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1
A partire dal III paragrafo riprendo, con tagli ed integrazioni, il mio «Sigismondo, filosofo
umanista», La Signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesti, Storia delle Signorie dei
Malatesti, II. 2, a cura di A. Falcioni, Rimini, 2006, pp. 319-339.
2
A. Grafton, Leon Battista Alberti un genio universale, Bari, 2003, p. 419.
3
Ibid., pp. 305 nota 8, 495.
4
Ibid., p. 418.
5
Ibid., p. 317.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 2 di pp. 21
12
Cfr. C. Cardinali, «Carlo Malatesti principe umanista», I Malatesti a cura di A. Falcioni e
R. Iotti, Rimini, 2002, p. 121.
13
Cfr. Eneide, V, vv. 577-602; «[…] haut alio Teucrum nati vestigia cursu / impediunt
texuntque fugas et proelia ludo [...]» (vv. 592-3).
14
Cfr. S. Blake McHam, Renaissance monuments to favourite sons, «Renaissance
Studies», 19 (4), Oxford, 2005, pp. 458–486; A. Fisher, Three Meditations on the
Destruction of Vergil's Statue: The Early Humanist Theory of Poetry, «Renaissance
Quarterly», 40 (4), New York, 1987, pp. 607-635.
15
Cfr. F. Prendilacqua (1373-1446), Intorno alla vita di Vittorino da Feltre. Dialogo tradotto
e annotato dal professore Giuseppe Brambilla, Como, 1871; Cardinali, «Carlo Malatesti
principe umanista», cit., p. 109.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 5 di pp. 21
16
Cfr. La signoria di Carlo Malatesti (1385-1429), Storia delle Signorie dei Malatesti, XII, a
cura di A. Falcioni, Rimini, 2001, doc. n. 131 (1415), pp. 613-5. Carlo dichiara di aver
voluto soltanto perseguire il bene della Chiesa e la tranquillità del suo Stato.
17
Cfr. ibid., doc. n. 143 (1419), pp. 636-7.
18
Cfr. ibid., doc. n. 147 (1419), pp. 640-2: il papa condona le somme dovute a titolo di
vicariato per i servigi resi alla Chiesa.
19
In un’elegia di Porcellio Pandoni (1454), diretta a Sigismondo, Valturio è definito novello
Virgilio.
20
Cfr. A. Costantini, «L’Umanesimo di Roberto Valturio», La cultura letteraria nelle corti
dei Malatesti a cura di A. Piromalli, Rimini, 2002, pp. 258-9.
21
Cfr. G. Susini, «Introduzione», Analisi di Rimini antica. Storia e archeologia per un
museo, Rimini, 1980, pp. 11-12.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 6 di pp. 21
22
Cfr. L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del medio-evo, II, Roma, 1911, pp. 87-96; C.
Ricci, Il Tempio Malatestiano, Roma-Milano, 1924 (ed. an. Rimini, 1974), p. 6; M. Filelfo,
Epithalamion, Biblioteca Gambalunga, Rimini, ms. 1346; Pii II, Commentarii (Francofurti,
1614), pp. 51-52 (E. S. Piccolomini [Pio II], Commentari, Romae, 1584, ed. a cura di L.
Totaro, Milano, 1984, pp. 365-369).
23
La «fervente filosofia politica di Sigismondo è stata a lungo ignorata»: cfr. M. Aronberg
Lavin, «L’affresco di Piero della Francesca raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta»,
Piero della Francesca a Rimini. L’affresco nel Tempio Malatestiano, Bologna, 1984, p. 59.
24
Cfr. V. De Caprio, «Roma», Letteratura italiana. Storia e Geografia, II, 1, Torino, 1988,
pp. 370-371.
25
Secondo P. Gilbert, il tempio «è disposto come una vetrina di una polemica» tra
paganesimo e Chiesa, in cui tutto è «ambiguo»: cfr. «L’alba incompiuta. I significati
filosofico-teologici del Tempio Malatestiano», in Templum mirabile, cit., pp. 139, 144. Ciò
che appare «ambiguo» è invece soltanto dialettico.
26
Cfr. R. Valturio, De re militari, XII,13. Carlo muore nel 1429. Galeotto Roberto (1430)
vuole istituire una biblioteca «ad comunem usum pauperum et aliorum studentium».
