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Una glossa sul senso esistenziale del politico in Carl Schmitt.1 di Tommaso Gazzolo

I.

Prospettive soggettive: la costruzione di un Io-esistenziale.

Il politico compone il nemico (Feind) come un concetto dialettico, poich esso si connota soltanto in una simmetria, in un gioco autonomo2 di specchi con la figura esistenziale dellamico (Freund)3. Sulla portata trascendentale4 di tale dicotomia, Schmitt si limita a sfumarla nel carattere che definisce esistenziale o concreto: lo schema del politico, in tal senso, non uno schema categoriale normativo, n spirituale o simbolico5, ma insiste su una prospettiva legata allesistenza. Ma che cosa significa esistenza? Che cosa significa che il politico si fonda su una divisione che ha significato esistenziale? Quando Schmitt scrive che le categorie amico-nemico vanno intese in senso esistenziale, che cosa intende? Glossando questo termine, possibile ipotizzare che lesistenzale sia predicato, sia misura, del soggetto, ossia si riconduca lantitesi ad un Io-esistenziale che la pone. Tale prospettiva potrebbe suggerire come schema di spiegazione del politico- un duplice parallelismo, a mio avviso fallace, da un lato con la relazione esistenza-morte formulata da Heidegger6 -riducendo cos lesistenziale schmittiano allidea dellessere-per-la-morte del nemico -; dallaltro, con la dialettica hegeliana servo-padrone riducendo cos amico-nemico ad una figura fenomenologica costruita sullo sguardo verso la morte e sul desiderio esistenziale di sottomissione. La esistenza (Existenz) heideggeriana modo di essere dellEsserci (Dasein): la comprensione7 (Verstehen) dellessere si identifica con lesistenza, la quale possibilit dellessere, condizione esistentiva od ontica
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Il presente studio ha la forma della glossa, nel suo significato di annotazione al margine vuoto del testo, di analisi ordinata di ogni singola parola, al fine di costruire un reticolo di interpretazioni e commenti e singoli percorsi didattici: esso viene qui legato alla de-costruzione ed alla tessitura giuridica dellaggettivo con il quale Carl Schmitt qualifica la antitesi amico-nemico: esistenziale. Ritengo infatti essenziale chiarire alcuni aspetti intorno ad esso. Mi limito a tale ristretto labor limae, affinando il significato di questo nodo ermeneutico, ed evitando pertanto, in tal sede, di prendere posizioni su temi affini quali il concetto di guerra, di potere neutro, di societ di massa etc.-, ma distinti e la cui trattazione presuppone la soluzione di questo ninnolo esistenziale. 2 Sulla nozione di autonomia si veda SCHMITT C., Il concetto di politico, in Le categorie del politico, Il Mulino, Bologna, 2003, p.108: Si pu raggiungere una definizione concettuale del politico solo mediante la scoperta e la fissazione delle categorie specificamente politiche. Il politico ha infatti i suoi propri criteri che agiscono, in modo peculiare, nei confronti dei diversi settori concreti, relativamente indipendenti, del pensiero e dellazione umana, in particolare del settore morale, estetico, economico. Il politico deve perci consistere in qualche distinzione di fondo alla quale pu essere ricondotto tutto lagire politico in senso specifico. 3 Ivi, p. 108: La specifica distinzione politica alla quale possibile ricondurre le azioni e i motivi politici, la distinzione di amico (Freund) e nemico (Feind). () Nella misura in cui non derivabile da altri criteri, essa corrisponde, per la politica, ai criteri relativamente aut onomi delle altre contrapposizioni: buono e cattivo per la morale, bello e brutto per lestetica e cos via. In ogni caso essa autonoma non nel senso che costituisce un nuovo settore concreto particolare, ma nel senso che non fondata n su una n su alcune delle altre antitesi, n ricon ducibile ad esse. 4 Uso il termine trascendentale in senso kantiano (sebbene si siano contate nella sola Critica della ragion pura ben tredici accezioni diverse del termine) , ad indicare la dicotomia come condizione che rende possibile la conoscenza di ci su cui essa verte. 5 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.110: I concetti di amico e nemico devono essere presi nel loro significato concreto, esistenziale, non come metafore o simboli; essi non devono essere mescolati e affievoliti da concezioni economiche, morali e di altro tipo, e meno che mai vanno intesi in senso individualistico-privato, come espressione psicologica di sentimenti e tendenze private. Non sono contrapposizioni normative o puramente spirituali. 6 Tale parallelismo mi pare ad esempio accennato, anche se non apertamente discusso, in HOFMANN H., Legittimit contro legalit. La filosofia politica di Carl Schmitt, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1999, p.135: Il concetto del politico di Schmitt del resto pubblicato per la prima volta nello stesso anno di Sein und Zeit di Heidegger questa trattazione semplice ed elementare in apparenza, la cui arcaicit in verit , per, il prodotto di una determinata, multiforme situazione spirituale, appartiene alle sue manifestazioni pi brillanti e significative, sebbene sia la pi insufficiente sul piano oggettivo e scientifico. Con ci va detto che questo scritto di Schmitt in grande misura sintomatico dal punto di vista storico-spirituale, che la sua povert, cio lindifferenza e lunilateralit delle affermazioni oggettive sullessenza del politico la specifica conseguenza di un significativo tentativo politico e filosofico in unepoca di miseria. 7 VATTIMO G., Introduzione a Heidegger, in MASSARENTI A. (a cura di), Heidegger. Vita, pensiero, opere scelte, Milano, 2006, p.102Lesistenziale (cio il modo di essere dellesserci) che fornisce il filo conduttore di questa parte di analisi infatti la comprensione ( Verstehen). Lesserci nel mondo, anzitutto e fondamentalmente, oltre che come affettivit () come comprensione. Il mondo () una totalit di rapporti e di rimandi. Ora: la comprensione mantiene i rapporti su esaminati in uno stato-di-apertura preliminare *+ Questi rapporti sono fra di loro connessi in una totalit

