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RELAZIONE sullo STATO

dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009

a cura di Nicola Adamo, Caterina d'Alise, Pierluigi Parrella, Giuseppe D’Antonio,


Silvana Del Gaizo, Giuseppe Onorati, Raffaele Russo, Ferdinando Scala

Regione Campania POR 2000 – 2006


Il volume con allegato CD Rom
è stato realizzato con il contributo finanziario dell’Unione Europea
Misura 1.1 – Progetto Reporting Ambientale e Stato dell’Ambiente
2009 ©ARPAC
via Vicinale S. Maria del Pianto, centro Polifunzionale, Torre 1
80143 Napoli
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Coordinamento editoriale
ARPAC – servizio Comunicazione, informazione, educazione, urp

Editing grafico
Consorzio STA – Protom SpA – Associazione Cultura e Formazione

N. Adamo, C. d'Alise, P. Parrella, G. D’Antonio, S. Del Gaizo, G. Onorati,


R. Russo, F. Scala (a cura di). Relazione sullo stato dell’ambiente in
Campania 2009. Arpac, Napoli, 2009.

ISBN 978-88-96122-07-5
RELAZIONE sullo STATO
dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009
Presentazione

Con la realizzazione della “Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania


2009”, Arpac completa il piano di comunicazione tecnico istituzionale avviato
cinque anni fa e conclude, in particolare, un peculiare percorso di diffusione
informativa intrapreso nel 2007 che ha permesso la realizzazione di un sistema
strutturato di reporting, sulla base dei dati ambientali che l’Agenzia ha raccolto
in questi primi dieci anni di attività, finalizzato alla loro migliore organizzazione e
al rafforzamento degli strumenti di comunicazione e diffusione informativa.

Sono stati così realizzati cinque volumi tematici, due annuari dei dati ambientali,
l’Atlante interattivo cartografico e il presente volume. Per favorire la più ampia
conoscenza e diffusione dei prodotti realizzati, sono stati organizzati dieci con-
vegni e workshop. Inoltre, l’azione di ascolto realizzata nella fase iniziale del
progetto, attraverso la somministrazione di un questionario mirato alla stima
dei fabbisogni informativi, ha reso possibile una migliore interazione tra Arpac e
gli stakeholder di riferimento.

Non a caso la Relazione corona un tale complesso percorso progettuale. I volumi


precedentemente editi, infatti, hanno avuto un obiettivo principalmente setto-
riale, ovvero quello di diffondere informazioni esaustive sulle singole tematiche
e rendere disponibile una grande quantità di dati puntuali e istituzionali utili,
principalmente, agli enti e agli operatori della prevenzione ambientale.

La Relazione sullo stato dell’ambiente rappresenta, invece, uno strumento di co-


noscenza rivolto a un pubblico più ampio e si prefigge l’obiettivo di “raccontare”
lo stato di fatto complessivo della realtà territoriale campana, attraverso l’analisi
di numerose variabili ambientali. Variabili sulle quali oggi disponiamo di infor-
mazioni più ricche e puntuali, anche grazie agli investimenti che Arpac ha potuto
effettuare con il cofinanziamento dell’Unione Europea. Per citare soltanto alcuni
esempi: le reti di monitoraggio delle acque e della qualità dell’aria sono state
ampliate e rafforzate; sono state realizzate numerose attività di caratterizzazio-
ne dei siti contaminati di importanza nazionale; la conoscenza della consistenza
dei flussi di produzione e smaltimento dei rifiuti risulta decisamente migliore
rispetto a quella di qualche anno fa e sono state avviate attività a forte specializ-
zazione, quali il Centro meteorologico climatologico e il laboratorio Diossine.
Il risultato di tali investimenti ha direttamente influenzato la capacità produttiva
dell’Agenzia, permettendo la realizzazione di una Relazione più ricca ed esausti-
va, anche se un tale complesso volume non può che definirsi come un work in
progress, che sempre più dovrà ampliarsi a inglobare ulteriori dati, esperienze
e programmi.

