capire e anticipare i processi che stanno investendo il mondo editoriale. Con il nuovo corso, cominciato il 12 novembre scorso, questa Scuola ha accelerato il processo di integrazione fra i media e lo sviluppo della multimedialit che la caratterizza e distingue ormai da anni. Continueremo a seguire con scrupolo e attenzione tutto ci che avviene in questo territorio e cercheremo di raccontarlo con equilibrio e spirito critico, senza preconcetti o posizioni precostituite. La ricerca della verit la stella polare che guida loperato della redazione e pur avendo coscienza di quando sia difficile raggiungerla se non addirittura impossibile cercheremo di avvicinarci allobiettivo che ci impone la legge istitutiva dellOrdine: La verit sostanziale dei fatti. Il Ducato online diventer il perno e il punto di riferimento della nostra informazione e speriamo anche dei nostri lettori. Nella testata sul

web racconteremo, quasi in tempo reale, ci che avviene nel territorio. Lo faremo coinvolgendo i lettori con una sempre pi stretta interazione e integrazione con i social network. Nel Ducato online troverete anche video, audio, fotogallery e tutto ci che serve per raccontare fatti e avvenimenti. Il Ducato cartaceo diventa il giornale di approfondimento. Ogni numero avr un tema prevalente che cercheremo di sviluppare in tutti i suoi aspetti. Questo primo numero del 2013 dedicato alleconomia, agli effetti della crisi e alle prospettive e ai problemi che ci attendono. Vi proponiamo unanalisi che abbiamo fatto interpellando imprenditori, rappresentanti di categorie, gente comune, personaggi autorevoli e analisti, come il prof. Ilvo Diamanti e il suo Gruppo di ricercatori, che ringraziamo per la disponibilit e la collaborazione. Cerchiamo di capire e far capire ci che avviene attorno a noi. Lo facciamo con onest e la volont di darvi una corretta informazione, sperando di sbagliare il meno possibile.

il Ducato

2013, parla il professor Ilvo Diamanti

Ma il lavoro avr un futuro?


Nonostante tutto, il posto sicuro rimane il sogno italiano
ILARIA BETTI
per meno del 40%. Per contro, ha ripreso a farsi sentire il richiamo del lavoro dipendente nella piccola e, ancor pi, della grande impresa. Ma, soprattutto, il pubblico impiego oggi (ri)diventato il lavoro preferito dalla maggioranza degli italiani: il 31%, 5 punti pi del 2004. Quali sono le ragioni di questo cambiamento? Le spiegazioni sono diverse. La pi importante, forse, linsicurezza. Tra coloro che, nellultimo anno, affermano di aver lavorato, la quota di quanti dichiarano un impiego sicuro il 42%. La stessa misura di coloro che lo deniscono temporaneo o precario. Tutti gli altri - il 16% - lo considerano, invece, essibile. La essibilit, nella percezione sociale, non richiama debolezza. Indica, piuttosto, unattivit, meno strutturata e regolata. La precariet, invece, stabile temporaneit. Del lavoro e del reddito. La crescita della precariet ha, dunque, rafforzato limportanza del posto sso. Pubblico o privato, non importa. Il 41% degli intervistati ambisce a un posto sicuro che garantisca un reddito sicuro, prima ancora che elevato. Anche la ricerca di un lavoro graticante, che dia soddisfazione perde relativamente di peso. Qual stato limpatto della crisi sulle famiglie? Il 20% degli intervistati sostiene che nellultimo anno, in famiglia qualcuno ha perso il lavoro; il 18% che qualcuno stato messo in mobilit o in Cassa integrazione; il 35% che qualcuno ha cercato unoccupazione ma senza esito. Il 10%, inne, dichiara di avere un contratto di lavoro in scadenza. La paura di rimanere disoccupati appare, dunque, in grande aumento. Coinvolge il 56% degli italiani. cresciuta di 26 punti percentuali in circa cinque anni. Nello stesso periodo, la paura di perdere la pensione salita di quasi 20 punti: dal 36 al 54%. Cos, sembra essersi bloccato il mito dellascensore sociale che aveva mobilitato gran parte della societ, facendola sentire ceto medio. Nel 2006 era il 60%. Oggi il 43%. Mentre la componente di chi si sente ceto mediobasso oppure basso divenuta maggioranza: dal 28% al 51%. Chi che si sente pi minacciato? Le componenti sociali maggiormente investite dalle paure per il lavoro sono, ovviamente, le pi vulnerabili. Gli anziani, con minore livello di istruzione. Le donne, considerate ancora discriminate, circa le possibilit di carriera, dal 58% degli intervistati. Tuttavia, secondo il sondaggio di Demos-Coop, le preoccupazioni maggiori riguardano il futuro dei giovani e dei gli (62%; 16 punti in pi in circa 5 anni). Il 64% degli italiani li invita ad andarsene allestero. Perch questo non un Paese per giovani. Ci ha cambiato anche latteggiamento dei cittadini nei confronti delle istituzioni? La crisi del lavoro, come fonte di organizzazione e di riconoscimento sociale, sta erodendo la ducia nel futuro. Ma anche nelle istituzioni e nei soggetti di rappresentanza. Non solo nei partiti e nello Stato. Anche le associazioni economiche. Cos, non resta che la famiglia a difendere i lavoratori. Lultima cittadella assediata. Dal 2004 ad oggi il dato relativo al suo peso, nella percezione degli italiani, triplicato: dal 10% al 30%. La crisi ha creato fratture sociali? Nel tessuto sociale e fra gli stessi lavoratori, si aprono signicative divisioni. Una fra tutte: verso limpiego pubblico. Il 60% degli italiani ritiene che i dipendenti pubblici godano di privilegi insostenibili. In altri termini, mentre cresce linteresse per il posto pubblico, il pubblico impiego visto con difdenza. Non lunica contraddizione cognitiva. Fra gli italiani calato linteresse a intraprendere un lavoro autonomo e professionale ed in aumento la domanda di occupazione nelle grandi imprese. Eppure, la ducia nelle piccole aziende appare molto pi elevata che verso le grandi imprese. Anche lappeal della Fiat, oggi, limitato. Gli italiani come vedono il futuro? Gli italiani che denunciano incertezza verso il futuro sono circa il 60%: 15 punti in pi rispetto al 2006. Prima della crisi. Linsicurezza tocca, ovviamente, gli indici pi elevati fra le componenti pi precarie della societ. Insicure per denizione. Perch la precariet nasconde il futuro. Cos si spiega il senso di disorientamento diffuso. Riette perdita di senso e di orizzonte. E di posizione. Perch il lavoro continua ad essere il riferimento pi importante della societ. Non a caso, se si guarda la classica delle professioni in base al prestigio sociale, si osserva come, al di l del punteggio, tutte le professioni godano di considerazione. Ad eccezione dei politici, molto al di sotto della sufcienza, gran parte dei lavori - dagli imprenditori agli operai, dai medici agli insegnanti superano il 7,5. E negli ultimi anni, guadagnano, ulteriormente, stima sociale. Un altro segno dellimportanza del lavoro, tanto pi in tempi di crisi. Quando incombe la disoccupazione e la precariet diventa normale. Perch lavorare non d solo reddito. D dignit. Riconoscimento. Identit. Lavorare stanca. Non lavorare: umilia.

iamo un paese in declino. Gli italiani vivono langoscia di una crisi che sembra senza sbocchi e senza ne. Per consumi, benessere e tenore di vita abbiamo fatto un balzo indietro di qualche decennio. Molti hanno perso il lavoro; i giovani che lo cercano lo considerano quasi un miraggio o una chimera. Le famiglie hanno drasticamente tagliato le spese. Dominano lincertezza e la paura. Per tirare avanti si intaccano i risparmi o si fanno debiti. I pi disperati vendono i gioielli di famiglia nei compro oro che proliferano come funghi. In questo primo numero del 2013 il Ducato ha voluto analizzare gli effetti della crisi sul nostro territorio: abbiamo raccolto dati, ascoltato la gente, intervistato gli imprenditori, siamo andati alla ricerca di chi ha trovato la strada giusta per capire se e come possiamo avere una speranza, abbiamo intervistato studiosi e analisti dei fenomeni economici e sociali. Per avere un orientamento su come e dove indirizzare la nostra indagine abbiamo sentito prima di tutto un esperto che conosce il nostro territorio e da anni studia queste dinamiche assieme a un gruppo di eccellenti ricercatori, il prof. Ilvo Diamanti, professore ordinario di Scienze Politiche allUniversit di Urbino ed editorialista di Repubblica. Il professor Diamanti proprio in questi giorni ha presentato a Torino alla iniziativa La Repubblica delle idee la 37a indagine dellOsservatorio Demos-Coop sul Capitale sociale degli italiani che ha un titolo molto emblematico: Ma il lavoro ha un futuro? Diamanti comincia il suo intervento citando un economista statunitense, Jeremy Rifkin che gi nel 1995, in un saggio diventato un best seller internazionale, preconizzava il trionfo delle macchine sul lavoro umano e indicava possibili soluzioni per ridurre limpatto sociale e addirittura come trarre vantaggio da questa trasformazione. Il lavoro sostiene Diamanti non nito, ma cambiato profondamente sulla spinta della crisi, oltre che delle trasformazioni economiche e tecnologiche. Anche gli orientamenti verso il lavoro, in Italia, sono cambiati, negli ultimi anni. In modo rapido e non lineare. In che modo la crisi ha cambiato la concezione del lavoro? Il lavoro in proprio e la libera professione non costituiscono pi un mito condiviso, come negli ultimi ventanni. Nel 2004 considerati insieme - costituivano il primo riferimento per oltre met degli italiani (53%). Oggi

INDUSTRIA

Come rinnovarsi per battere la recessione

Imab, la fabbrica del Rinascimento


Rivoluzionati i rapporti di lavoro e tagliati i consumi energetici

on c odore di legno lavorato, ma ammirando gli attrezzi degli antichi artigiani ancora esposti allentrata del mobilicio Imab, si respira laria di un tempo. Tutto intorno le moderne pareti di vetro circondano un ambiente in cui tradizione e innovazione si mescolano. Nessuna cassa integrazione, nessuna messa in mobilit, nessun licenziamento. Siamo un po calati rispetto al 2011, ma per il momento teniamo botta afferma Serena Mingioni, responsabile risorse

umane della lIndustria Mobili Antonio Bruscoli di Fermignano. Fondata nel 1968 da Antonio Bruscoli, lImab non vuole arrendersi alla crisi. E laffronta, investendo. Con una supercie di 12000 mq ricoperta da pannelli fotovoltaici per il risparmio energetico, e con 500 dipendenti, tutti tutelati da speciche politiche di pari opportunit, lazienda una di quelle pi allavanguardiasulterritorio.Lindustria come una famiglia: quando si sta economicamente bene non ci si accorge degli sprechi. Poi arriva la crisi - continua la signora Mingioni - e si cominciano a met-

Parla Simona Ricci della Cgil

Nella provincia una crisi spietata


STEFANO CIARDI

I
BRANDINA, IL BRAND CHE SFIDA MIAMI
Il progetto delle borse Brandina si basa su unidea tanto semplice quanto geniale: disegnare un prodotto unico e facilmente riconoscibile. Marco Morosini, diplomato allIsia di Urbino e ideatore di questo brand, ha deciso di creare una linea di borse fatte con il tessuto dei lettini da spiaggia. Il tutto nato quasi per caso, dopo un book fotograco con alcuni bagnini commissionato dalla provincia di Rimini. In quelloccasione decise di realizzare la copertina del book utilizzando lo stesso tessuto delle brandine presenti sul set. A quel punto lidea gli esplosa in mano. Secondo il suo ideatore Brandina un prodotto che ha un identit molto forte. Puntiamo sulla sua unicit. La produzione avviene esclusivamente in Italia, tra Pesaro e Rimini. Brandina, questanno, ha assunto a tempo indeterminato 3 giovani, ha appena aperto un nuovo negozio a Cesenatico ed prevista lapertura di un punto vendita a Mykonos. Lambizione, secondo Morosini, essere nei luoghi di mare pi belli, da Saint Tropez a Miami.

