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Rame, la passione sui quei palchi improvvisati

Quelle immagini in rigoroso bianco e nero scattate nella primavera del 1974 alla Palazzina Liberty fanno a buon diritto parte della storia di Milano. Vi si vede una folla da concerto rock che occupa per intero gli allora stenti giardini che circondano lunico edificio restato in piedi dopo la demolizione del vecchio Mercato Ortofrutticolo. Una palazzina abbandonata al degrado che Dario Fo e Franca Rame hanno deciso di occupare per dar sede alla loro composita compagnia itinerante, La Comune. Pronti a sfidare Palazzo Marino che quello spazio non vuole concedergli e a convocare sul prato chi pronto a sostenere la loro battaglia. E sono tanti, tantissimi a lasciarsi affascinare dal gramelot pseudo padano inventato da Fo per Mistero Buffo. E al suo fianco, come sempre, Franca Rame. Quegli scatti sono anche la testimonianza visiva di un impegno politico culturale mai interrotto e dalle radici profonde affondate nel tessuto stesso della citt. Era stata la censura, tutta politica, a fare di Dario Fo e Franca Rame dei protagonisti della vita sociale nazionale. Cos che, dopo la cacciata dalla Rai nelledizione 1962 di Canzonissima, Natalia Aspesi, dalle pagine del Giorno, poteva descriverla come litaliana di cui si parlato i pi negli ultimi mesi: nove copertine in quindici giorni. Per lei ,maliarda e comunista, mamma amorosa e svitata totale. Comunista, allora, non era un complimento e laggettivo segnava pi che leffettiva militanza, lo schierarsi sul fronte di un radicalismo politico che sarebbe esploso di l a pochi anni, nel 68, trascinando la coppia Fo-Rame dalle sale dei gradi teatri milanesi alle universit occupate, alle fabbriche, alle case del popolo, alle piazze. Un passaggio che li sottraeva alle simpatie della buona borghesia che quei teatri frequentava e li esponeva a un ostracismo che sarebbe durato, accanito, nel tempo. Perch Franca Rame stata anche unostinata e coraggiosa militante politica, proprio una comunista e per questo non sempre amata anche dalla sua sinistra. Quando si present, nel 2001, a Palazzo Marino con la lista Miracolo a Milano, non pass e si guadagn solo 184 preferenze per lelezione nel Consiglio di Zona 1. Capolista al Senato per Italia dei Valori, nel 2006, fu eletta, non in Lombardia ma in Piemonte. Dopo 19 mesi di ostentati e polemici silenzi si dimise da quello che in una lunga lettera indirizzata allallora presidente Franco Marini defin un frigorifero dei sentimenti. Un rapporto difficile con le istituzioni il suo che replicavano nella lunga stagione del centrodestra al governo della citt con ostentata freddezza nei confronti di quella protagonista sempre pi scomoda della vita cittadina. Che, di volta in volta, trovavano al fianco dei clochard che occupavano laula consiliare, dei rom cacciati dai campi nomadi, dei disabili, degli operai in lotta, dei minori detenuti, delle ragazze sfigurate in Bangladesh in un susseguirsi di iniziative che si intrecciava indissolubilmente col suo teatro che era anche la misura del suo impegno civile.

Da rappresentare per nelle piazze trascinate allapplauso per Morte accidentale di un anarchico a Non si paga, non si paga. E, soprattutto, la giullarata popolare di Mistero Buffo. Perch la coppia Fo-Rame i suoi spazi teatrali li inventava occupando gli stabili che la citt aveva abbandonato, unex fabbrica in via Colletta prima, la Palazzina poi. Cos che non ha stupito trovarli al fianco dei giovani di Macao tanti anni dopo. Ma quei palchi improvvisati, occupati erano anche centri di organizzazione politica e delle attivit di Soccorso Rosso per il sostegno di chi in quegli anni di passione ma anche di violenza politica era finito in carcere. Un impegno che Franca Rame pag a caro prezzo: nel 1973 venne sequestrata da esponenti dell'estrema destra e costretta a subire violenza fisica e sessuale; la notizia fu accolta con euforia dallallora comandante della divisione Pastrengo dei Carabinieri. Fu lei a denunciarlo anche in un drammatico spettacolo, "Lo stupro", del 1981. Scelte estremiste o, piuttosto, come dal titolo della biografia scritta con Fo, fatte allimprovvisa per interpretare gli umori e le passioni che coglieva nel loro mutare nelle strade della citt, solo varcando il portone della sua casa di corso di Porta Romana. E che suscitavano passioni e dissensi pronti a trasformarsi in insulti, intimidazioni, minacce, gomme tagliate, furti Al meglio, pesanti ironie affrontate sempre senza incertezze, a muso duro, da quella combattente che, avvolta in una mantella rossa, sfidava la pioggia battente di febbraio per rivolgersi alla folla di donne raccoltesi in largo Cairoli nella protesta di Se non ora quando. Lultimo applauso per Franca Rame stato a teatro, al Nuovo, dove si replicava il Mistero Buffo: era stanca e appassionata, si preoccupava per la fatica cui si stava sottoponendo Dario Fo per recitare la sua ennesima giullarata, ancora una volta, per lultima volta, insieme sul palco. (la Repubblica Milano, 30 maggio 2013)

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