delluomo: tale condizione si svela come un progetto gettato8, svela cio il senso di esistenziale come temporalit, come sentiero in cui luomo deve divenire ci che . Se come un ragno ermeneutico la glossa sottende una tela di fili concettuali che legano il carattere esistenziale della dicotomia amico-nemico al senso che di esistenziale dato in Heidegger, il politico viene ad assumere una precisa caratterizzazione come: a) sguardo precomprensivo: amico-nemico vengono a significare il senso della trascendenza e del progetto. Lo sguardo amico-nemico uno sguardo esistenziale poich comprensione, modo costitutivo dellEsserci e modo di costruzione del mondo; b) destino autoappropriativo, nel senso che la costruzione di amico-nemico ha il carattere del tempo, ossia costruisce ci che luomo sar9; c) angoscia10: amico-nemico una distinzione che luomo svolge di fronte alla morte, una distinzione che sorge dalla comprensione dellesistenza come possibilit della morte. Lo sguardo politico allora uno sguardo di angoscia di fronte alla morte; d) essere-per11-la-morte: il politico lo sguardo autentico, in quanto decisione anticipatrice della morte. atto di libert, che costituisce una coppia di opposte figure, le quali rappresentano la possibilit della morte12. Lidentificazione heideggeriana di esistenza per la morte ed autenticit13, porta ad una lettura del carattere esistenziale, che regge la distinzione del politico, nel senso di una distinzione che afferra lEssere autentico nellidea di morte, una summa divisio che specchio della stessa idea delluomo come progetto. Seppur con caratteri diversi, linterpretazione esistenzialistica14 della figura fenomenologica hegeliana di servo-padrone, de-strutturata nel movimento travagliato di lotta per la vita15, porta a conseguenze ermeneutiche analoghe.
originaria *+ La totalit dei rapporti di questo significare ci che noi chiamiamo col termine significativit. Lesserci, nella sua intimit con la significativit, la condizione ontica della possibilit della scopribilit dellente che si incontra nel mondo nel modo dessere dellutilizzabilit. 8 SEVERINO E., La filosofia contemporanea, BUR, 1998, p.249: Come ex-sistere e poter essere, lesistenza delluomo si porta al di fuori di ci che nelluomo e al di fuori delluomo gi dato, per scegliere e dec idere se stessa in direzione della possibilit. Questo non significa semplicemente che luomo di trasforma, ma che lesistenza delluomo essenzialmente e innanzitutto un progettare se stessa e che solo allin terno di questo progettarsi possibile ogni trasformazione e ogni divenire storico delluomo. Il progetto dellesistenza un essere-nel-mondo che non si esaurisce in un semplice atto conoscitivo, ma anche affettivit. 9 Si legga DAGOSTINI F., Breve storia della filosofia nel novecento, Einaudi, Torino, 1999, p.170: Lesserci dunque progetto. Ma progetto gettato, ossia collocato senza responsabilit alcuna in una situazione esistenziale che lo determina e lo costituisce. La gettatezza [Geworfenheit] delluomo la sua provenienza, il progetto che lo costituisce il suo essere e il suo destino di auto appropriazione. Egli non propriamente se non in quanto progetto-gettato, ossia in quanto anche era e sar. Ci significa che lessere delluomo sta nella temporalit e che l essere si consegna alluomo nella temporalit. 10 HEIDEGGER M., Essere e Tempo, UTET, Torino, 1969, par.53, p.397: la situazione emotiva che pu tener aperta la costante e radicale minaccia incombente sul Se stesso minaccia che proviene dal pi proprio e isolato essere dellEsserci- langoscia. In essa lEsserci si trova di fronte al nulla della possibile impossibilit della propria esistenza. Langoscia si angoscia per il poter-essere dellente cos costituito e ne apre in tal modo la possibilit estrema. 11 ESPOSITO C., Il fenomeno dellessere. Fenomenologia e ontologia in Heidegger, Dedalo, 1984, p.302: Il per dellessere-per-la-morte indica appunto il senso ontologico del trascendimento proprio dellesistenza. in questa sua intrinseca apertura trascendente, che lessere-per-la-morte portando lEsserci di fronte alla sua pi propria possibilit, al tempo stesso, e proprio per questo, lo porta di fronte al suo pi autentico (non pi coperto dietro gli atteggiamenti quotidiani del prendere e dellavere -cura) essere-gettato nella propria morte. Dunque, possiamo dire che per Heidegger la morte un fenomeno originario in quanto esso, lungi dal costituire il momento o la prospettiva della scomparsa dellEsserci e, con ci, una possibile dissoluzione del suo senso ontologico-esistenziale, al contrario porta lEsserci alla sua pi traparente manifestazione12 FORNERO G.