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Let di Cesare Alla fine del secolo settimo lo stato romano come Stato urbano si dissolveva risolvendosi in Stato

Italico (grazie allestensione del diritto di cittadinanza agli italici). La vecchia oligarchia non era pi in grado di governare una repubblica divenuta impero e di regolare una societ imperialistica dove si affermavano nuovi ceti e nuovi privilegi. Per questo, dopo gli anni delle guerre tra Mario e Silla (con la conseguente dittatura personale del secondo), un capitano fortunato che tornava vittorioso dalla Spagna inflisse il primo colpo alla potenza dellaristocrazia e alla sovranit del Senato. Sono gli anni, storicamente, delle lotte interne per i contrasti sociali, che porteranno al tentativo di congiura di Catilina (stroncato da Cicerone), al triumvirato tra Crasso, Pompeo e Cesare, seguito dalle lotte tra Pompeo e Cesare e dalla dittatura di Cesare sino al suo assassinio nel 44 a.C. Lepicureismo Nellet di Cesare la cultura greca investe in pieno mondo intellettuale romano e lo feconda, in particolare con la filosofia, la retorica e la poesia. I problemi filosofici che interessavano i romani erano quelli pi propriamente politici e morali. Tra le varie dottrine provenienti dalla Grecia, quella che esercit un certo fascino per pochi spiriti fu la dottrina epicurea. Epicuro aveva affermato che il piacere il principio e fine del vivere felici. Ma il piacere delluomo nella sua intimit, in ci di cui siamo padroni, e non in ci che ci viene da fuori ed fuori dal nostro arbitrio. Il nostro arbitrio riposto nellanimus, dove il consiglio e il governo della nostra vita. Costante piacere del corpo lassenza di dolore. Costante piacere dellanimo lassenza di turbamento. I piaceri del corpo dipendono dallesterno, quelli dellanimo da noi stessi. Un piacere anche breve, pari ad un piacere eterno se la ragione ci assiste. Proposito dellinsegnamento liberare luomo dai timori, dai turbamenti, dalle passioni. Liberatrice la conoscenza che ci toglie timore degli dei (che non si curano del mondo) e della morte (che non nulla e ci ripone nel nulla). Lepicureismo non ebbe facile vita a Roma, perch non fu intesa bene; unico ad esporre il pensiero di Epicuro in versi immortali fu, nel De rerum natura, Lucrezio. La vita di Lucrezio Tito Lucrezio Caro visse tra lanno 98 ed il 55 a.C. Le notizie che sappiamo su di lui sono poche ed incerte. San Gerolamo riferisce che Lucrezio impazz a causa di un filtro amoroso e nei momenti di lucidit scrisse il suo poema; infine si uccise a 44 anni. La notizia pare favolosa, anche se allepoca erano comuni i filtri e le pozioni amatorie che provocavano sconvolgimenti nervosi e frenesie.