V
La necessità di tener conto degli aspetti ambientali - in ogni settore program-
matico ed economico - è ormai condivisa a livello internazionale, ed è stata
resa ancor più forte in questi ultimi mesi dal deciso impegno degli Stati Uniti
d’America nel contrasto ai fattori che influenzano i cambiamenti climatici e nel
rafforzamento della cosiddetta “economia verde” come motore di un modello
di sviluppo orientato alla sostenibilità. Strumenti come la Relazione sullo stato
dell’ambiente rappresentano il contributo che i settori tecnici elaborano qua-
le strumento di informazione generale, ma anche quale base conoscitiva sulla
quale le istituzioni, locali e sovralocali, possono poggiare per pianificazioni e
programmazioni sempre più “ecologicamente sostenibili”.

Nel concludere questa breve presentazione, desidero ringraziare tutti i settori


e gli operatori dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania, il cui
lavoro quotidiano - spesso difficile e complesso in un territorio quale quello
campano - rappresenta il tessuto professionale e civile che ha reso possibile la
realizzazione della Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009.

Luciano Capobianco
DIRETTORE GENERALE ARPAC

VI
Introduzione

La “Relazione sullo stato dell’ambiente 2009” costituisce il documento conclusivo


del progetto “Reporting ambientale e stato dell’ambiente” realizzato da Arpac
nell’ambito degli interventi finanziati con la Misura 1.1 del POR Campania 2000-
2006 e finalizzato all’organizzazione e diffusione delle conoscenze ambientali
acquisite ed elaborate dall’Agenzia negli ultimi anni.

Questo rapporto si propone di fornire un sufficiente numero di elementi utili


a una valutazione ad ampio raggio della qualità dell’ambiente in Campania. Le
informazioni in esso contenute costituiscono un’importante fonte di conoscenza,
sia per i soggetti istituzionali, che per quelli economici e sociali che vivono e
operano nel territorio regionale. La lettura di questi dati può consentire un utile
indirizzo per tutte le attività tese ad uno sviluppo sostenibile dell’economia e al
miglioramento della qualità della vita in una regione ad alta criticità ambientale
come la Campania.

In linea con i principali indirizzi europei e nazionali , il riferimento metodologico


è rappresentato dal modello organizzativo delle informazioni ambientali DPSIR
(Determinanti/Pressioni/Stati/ Impatti/Risposte), indicato dall’Agenzia europea
per l’ambiente. In particolare, l’esame di tutte le attività umane suscettibili di
indurre modificazioni sull’ambiente e di quelle che in passato hanno contribuito
alle sue modifiche, costituisce il punto di partenza per la comprensione dei
principali aspetti che caratterizzano la qualità della vita e delle risorse ambientali,
oltre che per un ottimale definizione degli strumenti da utilizzare nell’ottica di
uno sviluppo sostenibile.

Il rapporto si basa su una base di dati derivante sia dalla realizzazione delle
attività routinarie dell’Agenzia, sia dalla concretizzazione degli altri progetti
afferenti alla misura 1.1 del POR Campania, specificamente attinenti al
monitoraggio delle matrici ambientali. Questi dati sono stati integrati dalle
informazioni provenienti da altri enti o strutture che, a vario titolo, operano in
campo ambientale. In alcuni casi, per rendere più chiara la descrizione e tenuto
conto della disponibilità dei dati, sono stati utilizzati degli indicatori in grado di
rappresentare in forma sintetica i fenomeni trattati.

Il volume è articolato in quattro parti. Nell’ambito di ciascuna parte sono stati


sviluppati diversi capitoli relativi a specifiche tematiche, corredati in alcuni casi
di schede di approfondimento che contengono la descrizione di aspetti o studi
specifici inerenti alla tematica trattata.

VII
La prima parte è dedicata all’analisi del contesto territoriale, finalizzata a
fornire una descrizione delle singole realtà provinciali. In particolare sono stati
analizzati elementi che caratterizzano il sistema insediativo, quello produttivo e
quello infrastrutturale, facendo riferimento alle attività antropiche responsabili
dell’origine delle principali pressioni ambientali.

Nella seconda parte, sono state analizzate le aree tematiche alle quali afferiscono
i principali fattori in grado di influenzare la qualità della vita; in particolare
sono stati presi in considerazione i fattori contaminanti o inquinanti di origine
antropica, comprese le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, ritenuti significativi
per la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente.