-TASSINARI S., Le filosofie del novecento, I, Mondadori, 2002, p.662: Poich la morte, esistenzialmente parlando, una possibilit, essa non pu venire intesa e realizzata come esclusiva minaccia sospesa sulluomo. Non neppure unattesa, perch anche l attesa non mira che alla realizzazione, e la realizzazione nega o distrugge la possibilit come tale. Essere-per-la-morte significa procedere al di l delle illusioni del si, cio dellesistenza anonima, e, tramite un atto di libert, accettare la possibilit pi propria del nostro destino. 13 VATTIMO G., cit., p.111: Lautenticit (Eigentlichkeit) presa da Heidegger nel senso etimologico letterale, in quanto connessa con laggettivo proprio (eigen): autentico lesserci che si appropria di s, cio che si progetta in base alla possibilit pi sua, p.116: ...da un lato, la morte la possibilit pi propria, e cio autentica (si ricordi il nesso autentico-proprio: eigen- Eigentlichkeit) dellesserci; daltra parte, in quanto non mai sperimentabile come realt (almeno la mia morte, per me), essa autentica possibilit, cio possibilit che permanentemente tale, che non si realizza mai, almeno finch lesserci c. Essa dunque possibilit autentica e autentica possibilit. 14 Mi riferisco alle tesi di Kojve, il quale peraltro intrattenne con Schmitt un carteggio epistolare negli anni 50. Si legga VEGETTI M., Note sulla fine del politico nellepoca dellunit del mondo, in Oltrecorrente. Comunit dellaltro, 6, Milano, 2002, p.198-199: Come noto Kojeve muove dalla dialettica hegeliana della Begierde per mostrarne la funzione politicamente antropogena. La comunit speculativamente pensata- non lo spazio degli Io, di una soggettivit gi costituita (cio, in fondo, immortale) che poi entrerebbe in relazione con laltro. Se la comunit si rivela

Amico e nemico diventano allora figure posizionate in una chiave di contesa per il riconoscimento, ed esistenziale significa mettere in gioco la propria vita16. In entrambe i casi, la dicotomia politica si ri-costruisce come gesto violento e teoretico, legato alla sfera dellessere e della coscienza di s. Nelle accezioni predette, Il termine esistenziale dunque, sotto il profilo logico, un attributo del soggetto: lIo che, in senso esistenziale (ovvero: lIo-esistenziale, con tutti i caratteri che lo strutturano: langoscia, il travaglio per il riconoscimento etc.) pone la coppia Feind-Freund, come meccanismo per realizzarsi esso stesso. La formula residuale e non-oggettiva, ma anzi del tutto chiusa sul soggetto, con cui si identifica il nemico, confermerebbe tale interpretazione17.
hegelianamente nella lotta e nella morte perch la morte il luogo primario della rivelazione di s nellaltro (). Ogni comunit proprio in quanto accomuna e raccoglie sotto laspetto di una determinata relazione al tempo stesso presuppone una non -relazione, cio un pi originario esserdiviso di ci che viene accomunato. Ma la formulazione speculativa perch simultaneamente afferma anche il contrario: questo modo dessere della non-relazione al tempo stesso ci che consente che il separato, il differente, sia posto in relazione. Ci significa per Kojve che il soggetto diventa tale solo nella misura in cui oggetto del desiderio dellaltro, in una relazione di scambio costitutivamente dissim metrica, e attraversata dalle linee di allogenia che giustificano il significato archetipo della violenza sociale. Questultima non discende pertanto da unestrinseca imposizione della forza, ma connaturata nella trascendenza stessa della comunit come forma originaria della sua condizione politica () In un senso analogo alle categorie schmittiane di amico e nemico, Kojve concepisce il nucleo primitivo del politico in base alla tensione polare che mantiene aperto il mondo allo spaziamento dellalterit. 15 Si legga HYPPOLITE J., Genesi e struttura della fenomenologia dello spirito di Hegel, Bompiani, Milano, 2005, p.208: Questultima *lautocoscienza+ fa dunque esperienza della lotta per il riconoscimento; ma la verit di tale esperienza ne genera unaltra, quella dei rapporti di diseguaglianza nel riconoscimento, ossia lesperienza della signoria (Herrschaft) e della servit (Knechtschaft). Se infatti la vita la posizione naturale della coscienza, la morte ne a sua volta la negazione solo naturale. () Nel mettere a repentaglio la vita, la coscienza esperisce che questa le altrettanto essenziale quanto la pura autocoscienza; perci i due momenti, da prima immediatamente uniti, si separano: luna delle due autocoscienze si innalza al di sopra della vita animale; capace di affrontare la morte, di non temere la perdita della sostanza vitale, questa coscienza pone a propria essenza lessere-per-s astratto; sembra sfuggire alla schiavit della vita: la coscienza nobile del signore che viene realmente riconosciuto. Laltra preferisce la vita dellautocoscienza, dunque ha scelto la schiavit: risparmiata dal signore, questa coscienza stata conservata come si conserva una cosa, riconosce il signore e non ne riconosciuta; p.211: Il servo infatti non propriamente schiavo del padrone, ma della vita: schiavo perch ha esitato, ha tremato dinanzi alla morte, ha preferito la servit alla libert nella morte, e dunque pi che del padrone, schiavo della vita; Sul carattere aperto e dinamico della fenomenologia hegeliana, e pertanto sul movimento servo-padrone come momento