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Anno LII - N.

Novembre 2006

LA SERPE

Anno LII - N. 1 - Novembre 2006 Rivista letteraria trimestrale dellAssociazione Medici Scrittori Italiani fondata da Corrado Tumiati Direttore responsabile: Mario Rosario Avellino - Tel. 081 859 91 56 Direttore editoriale: Nicola Avellino - Tel. 081 859 90 57 Comitato di redazione: lia Baldassarre, Cristina Negri, Alessandro Pap, Giuseppe Ruggeri Direzione e redazione: Collina SantAbbondio, 53 - 80045 Pompei Tel. 081 859 90 57. e-mail: nic.avellino@libero.it A.M.S.I. Associazione Medici Scrittori Italiani Aderente allU.M.E.M. Union Mondial des Ecrivains Medicins Presidente onorario: Nora Rosanigo Presidente: Nicola Avellino, Collina SantAbbondio, 53 - 80045 Pompei - Tel. 081 859 90 57. e-mail: nic.avellino@libero.it Vicepresidente: Gherardo Casaglia, Via Belvedere, 11 - 40121 Bologna Tel. 051 269449. e-mail: gherardocasaglia@libero.it Segretaria-Tesoriera: Rosa Barbagallo, Via Mons. Arista, 5 95024 Acireale (Catania) - Tel. Fax 095 606978 E-mail: barbagallorosa@yahoo.it CONSIGLIERI: Franco Cusmano Luciano DAgostino - Rapporti U.M.E.M. Gennaro Pasquariello Giuseppe Ruggeri - Rapporti Stampa REVISORI DEI CONTI: Dino La Selva Jos Peverati Progetto grafico: A M R - A N
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Il bisogno di dire e di comunicare

MARIO ROSARIO AVELLINO

ntrare in questo mondo dei i loro scritti Eintrisi dunumanitprossimo,medici attraversovirtoccasionecos pi pregna degli altri in dei maggiori contatti che li legano al sempre motivo ed per scoperte interessanti. Ci tanto pi piacevole quando poi vengono svelate ed affiorano aspetti ingiustamente nascosti da un camice bianco. Da un primo volo tra le pagine della rivista appare evidente leffetto-sorpresa: si resta magneticamente attratti dalla lettura che avviene tutta dun fiato, incentivata dalla curiosit dapprendere e scoprire aspetti non sempre esclusivi della scienza medica. Sostando tra i vari numeri di La Serpe a cui ho avuto occasione di dedicare pi tempo recentemente, mi sono trovato a scavare nel profondo dellalter ego del medico, piacevolmente trasportato dalle pagine di narrativa, di poesia, di storia e darcheologia e ancora dagli appunti, dalle note di viaggi e dalle ricette; insomma dai tanti argomenti dinestimabile valore per quanto spaziano negli svariati campi e per come si dipanano in una vastit dinteressi. Ognuno inaspettato, originale, piacevolmente accattivante forse proprio perch non rigorosamente legato a doppio filo alla professione. Non che siano meno frequenti anche quegli articoli afferenti alla medicina e le esperienze di vita vissuta con gli altri, sospinti da quella comprensibile ottima deformazione professionale che induce a far s che resti inciso dentro di s ogni realt e altrui sofferenza. Questo, infatti, prima o poi si fa spazio fra le tante cose e viene alla luce, destando quel delicato stupore che ingenera il piacevole sapore del racconto. Grazie a queste sorprendenti scorribande in uno scibile fantastico e fantasioso, scientifico e poetico, si viene condotti per mano alla felice scoperta dellinteressante dimensione della cultura dun professionista che si rivela non solo ricercatore ma anche ricercato umanista. E qui alle precedenti si aggiunge unaltra considerazione, riduttivo luogo comune purtroppo, secondo cui sovente un medico stato guardato (o relegato) come salvatore solo di corpi e, pi raramente, di animi
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Tutto smentito, leggendo La Serpe, da cui sprizza da tutti i pori proprio questa dimensione umana del bisogno di dire e di comunicare. Ben vengano per ogni tipo di lettore queste pagine intense di storia e daffascinanti racconti, stillanti una frescura piacevole fatta dimmagini e di fantasia, intenti e aspirazioni, perch coniugano delusioni e speranze con moniti e suggerimenti, frutti dintense meditazioni che si tramutano in sentimenti. Dunque merita un grazie questa rivista che si colloca nella realt sociale della stampa come il locus in cui rifugiarsi per attingere e stabilire contatti per comuni sintonie e ispirazioni dagli effetti brillanti. Tutto questo quanto avevo annotato, ancor prima di assumere questo gravoso incarico e che ora mi piace riproporre ritrovandomi, con somma soddisfazione (e non meno di emozione), nella duplice veste di lettore e di direttore. Sono sicuro che nelle intenzioni dei tenaci e valenti collaboratori e lettori de La Serpe si riscopriranno sempre pi efficaci tutte quelle buone intenzioni di riconfermare il carattere forte e convinto per cui nata la rivista, ispirata allesigenza di soddisfare come dicevamo il bisogno della comunicazione, intento ed aspirazione naturali di ogni uomo di qualsiasi tempo o spazio geografico. E dunque appartenere a questi Amici Medici Scrittori, far parte della loro Associazione, non ruolo di poca importanza: mi arrogherei il diritto di non essere (riduttivamente definito) il direttore responsabile, ma il co-lettore e fruitore duna letteratura che costruisce ed arricchisce, con ritmo crescente, lo sconfinato patrimonio darte di storia e, soprattutto, dumanit. Buon lavoro a noi, dobbligo usare il plurale perch ci che conta in uniniziativa editoriale far s che essa sia sempre pi ricca di contributi e soprattutto di suggerimenti e di proposte, necessariamente componenti perch venga mantenuto alto il tenore delle finalit espresse nei dettami statutari. A tutto ci che non nullius momenti sono concentrate le modeste fatiche che ci attendono mario rosario avellino

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Agape fraterna

NICOLA AVELLINO

il motto che amerei incidere sulla mia Insegna e portarla in prima fila, issata in alto, al fine di renderla sempre visibile a tutti. Fraterna la mia propensione affettuosa per ognuno; la generosa cordialit per tutti. Questa la mia riflessione: lA.M.S.I. ununica famiglia unita con vincolo d'amore () nellaccezione greca, animata da un solo ideale; ed io, coordinatore soltanto, da voi scelto con quella finezza che connota l'umanit del medico: un Signore umanista. Ogni associazione, e cos anche l'A.M.S.I., deve designare un rappresentante che ufficialmente la rappresenti. Da voi designato Presidente, ho lonore di rappresentarvi tutti; mi propongo di tutelare la dignit di ognuno, di favorire il rispetto reciproco e l'onorabilit che sicuramente tutti meritiamo. Agape Fraterna: le linee guida del Congresso di Pompei. Fu il disegno del mio primitivo progetto; ognuno, fiducioso, ha contribuito a realizzare l'ambizioso proposito. Ci siamo riusciti. Tutti lo avete dimostrato con il sorriso, con lentusiasmo; tutti appagati, felici di essere insieme in fraterna convivialit. Ma, vi assicuro, il merito solo ed esclusivamente Vostro, di voi tutti: dei Medici Umanisti. Un segno di affetto desidero riservarlo segnatamente alle donne: la loro gioia si leggeva nella luminosa espressivit dei loro occhi, tutte dolcissime. Ed eccole, insieme, dona ferentes, felicissime. Episodio commovente, di struggente tenerezza. Questa lA.M.S.I.; questo il mio appello: ascoltiamoci, scambiamoci idee feconde, superando inevitabili difficolt, addolcendo anche qualche contrasto. Offriamo in tempo utile ed anche con sollecitudine, il nostro contributo associativo, saremo in tal modo autonomi, affrancati da ogni condizionamento, orgogliosi della nostra Rivista risorta post fata. E la Serpe, inarcandosi con eleganza, fiera, andr lontano, ricca di smagliante umanit.
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Ad perpetuam doni memoriam. Gianna Avellino trasecolata! La collana splendida. Il sorriso esprime la gioia di tutti. Foto Rosa Barbagallo.

Si consideri che lA.M.S.I. dispone unicamente del contributo dei soci e, per una corretta amministrazione, che sia in attivo, necessario si conosca in anticipo il fondo di cui si possa disporre: stampa della Serpe, pubblicazione degli Atti dei congressi, spese postali; da qui lesigenza anche di un'anagrafe aggiornata dei soci. Con amarezza, chiediamo a chi dovesse allontanarsi dallA.M.S.I. di darcene cortese comunicazione; mai cancelleremo il suo nome ed il suo ricordo. Con rispetto ora vi chiedo: consideriamo ogni lettera come un saluto al quale sempre si risponde. Credo di essere stato pungente, sono certo per della vostra comprensione. Premio Aesculapius, non ora, ma al ribollir dei tini, mi auguro di parteciparvi il bando della seconda edizione, 2007. Questanno lA.M.S.I. ha varcato langusto confine patrio, internazionale. Elisabetta Muccioli, provetta saggista della Repubblica di San Marino, entrata nel nostro Sodalizio. Dottoressa delicata, esile; parla con gli occhi (uocchie carraggiunate senza parl, 1904). Una giovane dolcissima, di pochi lustri (Susanna tra i vecchioni!). Un appello accorato ai giovani, piuttosto una preghiera. Voi incarnate il ramo fiorito dellantico albero dell'A.M.S.I. Non scuotete la pianta, vi prego, potrebbe cadere il frutticino ancora in fiore. Mi piace riflettere e considerare che gli splendidi colori del bocciolo si sublimino nel gradevole sapore di un frutto succulento ed
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proprio allora che sarete pronti con la mano aperta a raccogliere il testimone che vi affidiamo per percorrere un altro segmento di novella vita. Un'osservazione sulla recente esperienza Cerusico Serpe. Per nulla negativa, anzi ci valsa come un monito ed un insegnamento: affrancarci definitivamente da ogni possibile legame che non sia quello indissolubile dei soci.
POMPEI Premiazione del Concorso La Serpe doro 2006. Elisabetta Muccioli regge la Targa ricordo ricevuta da Valentino Venturi. A sinistra, Nicola Avellino in evidente imbarazzo alla ricerca (tra le tante carte) del Diploma di partecipazione al Premio. Foto Elisabetta Muccioli.

La Serpe il nostro Vessillo sacro, il prestigioso Segnacolo di ciascun socio. Essa raccoglie, conserva e consacra le espressioni di pensiero di una lite di medici; pauci, sed electi! Il loro dettato costituisce al contempo un fondamento obbligato ed una sfida contro l'inquietante usura del tempo. I medici, uomini invero di delicata sensibilit, sono segnati da esperienze drammatiche vissute e sofferte in solitudine, in lotta strenua contro il male, il dolore, la morte. Ma, non v' dubbio, ogni compromesso, sebbene sfumato, che possa implicare qualche condizionamento, risulta irritante per chi ha offerto tutta intera la sua vita, percorrendo da solo aspri sentieri in difficili circostanze esistenziali, sostenuto unicamente dalla sua profonda umanit. In circostanze di pungente difficolt si era reso necessario provvedere e trovare una soluzione per salvare la Serpe. Ed il Comitato editoriale, ancorch fatto accorto da precedenti esperienze non del tutto felici, tent con coraggio un nuovo corso, nacque il primo numero del Cerusico e della Serpe come supplemento. La gran parte dei Soci
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deplor l'iniziativa, si ascoltarono proteste, molte pungenti critiche. Si era addolorati, delusi per la perdita di identit della nostra Rivista. Il Comitato editoriale del nuovo corso, con gesto signorile e con sacrificio, rinunzi definitivamente al programma. Ed ora, se la Serpe solo nostra, dobbiamo gestirla noi, con le nostre forze, con i nostri contributi letterari, con limpegno morale e la promessa di sostenerla, alimentandola. Ritengo vi abbia tediato abbastanza, non totalmente per, vi prometto che lo far con un mio prossimo pistolotto! Abbraccio tutti, assicurandovi che siete sempre nel mio cuore. Pompei, Collina SantAbbondio, 13 giugno 2006.

LA SERPE il nostro Vessillo sacro, il prestigioso Segnacolo di ciascun socio. Foto Ilenia.

Lumanit non mai vista tanto da vicino come dal medico. E se dietro locchio c lanima, siamo sulla buona strada. Aldo Spallicci
LA SERPE. Anno 1, n 1, 1952; pag. 4.

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Lettera aperta al Presidente A.M.S.I.

NORA ROSANIGO

sservo da lontano, con gli occhi dei ricordi aperti sul presente il nuovo cammino intrapreso dallA.M.S.I. e la rinascita (per lennesima volta) de La Serpe. Dal 1952 vivo con forte sensibilit tutta la nostra storia, eccelsa, specie nei primi anni, popolata dalle pi belle menti di grandi medici scrittori (Levi, Tobino, Tumiati, Bonaviri, Spallicci, Cherubini e altri ancora) che hanno fatto la nostra storia e non solo la nostra. Narratori, saggisti, poeti! Quanti in tanti anni ne ho conosciuti! Da ognuno ho imparato qualcosa: lumilt, la seriet, il disinteresse materiale, lamore, il pi vero e puro e universale per il nostro mondo umanistico, per dar vita ad un sodalizio speciale, unico, irripetibile: lA.M.S.I. Non voglio commuovere, n commuovermi, anche se i vecchi piangono facilmente; voglio solo sperare e credere nella rinascita di unassociazione in una societ consapevole, vivace, creatrice, moderna, fornita dei migliori valori delluomo, non cos rari anche oggi, come pu sembrare da tante negativit, per dare vita nuova, e diffondere bellezza, interesse e cultura della buona letteratura che molti medici possiedono. E sia ancora la Serpe a realizzare tutto questo in una semplice ma decorosa veste tipografica; sia ancora la nostra bandiera (come spesso ho sottolineato) alta sul pi alto pennone del sapere, affinch tutti la vedano e lapprezzino; non importa quanti ma quali! Divulgare vuol dire vivere, partecipare, coinvolgere, dare un senso alla nostra quotidianit. Auguri, caro presidente e buon lavoro, io, ormai vicina al traguardo, continuo ad essere aggrappata al treno dei sogni, carico anche di realt, e a lasciarmi trasportare dallultimo vagone, perch il treno dei sogni non ferma. Ma forse solo per i poeti.

Presidente onoraria A.M.S.I. La prima Socia, 1952.

Monteporzio Catone, 6 agosto 2006


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e scrittori dico: siate nellumilt, vogliateVi bene perch nella vale dellamicizia, della comuniAVoi medicisocialit.vitaionullabastapigrandi verso, una breve frase cazione, della A volte un solo scritta con seriet ed emozione, per essere dichiarati poeti e scrittori. Rodigo (Mantova), 9 maggio 2001

Antico biglietto da visita, 1870. Foto Ilenia.

rpens; Parce metu, se a tuorum manent immot fata tibi.eide I, 257-258.