l 2012 stato un anno difcile per lItalia, ma per le Marche stato disastroso. I giovani sono i pi penalizzati: non trovano spazio e smettono di studiare. I disoccupati crescono e chi ha la fortuna di lavorare lo fa in condizioni sempre pi precarie. Le aziende che hanno attutito meglio il colpo sono quelle che hanno avuto il coraggio di investire in nuove tecnologie. Simona Ricci, segretario generale della Cgil della provincia di Pesaro e Urbino, sintetizza il momento con una parola: drammatico Qual la situazione delloccupazione nella provincia di Pesaro e Urbino? Il Censis ha rilevato che la provincia di Pesaro e Urbino stata la pi colpita dalla crisi nel 2011 e la situazione questanno non certo migliorata. Il dato pi preoccupante il tasso di occupazione giovanile: negli ultimi 4 anni la disoccupazione tra i giovani della nostra provincia cresciuta del 13%, contro una media nazionale del 9%. Questo dato la dice lunga sul nostro sistema industriale, incapace di accogliere giovani diplomati e laureati. In questo senso abbiamo notato che aumentato anche il tasso di abbandono dellattivit scolastica. Non c spazio per i giovani qualicati e questo un grosso disincentivo allo studio. Il lavoro precario esploso, cos come il nero. I lavoratori sono costretti a sottostare a condizioni di lavoro nettamente peggiori rispetto agli anni pre crisi. Quali sono i settori pi in difcolt? Non c un settore in salute, tutti hanno sofferto per la crisi economica. I settori pi colpiti sono sicuramente quelli del mobile e delledilizia. La Merloni un caso emblematico, si sta facendo di tutto per salvarla. Per nel mobile ci sono anche esempi positivi: Imab e Scavolini non hanno disposto neanche unora di cassa integrazione questanno vero, ma le aziende che stanno attraversando meglio la crisi sono quelle che hanno investito in nuove tecnologie e manodopera specializzata. La crisi lunga e sono poche le aziende che resistono bene. Non possiamo copiare produzioni come Ikea, dobbiamo produrre qualcosa di nuovo e originale che sia riconoscibile in tutto il mondo. Cosa proponete per incentivare la ripresa? Noi pensiamo sia necessario stimolare il processo di aggregazione delle imprese, perch le piccole aziende non sono in grado di affrontare le sde del futuro. Bisogna investire su nuovi mercati e in nuovi materiali, oltre che puntare su fonti energetiche rinnovabili. Stiamo andando in contro a un vero problema ambientale e occorrono scelte che rispettino il territorio. La politica ha un ruolo centrale in tutto questo: la mano pubblica deve orientare le scelte industriali attraverso incentivi. Naturalmente servono i capitali del privato, ma nei grandi Paesi come la Germania, si aiutato il sistema industriale a riorientare le scelte dinvestimento. Lo Stato dovrebbe avere sempre il potere di indirizzo.

tere da parte le cose di cui possiamo fare a meno, le cose in pi. Ma non si rinuncia a ci che possa garantire un futuro. E il futuro lexport. Australia, Cina, Nord Africa, Turchia: se lItalia non offre grandi possibilitdicrescita,allorameglio rivolgersi allestero, potenziando lesportazione verso i mercati che risentono meno della crisi mondiale. Il futuro sono anche i giovani, per i quali lazienda organizza stage formativi no a sei mesi solo se prevede reali possibilit di inserimento. Lobiettivo cercare di potenziare le idee e le novit che portano sul luogo di lavoro. In questo modo, c un ritorno per entrambi: per il lavoratore che cresce, impara e pu esprimere il suo talento. E per lazienda che, investendo sulle risorse giuste, guadagna riducendo gli sprechi, conclude Serena Mingioni. LImab poi particolarmente impegnata nel campo delle politichesocialiinterne.Donne,uomini, diversamente abili, stranieri: lo chiamano nuovo Rinascimento e consiste nel rimettere luomo al centro dellattenzione, o meglio il lavoratore, con regolamenti e progetti che garantiscano ad ognuno le pari opportunit. E il caso del part time reversibile che d una grande mano alle mamme e ai pap: dopo la nascita del glio e no ai tre anni di et, i neo-genitori hanno la possibilit di lavorare dalle 4 alle 6 ore al giorno. Per le donne, in particolare, si prevede, al ritorno dalla maternit, anche un periodo di afancamento con formazione perch riprendano al pi presto il ritmo e si riapproprino del loro ruolo. Ruolo che, durante la loro assenza, viene ricoperto temporaneamente da nuove leve: lavoratori in sostituzione ma che hanno la possibilit di mettersi in luce, di farsi notare dallazienda.UnapoliticainternachelImabattuadatempo,anchedopola conclusione del progetto Tempo Permettendo che ha permesso a 9 donne dellazienda di accedere al part time reversibile per un periodo dai 6 ai 18 mesi al rientro della maternitediassumere,insostituzione, cinque risorse. Unaltra intuizione di Imab linnovazione tecnologica ecosostenibile: 3800 pannelli fotovoltaici hanno sostituito la distesa di Eternit che costituiva la copertura dello stabilimento di Fermignano. Adesso il blu dei pannelli si staglia su una supercie di 12 mila metri quadrieconsenteilbloccodiemissioni per un milione di chili di anidride carbonica al giorno. La riduzione dellinquinamento non ha solo un miglior impatto sullambiente, ma ha anche un ritorno economico: il fotovoltaico permette allazienda avere un risparmio del 20% sulla bolletta. Tutti i dati sullimpianto vengono registrati attraverso un leaf meter, un computer realizzato dal designer Giorgio Di Tullio. (I.B)

il Ducato

Linvasione dei piccoli ristoranti

Il commercio cambia pelle ma non molla


Fra aperture e chiusure bilancio in pari
FRANCESCO CREAZZO
Urbino il commercio resiste alla crisi, ma si trasforma. In centro chiudono le attivit artigianali, tradizionali e storiche per essere subito sostituite da pizzerie, bar e kebab: il risultato di uneconomia che gira attorno agli studenti e che racconta di una citt in rapido cambiamento, una Urbino senza urbinati. I numeri dipingono un quadro ambivalente della citt ducale: il rapporto tra le attivit chiuse e quelle aperte nellultimo anno in sostanziale pareggio (23 esercizi aperti nel 2012 contro 18 chiusi) ma cambia la natura delle imprese. Amerigo Varotti, direttore della Confcommercio provinciale, conferma che questo trend applicabile a tutto il territorio della provincia proprio a causa della crisi economica: I lavoratori espulsi dal settore produttivo ha detto al Ducato non riescono a trovare un altro impiego e si inventano imprenditori. E il settore che scelgono per la propria attivit proprio quello della piccola ristorazione. Basti pensare che nella sola Urbino le imprese di questo tipo sono circa un terzo di quelle totali: ben 160 su 512. la conseguenza della recessione: i consumi sono minimi e, perlopi, si fermano ai beni di prima necessit. E se gli studenti della Carlo Bo diminuiscono, restano in citt meno a lungo e, soprattutto, hanno meno soldi in tasca, i primi a risentirne sono i commercianti. Una contrazione che non interessa solo gli studenti della citt ducale ma tutti gli abitanti della provincia: negli ultimi cinque anni i consumi sono sempre diminuiti e, rispetto al 2011, il calo questanno del 3,9%. A livello regionale, invece, lindice dei consumi pro capite fa scattare lallarme: il livello quello di 14 anni fa. Nelle Marche si consuma come nel 1999 ma il costo della vita aumentato parecchio, mentre diminuito il potere dacquisto dei cittadini. Ciononostante - spiega il segretario della Confesercenti di Urbino Domenico Passeri il turnover molto veloce: per ogni negozio che chiude se ne apre subito un altro ma questo, specie per ci che riguarda il centro storico di Urbino, spesso influisce sulla qualit delle attivit presenti dentro le mura. Unaffermazione confermata, almeno nella prima parte, dai numeri: nel biennio 2011-2012 sono stati ben 29 i cambi di gestione negli esercizi di Urbino. Il turnover tra attivit commerciali sembra essere, insomma, limpronta digitale che la crisi economica lascia sul commercio urbinate: nel 2009, anno di inizio della crisi, sono stati aperti o hanno rinnovato la gestione 26 negozi e 11 attivit di ristorazione, numeri quasi identici al 2012 che si chiuso con 31 nuovi negozi e 13 esercizi ristorativi che hanno aperto i battenti. A Urbino la vera crisi, dunque, quella dei consumi. Meno del 10% delle imprese commerciali e artigiane della provincia effettua esportazioni: il restante 90% dipende interamente da un mercato interno nel quale i consumatori hanno gravissimi problemi di liquidit. E per il 2013 le previsioni non sono poi troppo rosee: a luglio scatter un nuovo rincaro dellIva che, secondo le associazioni di categoria, inuir negativamente su consumi gi paralizzati. Se i consumatori non avranno soldi in tasca e dovranno sostenere lIva al 21% - ha dichiarato Varotti i commercianti della provincia di Pesaro e Urbino vivranno un altro anno di crisi. La priorit della politica dovrebbe essere proprio quella di incrementare i consumi interni, magari abbassando la pressione fiscale e abrogando la norma sulla tracciabilit dei pagamenti sopra i mille euro. Pi soldi ai cittadini (e quindi ai consumatori) e pi soldi ai commercianti, insomma. Prima che finiscano anche gli spiccioli per un trancio di pizza.

Tutti i numeri del commercio


ATTIVITA COMMERCIALI
APERTE CHIUSE CAMBI DI GESTIONE TOTALI

2011
15 8 4 335

2012
23 18 9 352

A Urbino e provincia i consumi scendono del 3,9% rispetto al 2011

ATTIVITA RISTORAZIONE
APERTE CHIUSE CAMBI DI GESTIONE TOTALI
Fonte: Ufficio Commercio Comune di Urbino

2011
7 1 7 159

2012
5 5 9 160

Parla Gea Ducci, la mamma del Consorzio

Sviluppo e non rivoluzione


S
e il consorzio ha una mamma, questa la sociologa delluniversit di Urbino, Gea Ducci, che nel 2009 stese un rapporto sulla fattibilit del centro. Di che tipo di studio si tratta? Chi ve lha afdato? Nel 2009 la societ Torelli-Dottori ha afdato al dipartimento di Comunicazione un lavoro sulle aspettative e le esigenze dei cittadini in relazione allapertura di nuove attivit commerciali. Per quanto riguarda le aspettattive dei cittadini limpressione che queste siano state soddisfatte, ci pu confermare lidea che ci siamo fatti chiacchierando coi clienti? La conferma esiste sia sul piano economico che su quello sociale. Il Consorzio la nuova piazza e il nuovo punto di aggregazione della citt: da questautunno quasi ogni ne settimana c stata qualche iniziativa, a cui i cittadini hanno risposto positivamente. Oltre alla possibilit di trovare prodotti diversi in uno stesso contesto e alla comodit di un grande parcheggio al coperto e gratuito,non sono mancate le occasioni in cui gli urbinati hanno avuto modo di riunirsi. La costruzione della pista di pattinaggio d persino unidea sica di piazza. Ma questo non ha signicato un ulteriore svuotamento del centro storico, su cui ricade la perdita di iscritti alluniversit e la crisi del commercio tradizionale? A mio parere non si pu dire che un fatto sia causa dellaltro: la mancanza di iniziative che possano richiamare turisti e residenti dentro le mura, incide sulla deserticazione del centro storico, almeno quanto lapertura del nuovo polo commerciale. Ma i dati dimostrano che nel tanto bistrattato centro storico alcune attivit continuano ad aprire. Sono attivit che io denirei frutto della disperazione e della precariet che contraddistingue questo periodo. Urbino avrebbe bisogno di attivit e commerci di alta qualit, a maggior ragione in un centro storico cos unico, che dovrebbe ancora rappresentare una ricchezza primaria per il nostro territorio. Quale potrebbe essere una soluzione a questi problemi? Superare la contrapposizione fra centro storico e centro commerciale signicherebbe accettare la realt e la trasformazione cui stiamo assistendo. Unidea potrebbe essere quella di scommettere sul progetto di citt-campus, visto che gli studenti, nonostante il calo, sono la prima ricchezza di Urbino. (s.c.)

