You are on page 1of 16

20DANGELO06

Fondatore: Giacomo Lodetti / Direttore: Giorgio Lodetti / Direttore Artistico: Roberto Plevano / Progetto Grafico: Franco Colnaghi
Anno V, N. 17 • Aprile-Giugno 2006 • Galleria Vittorio Emanuele II, 12 - 20121 Milano • Tel. 02 86462321 02 860806 fax 02 876572

un personalissimo stile sulfureo e sognante.


Carlo Previtali venzionali esteriori, ma le nostre percezioni sono inte-
riori, del tutto soggettive e non verificabili, poiché ogni
uomo è un caso e nessuno può entrare nell’intimo di un
Dopo le infatuazioni informal-concettuali,
le boutades dei Koons e dei Duchamp, di cui
Giovanni Serafini
altro per confrontarvi rispondenze di sensazioni e il solito Pierino Manzoni si è preso gioco
Non esistono ricette per abbellire la Natura, si tratta solo di vedere conformità di canoni ricettivi. con la Base del mondo (esponendo un piedi-
Auguste Rodin Che tipo di cromie percepisce, ad esempio, un daltoni- stallo rovesciato che pretende di reggere il
Gli uomini vanno avanti senza vedere niente co? La nostra idea di cavallo o di sedia sarà uguale a globo), i giochini dei Munari e dei Calder,
Lao-Tzû le infezioni degli ismi, la babele dei generi e
quella degli altri? Ogni uomo, che si differenzia per fat-
tezze, carattere, voce, perché non potrebbe anche avere le pervicaci biennalate di pattume, ci serve
Quando osserviamo una fisionomia, la forma di un un suo difforme avvertire? aria pura. Lasciamo volentieri quell’inesti-
oggetto, il colore di un tramonto, siamo sicuri di vedere Ciascuno di noi è di fatto un mondo conchiuso, mona- mabile patrimonio ai Baluba (titolo di un’o-
gli stessi lineamenti, forme, colori che vedono gli altri? de leibniziana, e immaginato come un essere smarrito pera di Tinguely, altro involontario umori-
Il linguaggio della comunicazione è fatto di segni con- dentro una camera buia cui giungano colpi e segnali sta) che fingono di capire e, masochistica-
dall’esterno, da ricondurre ad altri misteriosi quanto mente, lo acquistano. Il nostro preteso attua-
inaccessibili mondi. La scultura di Carlo Previtali, san- lismo nell’arte è per lo più un penoso rin-
guigno e originale artista di Grumello del Monte — che corrersi di facezie, confondendo originalità
dopo la personale da Arsmedia di Bergamo esporrà a e genio con stravaganza e nonsenso: il volo
Roma alla Pettinato Arte in Via della Lungaretta, 12 dal di un gabbiano, la spigolosità di una capra, il
23 marzo al 20 aprile — invita a varie riflessioni sulla canto dell’usignolo sono uguali e arcaici, ma
complessa elaborazione del reale e le trasfigurazioni non ci hanno stancato. Sono anzi una delle
indotte dalla fantasia dell’autore, le cui mani robuste tra- confortanti certezze del vivere. Come la freschezza delle Giuturna, 2000
sfondono con impeto in duttili argille o scavano pazien- creature di Previtali, stralunati personaggi della nostra altorilievo
ti nella scontrosità della pietra. Scabre verità, che aleg- scombinata esistenza, dalle fisionomie talvolta grottesche ceramica raku
giavano vaghe e sfocate dentro di noi, che solo l’artista o tumescenti come ne La rose sur les cheveux (1984), o cm 45 x 35 x 25
sa fissare in magnifica sintesi, di cui mai prima avevamo convocazioni di stati d’animo, miti fantasticati, appari-
avuto così limpida, definitiva contezza. Curiosa quanto zioni assorte e dolenti che nascondono impercettibili
significativa scoperta è che questo autore esegua solo lacerazioni stemperate in languori di malinconia. Pronte
ritratti di persone a lui note, attingendo alla sua capacità a incupirsi in maschera di dolore, come nella bronzea
di evocazione e alla sua straordinaria forza di sintesi, intensità di Pensoso (1980) sul cui giovane volto si
senza sedute di posa né foto, solo a memoria come teo- addensano, con prodigiosa scansione plastica di pieni e
rizzava Gauguin. Previtali predilige materiali antichi, di vuoti di ombra, sedimenti di angoscia a stento placata
cui ha conoscenza profonda e ama le discipline classiche: nel cavo cieco degli occhi. O come nell’inaudito, sover-
disegno, di immediata eccellenza, e sopra tutto scultura a chiante mistero del Cristo, che da sempre lo attira e lo
mettere o a togliere, in marmo, terracotta, bronzo, legno, tormenta con fascino atroce. Dio ha mandato suo figlio
cera, con una istintuale vena di genio nel complicato e nella forma della carne del peccato (S. Paolo) ed è carne del
incerto processo della ceramica raku, sublimando arden-
Olga, 2005, ceramica raku, h. cm 30 ti tracce amorose per alcuni superbi autori del passato in continua a pagina 22

sa pone in risalto la tensione emotiva dell’impegno


Lorenza Cavalli competitivo.Tra queste, le opere che ritraggono imbar-
cazioni d’epoca sottolineano, nella loro maestosità, il
Vele in Regata sapore di un tempo passato che dialoga elegantemente
col presente. Si ritrova, all’interno della produzione del-
Andrea Baroni l’artista, la volontà di rendere le sue opere testimoni di
un mondo che, per quanto elitario, esprime, attraverso la
Vele in Regata è il titolo della mostra che si è tenuta nel
competizione, il fascino di vere e proprie sculture che
Novembre dello scorso anno presso Palazzo Crivelli a
assecondano la potenza del mare e del vento, trovando
Milano. I dipinti ad olio su tela realizzati dall’artista
l’espressione massima della propria bellezza nell’impre-
Lorenza Cavalli hanno per soggetto fasi reali delle com-
vedibile collocazione data dalla maestosa ambientazione
petizioni nautiche. Le imbarcazioni ritratte, impegnate
che il mare offre nei suoi differenti scorci scenografici.
in regata nel corso di importanti appuntamenti velistici,
Le barche in regata entrano in perfetta simbiosi con il
tra cui la Coppa Rolex tenutasi a Porto Cervo nel set-
tembre scorso, sono rese attraverso una tecnica detta-
gliata, un richiamo iperrealista sullo sfondo di una mag-
giore gestualità pittorica le cui sfumature richiamano le
varie umoralità del cielo e del mare.
contesto che le accoglie. Il dialogo fra questi è orche- Avel a Imperia, 2005
I soggetti scelti vogliono farsi icona contemporanea
della sospensione spazio-temporale, la cui eco silenzio- Cristiano Tassinari strato dal taglio della luce che proietta i riflessi delle
onde sulle superfici degli scafi, i colori dei quali si amal-
gamano a loro volta con la vibrante gamma cromatica
olio su tela
cm 90 x 150

del mare. Il silenzio delle vele plasmate dal vento si fa


protagonista sullo sfondo delle ampie campiture dei
cieli, o di ciò che di questi lascia intravedere la resa mate-
rica delle nuvole. Sposando l’uso del colore ad olio, l’ar-
tista trova la tecnica più affine atta ad esprimere ora la
plasticità, ora la trasparenza che il mare offre all’interno
della sua complessa vibrazione cromatica.
La volontà di riprodurre fedelmente la fisionomia delle
per le Seg rete di Bocca barche e di ciò che le caratterizza singolarmente all’in-
terno della competizione,conduce ad una versatilità del-
in 3aa pag ina l’uso della pennellata, laddove va a scomparire in una
Erodiade,
Erodiade, 2004, olio su alluminio, cm 40 x 30 resa quasi fotografica, per poi ritrovarsi più libera e mar-
Kausis III, 2005, olio su tela , cm 100 x 150 cata nella descrizione delle nubi e del moto delle onde.
21
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
peccato quella perizoma imbevuto di sangue, l’ossuto cadaverico bian- un ultimo patetico
che Previtali core, i riflessi lividi sul volto contratto, i bruni della capi- bacio (Olga, 2005), fino
con tragica gliatura arruffata, la rosseggiante carneficina si esaltano alla materializzazione
tensione costrin- nella portentosa magia infuocata del raku. Impressionano impossibile di un rossic-
ge nei suoi il rigore e la profondità solenne del sembiante del cio Genius loci di terra-
Crocifissi. Il Cristo Cristo, impegno arduo per un credente che si debba cotta,vaghissimo spiritel-
inchiodato e morente è misurare col volto di Dio. lo nume tutelare di luo-
tema immane sul quale Forse per un riequilibrio, un intimo rimedio di ironia, ghi, che con piglio gio-
egli ha meditato e lavorato a torna il versante ludico in una gioiosa lettura del mito, viale e beffardo ci ruba
lungo, riuscendo non solo a altra fonte infinita per il fervido Previtali, che dissemina l’ennesimo stupefatto
gridare la brutalità dello scem- il suo gremitissimo studio e la sua residenza importante sorriso. Siamo grati allo
pio, ma anche ad infondere il di visibilio e mistero con Bacchi ebbri e festanti, assata- sparuto novero di artisti
balenìo di trascendenza di que- nati Pan,aggrottate divinità boschive,Fauni astuti e vane- geniali e tenaci come
sto negletto Dio-Figlio-Uomo si, ridanciani Sileni. E una filiforme cerulea Medusa Carlo Previtali di tenere
che — sotto lo sguardo muto di (2001) scarmigliata di serpentelli, esile stalagmite di fatue annodati e dare conti-
un impassibile Dio-Padre — fiammelle, e una Dafne (2005) di pallidità lunare, già per- nuità ai fili colti e prezio-
invoca una morte terrifica a vase le gambe e le braccia dall’invocato salvifico alloro, si della miglior tradizio-
sovrumana espiazione e salva- che torcendosi in un residuo incanto di nudità esibisce ne, dalla quale sanno far
mento di secolari, diuturne lontani piccoli seni e, a contrasto, procaci formosità nel scaturire opere nuove
stratificazioni di peccato e di seducente profilo di natiche e grembo, degni di matura dopo diecimila anni di
male nel mondo. Un percorso di e non più casta fanciulla, con effetto di genuino pro- arte. Questa è la sfida.
sofferenza, dalla francescana maci- rompente erotismo. Artisti ancora capaci di
lenza dell’Ecce Homo (1995) in cui Più in là una nenia ammaliante si effonde dalle labbra nutrire di sani stupori e
un’infitta corona di filo spinato invitanti di una delicata Giuturna (2000), palpitante ninfa slancio di sogni il
— rugginoso simbolo di vessazio- in uno scroscio chiaro di acque, attraente sirena ingenti- nostro grigio trascorre-
Volto di Cristo
monumentale ni e discrimine — cola sangue e lita dal delicato reticolo di vene azzurrine, che ci attira re di uomini pretenzio-
1989, bronzo raggelati umori sul battito stremato verso echi stregati di navigatori perduti. Incantesimi di si ed ignari, mulinanti
h. cm 70 dei denti; all’austera nota di ripugnanza maschere inedite, bizzarrie argute, satanassi dorati che infinitesimi di polvere
nella ieraticità de Il volto del Cristo monumentale (1989); escono sogghignanti dai trattamenti al calor bianco del per un momento felici Medusa, 2001
alla racchiusa potenza del Crocifisso (2000) — trionfato- terzo fuoco, eccentriche ninfe, bolsi Arlecchini (2002) di scoprirsi vivi dentro terracotta patinata
re di Pulchra Ecclesia — monco di braccia protese, ove un ingolfati di singhiozzi e risate, svaporate zitelle protese in un raggio di sole. cm 80 x 30 x 30