VIRGILIO. En

entile collega desidero porgerLe i miei complimenti per quanto Ella e i suoi cari hanno offerto ai Soci A.M.S.I., e i ringraziamenti pi sentiti. Un particolare augurio alla sua carica di nuovo Presidente A.M.S.I., perch possa farLa rinascere in dignit e sapienza. Come io, modesta prima Socia, nel 1952, lho vista nascere e andare sicura nel mondo. Grazie e auguri. Monteporzio Catone, 1 giugno 2006

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Alba di grazia
Rungu. Distretto di Ituri. Repubblica Democratica del Congo.

MARIO SFORZA

un congresso in una citt vicina (o forse lontana) darte e letteratura, piuttosto che uno di quelli per me pi consueti di medicina. Ecco qualche scorcio di vista dellingresso del palazzo molto simile alla pietra dorata e ai molti decori di una costruzione gotico-manuelina. Mi ritrovo a sorpresa vincitore di un premio importante e quindi chiamato a comparire sul palcoscenico di una bella sala sfolgorante di lampadari veneziani, con molti tavoli rotondi preparati per una cena di gala, come da noi, su modello nordamericano, comincia ad essere in uso. Nei panni del primo classificato ci si trova bene e la conversazione, per quel che mi sembra almeno, mi viene varia e facile e addirittura brillante. Ci sono molti riferimenti storici nei discorsi e tengo testa a dotti signori anziani in smoking, sicuramente membri di, illustri senati accademici. I pi giovani ballano nella sala accanto e mi pare alternino valzer classici a tanghi fascinosi, tutta roba comunque che non urta le mie orecchie piuttosto conservatrici. Compaiono alcune dame, abiti lunghi, per quel che capisco, di gran sartoria, comunque di taglio insieme elegante e sobrio con molti scintillii ai polsi, alle orecchie, al collo, materiali verosimilmente autentici e comunque di ottima figura. La madrina della manifestazione una attrice italiana di gran fama, non giovanissima e neppure tra le mie preferite. Vista da vicino per di notevole rilievo e non si d alcuna importanza, parla sorridendo con misura, con molto garbo e molto buonsenso. Sembra addirittura che snobbi un poco quel ruolo, cui la fama spesso la condanna in molte manifestazioni, di cui non sempre apprezza il tono ed i contenuti. Nel caso nostro approva invece e si interessa al mio lavoro, non senza dimostrare una buona cultura di base. In sostanza una compagnia che si dimostra decisamente affascinante. Da vicino si possono notare sul viso e sulla gola della signora alcuni guasti del tempo, con qualche ritocco di chirurgia estetica, nel caso del tutto comprensibile. I capelli sono lunghi, folti e ramati, ma qui si sa che le tinture fanno miracoli. A tavola ho lonore di starle accanto e noto, pur distratto di tanto in tanto dalle portate, varie, scarse come si conviene in quantit, ma numerose e per quel che riesco a gustare di qualit eccellente,

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che sembra apprezzare molto la mia compagnia. Nellambiente, che diventa via via pi rumoroso, conosco di vista qualche persona soltanto, mentre la mia compagna il centro di una serie di devoti pellegrinaggi, con sorrisi, inchini, baciamani e riferimenti ad altri incontri, manifestazioni, spettacoli e alberghi cinque stelle (e cometa, magari) sulle rive dei sette mari e altrove. Schioccano i tappi di numerose bottiglie di champagne, marche prestigiose come Mumm, Tattinger, Moet Chandon, Veuve Cliquot (questultima mi ricorda sempre Verne e la bottiglia nel ventre dello squalo). Riesco a vedere chiaramente le etichette, anche se mi sorprende un po che mescolino marche diverse, come di solito non accade in un ristorante. La diva sta diventando non proprio triste, ma un poco opaca, come rientrata in s stessa. Mi sorride con una punta di complicit. Vedo gruppi di signori che, al vecchio uso inglese (che credevo obsoleto, ma forse rispolverato per le nuove leggi sul fumo) sfilano verso una sala da fumo, attraverso la porta aperta a met, si intravede gi vagamente nebbiosa e cosparsa di tavolini carichi di bottiglie di cristallo: sar un porto o un madera di gran fama, escluso al solito il nostro vecchio Florio. Le signore si affastellano in un angolo con un concentrato di chiacchiere, di cui colgo qualche vocalizzo soltanto in due o tre lingue diverse. Sono proprio allegro ed eccitato. La diva resta con me ed anzi mi fa cenno di seguirla fuori, cosa che faccio con un misto di piacere, dubbio e decisa sconsideratezza, secondo linflusso dello champagne. In realt per quanto non mi senta affatto un giovincello, mi accorgo benissimo del fascino e quindi del richiamo sessuale, per quanto discreto e velato di buone maniere, della donna. Camminiamo in una vasta anticamera e poi oltre i guardaporte gallonati ed ossequiosi in una piazza sghemba e in leggera pendenza, di antico selciato ed abbellita da una fontana barocca che geme solo qualche filuzzo dacqua dalle gole di varie fogge di pesci e delfini. Mi sta raccontando che la sua vita brillante solo in apparenza. Un marito, cui era molto legata, morto volando in furia, come al solito, con il bireattore di famiglia. Ne avevo sentito parlare naturalmente. Molte altre cose di vita privata non liete, la noia della vita di rappresentanza, il vuoto giusto di che lacrime (sangue questo no) gronda. Il tutto detto con il tono giusto, senza affettazione, non cercando compassione, ma solo per confermare lidea (da giovane pensava diversamente) che la gloria e il denaro tolgono certo molti problemi, ma non garantiscono affatto quel poco di felicit e di sereno che possono toccare in sorta ad una vita normale e pure lei era partita dal niente, povera e di meschina famiglia Imprevista e simpatica dunque. sempre molto pericoloso sentirsi in sintonia di giudizi e sentimenti tra due persone di sesso diverso, perch lesperienza insegna che
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sempre o quasi a un certo punto i discorsi finiscono e, guardandosi negli occhi, ci si accorge appunto di essere di sessi diversi, per natura portati a completarsi in ogni modo possibile Mi sento dolce e intelligente, anche pi del solito, e le mie risposte suonano sagge ed insieme stimolanti e via via sfiorano un omaggio discreto, un complimento senza volgarit alcuna, gocce dacqua allegre sonanti in tersa coppa di cristallo e fumi azzurri che sanno di spazio e di primavera, appena appena stordenti, certo inebrianti. Ah, amico mio, parlare cos mi fa un gran bene. una sera fortunata. . siamo sfuggiti ai fotografi e a questo miracolo si aggiunge questincontro La strada di fatto deserta e camminiamo sotto una fila di portici bassi, residuo di costruzioni medioevali. Mi pone una mano sullavambraccio con garbo. Sa quanto si soli sotto la luce continua dei riflettori? una frase che ho gi sentita, ma lei la dice bene, con convinzione. Non sono un gran esperto di donne, ma alla fin fine neppure un ingenuo e gli anni e la professione qualche cosa mi hanno pur detto: mi sembra sincera. Sbuchiamo sulla piazza grande, tranquilla da quando hanno stabilito lisola pedonale. Mi fermo per tornare indietro, confuso ed incerto e diviso da molte pulsioni, che credevo dimenticate da tempo. Mi guarda seria, poi sorride appena, chinando un poco la testa, quasi con abbandono. Non mi lasci sola adesso, questa sera Venga Vieni! Confesso di essere turbato, anzi molto turbato. C da essere lusingati, in tutti i sensi. Una occasione da non perdere qualche cosa da raccontare a lungo agli amici Una volta, ero un giovane assistente e guardavo con ammirato rispetto gli aiuti anziani, vecchi lupi della divisione durgenza del grande ospedale, e credevo a quasi tutti i loro racconti. Uno diceva: ragazzo mio, se riesci a portarti a letto la regina dInghilterra (allora giovane signora), goditela, ma sii muto come una tomba, da vero gentiluomo!. Oltre a tutto non ho mai frequentato bar con gli amici della caccia o del bigliardo e ho sempre prediletto le serate domestiche con un buon libro o (capita pi di rado) con un buon film alla TV. Che strampalate idee dunque nel complesso! Di colpo mi ricordo di essere impegnato, in molti sensi, in tutti i sensi. Veramente sono atteso Vorrei proprio essere utile. . insomma mia moglie mi aspetta . Non bado neppure a come mi guarda o a come atteggia il viso. giusto e scortese insieme forse e con un pizzico di prudenza avrei dovuto evitare la passeggiata, ma la carne debole. Biascico qualche cosa e schizzo via, incredibilmente, pi rapido, mi pare, di quanto sia capace da qualche tempo in qua. Ora mi ricordo perfettamente che avevo un appuntamento preciso alla stazione degli autobus. Attraverso in fretta due o tre strade della citt vecchia ed esco nello slargo ovale, circondato da edifici in stile essenziale, in aperto contrasto con quelli di
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un momento prima. Sembrava prima stesse per piovere ed avevo sentito qualche gocciolina sul viso, ma ora molto pi chiaro. Anche lora molto meno avanzata di quanto la cena e i prologhi facessero ragionevolmente pensare. Allorizzonte, in fondo verso occidente, ci sono cumuli di nuvole ancora bronzee per lultimo sole e qui e l spiovono verso terra fasci obliqui di luce, come si vedono in certe tele di marine olandesi. Lontano ci sono linee dentellate di montagne ancora innevate e si avverte intorno unimprovvisa attesa, come un palpito di prossima primavera, giusto come ha pennellato Segantini. Lautobus arriva giusto in quel momento e ne scendono gli occupanti, in po in disordine, qualcuno con il bastone, tutti cianciando e salutandosi con lallegria obbligata del ritorno dalla gita domenicale, come ricordo anchio con gli amici universitari, quando i piedi dolgono negli scarponi vecchi e il pensiero gi ai problemi del luned e pure si apprezza il senso di appartenenza al gruppo ed il pulito
G. SEGANTINI. Pascoli di primavera (1896). da: AA.VV. La grande storia dellarte. LOttocento. Gruppo Editoriale LEspresso. Roma, Mondadori, 2003.

respirato in alto. Pensieri complicati, ma non dimenticati nel profondo. Sono anziani della casa di riposo e simili che sono stati in gita non so bene dove. Ci sono tre o quattro signore della parrocchia che li hanno accompagnati. Una mia moglie. Non conoscevo bene questa sua attivit, ma ha sempre cercato, da quando i figli sono andati nelle loro nuove case, di rendersi utile e lo fa con convinzione e senza parlarne troppo e senza diventare presidente della relativa associazione. Anche per lei gli anni sono passati e i capelli sono grigi e ci sono rughe introno agli occhi e sul mento. vestita come di consueto con semplicit, un abito a giacca a piccoli quadri bianchi e neri. Un abito Un tempo lontano, avevamo avuto anche noi qualche travaglio e incontri difficili, per noi sempre con festa e gioia profonda.
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Ecco, un giorno, ricordo una pioggia scrosciante e il mio ritardo con la vecchia Topolino C ansimante e lei in piquet bianco grondante sotto uno spiovente di tetto e di corsa alla portiera e un gran riso felice insieme. Ricordo alberi fioriti e ragnatele segnate di rugiada, allangolo del sentiero oltre ledicola mariana sbrecciata, qualche margherita appassita infilata alla grata, un gran maglione bianco e calzettoni gialli e ancora gran riso felice insieme. Ricordo un bellabito rosso, comprato in gloria in una boutique vicino al Ponte Vecchio, con qualche primo e faticoso risparmio, mostrato con orgoglio in dolce sorriso. Ora saluta intorno e poi si volta verso di me e sorride. Sorride attraverso lagitarsi della gente e lo spazio ed il tempo, solo per me. Lo capisco bene e sento un tuffo dentro, come si dice, al cuore, che non sede di un bel nulla di pensieri, amori ed emozioni, ma risente subito nel ritmo appena quel meraviglioso organo che il cervello, registra ed ordina. Dobbiamo schivare qualche persona per arrivare vicini. Siamo di vecchia scuola e non faremmo mai in pubblico effusioni plateali, ma ci stringiamo la mano e io la bacio in fretta, contenendo lo slancio come se fossimo stati lontani tanto tempo. Quasi quarantanni di matrimonio sono una vita e un tessuto di vario intreccio e ineguale splendore, ma a questo punto di provata solidit. Sono felice. Ho avuto, come si dice, cattivi pensieri e cattivi desideri, ma, viva Dio, sono passati come la nebbia al sole al mattino, quando il sole sbuca dai monti e striscia sugli alberi del parco e in poco tempo tutto azzurro. Sono felice di essere in compagnia, di esserti fedele, di provare ora tanta gioia come quando ti aspettavo fuori dal cancello grande cigolante o salivo ad incontrarti nella viuzza tra i bagliori delle vecchie forge. Lalba grigia filtra tra le righe delle persiane. Non si dorme pi profondo come un tempo, ma a una certa et, si dice, bastano poche ore di sonno. Sono subito ben sveglio, come antica consuetudine di molte chiamate in pronta disponibilit. Buon giorno, Maria Sono un po rotto come si conviene a vecchia impalcatura muscolo-scheletrica, ma felice, proprio felice. Un bel sogno, elaborato e completo come di rado accade e che si traduce in sostanza in realt. Al diavolo linterprete impegnato a scandagliare nei sogni il liberarsi di inconsci pi o meno perversi. Questa volta ho sognato chiaro e bene e avremo una bella giornata io, te e la mia piuma bianca sul cappello I sogni qualche volta possono parlarci del futuro, oltre che mescolare tinte e chiaroscuri del passato? Vero che del futuro almeno in parte noi siamo responsabili artefici. Un bel sogno dunque come un lampo di vita bella e Dio solo sa come ricomincerei cantando la nostra storia, lacrime, risa, fatica, lampi di sole e sbiechi di luna e molti crogioli a raffinare questo nostro amore profondo, Maria.
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MARIO SFORZA

Piccola storia del Vesuvio

l vulcano Vesuvio, 1277 metri (pi o meno a seconda delle modificazioni portate volta per volta dalle eruzioni) elemento caratteristico e di notoriet mondiale del paesaggio napoletano, non si guadagnato nei secoli un corredo di miti e leggende come il cugino Etna, sede dell'officina di Vulcano, tomba di Teodorico precipitante sul Gi da qualche cavallo infernale e cos via. Di fatto mentre Mongibello d da sempre anno si sta sperimentando la (per cosi dire) segni di attivit, il Vesuvio per secoli e secoli prima delcoltivazione della lera cristiana rimase del tutto tranquillo. Nulla si diceva tra i primivite nellantico tivi, nulla se ne disse dallVIII secolo con le prime colonie greche e sito campestre via via con etruschi, sanniti, romani. In vero Strabone (nato nel 63 a. degli Scavi; i C.), riconobbe nella sua Geografia (unica opera dellantichit del risultati sono realmente lusinghieri. genere giunta a noi) lorigine vulcanica del monte e segnal lesistenza di pietre eruttive, verosimilmente molto antiche. Le pendici erano intensamente coltivate e quindi abitate. Di particolare pregio erano i vini della zona, spesso chiamati Vesuvinum (oggi Lacryma Christi). Nella zona Spartaco fu assediato dal pretore Clodio Pulcro e riusc a sfuggire attraverso vigneti, fessure e rocce lungo il fianco del monte. Nel 1879 negli Scavi di Pompei venne alla luce un dipinto con il profilo prima delleruzione, evidenda: Manzon temente diverso dallattuale. Dal Domenico. 63 d. C. cominci una attivit di Vini della Campania. notevole portata con una serie di Napoli, Ulisse terremoti che fecero vari danni in & Calipso, tutta la Campania. Il 24 agosto 1992. del 79, dopo violente scosse si ebbe una tremenda esplosione del vulcano. Plinio il giovane descrisse assai bene gli avvenimenti in due lettere a Tacito. Come noto egli si trovava a Misero con suo zio, lo scienziato Plinio il vecchio che comandava quella squadra navale e che cerc

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di portare soccorso ad Ercolano e mor il giorno dopo per una crisi respiratoria provocata dai vapori sulfurei. Tre citt, Pompei, Ercolano e Stabia, furono sepolte con un numero di morti mai calda: GIULIANI GIANBERNARDIN
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Trattato del Monte Vesuvio e de suoi incendi. Napoli, E. Longo, MDCXXXII.