Lavori nel convento sono attestati nel 1432. Nel 1455 risultano presenti in essa i volumi
donati da Sigismondo, e fatti procurare da Valturio (De re militari, I,1) e da altri. L’elenco
è in un inventario del 1560: cfr. G. Mazzatinti, «La biblioteca di San Francesco (Tempio
Malatestiano) in Rimini», Scritti vari di Filologia, Roma, 1901, pp. 345-352. Valturio nel
1475 lascia alla biblioteca francescana quella sua personale, destinandola «ad usum
studentium et aliorum fratrum et hominum civitatis Arimini». La biblioteca francescana
è dispersa nel sec. XVII.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 7 di pp. 21
27
Cfr. F. Bacchelli, «La cappella dei pianeti», Cultura letteraria, cit., pp. 179-197.
28
Cfr. M. Bertozzi, «Segni, simboli, visioni: il Tempio Malatestiano e i suoi enigmi», in
Templum mirabile, cit., pp. 160-161.
29
Cfr. C. Segre, Esperienze ariostesche, Pisa, 1966, pp. 89-94; L. B. Alberti, Intercenales, a
cura di F. Bacchelli e L. D’Ascia, Bologna, 2003, pp. LXI-LXII, 227-241.
30
Cfr. Alberti, Intercenales, cit., p. 56.
31
All’Ulisse del libro V dell’Odissea pensava C. Mitchell, «Il Tempio malatestiano», Studi
Malatestiani, Studi storici, 110-111, Roma, 1978, pp. 90-92, per concludere che il
monumento «è una visione imperfetta della verità a cui tendeva il neo-platonismo
italiano del Quattrocento» (p. 102). Sulla lettura dell’Odissea quale schema astrale del
labirinto, cfr. G. Chiarini, I cieli del mito, Reggio Emilia, 2005.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 9 di pp. 21
32
Cfr. A. Montanari, «Tempus loquendi, tempus tacendi». Tempio malatestiano, il sorriso
del saggio, «il Ponte», Rimini, XXVI, 43, 2.12.2001, p. 22.
33
Cfr. E. Garin, Storia della filosofia italiana, I, Torino, 1966, p. 346.
34
Cfr. Alberti, Intercenales, cit., pp. XCIII-XCIV, 228-240.
35
Ibid., pp. 230-232: «… conveni sacerdotem quemdam magicis artibus plane eruditum».
36
Cfr. Bertozzi, «Segni, simboli, visioni…», cit., p. 151.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 10 di pp. 21
55
Cfr. Falcioni, «Cleofe Malatesti moglie di Teodoro II Paleologo», Le donne di casa
Malatesti, Rimini, 2004, p. 603.
56
Cfr. Garin, «La letteratura degli umanisti», Storia della Letteratura Italiana. III. Il
Quattrocento e l’Ariosto, Milano, 1966, p. 98.
57
Sull’invito, Ciriaco scrive ad Eugenio IV: «Sigismundo Pandulphi filio Malatesta principe
clarissimo favitante» (cfr. il suo Itinerarium edito da L. Mehus, Giovannelli, Firenze,
1742).
58
La data si ricava da una lettera di Ciriaco (24 giugno) a Valturio, contenente un elogio di
Sigismondo: cfr. Massera, Roberto Valturio «omnium scientiarum doctor et monarcha»,
Rimini, 1926-27, ora in Cultura letteraria, cit., p. 242.
59
Cfr. G. De Ruggiero, Rinascimento, Riforma e Controriforma, Bari, 1961, pp. 117-118. La
tesi è criticata da Garin, Storia della filosofia italiana, I, cit., p. 364.
60
Cfr. Hesperis, VI, e De re militari, XII,7.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 13 di pp. 21
5. Un progetto di humanitas
61
Cfr. Garin, L’umanesimo italiano, cit., p. 70. L’orazione ufficiale del 1453 tenuta da
Giannozzo Manetti (Oratio Iannottii Manetti vulgaris ad Sigismondum), è elencata al n.
185 dell’inventario della biblioteca di Iacopo Anastagi, consigliere di Sigismondo, che fu
ritenuto ideatore di una congiura (1465) per la quale fu processato, torturato ed
impiccato.
