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Per ladolescenza reggiana: analisi, risorse e programmi del Dipartimento Salute Mentale Distretto di Reggio Emilia (bozza)

A. LADOLESCENZA REGGIANA: PROBLEMI 1.Societ e famiglie reggiane di oggi a confronto con quelle di ieri e di avantieri
Per comprendere ladolescenza di oggi e di ieri occorre dapprima tentare una panoramica su alcune trasformazioni, dordine strutturale e culturale, avvenute nel territorio reggiano negli ultimi decenni, in particolar modo nella famiglia e nella societ. Partiamo dal confronto fra gli occupati nei tre censimenti del 51, del 71 e del 91. Distribuzione percentuale degli occupati nei tre censimenti presi in considerazione
ANNI DEL CENSIMENTO SETTORE AGRICOLO SETTORE INDUSTRIALE SERVIZI ALTRO

1951 1971 1991

55,1 2I,2 6,6

25,I 47,0 44,7

19,3 31,2 48,1

0,5 0,6 0,6

I dati che risalgono al 1951 mettono in risalto una societ di tipo contadino e protoindustriale che basa la propria economia prevalentemente sullagricoltura: il 55,1% della popolazione attiva in questo periodo occupata in questo ramo di attivit economica, mentre lindustria, dopo una espansione degli anni bellici, non solo arretrata, ma attraversa una profonda crisi di riconversione che vede, in tutta lEmilia e Romagna, il numero degli occupati in questo settore diminuire rispetto anche al periodo prebellico1: ci a causa sia delle distruzioni belliche, sia per le difficolt a riconvertirsi in industria di pace. Da unanalisi della struttura della famiglia reggiana nel 1951 risulta la prevalenza, specie fra i contadini e gli artigiani, della famiglia allargata. La famiglia allargata, o plurinucleare, ha i suoi capisaldi nellautoconsumo e nella conseguente marginalit rispetto al mercato, nella realizzazione del S individuale di ciascun componente allinterno di un S familiare che lo comprende e lo condiziona, in una concezione dellautorit parentale rigida e pervasiva che vede il capofamiglia maschile presiedere ai lavori extradomestici e la capofamiglia femmina la cosiddetta resdra (reggitrice) che dirige gli affari domestici. Sottoposto a questa duplice autorit, incapsulato in questa rigida gerarchia, e costretto a questa vicinanza forzosa con la parentela meno stretta, lindividuo reggiano del primo dopoguerra era meno autonomo ed individualizzato di quello attuale, con un enorme peso morale sulle spalle che lo portava a ritenersi perennemente legato alla famiglia, sia sul piano lavorativo sia su quello privato ed intimo. Per di pi questindividuo era consapevole di essere inserito in una societ statica, in cui il passaggio da una generazione allaltra non implicava un grande sforzo di aggiornamento dei valori, degli stili di vita e delle aspettative rispetto a quelli che erano stati quelli propri delle generazioni precedenti. Vedremo fra un po' come invece
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Cfr. il recentissimo studio sullindustria reggiana a cura di Basini e Lugli, che - fra laltro - riferendosi allintera regione Emilia e Romagna dice: Secondo lUfficio regionale del lavoro, dal 37 al 52 la piccola industria e lartigianato , che vivono delle commesse della grande industria, perdono il 40% dei posti di lavoro. Le 74.000 unit produttive, che nel 37 occupavano 295.000, nel 51 si riducono a 58.000 e occupano 268.000 persone. (ivi, pag. 143)