STATO DEL MONTE VESUVIO DOPPO LULTIMO INCENDIO DE 16 DI DECEMBRE 1631.

N. Perrey. f.

colato e risultati archeologici spettacolari. Furono poi segnalate piccole eruzioni nel 202, 472, 512, 685, 993, 1036, 1049, 1139. Il 16 dicembre 1631, anche questa volta dopo diversi giorni di movimenti tellurici, si ebbe una esplosione di attivit vulcanica con gravi danni agli abitati vicini e, si dice, 18000 morti. Negli anni seguenti, senza apparente regolarit, si ebbero altre piccole eruzioni, per lo pi con emissione di lava. Attivit pi intensa fu segnalata nel 176677, 1779, 1794, 1822, 1872, 1906 (con profonde alterazioni del cono terminale della montagna), 1929 ed infine nel marzo 1944, evento questultimo marcato da notevoli disagi per la popolazione gi afflitta dai problemi della guerra. Il governo napoletano (altro segno non negativo di un regime tanto calunniato) fece costruire nel 1844 un osservatorio che da allora segue con grande attenzione tutti i fenomeni
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da: PALMIERI LUIGI. Annali del Reale Osservatorio Meteorologico Vesuviano. Napoli, Detken, 1859.

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POMPEI Eruzione del Vesuvio 1944. Immagine a stampa anni 50. Sul cratere il fuoco; sul Monte Somma, contiguo ad esso, la neve. In primo piano, la Casa Comunale di Pompei.

POMPEI Casa dei Vettii. Amorini vendemmiatori. Immagine a stampa inizi 900.

del vulcano. forse interessante notare come emissioni di gas furono continue o quasi nel tempo, cos che liconografia napoletana, segnatamente le cartoline per turisti, previde almeno fino a tutti gli anni 50 il Vesuvio con il suo bravo pennacchio di fumo. Se ben ricordo cos era in qualche quadro di un tecnicolor non eccelso, ma simpatico, La baia di Napoli con la Loren e Clark Gable. Poi il vulcano smise di fumare e ora, da anni, non ci sono tracce contro il cielo di emissioni neppure gassose. Ci non toglie che gli scienziati definiscano il Vesuvio come un vulcano a rischio di ripresa di pericolosa attivit. Le previsioni sui fenomeni sismici in genere non sono purtroppo ancora precise sui tempi, ma per la zona vesuviana ci sono piani di sgomberi di emergenza per lintensa popolazione sparsa sulle pendici del monte ed stata fatta anche qualche esercitazione. Dobbiamo solo sperare che il vulcano si prenda una vacanza ancora di qualche secolo o almeno si accontenti di qualche sbuffo di fumo di sicuro effetto pittoresco.

La gioia corale degli Amorini lascia presagire che il vulcano si prenda una 18 La Serpe

Il giorno dei morti


Rungu. Distretto di Ituri. Repubblica Democratica del Congo. MARIO SFORZA

uestanno l1 novembre sabato e la festa di Ognissanti, che qui Qmortisar luned 3. dallodistato,meglio radicato quinditradizione non riconosciuta spostata al 2 e il giorno dei Chi noi nella di casa, sostiene che oggi, il 2, il giorno prescritto e tradizionale della visita ai cimiteri. Cos si faceva infatti, anno dopo anno, nel paesino sul lago e la vista dal cimitero, come da diversi altri camposanti della zona, mentre si pregava sulla tomba dei parenti e conoscenti (ci si conosceva quasi, come non pu accadere tra il convulso, vetro e cemento e asfalto della citt, tutti) era ed una delle migliori di tutta la costiera orientale. Qui a Rungu di cimiteri ce ne sono due. Quello vecchio dicono sia piuttosto discosto e siccome la gente non ha un culto particolare a prima vista per i morti, finito il funerale con le sue rumorose cerimonie, pianti, tamburi insistenti tutta la notte e distillati vari, risulta che il luogo mezzo cancellato dallinesorabile avanzare della giungla, che solo il lavoro continuo con il ferro e il fuoco possono contenere. C quello nuovo dunque, raggiungibile in pochi minuti a piedi, saltando dalla strada principale in un sentiero che solo un solco tra le macchie di bamb, tronchi di palme, acacie varie, esauste piante di banane qualche resto di una delle piantagioni di cotone del tempo dei belgi, abbandonata e trista come tutto quello che era allora ordinato e pulito. Dopo un po c uno spiazzo, circa la met di un campo di calcio in larghezza e quasi tutto in lunghezza. Uno spiazzo, per quel che si detto, del tutto rispettabile, almeno fno a che durer. Il terreno in leggero pendio verso il lato di ingresso e per fortuna da due o tre giorni non piove, altrimenti la terra battuta sarebbe una distesa di fango tenace. Ci sono due palme, molto alte, isolate rispetto al bordo della foresta. Non ci sono croci o tentativi di cappella o immagini. C qualcosa di laico in sostanza, tipo Requiem tedesco di Brahams, salvo il clima, visto sulle consuete illustrazioni delle custodie dei dischi, ove di solito c neve abbondante. Le tombe sono una diecina, ciascuna con una piccola targa di latta: un numero progressivo e una piccola croce vera, l si. Due o tre sono delimitate da un rettangolo approssimativo di mattoni piantati di sbieco in terra, sistema di recinsione qui in uso comune per aiuole, vialetti e simili. Alcune
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hanno cespuglietti bassi di piante che forse fioriranno alla stagione secca. Gente intorno non se ne vede, salvo una donna che, carica di fagotti, passa sul sentiero e si immerge subito nella vegetazione. Al contrario in un angolo dello spiazzo passano grufolando due o tre maiali, lasciati come tutti gli animali domestici liberi dallalba al tramonto per nutrirsi alla campagna, sistema economico e naturalmente peso corporeo assai minore a quello ottenibile da noi. Il sole ora alto e caldo e le nuvole ammassate al solito ad oriente non sembrano minacciare scrosci imminenti. Il verde intorno carico e convulso nellintreccio di rami, liane, foglie marce. C un albero isolato a qualche decina di metri e questo ha tanti nidi e una allegra circolazione di piccole rondini bianche e nere. Ecco, ora vengono avanti tre ragazze sui quindici anni, maglietta bianca e gonna
C un albero isolato a qualche decina di metri e questo ha tanti nidi e una allegra circolazione di piccole rondini bianche e nere PAESAGGIO ZAIRESE. Olio su cartoncino, 1985. Foto Ilenia.

nera della scuola secondaria, abbigliamento non da brousse, ma oggi domenica. Sfilano, una un po sgraziata, due con landatura veramente splendida delle donne africane, si dice per labitudine fin dalla prima infanzia di reggere pesi sul capo, quindi a schiena ben diritta. Hanno i coltellacci di qui (in altro paese noti come panga), che servono per farci strada nel sottobosco, a tagliare rami svariati per diversi usi, dalla scope ai tetti delle capanne alla legna da ardere. I tagli della foresta sono condotti spesso con una estensione ed approssimazione tali che sembrano mostrare che i danni ambientali sono un rischio della vita umana di tutte le razze. Ci guardano appena; il prestigio dei bianchi basso e comunque molte di loro sono timide, tanto che in ambulatorio bisogna sempre invitarle a parlare pi forte
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ed insistere che si esprimano in francese, lingua che apprendono passabilmente a scuola. Vanno a tagliare fasci di quelle lunghe foglie usate per coprire le abitazioni, pu darsi per le loro famiglie, pu darsi per i loro insegnanti. Oggi non giorno di scuola, ma noto che le lezioni terminano spesso in anticipo e gli allievi sono spediti in giro con qualche compito, compresi dei piccolini, che trascinano coltellacci quasi pi grandi di loro. Sembra che da anni lo stato non paghi i dipendenti o solo dia saltuari anticipi e sono solo i vescovi cattolici a provvedere, come possono, agli stipendi degli insegnanti delle loro scuole, che sono quindi le sole a funzionare regolarmente. Le ragazze si addentrano dunque nella boscaglia e a noi vengono subito in mente i serpenti, che sono pericolosi, ma a cui tutto sommato la gente bada poco, pur scalza o con i consueti sandali aperti, ritagliati da vecchi copertoni dautomobile. Giusto uno di noi accenna agitato a un lungo filo verde, che sembra si stia svolgendo da un cespuglio un po discosto: mamba! Per fortuna, osando avvicinarsi un poco, si accerta che si tratta di un pezzo di liana. Stiamo finendo le preghiere dei morti, pensando ai nostri lontani, quando ripassa di corsa uno dei maiali, che scacciamo con un vago senso di sacrilegio, ma anche di solidariet con lanimale impegnato a nutrirsi a nostro vantaggio finale. Anche in ospedale, che solo in parte cintato, si trovano galline e in qualche occasione i bravi suini. Al ritorno, mentre arranchiamo sulle asperit scavate nella strada dalle varie stagioni piovose, tra qualche brandello della pavimentazione, in solidi mattoni del solito tempo dei belgi, abbiamo la possibilit di contattare il mondo locale al naturale. I gruppi di capanne sono numerosi e disposti senza un apparente ordine. I campi coltivati sono lontani. La gente in genere si divide per et. I pi piccoli, spesso in cenci, qualcuno con il pancino gonfio, molti con occhi cisposi, ci guardano con attenzione. Quelli che frequentano la scuola materna, che sostenuta dai missionari laici, sono espansivi, simpatici e salutano, arrivando a frotte per stringerci la mano. Poich le missionarie sono demoiselles, a me si rivolgono con grande seriet come demoiselle docteur. I vecchi in genere saltano, molti in francese, perch hanno lavorato nelle piantagioni di caff o di cotone, che in parte hanno, retto sino al 1982, quando Mobutu ha proceduto alla completa zairezzazione del paese, mandando tutto in rovina. I giovani ti ignorano o ti guardano con aria di superiore distacco. In bicicletta ti sfiorano senza complimenti e con qualche rischio, poich non hanno freni e tanto meno campanelli. Qualcuno che ci ha conosciuto in ospedale un poco pi cortese. A proposito delle biciclette, che qui sostituiscono non solo i rari automezzi, ma anche gli inesistenti animali da soma, la vista di un malato grave o di una partoriente, appollaiati sul sellino posteriore in fibre di palma, sostenuti ai lati da un codazzo di parenti, che spingono il mezzo, uno spettacolo tra i pi tristi di questo paese senza
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infrastrutture. Di domenica non mancano gruppi chiassosi, intorno a qualche mangiacassette e soprattutto a contenitori di liquidi, senza dubbio alcolici, visto che in ogni parte della terra gli uomini sono riusciti a distillare qualche cosa dai vegetali, dai cereali, dalla frutta con pari risultati la sera dei d di festa! I morti sono qui molti e precoci, rispetto allItalia, ma le tombe viste ci sembrano poche. Ecco che qualcuno ci chiama dal bordo della strada. una donna molto vecchia, curva e sdentata, in cui tra gli stracci si riconosce un sorriso. Parla nel dialetto locale, per me incomprensibile, ma nota a quelli del gruppo che risiedono da anni in paese e possono anche conversare. La seguiamo verso la sua capanna. Davanti c una tomba, con una fila regolare di mattoni intorno, un crocefisso da un capo e dallaltro una piantina, che mi sembra una delle tante orchidee umili che si trovano nei prati e sugli alberi. Se colte, come tutti i fiori qui, appassiscono in 24 ore. Mi spiegano che la tomba del marito, con cui ha condiviso una lunga vita, con dodici figli, nipoti e pronipoti, molti dei quali vivono nelle capanne circostanti. Una breve ed acuta malattia aveva colpito i due coniugi e lui era morto e subito dopo, mentre lei era ancora in pericolo di vita, le era apparso in sogno invitandola a restare ancora un poco con la sua grande famiglia. Era quindi guarita e cercava di badare ai pi piccoli come le forze le consentivano: sempre di meno, ma senza ansia od angoscia. Sentendo la storia mi viene subito in mente la dolcissima favola di Filemone e Bauci in altrettanto tenera versione africana ed anche una intervista senza speranza, forse lultima, di Norberto Bobbio, che parlava di discesa progressiva ed inarrestabile da gradini non pi risalibili. Ebbene qui cera il ricordo di un lungo affetto, di una costante fedelt, rari brillanti in un paese danimo poligamo, il soffio di una speranza dimmortalit come solo la religione pu concedere agli uomini. Dopo una preghiera ben dovuta, stringiamo una serie di mani. La vecchia ci saluta con una sua composta dignit. Mi ricordo che contro il muro della chiesa, sul lato occidentale, c la tomba, con marmo e fotografia, del primo catechista indigeno della zona, collaboratore fedele dei primi padri domenicani belgi arrivati a fondare la parrocchia nel 1903. Il buon vecchio risulta morto a oltre 80 anni, et del tutto ragguardevole da queste parti, segnate da malattie, malnutrizione e violenze. Cos c da pensare che non pochi morti vengano tenuti vicino alle loro case, comunque non sepolti nei cimiteri e, correggiamoci, tuttaltro che dimenticati e trascurati. Allospedale di Neysu un frate medico di particolari virt religiose e scientifiche, ha la sua tomba al centro del grande cortile, nei pressi della cappellina con una fila di panche, luogo comune di preghiera e di riunione. Per noi discendenti dalle famose leggi napoleoniche, motivo di meraviglia e quasi di sgomento. A ben pensare, anzich le file di monumenti, obelischi, frasi fatte e conseguenti tentazioni tipo Spoon river, viali inghiaiati
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e cipressi delle nostre cittadelle dei morti, questa famigliarit tra vivi e defunti, fatto salvo il concetto che comunque qui restano le ossa e lo spirito in ben diverse dimore, sembra da un alto sfumare il gran solco, dallaltro avvicinare con ricordi le generazioni. Forse il Poeta ha ben ragione con: sol chi non lascia eredit daffetto, poca gioia ha dellurne. Con qualche correzione ideale allincredulo e grande Foscolo, la scelta di tenere vicina la tomba, antichissima consuetudine umana, alla vita di ogni giorno, pur sempre testimonianza daffetto e quindi di ricordo e di comune crescita culturale. Confesso di avere qualche profonda nota pessimistica sul nostro mondo (non su quello eterno). m. s. Mario Sforza, medico e scrittore. Non pi. Questa tremenda estate ce lo ha portato via insieme con il suo sorriso, la sua bonomia, la sua, mai ostentata, sapienza. Quando i nostri occhi scorreranno queste righe, in filigrana, potranno vedere anche la dignit e la sofferenza, con cui si muoveva fra le rovine di Pompei al braccio della consorte (Maria) e sorretto dallamico bastone. Fu medico, chirurgo e scrittore: ma chi lo conobbe fin dagli anni, prima del liceo e poi delluniversit, lo rivede, con cuore gonfio di mestizia, brillante studente, primario chirurgo su quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, chirurgo volontario sotto i cieli dAfrica, sempre pronto a lenire le sofferenze altrui, amministratore avveduto, politico lungimirante in una pluralit di doti e in una costanza di dedizione che configurano in concreto il Maestro di vita. Gianfranco Brini Calolziocorte, agosto 2006 Ottempero ad un dovere sacro: onorare la memoria di uno scrittore di razza: Mario Sforza. Ecco qualche pagina della sua vasta opera letteraria; alcuni suoi lavori pi recenti (forse gli ultimi), passionali, dotti, profondi. Tutto quel che abbiamo in redazione lo pubblichiamo in segno di riconoscenza per un Medico - Uomo Umanista. Con tristezza Lo ricordo al Congresso di Pompei e Lo rivedo emaciato, silenzioso, stanco e, anche se straziato dal dolore, altero, dignitoso, indomito. Nicola Avellino Pompei, settembre 200
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FRANCO NOME COGNOME DIONIGI