La terza parte, in linea con il Sesto Programma d’azione per l’ambiente


dell’Unione europea, è relativa alla valutazione delle problematiche derivanti
dalle interconnessioni fra la gestione delle risorse naturali e quella dei rifiuti.
L’attenzione è rivolta prevalentemente a evidenziare gli effetti prodotti dalle
attività, produttive e di consumo, caratterizzate da un uso non sostenibile delle
risorse naturali e da una consistente produzione di rifiuti, che rappresentano
una delle principali fonti di pressione sull’ecosistema.

Nella quarta parte sono presentate alcune opportunità sulle azioni da


intraprendere, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, al fine di contenere gli
effetti negativi prodotti sull’ambiente dalle attività antropiche. In tale contesto
è evidenziato il fondamentale ruolo della comunicazione di una costante e
dettagliata informazione ambientale che, favorendo una più diffusa condivisione
delle conoscenze sullo stato dell’ambiente, può fungere da volano per lo
sviluppo di politiche ambientali condivise, avendo ben chiara la consapevolezza
dell’incidenza sull’ambiente dei propri e degli altrui comportamenti.

Nicola Adamo
DIRIGENTE SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ARPAC

VIII
Autori e ringraziamenti
AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTALE CAMPANIA Maria Grazia AQUILA
Luigi AULICINO
Direttore Generale Luciano Capobianco Anna BALLIRANO
Direttore Amministrativo Francesco Polizio Nicola BARBATO
Elina BARRICELLA
Direttore Tecnico Marinella Vito
Antonio BASILE
Sandra BOTTICELLI
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2009 Marcella BRUNO
COMITATO DI INDIRIZZO E SUPERVISIONE Luigi CAPPELLA
Nicola Adamo, Caterina d’Alise, Giuseppe D’Antonio, Silvana Del Gaizo, Carmelina CAPRIO
Giuseppe Onorati, Raffaele Russo, Ferdinando Scala Raffaele CIOFFI
Beatrice COCOZZIELLO
COORDINAMENTO ESECUTIVO Caterina D’ALISE
Caterina d’Alise, Silvana Del Gaizo, Pierluigi Parrella Giuseppe D’ANTONIO
Silvana DEL GAIZO
Maria Rosaria DELLA ROCCA
DIREZIONE DEI LAVORI Maria Rosaria Della Rocca Agostino DELLE FEMMINE
COLLAUDO DEI LAVORI Giuseppe Avallone Claudio DELLE FEMMINE
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Ferdinando Scala Alfonso DE NARDO
Giuseppe DE PALMA
Le determinazioni analitiche e i rilievi territoriali, che rappresentano la Rocco DE PASCALE
base di dati Arpac, sono stati realizzati dal personale dei Dipartimenti Dario DI GANGI
provinciali e dei Centri regionali, qui rappresentati attraverso i Tommaso DI MEO
responsabili apicali: Gianluca ESPOSITO
Maria Teresa FILAZZOLA
DIRETTORI DIPARTIMENTI PROVINCIALI Gennaro GILIBERTI
Nicola Adamo (Avellino) Annalisa GIORDANO
Alberto GROSSO
Vincenzo Mataluni (Benevento)
Eduardo IMPARATO
Luigi Aulicino (Caserta) Giovanni IMPROTA
Alfonso De Nardo (Napoli) Patrizia LAMBIASE
Giuseppe D’Antonio (Salerno) Emma LIONETTI
Maria Cristina MANCA
RESPONSABILI DIPARTIMENTI TECNICI Maria Rosaria MARCHETTI
Nicola Adamo (f.f. Avellino) Claudio MARRO
Pietro Mainolfi (Benevento) Francesco MATARAZZO
Dario Mirella (Caserta) Giuseppina MEROLA
Agostino MIGLIACCIO
Ferdinando Scala (Napoli)
Luigi MOSCA
Anna Maria Rossi (Salerno) Adolfo MOTTOLA
Felice NUNZIATA
RESPONSABILI SERVIZI TERRITORIALI Giuseppe ONORATI
Elvira Rufolo (Avellino) Beatrice PAPA
Elina Barricella (Benevento) Nunzia PULCRANO
Agostino Delle Femmine (Caserta) Gianluca RAGONE
Antonio Ramondo (Napoli) Antonio RAMONDO
Vittorio Di Ruocco (Salerno) Brunella RESICATO
Nunzia RICCARDI
Anna Maria ROSSI
DIRETTORI CENTRI REGIONALI Raffaele RUSSO
Marinella Vito (Crsc) Alessandra SASSO
Giuseppe D’Antonio (Cria) Ferdinando SCALA
Nicola Adamo (Crr) Eugenio SCOPANO
Claudio SCOTOGNELLA
Gennaro TORRE
Autori Rosa Rita VARDARO
ARPAC Salvatore VIGLIETTI
Nicola ADAMO Marinella VITO
Antonio AMBRETTI
Agnese ANDRIUOLO