questa societ che fino alla fine degli anni 50 era stata una societ statica, allimprovviso diventi una societ molto dinamica, destinata ad ingenerare non pochi problemi a livello psicologico per molti dei suoi componenti. I dati del 1971 gi mostrano come ormai il settore agricolo stia diventando marginale e come la forza-lavoro si indirizzi prevalentemente verso il settore industriale: mentre gli addetti allagricoltura tendono a contrarsi (fenomeno che assumer proporzioni ancora pi significative nel decennio successivo). La struttura economica di Reggio Emilia risente positivamente dei benefici effetti del boom economico degli anni sessanta, come gran parte del Nord. In meno di dieci anni nata una nuova realt industriale. La vera e propria inversione, in termini percentuali, degli occupati nellindustria e nellagricoltura in questi venti anni importante sia per la rilevanza dellincremento degli occupati nellindustria, sia per il decremento fra gli occupati in agricoltura. Infatti questo secondo dato, affermano sempre Basini e Lugli, avvicina Reggio Emilia elle societ industriali di prima e di seconda generazione Cosicch negli anni cinquanta dalle campagne, dalle ville, la popolazione si sposta nel centro cittadino, e da contadina si trasforma in operaia e impiegatizia. Alla lunga questi elementi sono destinati a sconvolgere anche il profilo della famiglia reggiana, e soprattutto quello della famiglia contadina. Si pensi al dato dellinurbamento: la stessa struttura della casa cittadina, insieme agli altri importanti elementi che abbiamo appena visto, implica labbandono della famiglia unita e lenorme ampliamento della famiglia nucleare, con il conseguente inizio di un processo di emancipazione dalle autorit familiari tradizionali destinato a crescere e in questultimo ventennio ed a porre le basi per ulteriori cambiamenti. A i dati del censimento del 1991, infine, ci fanno vedere come la struttura della realt reggiana in questo periodo si vada sempre pi configurando come una societ postindustriale e terziarizzata. E ci rilevabile, da una parte, a partire dal fatto che quasi la met della popolazione attiva di Reggio Emilia, nel 91, impegnata nel settore dei servizi, dallaltra dal fatto che, anche rispetto ai dati del 71, cambiata la qualit del terziario, che da arretrato che era fino al 71 - ora diventa avanzato, cio sempre pi concentrato nei campi della comunicazione e nella finanza. Lattivit industriale in questi ultimi anni ancora rilevante, anche se il dato del 44,7, risulta oggi inferiore sia rispetto quello degli occupati nel settore dei servizi, sia rispetto al dato degli occupati nellindustria stessa del 1971. Da una recente rivelazione compiuta dallOsservatorio per le famiglie di Reggio Emilia emerge ora una nuova fisionomia della famiglia reggiana che appare ormai come un quadro strutturale complesso, ormai mille miglia lontano dagli assiomi della famiglia contadina, e analogo sotto molti profili a quello che va emergendo oggi in tutta lEuropa metropolitana. I dati raccolti mostrano una netta prevalenza di nuclei semplici, con una scomparsa della tradizionale struttura plurinucleare, di tipo patrilineare, con lemergere della famiglia prolungata, a fianco di quella nucleare, con lespansione della famiglia mononucleare, ed in ultima istanza - con un complessivo aumento del numero di famiglie, unito alla contemporanea diminuzione della loro dimensione media. La famiglia in questo modo resta un punto di riferimento importante per lindividuo, anche se il fulcro dellidentit individuale per questultima generazione appare come sempre pi spostato sugli assiomi della libert del singolo, che diventa cos sempre pi unico, de\centrato rispetto alle gerarchie del potere familiare tradizionale e non omologabile alle altre entit familiari. 2. Ladolescente reggiano di oggi a confronto con quello di ieri e di avantieri Allinterno di una societ cos dinamica, che grazie ad alcuni elementi congiunturali favorevoli nellarco di un quarantennio ha compiuto il passaggio da una societ contadina ad una societ