che non risolve in s il problema del riconoscimento, si legga CHIEREGHIN F., La fenomenologia dello spirito. Introduzione alla lettura, Carocci, Roma, 2000, p. 90-91: Nella lotta per il riconoscimento, che qui si accende, il fine risulta inattingibile perch lautocoscienza non conosce altra forma di conferma della propria esistenza che le possa venire da unaltra autocoscienza che non sia o la soppressione di questa autocoscienz a o la sua sottomissione. In entrambi i casi tuttavia non c vero e proprio riconoscimento. Se il risultato la morte di uno dei due contendenti, la morte la negazione naturale della coscienza medesima, la negazione senza lindipendenza, negazione che dunque rimane priva del richiesto significato del riconoscere. Se il risultato invece la sottomissione di uno dei due, ci accade perch una delle due autocoscienze si ritirata davanti alla paura della morte e ha preferito ridursi in schiavit piuttosto che perdere la propria vita. Ma in questo modo la coscienza servile, bloccata nella propria maturazione dalla paura della morte, in se stessa qualcosa di monco e di parziale che non pu n sa offrire che un riconoscimento altrettanto parziale e del tutto inadeguato a soddisfare lautocoscienza vincente 16 HYPPOLITE J., Genesi e struttura della fenomenologia dello spirito di Hegel, cit., p.207: Luomo si eleva al di sopra della vita, la quale nondimeno resta la condizione positiva del suo emergere; capace di mettere in gioco la propria vita liberandosi con ci stesso dallu nica schiavit possibile, quella della vita. 17 La formula in questione nel passo di SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p. 109: non v bisogno che il nemico politico sia moralmente cattivo o esteticamente brutto; egli non deve necessariamente presentarsi come concorrente economico e forse pu apparire vantaggioso concludere affari con lui. Egli semplicemente laltro, lo straniero ( der Fremde) e basta alla sua essenza che egli sia esistenzialmente, in un senso particolarmente intensivo, qualcosa daltro e di straniero, per modo che, nel caso est remo, siano possibili con lui conflitti che non possano venir decisi n attraverso un sistema di norme prestabilite n mediante lintervento di un terzo disimpegnato e perci imparziale; Ivi, p.109-110: Nella realt psicologica, il nemico viene facilmente trattato come cattivo e brutto, poich ogni distinzione di fondo, e soprattutto quella politica, che la pi acuta e intensiva, fa ricorso a proprio sostegno a tutte le altre distinzioni utilizzabili () La concretezza ed autonomia peculiare del politico appare gi in questa possibilit di separare una contrapposizione cos specifica come quella di amico-nemico da tutte le altre e di comprenderla come qualcosa di autonomo; Ivi, p.122: Il reale raggruppamento amico-nemico per sua natura cos forte ed esclusivo che la contrapposizione non politica, nello stesso momento in cui causa questo raggruppamento, nega i suoi motivi e criteri finora puramente religiosi, politici o culturali e viene sottomessa ai condizionamenti e alle conseguenze del tutto nuove, peculiari e, dal punto di vista di quel punto di partenza puramente religioso, economico o di altro tipo, spesso molto inconseguenti e irrazionali, della situazione politica. Per un commento in linea con la tesi soggettivistica, GUERRI M., Orientarsi dopo l11 settembre: dalla instabilit semantica alla genealogia della politica. Alcune note su Carl Schmitt, in www.lettere.unimi.it: la storia della politica moderna retta dalla metamorfosi del processo di auto-identificazione di una collettivit mediante il conflitto tra amico e nemico. La storia del politico costituita dalla trasformazione del senso del conflitto amico-nemico su cui si fonda la capacit di una collettivit di riconoscersi in quanto tale. In questo senso il politico da una parte non pu essere inteso come mero caos distruttivo, inimicizia che tutto divora, daltra parte il formarsi della collettivit di amici avviene attraverso l esclusione di ci che si definiscono come nemici. Lidentit del Noi fondata sulla esclusione dellAltro. Il nemico deve essere allontanato allesterno o neutralizzato allinterno della collettivit. Quella tranquillit, sicurezza e ordine che sono il presupposto perch le norme giuridiche possano a ver vigore e su cui dunque poggia la vita normale di una collettivit organizzata in Stato, emerge dal conflitto: il Noi esiste solo in virt del riconoscimento, della separazione e della esclusione dellAltro. Come ha osservato Galli, attraverso il politico Schmitt vuole superare lident it tautologica del moderno razionalismo politico: il nemico in verit lAltro in noi, la nostra stessa esistenza nel suo lato tragico e al contempo energetico; lEstraneo il Prossimo, ovvero, per usare le parole di Rilke, Feindschaft ist uns das Nchste. Lidea liberale di politica, la concezione borghese di sicurezza sono