IX
REGIONE CAMPANIA Ringraziamenti
Mauro BIAFORE
Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare
Luigi CRISTIANO
Antonio Carmine ESPOSITO Ministero della salute
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Ministero dello sviluppo economico
Orfeo PICARIELLO Struttura del sottosegretario di Stato per l’emergenza rifiuti in
Danilo RUSSO Campania
Annalisa SANTANGELO Regione Campania, Assessorato alle politiche ambientali
Sandro STRUMIA Regione Campania, Assessorato alla sanità
Regione Campania, Assessorato all’agricoltura e alle attività
SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI
produttive
Assunta ESPOSITO
Provincia di Avellino
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Provincia di Benevento
Albina CUOMO Provincia di Caserta
Domenico GUIDA Provincia di Napoli
Michele GUIDA
Provincia di Salerno
STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN, NAPOLI Comune di Avellino
Flegra BENTIVEGNA Comune di Benevento
Comune di Caserta
LIBERI PROFESSIONISTI Comune di Napoli
Filomena CARPINO Comune di Salerno
Luca CISTRONE
Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
Gruppo di lavoro fitofarmaci Ispra/Arpa/Appa
Collaboratori Istituto superiore di sanità
Gelsomina AGRELLO Istituto nazionale di statistica
Elke BONCI
Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno
Sabrina CAPOCEFALO
Antonio COPPOLA Università degli studi di Napoli Federico II
Savino CUOMO Università degli studi di Napoli Parthenope
Antonio D’AMBROSIO Seconda Università degli studi di Napoli
Lucio DE MAIO Università degli studi di Salerno
Anna DE MATTIA Stazione zoologica di Napoli Anton Dohrn
Titti DE NICOLA
Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare
Giacomo DENTE
Francesca DI LEO Agenzia regionale per la mobilità
Pasquale FALCO Aziende sanitarie locali della Campania
Giannaserena FRANZÈ Autorità di bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno
Filomena GAUDIOSO Autorità di bacino del Sele
Giuseppe GRAVINA
Autorità di bacino Campania Nord Occidentale
Pasquale IORIO
Danilo LUBRANO Autorità di bacino Campania – Sarno
Luigi LUCARIELLO Autorità di bacino Campania Destra Sele
Trofimena LUCIBELLO Autorità di bacino Campania Sinistra Sele
Concetta MEGARO Enti provinciali per il turismo di Avellino, Benevento, Caserta,
Mariangela PAGANO Napoli, Salerno
Paola PANCARO Osservatori provinciali rifiuti di Avellino, Benevento, Caserta,
Pierluigi PARRELLA Napoli e Salerno
Antonio PETROSINO
Andrea TAFURO Camera di commercio di Avellino
Francesco TARTAGLIONE Camera di commercio di Benevento
Camera di commercio di Caserta
Fotografie Camera di commercio di Napoli
Enrica Bronzo, Silvia Capasso, Luca Cistrone, Lucio Di Maio, Maria Camera di commercio di Salerno
Sarnataro, Eduardo Scopano, Sandro Strumia, Salvatore Viglietti, Unioncamere - InfoCamere
Protezione Civile Campania Autorità portuale di Napoli
Ordine geologi della Campania
Associazione italiana di aerobiologia
Unione nazionale industria conciaria