postindustriale, la struttura della personalit dei reggiani ha subito una serie di cambiamenti in base ai quali si pu dire che ad una personalit centrata su una sorta di etica padana del lavoro, sia succeduta, nellarco di due generazioni, una personalit centrata su unestetica consumista. E il primo dato che va considerato, nel raffrontare ladolescente di oggi con quello di ieri e di avantieri, costituito proprio dalla velocit del passaggio. Come affermano Basini e Lugli, Reggio in particolare, e lEmilia in generale, sono stati sottoposti in questo quarantennio ad un processo di cambiamento che in Inghilterra ed in Francia sono avvenuti nellarco di centocinquanta anni. Il rischio sul piano della identit e della coesione sociale in situazioni di rapidissimo mutamento sociale, quello dellingenerarsi di una situazione di anomia (Durkheim) in cui i soggetti hanno limpressione che i vecchi valori siano diventati obsoleti e che i nuovi valori siano ancora incerti, scarsamente condivisi, ed anzi appena abbozzati. In secondo luogo, se abbandoniamo la prospettiva sociologica e guardiamo al fenomeno da un punto di vista etnoanalitico, possiamo dire che sia il carattere etnico dei giovani reggiani, e cio linsieme dei comportamenti previsti a livello sociale, sia linconscio etnico, e cio linsieme dei comportamenti socialmente rimossi (Devereux), siano profondamente mutati in questo quarantennio in modo che la struttura della personalit individuale e sociale ha definito nel tempo modelli di appartenenza profondamente diversi. Avantieri nella societ contadina e protoindustriale la struttura della personalit prevalente era quella basata sui caratteri nevrotici. Tali struttura erano prodotte dalla repressione precoce di alcune pulsioni pregenitali nel bambino, e sulla enfasi compensativa data alla produttivit ed alla attivit, che diventava un dover fare per tenere lontane quelle pulsioni pregenitali rimosse che altrimenti avrebbero troppo pericolosamente occupato la scena. Era su queste basi che nasceva quelletica del lavoro, del risparmio e dellinvestimento, che trovava la sua pi precisa connotazione reggiana, emiliana e con ogni probabilit padana2 nella coniugazione con quel solidarismo socialista e cristiano che stata, probabilmente, la base sulla quale stato possibile coniugare lattivismo individuale con la spinta alla cooperazione, che sar alla base della costruzione di quel reticolo di intraprese individuali e gruppali che faranno poi gli assi portanti della ricostruzione ed del boom economico. Potremmo dire marcusianamente che il freudiano principio di realt, nella societ protoindustriale reggiana, diventa un particolare principio di prestazione che coniuga intrapresa e solidariet, iniziativa individuale e cooperazione e che noi abbiamo definito etica padana del lavoro. Per cui il giovane di avantieri, educato in questo clima familiare e sociale, diventava una operosa formica tutta dedita al lavoro, che avrebbe visto con esecrazione alcuni pi recenti aspetti della societ reggiana (quelli pi consumistici). Ieri, nella societ industriale, nata alla fine degli anni cinquanta e che si espansa negli anni del boom (1961 64), la struttura della personalit prevalente era ancora quella basata sui caratteri nevrotici. Ma proprio a partire dal boom economico (Crainz) un numero rilevante di ceti e di classi sociali in Emilia Romagna ed a Reggio in particolare, viene sospinto verso il consumismo. Questa spinta al consumo, tutta centrata sulle impellenze del presente, ha cominciato a minare alle basi letica padana del lavoro, a partire dagli anni del boom, poich il consumismo fa a pugni con i principi del risparmio e dellinvestimento, che implicano la rinuncia al piacere immediato e la costruzione di un progetto per lavvenire. La generazione del boom risulta cos dilacerata, soprattutto sul piano educativo, tra fedelt alletica padana del lavoro da una parte e adesione pi o meno critica al consumismo. Oggi, nella societ postindustriale terziarizzata, si assiste ad una eclissi della struttura della personalit nevrotica ed alla emersione ed alla diffusione fra i giovani di una struttura della personalit narcisistica di tipo anaclitico (Bergeret). Una personalit che per affermarsi, per mettersi in piedi, ha bisogno sempre di qualcuno o qualcosa con cui mantenere il contatto, qualcuno o
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Ma le possibilit che il dato del solidarismo, tipico degli esordi del modello emiliano, valga anche per situazioni come la Lombardia o il Veneto, andrebbe pi attentamente studiata. Certo che, ad es. nel mantovano e nel cremonese, la nascita del movimento cooperativo bianco alla fine dell800 un segnale che va in questa direzione.