A ci si accompagnerebbe lidea del carattere esistenziale del politico come lotta per la vita: il soggetto identifica nellaltro un nemico da sottomettere o uccidere, da sfidare a guardare il volto della morte18. II. Dal soggetto alloggetto: la frantumazione dellidentit Stato-politico. Io credo che tale schema di spiegazione si fondi su una serie di passaggi errati, rispecchiati in una fallacia logica: lesistenziale, in Schmitt, non deve considerarsi infatti un predicato del soggetto, dellIo che pone la distinzione, ma un predicato delloggetto, della distinzione stessa. Non cio un Io-esistenziale, n nelle vesti di gettatezza e progettualit n in quelle di autocoscienza che pone un Altro rispetto al S nel meccanismo di alterit nellappetire19. LIo-esistenziale in Schmitt assente: la dicotomia amico-nemico non infatti una dialettica dellIo, non una distinzione del soggetto esistenziale. Essa piuttosto una dialettica delloggetto, del reale: non c un soggetto esistenziale, ma una dicotomia dellesistente. Lamico ed il nemico sono divisioni della realt, e non divisione dellIo: non c alcuna posizione creatrice del soggetto, come dimostra il fatto che non vi legame tra nemico e sentimento di ostilit20. Il carattere di esistenziale riferito alla coppia Feind-Freund va perci inteso nella sua portata oggettiva, e non soggettiva: esistenziale non dunque nel senso deontico-soggettivo di divisio dellesistenza, ma nel senso ontico-oggettivo di divisio dellesistente. Quello che Schmitt sottolinea lartificialit del concetto di politico: non vi n una tensione degli uomini, dei soggetti, a formare esistenzialmente la dialettica amico-nemico, n tale tensione esiste di per s nelle strutture della societ. in questo senso allora che la nozione di nemico in Schmitt puramente negativa, il nemico come Altro: non perch sia una mera proiezione del soggetto, ma in quanto la soggettivit del nemico irrilevante21. Il nemico esiste semplicemente, cos come lamico, senza che tale esistenza sia legata allo sguardo teoretico

decostruite e destituite di fondamento: lidentit politica esiste solo mediante lidentificazione di un nemico e successivam ente alla sua esclusione. Noi ci siamo politicamente perch abbiamo escluso lAltro. La nostra stessa identit dunque deriva dallesclusione, poggia continuamente sulla figura di ci che stato definito come nemico. Lordine giuridico-politico (lamicizia) non viene fondato sul trasparente riferirsi a s della collettivit, ma una deriva del conflitto; HOFMANN H., Legittimit contro legalit. La filosofia politica di Carl Schmitt, cit., p.138: diversamente da tutte le altre contrapposizioni oggettivamente condizionate e determinate, il nemico in senso proprio e politico non un avversario determinabile oggettivamente, piuttosto, le differenze oggettive diventano poco significative di fronte alla circostanza che lavversario d ivenuto nemico semplicemente laltro, lestraneo, che viene combattuto semplicemente a causa della sua estraneit e diversit. Si legga tuttavia lappunto di Schmitt stesso, sul tema, in SCHMITT C., Premessa a Il concetto di politico, cit., p.95: Il rimprovero di un pretesto primato del concetto di nemico a sua volta troppo generico e stereotipato. Esso trascura il fatto che la costruzione di un concetto giuridico procede sempre, per necessit dialettica, dalla sua negazione. Nella pratica come nella teoria giuridica, il riferimento alla negazione tuttaltra cosa che afferm are il primato di ci che viene negato. Un processo, in quanto controversia giuridica, pensabile solo se viene negato un diritto. La pena e il diritto penale presuppongono non un fatto ma un non-fatto. Forse che ci significa una valutazione positiva del non-fatto e un primato del delitto? 18 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.116: I concetti di amico, nemico e lotta acquistano il loro significato reale dal fatto che si riferiscono in modo specifico alla possibilit reale delluccisione fisica. La guerra consegue dallostilit poich questa negazione assoluta di ogni altro essere. La guerra solo la realizzazione estrema dellostilit. Essa non ha bisogno di essere qualcosa di quotidiano o di normale, e ne ppure di essere vista come qualcosa di ideale o di desiderabile: essa deve per esistere come possibilit reale, perch il concetto di nemico possa mantenere il suo significato. 19 Sulla nozione di appetito, vedi HYPPOLITE J., Genesi e struttura della fenomenologia dello spirito di Hegel, cit., p.196: In francese noi abbiamo tradotto il termine tedesco Begierde usato da Hegel con desir e non con appetit. Il fatto che questa Begierde contiene pi di quanto non sembri a tutta prima: pur confondendosi inizialmente con lappetito (appetit) sensibile in quanto d sui diversi oggetti concreti del mondo, reca in s un significato infinitamente pi ampio. Nel fondo in tale appetire ( desir) lautocoscienza cerca se stessa e si cerca nellaltro, Ivi, p.201, sul carattere tragico dellappetire come movimento dellautocoscienza che ha bisogno dellalterit: Perci in questa opera lincontro delle autocoscienze si manifesta come la lotta delle autocoscienze per farsi riconoscere. Piuttosto che appetito dellamore, la Begierde ora aspir azione al riconoscimento virile di una coscienza che appetisce. Il movimento del riconoscere non si manifesta dunque se non attraverso lopposizione delle autocoscienze. 20 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.112: Non necessario odiare personalmente il nemico in senso politico, e solo nella sfera privata ha senso amare il proprio nemico, cio il proprio avversario. 21 Ivi, cit., p. 119: Il problema continua ad essere sempre lo stesso: se cio un raggruppamento amico-nemico di tal genere esista oppure no come possibilit reale o come realt, senza che importi quali motivi umani sono forti abbastanza da provocarlo (corsivo mio).