X
INDICE
PARTE I - ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE

capitolo 1. LO SCENARIO CAMPANO


3 LA REGIONE
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
15 PROVINCIA DI AVELLINO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
22 PROVINCIA DI BENEVENTO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
28 PROVINCIA DI CASERTA
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale
36 PROVINCIA DI NAPOLI
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Scheda tematica:Aree costiere ad alta criticità
Il sistema infrastrutturale
Scheda tematica: Analisi a supporto del Piano energetico della provincia di Napoli
50 PROVINCIA DI SALERNO
Il sistema insediativo
Il sistema produttivo
Il sistema infrastrutturale

PARTE II - QUALITÀ DELLA VITA

capitolo 2. CAMBIAMENTI CLIMATICI


61 Introduzione
65 Le emissioni di gas serra in Campania
68 Scheda tematica: Centro funzionale della Protezione Civile
69 Il clima in Campania
Temperatura
Precipitazioni
Vento
Umidità
Copertura nuvolosa
Temperatura superficiale del mare
77 Il Centro Meteorologico Climatologico (CEMEC)
Sistema Cemec
Servizi sistema Cemec
Contributo di Arpac al sistema SCIA di Ispra
80 Scheda tematica: La qualità delle acque meteoriche nei comuni di Avellino, Atripalda e
Mercogliano
82 Criticità e peculiarità in Campania

XI
capitolo 3. QUALITÀ DELL’ARIA
87 Inquinamento atmosferico
88 Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
Ossidi di azoto (NO e NO2)
Monossido di carbonio (CO)
Ozono (O3)
Polveri totali sospese (PTS) e frazione fine (PM10)
Benzene (C6H6)
91 Rete di monitoraggio della qualità dell’aria
Configurazione della rete di monitoraggio
94 Condizioni metereologiche e dispersione degli inquinanti in atmosfera
96 Statistiche di qualità dell’aria

capitolo 4. INQUINAMENTO ACUSTICO


111 Generalità
112 Sorgenti, controlli e risposte
118 Scheda tematica: Fonti energetiche rinnovabili
120 Monitoraggio del territorio comunale di Napoli
122 Criticità e peculiarità della situazione in Campania

capitolo 5. CAMPI ELETTROMAGNETICI


127 Generalità
128 Sorgenti e controlli
133 Monitoraggio in continuo
135 Criticità e peculiarità della situazione in Campania

capitolo 6. RADIAZIONI IONIZZANTI


139 Generalità
140 Strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi
142 Quantità di rifiuti radioattivi detenuti
144 Concentrazione di attività di Radon-222 in acque superficiali e sotterranee
147 Scheda tematica: Radon-Prone Areas
150 Concentrazione di attività di radionuclidi artificiali e naturali in matrici alimentari
152 Concentrazione di attività di radionuclidi nelle acque potabili

capitolo 7. MICROINQUINANTI: DIOSSINE


157 Introduzione
159 I piani di monitoraggio ambientale
Le attività di monitoraggio Arpac anni 2002-2003
Le attività di monitoraggio Apat anni 2004-2005
Le attività di monitoraggio Arpac anni 2005-2006
Piano di sorveglianza sulla contaminazione di diossine in regione Campania
Piano di controllo per la definizione dei livelli di contaminazione da diossine nella filiera
bufalina su indicazioni tecniche della Unione europea
Piano di monitoraggio per il telerilevamento della “diossina” in regione Campania a
cura di Ispra con il supporto tecnico-analitico del Sistema delle Arpa/Appa ex Legge n.
268/2003
173 I risultati delle attività di monitoraggio
175 Scheda tematica: Monitoraggio delle diossine nel territorio del comune di Acerra

capitolo 8. MICROINQUINANTI: FITOFARMACI


179 Generalità
181 Monitoraggio sanitario e ambientale
Controlli di carattere sanitario
Controlli di carattere ambientale

XII
capitolo 9. AMBIENTE E SALUTE
197 LEGIONELLOSI
La Legionellosi in Campania
Lo stato in Campania
208 AEROBIOLOGIA
Metodo per il biomonitoraggio dei pollini
Il monitoraggio degli aeroallergeni
Andamento per stazione di singole famiglie