Lucrezio

Lucrezio nel suo poema non parla di s, ma mostra spesso un fastidio per lessere umano e un desiderio di annullamento; non un uomo felice, ed ha certamente sofferto pi di altri. Egli considera una catastrofe la passione damore, come anche le scuole filosofiche che consideravano lamore una malattia dellanimo; ma egli vi inserisce una nota personale nella descrizione maligna del fatto amoroso che getta luomo in un vergognoso delirio. Non sappiamo quanto, su questo tema, abbia ripreso da Epicuro (che aveva scritto un trattato, De Amore, purtroppo perduto), ma sembra, in ogni caso, che egli parli dopo unesperienza personale. Mor nel 55 a.C.. Il De rerum natura Fu pubblicato dopo la morte di Lucrezio a cura di Cicerone, ed dedicato a Memmio che nellanno 57, tornando dal pretorato della Bitinia portava con s Valerio Catullo. Lucrezio vi svolge la dottrina epicurea in sei libri.
Libro I: il poeta invoca la dea Venere come colei che con lamore colma di vita luniverso. Poi il poeta invoca da Venere, come amante di Marte, dio della guerra, pace per i Romani. Attaccando la superstizione, Lucrezio tesse lelogio di Epicuro, colui che lha combattuta pi di tutti. Empia quella religione che ha tratto gli uomini alle pi nefande scelleratezze; e questa religione non quella di Epicuro, ma quella che ha fatto uccidere Ifigenia, ad esempio. C bisogno, invece, di una visione razionale della natura. Altra oppressione degli uomini il timore della morte, che Lucrezio tende a eliminare parlando di come nascono e muoiono le cose: nulla nasce dal nulla e cos nulla si riduce a nulla. Nascita e morte delle cose aggregamento e disgregamento di parti. Esistono gli atomi, solidi, la materia eterna e il vuoto, intangibile ma necessario al movimento. Nientaltro in natura che vuoto e materia. La materia formata da atomi eterni. Sempre e dovunque sono create le cose in assiduo moto. Libro II: il libro sapre con lesaltazione della filosofia epicurea come datrice di tranquillit attraverso la sua dottrina che elimina i desideri vani delluomo, che distrugge le vane paure e gli affanni. Il nuovo argomento dato dal moto incessante degli atomi e da quel moto particolare di spontanea declinazione dalla linea retta, che Lucrezio chiama clinamen: questultimo fenomeno particolarmente importante, perch d inizio e moltiplica i cozzi tra atomi, da cui si formano quelle coesioni atomiche che formano tutti i corpi. Segue lesposizione della variet di forme degli atomi, che sono innumerevoli, ma non infinite. Tutto una continua vicenda di composizione e scomposizione di elementi eterni, indistruttibili ed immutabili. Gli atomi di per s non possono provare dolore e piacere, che derivano da una scossa ricevuta che agita convulsamente gli atomi contro la loro normale funzione (dolore); finito questo turbamento scende un blando piacere per la ricomposizione degli atomi. Gli uomini sono formati da elementi terrestri e da elementi celesti: la loro composizione d la vita, la loro scomposizione la morte. La morte distrugge una cosa per dar vita ad unaltra cosa. Gli atomi non sono retti da una volont superiore: gli dei conducono la loro esistenza beata senza interessarsi delle vicende umane.. Dagli atomi ha avuto origine la vita e la sensibilit; dal numero infinito degli atomi si postula un numero infinito di mondi nelluniverso infinito; la natura atomica del nostro mondo ci assicura della sua nascita, crescita, vecchiaia e inevitabile morte. Libro III: viene fatto un nuovo elogio dEpicuro che alza una fiaccola di luce nelle tenebre della vita. Solo uno studio razionale pu scacciare la paura della morte. Nelluomo ci sono lanima (la forza vitale, irrazionale, sparsa per tutto il corpo) e lanimus, cio la parte razionale, che ha sede nel
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petto. Entrambi sono di natura corporea, cio composti di atomi, anche se estremamente sottili; entrambi sono strettamente legati tra loro e col corpo, destinati entrambi come il corpo a dissolversi nel fenomeno della morte. Se lanima mortale e si dissolve immediatamente come esce dal corpo, la morte nulla per noi, perch in quel momento la nostra dissoluzione totale. Ma luomo al pensiero della morte prorompe in lamenti per quello che lascia. Eppure nella morte non c male, non c dolore. Una favola infine sono i tormenti degli Inferi: essi sono qui nella vita in terra, creati dalla stoltezza degli uomini. Libro IV: Lucrezio passa al nuovo argomento, i rerum simulacra, quelle sottilissime membrane datomi che continuamente si staccano dai corpi e permettono le sensazioni, mantenendo le caratteristiche formali dei corpi da cui sono emanate. Seguono lesame della vista con la spiegazione delle illusioni ad essa connesse e la difesa della attendibilit dei dati sensoriali. Segue lanalisi degli altri sensi. Si studiano la fame e la sete, il movimento, il sonno e i sogni e lamore. Quando non ci si limiti alla razionale soddisfazione dei puri impulsi fisiologici, non c passione pi tremenda dellamore, perch non sotto il dominio della ragione, ma frenesia. Glinnamorati sono cos dissennati che perfino i difetti delle loro donne diventano stranissimi pregi. Negli ultimi 258 versi del libro Lucrezio fa una spietata analisi fisiopsichica di quella passione che porta luomo stoltamente innamorato a vergognosi vaneggiamenti dello spirito sofferente e a smanie. Libro V: Epicuro esaltato come gli dei e gli eroi benefattori del mito, ma superiore ad essi. Il cosmo non di natura divina, che anzi gli dei non vi hanno affatto posto mano, ma come sono periture le sue parti perituro esso stesso. Si trattano quindi la nascita e la formazione del cosmo nelle sue parti, il moto degli astri e le sue cause, la posizione della terra immobile nel vuoto, i problemi connessi col sole e con la luna. Infine si espone lorigine della terra e le sue vicende prima della comparsa delluomo. La seconda parte del libro dedicata alla storia della civilt umana, vista con occhio pessimistico come un allontanarsi dalla felicit, cui tanto prossima la vita semplice delle origini. I primi uomini vivevano di ci che la natura donava loro per nutrirsi, dissetarsi, coprirsi; erano sparsi, in lotta con le belve. In un secondo tempo incominci la vita in comune. Pi tardi ancora si ebbe il potere regio e la propriet privata, da cui nacquero i primi mali per luomo, cio la brama di potere e di ricchezza. Solo dopo che si fu liberati dai re comparvero leggi e giustizia, ma comparve la credenza negli dei con tutti gli errori e le paure che ne seguirono. Libro VI: Atene don alluomo la cultura delle messi e le prime leggi, ma soprattutto la serenit della vita, perch diede i natali a Epicuro, di cui si fa un ultimo encomio. Lultimo libro spiega i fenomeni naturali: il tuono, il lampo e il fulmine, i terremoti, il mare, i vulcani. La terra contiene i princpi di svariatissime forme, formatori di diversi prodotti utili o nocivi. Nellultima parte del libro Lucrezio parla della peste, con riferimento a quella che funest Atene, soffermandosi sulla descrizione fisica dei suoi effetti.