qualcosa che aiuti, che sostenga, che tiri su. Qualcuno o qualcosa che riempia il soggetto di affetto o di oggetti di consumo che aiutino a non sentirsi soli, a non cadere in depressione, a sentirsi compresi; qualcuno e qualcosa che, dallesterno si rivolga verso il soggetto anche nel momento della produzione, lo aiuti e dia senso al suo fare, che altrimenti sarebbe indefinibile e non giudicabile sul piano qualitativo, per lassenza di introietti interni forti; qualcuno o qualcosa che, attraverso queste strade, aiutino il soggetto a definire i propri confini individuali. Si assiste cio, come afferma Bergeret, ad un passaggio da una societ di tipo anancastico ad una societ di tipo anaclitico, allinterno della quale crescono dei giovani che forse allorigine, cio quando erano bambini, non hanno ricevuto quel sostegno adeguato che oggi possa permettere loro di andare da soli per il mondo. 3. I tanti perch di una trasformazione radicale Sorge allora spontanea la domanda come mai questa trasformazione che a detta dei ricercatori comune a tutti i giovani della metropoli postindustriale? E di fronte al giovane reggiano sorge una seconda domanda ci sono degli elementi specifici, reggiani che hanno prodotto qui da noi tale passaggio da personalit di tipo anancastico a quelle di tipo anaclitico, da strutture della personalit nevrotiche a personalit incentrate sulle tematiche narcisistiche? In termini ipotetici la risposta che ho cercato di dare a questo problema in tre elementi. a.Le nuove famiglie: innanzi tutto il tema del lavoro femminile extradomestico e quindi del venir meno per lunghi periodi della prima e della seconda infanzia della figura materna sul piano educativo, non pu essere considerato nel caso reggiano un tratto di novit poich da sempre molte donne reggiane hanno svolto lavori extradomestici. Semmai il dato del rapidissimo venir meno della famiglia allargata allinizio degli anni settanta che occorre prendere in considerazione. La famiglia allargata, infatti, permetteva la distribuzione delle funzioni genitoriali fra pi figure adulte. Linurbamento ed il contemporaneo passaggio alla famiglia mononucleare ha comportato una circoscrizione nellesercizio delle funzioni genitoriali di fatto alla sola madre. Ad una madre che, fra laltro, era attraversata anchessa dai mille cambiamenti legati allinurbamento. Anche se occorre dire che ancor oggi nel definire le strategie di accesso e di uscita dal mondo del lavoro extradomestico e soprattutto le strategie in base alle quali viene definito il luogo di vita della famiglia mononucleare, la coppia genitoriale compie un attento esame in base al quale la rete parentale estesa viene tenuta in grande considerazione (Iori), come se ci fosse ancora il ricordo dellaiuto che nella famiglia allargata era possibile ottenere, ad esempio sul piano dellallevamento della prole. Semmai nelleclissi delle figure genitoriali prodotta dalle caratteristiche qualitative che il lavoro assume nella societ postindustriale che va trovato il bandolo di questa prima matassa. Infatti nella societ contadina e protoindustriale il capo famiglia e tutte le figure adulte erano ed apparivano agli occhi del bambino come dotate di una autorit, sia pur circoscritta allambito esperienziale e di vita della famiglia. Mentre oggi la maggior parte dei lavori si esprime in contesti lavorativi in cui le responsabilit del singolo sono sottoposte ad un reticolo di decisioni a monte, spesso di tipo burocratico, che mortificano lautorit del singolo. Ci appare agli occhi del bambino come il segnale che attesta la debolezza delle figure parentali (Mitscherlich). b.La cogestione educativa: il ricorso alla cogestione educativa e cio allintegrazione dellazione educativa esercitata dai genitori e dalla rete parentale allargata con quella esercitata dalle educatrici dei nidi e delle materne, soprattutto allinizio dellepopea dei nidi e delle materne reggiane, avvenuta in condizioni tali che hanno spesso condotto questa seconda agenzia educativa a misconoscere le esigenze affettive del bambino piccolo. Per cui nei nidi e nelle materne, specialmente allinizio degli anni settanta, ogni emozione degli affetti era bandita, ci che veniva privilegiato era il bambino cognitivo che doveva giungere nella scuola elementare senza quel gap