di amico e nemico sulla morte: tale esistenza nella realt, nel senso che luomo , e non pone, in una delle due categorie Essa piuttosto una tensione della struttura statale e non della societ civile: la coppia che regge il politico anzi il prodotto dellintervento dello Stato nella societ civile, che societ neutra22. Schmitt dunque non pone amico-nemico come un potenziamento esistenziale del concetto di inimicizia che alla base del suo pessimismo antropologico di matrice classica, hobbesiana23, bens come schemi esplicativi del fatto che nella societ moderna, in cui si legano una struttura sociale eterogenea della societ con lo sviluppo di uno stato a carattere totale, viene frantumata lidentit tra politico e statale24, e perci pur conservando la finzione dellidentit perduta- il politico esplode come possibilit di tensioni continue tra sfere non pi neutrali25, e per questo contrapposte non pi alla stregua di avversari o concorrenti, n tantomeno di inimicus privato, ma di hostis26. Esistenziale, allora, si riferisce alloggetto, si riferisce al prodotto della crisi dellidentit Stato-politico, che crisi del parlamentarismo odierno27: il senso del politico che ha connotato di s tutta lesistenza,
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Ivi, cit., p.105: tutti gli affari fino allora statali diventano sociali e viceversa tutti gli affari fino allora sol o sociali diventano statali, come accade necessariamente in una comunit organizzata in modo democratico. Allora tutti i settori fino a quel momento neutrali -religione, cultura, educazione, economia- cessano di essere neutrali nel senso di non-statali e non-politici. Come concetto polemicamente opposto a tali neutralizzazioni e spoliticizzazioni di settori importanti della realt appare lo Stato totale proprio dellidentit tra Stato e societ, mai disinteressato di fronte a nessun settore della realt e potenzialmente comprensivo di tutti. Di conseguenza, in esso tutto politico, almeno virtualmente, e il riferimento allo Stato non basta pi a fondare un carattere distintivo specifico del politico; SCHMITT C., Il custode della costituzione, Giuffr, Milano, 1981, p.124: separazioni antitetiche come: Stato ed economia, Stato e cultura, Stato ed educazione; e inoltre polit ica ed economia, politica e scuola, politica e religione, Stato e diritto, politica e diritto, che hanno un senso se ad esse corrispondono ambiti o grandezze concrete, oggettivamente separate, perdono il loro significato e diventano prive di oggetto. La societ divenuta Stato uno Stato delleconomia, della cultura, dellassistenza, della beneficienza, della previdenza; lo Stato divenuto autoorganizzazione della societ, quindi di fatto da essa non pi separabile, abbraccia tutto il sociale, cio tutto quanto occorre alla convivenza umana. 23 BENDERSKY J.W., Carl Schmitt teorico del Reich, Il Mulino, 1989, p.119-120: moralit e immoralit erano per lui aspetti che concernevano la vita privata e che non potevano costituire il fondamento dellanalisi politica: Se gli uomini fossero buoni, il mio punto di vista sarebbe malevolo; ma gli uomini non sono buoni. Questa visione pessimista delluomo era al centro di tutta la sua filosofia politica: In un mondo buono tra uomini buoni domina naturalmente solo la pace, la sicurezza e larmonia di tutti con tutti; i preti e i teologi sono qui altrettanto super flui dei politici e degli uomini di stato. Per tale ragione concludeva Schmitt: tutte le teorie politiche in senso proprio presuppongono che luomo sia *+ un essere pericoloso e dinamico e che la caratteristica fondamentale della vita politica linimicizia. 24 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.105: Anche le definizioni concettuali generali del politico che non contengono niente altro che un rimando o un rinvio allo Stato, sono comprensibili e legittime sul piano scientifico solo finch lo Stato realmente unenti t chiara, univoca e determinata e si contrappone perci ai gruppi e agli affari statali e perci anche non politici, finch lo Stato ha il monopolio del politico. Era questo il caso quando lo Stato o non riconosceva come controparte nessuna societ (come nel XVIII secolo) oppure almeno si situava come potere stabile e separato dalla societ (come in Germania durante il XIX secolo e ancora nel XX); SCHMITT C., Premessa a Il concetto di politico, cit., p.90: Vi fu realmente un tempo in cui era corretto identificare i concetti di statale e di politico. Infatti allo Stato europeo era accaduto qualcosa di assai improbabile: di creare la pace al suo interno e di eliminare linimicizia come concetto giuridico. Gli era accaduto di accantonare la faida (.) e di instaurare all interno del suo territorio sicurezza e ordine; PARISE E., Carl Schmitt. La difficile critica del liberalismo, Liguori, Napoli, 2002, p.103: Schmitt attribuisce proprio al liberalismo la responsabilit della bancarotta dello Stato, poic h nel mantenere aperta la porta alla rappresentanza degli interessi esso avrebbe reso possibile loccupazione dello Stato da parte degli interessi organizzati, annullando, definitivamente, lo stesso presupposto del costituzionalismo liberale, ovvero la distinzione tra Stato e societ, governo e popolo. Giacch, adesso dichiara Schmitt- lo Stato diventa lautoorganizzazione della societ. 25 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.112-113: Allinterno dello Stato in quanto unit politica organizzata che, come tutto, avoca a s la decisione sullamico-nemico, esistono, sempre per accanto alle decisioni politiche primarie e in difesa della decisione scelta, molti concetti secondari di politico. In primo luogo con laiuto della equiparazione di politico e statale (). Tale equiparazione fa s ad esempio che si contrapponga un comportamento politico-statuale ad uno politico-di partito e che si possa parlare di politica religiosa, scolastica, comunale, sociale e cos via riferendosi allo Stato stesso. Eppure anche qui continua ad essere essenziale per il concetto di politico un contrasto o antagonismo allinterno dello Stato, anche se esso risulta relativizzato dallesistenza dellunit politica dello Stato stesso che comprensivo di tutti g li altri contrasti. Infine si sviluppano tipi di politica ancor pi affievoliti, fino a diventare parassitari e caricaturali, nei quali sopravvive ancora qualche momento antagonistico del raggruppamento originario in base allantitesi amico-nemico, che si manifesta in tattiche e pratiche di ogni tipo, in concorrenza ed intrighi e che definisce i pi strani affari e manipolazioni come politica; BENDERSKY J.W., Carl Schmitt teorico del Reich, cit., p.120: In s il politico non ha alcuna natura precisa e immutabile, semplicemente *+ lantagonismo pi estremo e intenso, e ogni altro antagonismo concreto tanto pi politico quanto si avvicina al punto estremo, quello del raggruppamento in base ai concetti di amico-nemico. Il politico trae il suo potere dalle varie sfere della vita, quali la religione, leconomia, il nazionalismo, e non esistono sfere neutre o apolitiche come vorrebbero far credere i liberali; esse sono tutte potenzialmente politiche. 