zio che altri non è se non la madre, vera, del suo approc-
Lorenzo Piemonti cio al MADÌ (Materia e Dimensione o se preferite
Materialismo Dialettico come viene più comunemente
Neoplasticoncreto chiamato dagli storici dell’arte) al quale approderà sola-
mente trentacinque anni dopo.Ho visto le sue opere degli
Cromoplastico 904, 2006 Alessio Calestani anni ’70 ed ’80, quelle della maturità Concretista, attraver-
acrilici e rilievi in legno so le quali l’allievo dà una lezione di stile al maestro, i
cm 70 x 70 x 7 “La sapienza è figliola della sperienza” Cromoplastici,ancora oggi parte della sua produzione,attra-
Leonardo Da Vinci verso i quali Piemonti mette definitivamente in atto la
lezione di Max Bill con linee purissime di colore che si
È difficile, davvero difficile raccontarvi un artista come stagliano sulle sue tele prive di qualsiasi sfumatura croma-
Lorenzo Piemonti. Raccontarlo significa, prima di ogni tica a identificare quella purezza matematica che in realtà
altra cosa, prendere coscienza di cinquanta anni di storia non abbandonerà mai, nonostante il tradimento delle sue
dell’arte, da lui vissuti in prima linea, da protagonista vero. Accellerazioni, che faranno il loro ingresso in scena sola-
Il mondo della critica internazionale parla di lui in ter- mente negli anni ’90, (Accellerazione 1, 1995 ), risultato di
mini concretisti e, a ben pensarci, è anche piuttosto nor- un’analisi compiuta su se stesso per esprimersi anche attra-
male nella misura in cui è difficile non venire etichettato verso il metodo della sfumatura cromatica, dove l’accelle-
come tale, dopo aver passato dieci anni, fianco a fianco, razione non è intesa nel suo significato sociale o fisico ma,
nello studio svizzero di Max Bill che,del Concretismo,ha in termini squisitamente emozionali. Libertà del fenome-
fatto il motivo stesso della sua esistenza ma, volerlo collo- no coloristico, così caro alla cultura pittorica italiana, libe-
care unicamente all’interno di questa sfera culturale rato dal rigido vincolo della razionalità.Chiamare in causa
diventa tremendamente riduttivo. È pur vero che “il Max Bill è molto facile, è talmente lapalissiana l’apparte-
Piemonti”(come lui stesso si definisce quando parla di sé) nenza di stile di Piemonti al lavoro del suo maestro, più
ha vastamente studiato il rigore matematico applicato alla complesso è notare,in un ristretto gruppo di opere,lo stu- tra volta ancora, in una nuova sfida. I musei lo cercano di
pittura, concetto di base del Concretismo, passando quo- dio che l’artista mette in atto su un altro grande maestro nuovo, nel 2003, a Belgrado prima e Dallas poi. Proprio al
tidianamente ore ed ore nello studio di Max Bill in qua- della pittura Neo-Plastica, Piet Mondrian. Da zero a totale, MADÌ Museum di Dallas-Texas, sono esposte, in perma-
lità di discepolo prediletto ma,è altrettanto vero che la sua del 1973 è forse l’opera più rappresentativa di questo avvi- nenza, le sue opere MADÌ, imperitura testimonianza del
gamma produttiva spazia a trecentosessanta gradi negli cinamento. Linee rigorosamente verticali ed orizzontali suo lavoro. Non si conclude qui la storia di Piemonti, è
ambienti concettuali internazionali, a partire dagli anni aprono un immaginario diaframma fotografico attraverso destinata a proseguire, ancora molto a lungo, nella ricerca
’60 a oggi, affrontandoli con grande rigore, nella ricerca, il quale Piemonti analizza i principi di stile della pittura di qualcosa di nuovo ed intrigante a noi ancora scono-
neanche tanto razionale, di un contesto coinvolgente e Neo-Plastica alla ricerca di quell’immaginario e possibile sciuto, di questo sono certo. Quando mi è stato chiesto di
unico. Ho visto le opere degli anni ’50, le sue “macchine rapporto di connubio che esiste tra questa ed il scrivere questa breve presentazione della sua personale alla
da cucire”, che indagano la figurazione Metafisica di De Concretismo di Bill legando a doppio filo i due in una Libreria Bocca mi è stato chiesto di essere breve,cosa que-
Chirico e De Pisis riuscendo a concentrare su di esse il ricerca che trova proprio in Piemonti il suo punto di sta che io non so fare e tanto meno mi riesce quando
suo piacere per il design. Ho visto i suoi manichini in incontro. Per certi versi è come se lui fosse riuscito nella devo analizzare il lavoro di un artista come questo, bisogna
vetroresina, realizzati su commissione dalle maggiori magia di creare una sorta di Neo-Plasticismo-Concretista, anche onorare le esigenze di chi il lavoro lo commissiona:
Maison modaiole degli anni ’60, oggi esposti al Moma di inevitabile conseguenza della sua indagine pittorica.Arriva eviterò, quindi, di entrare nel merito del racconto dell’uo-
New York a perenne ricordo di un design essenzialista la fine degli anni ’90 e con questa il MADÌ Italiano fon- mo Lorenzo Piemonti. Concedimi, prestigioso editore, di
tornato in auge negli anni ’70 e ancora copiato alle porte dato proprio da Lorenzo Piemonti, incapace di fermarsi, dire a chi mi leggerà che: se avrà la fortuna che ho avuto
del nuovo millennio.Ho visto uno dei primi tentativi,che di non tentare un’altra via evolutiva, di non gettarsi, un’al- io, vale a dire quella di entrare nel maniero di Carate
la storia dell’arte ricordi, di estroflettere o se preferite Brianza nel quale Piemonti vive e, proprio come me,
sagomare la superficie pittorica attraverso le sue opere in potrà sedersi per qualche ora attorno ad un tavolo, assie-
Vacuum, risalenti alla metà degli anni me a lui, che ti accoglie indossando
’60 (Superficie Gravida, Pancia del quel camice bianco da scienziato
1966),che basano la propria ese- pazzo alla Christopher Lloyd in
cuzione sull’utilizzo di questo Ritorno al Futuro, e alla signora
materiale plastico sagomato Francesca, allora forse sarà
attraverso l‘intervento di una anche così fortunato di poter-
pressa a caldo su di una lo ascoltare mentre parla di
forma in legno, opere che storia dell’arte, di esperienza,
sono la più lampante dimo- di ricerca, di matematica, di
strazione di quanto, ancora passione e di mille altre cose
oggi, per i più Lorenzo ancora,comprendendo,maga-
Piemonti sia un artista di avan- ri non a pieno ma, almeno in
guardia. Ho visto le sue opere realizzate parte,cosa significhi,per davvero,esse-
a partire dal ’64 circa, sulla cui superficie è pos- re un grande artista, non un grande pittore,
sibile iniziare a leggere la contaminazione derivante dal- un grande artista.
l’applicazione del rigore matematico in pittura, quelle
Terzo millenio, 1999 sulla cui superficie si scorgono ovali sagomati nel legno o
acciaio patinato nei materiali plastici piuttosto che linee orizzontali e ver- SpazioBoccainGalleria
cm 50 x 70 x 15 ticali sagomate nella materia protese a dar vita a quella Mercoledì 17 Maggio 2006 - ore 18,30
limpida ricerca relativa alla libertà delle forme nello spa-
22
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
CRISTIANO TASSINARI

cristianotassinari@genie.it
Matteo Soltanto
Viaggio al termine
del ritratto
Roberto Cresti