PARTE III – GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI


E CICLO DEI RIFIUTI
capitolo 10. ACQUA
225 Introduzione
225 Acque superficiali
233 Acque sotterranee
239 Scheda tematica: Nitrati monitoraggio isotopico
244 Scheda tematica: Reti di monitoraggio in continuo delle acque interne
245 Approvvigionamento idrico e depurazione delle acque
Depurazione e controlli nella provincia di Napoli
Depurazione e controlli nella provincia di Caserta
Turismo e carichi inquinanti sui sistemi di depurazione nel Salernitano
265 Le attività di monitoraggio di fitoplancton potenzialmente tossico
Il monitoraggio 2007
Il monitoraggio 2008
270 Il potenziamento del monitoraggio dell’ambiente marino costiero e lacustre della Campania
Battello oceanografico “Helios”
Battelli minori
273 Acque di balneazione
284 Acque di transizione
Il lago Fusaro
Il lago Lucrino
Il lago Miseno
Il lago Patria
Monitoraggio delle acque di transizione
290 Lo stato delle acque in Campania

capitolo 11. NATURA E BIODIVERSITÀ


297 La tutela della biodiversità
Il contesto comunitario
Il contesto nazionale
Il contesto regionale
302 Scheda tematica: Le Tartarughe marine
304 La flora protetta in Campania
305 Scheda tematica: Habitat e specie vegetali rappresentative della biodiversità regionale
310 L’attuazione della strategia comunitaria: azioni regionali dirette
Settore 1: La Biodiversità nell’Ue
Settore 4: La base di conoscenze
315 Scheda tematica: Progetto Carta della natura
317 Scheda tematica: La Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata)
319 L’attuazione della strategia comunitaria: azioni regionali indirette
321 Scheda tematica: I chirotteri forestali
323 Scheda tematica: Il Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius, Linnaeus 1758)
324 Scheda tematica: Status e conservazione dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758)
325 Lo stato della biodiversità in Campania

XIII
capitolo 12. SITI CONTAMINATI
329 Introduzione
332 Descrizione
Siti contaminati
Siti contaminati di interesse nazionale
Estensione superficiale dei siti contaminati e potenzialmente contaminati ricadenti nei
SIN
Impatto territoriale dei siti contaminati
Matrici impattate e tipologie di contaminati
Tecnologie di bonifica
345 Scheda tematica: Intervento di caratterizzazione per le aree residenziali, sociali e agricole del
SIN “Napoli orientale”
348 Valutazioni
Ritardi nella realizzazione degli interventi
Ricorso allo smaltimento in discarica come principale tecnologia di bonifica
Incremento del fenomeno degli abbandoni incontrollati di rifiuti

capitolo 13. RIFIUTI E FLUSSI DI MATERIA


353 Introduzione
354 I rifiuti urbani
La produzione
La raccolta differenziata
La frazione indifferenziata
367 I rifiuti speciali
La produzione
La gestione
I rifiuti del settore conciario
I rifiuti del settore lattiero-caseario
390 Scheda tematica: Le attività Arpac relative alla filiera lattiero-casearia
392 Normativa e pianificazione in materia di rifiuti
Gli scenari futuri

PARTE IV – LE OPPORTUNITÀ DI AZIONE

capitolo 14. STRUMENTI


401 VAS: VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
Le fasi
Le procedure in Campania
407 EMAS: ECO MANAGEMENT AND AUDIT SCHEME
I vantaggi dell’adesione
Le registrazioni in Campania
412 IPPC: INTEGRATED POLLUTION PREVENTION AND CONTROL
Le finalità della direttiva Ippc
Le opportunità di azione per uno sviluppo sostenibile
Attuazione della direttiva Ippc: il contesto nazionale
Attuazione della direttiva Ippc: il contesto regionale
419 COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE AMBIENTALE
Le attività Arpac
Prodotti e servizi
Attività di ascolto
430 EDUCAZIONE AMBIENTALE: LA RETE INFEA IN CAMPANIA
La programmazione Infea Campania 2007-2010

XIV
PARTE PRIMA
ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE
LO SCENARIO
CAMPANO