COMMERCIO
Prima della crisi Queste le nuove aperture di esercizi commerciali ssi nellanno 2009

26

Nonostante la crisi Tanti sono gli esercizi commerciali aperti a partire dal 2009 e ancora attivi

65

La realt oggi Il numero delle attivit commerciali del comune di Urbino allinizio del 2013

512

Clientela in arrivo anche da Fermignano, Fossombrone e Urbania

Centri commerciali avanti tutta


I costruttori: Nessuna concorrenza con la citt antica, il target diverso. Passi avanti per lIpercoop
SILVIA COLANGELI
centro storico, dicono che non esiste concorrenza con Viale Mazzini o Corso Raffaello. Il commercio sta cambiando: allinterno del Consorzio non potrebbero sorgere le stesse attivit che esistevano una volta nel cuore di Urbino, chi viene qui vuole prodotti diversi , ma non detto che in una giornata di svago poi non scelga di farsi un giro dentro le mura. La scommessa dei costruttori TorelliDottori creare un polo commerciale avanzato, attraente per i cittadini di tutta la provincia, che, nelle visioni di lungo termine degli amministratori comunali e degli imprenditori, dovrebbero scegliere Urbino piuttosto che Fano o Pesaro perch, oltre a trovare le ultime novit in fatto di prodotti, poi potrebbero tranquillamente lasciare la macchina e recarsi in una delle citt patrimonio dellUnesco. In questottica lapertura dellIpercoop Adriatica non sembra un azzardo. Si va incontro alle necessit dei consumatori conferma Gianluca Gresti, della Torelli Dottori Group, in prima la anche nella costruzione del nuovo polo in localit Santa Lucia, che nellipotesi dellarchitetto giapponese che ha rmato il progetto, dovrebbe superare il problema dellimpatto ambientale, ricreando giardini e verde in tutto il nuovo edicio. Ma sulla costruzione degli altri due poli in localit Fornace e Petriccio da molte voci giungono perplessit: Domenico Passeri di Confesercenti afferma che il bacino urbinate appare gi saturo. Ma suggerisce questa complementariet alla base del futuro sviluppo del territorio: Abbiamo sostenuto con forza lapertura del primo centro commerciale, che rappresenta unulteriore attrattiva per tutto il territorio. Il progetto di riqualicazione di Urbino partirebbe da questi due poli: il Consorzio e il centro commerciale naturale allinterno del suggestivo Collegio di Raffaello. Il primo lascia spazio allacquisto veloce e ai marchi noti, mentre il secondo punterebbe sui prodotti tipici, lartigianato e le manifatture locali, i settori maggiormente colpiti dalla crisi. Il centro commerciale naturale stenta a partire: in tempi di bassi consumi sono davvero pochi gli imprenditori disposti a partire da zero per rivitalizzare un ex settore di punta delleconomia italiana. Passeri conferma In centro sono pi i negozi che chiudono che quelli che aprono. Sinveste in paninoteche, pizzerie e paninerie. Ma anche queste a lungo termine non appaiono davvero attivit sostenibili.Accettare il cambiamento del prolo sociale ed economico del territorio e superare la rivalit tra centro storico e nuovi poli commerciali appare lunica strada percorribile, tenendo in conto che, come afferma la sociologa Gea Ducci, curatrice di uno studio che ha preceduto lapertura del Consorzio, Le ricchezze culturali e artistiche sono i beni comuni da cui partire per riqualicare la realt urbinate.

l centro commerciale Il Consorzio, inaugurato lo scorso aprile, il simbolo pi visibile del cambiamento socio-economico che Urbino sta affrontando. Quali sono i fattori che stanno delineando levoluzione della citt palazzo e delle colline circostanti in questi anni? Il Consorzio stato inaugurato lo scorso 8 aprile: un edicio in stile moderno, di notevole impatto ambientale, che ospita al suo interno 19 attivit commerciali: dallalimentari allabbigliamento, dai giocattoli ai profumi. Nel seminterrato si trovano un parcheggio e una palestra. Dai vetri trasparenti sintravedono giovani e meno giovani intenti a sudare a tutte le ore del giorno. Si pu anche pattinare sul ghiaccio: la pista stata inaugurata questo inverno. Sono 4 o 5 i locali vuoti e allingresso campeggia un enorme cartello con la scritta afttasi. I commercianti che si sono trasferiti qui da paesi limitro (Fermignano, Fossombrone, Urbania) appaiono soddisfatti della loro scelta. Le titolari del negozio di giocattoli raccontano volentieri la loro storia: sono due amiche, ex dipendenti dellospedale di Urbino. Quando hanno perso il lavoro, hanno deciso di aprire questattivit. Era il 2010. Due anni dopo il passaggio al Consorzio. Da urbinate, non solo da imprenditrice, apprezzo lapertura del centro commerciale: c un comodo parcheggio e tutto quello che serve concentrato in pochi metri. Si vede anche gente da Fano e da Pesaro. Le commesse di una nota catena dabbigliamento, che ha da poco chiuso il suo esercizio nel

LA STORIA/1

LA STORIA/2

Lorece: Meno oro, pi acciaio


Il mese di gennaio stato drammatico, gi da febbraio andr meglio perch gli studenti stanno tornando in citt. Persino la gioielleria, a Urbino, si muove al ritmo delluniversit. Quando ci sono le lauree ha spiegato al Ducato la titolare di una gioielleria di via Veneto ci sono pi affari. E poi a luglio, nonostante tutto, arriva ancora qualche turista. Per incrementare le vendite, in vetrina poco oro: si punta su metalli minori come argento e acciaio. I prodotti che richiedo ai fornitori sono quasi sempre di fascia medio bassa perch nessuno, n gli studenti n i loro genitori, ha i soldi per potersi permettere una catenina o un orologio di marca. La crisi non ci ha affamati, ma ci ha costretto a trasformarci per soddisfare le esigenze del mercato. (f.c.)

E lelettricista taglia i li
Aveva progettato limpianto elettrico dellospedale racconta un ristoratore che spesso gli prepara i pasti. Venerd stato lultimo giorno di apertura per Gino Tallarini, elettricista per oltre sessanta anni, al numero 50 di una delle vie principali di Urbino.La crisi ha ucciso i negozi del centro. Non mi dispiace tanto per me , ma per i giovani che hanno grosse difcolt ad intraprendere unattivit, dichiara. Gino Tallarini ha iniziato nel 1963, vendendo li, lampadine e fornelli. Portava le bombole del gas a tutta la citt, mi ricordo il suo furgoncino sempre in giro per questi vicoli ricorda una signora titolare di un negozio poco pi su. Non credo che al mio posto arriver un altro elettricista: troppe tasse e troppa burocrazia rendono impossibile esercitare questa attivit. (s.c.)

il Ducato

ARTIGIANATO

Aumentano solo disoccupazione, cassa integrazione e botteghe chiuse

Mille artigiani si sono arresi


Per la Cna siamo alla totale paralisi del settore. Edilizia e manifatturiero in testa allinarrestabile discesa
MARTA CIONCOLONI
strade e poco altro. Una situazione molto preoccupante, vista la specificit del settore e il peso che occupa nelleconomia provinciale - quasi il sessanta per cento del totale delle attivit secondarie senza contare il fatto che da quello delle costruzioni dipendono molti altri settori, come limpiantistica, gli arredi e la serramentistica. Altro ambito fortemente colpito il manufatturiero, che ha perso centosei imprese, soprattutto nel tessile e nella lavorazione di legno e mobili. A seguire trasporti e autoriparazioni, rispettivamente con quarantatr e dodici attivit in meno. Se la cavano meglio la ristorazione e il settore alimentare in genere, gli unici due in controtendenza se pure minima con sei attivit in pi, nate nellultimo anno. Certo allinterno di questo saldo positivo resta la chiusura di ottantacinque vecchie attivit. Anni fa chiudevano per andare in pensione commenta Luciana Nataloni, responsabile Confederazione Nazionale dellArtigianato per il settore alimentare adesso sono legate alla crisi. Ci sono continue aperture e chiusure, oltretutto i dati che ci stanno arrivando ultimamente testimoniano un rallentamento anche in questo settore. Dati, numeri, bilanci e rielaborazioni che prendono vita per le strade delle citt e dei paesi, sotto forma di saracinesche abbassate, riduzioni degli orari di lavoro, dei dipendenti e negozi abbandonati. Ce lo hanno confermano gli artigiani di Urbino. Quelli che sono rimasti. Un imprenditore edile della zona, davanti a un caff in piazza della Repubblica, ci ha racconato di come sia stato costretto a mettere in cassa integrazione i dipendenti che lavoravano per lui da trentanni, e di come la sua attivit stia lentamente soffocando: Non c lavoro, le banche non danno pi finanziameti ci dice - non posso fare investimenti o continuare in queste condizioni. Un laboratorio orafo del centro ci confessa di riuscire ad andare avanti soprattutto grazie alle riparazioni sicuramente il fatto di non avere concorrenza mi avvantaggia, prima eravamo sette qui a Urbino, ma io creo e vendo quell in pi che la gente in questo momento non pu permettersi. C anche una tappezzeria artigianale che lavora ancora nel centro storico. Ci riesce perch per non perdere i clienti ha abbassato i prezzi: inutile piangersi addosso. Se faccio lo stesso lavoro di una grande azienda e, oltretutto, lo faccio pagare di pi non vado avanti.

irca mille imprese a r t i g i a n e, d e l l a provincia di Pesaro e Urbino, hanno chiuso le attivit nellarco degli ultimi cinque anni e non sono state rimpiazzate. Vuol dire che cinquemilacinquecento imprese sono scomparse e ne sono nate quattromilacinquecento, lasciando poco meno di mille spazi vuoti. Questo successo dal 2008 a adesso, ovvero dallinizio di una crisi economica che ha consumato prima i salari, poi i risparmi e che ora chiede il conto, quello vero. Solo nel 2012 il saldo tra cessazioni e nuove registrazioni, quelle che nel settore sono definite le imprese morte, stato di circa q u a t t r o c e n t o. Lambito pi colpito quello edile, con centosessanta imprese in meno. Laumento dei lavoratori iscritti alle liste di mobilit stato del trenta per cento, le ore di cassa integrazione quasi del centocinquanta per cento. Gli occupati, per andare nel dettaglio, sono passati da 57.591 a 46.117, quindi ne sono andati persi 11.474; le assunzioni sono diminuite del venti per cento. Fausto Baldarelli, responsabile provinciale della Confedereazione Nazionale dellArtigianato per le costruzioni, parla di un contesto completamente paralizzato, che si limita ad andare avanti con i pochi lavori di riparazione. Anche la Provincia continua - non appalta pi se non per la manutenzione di

Nel 2012 hanno perso il lavoro in 11.474 Assunzioni diminuite del 20 %

Le imprese artigiane Dal 2008 al 2012 hanno chiuso i battenti quasi mille aziende artigiane nella provincia Pesaro-Urbino

-957

Edilizia in crisi I numeri del settore non lasciano dubbi: la mancanza di lavori edili ha travolto tutti i settori dellindotto

-160

Manifatture Tessile, abbigliamento, legno: non si salvano le attivit tradizionali del cosiddetto modello marchigiano

-106

Apecchio scopre lAlogastronomia. Cio...

La nobile arte della Birra


A
logastronomia, ovvero larte che comprende linsieme delle regole che determinano la produzione e lassunzione della birra. la nuova parola creata dallassociazione Apecchio Citt della Birra, appunto nel paese di Apecchio, tra le rocce del Monte Nerone, per denire cosa sta succedendo nelle Marche nellultimo anno: puntare alla cultura della birra artigianale per aprire nuove frontiere di sviluppo e promozione del territorio. A testimoniare la seriet e lentusiasmo del progetto c anche una nuova gura istituzionale, creata con un decreto provinciale ad agosto: lassessore provinciale allalogastronomia. A settembre, inne, si svolta a Apecchio la prima edizione del Festival Nazionale della Alogastronomia, un progetto pensato, al momento, come triennale. La sda superare le logiche individualistiche ci dice Massimo Cardellini, presidente dellassociazione Apecchio Citt della Birra per ora abbiamo fatto una mappatura di tutte le attivit di produzione, per estendere il progetto allintero territorio, e siamo riusciti a creare laloteca regionale Le Marche di Birra, unesposizione permanente di settantadue diverse etichette, da portare in giro e fare conoscere. Ultima idea in cantiere, presentata lo scorso gennaio alla Fiera internazionale del turismo di Utrecht il percorso le strade di birra marchigiane, strutturate sullo stile delle strade del vino toscane. Lidea alla base di questo fermento birraio nata qualche anno fa, da un gruppo locale di giovani, insieme ai due maggiori marchi di birra presenti nel territorio apecchiese: Amarcord e Collesi. Per questultima la produzione di birra iniziata nel 2007 quasi per caso, dal suggerimento dellambasciatore del Belgio in Italia, incontrato a una degustazione di grappa, che si propose di prestargli un mastro birraio. Adesso lazienda esporta anche allestero e ha in previsione un ampliamento della produzione. Il segreto di una birra di qualit ci spiega Giuseppe Collesi, proprietario dellomonima etichetta oltre allorzo lacqua, e qui abbiamo quella del monte Nerone. Sono sedici i produttori attivi nella regione; quattro i birrici in provincia di Pesaro e Urbino, tre in quella di Ancona, due in quella di Fermo e tre a Ascoli Piceno. Sono strutturate per lo pi sotto forma di aziende agricole, utilizzando lorzo locale, o di brewpub, cio locali e ristoranti che servono birra di produzione propria. (m.c.)