Diciamolo subito: l’impatto è forte. L’aria che


si respira intorno odora di zolfo, e l’idea di
una combustione prossima a irrompere al di
qua della tela conferisce ad ogni immagine
una consistenza sospesa fra il decadimento
organico e la rivelazione spirituale. È comun-
que evidente che, malgrado le apparenze,
queste fisionomie non possono esser dette
dei ritratti poiché la diffusione dei lineamen-
ti a brattee oppure il loro scavo in solchi di
aciduli piovaschi, l’ombra semicarbonizzata
degli occhi ed altre sottrazioni, aboliscono il
rapporto con l’originale. Ma Soltanto non si
Purificazione, 2005 limita a questo: egli inverte alla radice il veni-
olio su tela
cm 80 x 80
Antonio Tamburro re alla luce del volto e mentre ritrae un sog-
getto dotato in origine di una propria iden-
Nel fragore tità ne dissecca l’umano in un fossile anonimo,
rendendo l’anatomia del viso una pellicola
dell’attimo sulla quale il tempo si irrigidisce e dirama in
labirinti di pieghe o di rughe. Si può infatti
Alida Maria Sessa notare come questi “ritratti” blocchino le
metamorfosi vitali del volto alle soglie tra la
Di Antonio Tamburro conoscevamo una pittura sicura, luce e l’ombra: tale possibilità si deve alla Autoritratto, 2005, olio su tela, cm 130 x 110
talentuosa, nel rigore di una figurazione giocata in bian- fotografia, da cui Soltanto comincia a lavorare come se
co e nero. Ci incuriosiva l’attitudine alla sineddoche, ad fosse una materia prima che egli irradia sulla tela. Se soggetta allo stesso destino, bensì riscatta il fondo anoni-
indagare la parte per chiarire il tutto, che si evidenzia allora la fotografia è una materia prima, può esserlo mo d’ogni immagine agendo sull’identità estetica della
quando vuole ricostruire attraverso frammenti minimi di esclusivamente in modo paradossale poiché da essa si sua materia. Quel processo di inversione nel venire del
vita quotidiana il mistero che avvolge ognuno di noi.[…] ricrea sempre una forma che è già finita prima di volto alla luce si rivela allora sì una perdita dell’umanità
Una pittura intima, emotiva, mai retorica. Un poeta delle cominciare, e ogni sua riproduzione o uso avrà un’e- del soggetto ma anche una sua rinnovata “illuminazione
emozioni nascoste. Da qualche tempo qualcosa è cam- ventualità in cui l’infanzia del “non più” ed il decadi- pittorica”. Già in Rembrandt è però evidente che il
biato. Innanzitutto lascia Perugia in cui risiedeva dal 1972 mento verso il “non ancora” sono sovrapposti — e l’una volto — in quanto ritratto di un originale — non esiste
e torna alla sua città natale, Isernia, poi dopo una fortuna- determina l’altro come una apparizione in via di spari- più, e infatti con elvetica malizia Jakob Burckardt ricor-
ta esperienza americana e la conseguente ondata di com- zione: come un movimento di entrata e uscita della luce dava che, negli ultimi tempi della sua vita, il maestro di
mittenza a tema obbligato, un malessere sottile lo costrin- dal tempo. È dunque in questo immobile movimento Leida non aveva più avuto commissioni di ritratti poi-
ge a fare il punto con se stesso e a ricalibrare la gittata della che si deve identificare la materia prima delle opere di ché a nessuno faceva piacere d’essere ricordato in fami-
sua pittura.Avverte come la paura di cadere nel cliché, nel- Soltanto,nelle quali è proprio la “apparizione come spa- glia “come un problema di luce”. Parlo di grandi esem-
l’accademia di se stesso,di clonare quadri nella cecità e nel rizione” del volto a fissare gli estremi del “ritratto”. Esso pi poiché essi sono soprattutto — come la storia in se
piacere sterile del narcisismo. […] Finché non si affaccia non è pertanto l’immagine di un soggetto ma la vicen- stessa — dei paradigmi ideali attivi nello spirito di ogni
un’inquietudine antica: la paura non di creare, ma di pro- da di una sua fotografia elevata a metafora dell’esistente individuo. E se potessi nominarli con delle semplici let-
durre, la paura di essere addirittura merce in prima perso- intero, come appunto una materia prima. Rilevarlo non tere, come Vincenzo Cuoco suggeriva di fare con i gran-
na. Merce che produce altra merce.[…] Il fastidio per la è però sufficiente se non s’aggiunge subito che di di ogni tempo, mi limiterei ad associarli a una funzio-
formula vincente, l’angoscia per la cifra tamburriana da Soltanto, proprio perché assume tutta la realtà in termi- ne logica. È questa infatti che conta più di tutto, e che
tutti immediatamente riconosciuta gli procura un senso ni fotografici, opera al fine di liberarla e di liberarsi dai ciascuno nei suoi limiti è chiamato a seguire e, se lo può,
di estraneità, ma innesta un vivificante desiderio. […] di limiti della ripetizione. Egli infatti elabora il foto-gram- a rinnovare. È infine un’aria baconiana a circolare in
rompere il meccanismo per uscire dalla meccanicità del ma di partenza con l’intento di sottrarlo al suo prestabi- questi suoi lavori, evocando un clima spirituale da vico-
mestiere, desiderio di sfidare le leggi di mercato, di forza- lito “non ancora” e a tal fine impiega tutti gli strumen- lo o pub londinese ove si ricordava con rabbia, e le
re il sistema prima proprio, intrinseco al fatto creativo, poi ti espressivi della pittura. I suoi colori agiscono così sui immagini prese direttamente dalla realtà divenivano,
quello esterno del mercato dell’arte. […] È insofferente contrasti fondamentali dell’immagine, colmando le attraverso la fotografia o il cinema, dei foto-grammi da
Tamburro,tutto ciò che è consueto e accademico lo getta assenze o estinguendo le presenze, con una alternanza e incendiare o da solcare coi più corrosivi succhi del
in un mare di noia e di non senso. […] un’inversione di effetti che creano un’immagine origi- corpo e della mente. Londra — la stessa terra desolata
Lascia la pittura situazionista, ferma, quasi in posa teatrale nale. Ed è ovvio che, in tal modo, la somiglianza fra attraversata da Eliot — assisteva all’estrema eclisse del
anche per via dei gradienti bilanciati tra buio e luce, ha l’immagine stessa e il suo contenuto subisce una dupli- personaggio uomo, la cui immagine perdeva ogni iden-
abbandonato ogni tono intimista e contemplativo, per ce rimozione poiché da un lato viene meno quella tra tità facendosi un vuoto doloroso, sul quale di lì a poco
tuffarsi nel mondo problematico, difficile, convulso della la fotografia e il suo contenuto, dall’altro quella del volto le comunicazioni di massa avrebbero iniziato a tessere il
vita di fuori.Quella che si muove senza posa e forse senza con il modello fotografico. Di questo anzi resta pochis- loro velo di Maia. I ritratti di Matteo Soltanto nascono
senso. Quella che è e non va indagata. simo, ed è per ciò che Soltanto supera le analoghe espe- su quel velo, ma lo tendono, lo bruciano e l’abbassano
Ogni sua opera della raccolta presentata a Castel de rienze della pop-art, nel senso che egli non modifica fino a farlo aderire di nuovo a quel vuoto di rughe senza
l’Ovo, è come il fotogramma di un filmato realizzato un’immagine di pubblico consumo per crearne un’altra età che è rimasto chiuso dall’altra parte.
con una camera a mano che mossa dal passo veloce del-
l’operatore riprende una realtà in movimento. Così le
le mie esperienze, arricchite dalle loro personali esperien-
velocità degli spostamenti si raddoppiano, le scie ed i
tracciati sono ancora più filanti e non si riesce a mette-
re a fuoco che una porzione piccolissima dell’immagi-
Roberto Giavarini ze,e così dare nuovo significato alle forme di vita e di cul-
tura. La nostra epoca purtroppo ha spezzato la continuità
ne. Le uniche forme riconoscibili sono rappresentate
Mario Donizetti della cultura tecnica.Ognuno sta per conto suo e così non
dal pedone fermo al semaforo, dal corpo del ferito La civiltà di un’epoca si evidenzia su un’altra solamente caratterizza un’epoca.La civiltà di un’epoca principia dalle
riverso sull’asfalto. Ma anche lì il segno è mosso, febbri- perché le arti, i mestieri, la speculazione filosofica e la scuole tecniche. Ritengo Roberto Giavarini un esempio
le, dinamico quasi ad inseguire le velocità esterne. sobrietà dei costumi dei protagonisti sono stati di continuità storica. Quello che ha saputo
Tanto basta a restituire l’istante, a parlare di svolte, di il risultato finale delle loro scuole al punto imparare da me sarà la fonte del sapere che
curve, di inciampi esistenziali o delle zone buie di una che è difficile stabilire chi ha avuto verrà dopo di lui. Ciò che caratterizza
concitazione urbana quasi incomprensibile. […] Mentre individualmente più merito di altri Giavarini è che ha seguito con parti-
tagli di luce rossi, verticali, aperti come rasoiate ed una nella costruzione di quella civiltà. colare attenzione anche i miei prin-
densità di fari incrociati, mostra il buio di dentro, quel- Ho sempre ritenuto doveroso cipi estetici ed è sua convinzione
lo che ci abita e non vogliamo vedere. comunicare le mie esperienze che ogni cosa appresa è l’inizio di
Tamburro abbandona il dettaglio significativo, la scheg- tecniche ai miei allievi, così un suo ulteriore sviluppo e, per
gia, per abbracciare la vita in una veduta d’insieme che come comunicare loro i miei questo, si può dire che è un vero
cerca nel fragore, nell’attimo, una possibile lettura. principi teoretici. Dal 2003 — allievo, che svolge il suo presente
Attraversa non più assenze annunciate, ma fisicità tra- anno in cui ho fondato il come fosse il suo futuro, e il futu-
volgenti, l’irruzione dei corpi adesso è palpabile, viva. Museoscuola — queste mie ro si conquista solo così. Tutto
Ed ancora rompe i silenzi disincarnati dell’oggetto e si comunicazioni si sono estese via questo va detto preliminarmente e
butta tra la gente, nel confuso, grottesco, banale e a volte Internet, con la messa a disposizione, come introduzione alla sua opera.Ma
gratuitamente violento, battito della vita. […] innanzitutto,di lezioni filmate (doppia- il giudizio estetico va lasciato ai suoi
te in lingua inglese) e di note tecniche e committenti ed estimatori, che sono già
teoretiche nelle principali lingue. Io spero che numerosi e già scommettono sulla sua carriera.
Ritratto, 2004
SpazioBoccainGalleria i miei allievi — e oggi grazie ad Internet questi allievi Presto offrirà al pubblico della Libreria Bocca di Milano
pastello encaustizzato Mercoledì 22 Febbraio 2006 ore - 18,30 sono moltissimi (in Europa, nelle Americhe, in Australia) l’occasione di un riscontro.
e verniciato, ø cm 40 — vorranno a loro volta comunicare ai loro futuri allievi www.donizetti-museoscuola.it
24
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
nemmeno le importanti influenze rivoluzionarie che la seppure allucinato, Chiodi illumina (o rabbuia) i senti-
fotografia ha avuto sulla sua progenitrice, ivi comprese le menti e gli accadimenti umani d’oggi con la luce (o le
degenerazioni scaltre e perverse di una certa arte à-la- ombre) del Merisi, esaltandone, con una figuratività
page che imperversa, tanto arrogante quanto vacua, sulla sempre vertiginosamente al limite dell’eccesso, quella
scena artistica d’oggi. Un fatto appare chiaro: tanto dimensione malata, insana, artificiosa così tipica dei
ambigua, astrattiva appunto, appare la natura della pittu- nostri giorni (e di tutti quelli che ci separano dall’ama-
ra, quanto oggettiva, addirittura assoluta appare quella to Barocco propriamente detto). Ecco allora esaltata
della fotografia. Ed ecco allora nascere in qualche pitto- l’ambiguità di San Sebastiano, più “belle” che santo, o
re e fotografo il bisogno di inseguire e ricreare quella quella di un’altrettanto improbabile “Pietà”, Cronaca di
natura a loro opposta ed estranea; pittori che dipingono una morte annunciata dove l’esasperata espressione di una
la fotografia trasportandola fuori della sua rassicurante madonna-badessa contrasta con la beata seraficità di un
oggettività, creando autentici trompe l’œil tanto apparen- Cristo-travestito più beatamente sognante che propria-
temente assoluti e rassicuranti quanto ingannevoli e mente morto (e certamente non suo). E ancora la furba
ambigui (Luciano Ventrone e prima di lui tanti altri innocenza degli angioletti/san Giovannini, che ad occhi
ingannatori ottici) e, di contro, fotografi che cercano di ben aperti vigilano sui maliziosi pensieri altrui (ricor-
“soggettivizzare” la realtà visibile, trasportandola nel sot- dandoci che il male sta nell’occhio di chi guarda). E che
tile non-sense della pittura (uno per tutti potrei citare dire di quella Per grazia ricevuta, vanitosa (ma)donna col
subitaneamente Joel Peter Witkin, ma anche il nostro bambino già stanca del figlio ancor prima d’averlo rico-
Luigi Severini o, ancora più estremo, il cinematografico nosciuto, così presa com’è dai suoi profumi e dai suoi
Peter Greenaway). balocchi d’adulta? Ed ancora il Rembrandt rivisitato de
A quest’ultima scuola appartiene anche Gianluca Il ventre dell’architetto, piccolo capolavoro di sadomaso-
Chiodi, che senza esitazioni e senza mezzi termini s’e- chismo fra sangue e frattaglie (al pomodoro), o Straziami
sprime attraverso una fotografia autenticamente tale ma ma di baci saziami, altrettanto irresistibile ed altrettanto
contaminata da una personale tecnica “pittorica”, base malata metafora di “strani” sentimenti d’oggi (con
San Sebastiano, 2005 delle sue Opere al nero e rinnovata, ne L’amore ai tempi del buona pace del buon Bartolmeo Manfredi e del suo
tecnica mista su tela
cm 40 x 40
Gianluca Chiodi colera, da un’irriverente ambiguità interpretativa. Cupido punito). Cleopatra in A 30’’ dalla fine pare sin
Un’ambiguità dichiarata ed esasperata, al limite del contenta d’andarsene (e come darle torto!), mentre in
L’amore al tempo capriccio, dello sberleffo e arricchita di citazioni cine-
matografiche che escludono in partenza qualunque ten-
Donne sull’orlo di una crisi di nervi il fotografo (ispirato
nuovamente da Caravaggio) pare quasi ci voglia dire che
del colera tazione seriosa o drammatica. La direzione intrapresa da
Chiodi parte da suggestioni legate alla pittura di
una morte in croce a volte è meglio di una vita croce-
fissi (quelle tre madonne effettivamente non prometto-
Alberto Agazzani Caravaggio, che in un qualche modo si può considerare no nulla di buono)…
l’inventore di un’idea di montaggio fotografico ante litteram Sentimenti in un’epoca malata raccontati attraverso l’ar-
Un giovane fotografo che s’ispira alla grande pittura e certamente il padre di un’idea di luce destinata a cam- tificio della fotografia (o della pittura) e infarciti di un’i-
barocca ammiccando, però, al cinema. Detto così il biare per sempre la storia dell’arte. Sul filo di un’ironia ronia che si fa sarcasmo. Come se Chiodi volesse proprio
discorso sembrerebbe apparentemente chiuso in par- sottile ma pericolosa, distaccato eppure presente, lucido raccontarci L’amore ai tempi del colera.
tenza, già raccontato, o meglio, rinchiuso fra tre vertici
che rappresentano le colonne d’Ercole della figurazio-
ne (in senso ampio) contemporanea. Eppure così non è,
ed è in quel apparentemente la chiave di volta della rigo-
rosa e divertita ricerca di Gianluca Chiodi.Tonnellate di
carta ed inchiostro si sono spesi (e spesso sprecati) per
cercare di dipanare l’intricato mistero che riguarda il
rapporto tra pittura e fotografia (e cinema per estensio-
ne). Eppure ancora la soluzione è lontana, forse impos-
sibile. Questo in virtù soprattutto dell’opposta e incon-
grua natura dei due linguaggi. Come ho già avuto
modo di rilevare a proposito della pittura ingannatrice di
Luciano Ventrone, se, infatti, la fotografia ripete mecca-
nicamente se stessa all’infinito, con infinite variazioni
non sempre originali, fondendosi e con-fondendosi con
la realtà stessa, questo non avviene e non può avvenire
nella pittura, procedimento astratto e astrattivo per ec-
cellenza, che trasporta il visibile, la realtà, in una dimen-
sione ultraterrena ascrivibile al divino, per chi ha una
fede in un dio, o al metafisico per i discepoli della ragio-
Cronaca di una morte ne. Non dimentichiamo in ogni modo che la fotografia
annunciata, 2005 nasce come imitazione e semplificazione della pittura,
tecnica mista tela per mano, guarda caso, di un incisore (Niepce) e di un
cm 60 x 105 pittore (Daguerre). E non eludiamo, misconoscendole,

l’osservatore, ma non mi hai detto che cosa gli vuoi dire.


Intervista a
Spirito protettore personale, di sesso femminile, che viene assegnato, alla nascita di ciascun essere umano,
come “Angelo custode”. L’apetto è umano ma il colore del volto può variare, in funzione del valore mora-

Voglio mettere in evidenza alcuni elementi che in quella par-


ticolare immagine sono marginali perché vengono usati esclu-
Giuseppe Gentile sivamente per esaltare il prodotto da pubblicizzare.Quegli ele-
menti vengono così ad acquisire un significato primario.
Luca Vernizzi E in particolare?
Negli ultimi tempi Giuseppe Gentile ha messo in opera Significati molto contrastanti.Taluni rivelano una ricer-
un lavoro che, pur avendo nei collage d’inizio secolo e ca prettamente interiore.Altri indagano il senso di vuoto
in operazioni consimili successive la sua matrice più e di solitudine della nostra contemporaneità.Altri anco-
Ibrahim Kodra nel ricordo di Sergio Dangelo

lontana, perché assembla immagini ritagliate da giorna- ra, con il tasto dell’ironia, vogliono demitizzare o rico-
li e riviste, è molto particolare e nuovo. struire alcuni valori considerati ormai obsoleti.
L’ho incontrato l’altro giorno e gli ho fatto alcune Ti sei divertito?
domande proprio su questo suo lavoro. Molto, perché considero ognuno di questi lavori come un
L.V. Quali sono le immagini che principalmente ti interessano? grande puzzle in cui la scommessa è inventare un senso
G.G. Sono quelle pubblicitarie ad alta definizione tec- all’assemblaggio di frammenti totalmente incongrui.
nico-visiva e quindi più facilmente manipolabili.
Dialogo fra due assenze, 2006, collage
Manipolabili in che senso?
le e intellettuale della persona custodita (e protetta).