62
Di «maniera eclettica» parla P. O. Kristeller, Il Rinascimento. Interpretazioni e problemi,
Bari, 1983, pp. 160-163: i primi umanisti non avevano nessuna filosofia organica, ma
sciogliendo la rigidità della Scolastica preparavano l’ambiente per Galileo e Cartesio.
63
Cfr. F. Alessio, «Il pensiero filosofico», Manuale di letteratura italiana. Storia per generi e
Problemi. 1. Dalle origini alla fine del Quattrocento, a cura di F. Brioschi e C. Di Girolamo,
I, Torino, 1993, pp. 76-80.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 14 di pp. 21
moderna64.
Si riscopre una morale cristiana «riconciliata con il sereno
piacere della vita», come testimonia un’opera dell’antiaristotelico
Lorenzo Valla, il De vero falsoque bono (1441) che esprime
«l’esigenza potentissima di ricongiungere la tradizione classica
con la tradizione cristiana»65. Valla passa per Firenze e Ferrara fra
1434 e 1435. Dal 1429 grazie al magistero di Guarino Veronese,
Ferrara diventa fondamentale centro di studi umanistici e
dimostra la sua vocazione «verso il Nord», seguendo un «asse
ideale che la colloca più vicina al cuore dell’Europa che al cuore
dell’Italia, a Roma»66. La scuola ferrarese di Guarino è pure «un
centro di irradiazione culturale grazie ai suoi discepoli» che
s’impiegano nelle corti italiane67, come appunto a Rimini. I legami
di Rimini con la cultura ferrarese sono giustificati dall’alleanza
politica fra i Malatesti e gli Este, consolidata anche per via
matrimoniale. Quando Sigismondo nel 1433 sposa Ginevra (lui
non ha ancora compiuto sedici anni, e lei ne ha meno di
quattordici), aggiunge una nuova pagina a quell’intesa grazie a
cui i signori di Ferrara spartiscono con quelli di Rimini artisti,
letterati, intellettuali e poeti68. Dalla scuola di Guarino a Ferrara
alla corte riminese (dove Giusto de’ Conti ripropone modi non
soltanto petrarcheschi ma pure di Alighieri69), arriva Tobia del
Borgo quale storiografo e poeta cortigiano. A lui s’attribuisce la
composizione di elegie per celebrare l’amore di Sigismondo e
d’Isotta, continuate e concluse nel Liber Isottaeus da Basinio di
Parma che s’era formato prima a Mantova con Vittorino da Feltre e
Teodoro Gaza, e poi a Ferrara presso Guarino70. Gaza, un
sostenitore di Aristotele nato a Salonicco, giunge in Italia per il
concilio di Ferrara dove si ferma insegnando lingua greca prima di
passare a Mantova, Roma e Napoli. Grazie al concilio di Ferrara
avviene «la prima grande diffusione della cultura greca in
64
Cfr. Garin, Il ritorno dei filosofi antichi, Napoli, 1983, p. 31.
65
Cfr. A. Saitta, Antologia di documenti e critica storica, II, Bari, 1985, p. 71.
66
Cfr. G. M. Anselmi, L. Avellini, Ezio Raimondi, «Il Rinascimento padano», Letteratura
italiana. Storia e Geografia, II, 1, cit., pp. 531-535.
67
Cfr. L. Paoletti, «Cultura ed attività letteraria dal XII al XV secolo», Storia dell’Emilia
Romagna, I, a cura di A. Berselli, Bologna, 1976, p. 601.
68
Cfr. R. Iotti, «Alleanze tra Po e Marecchia. Le relazioni nuziali tra le case d’Este e
Malatesti», I Malatesti, cit., p. 346.
69
Cfr. F. Flora, Storia della Letteratura italiana, II, Verona, 1966, pp. 158-159.
70
Cfr. Paoletti, «Cultura ed attività letteraria dal XII al XV secolo», cit., pp. 605-606.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 15 di pp. 21
71
Cfr. Anselmi, Avellini, Raimondi, «Il Rinascimento padano», cit., p. 524.
72
Ibid., pp. 535-536.