CROSSING
Lacronimo sta per: Costruiamo Relazioni e Opportunit Strutturando e Supportando Insieme i Nostri Giovani. In pratica, ci sono ancora 150 euro mensili per 15 posti per giovani che abbiano dai 16 ai 35 anni e che abbiano voglia di imparare un mestiere. Liniziativa della Comunit Montana dellAlto e Medio Metauro, in tandem con lAmministrazione Provinciale e il Centro per lImpiego di Pesaro e Urbino. Tutte le informazioni sul sito: www.cm-urbania.ps.it

AGRICOLTURA
Coldiretti
Frutta prodotta nel vivaio di Antonio Santini Nella pagina accanto un artigiano al lavoro e in basso il logo di Apecchio, citt della birra

Le nuove frontiere: i giovani i prodotti niti e il biologico

agr icoltura del Montefeltro una vecchia signora che cammina a passo lento tra trentamila ettari di campi, 1600 aziende agricole, 330 allevamenti bovini, coltivazioni di cereali , foraggio e legumi. Eppure, questa donna antica che ha perso nel 2012 almeno 320 aziende nella provincia di Pesaro-Urbino, che ha affrontato il nevone e la siccit, sta pian piano cambiando il suo aspetto adeguandosi alle trasformazioni della natura e della societ, come testimoniano i dati del Piano di Sviluppo Rurale per linsediamento di giovani (193 richieste in tutta la regione per un totale contributi pari a 11 milioni di euro). Nel territorio provinciale, a fronte della chiusura di circa duecento aziende, sarebbe aumentata del 127% la richiesta da parte degli under 30 per investimenti destinati a fabbricati e materiali per la trasformazione e la vendita dei prodotti, come laboratori e negozi aziendali. Si tratta di un dato che sottolinea come i giovani si stiano avvicinando allagricoltura, cambiandone limmagine- ha commentato il presidente della Coldiretti Marche e le aziende che hanno chiuso appartenevano soprattutto a pensionati che non avevano investito sul futuro. Il cambiamento riguarda la funzione dellazienda, che passata dallessere seminatrice e raccoglitrice di prodotto al gestire tutto il processo produttivo, dalla semina alla vendita dellalimento nito: In questi terminiconclude - si tratta di un sistema dinamico che invoglia i giovani ad avvicinarsi alla terra. Un mutamento positivo, come testimoniano i dati nazionali, con un aumento delloccupazione del 10,6% nei primi sei mesi del 2012 (di cui un 4,6% costituito da under 40). Diversa, invece, la lettura zootecnica: la crisi che ha colpito gli allevamenti stata puramente economica. Allaumento del costo di foraggi (conseguenza della crisi dei cereali, dovuta alla siccit) e gasolio di circa il 3040%, non seguito laumento del prezzo di carne e latte. Per amore del consumatore, in un certo senso, ma anche per mantenere i livelli di vendite. Il Montefeltro- aggiunge il presidente della Coldiretti- pieno di piccoli allevamenti, soprattutto di razze bovine marchigiane pregiate, che andrebbero tutelati poich, al di l del loro aspetto economico, il terreno si nutre e si rigenera proprio grazie alla presenza di questi animali. Le previsioni per il 2013 - che dovrebbe essere lanno della ripresa - mostrano ancora la vecchia signora in cammino: non sar andata lontano per i campi ma avr comunque fatto qualche passo competitivo in avanti; i suoi allevamenti, invece, potrebbero pian piano perdersi nei maxi costi che sono imposti dal mercato. (v.d.s)

Rivive lOrto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra

La mela chiavi in mano


Nel Sorbo per assaggiare la pesca sanguinella, luva torbiano, giuggiole e prugnoli
VIRGINIA DELLA SALA
rrivare al punto in cui linnovazione coincide con la ricerca del passato e piantare a Frontino (al conne tra Marche ed Emilia Romagna) pi di cento tipi di mele storiche e altre duecento specie di frutta coltivata da nonni e bisnonni: cos Antonio Santini, 42 anni e titolare del vivaioil Sorbo, ha attraversato la crisi senza scossoni, tutelato da un commercio di nicchia e dalla sensibilizzazione dei consumatori per i prodotti biologici e inconsueti. A lui stata anche afdata la manutenzione dell Orto dei frutti dimenticati di Pennabilli, ideato da Tonino Guerra e fondato nel 1990, e sta lavorando a un libro sui frutti antichi del Montefeltro. Pera rossina, mela cocomerina, pesca sanguinella, uva torbiano, ulivo pendolino, mela zitella, peranella, prugnoli, giuggiole e visciole...insomma, in cosa consiste il suo commercio? Da dieci anni coltivo e vendo frutti antichi, tutte quelle specie che si sono estinte con la meccanizzazione dellagricoltura e con la produzione: oggi i consumatori vogliono trovare in tavola cibi standard, che rispondano a specici parametri. Io invece vado alla ricerca di radici di piante antiche, anche nei campi in cui gi passato il trattore, nei poderi abbandonati negli anni 60, negli orti dei monasteri, nelle zone che mi segnalano pastori, contadini e clienti che frequentano le ere. Non sempre conosco il nome delle piante che trovo perci mi adatto. La peranella , per esempio, lho chiamata cos in onore di Nello, il pastore che me lha segnalata. Si pu dire che la sua sia una passione fondata sulla tradizione. Ho sempre amato la terra, anche quando facevo altri lavori e durante il periodo di leva, arruolato tra i paracadutisti in Somalia. Ho frequentato la scuola agraria e nel 2002 ho costruito, con il sudore e diversi mutui, due serre nei quattro ettari di terra di mio padre. Il

mio progetto stato, da subito, il recupero di antichi alberi da frutto: le persone anziane la mia principale fonte di informazione. Lei lo sapeva che la mela Sorbina veniva mangiata dalle donne che lavano la lana per aumentare la salivazione?. No, direi di no. Quali altre propriet hanno questi frutti antichi? Queste piante sono pi resistenti delle altre poich, in passato, erano selezionate proprio perch la frutta si conservasse a lungo dopo colta, nelle stalle, sotto la paglia. Una volta ho portato ad una mostra una mela che era sta-

ta colta un anno prima ed era ancora perfetta. Non si occupa solo di vendita di frutta, quindi. Decisamente no. La mia azienda principalmente un vivaio ed io vendo soprattutto frutteti tutto compreso. Mi spiego meglio: il cliente pu scegliere tra tre pacchetti frutteto, small, medium e large, selezionando dal catalogo il tipo di frutti che preferisce. Poi vado nel suo orto, pianto gli alberi secondo un procedimento di maturazione scalare: in ordine di oritura in modo che il cliente possa avere una nuova maturazione ogni settimana. Faccio la prima

potatura e do loro le prime istruzioni. La sua azienda ha subto gli effetti della crisi? Il mio lavoro legato al meteo e agli investimenti. Non ho risentito molto della crisi perch la mia vendita destinata ad una clientela che sceglie prodotti biologici e particolari. Inoltre, c stata una forte sensibilizzazione in materia e il settore in espansione. La prova? Da due anni i nostri corsi di potatura sono frequentati anche da giovani tra i 20 e i 30 anni che si stanno avvicinando alla terra, magari prospettando di renderla fonte di guadagno.

Con 800 suini e 210 mucche, 100 Kw lora

Maialini a tutto biogas


U
nazienda di centocinquanta ettari e pi di mille capi di bestiame pu essere autosufciente ed ecocompatibile nel Montefeltro? La risposta s e per scoprirlo basta arrivare a SantAngelo in Vado, immergersi nelle campagne che circondano lantico cimitero e salire no allazienda agricola Luzi dove lenergia elettrica che alimenta le strutture fornita dallimpianto di biogas, installato lo scorso anno, e dai sistemi di pannelli solari. Lazienda ha come settore principale quello dellallevamento bovino e suino: gli animali sono nutriti con foraggi e mangimi provenienti dai campi dellimpresa e le loro carni sono lavorate e vendute da punti vendita associati. Un ciclo completo e chiuso, ma non solo. Torna utile il detto del maiale non si butta niente ed in questo caso proprio cos poich gli scarti e i liquami degli ottocento maiali e dei 210 Limpianto di biogas bovini diventano anche fonte di energia attraverso un procedimento molto semplice: i liquami, le erbe spontanee e i residui della lavorazione dei foraggi vengono raccolti in un compattatore che li lavora prima di spingerli in una vasca di quattordici metri di diametro e sei di profondit. Lazione meccanica di una pala rotante e la temperatura di cinquanta gradi favoriscono la produzione di gas naturale che mette in funzione un motore addetto a convertirlo in energia. Lenergia poi immessa in rete, copre i consumi dellazienda, le spese di installazione e, in caso di surplus, rientra sotto forma di contributo del gestore. Si tratta di una produzione di cento kilowatt allora e al termine del ciclo, un selezionatore separa gli scarti solidi da quelli liquidi ed entrambi vengono ridistribuiti nei campi sotto forma di concime. un sistema che, con una manutenzione di circa duemila euro mensili, assicura unentrata energetica pari a sedicimila euro al mese. La realt degli impianti di biogas, tuttavia, complessa: nei mesi scorsi la Coldiretti e altre associazioni di categoria hanno iniziato una protesta contro la costruzione di nuovi impianti, autorizzati prima della legge regionale di regolamentazione (ottobre 2012). Alla base della protesta, limpatto ambientale che il proliferare di queste aziende ha sullagricoltura del territorio: nascendo unidellazienda Luzi camente come produttrici di energia, non userebbero solo sostanze di scarto, ma ricaverebbero la biomassa da lavorare direttamente da coltivazioni mirate e, quindi, da terre sottratte allagricoltura e alla produzione alimentare. Ultimo, in ordine di tempo, il progetto che limpresa Convert Italia sta realizzando ad Acqualagna per conto di unazienda locale : due impianti di potenza pari a mille kilowatt allora ognuno, dieci volte superiore a quella ricavata dallazienda Luzi. (v.d.s.)

il Ducato
Urbino si candida per il 2019

Capitale europea della cultura


MONICA GENERALI

rossima fermata: citt del Rinascimento. Con questo slogan Urbino lancia la sua candidatura a Capitale europea della cultura del 2019. Lassessore alla Cultura Lucia Pretelli pronta ad affrontare questa nuova sda che vede opporsi ad Urbino altre 15 citt italiane, anche se la partita ancora aperta e le iscrizioni si chiuderanno a settembre 2013. Puntiamo tutto sui primi mesi dellanno con la messa in scena di spettacoli teatrali - afferma lassessore Pretelli - Il Teatro Sanzio nel 2012 ha celebrato il trentennale della riapertura e festeggia questo ricorrenza con un ricco programma. Danza, teatro, ragazzi e arte, sono gli assi nella manica che Urbino pronto a giocarsi per portare a casa il titolo. Tuttavia la citt si trova a fare i conti con i tagli al bilancio che non hanno risparmiato la Cultura. Se si fanno dei tagli, come spesso succede, i primi sono quelli alla Cultura. La cosa triste se si pensa che Urbino una citt che vive di arte ma che molto spesso viene considerata come un servizio superuo soprattutto dalle istituzioni locali. Le rinunce ci sono, ma lassessore assicura che la cultura non viene sacricata. I tagli che sono stati fatti riguardano la pubblicit e la sponsorizzazione degli eventi. La partecipazione di Urbino al progetto di Capitale Europea visto dallamministrazione come un opportunit per la citt di mettersi in mostra non solo nel panorama italiano ma anche europeo. Capitale europea della Cultura, infatti, un piano dell Unione Europea che permette ad una citt di essere per un anno il simbolo della cultura in Europa. Per Urbino un progetto ambizioso e per essere realizzato ha bisogno del sostegno delle istituzioni regionali. Infatti, senza lappoggio della regione Marche che sostiene economicamente la candidatura di Urbino, il sogno di diventare per un anno culla della cultura non sarebbe possibile. Il progetto non potrebbe essere sostenuto soltanto dal comune di Urbino ma fortunatamente la regione Marche ha creduto molto nelle potenzialit della cultura urbinate. Il progetto vede destinarsi fondi e iniziative dal 2013 perch nel 2012 gli eventi programmati non sono stati organizzati in prospettiva del 2019. Gli stanziamenti del Comune del 2012 non hanno sostenuto il progetto e per il 2013 non si sa ancora quanti fondi saranno destinati alla cultura e al sostentamento di questa campagna aggiunge lassessore Pretelli. Lanno culturale 2012 di Urbino si caratterizzato per varie iniziative cui il pubblico urbinate ha risposto molto bene. DallOrlando Furioso, alla danza, passando per il teatro dei ragazzi. Le poltrone rosse del Sanzio hanno fatto registrare quasi sempre il pienone. Gli urbinati non vogliono rinunciare al teatro e sembrano essere coscienti del tesoro che hanno tra le mani. Questanno abbiamo avuto moltissime riconferme di abbonamenti teatrali. una soddisfazione se si pensa che i giovani sono una larga fetta del pubblico. A loro abbiamo dedicato il teatro dei ragazzi che molto seguito. Liniziativa pi signicativa dello scorso anno - secondo lassessore - stata la sala di Lettura a misura di bambino Lilliput- lisola della lettura, uno spazio pensato per una fascia det di giovani che va da 0 a 14 anni. un progetto che stiamo mandando avanti con tanti sacrici, lo spazio sta crescendo molto anche nel mondo informatico per avvicinare i pi piccoli alle nuove tecnologie, abbiamo due I-pad con i quali i bambini possono consultare applicazioni avvicinandosi ai nuovi linguaggi trasversali della comunicazione e delle tecnologie. Il cinema invece, rappresenta la faccia della medaglia meno sorridente della citt. Se i teatri si riempiono, i cinema si svuotano e di questo le istituzioni sembrano non interessarsi, non destinando contributi al loro sostentamento e lasciando al loro destino pezzi storici che hanno fatto vivere la citt.

Dal 26 febbraio Un amore di Swann al Sanzio

Madame Verdurin, permette?