Mi basta un minimo intervento per stravolgerne il


significato di partenza e attribuirgliene uno total-
mente nuovo.
E perché in particolare immagini pubblicitarie?
Voglio prendere in contropiede l’occhio e la mente;
essendo queste immagini diffusamente conosciute,
le variazioni che io apporto a ciascuna di esse fanno
sì che la nuova immagine, stravolgendo quella nota,
venga percepita con maggior efficacia.
Non ti lasci mai andare su altre immagini?
Sì, talora ve ne sono alcune molto ricche di signi-
ficato e che, pur essendo pubblicitarie, sono assai
meno note. Su queste opero senza stravolgerne il
significato, preferendo un intervento che ne arric-
chisca il senso.
ORA

Abbiamo parlato di come tu vuoi attirare l’attenzione del-


26
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
sare e decifrare i significati della forma rettilinea, circola-
Giorgio Tonti re, su piani che s’intersecano, s’incontrano, si equilibrano
in una costruzione che rinnova la vita con nuovi criteri
Ambiguità e sintesi estetici. Così i segni, che sembrano colare in abbandono
intuitivo, strutturano e definiscono con rigore, sigillano,
Silvia Venuti tengono insieme le forme e la materia cromatica che
vorrebbe debordare dai contorni e che invece, costretta
L’immagine nell’opera di Giorgio Tonti appare subito dal margine, accumula energia catturando ed insieme
ambigua perché difficilmente interpretabile: è talmente emanando luminosità. I colori, accostati con azzardo,
tesa sul limite estremo del riconoscibile che la sua forma proprio nel loro rapportarsi, s’esaltano a vicenda per rag-
può appartenere a simboli diversi.Anche il titolo dell’o- giungere una definizione di totale contrasto.L’artista rac-
pera concorre ad accentuare questa ambiguità: ambigua conta di sé. In questi lavori è presente, sublimato, il vis-
appare la forma,come il titolo,come il concetto che sot- suto infantile, la formazione culturale, l’esperienza lavo-
tende, come la sua interpretazione. La sintesi operata sul rativa, il percorso esistenziale, il desiderio di costruire
confine tra figurazione e astrazione prende corpo in una certezze, trovare punti fermi con volontà risoluta e seve-
materia densa, quasi magmatica, di forte impatto fisico e rità morale. Così l’espressionismo del segno e del colore,
nella dimensione archetipa si palesa la scala, la porta, il la sintesi della forma, la densità della materia, raggiungo-
ponte, la palizzata, la volta, la tavola. L’artista interroga sé no l’equilibrio nell’immagine che comunica a più livel-
e il mondo con un’ansia di pulizia, d’etica rigorosa: vuol li, con più risonanze.Il luogo dell’anima di Giorgio Tonti
partire da forme primarie, da segni primari, da colori conserva, ancora vive dall’infanzia, le impressioni suscita-
primari. Ogni tentazione estetica, ogni raffinatezza ese- te dalle foto di un vecchio libro sulle distruzioni del ter-
cutiva fine a se stessa è sentita come disturbante, come remoto di Messina: binari contorti, travi spezzate, mace-
tentativo di barare al gioco esistenziale. “Voglio cercare rie, dolore. Questo luogo dell’anima assorbe anche la
il bello nel brutto” ama dire l’artista che, da forme ele- luce mistica delle vetrate ideate e realizzate dall’arte
mentari, raggiunge, con tenacia, una sublimazione del- paterna, trattiene quella spinta alla perfezione perseguita
l’immagine senza nulla concedere al compiacimento attraverso una tecnica dai connotati metafisici e spiritua-
espressivo. C’è come una sacralità del primitivo, dell’es- li. La frequentazione dei corsi tenuti da Leonardo
senziale sino ad una contrazione dell’energia vitale che Spreafico, Alberto Longoni, dallo scultore Russo alla
diventa luminosità del colore in tensione verso l’assolu- Scuola del Castello di Milano accresce ed affina la sensi-
to. O tutto o niente: c’è un offrirsi al rischio totale senza bilità critica e creativa, il desiderio di operare nell’arte.
mezzi termini. È essere in piena verità con una forza di Forti contributi culturali giungono dai piani bidimen-
sintesi quasi violenta. Questa tensione porta alla profon- sionali di potente suggestione cromatica di Poliakoff, ma
dità, a varcare soglie, a salire scale, a uscire dagli schemi, è soprattutto da Kandisky e da Klee che arriva la lezio-
a superare sbarramenti, ad attraversare ponti, a conden- ne di perseguire realtà invisibili allo sguardo, la necessità
di rivelare l’invisibile.“L’uomo, l’artista, disegna sulla sabbia
ma la consapevolezza del suo effimero lavoro non deve indurlo
a rinunciarvi. Deve continuare a rappresentare ciò che non c’è e
che non è altrimenti visibile…” sottolinea Giorgio Tonti. La del sottrarre è scelta di valori fondamentali con cui dare Ritratto di personaggio
curiosità costante per tutte le espressioni, dall’art brut al significato al flusso vitale. La via della ricostruzione è 2004, acrilico su tavola
fumetto, comporta continue acquisizioni di materiale volontà di servirsi di questi valori per superare la soffe- cm 52 x 72
culturale da utilizzare e rielaborare con quello spirito renza, il caos, l’annichilimento di cui è malata la condi-
libero e visceralmente creativo di cui Picasso fu il più zione umana.
grande esponente.“Il lavoro dell’artista è liberazione dell’ir- La via simbolica è la capacità di leggere ed esprimere la
razionale e di quanto di più incerto e imprevedibile esiste in noi. spiritualità contenuta nella materia ed acquisirne e tra-
Va quindi consentito all’artista il più ampio spazio possibile per smetterne la consapevolezza. La vitalità dell’opera di
le sue sperimentazioni” afferma Tonti. Giorgio Tonti è epifania di questo cammino in armonia
L’interesse per la dinamica gestuale dell’espressionismo con la legge universale e provvidenziale dei talenti.
astratto è evidente in quel percorso di spoliazione della “Nessuno, del resto, nasce in epoca sbagliata, si può però sba-
forma che concorre a determinarne l’ambiguità. gliare a vivere la propria epoca” conclude Giorgio Tonti.
L’esperienza nel campo della grafica ha apportato l’eser-
cizio costante della sintesi,tipica del marchio e della veri-
fica, mediata dalla tecnica, delle modalità di comunica- SpazioBoccainGalleria Uscita, 2004
zione. E quante esperienze affettive ed esistenziali anco- Mercoledì 13 settembre 2006 ore - 18,30 acrilico su tavola
ra affluiscono ad arricchire, evolvere, trasformare! La via cm 40 x 40

tante facce e ciò che si cela al di là di queste non ne è esserci. È infatti sull’onda invisibile ma palpabile di
Katerina Lukasova che l’anima: storica, artistica, emotiva. Katerina Luka- questa tensione, l’invito ad addentrarsi nel loro
sova è una giovane artista della Repubblica Ceca che universo psico-somatico, le cui porte sono carne,
I Ritratti solleva, con la delicatezza del rispetto, i fili trasparenti
di questa caotica, colorata e poliglotta anima contem-
pelle, ombra, ed i percorsi per passarvi attraverso,
come stregati dall’incantesimo del corpo, infiniti e
Viola Lilith Russi poranea, fissandone, nei suoi Ritratti, una soggettiva sui fascinosamente rischiosi. Scorrono fiumi in piena
così simili/così differenti universi umani. I volti delle di memorie e tradizioni, terre ed emozioni, silen-
Idealizzanti o celebrativi, romantici o psicologici, i
persone da lei “ridisegnati”sembrano cristallizzati in un silen- ti quanto burrascosi, al di là di uno sguardo che
Ritratti artistici hanno sempre “dato un volto”,
zio che ne blocca i movimenti, le impercettibili fissa la sua luce su di te. E i “bagagli a mano” che
incarnandone sguardi e lineamenti, allo
smorfie;fermi e partecipi della sottaciuta galleggiano su queste acque di vita, portandosi
spirito dei tempi.
intenzione di non esprimere null’al- dietro tesori di storie e generazioni, sono esatta-
Cosa essi debbano sottolineare,
tro di sé se non quella naturale mente ciò per cui brillano l’interesse e l’arte di
esaltare o drammaticamente
intensità del proprio esistere, Katerina Lukasova. La “nudità” di un volto, in
rappresentare, lo si può leg-
nascosta nei tratti e vertigi- tutta la sua bellezza, prelude o conclude, a secon-
gere attraverso le ombreg-
nosamente profonda, oltre da del punto di vista di chi lo osservi dall’esterno
giature, le sfumature, i
l’immobilità dello sguar- o da chi invece se lo porti dentro da una vita (!),
dettagli di espressione o
do. Gli occhi dei perso- un viaggio attraverso spazi e tempi che l’artista
di ornamento, dei for-
naggi ritratti dalla coglie con acuta e commovente intelligenza in
tunati soggetti per
Lukasova, e parlo di tutta la sua “mobilità”. A partire dal ritratto stesso Autoritratto, 2004
l’appunto ritratti di
personaggi cogliendo di Pasolini, che l’autrice letteralmente “apre” in matita su cartoncino
volta in volta, a fissa-
il suggerimento dai profondità, congeniando un sistema di fruibilità cm 50 x 70
re i tratti somatici di
titoli dati dall’artista ai interattiva dell’opera da parte di chi la voglia
un’epoca. L’estetica
suoi lavori: Etrusca, esplorare, addentrandosi nelle stratificazioni dei
contemporanea,fran-
Siciliana, Gloria di Li- piani di vita e dell’arte del soggetto, cui l’utente
tumata nella miriade
sbona…, guardano drit- può accedere giocando a spostare i differenti e
di mondi possibili e
to in fronte a loro, quasi sovrapposti livelli di lettura. Come dimostra l’in-
immaginabili dettati
volendo somigliarsi e tera opera della Lukasova, riassunta forse nel
dal virtuale e dalle
confondersi l’un l’altro Globo, presentato e selezionato al “Salon primo
nuove tecnologie,ma
nel gioco del fermo- 2005” presso il Museo della Permanente di
prima ancora dalla
immagine, senza tra- Milano, è il magico intreccio fra cultura e memo-
compenetrazione
dire alcun indizio che ria di provenienza, con l’infinito e trasversale oriz-
umana “globale” di
possa svelare la luce zonte di incontri che cambiano ed impreziosisco-
razze, culture e siste-
del proprio piccolo, no il proprio tesoro, a far vibrare e fortunatamen-
mi di comunicazio-
immenso “tesoro a te ancora girare il mondo.
ne che ci “avvicina-
mano”. “Prova a definir-
no”,è dunque apparente-
mi, ad indovinare da dove vengo,
mente libera da maschere e calchi
a spingerti in un qualche giudizio!”, Siciliana, 2004 Gloria di Lisbona, 2004
catalogabili e prevedibili. Essa trova nella
sembrano sussurrare i pensieri di questi matita su cartoncino matita su cartoncino
sensibilità di ciascun artista una delle sue
volti ritratti, sul filo sottile e sospeso del loro cm 50 x 70 cm 50 x 70

27
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
Riccardo Dametti
Viola Lilith Russi

Che cos’è che innervosisce, disturba e indigna il vede-


re segni e persino disegni(!) sulle pareti dei nostri co-
siddetti luoghi pubblici? Questo mi sono chiesta la
prima volta che mi trovai intrappolata in insoliti mes-
saggi di “allarme”, appesi ad una parete e sospesi nello
spazio di una tela: erano i quadri di Riccardo Dametti.
Cosa li accomuna ai graffiti metropolitani? Suppongo
la stessa urgenza, un’immediatezza di immagine e di
parola che può mettere a disagio perché ce la si sente
addosso, vera e intransigente come solo una paura
condivisa è capace di generare. Demoni e fantasmi di
un inconscio collettivo, abituati ad albergare sopiti in
una delle cavità oscure del nostro cervello, evaporano
dal magazzino di rimozione, in cui solitamente scivo-
lano pochi secondi dopo esserci stati trasmessi, via ca-
vo, tubo catodico, inchiostro. Emersi dall’abisso creati- Isolation cell (Hollywood), 1997, tecnica mista su tela, cm 100 x 120
vo che ne plasma e denuncia l’inferno zittito, si con- per aprirsi a volti ed esperienze che si disperdono e
densano in pensiero visivo: ed eccoli ricadere ad arte, deformano in un esterno che è il loro interno, o in un
come pioggia di meteoriti, sulle tele di Dametti. Lo sentire l’atto creativo come assoluta occasione di
schianto è vita, morte, avvertimento e dell’incendio confondersi col tutto, assorbirlo, penetrarlo, sino a per-
Tra la linea, 2005
Davide Casari cromatico in rosso e nero respirano i primi lavori del-
l’artista. Allarme, monito, denuncia, sembrano lampeg-
dere i propri contorni (Head, Rain, ’03; Vecchio, ’04; City
boy, ’05). Ma c’è ancora uno squarcio di mondo lirica-
Tra la linea giare sullo strapiombo di un contrasto insanabile tra i
sogni e la cruda realtà (Dreams, ’96), l’innocenza e il
mente esplorato, forse da quelle parole sfuggenti ed
enigmatiche che “si prendevano gioco di noi”? O dal
Pier Giacomo Lucchini massacro del sistema (Isolation cell, ’97), l’urlo di chi pesce che nuotava nel mare del suo stesso scheletro? I
non si riconosce in un orizzonte apocalittico di guerra più recenti quadri di Riccardo Dametti, realizzati sem-
La verità transita sulla linea, ma non sta oltre la linea e e devastazione e la pretesa di una parola di salvezza pre con colori acrilici, olio e gessetti, vibrano di un
neppure al di qua della linea. L’energia che sprigiona eterna (Perso, ’97). nuovo cuore. L’universo di segni ed emozioni è fitto e
“tra la linea”, installazione di Davide Casari, si solidifica Ma c’è qualcosa che serpeggia fra le trame di questi frastagliato di energie,calde,vorticose e morbide nel rac-
nel cemento, quindi si incarna, producendo un’ansia quadri, forse un ulteriore messaggio, un codice segreto chiudere e nello stesso tempo infrangere forme, barrie-
antropoligica non ancora metafisica che tormenta lo o semplicemente ironico, che si diverte nel depistarci da re e persino parole (My way, ’05). Verso un’astrazione
spazio e il tempo della nostra esistenza. La verità, fonte facili letture. Lettere, parole, scritture “al contrario”, musicale, numerica (5, ’05), creativa? Forse, ciò che è
o incipit da cui scaturisce ogni contemporaneità filoso- affiorano in superficie a suggerire una via, un possibile certa è la disarmante emozione che le opere di Dametti
fica, letteraria, storica e artistica, non scientifica: l’uma- percorso creativo che ignori il prestabilito. Facendo trasmettono al ritmo di un linguaggio che nasce, scher-
nesimo inquieta lo spirito, la scienza attraverso la tecni- capolino nel cielo delle false certezze si reimmergono in za, scompare, urla, si distrugge, comunicando quell’ur-
ca a volte tranquillizza i cuori e le menti,“Tra la linea” chissà quali acque, inghiottite in un mistero che potreb- genza che sola può essere vita e anima dell’arte.
come grammatica dello spazio e del tempo: un vocabo- be svelarsi nelle opere successive dell’artista. La dicoto- Le opere di Riccardo Dametti sono in questo momen-
lario aperto che non si colloca mai al di fuori della linea, mia simbolicamente ricreata di un pesce che nuota fra to in esposizione presso lo spazio “Satura”, in piazza
non la supera, non la precede, non la invade, non la il positivo e il suo negativo (chissà forse l’artista si è ri- Stella nel centro storico di Genova.
chiude ma appunto, transita tra la linea, divenendone il velato? Dopeshow, ’00), e l’avventura creativa si libera in
suo sorgere, il suo sostare, il suo tramonto, la sua assen- percorsi e colori che infrangono i limiti del contrasto, Dopeshow, 2000, tecnica mista su tela, cm 80 x 120
Particolare za, il suo volto, la sua pienezza, la sua presenza. Davide
Casari, artista “tra la linea” ha tentato
di interpretare le molteplici sbavature
esistenziali legate al mondo della sof-
ferenza psichiatrica e più volte nei
suoi lavori l’ho visto a disagio nel
“risuscitare” alla vita edifici esistenzia-
li privi di architettura; in entrambi i
casi, si è rivelato capace di recuperare
l’armonia compromessa tra il mondo
convenzionalmente detto normale e il
mondo non normale, con la stessa esi-
stenza tormentata ma intimamente
silenziosa e di profonda spiritualità.
Davide Casari interpreta con lo sguar-
do, non invade mai lo spazio degli
altri, perché lui stesso e l’Altro vivono
lo stesso spazio, appunto “tra la linea”.