Struttura e spirito del poema Il poema come una vasta partitura in sei libri con invocazioni iniziali e sei finali. Alla fine di ogni libro la voce della scienza si rivolge agli uomini per ricordargli la sua parentela con le cose: la morte distrugge tutte le cose e d vita a nuovi aggregati. Anche il mondo, e non solo gli uomini, mortale. Dopo i primi due libri che parlano del mondo in generale, Lucrezio si raccoglie nello spazio circoscritto del nostro mondo, dove alla fine luomo resta unico protagonista. In questi ultimi libri Lucrezio si fa via via pi malinconico e pessimista, parlando prima
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della follia damore, poi dellinfelicit delluomo in genere (tanto quello primitivo quanto quello moderno), infine descrivendo la distruzione che porta la peste. Lucrezio si sente pi nelluniverso che nella societ umana; spesso si apparenta agli animali, vittime innocenti della spietatezza umana. Artefice di tutte le cose la natura, benigna con tutti tranne che con luomo a cui ha dato la ragione. Questa, che dovrebbe avvicinare luomo agli dei, lo rende invece misero perch gli fa vedere la sua stoltezza ed inutilit. Solo la morte, solo il suo nulla, scioglie il tormento della vita. Unica ancora di salvezza sembrerebbe il porto della sapienza, ma in realt in Lucrezio il travaglio del vivere umano non scompare mai, anche se verso quella sapienza guard con speranza. Il sapere dovrebbe rendere felici, ma sapere di che si soffre non esclude il soffrire. Valore artistico del poema Lucrezio ci d una grande rappresentazione poetica della scienza epicurea. L dove la filosofia analitica, fredda, descrittiva, egli ci d grande poesia. Al poema manca lultima mano, spesso le parti sono in stato di abbozzo, ma questo non va a scapito della bellezza del poema. Il verso usato lesametro che un progresso rispetto a quello enniano.

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