sul piano dei pre apprendimenti che poi avrebbe potuto metterlo in condizioni di sostanziale svantaggio rispetto ai bambini provenienti dalle classi pi agiate. Questo elemento che era originato da una giusta preoccupazione e che mirava a instaurare una didattica di tipo compensativo, veniva inficiata dal misconoscimento della scena affettiva, quindi finiva col cumularsi col dato delleclissi delle figure genitoriali di cui abbiamo detto prima, e con accentuare la sostanziale solitudine del bambino sulla quale si andava innestando quella personalit narcisistica di tipo anaclitico di cui abbiamo parlato prima. c.La presenza di una terza agenzia educativa, i mass media, fin dalla tenerissima et ha influito sicuramente sul piano della formazione della personalit delladolescente di oggi. Se le caratteristiche delle nuove figure genitoriali sono quelle deboli ed eteree che abbiamo appena descritto, se la cogestione educativa agli inizi degli anni settanta stata giocata attraverso il misconoscimento delle esigenze affettive del bambino piccolo, le caratteristiche di questa terza agenzia educativa, i media, ha sicuramente accentuato la tendenza del mondo adulto a lasciar solo il bambino o a definirsi con lui sul piano di una interlocuzione eterea ed impalpabile. Infatti, i mass media si presentano agli occhi del fruitore, bambino o adulto che sia, come entit lontana, fredda, distante e soprattutto incapace di dialogare con il soggetto. Le conseguenze derivanti dalleclissi delle figure genitoriali, dalla cogestione educativa svolta in questo modo e dalla overdose di tv, per il bambino sono la definizione e laccrescersi di gravi problemi sul processo di interiorizzazione delle imago adulte nel bambino stesso. Cosicch il bambino degli anni settanta, ottanta, e cio il giovane di oggi ha definito nel proprio mondo interno una serie di introietti pi deboli ed eterei sui quali e in base ai quali si costruisce poi la struttura anaclitica della personalit. Il bisogno di essere sempre in rapporto con qualcuno che lo contenga, lo ami, gli dia senso, lo aiuti a definire un proprio profilo individuale che altrimenti risulterebbe improbabile, o pi frequentemente con qualcosa che lo riempia (Laffi) strettamente connesso con la debolezza delle imago adulte introiettate.

4. Introietti forti, introietti deboli Nel processo di crescita personale i nonni ed anche i padri degli adolescenti di oggi erano in rapporto, come abbiamo visto, con imago genitoriali e di adulti forti. La loro adolescenza, cos, diventava il luogo ed il tempo per instaurare una dura lotta con queste immagini potenti dalle quali bisognava emanciparsi. E chiaro che lungo il processo di crescita personale in questo momento critico ieri ed avantieri era anche possibile che lo scontro tra Edipo e Laio, fra il figlio ed il padre, non si concludesse come nel mito con la vittoria del figlio e che alla fine il giovane adulto di avantieri e di ieri poteva risultare castrato ed incapace di definire se stesso al di fuori ed al di l della legge del padre. Questa era la sfida per gli adolescenti di avantieri e di ieri. Invece oggi il giovane, intanto, non deve scontrarsi con alcuna figura forte nel momento della crisi adolescenziale: e ci sicuramente non lo aiuta a definire un proprio profilo adulto autonomo e certo. In secondo luogo, lassenza di cerimonie sociali di passaggio ed il ricorso a cerimonie private ed intime (Le Breton) che attestino la crescita, connesso con il prolungarsi delladolescenza fino alle soglie della fine dellet fertile, continuano a porre il giovane in una situazione di solitudine e di assenza di dialogo. Infine la permanenza in famiglia attestata dallestendersi a macchia dolio della famiglia prolungata (Scabini, Zanatta) erode e continua a minare alle fondamenta quel poco di certezze che lungo il processo di crescita personale il bambino prima e il preadolescente e ladolescente poi sono andati accumulando. Anche il modo di vivere laffettivit da parte del giovane doggi cambiato rispetto a quello di ieri e di avantieri, ci che cerca il giovane doggi non tanto un oggetto da investire libidicamente, non tanto cio una tensione verso laltro quanto la ricerca di un investimento libidico del proprio io ottenuto attraverso loggetto. Vale a dire una tensione ad amare laltro per sentirsi amati,