Giuseppe Gogeni
Rossella Noris
“…nel tormento interiore mi aggrappo alla vita a volte sfuggente;
E nella gestualità, nello scorrere la mano,
fermo per un istante il tempo che mi passa tra le dita…”

L’arte di Giuseppe Gogeni si esprime in una pittura incessantemente e che non lascia via di fuga allo spetta-
non figurativa, che poggia le sue basi sulla concezione tore, che ben presto si trova immerso in un vortice di
di derivazione futurista della velocità e del movimento colore, di luci ed emozioni. Giuseppe instaura un rap-
ma anche sull’inconscia ma costante ricerca della più porto quasi magico tra luce e colore, fa sì che questi due
pura e lirica forma di emozione dell’io. Segno e colo- elementi si trasmutino incessantemente l’uno nell’altro,
re sono scelti ed isolati come oggetti di attenzione e di intessendo meravigliosi giochi di trasparenze cromati-
esplorazione, diventando così i protagonisti principali che. Le tele si illuminano di colore e agiscono affinché
delle opere. Gogeni riproduce il movimento del suo lo spettatore si adagi in uno spazio indeterminato, fatto
animo e del suo pensiero, che non approda mai ad un di luce e vita, di mille sensazioni e sentimenti simulta-
fine, tramite la forte sensazione di dinamismo ed ener- nei che sono l’espressione materica delle più intime
gia che imprime nelle sue tele. La pelle della pittura sensazioni del pittore. Dipingere è per lui l’unico modo
viene, infatti, solcata da innumerevoli scalfitture, che per afferrare l’inafferrabile, per ricomporre la realtà
“scavano” nella materia dei suoi quadri, così come la frammentata del quotidiano. Egli opera attraverso un
sua sensibilità “scava”, cercando di squarciare il muro percorso di ricerca soggettivo: la sua pittura equivale alle
materialista che rende l’esistenza stessa un intollerabile pulsioni e alla frenesia dei sentimenti, a volte anche vio-
e malato gioco di assuefazione. L’estremo dinamismo è lenti, che muovono il suo essere. Ogni tecnica nasce di
l’unica via che gli permette il riscatto dall’inerzia della getto ed è legata ad una sensazione particolare che
vita e del mondo circostante. L’arte di Gogeni è il flui- rispecchia la volontà di regalare qualcosa di unico ed
La Timidezza re diretto della sua emotività nelle opere che si colloca- irripetibile all’interlocutore. Il suo gesto pittorico nasce
acrilico su tela no al di là di ogni connotazione spazio-temporale. dall’inconscio e vitale desiderio di liberare, per un istan-
cm 65 x 95 In ogni creazione è presente un turbinio vitale che pulsa te, il proprio essere dalla stasi che sovrasta la vita.
28
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
CÉSAR

www.mirexspa.it Autoportrait Quadrillé, 1984-1996


PER L’ARTE email: mirexspa@tin.it bronzo saldato e patinato, cm h. 53 23 x 20
muro. Come una delicata pennellata. Il quadrato è la L’ultimo lavoro presentato dall’artista a Bergamo nel
perfezione dell’elemento terrestre,confine definito,con- novembre 2005 si intitola Con . tatto. Le mani intese
tenitore della perfezione vitruviana. come parte di contatto finalizzato al dialogo. Le mani
Monica Mazzoleni parte da qui, dagli angeli. Lavoro di dell’artista sono messe a disposizione delle mani di dieci
tesi il cui titolo: Da Bangkok a L.A.: gli angeli verso occi- persone, che a turno possono usarle per esprimere ciò
dente, esprime attenzione verso la filosofia orientale e il che desiderano: dalla tenerezza, alla rabbia, fino alla vio-
cammino di questa verso occidente; cammino ricco di lenza. Lo schermo proietta in simultanea tutti i dieci
tracce e linee di confine in costante bilico tra corpo e modi diversi del comunicare. Con questo lavoro Monica
spirito. ha voluto riportare la relazione tra persone dalla forma
I lavori che seguono e che sono stati esposti sia in Italia verbale verso una più diretta e non mediata.
che all’estero approfondiscono questa tematica e la svi- Mostrare come i rapporti tra soggetti possano trasfor-
luppano secondo nuove linee prospettiche: un muro cir- marsi in un’esperienza fisica, sensoriale e percettiva nella
colare in plexiglass che accoglie al suo interno lo spetta- dinamica tra il video proiettato e le persone che lo osser-
tore diventa metafora del rapporto prossemico tra le per- vano diviene lo scopo del lavoro. Così emerge il contat-
sone (Bergamo 1998); frammenti di pelle di persone di to come condizione limite nelle relazioni, creando una
diverso sesso ed età fotografate in macro sfumano l’indi- situazione disagevole e disorientante.
viduo nel dettaglio, scardinando i criteri primari di con-
C, 2005
Stampa fotografica da
Monica Mazzoleni fronto (New York 1999); “zone di risonanza”, lungo la
via che conduce al caffè sono posate delle strisce colo-
video, cm 45 x 60, 1/3
Da Bangkok a L.A. rate sul manto stradale, una sorta di percorso intercalato
da scritte invitanti alla riflessione, all’azione e a vedere lo
spazio in modo non usuale, così da rompere gli schemi
gli angeli verso occidente soliti dell’interazione tra individuo, gruppi e ambiente
Danilo Villa circostante (Padova 2000); una serie di ristoratori
imbandiscono tavoli secondo la propria tradizione culi-
Gli angeli. Gli angeli come simbolo della dualità del- naria: torinese, greca, araba.., una sorta di ristorante vir-
l’essere. Connessione tra due mondi: spirituale e mate- tuale e multietnico che confronta il rapporto tra indivi-
riale; interiore ed esteriore; visibile e invisibile: una stan- dualità e identità (Torino 2003).
za buia, un fascio di luce colpisce diretto una figura tri- L’idea di Monica è di scardinare gli schemi classici di
dimensionale che dal supporto invade lo spazio dell’os- percezione delle persone, luoghi, ambienti attraverso sti-
servatore. La figura è composta da sette quadrati asim- moli indotti allo spettatore, che diventa parte dell’opera
Machidiel, 1995 metrici e semitrasparenti. La loro ombra è proiettata sul stessa, poiché è con essa che si trova ad interagire.

le, si è avvalsa con profitto degli insegnamenti di due gonisti di piccoli set pubblicitari e narrativi, a metterla a
Margherita Premuroso piccoli grandi maestri del settore, la giappo- parte di un utile segreto del mestiere: l’uso di un mate-

Le forme strambe nese-quasi-italiana Fusako Yusaki e il


meneghino Libero Gozzini.
È stato proprio Gozzini, tra le
riale poco noto da noi ma dalle ottime qualità di lavo-
razione, la pasta Darwi. Di produzione belga, si tratta di
un’amalgama bianca che secca all’aria, dalla consi-
Ferruccio Giromini
cui dita continuano a nasce- stenza meno cartacea del classico Das e di una
Biscottiera, 2004 Nuove espressività fanno capolino di continuo. Si va re azzeccati prota- maneggevolezza più simile al Pongo. E, per uno
imponendo, ad esempio, un’arte plastica giovane dalle scultore, il rapporto di confidenza con la mate-
forme briosamente capricciose, vicina al gusto car- ria è essenziale.
toonesco e un po’ provocatorio con cui sono cre- Ecco come nascono i bizzarri personaggi
sciute le nuove generazioni. In questo campo della giovane modellatrice. Dopo accura-
si è già fatta notare una giovanissima crea- ti disegni che ne propongono le differen-
tiva milanese, diplomata in illustrazione ti viste fronte-retro-fianco, lo scheletro di
all’Istituto Europeo di Design e al momen- fildiferro viene rifasciato prima di carta e
to operante per la Playstos, società produttri- poi dei volumi-base in Darwi. Dopo
ce di videogiochi, come art director e come l’essiccazione, il lento procedimento
responsabile degli ambienti e del character design continua con l’aggiunta dei particola-
di videogame fantascientifici. Margherita Pre- ri (le parti più sottili in Darwi light),
muroso, che nel 2005 ha visto subito riconosciute le l’attenta molatura con la cartavetro, la
sue rare qualità di illustratrice venendo inclusa nel coloritura con i colori acrilici, i ritoc-
ristretto novero degli artisti internazionali esposti in chi in smalti brillanti e infine il fissag-
mostra dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, gio sul supporto, o l’eventuale inserimen-
confessa predilezioni miste, oscillando ora tra Schiele e to in altri contesti ambientali preesistenti.
Klimt e Walt Disney, e ora magari tra Michelangelo e Camaleonti, mucche, polli, esserini giocosa-
tutto il frenetico cinema d’animazione contemporaneo; mente gonfi e sghembi prendono vita così, pronti a
ma, per quanto riguarda la modellazione tridimensiona- stupire grandi, piccini e peterpan assortiti.

interessanti che ha detto: “I bambini, come i pazzi, sono


Gianmaria Giannetti fuori dal sociale, fuori dalla legge, asociali, alienati: proprio quel-
lo che l’artista deve essere. Ecco da dove viene il sapore dei loro
Quattro cose che dico al mio amico disegni, la libertà d’invenzione che in loro troviamo, la facilità e
la disinvoltura delle loro trascrizioni, il loro ardimento e soprat-
Gianmaria guardando la sua pittura tutto (ed è questa la chiave di volta della pittura) la forte capa-
cità di ‘vedere’ sul serio ciò che è dipinto, senza che lo spirito cri-
Rossana Campo tico intervenga subito, come succede nell’adulto, nel ‘professioni-
sta’, a impedirlo.”
1. In un catalogo dedicato a Gaston nelli i colori i solventi gli odori, le ore passate in solitu- Io non sopporto i professionisti dell’arte, se un artista
Chaissac (a proposito, ti piace il vecchio dine dentro se stessi, magari con la musica anche, sia una non sa mantenersi un po’ nell’incertezza, e in quello che
Gaston? A me tanto, forse non è uno dei specie di droga fantastica. E una volta che l’hai provata e i maestri buddisti chiamano “lo spirito del principiante”
grandi capi dell’arte ma giustamente mi ti è entrata nel sangue non puoi farne più a meno. per me perde qualunque interesse. Che ne dici?
piace anche per questo) trovo che questo Soppianta un po’ tutti gli altri enzimi, comanda la ghian-
signore che ha vissuto una vita molto da dola pineale, e come con l’eroina, il solo antidoto alla
outsider, una vita senza soldi, nella campa- pittura è la pittura stessa.
gna francese, ma in completa libertà e ha 3. libertà nella pittura. Credo che si diventi artisti per darsi
SpazioBoccainGalleria
potuto così sperimentare e divertirsi molto delle regole, per trovare un modo di stare al mondo Mercoledì 5 aprile 2006 ore 18,30
con la pittura, la scultura, i collage, la scrit- secondo regole che ci diamo noi, che stanno bene a noi.
183, 2005 tura… Chaissac dice sulla sua arte:“mon but vise à repre- Contro le regole del mondo.
cera, corda e olio su sénter le non talent, la peinture malhabile, négligée, vacillante, Un artista, come uno scrittore, se è davvero tale (se fa
carta antica, cm 35 x 25 incertaine, artificielle…” sul serio, se non è solo uno che passa il suo tempo a
Personalmente, questo è ciò che mi esalta nei pittori e buttare giù colori su una tela o a riempire i fogli con
anche negli scrittori, quando sanno tirare fuori questo le sue cazzate) compie una specie di cammino di
coraggio, del non-talento, della non-abilità, non-bravu- autoeducazione, di autodisciplina, e si costruisce la sua
ra, tutto quello che vacilla, è incerto. Detto fra noi, vita e il suo lavoro in libertà, mettendosi al mondo da
anche nelle persone mi piace trovare questo e per que- sé, contro il discorso dominante, contro le regole che
sto mi annoia parecchio la maggior parte degli esseri hanno cercato di imporgli. Chi?
umani, perché qui tutti vogliono essere sempre all’altez- La scuola,la famiglia,le chiese,le religioni,il gruppo,le fidan-
za della situazione, sempre belli, ricchi, con le belle zate e i fidanzati, i mariti e le mogli, le mode culturali…
automobili e le belle fidanzate/i. 4. uno dei miei artisti preferiti in assoluto, uno di quelli
Angolo in basso a sinistra, 05 2. adesso un’altra cosa, io credo che la pittura, proprio che torno sempre a guardare e a leggere anche, è
fotografia su alluminio l’atto del dipingere e tutti i suoi materiali, le tele i pen- Dubuffet, e così ti voglio trascrivere una delle molte cose
30
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
via Scoglio di Quarto, 4 - MI
tel. 0258317556 - 3485630381
bazart.scoglioquarto@tiscali.it
Sul filo dell’arte a cura di Stefano Soddu
arte contemporanea