Sopra, il cortile interno di Palazzo Ducale Accanto, una scena tratta da Un amore di Swann

AGNESE FIORETTI
trentanni dalla sua riapertura, il teatro Sanzio di Urbino pronto ad accogliere Marcel Proust. Il 26 febbraio andr in scena lo spettacolo Un amore di Swann della compagnia orentina Lombardi-Tiezzi, dedicato alla seconda sezione del primo volume dellopera Alla ricerca del tempo perduto. La traduzione dal francese ad opera di Giovanni Raboni ha reso possibile la costruzione di unopera teatrale che il regista Federico Tiezzi ha voluto dedicare in modo esclusivo al confronto incrociato di tre personaggi proustiani: Charles Swann (Sandro Lombardi), Odette (Elena Ghiaurov) e Madame Verdurin (Iaia Forte). Portare Proust sulla scena signicato enucleare da un tessuto narrativo gi di per s molto teatrale questi tre protagonisti- racconta Sandro

Lombardi, attore e drammaturgoapplicando delle minime accortezze come lo spostamento dalla prima alla terza persona ed il cambiamento di alcuni tempi verbali rispetto al testo scritto. Le descrizioni sono diventate sulla scena dei veri e propri dialoghi. I tre protagonisti interpretano e commentano la vicenda senza mai uscire di scena, in un movimento vertiginoso tanto quanto lamore che travolge Swann dopo aver incontrato Odette, unex prostituta, nel salotto di Madame Verdurin. La godibilit del racconto garantita da una dimensione di metateatralit evidente, ma non particolarmente accentuata, ha commentato Lombardi. Il lavoro alla base di Un amore di Swann stato signicativo soprattutto a livello linguistico, in modo che le parole di ogni personaggio potessero rispecchiare le metafore di

cui Proust le aveva caricate. Nel testo ripete pi volte come Madame Verdurin sia simile ad un uccello, e Federico Tiezzi ha spinto Iaia Forte a trovare un linguaggio ornitologico, fatto di molti gorgheggi ed onomatopee, ha spiegato Lombardi. Il teatro Sanzio offrir allo spettacolo lo spazio ideale per una scenograa complessa, nonostante la semplicit e la semplicazione degli oggetti scenici siano una scelta stilistica che ricorre nel nostro teatro, come specicato da Lombardi. Dalla prima del 23 maggio 2012, nel cortile del Palazzo del Bargello a Firenze, dove per esigenze siche la messinscena era stata ridotta allessenziale , questa volta Un amore di Swann potr spalmarsi su un vero palcoscenico. E di fronte ad un pubblico che Lombardi denisce colto, arricchito da una folta presenza giovanile e studentesca.

CULTURA/SPETTACOLI

Per le sale sono in arrivo le nuove tecnologie. Ma a costi proibitivi

Cinema, ucciso dal digitale


200.000 euro per rinnovare tutti gli impianti. Senza interventi della Regione, addio alle proiezioni
MONICA GENERALI

nnovazione non sempre sinonimo di miglioramento. E lombra della digitalizzazione che si impone per i cinema di Urbino ne la prova. Il rischio chiusura dietro langolo a causa dei costi elevati del nuovo processo di trasmissione voluto dallUnione Europea e dalle case cinematograche. A seconda della grandezza dello schermo il costo per linstallazione di un impianto digitale, pu variare tra i settanta e gli ottanta mila euro, a cui bisogna aggiungere i costi di manutenzione annuali (di gran lunga pi alti di quelli attuali). Un risparmio notevole per le case cinematograche che non dovranno pi stampare le copie delle pellicole, ma un macigno se si pensa alle spese che graveranno sui cinema di citt, come lo storico Ducale di Urbino che da qualche anno deve fare i conti anche con la crisi e i pochi spettatori. Alternative non ce ne sono, se non passiamo al digitale chiudiamo la serranda ma se installiamo il nuovo impianto il rischio sempre lo stesso perch i costi sono troppo elevati lo spiazzante annuncio di Costantina Di Tizio Tomassini che, insieme al marito e alla sua famiglia, gestisce il Ducale da ben tre generazioni. Questo cinema esiste dal 1950 e chiuderlo sarebbe una scontta anche per la citt. Citt che non aiuta di certo il suo cinema ad uscire da questa crisi. N gli urbinati e gli studenti frequentano molto le sedie rosse di via Budassi, n le istituzioni si sono attivate per trovare sovvenzioni. Uno spiraglio di luce viene dalla Regione Marche che ha messo a disposizione dei fondi per aiutare i cinema ad ammortizzare le spese dellimpianto. Per ottenerli occorre compilare un bando scaricabile dal sito internet della Regione e inviare la richiesta entro l11 marzo. Questa possibilit non ci fa tirare un sospiro di sollievo dice Costantina Di Tizio - la domanda deve essere approvata dalla Regione e non tutte verranno accettate perch la disponibilit dei fondi limitata e il risarcimento coprirebbe solo una parte delle spese che mi troverei ad affrontare, non so se ne vale la pena I distributori di lm hanno stabilito una sovvenzione per lacquisto del materiale di proiezione dei cinema. Si chiama Virtual Print Fee e si propone di ridistribuire i risparmi realizzati dagli studi quando si utilizza la distribuzione digitale al posto della distribuzione di lm di stampa. Ma anche qui non tutto oro ci che luccica: lincentivo di circa 400 euro per ogni 15 giorni di proiezione quindi momentaneamente vale soltanto per i cinema multisala. Noi siamo una piccola situazione e

A sinistra, la platea del cinema Ducale Sotto, una scena tratta da Pinossole avventure dello scheletrino ebreo

quindi proiettiamo il lm soltanto per una settimana. Quello che manca al cinema Ducale un buon carburante, cio gli urbinati che mandano avanti un motore che funziona benissimo ma che non pu farlo da solo. Gli studenti che

no a qualche tempo fa erano gran parte dei clienti del Ducale stanno piano piano scomparendo. Il 2012 stato un anno disastroso, ci sono stati soltanto due mesi di buona attivit, il resto da buttare. Nemmeno

gli studenti vengono pi al cinema forse perch i lm li scaricano sul computer e se li guardano a casa. Ma il cinema unaltra cosa. Il calo cinematograco a livello nazionale nellultimo anno stato del 20 per cento ma nella

piccola realt di Urbino si arrivati addirittura al 60 per cento e se si andr avanti cos il prossimo passo sar quello dei titoli di coda. La dead line prevista per la ne dellanno dopodich Urbino sar costretta a salutare un pezzo di storia.

Teatro per ragazzi, quinta edizione

I Mostry ritornano ma non fanno pi paura


S
appiate che ho paura di volare, di essere chiuso tra questa gente adulta. Ho paura del vento che non sceglie: il verso di Paolo Volponi che il Museo della Citt di Urbino ha inciso sulla cornice del cortile interno come linsegna della Stagione Teatrale Ragazzi 2012-2013. Per la quinta volta il Teatro Sanzio della citt ducale ospita una sequenza di spettacoli gratuiti rivolti a ragazzi di ogni fascia det. La domenica pomeriggio bambini e giovani adulti sono tutti invitati, e non solo tra le mura del Teatro Sanzio. LAssessorato alla Cultura del Comune di Urbino, che ha patrocinato liniziativa assieme allAmat (Associazione marchigiana attivit teatrali), ha voluto far uscire il teatro e trasportarlo con il suo pubblico nei luoghi pi signicativi della citt. Il primo esperimento sar il 5 maggio 2013 presso il Museo della Citt, con lo spettacolo Ho paura del vento, che chiuder la stagione. Lintera iniziativa espressione della volont di stimolare un pubblico eterogeneo ma spesso molto piccolo, di accompagnarlo verso tematiche difcili travestite da marionette e trame abesche. Lesempio pi signicativo di questa scelta dato dalla messa in scena il 27 gennaio di Pinosso della Compagnia Prese Fuoco, dedicato alla Giornata della Memoria. Pinosso un bambino di cui rimasto solo un mucchio dossa, ma che comunque continua a lottare. Lotta contro il male peggiore che esista e che non la morte, da cui ci si pu risvegliare, ma piuttosto la perdita della memoria. La stagione domenicale per ragazzi un viaggio lungo cinque pomeriggi attraverso i grandi temi della vita di ognuno di noi, che con larte della recitazione possono arrivare anche ai pi piccini. Cappuccetto Rosso del 2 dicembre ha aperto la stagione utilizzando la danza nellespressione del desiderio di avventura e di fuga dalla sicurezza di una strada conosciuta. Lanciarsi in una sda per affrontare le proprie paure anche il tema di Mostry, in programmazione il 17 febbraio. Mostry un mostro che ha paura di essere un mostro, un po come lelefante protagonista del quarto spettacolo (Lelefante smemorato e la papera ccanaso, 3 marzo), che sofa i brutti ricordi nei palloncini per farli volare via, e si ritrova senza memoria. Ho paura del vento regaler una summa conclusiva, scoprendo in un mondo troppo impostato ed organizzato il mancato coraggio di lasciarsi spazzare via. (a.f.)

il Ducato

TURISMO

Dopo il 2009, lanno di Raffaello, il settore ha registrato una battuta darresto

In cerca dei turisti perduti


Itinerari per bikers e spirituali. Wi- per tutti. Promozioni in Nord Europa. Ecco le idee in cantiere
MARIA GABRIELLA LANZA
turisti. I primi a soffrire di questa drastico calo, sono loro, gli albergatori di Urbino. Negli ultimi mesi ho avuto il 50% di clienti in meno - dice Enzo Ceccani dellHotel San Giovanni - dal 2008 teniamo bassi i prezzi, ma cos facendo non sempre rientriamo nelle spese. E non un caso isolato. Il 2012 non stato un buon anno per gli affari. Nel mio albergo ho registrato il 25% di incassi in meno, racconta Andrea Mini, direttore dellHotel Mamiani. Nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio siamo costretti a chiudere lalbergo perch non abbiamo abbastanza clienti. Stessa cosa nel centrale Hotel Italia, che ha avuto una diminuzione del 20%: la colpa un po della crisi e un po della mancanza di comunicazione, dice lalbergatore Ignazio Santangelo. Allora apriamo il capitolo comunicazione e promozione. A Urbino basta un evento ben organizzato per portare nella citt il doppio dei visitatori. Come successo nel 2009. Ed proprio quello che sta cercando di fare l assessore al turismo, Maria Francesca Crespini: Il nostro obiettivo quello di far restare i turisti nella nostra citt. Abbiamo preso accordi con i maggior tour operator, afferma Crespini. I nostri turisti provengono soprattutto dal nord Europa. Per questo promuoveremo la citt nelle maggiori ere estere, da quella di Berlino a quella di Helsinki, no ad arrivare in Russia. Ma non solo. Ci sono anche la nuova segnaletica turistica, il wi in prossimit dei palazzi storici della citt che permette di vederli in 3D, i percorsi in mountain bike e gli itinerari sul Rinascimento. A Urbino le potenzialit ci sono tutte, quello che manca una rete di comunicazione pi capillare che spinga la gente a venire e a restare soprattutto. Il cosiddetto passaparola. Perch difcilmente, poi, chi visita Urbino resta deluso. Passaparola.

rendiamo una giornata di sole a Urbino, magari di ne marzo, quando la neve ormai un ricordo e i giorni di freddo intenso sono alle spalle. Il periodo ideale per fare una gita nella citt ducale, passeggiare nei vicoli stretti e suggestivi, visitare il Duomo, entrare nel cortile della casa natale di Raffaello per vedere la pietra su cui il pittore impastava i colori. E poi restare con il naso allins ad ammirare i quadri di Piero della Francesca e di Raffaello Sanzio nel Palazzo Ducale, la pi bella casa di tutto il Rinascimento, come lha denita il critico inglese Kenneth Clark. Gli ingredienti ci sono tutti: sole, bellezze artistiche, paesaggi da mozzaato. Quello che manca sono loro, i turisti. O meglio i visitatori ci sono. Il problema che si fermano solo per poche ore. Il tempo di timbrare il biglietto a Palazzo Ducale e ripartire. Turismo di passaggio, lo chiamano. Una risorsa, certo, che per non si trasforma in una reale opportunit di crescita per leconomia di Urbino. Saranno la crisi, le condizioni meteo che non sempre invogliano a fare gite fuori porta, ma nei primi sei mesi del 2012 i turisti che hanno soggiornato a Urbino sono stati solo 40.236, un risultato ben lontano da quello raggiunto nel 2009, quando stata organizzata la grande mostra su Raffaello. In quellanno i viaggiatori che hanno visitato la citt ducale nel periodo che va da gennaio a giugno sono stati 67.236, di cui 58.642 italiani e 8.594 stranieri. Tra questi 31.010 hanno alloggiato in un albergo. Nel 2012 sono stati 23.027. Un trend negativo che si ripetuto anche nel 2011, quando gli arrivi sono stati 40.667e le presenze negli alberghi 24.108. Dal 2009, dunque, Urbino ha perso quasi 30.000

A sinistra turisti in la davanti a Palazzo Ducale A destra, la discesa verso Trasanni, la frana transennata su Bocca Trabaria Sud, la curva non segnalata del Sasso

Fra luci e ombre la settimana del baratto

Tu mi dai una cosa a me...