26 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.111: Nemico non il concorrente o lavversario in generale. Nemico non neppure lavversario privato che ci odia in base a sentimenti di antipatia.() Nemico solo il nemico pubblico, poich tutto ci che si riferisce ad un simile raggruppamento, e in particolare ad un intero popolo, diventa per ci stesso pubblico. Il nemico lhostis, non linimicus in senso ampio. 27 Si legga PARISE E., Carl Schmitt. La difficile critica del liberalismo, cit., p.105-106: E qui vengono, in primo piano, di nuovo, le responsabili t del liberalismo. Lavvento dello Stato plurale/totale sarebbe, infatti, impensabile senza il presupposto dello Stato liberale di diritto che, incapace o non interessato a controllare la dinamica del conflitto sociale, in nome della libert dei privati, ha consentito che, nel seno della societ, prendessero forma organizzata i diversi interessi e che acquistassero forza al punto da contrapporsi allo Stato come titolari di volont particolari. I moderni

frantumandosi in un tessuto policratico e presentandosi, paradossalmente, in una identit nuova, quella tra Stato e societ. Ma tale identit conflittuale poich non si fonda su ununit politica, ma sulla tensione continua di interessi particolaristici e contrapposti presenti nella societ, i quali ora ed questo il senso dellidentitaspirano allo Stato, ossia a farsi totalit. Il nemico, allora, non lAltro-esistenziale inteso come il semplicemente Altro, ma il medesimo soggetto che, precedentemente alla politicizzazione della societ, stava in piedi sul rovescio dellinteresse: il nemico, sotto il profilo soggettivo, continua ad essere il concorrente nel campo economico, lavversario nel campo parlamentare, leretico in quello religioso28. I motivi per cui gli uomini si associano e dissociano restano cio quelli tradizionali ed solo sotto il profilo oggettivo, dellintensit con cui viene posta la simmetria, che tale soggetto diviene nemico29: la trasformazione dellinteresse da privato in pubblico ossia la politicizzazione dellinteresse stesso- a costruire il concetto di nemico, come collasso del sistema liberale provocato dallingresso delle masse nella politica, dal suffragio universale, dalla possibilit per gli interessi privati eterogenei della societ di specchiarsi nello Stato30, e di vestirsi di pubblico. quasi improprio parlare, a questo proposito, di nemico interno (Staatsfeind). La nozione di nemico interno infatti da riferirsi al gruppo di soggetti identificati come tali da una dichiarazione unilaterale di ostilit da parte dello Stato, nella sua necessit di pacificazione interna31. La distinzione esterno-interno riferito al nemico, va perci letta nel senso che, se proviene dallo Stato o si rivolge verso lo Stato, essa pu avere carattere esterno (in un rapporto Stato contro Stato, e quindi sul piano dello ius belli internazionale) o interno (come determinazione da parte dello Stato di un nemico pubblico, ma allinterno del suo territorio)32; mentre quando lidentificazione del soggetto nemico provenga
partiti, secondo Schmitt, hanno cessato di essere, in accordo con lo spirito della costituzione liberale, delle formazioni basate sulla libera propaganda per diventare formazioni sociali solide, stabili, permanenti e ben organizzate. Abbandonata la sfera dellopinione pubblica, che la sola regione nella quale devono esistere, essi hanno invaso, contemporaneamente, la societ e lo Stato, trasformandosi da particelle di quella verit liberale prodotta dal confronto tra le diverse opinioni, in pezzi di societ che si autoorganizzano in maniera tendenzialmente totale. Il risvolto di questa profonda trasformazione , per Schmitt, evidentemente, la crisi del parlamentarismo, ovvero di government by discussion popolato esclusivamente da uomini socialmente ed economicamente liberi, spiritualmente ed intellettualmente indipendenti, capaci di un proprio giudizio. Per le affini posizioni sul punto di Weber, si legga REBUFFA G., Nel crepuscolo della democrazia. Max Weber tra sociologia del diritto e sociologia dello Stato, Il Mulino, Bologna, 2007, pp.165-178; WEBER M., Parlamento e governo, in MASSARENTI A. (a cura di), Weber. Vita, pensiero, opere scelte, Milano, 2006, p.318-324. 28 il liberalismo ad aver separato Stato e societ, e dunque ad aver identificato lo Stato con il politico e degradato la violenza della societ a conflitti di interessi, smilitarizzati e spoliticizzati, come sottolinea SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.111, sottolinea come Il liberalismo ha cercato di risolvere () il nemico in un concorrente, e in un avversario di discussione, dal punto di vista spirituale. In campo economico non vi sono nemico, ma solo concorrenti; in un mondo completamente moralizzato ed eticizzato solo avversari di discussione. 29 Ivi, cit., p.121: Il politico pu trarre la sua forza dai pi diversi settori della vita umana, da contrapposizioni religiose, economiche, morali o di altro tipo; esso infatti non indica un settore concreto particolare ma solo il grado di intensit di unassociazione o di dissociazione di uomini, i motivi della quale possono essere di natura religiosa, razionale, nazionale (in senso etnico o culturale), economica o di altro tipo e possono causare, in tempi diversi, differenti unioni e separazioni. 