V. l e C o l d i L a n a , 8 - M I
0258317556 - 3485630381
www.bazart-scogliodiquarto.com www.bazart-scogliodiquarto.com

Omaggio a con gli spettatori. Da questo primo passo nascono


una miriade di idee e invenzioni, che per ben 40
anni hanno avuto un ruolo fondamentale nell’intro-
mato un dinamico “duo” del multimediale, che ha
viaggiato per tutto il mondo. In Italia, nel 1966, alla
Biennale di Venezia, essi hanno presentato il Venice
Nam June Paik duzione — accettata quasi subito — delle immagini
elettroniche in movimento nel mondo dell’arte.
Gondola Happening, portando una piccola orchestra
su una gondola, che inquadrata da una luce inten-
Marisa Vescovo In breve Paik diventa un
“genio” dei media per la sua
[....] Nam June Paik — che aveva studiato composi- straordinaria capacità di pro-
zione musicale e storia dell’arte all’università di porre forme-immagini, otte-
Tokyo — nel 1956 si reca in Germania, dove, due nute con mezzi tecnologici,
anni dopo, incontra John Cage, l’artista che lo con- capaci però di coinvolgere
vince a diventare con lui l’apostolo del “caso”, mes- tutti i sensi, di mettere in
saggero dell’anti-musica. scena un movimento pro-
La prima esposizione di Paik, Music-Electronic teiforme di un’apertura infi-
Television, avvenuta nel 1963, alla Galleria Parnass, a nita, un gioco complesso che
Wuppertal, consisteva in un’installazione con 13 coinvolge inevitabilmente
video-monitor, messi a caso, che riempivano lo spa- anche l’interprete.
zio con l’emissione di immagini ferme interagenti In Germania Paik, oltre a Jo-
seph Beuys e Cage, incontra
anche George Maciunas, il
domanda surreale fondatore di Fluxus, il quale,
“Può l’arte ballare nel 1964, lo introduce nel
mondo artistico newyorkese,
al ritmo del flamenco?” che viveva il momento magi-
co degli “happenings” e della
nascita dei film d’artista,
come quelli di Jonas Mekas.
Paik entra a far parte del mondo Fluxus, un grup- sa e teatrale passava romanticamente tra i canali Nam June Paik
po ondeggiante di artisti - Allan Kaprov, Wolf della città lagunare col suo carico di giocosi turisti- con Lee U Fan
in secondo piano
Vostell, Yoko Ono, Dick Higgins, George Brecht, performer. Francesco Conz
Joe Jones, Geoffrey Hendricks, Philip Corner, [....] Durante tutti gli anni ’70 e ’80 Paik ha lavo- foto di Enrico Cattaneo
Robert Filliou,Alison Knowles, Ben Vautier, gli ita- rato come insegnante e attivista, supportando
liani: Giuseppe Chiari, Silvano Bussotti, Gian altri artisti, e studiando opportunità per cambiare
Emilio Simonetti, e poi La Monte Young, Henry le potenzialità del mezzo emergente del momento,
Flynt, ed altri — che avevano individuato nei mass ovvero la TV. In questo periodo troviamo le collabora-
media la parte più negativa della cultura del tempo. zioni fondamentali con Laurie Anderson, Joseph Beuys,
Questi artefici cercavano l’interdisciplinarità totale David Bowie, Merce Cunningham, e i sempre verdi
dei mezzi da usare, e privilegiavano il processo crea- Cage e Moorman, con i quali ha creato una serie di
tivo piuttosto che l’oggetto finale, e l’assoluta pre- installazioni che hanno cambiato radicalmente l’uso del
carietà dell’opera. Ma più che opere vere e proprie video,ridefinendo in modo drastico questa pratica arti-
Senza titolo, 2005, Mariangela De Maria
gli artisti Fluxus preferivano dare vita ad “azioni” — stica. Paik evidentemente pensava che l’orizzonte per-
risponde che rifuggivano ogni dogmatismo, o l’adesione a un cettivo di ogni essere vivente, e di ogni specie, fosse
“bello” stereotipo — documentate da riprese in molto particolare e potesse intervenire sulla sua visione
Mariangela De Maria video, foto, dischi, partiture musicali, e documenti
di vario genere. [....]
del mondo.
[...]. Paik è perfettamente consapevole che la televi-
L’arte non può, l’artista sì. Nel 1964 entra a far parte di Fluxus, soprattutto sione tende a ridursi a “contenitore di visibilità”,
Ballo il flamenco liberatorio, dipingo l’arte come av- per volere di Paik, l’americana Charlotte Mo- “coscienze delegate”, oggetto espositore di capacità
ventura. Ballo liberamente senza costrizioni, dipingo e orman, diplomata in violoncello classico alla comunicative, orientatore del giudizio politico, ma
racconto la mia libertà. Julliard, solista dell’American Symphony Or- soprattutto a grande procacciatore di danaro,
chestra, diretta da Leopold Stokowski. Essa diventa mediante la pubblicità, danaro che alimenta questo
Mariangela De Maria fulmineamente una delle protagoniste più origina- “mezzo”, garantendone un’esistenza sempre più
esporrà alla Galleria Scoglio di Quarto, Milano li della scena sperimentale newyorkese degli anni “vuota” — cioè sempre meno creativa e progettata
Sessanta e Settanta. I due artisti insieme hanno for- culturalmente — dal punto di vista dei contenuti e
dal 15 marzo 2006 dei messaggi, ma sempre più invadente e onnipo-
tente nei confronti dell’opinione pubblica, della pre-
senza visiva, della formazione del gusto e dei deside-
ri, nonché del controllo dei costumi e dei consumi.
June Paik È sullo sfondo di questo scenario che possiamo,
credo, capire l’intensa concentrazione, lo sforzo di
creatore della introspezione e di controllo compiuti da Paik.
Infatti nel suo lavoro egli ha saputo innanzitutto far
video arte convivere interessi umanistici e musicali, una filtra-
ta e poetica cultura Zen, l’eredità delle avanguardie
del Novecento, legando il tutto con una conoscen-
... addio za perfetta della tecnologia e dell’intelligenza artifi-
ciale. Attraverso un umorismo leggero e insieme
irriverente, di sapore Neo-Dada, egli decostruisce il
Nam June Paik è nato a Seul linguaggio del mezzo televisivo, indagando parallela-
(Corea del Sud) nel 1932. Nel 1956 mente i legami tra arte e cultura popolare, combi-
si laurea all’Università di Tokyo in nando una tradizione sciamanica e razionale con una
storia dell’arte e della musica. magica capacità di sintesi, di astrazione, che lo hanno
Alla fine degli anni ’50 conosce condotto verso la conoscenza profonda e consapevo-
John Cage e inizia a creare musica le dei mezzi informatici. Una conoscenza facilitata
elettronica, musica-azione; diventa dalla sua pazienza orientale mai venuta meno.
un protagonista del movimento [...] Per mettere in crisi le immagini televisive [...]
Fluxus e sperimenta con la televi- Paik [...] usa le immagini in modo astratto — in
sione a colori e gli elettromagneti. questo aiutato dalle sue conoscenze musicali — su
Nel 1982 espone al Whitney Mu- schemi dove troviamo forme ritmiche, geometrie
seum of American Art di New quantistiche particolari di natura, potenziati da
York. Nel 1993 partecipa alla XLV esplosioni di luci e di colori, contenuti in tempi
Biennale di Venezia, e nel 1994 molto brevi, che ci costringono a ritrovare l’inten-
espone a Palazzo Reale a Milano. sità dello sguardo, e talora ci fanno balenare innan-
Paik ha vissuto e lavorato a New zi la luminosa immediatezza di squarci di storia di
York e nella Repubblica Federale questo nostro tormentato XX secolo. [...]
Tedesca. È scomparso nel 2006.
Nam June Paik, Charlotte Moorman e la scatola parlante
Dal testo critico di Marisa Vescovo
31
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
Sergio Pedrocchi li, non tanto come illustratore, bensì di una realtà tanto
concreta da riassumere in se stessa possibili destini. I suoi
fogli confermano tutto questo e si ripropongono di tra-
volte con nervosa misurata gestua-
lità, sempre sottomessi a padronan-
za e rigore esecutivo. Rispetto ai
Franco Farina
sferire le emozioni vissute in chi ha la curiosità di cimen- fogli realizzati recentemente, questi
So per esperienza vissuta con artisti di diversa caratura e tarsi in un percorso certo non agevole, però pregnante di ultimi sono tali da supporre uno
immagine i personalissimi tragitti calcografici (in partico- significati che non sono solo dell’operatore estetico, ma “sconfinamento” in un’area appa-
lare dell’acquaforte e puntasecca) da loro non ritenute peculiari del nostro disastrato tempo, così come è testi- rentemente più accattivante dell’e-
espressività minore, ma piuttosto collaterali all’attività pit- moniato dalla cultura, figurativa e non, europea. È il caso donismo. Si tratta però di una
Calcografie torica, soprattutto se le lastre non sono affidate a stampe- di aggiungere che l’apparente “disordine” è il lievito su impressione di brevissima durata, in
rie prestigiose che pure esistono, ma i fogli siano “tirati” cui germoglia e ramifica la sua poesia esplicitata dal pos- quanto risulta evidentissimo che le
dallo stesso incisore. Non è questa, ai fini di una scrupo- sesso misurato di ogni artificio tecnico: la prontezza della distinte immagini prendono corpo
losa valutazione del foglio, questione di poco conto, mano nel fissare segni di luce e spessori d’ombra.La volu- da una sola matrice: un evento
anche e perché la “tiratura” comporta inevitabilmente ta assenza di qualsivoglia figurazione induce a ricercare segnico allusivo che è contestuale
varianti impercettibili, ma varianti, che sono tanto più scelte e motivazioni più sottili e mimetiche, in quanto i anche ad esperienze grafiche di
valide se sono d’autore poiché ne accrescono connota- “segni” sono sempre e comunque testimonianze e river- tutt’altra “matrice” dalle quali
zione e originalità. Preambolo questo mio necessario ai beri di concrete realtà. Infatti, a ben guardare si avverto- dipartire per itinerari altri dove, di volta in volta, vengo-
fini di una più equa valutazione delle opere calcografiche no echi di situazioni che ci appaiono al presente tanto da no artatamente strumentalizzati.Arte anche di invenzio-
di Sergio Pedrocchi, che in proprio dalle sue lastre stam- confondersi con l’impulso stesso di una fantasia non avul- ne, questa di Sergio Pedrocchi, che si confronta con le
pa i suoi fogli intervenendo su ciascuno secondo un sen- sa dal quotidiano a tal punto da suggerirne atmosfere e fisionomie del presente su basi problematiche per aprirsi
tire che trascende il puro esercizio formale, dimostrando- condizionamenti.A loro modo i fogli di Sergio Pedrocchi anche alle suggestioni dell’oggi, e ripensarle come parte
si decisamente padrone della strumentazione tecnica che sono racconti certamente non didascalici dove non sono integrante e non isolata di quel flusso continuo e inarre-
lo fa capace di mettersi in uno stato di ipersensibilità e assenti motivi autobiografici, quasi un diario segnico che stabile dove si immerge il tempo dell’uomo nell’espan-
così di cogliere il sotteso del mondo e dei suoi spettaco- ha registrato curiosità ed umori pacatamente calibrati, a dersi della natura.