valorizzati, compresi, cio per tentare di riempire quel vuoto creato dalla presenza degli introietti deboli, eterei, impalpabili di cui sopra. Infine lultimo cambiamento rilevante che si pu intravedere paragonando il giovane di oggi con quello di ieri e di avantieri nella natura dellIdeale dellIo e del Super Io di questi tre soggetti. Poich come abbiamo detto, il reggiano di ieri e di avantieri doveva fare, doveva produrre, doveva risparmiare per investire, magari in maniera ansiosa e nevrotica, il suo Super Io risultava presente e molto esigente, ed il suo Ideale dellIo alto e capace di spronarlo a fare. La nuova generazione dei giovani, invece, presenta un Super Io che non riesce a far da filtro efficace alla procrastinazione dei bisogni (Laffi) e un principio che potremmo definire di fruizione ansiosa, orale, che va soppiantando quel principio di prestazione che era alla base degli ideali di produttivit del vecchio reggiano e che denota, nel giovane doggi, la presenza di una scarsissima capacit di sublimare soprattutto le esigenze di incorporazione orale. Sul piano della definizione dellIdeale dellIo, conseguentemente, ci che viene ricercato dal giovane oggi immanente alla scena attuale e non pi posto in una scena futura per ora solo programmata ed immaginata.

5.Laltra adolescenza: quella del giovane immigrato Laltra adolescenza, quella del giovane immigrato, emerge con tutta evidenza, se solo diamo unocchiata alle condizioni di accesso del giovane autoctono al mondo del lavoro ed allet adulta. Oggi per la maggior parte degli adolescenti autoctoni occorre molto pi tempo per entrare nel mondo del lavoro, occorre pi tempo per formarsi. E ci poich, da una parte, il progresso tecnologico richiede una manodopera sempre pi qualificata a tutti i livelli, dallaltra il benessere ha reso poco appetiti determinati lavori, pi semplici e meno remunerativi, o meno apprezzati. Questi lavori (fra i quali, non dimentichiamolo, ci sono tutti i lavori della cura) per qualcuno li deve pur fare. E da questo bisogno della nostra societ, apparentemente residuale, ma in effetti importantissimo, che emerge una nuova generazione di giovani, quella dei giovani immigrati, che non hanno (ancora) un posto a tavola nella nostra societ affluente, e che perci rappresentano laltra faccia della medaglia del nostro benessere, laltra faccia, la pi impresentabile, della nostra giovent. Cosicch la giovent attuale si biforca: una parte di essa si espande in quellIsola che non c sempre pi fuori del tempo e dello spazio del lavoro - che ladolescenza attuale della maggior parte dei giovani autoctoni, laltra, quella dei giovani nuovi arrivati, costituisce la base per un ulteriore cambiamento di fondo della nostra societ che potr andare nel senso dellintegrazione o dellarroccamento dei nuovi arrivati, a seconda di come gli autoctoni si sapranno coniugare con loro che, intanto, ci stanno lentamente, ma inesorabilmente invadendo. Su questo piano, fin dalla fase finale dellobbligo (ma ancor prima, se vero che una parte dei problemi di ritardo nellacquisizione del linguaggio a tre anni, e dei ritardi nellacquisizione delle competenze di base fin dallinizio dellobbligo da ascriversi alla provenienza di questi bambini da famiglie con svantaggio socioculturale) il discrimine dellintegrazione o della marginalizzazione richiede cure appropriate. Cosicch una maggiore attenzione alle ragioni che motivano, o demotivano, il ragazzo ed il giovane ad apprendere, una cura del substrato affettivo dellinsegnamento, del rapporto fra plesso scolastico ed ambiente di vita sociale delle famiglie sembra importante al fine di ridurre la dispersione scolastica e per affrontare il problema che lelevazione dellobbligo porr a quella fascia marginale di giovani che rifiutano la scuola. Uguale cura richieder sempre pi la fin dellobbligo e dei percorsi formativi brevi per orientare il giovane in difficolt, per non lasciare alla cecit del mercato