Una sera a Pompei


A Nicola Avellino, medico in Pompei

os lArte, Nicola, di cui tanta parte vivi? Imitazione della natura secondo gli antichi. Cos mi piace pensare pure arte la tradizione che ancor perdura, dei botti in piena luce, imitazione di lapilli, scongiuri alla paura, allira dello sterminator vesevo. A sera, nei giardini, di l da venire, del santuario e campanile, solo sedevo su una panchina. Voi permettete ? disse il soldato con un inchino e vacillando allaltro estremo sedette, profilo lapidario, sotto lelmo etrusco o del Sannio. Frattanto il sangue sgorgava dalla ferita. Il meglio feci dellarte mia. Etica, Rigore di Scienza, Poetica.] Ecco la triade, o Avellino di cui abbisognava per lArte il mio amore! E sopra, pi alta dellerudizione,

della dizione in versi, delleruzione crudele che copre e conserva, ultima Musa una fantastica compagnia! San Mauro Torinese 30/5/2006

POMPEI Il Campanile monumentale. Immagine a stampa 1950.

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Sul treno Napoli-Bergamo il 28 maggio 2006

CESARE PERSIANI

l 55 congresso dellA.M.S.I. si chiuso. Scrivo a cuore caldo, e non perch io tema che i ricordi possano svanire col tempo, (che mai lo scorrere degli anni li potrebbe cancellare) ma perch il suddetto cuore trabocca, e urge sollevare il coperchio. Cominciamo dalla luce di Pompei. Quel luogo che fu in anni remoti risonante di lieti commerci, di svaghi e tripudi, ma anche di subitanei e distruttivi terrori, stato per noi, in questi giorni, un bagno di luce. Si levavano nel sole gli inni dei devoti che si affollavano in cortei salmodianti intorno alle sacre mura di Bartolo Longo, in abiti colorati e con visi allegri, e rifluivano poi alle bancarelle dei souvenirs e dei gelati. Tra le splendide rovine della citt morta che ogni giorno rivive, risuonavano i mille idiomi dei turisti, il didascalico perorare delle guide, e anche l comandava il sole, imperioso e ridente Su tutti vegliava la stupenda torre che lasciava cadere rintocchi festosi e insieme ammonitori dai bronzi delle campane e squilli di richiamo inudibili, ma non ignorabili, dal bronzo di angeliche buccine. Ma, se la luce del cielo allagava ogni nostro passo, fu alla Collina SantAbbondio che luce e calore e gioia abbracciarono ognuno dei congressisti. Fummo accolti non come ospiti ufficiali e precari ma come amici veri in unagape fraterna, come fratelli, tutti, anche quelli, ed erano i pi, che mai avevano conosciuto prima i padroni di casa. E nessuno ebbe la sensazione di incontrare dei padroni di casa. Fummo abbracciati da Nicola e Gianna con una spontaneit toccante, sembravano l ad aspettarci da sempre, n mostravano in nessun modo la fatica che pure li avrebbe dovuti toccare per tutti quei pre-

POMPEI Il Campanile monumentale, uno dei quattro angeli di bronzo. dal bronzo di angeliche buccine. Foto Ilenia.

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POMPEI Collina SantAbbondio. Tempietto dedicato alla Madonna delle Grazie ed a SantAbbondio. (20 ottobre 1895). Foto Ilenia.

parativi, e nemmeno le ansie e le tensioni che sicuramente i due ospitanti avevano dovuto superare nei giorni precedenti. Lalbero nella notte dellincontro brillava magicamente di mille piccole luci. Era vera festa; fu vera gioia per tutti noi. Scoprivamo che, attraverso labnegazione dei due incomparabili coniugi, potevamo veramente sentirci solidali, potevamo rilassarci e sorriderci lun laltro; i simposi festosi tra i bicchieri sempre rigorosamente mezzo pieni (come da disposizione superiore, poco democratica ma facile da obbedire) ci hanno riunito ed esaltato. Vini ottimi, cibi come quelli dellantica gente vesuviana, nei quali la semplicit era pari alla gustosit, hanno ristorato i nostri palati. Dibattiti e relazioni di cultura raffinata, piani e sereni come quelli del Portico di Atene, hanno ristorato la nostra mente, ogni giorno ci hanno insegnato cose nuove, in unatmosfera di ritrovata concordia. N mancata larguzia di qualcuno che ha infiorato di battute salaci e divertenti le pause tra gli incontri; non mancava il suono delle chitarre, lo sgangherato ma volenteroso cantare dei Bergamaschi, le stravaganti liriche battigallogiacomiche, addolcite dalla voce melodiosa della Paoletta che cantava la poesia del suo sposo traviato e incorreggibile. Molte cose nuove in discendo et ludendo abbiamo imparato dai dotti relatori che ci hanno elargito pagine di grande interesse (mentre il maestro Casaglia guidava da gran direttore unorchestra perfetta ed
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invisibile), relatori che non voglio elencare per il timore di dimenticarne qualcuno; ci siamo rimpinzati di libri e di facezie. Forse unico rimpianto: n Rosetta, n Patrizia, n il Magri ci hanno voluto fare il dono di recitare loro versi; ma giuro che lanno prossimo li estorceremo a quei riluttanti! Rinunciatario il pluridecorato Devoti, bisognava eleggere il nuovo Presidente della nostra formidabile Associazione. E chi, se non questo Avellino, poteva essere eletto? Attento a ciascuno di noi, ironico e stimolante sempre, vulcanico come la sua montagna, solerte come un pap e trepido come una mamma; sempre saltellante di qua e di l come un grillo, sempre attaccato ad un telefonino

Don Bartolo con i suoi figli.

Grande casa dei libri. Particolare; sala lettura. Foto Ilenia.

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un cherubino che sgusciava instancabile tra noi scuotendo unaureola di riccioli biondi e battendo le manine, felice di tanto chiasso; Foto Umberto Bifulco.

COLLINA SANTABBONDI
O

Acquerello di Domenico Paduano, 1970.

(che pur ignora nelle sue funzioni pi elementari); sempre in contatto con laltra potente quanto graziosa centrale direttiva detta Gianna E i bicchieri erano sempre mezzo pieni. Don Bartolo evidentemente vegliava sulla scapestrata combriccola; e tutto andato benissimo. Ma lapoteosi stata nella Grande Casa dei Libri e dei Bicchieri; l ci siamo abbracciati il primo e lultimo giorno, mentre un filosofico cane ci teneva bonariamente docchio e la chitarra aitiniana dava nostalgici tocchi. E non potremo mai scordare il prodigarsi dei figli dellAnfitrione, belli di viso, alacri e gentili di cuore! Il Congresso di Pompei finito. Se raccolgo i miei pensieri su questi giorni, mi avvedo che limmagine pi viva, pi dolce nel ricordo, stata quella di alcuni lieti bambini che ci sorridevano tra le mense; e di quello pi piccolo, in specie, un cherubino che sgusciava instancabile tra noi scuotendo unaureola di riccioli biondi e battendo le manine, felice di tanto chiasso; (non era dunque vero quello che nonni e genitori avevano detto, cio che sarebbero arrivati signori importanti e seriosi, questi qui son pi bambini di me, si capisce subito). Era la cosa pi bella: un simbolo. Grazie di tutto, Gianna e Nicola, carissimi per sempre: questo Congresso stato il vostro. Il bicchiere ora tutto pieno. Il Congresso del 2006 finito. Il Congresso di Nicola e Gianna non finir mai pi.
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Diario
Mercoled 24 - Domenica 28 Maggio 2006

JOS PEVERATI

24 MAGGIO. Giungiamo tutti, o quasi, nel pomeriggio. Alloggiamo al Forum o al S. Caterina, due alberghi vicini tra loro. La sera veniamo ospitati per la cena alla Taverna del Lazzarone, che nessuno del personale degli alberghi conosce. In realt si tratta della casa del collega Avellino, che con la moglie Giovanna e con i sei figli, pi generi, nipoti e cugini, ci accolgono familiarmente con disponibilit e affetto e ci servono a puntino cibi squisiti. 25 MAGGIO. Ci rechiamo in Municipio dove, nella Sala consiliare, veniamo ricevuti dalle Autorit civili e religiose. Apertura Congresso del nostro Presidente uscente Luigi Devoti e brevi cenni di saluto delle Autorit, con gli auguri per il felice svolgimento del nostro Congresso. Cominciano le relazioni. Valentino Venturi inizia parlando di Bartolo Longo e della devozione alla Madonna di Pompei, Franco Verde ci presenta una relazione su Giovanni Petragnani, medico insigne. Mario Sforza ci parla del Vesuvio, della sua pericolosit e delle varie eruzioni fra cui la pi tragica distrusse Pompei. Giovanni
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POMPEI La Taverna del Lazzarone, ingresso. Foto Ilenia.

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Magri ci dice di due lettere interessantissime di Plinio il Giovane, che assistette alla catastrofe, in cui perse la vita lo zio, Plinio il Vecchio, nel 79 d.C. Rosa Barbagallo ci racconta larte culinaria a Pompei antica. Gherardo Casaglia ci descrive lopera lirica Lultimo giorno di Pompei di Pacini e ci fa gustare alcuni brani scelti. Dopo il pranzo al ristorante z Caterina, nel pomeriggio veniamo accompagnati in pullman a Boscoreale. Entriamo nel Museo Antiquarium inaugurato nel 1991. Ci accoglie la dottoressa Stefani, che con grande competenza e passione ci illustra i vari reperti. Allinizio della rassegna c la copia di un affresco, raffigurante il dio Bacco vestito di un grappolo duva. A lato si vede il monte Somma ricoperto di vigneti e il vulcano Vesuvio. In primo piano raffigurato un serpente, che era ritenuto di buon auspicio. Notevoli gli oggetti conservati nelle vetrine: utensili, vasi, vetri, anfore, fossili, corna di caprioli, cervi ecc. od anche oggetti ricavati dalla loro lavorazione, come punteruoli, aghi, fusi, cardini, dadi Poi utensili di metallo, quali seghe, roncole, accette, falci. Bello un affresco rappresentante un giardino con fontane, statuette, e le foto di mosaici raffiguranti vari tipi di pesci. Sono anche conservati i resti fossilizzati di legumi, ortaggi e frutta come lenticchie, fave, fagioli, fichi, mandorle, noci, cereali di varie qualit e macine per la loro lavorazione. Inoltre formaggio, uova; c anche il calco di un maiale, in cui le ossa sono autentiche, e quello di un cane legato alla catena. Al centro di una sala ci sono vetrine, con reperti di piante e animali utilizzati per fare tessuti, medicine, articoli per cosmesi ecc.; c anche un frantoio per olive. Vediamo anche una sfinge di marmo e oggetti che vengono da una villa di Boscoreale. C la raffigurazione di un santuario, il calco della testa di una donna avvolta in una sciarpa (forse usata per proteggersi dalle polveri e dai gas), il plastico della villa, vari oggetti anche di valore o la rappresentazione di essi. Molti furono venduti al Louvre. In unaltra sala conservato un magnifico affresco rinvenuto in una cucina di una villa a Terzigno. In basso c il serpente che era di buon auspicio. In alto c il sacerdote con lara per il sacrificio, ai due lati i Lari a cui si offrivano per la famiglia i doni, raffigurati in alto, sulla sinistra del quadro: la testa di un maiale, salsicce, un prosciutto e unanguilla. Alluscita del Museo c un plastico, con i vari strati del terreno, relativo alle diverse fasi delleruzione. Si va a Torre Annunziata, antica Oplontis, a vedere la Villa cosiddetta di Poppea, scavata dal 1964 all84. una villa faraonica, appartenente alla gens Poppea, di origine campana, da cui faceva parte lomonima seconda moglie di Nerone, uccisa (incinta) con un calcio dal
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marito. In Oplontis cerano diverse ville di persone abbienti. La villa che visitiamo non ancora stata scavata completamente. Entriamo dalla parte posteriore in cui era situato il giardino (Viridarium). La costruzione era divisa in due parti: quella occidentale dove erano ubicate anche le terme e quella orientale, dimora familiare. In quasi tutti i locali cerano affreschi, alcuni ancora ben conservati e di squisita fattura. La disposizione dellatrio fa pensare che lingresso fosse sul lato meridionale. La costruzione di questa villa risale al I sec. a. C. fino al II d. C., ma pare che prima delleruzione non appartenesse pi alla famiglia Poppea e che il nuovo proprietario stesse facendo eseguire dei lavori di ristrutturazione.Vediamo la parte di rappresentanza, con cucina, altro piccolo atrio, impluvium con apertura nel tetto e con vasca per la raccolta della pioggia. Intorno sono gli ambienti termali con calidarium, tepidarium, ecc. Affreschi del II stile con accenni di prospettiva ( proprio del I sec a. C. e del I d. C. Il III stile fu invece pi sbrigativo, raffazzonato, il IV infine fu un ulteriore miglioramento). Attraversiamo molte stanze soffermandoci ad osservare affreschi tra cui nature morte molto vive, fino a giungere alla lunga piscina. Qui cerano anche molte statue. Lateralmente tanti saloncini decorati con quadretti di paesaggi agresti ed ancora
OPLONTI Nature morte molto vive. da: AA.VV. Panatenee Pompeiane 1989. Milano, F. M. Ricci, 1989.

