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NICCOL ZANCAN TORINO

uesta sentenza per la signora Olga Dea, impiegata nel reparto forme speciali, che ormai tracheotomizzata, con un filo di voce muta, implorava i suoi figli: Lasciatemi andare.... per Guerrino Tamiso e i cinque cuscini dietro alla schiena, per tutte le notti insonni. Era scappato da un campo di concentramento in Polonia - racconta la figlia Rosangela si sentiva un uomo fortunato. Ha lavorato nello stabilimento di Casale per trentanni, ventotto da malato. morto con i polmoni pieni dacqua. per la signora Marisa Peluso assuefatta alla morfina, per lultimo grido che i parenti non riescono a dimenticare: Sto soffocando!. Per Romana Blasotti Pavesi seduta su una panchetta di legno, perch proprio non ce la fa. Le gambe tremano, il cuore batte allimSTRAGE CONTINUA
Il pubblico durante la lettura della sentenza: una lunga litania con i nomi di tutte le persone defunte

inaccettabile fra lavoro e salute, dice il metalmeccanico e sindacalista Claudio Debetto. in aula per sua madre. Aspetta unora e trentacinque minuti in piedi, con la bandiera italiana stretta fra le mani, per sentire finalmente pronunciare il nome: Una litania di morti impressionante. Schmidheiny sapeva. Perch gi nel 1973 il New York Times aveva pubblicato uninchiesta sulla pericolosit dellamianto. E quellarticolo stato trovato dagli investigatori in una stanzetta segreta . Sapeva al punto che ne parlava a cena in famiglia, come ha testimoniato un fratellastro al processo di primo grado. Sapeva, come dimostra il carteggio con lamministratore delegato italiano Luigi Giannitrapani fra il 1976 e il 1981. Lettere tenute segrete persino alle segretarie: Problemi della sicurezza del lavoro e specificamente della nocivit dellamianto. I metodi di controllo erano approssimativi. Le misurazioni delle polveri tarate al ribasso. Schmidheiny era preoccupato. In un convegno che si tenne a Neuss, in Germania, nel 1976 disse: Mezzi notevoli sono in moto contro lamianto e tali mezzi approfittano del fatto che la pubblica opinione avida di sensazioni.
LA STORIA TERRIBILE

A maggio gli ultimi due caduti: un imbianchino e unimpiegata mai entrati in quella fabbrica
pazzata, mentre il presidente della Corte dAppello Alberto Ogg legge la sentenza. Sono qui per Mario, Libera, Giorgio, Anna e specialmente per Maria Rosa, mia figlia. Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato in questa battaglia di verit. Questa sentenza per loro. Per le 2889 vittime della strage dellamianto. Per i cinquanta morti che Casale conta ancora ogni anno. Per gli ultimi due, del maggio 2013: limbianchino Salvatore Cangemi e limpiegata Paola Chiabrera, che non avevano mai messo piede in quella fabbrica ma hanno respirato il polverino. Come i bambini, che si buttavano per gioco fra gli scarti di lavora-

Piangiamo i nostri morti ma oggi un bel giorno


Lacrime e abbracci in aula: Finalmente giustizia
zione. Come Piercarlo Busto, morto a 33 anni perch andava a correre sullargine del Po: Era il 1988 - ricorda la sorella Giuliana - a quel tempo non sapevamo ancora niente. Siamo andati a cercare la parola mesotelioma sul vocabolario. Oggi, invece, tutto si sa. una strage senza fine. C un colpevole condannato a 18 anni di carcere per disastro ambientale doloso, due in pi rispetto al primo grado. il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, amministratore delegato del gruppo Eternit dal 1974. Schmidheiny sapeva che lamianto era cancerogeno, sapeva che i suoi dipendenti si ammalavano fino a morire, ma ha cercato di minimizzare. Una storia terribile che racconta il ricatto sempre

Il sindacalista: Ci hanno costretti a scegliere tra il lavoro e la salute


Non erano sensazioni, ma condizioni di lavoro terrificanti. Come Othmar Wey, inviato dalla Svizzera per unispezione, aveva certificato: A Casale la situazione catastrofica. C una quantit enorme di polveri. I macchinari sono alimentati a mano. Non ci sono aspiratori. I lavoratori sono privi di protezione. Morivano ogni settimana. Eppure, ancora nel 1979, un esponente di spicco dellazienda si era presentato al Rotary Club di Casale Monferrato per un dibattito dal seguente titolo: In difesa dellamianto blu. Il pi nocivo. Finalmente giustizia, dice piangendo loperaio Pietro Condello. Fa segno di vittoria con le dita. Ha seguito tutte le udienze indossando la tuta blu dellEternit. Ha lavorato a Casale dal 1966 al 1985 - anno di chiusura - nel reparto materie prime: Giravamo lamianto con i forconi. Eravamo in trenta, sono lunico scampato. Ma ogni volta che tossisco, penso che sar il prossimo. Questa sentenza per suoi compagni. Per questa paura eterna. Per il sindacalista licenziato quando aveva osato segnalare un aspiratore rotto e gli operai tutti imbiancati di polvere. Me ne sbatto i coglioni! La produzione deve proseguire, li faccia rientrare, gli avevano risposto. Cos continuavano a grattare il vascone. Usavano scopa e paletta per spazzolare via il polverino, i forconi per la lavorazione a secco. Un furgone scoperto girava per Casale Monferrato carico di lastroni. Una comunit intera si ammalava. In fabbrica non esisteva neanche una lavanderia per le tute. Gli operai tornavano dal lavoro stravolti, portando a casa, dai propri figli, polvere di morte. Non possibile essere risarciti da un incubo cos, ma questa sentenza per loro. Per la signora Vanda Negri, ammalata di asbestosi in prima fila: Ogni settimana muore unamica, sono angosciata. Ma almeno oggi un bel giorno.

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