S
iete dei fotogra o dei videomaker? Vi dilettate a dipingere quadri? Oppure semplicemente siete degli esperti aggiustatutto? Ora potete vendere le vostre competenze e capacit in cambio di vitto e alloggio nei migliori bed and breakfast di Urbino. Unopportunit allettante per migliaia di viaggiatori e resa possibile grazie alla Settimana del baratto. Basta andare sul sito internet www.settimanadelbaratto.it e compilare una lista di proposte. Gli albergatori scriveranno la loro lista dei desideri. Liniziativa partita a ne novembre, ma durer tutto lanno. I viaggiatori che visiteranno la citt ducale ora potranno barattare il loro soggiorno in cambio di piccoli lavoretti. Un vero e proprio scambio di beni e servizi che privilegia il lato umano dellospitalit e che non lascia scontenti. I turisti risparmiano il costo dellalloggio e gli albergatori hanno loccasione di mettere a posto quel rubinetto che perdeva da troppo tempo o di fare scorta di vini e oli. Questa iniziativa rappresenta la nuova frontiera del turismo dice Alice Audi, responsabile della locanda Montelippo, che a ne novembre ha partecipato alla settimana del baratto. Abbiamo ospitato un fotografo con la sua compagna in cambio di un servizio fotograco. E stata unesperienza positiva. Ogni giorno riceviamo telefonate di persone che offrono di tutto: da formaggi a servizi manuali come le pulizie delle stanze, afferma Alice. Ma non tutti i baratti funzionano. Roberto Magi, direttore del bed and breakfast Aquilone racconta la sua esperienza: Non sono riuscito a concludere nessun baratto, perch difcile dare un valore oggettivo al bene che ti offrono. Una volta mi ha contattato un pittore che voleva barattare un alloggio completo con un suo quadro senza che nemmeno potessi vederlo. Dunque, tutto sta nel trovare il giusto accordo. Una volta raggiunto, il baratto fatto. (m.g.l.)

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CITT

Sulla strada verso Trasanni e su lunghi tratti della Bocca Trabaria Sud

Viaggio nella giungla dasfalto


Scomparsa o invisibile la segnaletica orizzontale. Galuzzi, assessore alla mobilit: Non abbiamo pi un euro
MARTA MANZO

egnaletica orizzontale cancellata, catarifrangenti sui guardrail che ci sono e non ci sono, alcuni non riettono, altri sono sporchi. Di notte lasfalto si confonde con il buio. Lanciamo un grido dallarme dice Massimo Galuzzi, assessore provinciale alla viabilit lo Stato ci ha tagliato tutti i fondi per la manutenzione. Niente interventi strutturali, niente taglio dellerba. I pochi soldi che abbiamo li teniamo per lo sgombero neve e per interventi su piccole frane. Gli urbinati lo sanno e ci fanno i conti tutti i giorni, ma sufciente fare un giro per rendersene conto. Strada provinciale 423. Dal centro commerciale Consorzio, sulla via di Trasanni, sulle curve dalla rotatoria no al maxi Conad i segnali danno la direzione del movimento, ma soltanto da met in poi. Prima c il muro di contenimento del terreno sovrastante, impossibile da vedere al buio, se non con gli abbaglianti accesi. I limiti di velocit non condizionano i conducenti, che appena possono ne approttano per superare i veicoli pi lenti, invadendo la corsia opposta. Ma quale corsia? Le linee non ci

sono praticamente pi, no alla rotonda del Conad. Poi, verso Trasanni, la segnaletica orizzontale ricompare, ma le curve continuano a essere mal segnalate. Colpa della morfologia del terreno, colpa dellassenza di cartelli ben visibili, si deve correggere spesso la guida per seguire landamento sinuoso del manto stradale. Bocca Trabaria Sud. Dal Consorzio alla stazione. La segnaletica orizzontale buona, perfettamente disegnata a terra. Anche le barriere di protezione ci sono, i paletti che segnalano la direzione di marcia sono ben visibili, ma molti dei catarifrangenti obbligatori sono rovinati o assenti. I segnali di curva sono sparsi qui e l, avvertono del cambiamento solo verso una direzione e sono posizionati a deviazione gi iniziata. Alcuni, sporchi o lesionati, non riettono la luce dei fanali, costringendo ad alzare gli abbaglianti pi volte. Almeno nch la strada non lhai imparata a memoria. Niente illuminazione: la luce torna soltanto in prossimit della rotatoria per le Conce. Via della stazione. La strada scende dallex locale Mackia: la segnaletica orizzontale delimita i parcheggi bianchi e nulla pi. Una strada tutta curve, anche queste non segnalate. Quelli che

prima erano marciapiedi sono ormai ricoveri per erbacce e scendere a piedi diventa un terno a lotto, bisogna rendersi visibili per evitare di essere investiti dalle auto. Strada statale 73. Poco pi su del centro commerciale Consorzio,

la frana che lanno scorso ha eroso parte del terreno laterale ancora l. Ben segnalato dai divisori di cemento e da cartelli di precedenza alternata, il guardrail di legno rimane piegato alla volont della natura. Qui la competen-

za dellAnas. Maria Francesca Crespini, assessore ai lavori pubblici e alla protezione civile, spiega che la competenza dellAnas e che non si ancora intervenuti perch nch non asciuga il terreno non si potr fare.

Fast food in centro? Una bufala (per ora)

Alle prese col nto McDonalds


Q
uesto Mc Donalds non sha da fare: niente fast food in centro. Palazzo Liera - i locali di via Veneto che no a pochi mesi fa ospitavano la sede della Bnl - rimane per il momento stto, con linsegna della banca ancora in bella vista e i cartelli che comunicano lo spostamento della liale al centro commerciale Consorzio. La polemica sulla presenza di un Mc Donalds a Urbino - citt patrimonio dellUnesco e candidata a capitale europea della cultura 2019 a pochi metri dal duomo e da Palazzo ducale, tiene banco in citt da almeno un mese. Il primo a confermare che laccordo per la cessione di Palazzo Liera non c stato lArcivescovo mons. Giovanni Tani. Di questa storia non so nulla, dice raggiunto telefonicamente. E alla domanda se sapesse chi ha messo in giro questa voce risponde: Proprio non so. Gli fa eco don Sandro De Angeli, ex vicario rappresentante dellArcidiocesi di Urbino. Questa notizia lho appresa dai giornali. E Mc Donalds Italia? Per il momento nessuno ci ha interpellato in merito. Non sappiamo altro. Domenico Passeri, direttore di Confesercenti, spiega che questa del McDonalds solo una voce, un boatos e che gli esercenti del centro sarebbero stati contrari allapertura che farebbe chiudere una decina tra paninoteche e pizzerie. Siccome stiamo facendo uno sforzo per riqualicare il centro, un Mc Donalds sarebbe un controsenso e contro la losoa che stiamo cercando di adottare. Non possiamo opporci allapertura dellattivit. Non diciamo che non debba aprire a Urbino, ma che non sia nel centro. E dal comune lassessore al turismo Maria Francesca Crespini conferma che a loro la notizia non mai pervenuta. Bufala dunque? lecito pensare di s. Insomma, niente happy meal in centro. Almeno per ora. (m.m.)

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il Ducato

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La nuova Ici non ha dato vantaggi alle casse comunali. Anzi, i conti non tornano

Un imposta a zero entrate


Parla Clara Muci, assessore al Bilancio: Sono dati provvisori, ma mancherebbero allappello 150.000 euro
FRANCESCO MORRONE
immobili dal catasto, e quindi non fanno parte del gettito del Comune. Il bilancio comunale relativo al 2012 ormai chiuso, perci questi 150.000 euro dovranno essere tenuti in conto per il bilancio dellanno in corso. Da questi dati, emerge come limposta creata dal governo Monti non abbia portato alcun beneficio alla citt di Urbino. Addirittura, a conti fatti, il Comune registrerebbe un passivo per il 2013. Inoltre, per ogni immobile di propriet che non abbia fini istituzionali, il Comune deve pagare il 50% allo Stato sullaliquota di base. In pratica come pagare s stessi. Visto che lo Stato ha tagliato il fondo sperimentale di equilibrio afferma Ornella Valentini, responsabile del servizio finanziario - il Comune, rispetto al 2011 in cui cera solo lIci sulla seconda casa, ha meno introiti e quindi si visto costretto ad alzare laliquota di base sulla seconda casa da 7,6 a 9,5. LImu non stata di grande aiuto per le casse del Comune, e se per questo non lo sar nemmeno la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che prender il posto della vecchia Tia. A differenza della Tarsu, la Tia poteva essere riscossa da un gestore esterno, cos il Comune di Urbino laveva completamente esternalizzata alla Marche Multiservizi, la multiutility operante nei servizi di pubblica utilit. Sostanzialmente per chi, come noi, aveva la Tia cambia poco con questa nuova tassa afferma lassessore Muci- perch anche la Tares terr conto della cosiddetta superficie calpestabile e dei componenti del nucleo familiare. Lunica differenza che ci sar un ulteriore aumento per il cittadino dello 0,30% in pi per ogni metro quadro. Ma i soldi, anche in questo caso, andranno tutti allo Stato - assicura lassessore perch il Comune dovr coprire integralmente il costo del servizio, senza quindi guadagnarci granch.

Quanto si pagato a Urbino nel 2012


QUOTA
Prima casa Terreni agricoli Altri fabbricati e seconde case Aree fabbricabili, terreni Fabbricati rurali Totale Comune Totale Stato Importo totale
Fonte: Ufficio Tributi del Comune di Urbino

ensare che lImu sia una croce per i cittadini e una delizia per i Comuni pu rivelarsi unidea completamente sbagliata. Per quanto riguarda Urbino, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, lImu non ha rappresentato unentrata in pi rispetto al bilancio degli anni scorsi. Anzi. Sostanzialmente lImu andava di pari passo con il fondo sperimentale di equilibrio destinato dallo Stato ai Comuni - afferma lassessore al bilancio Maria Clara Muci - ovvero un fondo triennale istituito al fine di realizzare una devoluzione in forma progressiva ed equilibrata della fiscalit immobiliare. Traducendo, lImu ha sostituito da una parte la vecchia Ici e dallaltra questo fondo sperimentale, mantenendo di fatto invariato il gettito totale del Comune. Lassessore spiega che per riavere gli stessi soldi degli anni scorsi quasi tutti i comuni hanno dovuto alzare le aliquote di base, quello di Urbino uno dei pochi ad aver operato un aumento di scarsa consistenza, lasciando labitazione principale con laliquota minima del 4x1000. A oggi difficile stabilire se lImu sia stata riscossa completamente poich devono ancora arrivare alcuni versamenti previsti, ma stando alle stime del gettito Imu previste dallo Stato, al Comune di Urbino sembrerebbero mancare ancora 150.000 euro. Ma perch mancherebbero tutti questi soldi? In realt, la cifra ancora provvisoria - prosegue lassessore poich siamo in attesa dei dati definitivi. Il vero problema che il ministero delle Finanze, in base ai dati in suo possesso, ha fatto alcune previsioni, secondo cui il Comune di Urbino risulterebbe proprietario di un certo numero di strutture, compresi capannoni e altri fabbricati che in realt non sono stati considerati

DEL

COMUNE

QUOTA

DELLO

STATO

714.293,81 3.539,54 2.417.317,53 188.698,49 1.493,00 3.325.342,37 5.112.880,09

3.321,50 1.656.080,66 128.135,56 1.787.537,72

NUOVE TASSE
Neanche il tempo di pagare lImu ed ecco che arriva la prossima tassa per i comuni italiani: la Tares (Tassa sui riuti e sui Servizi). La nuova tassa, che sostituir le vecchie Tia (Tariffa di igiene ambientale) e Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei riuti solidi urbani) e ingloba quella sui servizi, stata istituita con il decreto SalvaItalia ma a farla entrare concretamente in vigore stato il ddl Stabilit. Le stime concordano tutte sullo stesso punto: la nuova tassa sar pi cara delle vecchie Tarsu e Tia perch dovr nanziare interamente il servizio di igiene ambientale e dovr occuparsi anche di illuminazione pubblica, polizia locale e manutenzione delle strade. Non necessario essere proprietari di una casa per essere annoverati tra i soggetti obbligati al versamento del nuovo tributo. La nuova Tares, infatti, colpir tutti i soggetti che, a qualsiasi titolo, utilizzeranno un bene immobile. Prevista da oltre un anno, la Tares entrata nel vortice pre-elettorale alla vigilia della sua entrata in vigore, e ha visto slittare la prima rata prima ad aprile e poi al primo luglio 2013. Secondo la Uil nel 2013 la Tares peser mediamente sui bilanci delle famiglie 305 euro, pi della media dellImu sulla prima casa; in valori assoluti, infatti, la Tares vale circa 1,9 miliardi di euro in pi che si aggiungono ai 7,6 miliardi di euro pagati nel 2012 con le bollette sui riuti.