mani, alzate in un ultimo disperato gesto di aiuto, di tafora dell’uomo, nella propria vicenda di singolo e
Riccarda Montenero preghiera o d’amore; oltre quello strato soffocante di essere sociale, gli avanzi di un passaggio tumul-
Ora-mai… è troppo tardi di terra c’è una tragica storia di uomini, c’è la me-
tafora di un’umanità che, nelle sue avventurose
tuoso e repentino, le uniche tracce di un’identità (e
di un’umanità) sconfitta.
Lorella Giudici migrazioni, si schianta, è travolta, inghiottita e ab- Presente e passato per un momento si confondono.
bandonata, risucchiata prima di tutto dall’indiffe- I ricordi e le emozioni si accalcano, affiorano senza
Ci sono almeno due punti fondamentali su cui renza di chi ha assistito all’odissea e non ha fatto ordine e senza freni. E con loro mille domande:
Riccarda Montenero e Ruggero Maggi amano nulla per porvi rimedio. perché? quando? come? chi?
riflettere e confrontarsi, che sono poi gli stessi sui Quei resti foscoliani (solo ora, riconoscendoli, lo Solo ora vorremo che tutto questo non fosse mai
Riccarda Montenero
e Ruggero Maggi
quali trovano il terreno di convivenza: il tempo e la sono diventati), allarmanti e dolorosi, sono la me- accaduto, ma oramai è troppo tardi.
memoria. Due aspetti che, tra l’altro, come vedre-
Ora-mai… mo, tenderanno magicamente a fondersi in un’uni-
ca inquietante realtà. Ma, andiamo con ordine. realizza un’opera affronta il problema di cosa vuole
è troppo tardi
Sulla loro idea di tempo molto
è già stato detto e scritto, tal-
Plevano incontra realizzare e di come ottenerlo: ecco dunque che
deve individuare la soluzione e tra le tante quella
mente tanto che sembrerebbe
quasi superfluo riprendere per Adriana Contarini che ritiene la migliore, la più congeniale a sé o la
più semplice o la più facile o la più romantica o la
l’ennesima volta l’argomento. più aspra o la più concettuale o… Ora sento il
Eppure, forse proprio perché è R.P. Quando e come il tuo incontro con l’arte? desiderio di esprimermi attraverso i miei lavori
il punto attorno al quale, bene A.C. Era l’ottobre del 1994 quando ho riaperto che cerco siano il più possibile corrispondenti
o male, insistentemente ruota- una porta socchiusa tanti anni prima e sono passata all’idea che ho di ciascuno di essi prima di realiz-
no la maggior parte degli inter- nelle stanze dell’arte incominciando da quella dove zarlo. Qualche anno fa ho presentato alla Libreria
venti critici precedenti, credo si disegna con la matita, si guarda, si osserva e si crea Feltrinelli di via Manzoni una mostra dal titolo
che valga la pena ragionarci su una propria interpretazione della realtà, passando Altri Spazi; ecco quando lavoro mi colloco in un
ancora un po’. E, sia chiaro, poi attraverso le altre: quella della pittura ad olio e a altro spazio e lì ricerco la realizzazione dell’idea.
non è per mera insistenza che si procede, ma per tempera, quella dell’acquerello difficile intrigante… Spesso sono i giovani ad apprezzare le mie opere e
amore dell’analisi, per quell’insaziabile bisogno di trasparente per poi sostare a lungo nella stanza del- ciò mi fa molto piacere perché ho l’impressione di
andare sempre più a fondo o, se preferite, per quel l’incisione dove odori acri di acidi, antichi torchi, avere ancora cose da dire e sono molto contenta
senso del dovere e di pignoleria critica che mi porta dorate scaglie di colofonia, calore di una fiamma, quando ho l’occasione di lavorare con i ragazzi o
spesso a spaccare il capello in quattro. E sia. Si tempi di attesa o effetti immediati, sgorbie, brunitoi con i bambini: sono più liberi di esprimersi e di
potrebbe cominciare affermando che la nozione di e bianco di Spagna mi sospingevano in un mondo usare il linguaggio artistico. Fare una mostra per
tempo che entrambi sposano (seppure con sfumatu- ricco di effetti speciali! Per alcuni anni con ritmo me vuoi dire non solo esporre alla fruizione altrui
re diverse, con materiali affatto dissimili e con per- incalzante ho desiderato imparare per poi iniziare dei lavori, ma partire da un titolo, da un argomen-
corsi assolutamente differenti) è quella legata, per un percorso mio facendo uso di elementi presenti to, da un colore, comunque da un elemento che
così dire, a una dimensione nelle varie tecniche. accomuni le opere esposte e lavorare per ottenere
archeologica, storica, alla ricer- Come realizzi quindi i tuoi lavori? un “ritmo astratto”. Dopo le prime mostre collet-
ca di accadimenti ormai tra- Procedo iniziando dalle forme degli elementi com- tive giovanili sono venute quelle degli anni No-
scorsi (più o meno recente- positivi: devono stare bene insieme, parlarsi o crea- vanta per poi cimentarmi negli ultimi anni in
mente), soprattutto di quelli re un accordo forte o delicato, raffinato o irruente, mostre personali.
rimossi o dimenticati. Quel avere richiami, rimandi, creare dei primi piani e Quali artisti italiani ti affascinano o incuriosiscono?
passato che, come sempre degli sfondi. Poi interviene il colore a farla da Dovrei fare una lunga lista di nomi, ma al momen-
avviene, ha lasciato dietro di sé padrone a volte pieno, denso altre volte trasparen- to ne scelgo tre: lontano nel tempo ma sempre
delle tracce, degli oggetti, dei te, lieve, sottile e poi qualche segno, qualche vuoto attuale e presente Leonardo da Vinci, irripetibile
labili segni viene tenacemente pieno di bianco. E così a volte da un lavoro ne per la sua ricchezza scientifica, artistica, culturale e
riportato alla luce da Maggi e nasce un altro perche è l’idea che si sta realizzando: capace di spaziare in ogni direzione dell’intelletto;
Montenero. Scavando ostinata- all’inizio erano solo pensieri, forme nella mente, in un recente passato Umberto Boccioni per l’in-
mente tra le macerie della memoria, entrambi sve- colori in libertà, ora sono lì come li avevo pensati, tensità e la forza dei suoi lavori, la capacità di inte-
lano realtà incredibili che in un attimo sembrano ecco, come dovevano essere! Questi sono momen- riorizzare gli esterni ed esteriorizzare gli interni
trasportarci in sogno terribile. Il più delle volte, ti in cui puoi veramente dire che l’arte crea piace- cioè fare posto a tutti gli spazi; nel presente
infatti, dietro a questi ritrovamenti (sarei tentata di re cioè piacere di creare per te stesso perché il dia- Mimmo Rotella perché le sue opere sono intri-
aggiungere casuali, se non sapessi che, al contrario, logo è tra l’artista ed il lavoro che sta facendo. Se il ganti, ci sono sempre oltre al primo un secondo, un
alle spalle ci sono interminabili ore di lavoro) sem- dialogo tra l’artista e l’opera non è fluido, diventa terzo e ancora altri piani nascosti e per l’uso che fa
bra celarsi un mistero, un enigma, un dramma col- difficile, stenta a procedere, allora meglio aspettare della carta che è un materiale molto interessante
lettivo o anche una vera e propria catastrofe. Lo sce- un momento migliore perché poi arriva la soluzio- come strumento creativo, realizzando quegli “strap-
nario è alquanto eloquente, mentre un senso di ne. E quando giunge magari si porta con sé l’inizio pi”che interrompono ma che danno forza alla
abbandono e di solitudine atta- di tanti altri lavori e così continua la storia dell’ar- composizione.
naglia lo spirito. Tutt’intorno tista e delle sue opere. Cosa pensi dell’attuale approccio all’arte?
mani turgide, ma così poco Cosa ti aspettavi nel riprendere il tuo cammino artistico? Attualmente tutti siamo più attenti alle manifesta-
umane, affiorano da una terra Quando ho riaperto quella porta sull’arte non zioni artistiche, molte più persone, rispetto solo ad
brulla o da superfici bianche sapevo dove mi avrebbe portato questa esperienza alcuni anni fa, si recano a vedere mostre, a visitare
come sudari; bagagli di lamiera ma era intenso in me il desiderio di riprendere un musei o a conoscere opere d’arte e questo è molto
giacciono abbandonati, come discorso iniziato negli anni giovanili e mai com- positivo anche perché è un valido modo per educa-
se non avessero mai cominciato pletamente interrotto durante quelli dedicati alla re all’arte le nuove generazioni; uno sforzo in più
il loro vero viaggio o come matematica. Ecco proprio lei, la matematica, è stata andrebbe fatto nell’avere maggior coraggio ed en-
relitti di un disastro aereo o di un’amica che come l’arte ho amato fin da giovane trare nelle gallerie, vedere di più e con più disinvol-
un naufragio. E dietro a quelle e come l’arte è ricca di fantasia che è “colei” che tura la produzione artistica di oggi.Tanta gente nel
valige deformate, divelte e al momento opportuno ti suggerisce possibili tempo libero va per negozi o a vedere le proposte
annerite; tra quelle lamiere tortuosamente piegate e soluzioni ai problemi siano essi matematici o arti- della moda e allora perché non andare anche per
marchiate con inutili e ossessivi orologi; nel loro stici, purché si conoscano le “tecniche” per opera- gallerie e vedere cosa offre l’arte oggi?
carico di ricordi e di speranze deluse; in quelle re o se ne introducano di nuove. Quando l’artista Potrebbe essere una valida alternativa.
32
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
pre guardato.Cosa ci veda,se un ordine,un disegno segre-
Paola Blasi to, ma esplicito, inaspettato e sorprendente, o un tetto di
Skies piombo, non mi è dato saperlo. Fatto sta che dal cielo è
attirata da sempre.Pur nei casini,lo guarda.E,fin qui nien-
Vladek Cwalinski te di strano. Il fatto, sorprendente, e, appunto, inaspettato, è
che ha iniziato anche a trovarvi una forma adeguata, per
Quello che è successo a Paola Blasi, ragazza con la fissa dipingerlo questo “Ciel di Lombardia che è così bello quando
della pittura che, intrappolata in un accademismo forzato, è bello”, come scriveva Alessandro Manzoni nei Promessi
studiato, imposto, sopportato, accettato, ma mai amato, in sposi. Con carte, pigmenti, colori, resine, lucidi, sabbie, che,
fondo, è una vera e propria liberazione. Come una specie da un lato dicono, dalla liberazione, dell’impossibile quanto
di terremoto sotterraneo che tutto, ma proprio tutto, ha irrinunciabile aspirazione dell’animo; dall’altro la macula,
squassato per tornare, finalmente a ricostruire, dalle fon- il nostro lato tenebroso, oscuro, quando lui, di fuoco si
damenta, dalle basi. Devo ammettere che la cosa, inaspet- tinge e, sembra che tetti, case, automobili, autobus, tram,
tata, quanto segretamente desiderata, ha sorpreso anche rimangano per un attimo immobili, attoniti, tanta è la
me. Non me l’aspettavo. Ecco. Nasce così questa serie dei sproporzione. Un attimo solo, perché poi si riprende a far
cieli. Skies. Omaggio al linguaggio internazionale. E pla- business. Ma quello basta, come una ferita, a squassare
netario.Anche.“Ma a te cosa piace dipingere?”“Il cielo!”. tutto, e la Blasi se ne è accorta, nonostante la noncuranza,
È nata così l’idea di questa mostra. Semplicemente. cieca,di chi il cielo,forse,lo guarderà solo quando gli cadrà
Partendo da ciò che piace. Perché da cosa si dovrebbe un meteorite sulla capoccia. Cieli, dunque. Limpidi, pieni
partire, altrimenti, in pittura, con la pretesa che essa porta, di luce, lux, con colori tenui e delicati, intrisi, o sporchi,
da sempre,da Giorgione a Tiziano,da Turner a Constable, quasi che assumano in sé per pulirle,tutte le rogne,le maga-
da van Gogh a Kiefer, se non da ciò che può potrebbe, gne, le ferite e le pustole, anche, della terra. Lucenti, limpi-
potrà,forse,dar pace all’animo? Pur nella miseria,nei casi- di,tersi o tenebrosi poco importa.Fatto sta che le carte,reg-
ni, nella rogna, nella peste, anche, di cui questa città, sem- gono. Eccome. È un inizio. Come ho già detto dove que- SpazioBoccainGalleria
bra (sembra…) impiastrata fin nelle viscere? Anche quel- sto porterà non mi è dato saperlo.Per ora c’è.Pittura,dolce, Mercoledì 7 giugno 2006 - ore 18,30 Sky, 2005
le dell’arte. Cieli, dunque. Perché la Blasi il cielo l’ha sem- limpida e bastarda insieme. Basta osservarle. Cielo! acquarello, cm 40 x 50