quella fondamentale risorsa per lavvenire rappresentata dalla disposizione al lavoro delle giovani generazioni immigrate. Daltro canto i giovani immigrati, venuti al nord-ovest con le loro attese e senza le loro famiglie, generano una serie di problemi che vanno la di l di quelli che pure nascono sul piano dei conflitti e della concorrenza per il lavoro. Problemi connessi al tema dellintegrazione (intesa sia in termini individuali che sociali e culturali), con tutta lambivalenza e la scissionalit che in questi processi riscontrabile (soprattutto nella fase iniziale del processo migratorio) sia in chi arriva, sia in chi accoglie. E sulle spalle di questa seconda giovent che, alla fine, confluisce buona parte delle problematiche che stoltamente a volte definiamo di ordine pubblico, e che, invece, rappresentano - come la droga, la delinquenza ad es. - un altro tentativo di risoluzione autoterapeutica di problemi psicologici e sociali che, secondo noi, meritano perlomeno la stessa attenzione e la stessa cura che dedichiamo ai nostri giovani autoctoni. E non pi pensabile di circoscrivere il fenomeno poich le prospezioni provinciali sul 2008 ci dicono : PREVISIONI POPOLAZIONE PROVINCIALE AL 20083 fasce det tot. (M+F) tot. (M+F) differenza differenza anni : senza con (con - senza) (con - senza) movimenti movimenti totale percentuale migratori migratori 0 - 14 35328 44149 + 8821 +19,98 15 - 24 29125 36153 + 7028 + 19,43 A conclusione di questa nostra analisi va detto che il problema giovanile investe tutte le problematiche centrali del vivere quotidiano della citt, tutte le politiche economiche e sociali delloggi. Da ci limpellenza di un lavoro da parte di tutto il Dipartimento di Igiene Mentale che non pu non ridisporre le proprie risorse in termini nuovi e complementari (anche rispetto alle risorse allocate nelle altre istituzioni e nel privato sociale); non pu non ri\associare in termini nuovi i progetti di cura e di prevenzione, pena linsuccesso o la chiusura autoreferenziale.

6. Lemergenza urgenza I dati riguardanti lemergenza urgenza non sono rilevanti da un punto di vista quantitativo, ma le urgenze costituiscono un grave problema poich fino ad ora non stato compiuto uno sforzo organico nellaffronto del problema, ma sono state trovate solo soluzioni parziali, dettate dalla necessit del momento, che hanno dato magari un buon risultato rispetto al singolo caso, ma che non hanno prodotto una cultura sullemergenza urgenza in et adolescenziale, e soprattutto non hanno prodotto un progetto capace di precorrere lemergenza e di non restarne travolti. Probabilmente ci non stato raggiunto anche perch finora non stato possibile avere una visione comune fra i servizi che permettesse una reale messa in rete comune delle ipotesi e delle risorse. Soprattutto in adolescenza necessario invece: - potere pensare in modo creativo e adeguato ai tempi e ai mutamenti sociali che come abbiamo visto a Reggio sono avvenuti velocissimamente.; - formulare ipotesi leggere e adattabili alle esigenze dei singoli casi che sono in una et in cui risposte standard difficilmente possono essere formulate proficuamente se solo si tien conto dellinsieme cos variegato mondo familiare, scolastico e lavorativo in cui ladolescente pu avere la ventura di vivere.
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Da : La popolazione reggiana, Amministrazione Provinciale di R.E., 1990, pp.60-61

Il che richiede uno spazio comune in cui i vari professionisti possano rapidamente pensare, progettare, avere a portata di mano le risorse interne ed esterne precedentemente censite e sensibilizzate da potere utilizzare flessibilmente in base alle esigenze attuali e mutevoli dei singoli casi. Se vogliamo fare una metafora si tratta di avere a disposizione come tanti pezzi di un lego che possono essere incastrati luno nellaltro in maniera multipla in modo tale da definire diversi iter di cura, che vanno continuamente seguiti e riposizionati. In questo modo anche i pezzi di questo lego che gi abbiamo a disposizione (vedi Rotonda, ambulatori di psicoterapia, convenzioni con le cliniche private) possono esser utilizzati al meglio e non rischiare, come spesso avviene, che essi diventino la soluzione per qualsiasi emergenza. In questa logica ovvio che vanno ricontattate o contattate per la prima volta tutte le istituzioni, da quelle ospedaliere a quelle territoriali pubbliche e private e tutti i servizi interessati.