nature morte. Sono stati rinvenuti tanti oggetti, ora conservati a Napoli. Tra le anfore ne stata scoperta una con la dicitura: Secundo Poppeae, per cui lattribuzione della villa sembra sicura. Dopo la cena al ristorante zi Caterina, eleggiamo il nuovo Consiglio, i cui componenti sono segnati nellelenco. Si tiene poi lassemblea, sorge qualche contrasto, cos decidiamo di andare a dormire, sperando che dopo il riposo molte controversie si appianino. Ed infatti sar cos.
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26 MAGGIO. Venerd, entriamo in zona scavi di Pompei antica dove rimarremo circa tre ore. Le mura sono circa 3 km ed 8 sono le entrate: costeggiamo una zona di monumenti funerari (necropoli di Porta Nocera), ed entriamo in citt per la Porta stessa, in zona periferica. Molte strutture sono fatte di blocchi di tufo. La citt fu fondata nel II sec. a. Cr. dalla popolazione locale, gli Osci, poi grecizzati ed influenzati anche dagli Etruschi. Pompei che pu significare secondo alcuni il numero 5, era un porto, citt di mercanti arricchiti. Poi con leruzione, come si sa, rimase pietrificata e sepolta per quasi 2000
POMPEI SCAVI In primo piano Luigi Baldassarre; a destra, il Monumento (Enrico Aitini). Foto Cesare Persiani.

anni. Con gli scavi stato ritrovato tutto quanto conteneva, ogni cosa catalogata e trasportata nei musei, specie a Napoli. Nel 1738 iniziarono gli scavi ad Ercolano, di cui tornato alla luce solo il 19%, per motivi anche di durezza, di densit dei materiali lavici che si sono accumulati per 25 m di altezza. A Pompei, che a 17 Km a sud del Vesuvio, vulcano esplosivo, gli scavi iniziarono 10 anni dopo, ma il 65% del materiale gi stato ritrovato. Vediamo in un vigneto una lunga vetrina con i calchi dei corpi di alcune vittime. chiamato lorto dei fuggiaschi. Erano sepolti sotto 9-11 m di cenere ed il materiale era meno compatto di quello di Ercolano, ma molti abitanti sono morti per asfissia. Durante leruzione il golfo rimase al buio tre giorni e tre notti. Le strade sono lastricate e portano i segni lasciati dalle ruote dei carri che erano tutti della stessa misura. Vediamo la palestra grande, al centro della quale c unenorme piscina, a dimensione olimpionica. Il tetto un rifacimento perch crollato col peso delle ceneri. A Pompei c un anfiteatro e ben due teatri. Percorriamo la via princi32 La Serpe

POMPEI SCAVI Necropoli di Porta Nocera. Seduto su una pietra Ferruccio De Stefano, di profilo, Luigi Devoti. Foto Cesare Persiani.

pale dellAbbondanza e ci fermiamo nella casa detta della Venere in conchiglia per laffresco che la caratterizza: ingresso, atrio, tablinum (tavolo) Hortus, studio da ricevimento, sala da pranzo (triclinium) impluvium, che raccoglie acqua piovana. Altra casa di Ottavio Quartio, che in realt apparteneva a Loreio Tiburtino. Davanti alla porta: sedili in marmo per i clienti, che facevano la propaganda elettorale. In fondo a sinistra due ninfei. Ai lati delle strade: varie botteghe, fra cui dei luoghi di ristoro con contenitori di terracotta per vino, fagioli, grano, ecc. Dagli archeologi la citt e stata divisa in settori ed ogni casa stata segnata con numeri per facilitarne lo studio. In un locale vediamo un larario dipinto. In basso ci sono i serpenti, in alto, nel mezzo il proprietario, ai suoi lati i due Lari e dopo di questi Mercurio e Bacco. Ai muri si osservano scritte per la propaganda elettorale (niente di nuovo sotto il sole!). Vediamo una panetteria, con forno e macchine per la macinazione ecc. Passiamo vicini ai lupanari e al tempio di Iside, il culto della quale era introdotto anche a Roma. Non riusciamo ad entrare nella zona delle Terme perch c troppa ressa. Andiamo presso il Foro triangolare e al Teatro. Qui si facevano le gare delle corse. Dallalto vediamo un attimo il Teatro grande, poi si arriva al Foro, molto vasto, dietro il quale troneggia il Vesuvio. Da un lato c ledificio di Eumachia dove si vendevano le lane. Nel Foro erano sistemati gli uffici amministrativi, i mercati pi importanti, i templi, le tribune ed era il centro della vita cittadina. Nelle vicinanze c il ristorante e l ci fermiamo per il pranzo; tavoli imbanditi nellambulacro delle Terme del Foro, ambiente archeoLa Serpe 33

logico di suggestiva bellezza. Vivande gustose, innaffiate da vini del Vesuvio. Nel pomeriggio torniamo in albergo, poi ci rechiamo in Sala consiliare per sentire le altre relazioni. DAgostino parla della natura, paesaggio e simili. Cusmano ci dice di Pompei e del suo genius loci: Amedeo Maiuri. Petrone ci intrattiene su : Le controverse origini di Pompei, morta nellagosto 79 e ci racconta di quella odierna che sorge attorno al Santuario della Madonna del Rosario. Perch quel nome? Non risposta univoca. Deriver dagli Osci che chiamavano pompe il n 5? (quinque per i latini). Brini infine ci racconta: La cena di Trimalcione, con principali ingredienti: olio, vino, grano, tuttora componenti della dieta mediterranea. Passiamo a Villa dei Misteri per la cena importante, Ristorante M.E.C. Durante il pasto e soprattutto alla fine ci fanno ascoltare musica partenopea con revival di canzoni di Roberto Murolo. Esibizioni gradite di Aitini e Ruggeri. Una piacevolissima serata. 27 MAGGIO. Sabato, si va al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fondato da Carlo III di Borbone, ultimo erede di Elisabetta Farnese. Il Museo inizialmente era il palazzo dei Regi Studi. La maggior parte dei marmi in esso contenuti sono copie romane di originali greci. Fra le innumerevoli statue notiamo i tirannicidi, Armodio e Aristogitone, lErcole Farnese (Scavi delle terme di Caracalla). Leroe si sta riposando dopo la XII fatica. Vediamo poi lArtemide di Efesia e il gruppo eccezionale del toro Farnese, in cui Anfione e Zeto, figli di Antiope, che si trova dietro prendono il toro per le corna. Devono punire Dirce, la zia, sul davanti, colpevole di aver sottratto i figli alla
POMPEI SCAVI In primo piano da sinistra le Tre Grazie: Edme Laudieri, Patrizia Valpiani, Ruggeri Ida Maria. Foto Cesare Persiani.

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POMPEI Visione panoramica dallalto del Campanile. Foto A. Quaglia, Roma.

madre e di averla fatta impazzire. Anteriormente ancora al gruppo, ci sono le statue di un cane e di un pastorello. Passiamo in mezzo a tante altre statue, a ritratti di imperatori romani. Scendiamo al piano inferiore dove in 5 sale sono esposti oggetti di collezioni egizie. Ci sono tante statuine (365 ogni tomba), vasi canopi, corredi funerari, cassette porta statuette, coperchi e contenitori di mummie, amuleti ecc. Saliamo al primo piano: esposizione di mosaici in bianco e nero o policromi, provenienti da Ercolano e Pompei (Casa del Fauno), la battaglia di Alessandro Magno, molto grande, capolavoro assoluto ed altri vari pi piccoli ma bellissimi. Entriamo poi nel gabinetto segreto, immagini spinte, os, che inizialmente era interdetto a tutti. Si sale ancora. Sul pianerottolo c la statua di Ferdinando IV. Passiamo in un enorme salone, alle cui pareti in alto sono appesi numerosi dipinti. Si pu considerare quasi Osservatorio astronomico perch sul pavimento c una striscia con i segni zodiacali dei mesi. Da una fessura sul soffitto un raggio di sole colpisce il segno corriLa Serpe 35

spondente al periodo dellanno. Sul soffitto un affresco raffigura Ferdinando e la moglie austriaca. In mezzo alla sala c la statua dellAtlante Farnese che regge il globo terrestre. A pian terreno c la mostra degli Argenti, esposto vasellame di ogni genere con oggetti ornamentali o di uso comune. Pranzo ancora da z Caterina. Il pomeriggio si sale sul Campanile eretto 81 anni fa, nel 1925. Si pu ammirare il mare, il Vesuvio ed il bel panorama della citt. Nel pomeriggio premiazioni dei concorsi La Serpe dOro ed Aesculapius. Poi veniamo premiati tutti per aver partecipato a questo meraviglioso Congresso. A cena andiamo di nuovo a casa di Nicola, neo presidente, dove Giovanna e figlie ci hanno preparato pizze e tanti stuzzichini. Si mangia troppo, ma siamo insieme ad amici e ci divertiamo un mondo. Si raccontano barzellette, Paola canta una canzone composta da Oreste, il marito; Aitini, Ruggeri e Casaglia, accompagnati da noi tutti, suonano e cantano allegramente in mezzo a tanti amici in questa atmosfera simpatica dove laccoglienza sincera, spontanea, affettuosa. Visitiamo la casa degli Avellino e la biblioteca che ci fa restare sbalorditi. Ringraziamo i nostri amici. Non ci sono parole adeguate. Ci salutiamo tutti, dispiaciuti di lasciarci, e ci diamo appuntamento lanno prossimo a Ravenna.

SPECCHIO Pompei Sovrintendenza Archeologica, inv. 43769. da: AA.VV. Argenti a Pompei. Verona, Electa Mondadori, 2006.

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Congressi A.M.S.I.

JOS PEVERATI

SEDI
1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976

ORGANIZZATORI

Torino Bologna Roma Napoli Sanremo (Imperia) Verona Cagliari Modena Montecatini Terme ((Pistoia) Milano Varese Milano Bari Bergamo Firenze Vallio Terme (Brescia) Marco Marzollo Chianciano (Siena) Boario (Brescia) Abano Terme (Padova) Francavilla (Chieti) Orvieto (Terni) Sanremo (Imperia) Francesco Bronda Numana (Ancona) Casciana Terme (Pisa) Mantova

Si desiderano notizie per il completamento dellelenco.

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SEDI
1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

ORGANIZZATORI

2005 2006
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Carlo Cappelli Albino Tonelli Giuseppe Amorese Luigi Devoti Anna Chiara Morrica Bruno Sabatini Maria Teresa Petrini Fernando Petrone Marco Marzollo Domenico Teti Jos Peverati Franco Cusmano Silviano Fiorato Gubbio (Perugia) Giovanni Turziani Giulianova Teramo Luigi Gasparroni Monsummamo Terme (Pistoia) Vilmo Cappi Fiuggi Terme (Frosinone) Alberto Arcioni Verona Marco Marzollo Volterra (Pisa) Valentino Venturi Versilia (Lucca) Patrizia Valpiani Isernia Luciano DAgostino Grosseto Valentino Venturi Fermo (Ascoli Piceno) Giovanni Zamponi Palestrina (Roma) Luigi Devoti Rodig (Mantova) Enrico Aitini Rieti Alessandro Pap Lucca Dino La Selva Bergamo Gianfranco Brini Cesare Persiani Valentino Venturi Acireale (Catania) Rosa Barbagallo Pompei (Napoli) Nicola Avellino
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Spoleto (Perugia) Ascoli Piceno Trento Trani (Bari) Castelli Romani (Roma) Verbania LAquila Cagliari S. Felice Circeo (Latina) Vallio Terme (Brescia) Copanello Lido (Catanzaro) Ferrara Rapallo (Genova)

PARTECIPANTI AL CONGRESSO DI POMPEI 2006


Giovanna e Luigi Gentilini Roma Alda e Franco Cusmano Genova Cristina Negri Trecate (Novara) Rosa Barbagallo e Alfio Vecchio Acireale (Catania) Gabriella e Gherardo Casaglia Bologna, Parigi Silviano Fiorato Genova Valentino Venturi Bergamo Lidia e Cesare Persiani Bergamo Paola e Oreste Battigalli Roma Gabriella e Giovanni Magri Milano Nicolina e Ferruccio De Stefano Frosinone Patrizia Valpiani Torino Dino La Selva Lucca Maria E. e Enrico Aitini Mantova Mariolina, Luigi e Alessandra Gasparroni Teramo Fulvio Rogolino Torino Leontina e Ren Tione Milano Maria Luigia e Gennaro Pasquariello Milano Teresa e Carlo Camerani Ravenna Giovanna e Nicola Avellino Pompei (Napoli) Emilio Cirillo Pompei (Napoli) Edme Laudieri Bolzano Anna e Jos Peverati Ferrara Graziella e Gianfranco Brini Bergamo Luigi Devoti Roma Luciano DAgostino Isernia Igea e Fernando Petrone Latina Maria A. e Mario Sforza Lecco Maria Pulvirenti e Franco Verde Acireale (Catania) Sigrid e Luigi Baldassarre Roma Ida Maria e Giuseppe Ruggeri Messina Carmine Melino Roma

PARTECIPANTI TRA I FINALISTI DEL PREMIO LA SERPE DORO


Giovanna e Alfredo Caseri Franco Dionigi Elisabetta Muccioli - Daniele Visani
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2006
Villa dAdda (Bergamo) San Mauro Torinese (Torino) Repubblica di San Marino
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ELEZIONE CONSIGLIO DIRETTIVO A.M.S.I. POMPEI, 25 MAGGIO 2006 VOTANTI


Hanno ottenuto voti: Nicola Avellino Gherardo Casaglia Luciano DAgostino Rosa Barbagallo Giuseppe Ruggeri Patrizia Valpiani Gennaro Pasquariello Franco Cusmano Cristina Negri Luigi Gentilini 28 27 17 17 16 16 15 14 10 9 8

CONSIGLIO DIRETTIVO A.M.S.I. POMPEI, 26 MAGGIO 2006


Nicola Avellino Gherardo Casaglia Luciano DAgostino Rosa Barbagallo Giuseppe Ruggeri Patrizia Valpiani* Gennaro Pasquariello
Armilla doro a forma di serpente. Logo del Premio La Serpe doro 2006. da: ZEVI FAUSTO Pompei. Ed. Banco di Napoli, 1992; vol. 2. * Per dimissioni (4/8/2006), subentra:

Presidente Vice Presidente Consigliere - Rapporti UMEM Segretaria - Tesoriera Consigliere - Rapporti Stampa Redazione de La Serpe Consigliere Franco Cusmano.