Gio Ross riali.Tanto che può risultare difficile, se non vano, cerca- no attorno e della loro ricostruzione arbitraria secondo Formula magica, 1997
re di incasellare il suo lavoro in una corrente, una fami- codici espressivi connotati ora da pulsioni estetizzanti olio su masonite
L’archeologia del glia, un apparentamento, operazione peraltro spesso pra-
ticata dalla critica più per pigrizia mentale e — ahimè
ora, più spesso, da istanze comunicative. […]
Si è detto della natura evolutiva del lavoro di Giò Ross,
cm 60 x 80

presente — per esigenze di mercato. Così nell’attuale foresta arti-


stica popolata da tanti post, new e trans-qualcosa, Giò
natura evolutiva che ci ha presentato fino ad oggi scheg-
ge di trasformazioni oniriche, metafore di evoluzioni
Ross, novello Pollicino, sembra scorazzare seminando le antropologiche, reperti di mutazioni dei codici dell’arte.
Pietro Quartani molliche di un suo percorso amico di tanti, memore dei Non crediamo di essere cattivi profeti se diciamo di
grandi, ma, soprattutto, libero di de- e poi ri- intravedere, dopo le tappe trasformative ed evolutive, un
costruirsi attraverso la cifra assolutamente perso- approdo che trova nella metamorfosi la sua linea rossa.
nale di un’ingenuità sapiente. […] […] Un sociologo attento ed acuto come Zygmunt
Il suo è un percorso attraverso un’archeologia del Bauman ci ricorda che nella nostra società, che respinge
presente, che propone i reperti ora evidenti, ora la stabilità e la durata e che preferisce l’apparenza alla
sottintesi, di una contemporaneità tutta connota- sostanza, le vite si frammentano in episodi e “il tempo non
ta da rivoluzioni quotidiane. […] Ecco allora i
floppy disk — quotidiano strumento del virtuale
— riordinarsi in quadri-bacheca (Reperti) in cui
un colore caldo e materico avvolge e dà corpo
alla memoria artificiale, incrosta e umanizza un
oggetto quotidiano disperso. Si torna alla materia
— come ad un’anfora secolare che riappare da
uno scavo — in un itinerario capace di rianno-
dare con suggerito processo mentale, quei dati,
dispersi su un floppy consunto, a numeri fragili,
parole sconosciute scritte su un byte di cui fare
inutile memoria. […] In questo gioco tutto
rivolto ad intra ci accompagna verso la metabo-
C’è una battuta che è circolata a lungo, fino a una deci- lizzazione di un’incomunicabilità sancita, una resa di
na di anni fa, tra psicologi e psicoanalisti. Diceva: fronte all’impossibilità a comunicare l’incomunicabile,
“Ognuno scopre l’inconscio solo quando apre un conto corren- ma proprio quando alza la sua bandiera bianca ci offre
te…”. Mutuando quel neppure troppo sottile aforisma, una di quelle che crediamo tra le sue prove più riuscite
sono tra quanti pensano che, invece, il modo migliore di (Rigurgito di parole).
scoprire l’inconscio sia visitare una mostra di arte con- Così l’ultimo Giò Ross ci propone una sua Città dei
temporanea, partecipare cioè, seppure per un piccolo reperti che poi ritroviamo devastata e ridotta a discarica
frammento, di quella lunga cavalcata attraverso la psiche della memoria (Dopo il bombardamento); poi ancora visi-
individuale e collettiva che è stata e continua ad essere la tata dall’ombra dell’artista giustapposta alla tela (Ombra
ricerca artistica nell’ultimo secolo.Anche l’opera di Giò nella città) in una sorta di zapping delle apparenze, che fa è più un fiume, ma un insieme di pozzanghere”. Giò Ross ci Rigurgito di parole, 2005
Ross non si sottrae a questa suggestione, opera che pro- dell’artista un collezionista di sensazioni. […] Se la ten- propone un’arte in cui con consapevole gioco, l’artista tecnica mista
pone le tracce di un’indagine all’apparenza lieve e flebi- tazione di tanta arte dei nostri giorni è quella di caval- salta a piè pari nelle sue ed altrui pozzanghere, schizzan- cm 50 x 70
le come i profili dei suoi Timidi, in realtà segnata da care l’effimero mutuando un iconologia fredda dal lin- do di fango e di humus fecondo le sue tele, non meno
un’ansia profonda di ricerca, che quasi si materializza nel guaggio pubblicitario, lui sceglie invece la strada più ana- di chi le osserva riconoscendovi, volente o nolente, trac-
continuo agitarsi e rincorrersi di temi, tecniche e mate- litica del setacciamento dei frammenti visivi che ci cado- ce del proprio percorso.

faceva volare i colori in un turbinio di immagini astrat-


Ianuario Solaris to-figurative.
Tutti i numerosi partecipanti sono tornati a casa con la
Panni al sole loro opera d’arte da indossare o usare come elemento
d’arredo a ricordo di una giornata solare e indimentica-
LA CITTÀ DELL’ARTE, sede decentrata della bile in tutti i sensi.
Libreria Bocca, in via Olona 16, a Quinto De Stampi Angelo Calabrese, critico d’arte, a proposito di questa
Rozzano - Milano, domenica 9 ottobre 2005, ha ospi- iniziativa ha scritto:“…Giancarlo Ianuario prende le sue
tato lo scultore Giancarlo Ianuario (in arte Solaris), che ‘memorie’ di panni sacri della sua città e li rende solari con il
si è esibito in una performance intitolata Raku, ragù e suo gesto cromatico. Non è di quelli che non sanno ‘leggere’.
panni al sole. Per lui il canto delle lavandaie del Vomero che invocano il sole
Su corde ben tese, l’artista, al suono, altamente coinvol- è dettato da vitale necessità lavorative: ‘Jesce sole’, esci dalle
gente, de La tammurriata nera, ha steso lenzuola, magliet- nuvole o sole, splendente imperatore, ha sapore e senso di un
te, mutande e altri indumenti e ha cominciato a dipin- antico rito di propiziazione.
gere il tutto con la sua personalissima tavolozza solare. Panni stesi ad asciugare e sole si conciliano perfettamente…”
L’estro pittorico era accompagnato dai profumi culina-
ri tipicamente partenopei: spaghetti alla puttanesca (così
detti perché, la velocità di preparazione, consentiva alle
signorine delle case chiuse, di non perdere troppo
La Città dell’Arte
tempo…) con pomodori vesuviani, salcicce arrostite la 2a domenica del mese
sulla brace accompagnate da friarielli e bruschette. da APRILE a OTTOBRE 2006
Un buon vino aglianico ha esaltato ancor di più il mo- dalle 10 alle 18
mento altamente creativo di Solaris, che letteralmente
33
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557
Daniele Cazzato
L’emozionante
danza del volo
Laura Giunipero

La ricerca artistica di Daniele Cazzato si avvale delle


forme simboliche degli animali; simboli che si ritrova-
no nell’arte dalla preistoria a oggi. Un percorso dell’im-
maginario collettivo, nel quale questo artista salta tutta
l’arte di maniera, per arrivare, per esempio, all’emozio-
ne di un volo. Questo legame alla natura lo porta ad
esprimere ciò che vede e sente con forme essenziali,
non astratte, legate alla vita delle esperienze quotidiane.
Come dice l’artista stesso il suo lavoro incomincia da
una “emozione” reale momentanea, una percezione che
ricerca di volta in volta il segno per arrivare all’espres-
sione. Un tentativo faticoso di annullarsi nel volo di un
insetto o di un uccello, che diventa una danza, una sen-
sazione che si ferma sul foglio attraverso una tecnica
pittorica quasi scultorea, un senso del volume a pochi
colori e molta luce. L’amore e il trasporto verso la natu-
ra permettono a Daniele Cazzato di dominare e rap-
presentare l’inquietudine della vita stessa. Ciò che esiste
attorno a noi diventa un pretesto per l’invenzione, che
sa andare oltre la convenzione del reale e della sua ripro-
duzione, per arrivare a costruire e ricostruire con sinte-
si pittorica e chiarezza espressiva il soggetto di questa
ricerca artistica, che si muove sempre su un grande
sfondo, come se volesse esprimere l’inafferrabilità dell’e-
SegretediBocca sistenza e ci porta, grazie a questo straordinario artista,
Via Molino delle Armi 3/5 nelle profondità dell’inconscio e attraverso queste im-
magini primordiali riusciamo persino a superare il
Mercoledì 3 maggio 2006 ore - 18,30
nostro minaccioso mondo contemporaneo.

Gabriele Buratti le condizioni dell’oggettivarsi esprimono


Gabriele Buratti i temi della donna farfalla o meglio dell’eterna giovinezza o,
Le sue veline brutalmente, dell’inculatio verginis. Gesti genetici che
uniformano gli intenti e omogeneizzano la società ren-
Antonio D’Amico dendola inerte alle manipolazioni di qualsiasi tipo.
D’altronde, così facendo, se il fruitore comprende o meno
Nella nostra attuale contemporaneità, l’arte sembra essere il risultato finale, apprezzandone il significante, non è ele-
dominata da un uso smodato del concettuale, a tal punto mento indispensabile.Poi,in verità,perché immergersi nei
che, estremizzando, l’artista, o presunto tale, potrebbe fare meandri intricati della comprensione del risultato pittori-
a meno di esercitare il gesto creativo. L’idea ‘primogenita’ co? Se già gli interventi sul DNA ci renderanno uguali, la
contiene in nuce una forma visiva non omologata che funzione dell’arte può forse aiutare a difendere l’identità
attende l’esplicitarsi.Nella recente produzione pittorica di dell’individuo? D’altro canto sapere il perché dei concetti
espressi o a volte, magari, lasciati inespressi e solo accenna-
ti? Volendo banalizzare,ma volendosi anche calare nel vis-
suto quotidiano, basta accendere la televisione e siamo
attratti da svariate ‘immagini in movimento’ pronte all’u-
so che fanno della loro vana bellezza il motivo principe
dell’esistere, nessuna di quelle ‘veline’ si fa domande
profonde che intaccano il perché dei gesti. Dunque in
quei movimenti e in quegli atteggiamenti che sanno di
pura ‘inculatio s-verginis’ si legge una vuota bellezza che
attende di essere consumata dal primo passante! Questo è
il concetto del vuoto e dell’essenza primordiale del gesto
inconsapevole di un io femminile che non conquista stadi
alti della femminilità. Queste verosimilmente sono alcune SpazioBoccainGalleria
fra le espressioni pittoriche che Gabriele Buratti tenta di Mercoledì 26 aprile 2006 - ore 18,30
eternare nella sua produzione recente.

campi prima di tutto li ama, li contempla, li scava, ne perché questa costitui-


Alessandra Rovelli prende le terre, gli arbusti, gli sterpi, la cenere dei falò sce un legame, una pre-
accesi dai contadini. ferenza elettiva a un
Fields* Gli stessi che appaiono poi nelle sue opere dove la neve
sta lì, nei solchi, talvolta marcisce, diventa acqua, e le zolle
sentire comune, profon-
do, come i solchi dei
Vladek Cwalinski
tornano a riaffiorare, umide. campi, come i crateri
Più volte sono rimasto affascinato dalla bellezza dei Questa scelta, estetica e di giudizio sul mondo, su un dei vulcani.
campi lungo la Rivoltana, dal loro silenzio e dalla loro mondo, che può apparir inusuale, ha una precisa tradi- Questo percorso storico
sacralità‚ quando s’aprono come mantelli, soprattutto zione nell’arte del 900, italiana, europea e, in alcuni casi, vanta di una tradizione
dopo aver superato la villa Invernizzi, e poi attraverso anche statunitense della quale occorre esser fieri. Sì, fieri ben precisa nello scorso
Liscate, Melzo, Trucazzano, e qui, quando le giornate secolo da Alberto Bur-
sono serene, si apre sulla sinistra una visione meraviglio- ri a Ennio Morlotti,
sa, con la terra che si estende a perdita d’occhio, piatta, da Robert Smithson
arata, e lo sguardo può spaziare liberamente, fino a con- a William Congdon,
templare la Grigna, la Grignetta e il Resegone, inneva- fino ad Anselm Kiefer.
ti, limpidi, assoluti. E poi avanti dopo il canale Muzza, Alessandra Rovelli s’inserisce, timidamente, in questo Colori di Sardegna
attraverso l’Adda, fino a Rivolta, dove talvolta capita, solco, in questo tracciato, che evidenzia un sentimento 2003
soprattutto d’inverno, di incontrare qualche airone comune verso la natura e non disdegna di abbassarsi agli tecnica mista
cenerino appollaiato ai bordi della strada, che sta lì, aspetti umili della materia, per ritrovare, e questo per lei con elementi vegetali
è già un presente, i propri paesaggi interiori, sollecitati su tavola
senza paura, a osservare le auto e i camion che passano. cm 100 x 70
Presenze immobili che mi tengono compagnia, mute da ciò che si è visto. collezione privata
sentinelle rassicuranti.
Sono rimasto molto stupito dall’aver appreso che una *estratto dal testo del catalogo della mostra
giovane artista, Alessandra Rovelli, proprio quei campi
aveva iniziato a prendere in considerazione, a guardarli,
percorrerli, disegnarli, a dipingerli, ecco. Dipingerli? SpazioBoccainGalleria Campi d’acqua, 2005
Non so se il verbo sia adeguato, perché quello che la Mercoledì 15 marzo 2006 - ore 18,30 tecnica mista su tavola
Rovelli fa non c’è parola per descriverlo. Lei questi cm 114 x 122
35
Per la tua pubblicità chiama Antonio D’Amico 338 2380 938 - Gabriele Lodetti 333 2869 128 - Giorgio Lodetti 338 2966 557

You might also like