73
Cfr. P. Rossi, L’innovatore della tradizione ermetica, «Il Sole-24 Ore», 141, 1, 2.1.2005,
p. 32.
74
Cfr. F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, I, p. 430, Milano, 1956.
75
Cfr. Raimondi, «Leon Battista Alberti», cit., pp. 20-21.
76
Cfr. Anselmi, Avellini, Raimondi, «Il Rinascimento padano», cit., p. 521.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 16 di pp. 21
6. Contro la teocrazia
dell’affresco, cfr. P. G. Pasini, Piero e i Malatesti. L’attività di Piero della Francesca per le
corti romagnole, Cinisello Balsamo, 1992, pp. 43, 136 (note 40 e 41).
81
Cfr. C. Vivanti, «La storia politica e sociale», Storia d’Italia, 2. I, Dalla caduta dell’impero
romano al secolo XVIII, Torino, 1974, p. 321.
82
Cfr. La caduta di Costantinopoli, II. L’eco nel mondo, a cura di A. Pertusi, Rocca San
Casciano, 1999, pp. 44-45.
83
Ibid., p. 58.
84
Cfr. la sua biografia in Storia della filosofia, 3. Dal Quattrocento al Seicento, a cura di P.
Rossi e C. A. Viano, Bari, 1995, p. 632.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 18 di pp. 21
85
Cfr. F. Arduini, «La vita di Sigismondo Pandolfo Malatesta», Sigismondo Pandolfo
Malatesta e il suo tempo. Mostra storica, Vicenza, 1970, pp. 13-14.
86
Pii II, Commentarii, cit., pp. 51-52.
87
Cfr. Falcioni, «La politica militare e diplomatica di Sigismondo», I Malatesti, cit., pp. 187-
188.
88
Cfr. Arduini, «La vita di Sigismondo Pandolfo Malatesta», cit., pp. 13-14.
89
Leandro Alberti (Descrittione di tutta l’Italia e Isole pertinenti ad essa, G. B. Porta,
Venetia, 1550, ed. an. Bergamo, 2003) definisce Sigismondo «valoroso capitano de i
soldati», ricalcando quanto scritto da Pio II «che narra i suoi vitij, et opere mal fatte». Lo
stesso fa negli Annali Francescani (C. Landry, Lugduni, 1628) l’irlandese padre Lucas
Wadding (1588-1657), chiamando Sigismondo uomo il quale aveva condotto una vita
che nulla aveva avuto di cristiano.
90
Cfr. M. Bellonci, Segreti dei Gonzaga, Milano, 1966, p. 367.
91
Cfr. Falcioni, «La politica militare e diplomatica di Sigismondo», cit., p. 193.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 19 di pp. 21
92
Per S. Ronchey, L’enigma di Piero. L’ultimo bizantino e la crociata fantasma nella
rivelazione di un grande quadro, Milano, 2006, p. 162, il trasferimento delle ossa di
Pletone a Rimini è un «messaggio politico», testimonianza della pretesa di Sigismondo di
accampare diritti sul trono bizantino. Su quest’ipotesi si elabora tutta la tesi del volume
di Ronchey, essere cioè la «Flagellazione» di Piero della Francesca un’opera di
propaganda per una crociata diretta a liberare Costantinopoli. Ronchey colloca
Sigismondo ed il tempio in un contesto di politica internazionale (la contrapposizione tra
Roma e Bisanzio), nel quale il signore di Rimini è considerato protagonista del fallito
tentativo di salvare Costantinopoli, con la spedizione in Morea del 1464-66. Sigismondo si
sarebbe rappacificato con il papa in vista della spedizione che aveva lo scopo di occupare
il trono di Bisanzio.
93
Cfr. Garin, L’umanesimo italiano, cit., p. 99.
94
Cfr. Garin, «La letteratura degli umanisti», cit., pp. 59-60.
95
Cfr. Soranzo, Una missione di Sigismondo Pandolfo Malatesta a Maometto II nel 1461,
«La Romagna», VI, Jesi, 1909, p. 51. La vicenda è ricostruita in Montanari, G. A. Barbari
da Savignano (1647-1707), Rimini, 2005, pp. 111-122.
96
L’opera è alla National Gallery di Londra.
Antonio Montanari, Sigismondo Malatesti - p. 20 di pp. 21