Lo schiacciasassi di nome Tares

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IMU

Gli urbinati si fidano dello Stato: Se limposta serve davvero, va bene il sacrificio

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Imu, quanto ti odio. Ma ti pago


Non mancano le critiche: sballate le rendite catastali, troppi pesi sulla prima casa. E la domanda: sar per sempre?
LAURA MORELLI GIOVANNA OLITA

Imu, la supertassa sugli immobili che ha diviso in due lItalia intera, a Urbino sembra non essere poi cos odiata. Molti urbinati sembrano favorevoli al pagamento, purch equo, della tanto contestata imposta per aiutare il paese e il Comune a uscire dalla crisi. Pensionati e famiglie sono stati agevolati dalla possibilit di detrarre parte della spesa, come Giulia, una giovane mamma costretta a lasciare il suo lavoro di architetto libero professionista per stare con il figlio: Sulla prima casa abbiamo pagato poco perch piccola e abbiamo avuto la possibilit di detrarre 100 euro per il neonato mentre il secondo immobile stato abbastanza caro e ha pesato molto sul bilancio familiare. Quasi tutti sono contrari a tassare la prima casa, il bene sacro costruito da molti con fatica e una delle poche certezze in un periodo di instabilit. Per Giulia lImu andrebbe abolita sulla prima abitazione perch molti italiani lhanno ereditata dai genitori e non possono permettersi di pagare altre tasse, per sulle seconde e terze case sarebbe giusto pagare. Anche io ho una seconda casa e ho pagato. Pagare per aiutare il Comune a superare lemergenza, a investire sul sociale e sul patrimonio storico culturale. Pochi cittadini hanno fiducia nellattuale governo e ritengono che, superato questo momento, la situazione migliorer. Una di questi la signora Annamaria Bertolucci, commerciante di Urbino: Credo che sia giusto pagare lImu anche sulla prima casa perch questo un momento di emergenza e ce lo stanno dicendo. Annamaria ha pagato lImu su un secondo stabile, ma non sulla prima casa perch intestata alla madre pensionata. Se dovessi pagarla la pagherei tranquillamente sostiene anzi credo che la polemica intorno allImu sia esagerata. Per lei e per molti altri per il calcolo del valore dellimmobile andrebbe rivisto. Antonio Boschini, insegnante di educazione tecnica in pensione, afferma: Sono per una via di mezzo, nel senso che va bene sulla prima casa ma andrebbe un pochino aggiustato il calcolo del valore. I cittadini dovrebbero contribuire tutti in base al proprio reddito. Un parere pi estremo quello di Riccardo, giovane bancario: LImu una tassa iniqua al cento per cento perch non rapportata alla rendita catastale. Secondo Riccardo tassare una casa in centro a Urbino come una in centro a Roma non corretto perch hanno un valore e una rendita completamente diversi. Situazione pi difficile per i ristoratori e gli operatori turistici. Fra Imu e Irpef stata una bella mazzata affermano le

Due cittadini intervistati in Piazza della Repubblica, per loro lImu necessaria ma andrebbe rivista.

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titolari di una pizzeria del centro e in pi abbiamo un ristorante ma la crisi ha falciato la clientela. Il malcontento delle ristoratrici di carattere pi grava lEuropa generale: sullItalia perch impone delle regole quando noi abbiamo molti problemi, come nelle scuole e nella sanit. Se non hai qualche soldo da parte non ti puoi permettere neanche di andare a fare una visita. Anche per Mauro Marchionni, proprietario di unagenzia di viaggi il problema non nella singola tassa ma nellorganizzazione politica e in noi italiani che subiamo passivamente le scelte dei governi. Mauro sostiene che la tassa non equa, anche considerando che in molti casi limmobile appartiene alla banca e non al reale proprietario. Tra gli urbinati diffusa una sfiducia nella politica e nella gestione del denaro pubblico, soprattutto a livello nazionale. Bisogna incidere pi sulla spesa che elevatissima pensa Claudio Boni, titolare di una tabaccheria. Per rilanciare leconomia, che ferma, bisognerebbe tagliare sugli stipendi alti e sulle pensioni doro da 10.000 o 15.000 euro al mese. Per Claudio non ha significato dire di restituire i soldi dellImu: Non giusto mettere una tassa sulla prima casa, ma su una ricchezza reale ci pu stare. Il pi polemico fra tutti un fruttivendolo alle porte della citt, che definisce vergognosa lImu perch una tassa che gi si paga al momento della denuncia dei redditi, con il modello 740: Andrebbe abolita su tutte le propriet. Qui non parliamo di megaville, ma di case, se erediti da tuo nonno una casa mezza pericolante ti tocca pagare un casino di tasse. Al di l delle polemiche e della capienza del proprio portafoglio, qualcuno si dice contentissimo di pagare lImu. Un pensionato si avvicina, strizza locchio e molto italianamente dice: Tanto ce li ridanno.

Edicio per edicio, ecco la spesa dellAteneo

La stangata universitaria
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eanche luniversit si salva dalla stangata Imu, ma possono stare tranquilli gli studenti della citt ducale: lodiatissima imposta non riguarda facolt o aule, ma solo 12 edici a uso non istituzionale. Compresi i collegi, lateneo ha dovuto pagare circa 86.000 euro nel 2012 con un aliquota del 9,5%, quella delle seconde case. La Responsabile dellUfcio Tributi di Urbino Daniela Feduzzi ha spiegato che il calcolo stato fatto in base alla classicazione degli immobili al catasto. Molti degli edici soggetti a Imu non sono catalogati come prima abitazione, per cui dovrebbero versare il quattro per mille, ma come ufci, magazzini o fabbricati messi in aftto e dove nessuno ha la residenza. Lateneo ha dovuto versare rispettivamente 82.700 euro al comune di Urbino dove possiede sette edici, 2.500 a Fermignano per i suoi quattro edici e 298 euro ad Acqualagna per uno stabile. Qui ce unassurdit che riguarda la situazione di Urbino - spiega Luigi Botteghi, direttore amministrativo delluniversit Carlo Bo cio il fatto che lIMU ai collegi la paghiamo noi per le quote di propriet che abbiamo, per sul collegio Tridente, per esempio, dove c la mensa, lIMU non la paga nessuno perch considerato di propriet della regione, a me questo non fa piacere ma purtroppo funziona cos. Inoltre luniversit paga anche per edici di sua propriet che vengono usati dalla provincia stessa, come lOasi faunistica La Badia in localit Ca Girone di Pallino, un centro rifugio animali selvatici. Con lIci pagavamo di meno aggiunge il Dott. Botteghi per esempio solo per i collegi ora paghiamo 61.000 euro mentre prima la cifra si aggirava intorno ai 45.000 48.000 euro. Non essendo una persona sica, non sono previste agevolazioni n detrazioni per lateneo, che paga lintero importo della tassa. Questo non avviene, per esempio, nel caso dellIres, limposta sul reddito delle societ. Questa tassa, per la quale prevista unaliquota del 27,50%, si applica sul reddito dichiarato da una societ e per gli atenei c unagevolazione in quanto istituzione universitaria. Per pagare limporto lUniversit ha utilizzato i fondi dello stato che dovrebbe dare (ma nellultimo anno non ha dato tutto il dovuto) i soldi necessari per coprire gli stipendi e le tasse. Sono quattro anni che lFFO, il fondo di nanziamento ordinario, sostiene luniversit di Urbino, ma solo parzialmente. Questo fondo la principale fonte di entrata per le Universit italiane e dovrebbe dare i soldi per coprire le spese. Per questo si sono dovute ridurre le spese correnti, come gli aftti e i consumi. In alcuni casi ha dovuto procedere anche alla cosiddetta esternalizzazione dei bidelli, assunti tramite cooperative specializzate che provvedono al loro stipendio. Il direttore Botteghi afferma che non sono ancora stati necessari tagli al personale anche se i dipendenti che vanno in pensione non vengono sostituiti. Ad esempio nellultimo anno non sono state coperte due maternit, ma il lavoro resta lo stesso: adesso non so se riusciremo a reggere, sostiene Botteghi, riferendosi alla crisi che ha colpito uno dei principali atenei della regione Marche. Gli studenti possono tirare un respiro di sollievo: la spesa non graver sui loro portafogli, gi svuotati dallaumento di alcune tasse di iscrizione, tra le quali quella per il diritto allo studio che passata da 90 a 140 euro. Non ci saranno, per il momento, neanche gravi conseguenze sui servizi offerti ma il 2013 rimane un punto interrogativo nel bilancio. Una nota positiva resta la statalizzazione delluniversit Carlo Bo, avvenuta lo scorso novembre, che ha permesso il risanamento dei conti, larresto del calo degli iscritti e una modica dei parametri dellindebitamento. La ripartenza dellateneo lenta, ma la situazione, anche con la nuova tassa, sembra sotto controllo. Il rettore Pivato soddisfatto del bilancio 2012 che risulta in attivo di 600.000 euro, contro i 50 milioni di decit di due anni fa. (l.m, g.o)

La Carlo Bo ha speso 86.000 euro per lImu. Botteghi: Non so se resisteremo

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il Ducato

UNIVERSIT

In arrivo i decreti attuativi della riforma. Gli studenti sul piede di guerra

La Gelmini colpisce ancora


Il ministro Profumo per si sbilancia e assicura: Niente paura, il diritto allo studio sar garantito a tutti
SILVIA PASQUALOTTO
oi ci lamentiamo spesso, ma a Urbino si sta bene, il diritto allo studio garantito a tutti e lo standard molto alto rispetto alle altre universit cos ha raccontato uno studente di scienze politiche. Una citt e ununiversit che ti fanno vivere come in una bolla fatta di collegi, mense e gioved sera. Vedi gente giovane, parli con gente giovane e le notizie che arrivano da fuori ti sorano appena. Ma che succede se le notizie che arrivano dal mondo vero rischiano di far scricchiolare il mondo articiale degli studenti di Urbino? E questo il caso delle parole del ministro Profumo: Stiamo lavorando per garantire il diritto allo studio. Fra pochi giorni ci sar un decreto che premier chi vale. Il decreto in questione il decreto attuativo sul diritto allo studio - contenuto nella riforma Gelmini - che verr discusso il 7 febbraio nella conferenza statoregioni e che prevede una revisione sulla base del merito e del reddito nella distribuzione delle borse di studio. Il ministro ha garantito che si cercher di favorire gli studenti svantaggiati e fuorisede e che non sar lennesimo taglio alle borse di studio. Non la pensano cos i rappresentanti delle associazioni universitarie italiane che si sono riuniti lo scorso 4 febbraio per discutere del decreto. Toccare il diritto allo studio signica toccare la vita degli studenti ha spiegato Antonio Astol, rappresentante degli studenti ad Urbino per lassociazione universitaria Agor. Il rischio quello della rinascita di ununiversit per censo ha dichiarato, denunciando i nuovi e pi rigidi vincoli di accesso alle borse che farebbero diminuire i beneciari del 45%. Il decreto agisce su due lati: il merito, con laumento dei crediti minimi per mantenere la borsa di studio; e la condizione economica (Isee) cio i limiti massimi per poter ottenere la borsa. Il limite attualmente previsto sarebbe di 20.124,71 euro ma il limite ssato sempre inferiore e varia da regione a regione: -20.000 euro Liguria, Piemonte, Valle dAosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna; -17.150 euro Toscana, Umbria, Marche, Lazio; -14.300 euro Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Il decreto prevede inoltre lintroduzione di limiti di et per accedere alle borse: 25 anni per la triennale o magistrale a ciclo unico e 32 per la laurea magistrale. Non prevista alcuna distinzione per chi abbia deciso di interrompere gli studi o per chi voglia riprendere luniversit alcuni anni dopo. Questo comporter una riduzione del numero degli studenti che rispetteranno i requisiti necessari, tanto che i rappresentanti degli studenti prevedono una diminuzione da 130 mila idonei a 89 mila. A ci si aggiunge la diminuzione dellimporto delle singole borse che stata stimata del 18,3%, pari a 600 euro. Ultima clausola: per il primo anno non sono previste due rate (come avveniva n ora) per lerogazione delle borsa, ma due casi differenti: -se le regioni garantiscono servizi abitativi e ristorativi, lerogazione della quota monetaria potr avvenire in ununica rata, senza anticipi, solo quando verranno raggiunti i 35 crediti, se conseguiti entro il 10 agosto; -in caso contrario le quote della borsa saranno erogate in 3 rate: il 20% entro il 10 novembre; il 30% al raggiungimento di 10 crediti (purch ottenuti entro il 15 marzo); il 50% al raggiungimento di 35 crediti (purch ottenuti entro il 10 agosto). Il primo caso quello che interessa maggiormente luniversit di Urbino, dove lErsu si occupa

COSI CAMBIANO LE BORSE DI STUDIO


Situazione attuale
Importo lordo Importo netto con riduzioni per mensa e alloggio

In sede
1.848,95 1.248,95

Pendolare
2.704,27 2.104,27

Fuori sede
4.905,40 2.205,40

Previsione del decreto


Importo lordo Importo netto con riduzioni per mensa e alloggio
dei servizi abitativi e ristorativi. Gli studenti del primo anno denunciano i rappresentanti degli studenti - rischiano di rimanere senza un euro no alla ne dellanno o di dover anticipare gran parte dei costi del

1.800,00 1.100,00

2.650,00 1.950,00

5.250,00 1.210,00

Fonte: Unione degli universitari sindacato studentesco


mantenimento agli studi. Il decreto si inserisce nel piano di tagli, previsto dalla Spendig review del governo Monti, che con lintroduzione della riforma sulla tassazione, consente agli atenei di innalzare le tasse per
tutti gli studenti non borsisti senza alcun limite. La manovra colpir soprattutto gli studenti extracomunitari e i fuori corso che sono circa il 40%. Previsti per loro aumenti medi intorno a 600 euro.