30 PARISE E., Carl Schmitt. La difficile critica del liberalismo, cit., p.100-101: il vero obiettivo polemico della critica schmittiana del parlamentarismo la modernit nella sua forma capitalistica, secolarizzata e politeista. Nel suo antiparlamentarismo si rifl ette lesigenza di una societ ricomposta, non lacerata dal conflitto che inevitabilmente inerisce alla pluralit degli interessi, spiritualmente e socialmente omogenea. Il vero parlamentarismo, nel quale le opinioni in lotta producono verit e legge, incompatibile con il suffragio universale, in quanto questultimo rendendo rappresentabili i diversi interessi minerebbe alle fondamenta la comunit di principi e fini che costituisce la premessa indispensabile della discussione parlamentare. La lotta delle opinioni sembra voler dire Schmitt- possibile solo se linteresse sociale omogeneo: quando il corpo elettorale perde questa caratteristica anche listituzione perde la sua anima, il suo principio spirituale; SCHMITT C., Il custode della costituzione, cit., p.137: Cos da teatro di una discussione libera e costruttiva dei liberi rappresentanti del popolo, da trasformatore degli interessi partiti in una volont sovrapartitica, il parlamento diventa il teatro di una divisione pluralistica delle forze sociali organizzate. 31 SCHMITT C., Il concetto di politico, cit., p.130: Questa necessit di pacificazione interna porta, in situazioni critiche, la fatto che lo Stato, in quanto unit politica, determina da s, finch esiste, anche il nemico interno. In tutti gli Stati esiste perci in qualche forma ci che il diritto statale delle repubbliche greche conosceva come dichiarazione di e il diritto statale romano come dichiarazione di hostis: forme cio pi o meno acute, automatiche o efficaci solo in base a leggi speciali, manifeste o celate in prescrizioni generali, di bando, di proscrizione, di estromissione dalla comunit di pace, di collocazione hors la loi, in una parola di dichiarazione di ostilit interna allo Stato. Questo il segno, a seconda del comportamento di colui che stato dichiarato nemico dello Stato, della guerra civile. 32 Correttamente, dunque, si legga Ivi, cit. p.115: La guerra lotta armata fra unit politiche organizzate, la guerra civile lotta armata allinterno di ununit organizzata (che proprio perci sta diventando problematica), e a pag.122 si legga: Ci che importa sempre e solo il caso di conflitto. Se le controforze economiche, culturali o religiose sono cos forti da determinare da s sole la decisione sul caso critico, ci significa che esse sono

da e tra gruppi sociali allinterno di uno Stato, il nemico sar sempre esterno, poich la pretesa alla totalit della comunit ad excludendum, una pretesa a porsi come lei quale forza unificatrice alla quale spetta il compito di dichiarazione dellhostis33. In una societ divenuta politica, la dichiarazione del nemico da parte di un gruppo sociale non una dichiarazione di inimicizia, non resta confinata in una tensione e lotta privata, ma una dichiarazione che si pensa e pretende desser pubblica, totale. Conto tenuto di quanto esposto, si deve concludere che nella nozione di esistenziale di Schmitt non c alcuna costruzione metafisica del Soggetto alla stregua della quale la dicotomia politica si porrebbe come movimento dialettico e tragico dellIo nel mondo- , bens in essa si inscrive una de-costruzione delloggetto, ossia della nozione di interesse: il nemico solo un concorrente visto ora sotto il profilo politico, ossia nella prospettiva pubblicistica del gruppo sociale che tende ad assumere su di s lidentit Stato-societ. Il senso esistenziale della dialettica schmittiana sta nella modifica delloggetto del politico, del concetto di interesse: dal carattere neutrale34, spoliticizzato e smilitarizzato ove lo aveva ridotto il liberalismo, ad un carattere esistenziale nel senso di pretesa ad imporsi su tutto lesistente, a riconoscersi come pubblico.

divenute la nuova sostanza dellunit politica. Se invece esse non sono abbastanza forti da impedire una guerra intrapresa contro i loro intere ssi e principi, allora chiaro che esse non hanno raggiunto il punto decisivo del politico. Se esse sono abbastanza forti da impedire una guerra voluta dalla dirigenza dello Stato, ma contrastante con i loro interessi e principi, ma non forti abbastanza da determinare da se stesse una guerra, in base ad una decisione propria, in tal caso non esiste pi unentit politica unitaria. 33 Ivi, cit., p.115: Lequivalenza politico=politico di partito possibile allorch lidea di ununit politica (lo Stato) comprendente tutto e in grado di relativizzare tutti i partiti politici al suo interno e le loro conflittualit, perde la sua forza e di conseguenza le contrapposizioni interne allo Stato acquistano intensit maggiore della comune contrapposizione di politica estera nei confronti di un altro Stato. Quando allinterno di uno Stato i contrasti tra i partiti politici sono divenuti i contrasti politici tout-court, allora viene raggiunto il grado estremo di sviluppo della politica interna, cio diventano decisivi per lo scontro armato non pi i raggruppamenti amico-nemico di politica estera, bens quelli interni allo Stato; BENDERSKY, Schmitt teorico del Reich, cit., p.123: Se poi gli antagonismi amico-nemico interni allo stato diventano cos intensi da sfociare in un conflitto armato, allora lo Stato cessa di essere lunit politica decisiva. 34 Sul concetto di neutralit alla base della teoria liberale, si legga SCHMITT C., Rassegna dei diversi significati e funzioni del concetto di neutralit politica interna dello Stato, in Le categorie del politico, cit., p.187-191, in cui si individuano significati negativi e significati positivi di neutralit. In particolare neutralit in senso negativo intesa come: a) non-intervento, indifferenza, laisser passer; b) Stato nel significato di mezzo tecnico che deve funzionare in modo prevedibile; c) uguali cianche nella formazione della volont statale, d) parit, identica ammissione alle medesime condizioni di tutti i gruppi e le tendenze esiststenti al godimento dei vantaggi o delle altre prestazioni statali. In senso positivo, neutralit va intesa come: a) obiettivit e concretezza sulla base di una norma riconosciuta; b) sulla base di una competenza non fondata su interessi egoistici; c) come espressione di ununit e totalit comprendente gli opposti raggruppamenti e che perci relativizza le contrapposizioni; d) c ome posizione dello straniero al di fuori dello Stato che, in caso di necessit, come terzo, provoca la decisione e quindi lunit.

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