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~Ride < Ti ricordi di lui, vero?

> Sfodero uno dei miei sorrisi migliori, di quelli che riservo solo agli amici di vecchia data per illuderli che ricordo ancora ogni singolo momento insieme, ma non riesco a mantenerlo per piu` di cinque secondi. Davanti a me si presenta Lui, il Lui che mi ha distrutta quattro anni fa, con un sorrisone a trentadue denti che mi porge la mano per farsela stringere. Inizio a tremare, vorrei I miei antidepressivi, e invece ricambio la stretta, cercando di recuperare il mio sorriso falso. < Piacere di rivederti, Rox. > dice con una punta di sarcasmo nella voce. < Il piacere e` mio, George. > rispondo. Rimaniamo cosi` un po', poi lui ritira la mano nella tasca dalla quale e` venuta e si gira verso Mark, l'amico per il quale sono venuta cosi` lontana da casa, per riferirgli una qualche battuta sulla donna con I capelli rossi e la minigonna che mi e` appena passata alle spalle. Vorrei farlo scomparire dalla faccia della terra, George. Non ricordo com'ero prima di incontrarlo, posso solamente dire come sono ora: piena di antidepressivi, perennemente in terapia dalla psichiatra, sempre impaurita, incapace di amare e invischiata come non mai nell'abuso di nicotina. George mi cinge le spalle con il braccio, sicuro di se`, ma riesco a divincolarmi, attirando l'attenzione del gruppetto di ragazze che si porta appresso. Mark mi prende per mano, allarmato. < Non mi toccare. > intimo all'uomo che una volta significava tutto per me. Lui annuisce. < Stai ancora male, Rox? Scusami. Non volevo essere sgarbato. > Non gli faccio finire la frase. < Non sto male per te, grazie per l'interessamento. Non voglio essere toccata da nessuno del quale non mi fidi ciecamente. > Il mio amico mi accarezza il braccio. < Va tutto bene? > mi chiede, ed io annuisco e basta. Sono gia` stanca di stare qui. Arriviamo al bar, e George prende una birra, cercando di convincermi ad imitarlo, ma rifiuto. < Non bevo alcool. > Non e` vero, ma lo dico solo per farlo irritare. < Non ci credo. Qualcuno ci crede, qui? > chiede, e le ragazzine che lo seguono iniziano a ridere. Mi lancia uno sguardo eloquente, vorrei sputargli nel boccale. Ho accettato di uscire con lui solamente perche` e` il compleanno di Mark, il quale sicuramente non si offenderebbe, vedendomi fuggire senza un motivo da questo stupido bar; comunque, decido di resistere. Che amica sarei, se non lo facessi? Una volta finito usciamo dal bar e George mi ferma, trattenendomi per un braccio. < Ho fatto qualcosa di sbagliato? > mi chiede. Faccio un respiro profondo. < Non hai fatto nulla di male, ora, no. A parte, ovviamente, avermi messa in cattiva luce davanti alle tue puttanelle e avermi toccata senza che io ti dessi il permesso per ben due volte. Ma tranquillo, posso sopravvivere. > < Rox, lo sai che ti voglio ancora bene. Lo sai, no? Allora perche` mi tratti cosi` male? Credi che a me non sia dispiaciuto quando e` finito tutto? > < Lasciami,> dico, chiudendo gli occhi < non ti voglio ascoltare. > Ma lui continua a tenermi stretta. < E invece mi ascolterai. Credi di essere stata l'unica ad aver sofferto? > < Mi pare che tu ti sia ripreso bene. Ricordami chi dei due e` che ha tentato il suicidio, per favore. Ricordami chi di noi due e` ancora in cura dallo psichiatra. E, gia` che ci sei, ricordami chi dei due ha deciso di troncare perche` non si sentiva piu` sicuro della sua capacita` di amare. Oh, ti prego, credo

di essermi dimenticata tutte queste cose. > Finalmente, George abbassa lo sguardo e mi lascia il braccio. < Dicendo cosi` sembra che sia solo colpa mia...> < Perche` infatti e` stata colpa tua, tesoro. Ora, se mi vuoi scusare, devo portare Mark a casa. Ci vedremo tra poche ore, avrai tempo di disturbarmi ancora. > Mi allontano seguita da Mark di gran carriera e mi chiudo nella mia Lupo nera. Il mio amico mi raggiunge poco dopo. < Rox, ti prego, non essere arrabbiata. Ho fatto una cazzata, non avrei dovuto farvi incontrare...> < Non preoccuparti, non sono arrabbiata. Sto bene. > Me lo ripeto mentre prendo una pillola dal vasetto degli ansiolitici in auto e la mando giu`, ben consapevole che George e` ancora da qualche parte che mi guarda con le sue puttanelle. < Rox, ti prego, quella roba ti uccidera`...> < Aspetta e spera, no? > gli sorrido e scoppio a ridere, anche se non riesco a trattenere le lacrime. Sono le otto e mezza e Mark, vestito di tutto punto e pronto per andare in discoteca, sembra brillare. Gli sorrido, sono contenta che lui sia cosi` bello il giorno del suo compleanno. Io indosso un vestito rosso interamente coperto da balze e un paio di tacchi vertiginosi. Lui si avvicina, mi accarezza una guancia, ricambia il sorriso. < Sei bellissima. Sono contento che ci sia anche tu, stasera. Grazie per essere venuta, Rox. > Gli do un leggero bacio sulle labbra, e non rimango sorpresa quando lui mi avvicina a se` per prolungarlo. Stiamo solo giocando, mi dico. Solo giocando. Ho provato ad innamorarmi tante volte, in questi anni, ma non ci sono piu` riuscita, quindi perche` illudersi che gli altri possano innamorarsi di me? < Lo faremo bruciare, stanotte. Morira` d'invidia. > < Chi? > chiedo, anche se credo di conoscere gia` la risposta. < George, ovviamente. Scappera` in lacrime, Rox. E` quello che si merita, giusto? > Annuisco, ma sto morendo dentro. Arriviamo alla discoteca in orario, e poco dopo incontriamo George con due delle innumerevoli puttanelle che lo seguivano oggi pomeriggio. Entrambe indossano un vestito scollatissimo nero, e immagino che siano due modelli diversi, ma non riesco a distinguerli. Sembra siano in divisa. George mi osserva con un mezzo sorriso, poi si incolla a Mark, lasciandomi a conversare amabilmente con queste ragazzine che devono avere qualche anno in meno di me, a giudicare da come si atteggiano. Entriamo nel locale e ci dirigiamo verso gli alcolici. George ordina per tutti, poi si rivolge a me. < Tu non bevi, vero? > < Vaffanculo. > gli dico, poi chiamo il commesso. < Mi porta un Malibu Monsoon, per favore? > Quello mi sorride appena, facendomi intuire che ha recepito il messaggio. Poco dopo ricevo anche io il mio cocktail, e ci avviamo sulla pista da ballo. So che Mark mi sta controllando. Controlla che non beva troppo, che nessuno mi fermi per mettermi le mani addosso, aspetta il momento giusto per venire a vendicarsi di George e di tutto il male che ci ha causato. Sono ormai al terzo cocktail quando sento le grosse mani di Mark accarezzarmi le natiche, cosi` mi giro e gli sorrido. < Ci sta guardando. > sillaba.