REVISORI DEI CONTI


Dino La Selva Jos Peverati

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Le radici cristiane dellEuropa

FRANCESCO SINDONI

l 29 ottobre 2004, a Roma, 25 Stati membri hanno firmato la Costituzione europea, che pi un Trattato fra gli Stati che una Costituzione. Il documento deve essere ratificato da ciascuno degli Stati, con procedura parlamentare, com avvenuto in Italia, o con referendum, com accaduto, con solenni bocciature, in Francia e in Olanda. La strada ancora lunga: alcuni Stati emetteranno il loro verdetto entro il 2005, altri, Gran Bretagna e Irlanda, nel 2006. Tra gli argomenti di mancato consenso e i molti dubbi (ammettere la Turchia?), lassenza di riferimenti alle radici cristiane dellEuropa. questo peccato che ha provocato la delusione del grande Papa Giovanni Paolo II nei suoi ultimi mesi di pontificato. Di tale disagio si subito fatto interprete il cardinale Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: stato forte il suo grido contro il relativismo, quella teoria filosofica che nega lesistenza di una verit universalmente valida. Nel volume SENZA RADICI (Mondadori, 2005) troviamo raccolti i testi del Presidente del Senato, Marcello Pera, e del cardinale Ratzinger, che ricordano, in perfetta sintonia, il debito del Continente antico verso la Civilt cristiana. Il Presidente, che professore di Filosofia della scienza allUniversit di Pisa, aveva tenuto la sua Lectio magistralis alla Pontificia Universit Lateranense, il cardinale, proprio il giorno successivo, ha offerto la sua conferenza presso la Sala del Capitolo del Senato. I due uomini illustri si sono incontrati ed nata lidea di questo libro che pubblica i testi delle due conferenze ai quali fa seguito un dialogo, in forma di lettere. Gli argomenti dei discorsi, Europa, relativismo, cristianesimo, islam, vengono nelle lettere ribaditi e approfonditi. I quattro testi (le due conferenze e due lettere) sono ricchissimi di riferimenti ai pi grandi pensatori dellOccidente, in gran parte europei: incontriamo, tra molti altri, Platone, Aristotele, Socrate, Cartesio, Leibniz, Kant... Viene da pensare che gli Autori considerino la civilt occidentale, nobilitata dal cristianesimo, non come una civilt ma come LA CIVILT.

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VERSCHAEVE CIRILLO. La passione di Cristo. Torino, G. Einaudi, 1944. Tavole e disegni di PIERO ANTONIO GARIAZZO. MedicoScrittorePittore. Torino, 1879, ivi 1973.

Dalla lettera di Pera a Sua Eminenza: possibile inserire nel preambolo del Trattato costituzionale europeo uno specifico richiamo alle radici cristiane o giudaico-cristiane dellEuropa? In una Costituzione che volesse dare allEuropa una natura identitaria non dovrebbero mancare gli elementi morali fondanti. Si possono sollevare quattro questioni: sufficiente il Trattato costituzionale europeo per individuare gli elementi identitari e fondanti? La risposta no. Seconda questione: perch lEuropa non riuscita a fare di pi? Perch le manca il convincimento dei suoi stessi principi e dei suoi stessi valori. Terza questione: possono le comunit di cristiani e le Chiese fare di pi? S, perch sono stati portatori nella storia di quei principi di civilt, sviluppati in tutto il mondo, da cui lEuropa nata. Quarta questione: questo riferimento ai credenti sembra lasciare fuori i non credenti. Quale pu essere il ruolo dei cosiddetti laici? Sembra che lOccidente abbia odio di s, basta dire che viene bollato come analfabeta chi osa affermare che le istituzioni occidentali sono migliori di quelle islamiche. I cristiani dovrebbero concepire se
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stessi come minoranza creativa e, insieme ai laici, compiere unopera di rinnovamento. Occorre una religione civile non confessionale, senza mettere in discussione il principio liberale della separazione Stato - religione. Sono certi valori che dividono i cattolici dai laici, in particolare quelli che afferiscono alle questioni bioetiche. Sono auspicabili ricerca, modestia, disponibilit alla reciproca comprensione su temi come fecondazione assistita, aborto, embrione e altri attuali. Dalla lettera di Ratzinger al Signor Presidente: la sintonia con Pera: ottima lidea di una religione cristiana non confessionale. Risalta il concetto di religione civile, come quella di ispirazione cristiano - protestante negli Stati Uniti. Ecco alcune citazioni illuminanti: il dispotismo pu fare a meno della fede, la libert no (Tocqueville) e la Costituzione americana fatta soltanto per un popolo morale e religioso (John Adams), mentre lEuropa, in forma patologica, nega qualsiasi possibile dimensione pubblica dei valori cristiani. In Europa lo spirito cristiano si sta sgretolando, sempre pi forti si diffondono il culto delledonismo e delleffimero e le suggestioni delle sirene della scienza, il relativismo sta diventando una nuova confessione, un dogma. una grande sfida che, in comune, cattolici e laici devono affrontare. Le questioni bioetiche: il diritto alla vita non una questione di etica della fede, ma di etica della ragione. Bisogna andare al di l della separazione tra laici e cattolici, nel ricordo dei grandi principi che hanno edificato lEuropa e possono ricostruirla. Diciannove aprile 2005: ecco la fumata bianca, ecco il suono festoso delle campane: abbiamo il Papa: Joseph Ratzinger, il teologo di fama mondiale, che impone a se stesso il nome di Benedetto XVI. Perch Benedetto? Il nuovo Pontefice lo spiega nella sua prima udienza generale: ho scelto il nome del profeta di pace. il ricordo di Benedetto XV, lindomito oppositore della Grande Guerra. Ha poi aggiunto che quel nome evoca Benedetto da Norcia, proclamato copatrono dEuropa con i santi Cirillo e Metodio. ineludibile il richiamo ai monasteri e ai santuari che hanno ricoperto lEuropa con il mantello della Fede. Ricordiamo lattivit prodigiosa dei monaci, i loro splendidi manoscritti miniati, le chiese romaniche: sono i meravigliosi tesori della civilt occidentale cristiana, uneredit che nessuno pu dimenticare. Nella conferenza al Senato, pubblicata integralmente in SENZA RADICI con il titolo Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani, il cardinale Ratzinger racconta la storia del Cristianesimo in Europa in modo avvincente e coltissimo: leccellente lezione di un grande e appassionato studioso di Storia. In un saggio del 1942 il filosofo laico Benedetto Croce rifletteva cos: Perch non possiamo non dirci cristiani.
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Il saggio originale fu pubblicato nella Critica del 20 novembre 1942.

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LUIGI BALDASSARRE

Etimogramma napoletano et Veneris Sedes

I Paccheri, dal vero. Foto Ilenia.

ue tra i pi rinomati ristoranti dItalia si trovano sulla costa amalfitana. Uno situato a S. Agata sui due Golfi, laltro ad Amalfi, a trenta metri dalla scalinata della celebre cattedrale. I paccheri, che compaiono nel menu, non sono altro che un piatto di pasta dalla forma particolare, quella di un grosso cilindro di circa quattro centimetri di diametro e altrettanti di lunghezza, condito da una salsa che contiene tutti i profumi del mare partenopeo, concentrati ed irripetibili, dovuti alla fauna tipica di quel mare. Il termine napoletano originario, intraducibile in italiano, si riferisce non ad un oggetto particolare, meno che mai gastronomico, ma ad un gesto consistente in uno schiaffo, o in uno sganassone inferto con il palmo della mano. Ma il pacchero contiene anche altri elementi. Teatralit, musicalit, ironia e umorismo. Finalmente arriviamo al sodo. La derivazione del termine risale allepoca delle origini greche della N - Della Neapolis di oltre 2700 anni fa. - piena mano. Letimologia di una parola banale spesso riserva delle sorprese interessanti. Ricordiamo un celebre episodio della mitologia greca, rappresentato da un dipinto di \ su di una attica (la era il vaso da vino) del 540 a. C., in cui il dio Dioniso viaggia dalla Grecia verso lItalia su una nave con una vite piena di grappoli arrampicata sullalbero. Il mio nonno paterno era un viticultore in una zona ad un tiro di schioppo da Taurasi, piccolo centro rurale dellavellinese. Il vitigno tipico di quel territorio, al quale dovuto uno dei vini pi rinomati dItalia, un Aglianico, diffuse anche nel Vulture, corruzione della

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parola . Il terreno e la casa colonica, definite la masseria, erano a non pi di 30 - 40 Km da Benevento. Il termine masseria faceva parte della linguistica longobarda. La Massa (podere) e la Fara (gruppo di famiglie,) sono allorigine di numerosissimi toponimi italiani legati ai tre ducati longobardi: Pavia, Spoleto, Benevento. Larcheologo Schliemann, che fece i suoi famosi scavi con lIliade alla mano, dimostr che la mitologia non tanto distaccata dalla realt. Vi sono altre documentazioni dellarrivo, verso l800 - 700 a.C. nellarea partenopea, di vitigni greci. Chi non conosce il Greco di Tufo, anchesso prevalente nel territorio avellinese? Graecia capta ferum victorem cepit. I romani, che con la parola ferum si autodefinirono barbari, furono culturalmente conquistati anche con i vitigni che da greci divennero latini. Attualmente noto che, in Grecia, in alcuni vini vengono aggiunte delle resine - - tecnica che risale a quasi tremila anni fa. Il tirso, che lattributo di Dioniso, dio del vino, un bastone circondato da edera e pampini e sormontato da una pigna (che fornisce al vino il sapore di resina). Columella riferisce che i vitigni greci, diventati latini, venivano saggiati su terreni diversi (vulcanici, argillosi, tufacei, alluvionali) con la conseguenza che essi diedero origine ad innumerevoli variet di vini. Il vinum album phalangianum, prodotto attualmente nella zona adiacente al fiume Volturno, non altro che la falanghina cosi detta perch nelle vigne si adoperavano 1e phalangae, un tipo di pali di sostegno. Virgilio ed Orazio hanno celebrato il Massico che prende il nome da un monte situato tra i fiumi Garigliano e Volturno. A breve distanza un ponte romano a schiena dasino, a 21 arcate, sul rio Travata, si erge in un paesaggio solitario e pittoresco. il Ponte Ranaco dal termine latino Aurunco.
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Dioniso Dio del vino, con il Tirso sormontato da una pigna. da: PRAMPOLINI GIACOMO. La mitologia nella vita dei popoli. Milano, U. Hoepli, 1937; vol. 2.

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da: SCIENZA ATTILIO BOSELLI MAURIZIO. Vini e vitigni della Campania. Tremila anni di storia. Napoli, Prismi Agripromos, 2003.

Il famoso Fiano di Avellino deriva dal termine apianum, dolce da attirare le api. Il termine lacryma Christi si riferisce ad un vino, sempre di origine greca, prodotto sulle pendici del Vesuvio. Ges Cristo pianse nel vedere che la parte vulcanica del Vesuvio era stata sottratta da Lucifero. Il vino, secondo i greci ed i romani era liberatore e capace di produrre estasi. La stessa ebbrezza poteva essere sacra. Il vino poteva indurre al misticismo ed al coraggio chi aveva paura. Era ritenuto afrodisiaco per gli amanti, capace di lenire il dolore, anestetico per il chirurgo, di conforto per i depressi. Non solo nella mitologia, ma anche nella realt, i greci portarono in Italia il vino come una forma di religione, che potremmo definire superiore alle altre, perch priva della componente violenta che caratterizza le religioni in genere, compresa quella cristiana, in origine non violenta. noto che lEmilia la patria del lambrusco, vino frizzante, di colore rosso scuro. Al ristorante il cameriere chiede: Fermo o Frizzante? Virgilio definisce firmissima vina i vini non frizzanti (cio non capaci di fermentare confervere a causa dellalto tasso alcolico). Il lambrusco per i latini sarebbe un vinum nigrum mordax. La parola cuccuma, che indica una specie di caraffa, sia nel dialetto romano che in quello napoletano (cuccumella), deriva dal latino cucuma che nella Pompei antica veniva utilizzata nelle rivendite. Per un asse potrete bere una cucuma di vino, per due assi un vino migliore, per tre assi potrete bere del Falerno. Secondo Plinio il vecchio, il Falerno, che si produceva nel nord della Campania, era cos alcolico da prendere fuoco se a contatto con una fiamma. Uno dei periodi storici pi interessanti attraversati dal regno di Napoli stato quello borbonico. Nel 1734, Carlo, figlio del re di Spagna Filippo V, si impossessa di Napoli e prende il nome di Carlo
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III. A lui si devono la reggia di Caserta, il teatro di S. Carlo, la strada sulla costa amalfitana, linizio degli Scavi di Pompei ecc. Nel 1759 diventa re di Spagna e lascia il regno di Napoli a suo figlio Ferdinando IV. Al figlio Ferdinando, detto re lazzarone, che parlava solo il dialetto napoletano, si deve limmane disastro del fallimento della Repubblica partenopea che fu soffocata nel sangue con lintervento e la partecipazione del cardinale Ruffo, La plebe sottoproletaria napoletana, nutrita con le tre F: Festa, Farina e Forca, grida, a differenza dei coetanei rivoluzionari francesi: Viva o rr e abbascio Giacobbe (i giacobini). Il filosofo Filangieri, che aveva addirittura anticipato le teorie illuministe di DAlembert e Diderot, fa una analisi quanto mai azzeccata. Il sottoproletariato napoletano talmente afflitto da degrado morale e culturale da essere incapace di fare il proprio interesse. Una rivoluzione, a Napoli, pu venire non dal basso, ma dallalto. Il francese Sade, che non era uno stinco di santo, riferisce che gli stranieri vengono seguiti, per la strada, da uomini che offrono il sesso della moglie e dei loro figli maschi e femmine. Sulla Repubblica Partenopea le fonti di informazione sono state numerose. Vi erano stranieri che si trovavano in Italia e che hanno testimoniato sui fatti. Vi erano anche giornali. Il pi importante era II monitore napoletano diretto da una nobildonna di origine portoghese che aveva sposato un ufficiale napoletano. Eleonora Pimentel, che parteggi, come tutti gli intellettuali, per i rivoluzionari, fu condannata a morte con rituale non privilegiato. Quello privilegiato era la decapitazione. Lei, particolarmente odiata dalla regina, fu impiccata senza gli indumenti intimi per offrire spettacolo ai lazzaroni. Le sue ultime parole furono: Forsan et haec olim meminisse juvabit. Forse un giorno sar utile aver ricordato anche questo. Aveva ragione. I Borboni, oggi, sono ricordati con simpatia e con episodi divertenti. Lei, leroina, ed i patrioti italiani trucidati barbaramente sono dimenticati. Benedetto Croce ha affermato che i patrioti della Repubblica Partenopea hanno gettato il seme dellunit dItalia. Tuttavia alleroina fu risparmiato lultimo insulto. Subito
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A Pompei c la TAVERNA DEL LAZZARONE. Antico retaggio borbonico! Foto Ilenia.