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SPORT

Dal basket alla pallavolo, la mappa della crisi

La fuga degli sponsor colpisce lo sport locale che resiste come pu


STEFANO RIZZUTI

uando non si pu pi vincere, limportante partecipare. Se non hai soldi, sei costretto a retrocedere. Se mancano i fondi, ti puoi allenare solo mezza giornata. Se i nanziamenti sono scarsi, devi vendere le tue giocatrici migliori. Se il problema economico, lagonismo nisce e ti porta avanti solo la passione. Partiamo dalla pallacanestro. Il Basket Ducale aveva raggiunto i play off di serie C. Adesso milita in serie D: retrocessa? Squalicata? Un presidente fuori di senno? Niente di tutto questo, le ragioni non sono n disciplinari, n tecniche e nemmeno psichiatriche. solo una questione economica, volgarmente si tratta di portafoglio vuoto, gli sponsor strapazzati dalla crisi hanno la borsa leggera e la disillusione in tasca. Due conti: per ogni giocatore, in serie C2, servono 1250 euro. Per la serie D, 300 euro a testa. Emilio Briganti, presidente del Basket Ducale, dice che il problema deriva dalla Federazione, che decide il costo delle iscrizioni, e cos la squadra stata costretta a iscriversi nella serie minore. Per sopravvivere continua Briganti si deve ricorrere allautonanziamento. Non va meglio in altri sport e ad altri livelli. Prendiamo il caso della Chateau dAx Urbino, settima in classica nel campionato di serie A1 femminile di pallavolo. Il terzo posto, la vittoria della Coppa Cev e la partecipazione alla Champions League degli scorsi anni sembrano un lontano ricordo. La crisi ha stroncato anche le speranza delle ducali. A inizio stagione sono state cedute alcune delle migliori giocatrici, come il libero Giulia Leonardi. Gli sponsor sono calati sia in numeri assoluti sia in elargizioni: circa il 10% - ha detto il presidente Giancarlo Sacchi e si riesce a sopravvivere solo grazie a un turn-over degli investitori. La fortuna quella di aver puntato su piccoli sponsor, facilmente sostituibili nonostante la crisi. Cos stato possibile rimanere in serie A, al contrario di altre compagini come quelle di Crema e Modena, costrette al ritiro a campionato in corso. I soldi vengono investiti per l80% negli ingaggi di giocatrici e tecnici, ha detto Sacchi. Cos diventa impossibile poter rinforzare la squadra. Fa eccezione lingaggio, notizia

di pochi giorni fa, di Paola Croce, libero della nazionale italiana, che sostituisce Antonietta Vallesi, costretta al ritiro per motivi di salute. Ma come si fa a sostenere lingaggio della Croce? La risposta sta nelle cifre, che sono molto simili a quelle che venivano spesi per la Vallesi: questo il responso del presidente Sacchi. Il PalaMondolce continua cos a essere gremito di gente e la pallavolo resta il miglior diversivo per le famiglie e i giovani urbinati. Non c, per, solo il professionismo nello sport. Cos sembra

interessante capire come i semplici utenti possano sfruttare le strutture di Urbino. Prendiamo il Cus urbinate, centro della vita sportiva della citt e degli studenti universitari. Qui gli sponsor - che non ci sono mai stati - non centrano. Qui il problema di puri nanziamenti pubblici. Fino a quanlche mese fa, la struttura era agibile dalla mattina alla sera. Ora non pi: il custode che teneva in funzione limpianto di atletica stato spostato dal comune (che si occupa della gestione) ad altre

attivit, e cos la mattina il Cus non pu mettere il campo a disposizione degli utenti e neppure agli amatori della domenica. I cancelli sono chiusi e tutto attorno c unaria di desolazione e di abbandono. Gabriella Trisolino, presidente del Cus di Urbino, aggiunge sconsolata che i problemi non sono solo quelli del Cus: gli aftti delle palestre sono aumentati, cos come i supporti medici e tutti i servizi obbligatori durante le manifestazioni agonistiche. Per il resto, si vivacchia fra mille ristrettezze.

E, nonostante si abbia limpressione che tutto congiuri per strangolare lo sport, questo sopravvive. Gabriella Trisolino ha una sua ricetta: aumentare le manifestazioni, incrementare i corsi rispetto al passato, incentivare tutti gli sport perch solo moltiplicando le occasioni e gli iscritti, si potrebbero pareggiare i conti. Si arriva cos al paradosso che pi corsi si attivano e meno si sentono le spese. In una parola, la soluzione : rimboccarsi le maniche e guardare avanti.

Una partita del Pesaro Rugby In alto, gli allenamenti della Chateau dAx Urbino Nella pagina accanto: proteste al collegio Tridente

Il calcio annega negli scandali, la palla del futuro ovale

Rugby, gioco fuori dalla mischia


S
tadio Olimpico di Roma, 3 febbraio 2013: Italia batte Francia 23 a 18. Il terzo tempo dei tifosi italiani pu iniziare. Ma stavolta potrebbe trattarsi di un terzo tempo ben pi lungo del solito. Il rugby riscuote sempre pi successo a livello mediatico. Le prime pagine dei giornali del 4 febbraio, non solo sportivi, aprono con le foto dei festeggiamenti italiani in copertina. Quello rugbystico un movimento in salute e lo dimostrano anche i successi che questo sport suscita a livello locale. Campo sportivo Toti Patrignani, domenica 20 gennaio 2013: Pesaro Rubgy batte il Firenze Rugby Club 38 a 5. Squadra e tifosi festeggiano il primato nel campionato di serie B. Hotel Flaminio, Pesaro, 15 gennaio 2013: al Gal dello Sport 2012 il Pesaro Rugby viene premiato come miglior squadra dellanno della provincia di Pesaro-Urbino. La decisione stata presa dagli utenti di internet che hanno votato online il miglior team sportivo dellanno. Stagione 2011/2012: nasce Valmetauro Titans, la squadra di rubgy di Urbino. La conclusione pu essere solamente una: quello del rugby un modello che funziona in Italia, sia a livello nazionale che locale. Il caso pi evidente proprio quello del Pesaro Rugby. Mai la squadra di mister Daniel Insaurralde aveva raggiunto risultati come quelli di questa stagione. Primo posto in classica in serie B e concreta possibilit di disputare i play-off per la promozione. Lentusiasmo nazionale coinvolge anche le piccole societ locali e il ritorno mediatico si fa sentire a tutti i livelli. La suggestione che provoca il rugby afferma Simone Mattioli, presidente del Pesaro Rugby a livello mediatico altissima. Certo, non va mai dimenticato che il rubgy a livello nazionale e locale viaggiano su due binari diversi. La nazionale ha un riscontro esclusivamente mediatico. A livello locale, il canale di attrazione diverso: lavvicinamento non automatico, non c uninformazione chiara, ma si basa pi sul passaparola, secondo Mattioli. Ma innegabile il ritorno dimmagine che un torneo come il sei nazioni ha anche a livello locale. Non importante che lItalia vinca contro la Francia. Anche una scontta in un torneo cos aiuta. Limportante partecipare, sintetizzando le parole del presidente. Vincere comunque un incentivo importante. Continua Mattioli: Gli italiani amano salire sul carro dei vincitori. Lentusiasmo della partita contro la Francia si fa sentire sicuramente pi sui tesserati che sul pubblico. Questa lopinione di Dario Surano, allenatore del Valmetauro Titans di Urbino. C sempre la speranza che le vittorie degli azzurri portino un ritorno dimmagine come avvenuto lo scorso anno con lunico successo italiano nel sei nazioni. ancora il presidente Mattioli a dire cosa va migliorato: ci che fa la differenza la qualit degli impianti, e in Italia sono ancora arretrati. Una vittoria cos importante pu aiutare a investire pi nelle strutture? La risposta di Mattioli un semplice s. La scia dei successi italiani pu allora fare da traino per un movimento che mai come in questi ultimi anni sta avendo un ottimo riscontro, a livello nazionale e locale, di pubblico e di tesserati. (s.r.)

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il Ducato

INTERNET

Emergenza internet: cittadini costretti a emigrare per mandare una mail

Banda larga ma solo per pochi


Cinquemila persone nelle frazioni sono senza connessione Adsl e Telecom non ha progetti di investimento
ELISA TOMASSO
biti a Castelcavallino, Montesoffio, Pallino, Pieve di Cagna, Trasanni, Gadana, Torre San Tommaso, Mazzaferro? Sei fuori. Non sei coperto. Lo sa Mario Pellegrini localit Fornace che ogni volta che deve connettersi a internet, anche solo per inviare qualche mail, va in citt, si siede su una panchina e mette in moto il suo computer portatile. Lo sa Graziella Matteucci, che addirittura ha problemi con la linea telefonica. Ultimamente non pu pi telefonare o mandare fax. Stava con la Okcom che ora sta fallendo per un contenzioso con il gigante Telecom. Ed moglie del titolare di unazienda di lavorazione del ferro a gestione familiare. Fortunatamente non risentono della crisi. Ma la mancanza di copertura quella famosa copertura!, esclama potrebbe essere fatale. Attraverso la rete Angela manda i preventivi (dato che il servizio fax in disuso), tiene i contatti con i clienti. In una parola: lavora. Per il momento ovvia con la pennetta usb della Vodafone, ma la connessione davvero lenta e incerta. Stiamo parlando di circa 5.000 persone senza rete, fuori da Urbino centro, fuori dal mondo. Facciamo come una volta che andavano tutti a Torino per la Fiat?, si chiede Federico Scaramucci, consigliere comunale di Urbino che si occupato a pi riprese, ma senza esito, del problema. Quello della mancanza di infrastrutture per la diffusione della banda larga su tutto il territorio urbinate un problema vecchio, liquidato dalla Telecom con una lettera del 30 ottobre scorso al sindaco Corbucci.I piani di copertura del servizio Adsl sono stati definiti dando priorit alle situazioni che permettono di raccogliere il maggior numero di clienti e che nel contempo presentino minori complessit realizzative. Detta in breve: non ci conviene spendere soldi con voi. Siete troppo pochi. Siete troppo costosi. Nessuna garanzia. Per, ci sono due paroline magiche che potrebbero venire in soccorso agli urbinati: Servizio universale. C una Direttiva Ce di undici anni fa. E c il Codice delle Comunicazioni Elettroniche del 2003. La prima definisce il servizio universale come linsieme minimo di servizi di qualit specifica cui tutti gli utenti finali hanno accesso a prezzo abbordabile. Il Codice prevede tra gli obiettivi quello della libert di comunicazione. In Italia c inoltre il Dpr 318/1997 che comporta un serie di obblighi a carico delloperatore con la maggior quota di mercato (Telecom Italia), che vengono annualmente rimborsati dallo Stato se ne derivano oneri iniqui per lazienda. Tra questi c la fornitura di un collegamento internet con velocit di trasmissione minima di 2,4 Mb al secondo. Nelle frazioni di Urbino, siamo a 640 Kb al secondo, circa un quarto. Viviamo una realt molto triste ci dice Giovanni Torrisi, insegnante di sociologia residente a Castelcavallino. LAdsl qui satura; se unaltra persona volesse aggiungersi non potrebbe farlo. Non solo segnale debole o assente, ma anche limpossibilit di poter solo pensare di usufruire del servizio pagando. In ballo c una questione a monte. Una questione di parole. Di significato. E di scelte. Adsl, banda larga, garanzia di un buon livello di connessione, sono solo sinonimo di profitto o possono configurarsi come diritto? Ormai senza internet non si fa pi nulla. Si per lappunto fuoridal mondo. Devono trasferirsi tutti in citt? A Urbino centro? Forse il paragone con lesodo rurale verso lurbe torinese non azzardato. E forse qualche risposta possiamo trovarla dalle istituzioni: la Regione, la Provincia. Dalla prima ci fanno sapere che nel 2008 stato approvato il Piano telematico che prevede linstallazione di fibre ottiche nelle centrali Telecom gi esistenti, il potenziamento delle stesse, lampliamento del servizio wireless su tutto il territorio regionale. Hanno avuto un finanziamento dalla Comunit europea di 145 milioni di euro. A cui sono seguiti due bandi per affidare i lavori agli operatori privati e dove si prevede che la Regione si occupi di far mettere le fibre ottiche nelle centrali Telecom e la Provincia di provvedere alla copertura wireless di zone ancora prive di connettivit Adsl. Sinora la cosa certa che sono passati cinque anni da quando qualcuno annunciava che entro la fine del 2009 la banda larga attraverser tutto il territorio della provincia di Pesaro-Urbino. Intanto il signor Pellegrini, la signora Matteucci e i 5.000 residenti nei dintorni di Urbino ancora aspettano. E nel frattempo, quando ne hanno necessit e quando possono, vanno in citt per connettersi con il mondo.

Mario Pellegrini, internauta pendolare: abita a Mazzaferro e per connettersi va in centro

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Nella Ue, tutti avrebbero diritto ad accedere alla Rete, con una connessione garantita e con prezzi alla portata di tutti

I cavalli abbandonati A Pietralata c una mandria di cavalli senza padrone. Salvati dopo il nevone, adesso rischiano di morire di fame La crisi a Urbino Com' cambiata la vostra vita, le difficolt economiche, a cosa avete dovuto rinunciare? Raccontateci le vostre storie

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