Non ho bisogno di sentirmi dire altro. Incollo le mie labbra alle due, resistendo alla tentazione di controllare gli sguardi delle due ragazze che, fino a poco tempo prima, stavano ballando vicino a me. Andiamo piu` lontano, prendiamo ancora da bere, Mark mi bacia di nuovo. Mi gira la testa, le luci della discoteca diventano sempre piu` confuse, ma finche` lui mi tiene per mano non ho paura di perdermi. Continuiamo a ballare, e a baciarci, e a prenderci gioco di George, finche` lui non arriva e mi chiede di andare con lui un attimo. Mark sta per rifiutare, ma io sono quasi ubriaca e non ho paura, cosi` mi avvio fuori dalla discoteca. < Ora spiegami cosa stai facendo. > mi dice George una volta usciti. < Mi sto divertendo. > rispondo. Lui sospira. < Perche` ti stai divertendo con lui? > < Non c'e` nessun altro con cui divertirsi, mi pare. Non capisco se sei offeso perche` non mi sto divertendo con te o se sei solo geloso. > < Mi manchi, Rox. Sono geloso, si`. E allora? Tu sei ancora mia, dopotutto. Hai detto che saresti sempre stata mia. > Mi prende per le spalle, ha gli occhi lucidi. Spero che non pianga. < Le cose sono cambiate. > gli dico, trattenendo a stento I singhiozzi. < Mi dispiace, Rox. Mi dispiace cosi` tanto. > Chiudo gli occhi, cerco di respirare, ma so che ormai sto per piangere anche io. < A me non dispiace. > sussurro. Poi ci ripenso, lo ripeto piu` forte: < A me non dispiace. > C'e` il vento, mi sembra di star correndo in auto. Scoppio a ridere, sembro felice. Forse sono solo ubriaca. < A me non dispiace, George. Sei uno stupido, mi hai lasciata quando avevo piu` bisogno di te perche` non eri capace di farmi stare meglio. Mi fai schifo, sai? Mi fa ribrezzo perfino toccarti. > Lui cerca di ribattere, ma io scoppio a ridere di nuovo. < Vuoi sapere cosa c'e` di divertente? Voi uomini tornate sempre, non importa cosa abbiate fatto. Per voi I vostri sbagli sono perdonabili. Non vi importa di nessun altro all'infuori di voi stessi, ed e` qui che sbagliate. Non ti amavo piu` in ogni caso, George. Stavo per lasciarti io, ma non ne avevo il coraggio. Ci innamoreremo di nuovo, mi dicevo. E invece no, sei solo peggiorato, ti sei solo fatto odiare. Mi ha distrutta la tua assenza, ma alla fine devo ringraziarti. Mi hai liberata. > George cerca di abbracciarmi, io mi allontano, divertita. Lui e` piu` ubriaco di me. < Ti amo, Rox. Ti prego, non te ne andare, io ti amo. > Continuo a ridere, corro dentro il locale, attiro l'attenzione di Mark, gli dico che voglio tornare a casa. Quando usciamo di nuovo, George e` ancora nel parcheggio che piange. < Rox, ti amo, torna da me. > Mark si mette al volante della Lupo, io mi accoccolo sul sedile del passeggero. George sta ancora urlando il mio nome. Chissa` se le due ragazzine che si porta appresso potrebbero aiutarlo. Sfrecciamo via per la strada con I finestrini aperti. Mark e` evidentemente felice che io non sia tornata con il mio ex, io sono felice e basta, tanto che inizio a tremare come quando vado in panico, mi sento male, sembra che la felicita` non possa piu` albergare nel mio corpo. E` una sensazione che fa paura da quanto e` intensa, ma decido di non mollare. So che una di quelle pillole, mescolata all'alcool che ho in corpo, potrebbe portarmi alla morte, e nonostante questo decido di godermi il dolore. Decido di sopportare la sofferenza che si prova nell'essere felici.

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