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Pasta! 500 anni di passione Il Presidente dellEnte Gaetano Cola consegna il Pacchero doro a Lina Wertmller regista del Film Francesca e Nunziata con Sophia Loren nei panni di unimprenditrice della pasta. Foto: Paolo

dopo lesecuzione scoppi un temporale con tuoni e fulmini. Il Vesuvio fiammeggiava pi del solito. Il suo cadavere non fu violentato dalla folla superstiziosa contravvenendo allabituale rito dei lazzaroni. Segu luccisione non meno truculenta dellaltra nobildonna, ignara di politica, ma colpevole di essere lamante di un repubblicano. Luisa Sanfelice. Orrendamente mutilata dalla mannaia, fu decapitata con il coltello dal boia tra le urla della folla. Lammiraglio Nelson, che era lamante della moglie dellambasciatore inglese a Napoli, aveva gettato le ancore nel porto di Napoli subito dopo aver distrutto la flotta napoleonica ad Abukir. La sua amante, lady Hamilton, era amica intima della regina Carolina, sorella della gran dama di Francia Maria Antonietta calunniata e giustiziata durante il terrore. Il re Ferdinando aveva affidato la conduzione degli affari di stato al ministro della guerra Acton, amante della moglie. La regina Carolina, definita da Michelet strega e mostro di lubricit e da Napoleone coquine (furfante), che non rinuncia a nessun crimine, fu inflessibile nel soffocare la rivoluzione partenopea. Ordinava le esecuzioni a Nelson tramite lady Hamilton. Il grande ammiraglio le eseguiva e si faceva portare le teste mozzate dei condannati in cesti da frutta. (1, continua)

Amendola Napoli.

Il Pacchero doro

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Ora Patrizia stanca, se ne va

PATRIZIA VALPIANI

Caro Nicola, cara Rosa, vi scrivo questa lettera per chiarirvi i motivi delle mie dimissioni dal Consiglio Direttivo dellA.M.S.I., dalla Redazione de La Serpe e dallA.M.S.I. stessa, anche come socia. Ho dato nel corso degli anni a questassociazione quanto ho potuto e saputo. Mi scopro ora svuotata di ogni entusiasmo. Niente ho pi da fare. Poco ho ricevuto: in questi ultimi tempi quasi esclusivamente lagnanze, critiche ed offese per i miei sforzi. [] Sono nel Consiglio Direttivo da tanti anni, ho ingoiato mortificazioni, facendo finta di niente. Ora Patrizia stanca, se ne va, e basta. [] Ho pensato a lungo a tutto ci e non mi rispecchio in questAssociazione. So che lascio anche degli amici, ma se sono amici veri non li perder, credo. [] Mando a te, Nicola, il poco materiale che ho e ti invito a scrivere un trafiletto nel numero della rivista che farai uscire avvertendo i soci delle mie dimissioni per motivi personali e quindi di inviare qualsiasi lavoro direttamente a te. [] Vi auguro buona fortuna. Torino, 4 agosto 2006 Leggo nella sua lettera la sofferta decisione di Patrizia Valpiani e non nascondo la mia amarezza. Ne riporto alcuni stralci pi significativi; rispetto, in tal modo, il suo desiderio e partecipo a tutti voi la sua delusione ed il suo profondo rammarico. Se volete, cercate di capirmi quasi a voler giustificare il suo coraggioso gesto. Ho conosciuto Patrizia lanno scorso, al Congresso di Acireale; lho rivista a Pompei questanno. In poco tempo ho capito la sua forte personalit, il suo tenace impegno e forse anche lindocilit a segnare il passo. Non saprei dire altro, ho gustato la sua prosa e la sua lirica, mi rincresce di non aver potuto avvalermi della sua collaborazione. Pompei, 28 agosto 2006 n. a.
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Momenti di serenit. Acireale, Congresso A.M.S.I., Maggio 2005. Foto Cesare Persiani.

Nella foto, in senso orario: Lidia Persiani Gianna Avellino Valentino Venturi Nicola Avellino Gherardo Casaglia Patrizia Valpiani.

le emozioni di Patrizia si ammantano di poesia


Romano Battaglia

Il carillon Rincorrendo il profumo di un sogno a colori laltro mio sguardo ti ha trovato. Ed era una sera come questa. Tanto breve come un gioco di farfalle. Tu eri l a cercare i miei occhi. tu eri l sorridente e vero. A offrire gioia al mio nudo corpo proteso e suonava piano un carillon.

VALPIANI PATRIZIA. Concerto dorgano e altri racconti. Torino, Fabula Edizioni, 2006.

Il vegliardo Rimane sulle labbra qualche verso vagabondo. Anche nel passaggio ristretto quando impossibile sforare il mistero. Pare un attimo, suona una canzone antica. Una cascata di luce, forse un sogno di pace. E vince, sempre, la libert di morire.
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Genova Porta Soprana

SILVIANO FIORATO

Alle porte della citt (quasi a un soffio da Dio) la fenice che in me brucia le piume; non riesce al salto del cielo sopra le torri di pietra. Posata appena sul filo di un telegrafo muto guarda la folla che passa leffimera vita. La strada in salita sfocia nellarco di sasso vicino ad un orto di ulivi. E oltre non vedo. Ma so o solamente credo che esiste la Citt (leterno Giardino dei vivi). La gente si affolla

e passa al di l. Milano-Duomo Premio 14 giugno 2004

Torre di Porta Soprana. da: ENCICLOPEDIA ITALIANA TRECCANI. Roma, 1950. Vol. XVI.

Primo Premio assoluto sezione Poesia Lingua Italiana Motivazione: Quasi in punta di penna, ma forse dovremmo dire in punta di pennello tanto risalta laffresco, questa evocazione di citt che simbolo di effimera vita ma anche di aspirazione alleterno. Lo stile scabro e sapiente, il verso saldo e consapevole. La composizione stata ritenuta meritevole dalla giuria del primo premio assoluto per la sezione lingua italiana.
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LUCIANO STERPELLONE

Asclepio il medico che divenne Dio

Il serpentello, sotto le cui spoglie si celava Asclepio, lasci la nave proveniente da Epidauro e diretta a Roma, sbarc sullisola Tiberina e qui si ferm riassumendo la forma divina. da: STERPELLONE LUCIANO. Dagli Dei al Dna. Roma, Delfino Editore, 1989.

opo aver ucciso linfedele Coronide, una delle Baccanti, Apollo le estrasse da un fianco il bimbo di cui era incinta, compiendo in tal modo il primo parto cesareo su di una donna morta. Il piccolo, cui fu imposto il nome di Asclepio, venne poi affidato a Chirone (che la leggenda trasform in centauro), il quale gi esperto di medicina e di piante medicinali leduc nellarte dei semplici. Lallievo super il Maestro, e cos Asclepio fu salutato sommo nellarte della Medicina, e invent lui stesso rimedi per ogni male: gli si attribu addirittura il potere di resuscitare i morti; se ci fu vero, mal gliene incolse: essendosi fatto pagare per resuscitare un certo Ippolito, Giove al colmo dello sdegno lo fulmin. Ma il suo mito non si spense. Anzi, gli abitanti di Epidauro, dovera nato, cominciarono a venerare Asclepio come un dio, raffigurandolo come un belluomo dalla lunga barba (ma talora come un giovanotto imberbe), il capo cinto dalloro, il corpo coperto di un manto, con in mano un verga il caduceo cui era avvinghiato un serpente simbolo del suo potere guaritore. Il culto di Asclepio si diffuse rapidamente in tutta lEllade, e in poco tempo furono eretti in suo onore non meno di duecento templi (Asclepieia). Ma il nome del nume tutelare della medicina antica divenne celebre anche a Roma. E anche in questo caso un mito narra larrivo nellUrbe dellarte medica di origine greca. Quando nel 293 a.C. scoppi a Roma una grave pestilenza, non sapendo in che modo dominarla, i Senatori inviarono una delegazione a Delfi per interrogare loracolo di Apollo. Questi ordin ai messi di recarsi a Epidauro, da dove la statua di Asclepio avrebbe dovuto essere trasportata a Roma.

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Mentre gli abitanti di Epidauro si consultavano sul da farsi, un serpentello (sotto le cui spoglie si celava Asclepio) si avvi nottetempo verso la nave romana, che approd parecchi giorni dopo alla foce del Tevere. Accolto in pompa magna dalle vestali e dal Senato al gran completo, mentre le nave risaliva il fiume il serpentello adocchi una bella isoletta (lIsola Tiberina), sulla quale volle fermarsi riassumendo la forma divina. Per la solita mania di cambiare i nomi, i Romani lo chiamarono Esculapio; e avendo questi debellato la pestilenza, essi ritennero opportuno sostituire con il suo culto quello che avevano sinallora professato alle quattro divinit preposte alla salute: Strenua, Salus, Cardea, Febris. Questo patrimonio di miti e leggende porterebbe ad attribuire ad Asclepio unorigine puramente mitica. In realt esiste anche unaltra tradizione riguardo le sue origini che si pu rintracciare nei poemi omerici. LAsclepio descritto da Omero un principe della Tessaglia. Ebbe anche dei figli, dei quali i pi noti sono le sorelle Igea e Panacea e i fratelli Podalirio e Macaone. Quando Asclepio mor, i figli gli eressero unara votiva e ne divennero sacerdoti. I discendenti continuarono questo culto, che si diffuse a macchia dolio oltrepassando i confini della Tessaglia, estendendosi al Peloponneso. Nel IV secolo penetr in Asia Minore, dove in onore di Asclepio fu eretto il celebre tempio di Pergamo. Cos, dai discendenti di Asclepio (chiamati Asclepiadi) nacque una casta, alla quale era devoluto tra laltro lesercizio e linsegnamento della medicina. Ippocrate viene considerato il diciottesimo discendente diretto di Asclepio. I templi eretti in suo onore possono essere considerati le prime espressioni di unospedalit privata; in essi i sacerdoti traevano anche lauti guadagni dai pagamenti in denaro e dalle donazioni. Prima di essere sottoposto al trattamento vero e proprio il paziente sottostava a un periodo preoperatorio, dedicato quasi esclusivamente alligiene del corpo e a una dieta particolare. Una volta purificato, veniva ammesso al sacro recinto, dove vigevano regole igieniche e dietetiche ancor pi severe.
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Aesculapio e la figlia Igea. da: JEAN ROUSSELOT. La medicina nellarte. Milano, Silvana editrice, s.d.

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In uniscrizione ritrovata nel Tempio di Pergamo si legge: Che il malato entri Che dieci giorni passino Che si lavi e si prepari Che lasci i suoi vestiti di ogni giorno e indossi un chitone bianco Si sbarazzi dei suoi gioielli, della sua cintura e dei suoi lacci, che cammini a piedi nudi. A questo punto gli era concesso di dormire nellbaton, sotto i portici del tempio, ed in questo recinto avveniva lincubatio, cio il sogno profetico. Il paziente disteso su pelli di capra, durante il sonno (probabilmente indotto dalla somministrazione di bevande drogate) credeva di vedere il dio che gli elargiva i suoi consigli terapeutici e operava magiche guarigioni. Nella realt i sacerdoti-medici ricorrevano a trucchi grossolani, camuffandosi da divinit e aggirandosi tra i degenti addormentati nellbaton e praticando veri e propri atti terapeutici, e talora piccoli interventi chirurgici. Con landar del tempo questi templi per lo pi situati in luoghi ameni furono sempre meglio attrezzati e organizzati, dotati di palestre e convalescenzari in cui si praticavano massaggi, bagni e frizioni. In molti luoghi i pazienti potevano anche assistere a rappresentazioni sceniche. Insomma, certamente offrivano qualcosa in pi delle nostre USL!

Il ferito viene caricato su di un carro, e allontanato dal campo di battaglia. da: STERPELLONE LUCIANO. Dagli Dei al Dna. Roma, Delfino Editore, 1989.

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Terrazze
Da una pagina del Diario che di tanto in tanto apro per rivivere il passato, mi ha colpito questa pagina scritta nellestate del 2002 a Campo di Giove, il 13 agosto

GIORGIO LEGGERI

ono momenti magici che avvengono nella vita degli uomini e che, troppo spesso, non vengono capiti e vanno via trascinati dalle onde del Tempo. Sono momenti magici quelli in cui le cose inanimate che ci circondano, parlano con Noi approfittando di un attimo di silenzio, dun angolo di solitudine, di una distrazione dal turbine del presente o dai ricordi del passato. accaduto a me che le cose, con le quali divido la mia esistenza, son sempre apparse come creature con le quali discorro e dalle quali mi giungono le parole: il vecchio tavolo da lavoro, il lume a petrolio relegato su di un mobile come un cimelio che, apparentemente triste e deluso di non poter dare la tenue luce che rompeva il buio invece felice e me lo fa capire! di non essere stato trasformato in un banale lume elettrico Ma il momento di cui voglio parlare avvenuto oggi, lantivigilia di Ferragosto, di questa Estate cattiva del 2002, per il tempo che ci ha portato. Mi ha parlato la Terrazza di Campo di Giove dove sto rubando un pomeriggio di sole. Mi ha chiesto, Lei cos piccola rispetto alle altre terrazze della casa, se mi ritenevo contento di quel che Lei mi dava. Lei, la piccola terrazza, ha cercato di valorizzarsi rispetto allaltra Terrazza di Castel

Tratti boschivi nella valle del fiume Vella, verso il piano di Campo di Giove. da: FONDI MARIO. Abruzzo e Molise. Torino, Utet, 1977.

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Gandolfo, di cui aveva tante volte ascoltato la descrizione che ne facevo. Sono le due terrazze che, da anni, mi accolgono nei periodi di vacanze. Sono tanto diverse fra loro che, bench non si conoscano, si ritrovano dentro di me, nella cassa dei ricordi, e sembrano in gara fra loro. La differenza tale che sembra impossibile e inadeguata una gara fra loro per conquistare la mia preferenza.
Castel Gandolfo: veduta del paese e del lago. da: STRAFFORELLO GUSTAVO. Provincia di Roma, Torino, Utet, 1894.