B. LA CASISTICA ATTUALMENTE IN CARICO AI SERVIZI


Partiamo dal totale dei casi presi in carico nei vari distretti nel dicembre 1999:

DISTRETTO
Castenovo Monti (M) Correggio (CR) Guastalla (GU) Montecchio (MO) Reggio Emilia (RE) Scandiano (SC) totale

Numero CASI
52 100 106 96 537 260 1.151

Dati che acquisiscono pi senso se rapportati al numero dei residenti nella fascia det 14-24, sempre considerati distretto per distretto: Fascia d'et 14 - 24 aa. al 31/12/1999
Distretto 1 - Montecchio Emilia 2 - ReggioEmilia 3 - Guastalla 4 - Correggio 5 - Scandiano 6 - Castelnovo n Monti Totali POP_MA POP_FEM S 3.085 2.940 10.116 9.731 3.712 2.565 3.939 1.892 25.309 3.632 2.427 3.783 1.809 24.322 POP_TOT 6.025 19.847 7.344 4.992 7.722 3.701 49.631 casi in carico % casi in carico 96 1,6% 537 2,7% 106 100 260 52 1.151 1,4% 2,0% 3,4% 1,4% 2,3%

Consideriamo ora il tipo di problematiche prevalenti, secondo i dati desunti dalle nostre cartelle: distretto/tipo di problematica
PSICOPATOL. DIMENSIONE DIPEND. DIST MALATTI COMP ABUSO INDIVIDUALE RELAZIONALE SOSTANZ ALIMENT. ECRONICH DEVIANTI E DISTRETTO Montecchio 26 41 5 1 2 1 2 ReggioEmilia 45 84 18 1 4 12 1 Guastalla 26 69 13 3 27 2 4 Correggio 47 62 18 2 13 14 4 Scandiano 185 318 27 16 72 65 20 Cast. Monti 128 157 35 5 31 14 4 TOTALI 457 731 116 28 149 108 35

Vediamo ora il tipo di trattamento che viene fornito a questi pazienti: distretto/trattamento
INDIVIDUA FAMILI GRUPPALE SEMI-RES RESIDENZ RETE FARMAC LE ARE IALE SOCIALE OLOGIC O DISTRETTO Montecchio 44 32 0 2 1 30 6 ReggioEmilia 71 62 0 8 12 33 8 Guastalla 67 70 3 7 8 34 13 Correggio 58 42 1 6 11 10 29 Scandiano 323 248 43 34 55 136 43 Cast. Monti 195 100 10 8 14 11 27 7 TOTALI 58 554 57 65 101 254 126

Unocchiata ora al numero degli operatori coinvolti sui singoli casi:


NPI DISTRETTO Montecchio ReggioEmilia Guastalla Correggio Scandiano Cast. Monti TOTALI PSICOLOGO PSICHIATRA ASSIST. EDUCATORE INFERMIERE SOCIALE 11 35 58 22 270 73 469 9 14 24 36 48 29 1 60 32 63 57 52 271 149 624 36 38 37 17 90 50 2 68 4 4 13 30 15 25 91

8 1 5 9 97 105 225

Ed una al rapporto fra singoli casi e servizi coinvolti: distretto/servizio NPI PSY SERT SS
DISTRETTO Montecchio ReggioEmilia Guastalla Correggio Scandiano Cast. Monti TOTALI 11 0 0 10 72 65 158 0 0 0 0 202 0 202 9 20 10 20 22 31 112 25 66 74 42 217 134 558

SSM
7 14 22 24 24 30 121

DISTRETTO * SERVIZI SANITARI * SERVIZIO SERVIZI SANITARI NO DISTRETTO CM MO RE SC RE CM CR GU MO RE SC CM CR GU MO RE SC CM CR GU MO RE SC 11 10 51 63 135 193 193 9 20 10 17 17 29 102 25 41 67 39 212 128 512 7 13 19 21 20 27 107 SERVIZI SANITARI SI Totale

SERVIZIO NPI

Totale PSY SERT DISTRETTO Totale DISTRETTO

21 2 23 9 9

11 10 72 65 158 202 202 9 20 10 20 22 31 112 25 66 74 42 217 134 558 7 14 22 24 24 30 121

Totale SS DISTRETTO

3 5 2 10 25 7 3 5 6 46 1 3 3 4 3 14

Totale SSM DISTRETTO

Totale

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