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Elzeviro

I versi dellautrice scomparsa 50 anni fa

SYLVIA PLATH, VOCE CHE ZAMPILLA ARDENTE


di ROBERTO GALAVERNI
ylvia Plath scelse di togliersi la vita esattamente cinquantanni fa, nelle prime ore dell11 febbraio 1963. Nata a Boston il 27 ottobre del 32 aveva solo trentanni. Di lei resta lessenziale: unopera poetica intensissima, a tratti folgorante, divampata e bruciata in un brevissimo volgere di tempo, ma sopravvissuta nei fatti allimproprio mito esistenziale che da pi parti le venne imposto come unarmatura, e che ha finito esso stesso per relegarla, proprio questo il paradosso, al ruolo di vittima. Ogni volta che si fa di uno scrittore un mito si commette una doppia ingiustizia, perch lo si priva delle contraddizioni, dei dubbi e dei passi a vuoto, perfino della responsabilit delle esperienze e delle scelte, e al contempo si diventa ciechi o sordi nei confronti della realt di ci che ha scritto. Ardente, cos lha definita Andrea Zanzotto. E in effetti ogni cosa nella Plath risulta oltremodo incandescente, elet-

trica, sempre condotta a un livello ultimativo di tensione: il rapporto stretto fino alla coincidenza tra vita e poesia, lautodisciplina della scrittura, lidealismo e il perfezionismo, lincertezza e la paura che si rovesciano in determinazione espressiva, linflessibilit di giudizio verso la propria poesia, ma anche, indissolubilmente, verso la conoscenza della vita e delle cose. Ma poi questo che nei suoi versi colpisce di pi: la congiunzione di furia e dimpassibilit, di passione e di freddezza, di audacia e di rigore. Intransigente, impietosa, la Plath possiede una confidenza persino spaventevole con le cose estreme. Forse soltanto in Marina Cvetaeva si riconoscono un massimalismo, unoltranza in qualche misura simili. In un saggio dedicato alla Plath, Seamus Heaney si fermato su quello che in ogni senso appare come il vero snodo della sua poesia, il rapporto tra la biografia circostanziale e qualcosa di pi profondo e di pi personale capace di trascenderla (lo scritto stato ora ripreso per accompagnare

la raccolta di Tutte le poesie, pp. LXIV-870, e 18, Oscar Mondadori, a cura di Anna Ravano, in occasione dei 50 anni dalla morte). La violenta progressione poetica della Plath appare infatti legata non soltanto a un perfezionamento delle tecniche espressive, che di per se stesso preso sarebbe comunque un fatto esterno, gratuito, ma alla ricerca di un aggancio tra la propria definizione personale e la conoscenza del mondo, tra la costituzione dellio e quella delle cose. Il meglio della Plath non si pu che concordare non si trova allora nel grido biografico, nel rancore, nelle recriminazioni, certo lancinanti ma anche in qualche misura ricattatorie nei confronti del lettore. Piuttosto, la sua poesia prende il volo quando le pulsioni e le ragioni pi personali si riconoscono vicendevolmente col mondo esterno, raggiungendo una specie di folgorante oggettivazione simbolica dove tutto riferibile al destino del poeta ma solo perch vive ormai, proprio come una costellazione, di vita propria. Appunto questa, secondo Heaney, Sylvia Plath: Un poeta che crebbe fino al punto di permettersi lidentificazione con loracolo e si concesse come veicolo di possessione; e ancora: Un poeta governato dallimmaginazione auditiva al punto che il suo congedo dalla vita consistette nellannullare il s in parole ed echi. Lo zampillo del sangue poesia, / impossibile fermarlo, scrive la Plath in uno dei suoi passaggi pi noti. Non sono poche le sue poesie che portano e insieme sopportano la necessit di questo impulso profondo, che poi una ferita. Lenergia verbale, la potenza, ma forse meglio dire il potere delle immagini, che sono imprevedibili eppure incontestabili, la concentrazione e lesattezza congiunte a uninarrestabile capacit dirradiazione metaforica, sono questi i punti di forza della poesia della Plath. Una meteora, un mistero poetico, che rimane indecidibile nella sua oscillazione costante tra cupio dissolvi e speranza di rigenerazione: Cos i tuoi gesti sfioccano // caldi e umani, poi la loro luce rosa / che gocciola e si sfalda // nelle nere amnesie del cielo. / Perch mi sono date // queste lampade, questi pianeti / che cadono come benedizioni, come fiocchi // esagonali, bianchi / sui miei occhi, sulle labbra, sui capelli // e toccano e si dissolvono. / Nel nulla.
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