La terrazza di Campo di Giove gode del sole che la investe nel pomeriggio e si affaccia su di un bosco di faggi che impedisce la vista della valle, ma, nel suo affacciarsi, crea un gioco di luce e ombra incantevole. I grilli con il loro canto creano un sottofondo musicale. Il sole riscalda il pomeriggio ed gradito amico nei giorni come questi dunestate cattiva che, troppo spesso, ci ha privato del suo calore. Del tutto differente, per grandezza e posizione, la terrazza di Castel Gandolfo esposta a levante, aperta verso la grande vallata del Lago Albano, di fronte al severo Monte Cave. L, destate, cerco lombra, il fresco e godo il silenzio solo a tratti interrotto dal tenue suono del campanello che accompagna labbassarsi delle sbarre del passaggio a livello prima che giunga lo sferragliare del trenino che si ferma e riparte dalla piccola stazione. Siete tutte e due mie amiche, Terrazze di Campo di Giove e di Castel Gandolfo. Vi voglio bene a entrambi. Tornate felici nella vostra dimensione e godete del bene che date a chi, come me, riesce a distendersi e riposarsi intrattenendosi con Voi.
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Indice per Autori anno 2002*

Cognome Aitini Alongi Aulizio Baldassarre

Nome Enrico Ebe Francesco Elia

Baldassarre Baldi Barbagallo Bassotto Belardinelli Brini Capozzi Cappelli

Luigi Piero Rosa Salvatore Maria Gianfranco Raffaele Carlo

Carrozzoni Casadei Casaglia Castagna Cavalli

Pietro Franco Gherardo Marco Pier Luigi

Cenerini

Costantino

Titolo genere Il barcaiolo N Compleanno 2001 P Miniliriche P Sabato grande spettacolo di marionette N Parole senza voce N Se rafi na Pascare lla: Pazienti, penna e pennelli R Ga etano Pag notta: 1492 Storie a rincorrere R 51 Congresso AMSI - Rieti A Cavalli, Negri, Rivalta, Torchio, Trapa ni e Valpiani: Con i nostri occhi R C arl o Ca ppe lli: La grotta degli amanti R Ascesa N Il dono di Dio S Colori di stinto P Vento di mare P Briciole P La casa dellanima (ovvero la sensazione) N I pensieri degli antecedenti neuronali S Il dolore P Gioia dove sei? P Origini di Olginate N Il fiore secco P Il filosofo e la morte A Fra nco C usmano: Le avventure di Vecchione R Il portacenere N Sui Sabini S Le due poltrone P Lo stile concertato e Giuseppe Ottavio Pitoni S Se non hai paura N Leufemismo e il politicamente corretto nellesperienza quotidiana del medico S Ciao, amico libro! A Ricordi dagosto P Smarrimento P Sera P

n 2 3 3 1 1 1 1 2 3 3 4 3 4 4 2 1 3 2 2 2 1 2 3 4 At 3 At 4 2 2 1 1 1 57

Pag. 18 56 56 29 20 52 53 3 62 63 29 3 59 59 52 9 15 51 51 33 46 31 61 25 17 59 53 12 36 58 38 38 39

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Cognome Cherubini Colella Contini Cor Curatolo DAgostino De Stefano

Nome Arnaldo Dante Carlo Domenico Roberto Luciano Ferruccio

Di FerdinandoRenato Fiorato Silviano

Foradori Gasparroni

Mario Luigi

Gasparroni Gazzaneo Giovannelli La Selva Leggeri Leggio Lippi Serra Loria

Alessandra Giovanni Rita Dino Giorgio Tersilio Efisio Silvio

Luzi Lanfranco Magri Giovanni Marchegiani Rita Marini 58 Renato

Titolo genere Rimpianto P Temporale nella notte P Dopo il temporale P Caro Lucio N Quando sul Po cera il ponte di barche N Riforme impossibili N Passaggi di ombre P Andante P Lungo le strade innevate P Lamicizia P Per tre volte N Un antico canto umbro nella valle reatina S Per amore dellanima P Quanto P Batte un lume di sole P E questo un mio mattino P Ponte di Ravecca P Penelope e Ulisse P Colonia Arnaldi P Solo chi tace P Archivio necrologi N Divagazioni de Il Brigante A Dove scade... P Favole damore P Vestita di silenzio P 11 settembre 2001 P La festa di S. Maria della Neve e il toro ossequioso a Bacugno di Posta S I giorni dispari di Giacinto N Umbelicus Italiae S Lappello P Lappello P La bicicletta N La Sabina - Lineamenti della storia S Il bastione di Saint Remy P Il pescatore di trote P Ricamo P La casa di campagna P Il dottor Rino N Il fiume Po e la vita P Il giardino perduto P Un angelo nero P Gia n vi nce nzo Omode i Zorin i: Fratello vino R L ucia no M usmeci: Confessioni alla madre R

n 3 1 1 2 4 2 3 4 4 2 3 At 1 1 1 1 3 3 3 3 1 1 2 2 2 2 At 4 At 2 3 1 At 3 At 2 2 1 2 4 4 1 1

Pag. 56 45 45 22 33 25 57 54 54 57 23 62 43 43 43 43 54 54 54 54 33 50 53 53 53 53 56 9 10 55 58 35 41 55 112 48 48 15 56 58 58 51 52 La Serpe

Cognome Marini

Titolo genere A lbin o Noll etti: Capire la filosofia R Fra nce sco A uliz io: A tutti i costi R Emilio Ga tto: Erasmo e il suo tempo R L anfranco Luzi: La fuga di Elisa R Melino Carmine Colori dautunno P Messina Rocco Antonio I risvegli P Lacrime di stelle P Metta Mimmo Cupi bagliori di guerre P In nome del dio Rancore P Uomini senza meta P Della maratona sapientemente gestita dal sabino Alessandro Pap A Incontro con lALCLI P A proposito di P. Carrozzoni, D. Chiriac e consorti P A mugliera e Piero P Delleccellentissimo, organizzatissimo disorganizzatore della 51 maratona A.M.S.I. in quel di Rieti P Dellamicizia A Musa Flaminio Identit P Malinconia P Marzo P Cremazione P Ricordi P Muscia Rina Come fuoco poesia P Mitocondri in extremis P Tito: una personalit affascinante S Negri Cristina Ernesto Ragazzoni dOrta: un bevitore di lune allOsteria dei Pappagalli e dei Beccamorti N Nigro Vincenzo E sono stato vivo P Nolletti Albino Importanza di Parmenide nella storia della filosofia S Orlandi Giuliana Mi faccio viva N Poeta P Citt vecchia P Papani Prospero Una storia N Pap Alessandro Le ancore litiche S Il ratto concordato delle sabine S Pascarella Serafina La miasindrome da Lipobay (o rabdomiolisi) N Quella squillante tuta gialla N Pasquariello Gennaro Depressione e creativit musicale S Passarelli Giuseppe Passa un sogno... P Pastega Gino Linee P Luniverso sar P Persiani Cesare Una perizia psichiatrica N Petrone Fernando Un tramonto nel Sahara N Notti arcane P La Serpe

Nome Renato

n 2 2 2 4 4 2 2 2 2 2 At At At At At At 4 4 4 4 4 3 3 At 2 1 2 4 4 4 4 3 At 1 4 3 1 1 1 At 2 4 59

Pag. 62 62 63 66 55 47 47 54 54 54 114 115 116 116 118 119 62 62 62 62 62 60 60 67 7 47 13 3 56 56 40 29 74 3 37 46 49 44 44 96 16 61

Cognome Petrone Pilia Pinchera

Nome Fernando Beniamino Elio

Preda

Roberta

Rosanigo

Nora

Roselli Sanchetti Schiavone Spallicci Stefanutti Valpiani Venturi

Michele Piero Elio Felice Mario Ugo Patrizia Valentino

Titolo genere La follia del vento P Il silenzio francescano di Fonte Colombo S Vespero P Il volo della fantasia P Fine duemila P 11 settembre 2001 P Filastrocca rocchiciana P Cielo di vetro P Libert di favola P Salvatore P Tu brilli P Ricordo di Sardegna lungo le coste della Gallura P Tramonto P Santa Teresa e il mare P Nubifragio P Laddio P Venezia addio! P L uigi De voti: Lunario Romano R Giuliana Orlandi: Un Budda poeta cos mi parl R Ebe Along i: Rigagnoli R Maurizia Cavallero: Il senso botanico dellesistenza R A lessa ndra Gaspa rroni: Abruzzo R AA VV: Larte di campare vecchi R A rn a ldo Ch e ru bini: Medici-scrittori R di Spagna XV-XX sec. Fe rnando M a ssig nan i: Ultimi frutti R Maria Teresa Petrini: Cera una volta un bimbo R Ricordo di Marco Marzollo A Un sogno fantastico N Lultimo dei Flavi S Un fanciullo e il giorno P Roma... del tremila P La luce che si offusca N Nella luminosit P Nellamalgama del fango P Polvere al vento P Cenere P Incontro con Bergamo S Agosto in campagna N San Francesco e la solitudine S

n 4 At 1 1 2 2 3 2 2 3 3 1 1 1 1 1 2 1 1 1 2 4 4 4 4 4 4 3 At 3 3 1 2 2 4 4 3 4 At

Pag. 61 90 48 48 50 50 57 49 49 58 58 40 40 42 42 42 45 54 54 55 64 63 64 64 65 65 68 41 101 55 55 25 46 46 60 60 17 22 82

* Compilato a cura di LUIGI DEVOTI. N narrativa, P poesia, S saggistica, R recensione, At atti congressuali, A altro. n numero del fascicolo anno 2002. Pag. pagina. 60 La Serpe

Notiziario
8 Il prossimo Congresso A.M.S.I. (il 56-2007), si terr a Ravenna organizzato dal Dott. Carlo Camerani, via Cerchio, 73 48100 Ravenna. Tel. e fax 0544 34872. Estote parati! 8 Non abbiamo immagini dei Congressi di Acireale e di Pompei. Ne abbiamo bisogno, ed anche con urgenza, per arricchire le pubblicazioni nostre. Un caldo invito a tutti: Soci ed Amici. 8 I Medici che, oltre la letteratura, coltivano altre branche dellarte, mandino le immagini delle loro opere alla Redazione. Ammireremo altre luminose facce della poliedrica figura del Medico umanista. Per ogni immagine indicare: il supporto, la tecnica, il titolo, lanno e quanto possa essere utile alla maggiore comprensione dellopera. 8 Prevediamo di inviare la nostra Serpe ad ogni Biblioteca comunale o civica funzionante nel luogo di residenza di ogni socio. Gli interessati potranno segnalare alla Redazione lindirizzo completo per il recapito.

A CURA DELLA

REDAZIONE

Memoranda
REDAZIONE: Sede di Pompei Dott. Nicola Avellino, Collina SantAbbondio, 53 80045 Pompei (Napoli). Tel. 081 8599057- e-mail: nic.avellino@libero.it SEGRETARIA-TESORIERA: Dott.ssa Rosa Barbagallo, Via Mons. Arista, 5 95024 Acireale (Catania) Tel. Fax 095 606978 - E-mail: barbagallorosa@yahoo.it COORDINATE BANCARIE: A.M.S.I. Associazione Medici Scrittori Italiani Credito Siciliano - Agenzia 2 di Acireale. Cod. ABI: 03019 - CAB: 26201 - CIN: D - N. Conto 160860. La quota associativa di Euro 100 lanno.
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Promemoria per gli Autori


a) I testi devono pervenire alla redazione scritti con computer, usando il programma Word e solo su supporto CD. necessario allegare sempre una stampa del testo. b) Lautore dello scritto avr cura di indicare con esattezza la forma grafica del testo da lui voluta. Es.: maiuscole, a capo, virgolette, accenti, corsivi, grassetto ecc. c) Nel caso venissero inviati pi articoli bene indicare la sequenza o la priorit di pubblicazione. d) ammesso linvio di testi tramite posta elettronica solo in casi eccezionali e previo accordo con la Redazione. e) La Rivista sar stampata a colori. Le immagini saranno inviate su Cd in files separati e corredate di didascalia. f) Lo scrittore si assume tutte le responsabilit relative ai suoi scritti. Si precisa che i testi verranno dati alle stampe cos come inviati. La Redazione non interviene con aggiunte, n opera correzioni anche se fono-morfologiche. Es.: Sezzioni = Sezioni; sonoo = sono; citt = citt; Serpa = Serpe. g) I lavori da recensire saranno inviati alla redazione in triplice copia. h) Le immagini ed i documenti inviati in originale saranno restituiti al mittente non appena utilizzati per la stampa. i) Qualsiasi altro tipo di spedizione (di testi o immagini), diverso da quello descritto in precedenza, potr essere concordato con la Redazione. l) Non si pongono limiti alla lunghezza del testo, ci si affida per, alla fine sensibilit di ogni scrittore. m) I manoscritti, richiesti o meno, non si restituiscono. n) La Rivista proprietaria di tutti i diritti inerenti ai testi pubblicati. Siamo sicuri della Vostra collaborazione.

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Indice
AVELLINO MARIO ROSARIO Il bisogno di dire e di comunicare AVELLINO NICOLA Agape fraterna ROSANIGO NORA Lettera aperta al Presidente A.M.S.I. SFORZA MARIO Alba di grazia Piccola storia del Vesuvio Il giorno dei morti DIONIGI FRANCO Una sera a Pompei PERSIANI CESARE Sul treno Napoli-Bergamo il 28 maggio 2006 PEVERATI JOS Diario. Congresso 2006 Congressi A.M.S.I. SINDONI FRANCESCO La radici cristiane dellEuropa BALDASSARRE LUIGI Etimogramma napoletano et Veneris sedes VALPIANI PATRIZIA Ora Patrizia stanca, se ne va FIORATO SILVIANO Genova Porta Soprana STERPELLONE LUCIANO Asclepio, il medico che divenne dio LEGGERI GIORGIO Terrazze DEVOTI LUIGI Indice per Autori anno 2002 Notiziario Promemoria per gli Autori 3 5 9 11 16 19 24 25 29 37 41 44 49 51 52 55 57 61 62
C. LEVI. Autoritratto. 20 marzo 1934. da: CARLO LEVI. Disegni dal carcere 1934. Roma, De Luca Editore, 1983.

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da: GIULIO CESARE CAPACCIO. Trattato delle Imprese. Napoli, Giacomo Carlino e Antonio Pace, 1592.

In prima di copertina: Riproduzione delloriginale di Carlo Levi per: LA SERPE. Anno I, n. 1, Ottobre 1952 Sul frontespizio: Pompei, Domus Vettiorum, Amorini Medici. Immagine a stampa inizi 1900 In quarta di copertina: Monogramma in ovale da: La Serpe, Anno II, n. 1, Marzo 1953 La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci A.M.S.I., agli Ordini provinciali dei Medici, alle Biblioteche ed agli Amici dei Medici Scrittori Stampa: New Grafiche Somma S.r.l. Castellammare di Stabia (Napoli) - Novembre 2006 Autorizzazione: Tribunale di Roma n 118/97 del 28 febbraio 1997

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