Lo scenario campano

1
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Lo scenario campano
Agnese Andriuolo, Maria Grazia Aquila, Elina Barricella, Antonio Basile,
Marcella Bruno, Carmelina Caprio, Raffaele Cioffi, Claudio Delle Femmine,
Eduardo Imparato, Patrizia Lambiase, Beatrice Papa, Nunzia Pulcrano,
Gennaro Torre, Rosa Rita Vardaro

HANNO COLLABORATO
Sabrina Capocefalo, Caterina d’Alise, Anna De Mattia, Titti De Nicola,
Giannaserena Franzè, Concetta Megaro, Luigi Mosca, Pierluigi Parrella

SCHEDE TEMATICHE
Piano energetico provincia di Napoli
Antonio Ambretti, Raffaele Cioffi

Aree costiere ad alta criticità


Alfonso De Nardo, Raffaele Cioffi, Beatrice Papa
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

La regione
Il sistema insediativo
La Campania è da secoli tra le più popo- la popolazione residente al 1 gennaio
late regioni d’Italia. Secondo i dati Istat 2008 è di 5.811.390 unità, risultando
più recenti, derivanti sia da indagini ef- la seconda regione in Italia per nume-
fettuate presso gli uffici dell’anagrafe ro di abitanti (figura 1.1) con circa il
che da interrogazioni personalizzate, 10% della popolazione nazionale.

Figura 1.1
Popolazione residente (numero) nelle
regioni italiane al 1 gennaio 2008
(Fonte: Istat)

La popolazione regionale ha registra- scite e morti, sia sociali (spostamenti


to un incremento pressoché costante di residenza della popolazione) e la
negli ultimi cinque anni. Il bilancio de- relativa analisi del saldo naturale e mi-
mografico, risultato di cancellazioni, gratorio forniscono una visione com-
iscrizioni e modificazioni anagrafiche pleta della variazione demografica in
dovute sia a cause naturali, quali na- esame (tabella 1.1).

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 18.363 16.046 19.101 13.914 15.102 12.757
Saldo Migratorio interno -10.586 -18.405 -22.437 -25.233 -25.475 -21.432
Saldo Migratorio con l’estero 4.702 20.657 22.828 8.854 7.457 20.477
Saldo Migratorio per altri motivi 11.230 16.957 9.141 4.408 2.174 9.401
Saldo Migratorio totale 5.346 19.209 9.532 -11.971 -15.844 8.446
Crescita totale 23.709 35.255 28.633 1.943 -742 21.203 Tabella 1.1
Popolazione e bilanci demografici in
POPOLAZIONE TOTALE 5.725.098 5.760.353 5.788.986 5.790.929 5.790.187 5.811.390 Campania 2002-2007 (Fonte: Istat)

Al 31 dicembre 2007, come si evince tiene positivo in tutto il periodo consi-


dalla tabella sopra riportata, la popo- derato e in controtendenza rispetto al
lazione del territorio regionale cresce dato nazionale.
grazie ai movimenti migratori in in- Nel 2007 la popolazione regionale è
gresso, costituiti principalmente da aumentata dell’1% rispetto all’anno
persone prima residenti all’estero, e precedente, a conferma di una ten-
grazie a un saldo naturale che si man- denza sostanzialmente positiva, e con

3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un valore medio del saldo demografi- nell’intervallo temporale 2002-2007
co complessivo pari a +18.333 abitanti (figura 1.2).

Figura 1.2
Variazione del saldo demografico
complessivo nell’intervallo temporale
2002-2007 (Fonte: Istat)

Nella provincia di Napoli la popola- le diverse realtà socioeconomiche ca-


zione ha subito nel corso degli ultimi ratterizzanti da un lato pianure e fa-
dieci anni un aumento, con un picco scia costiera e dall’altro le aree interne
significativo nel 2004, e si è mantenu- montuose, corrisponde una densità
ta stazionaria negli ultimi due anni. Le demografica connessa a una irrego-
province di Caserta, Avellino e Salerno lare distribuzione della popolazione
con una popolazione, rispettivamente, nel territorio regionale. Per densità
di 897.820, 439.049 e 1.102.629 resi- della popolazione, ovvero il rapporto
denti, calcolata al 31 dicembre 2007, tra il numero degli abitanti e la super-
hanno fatto registrare un aumento si- ficie che essi occupano, la Campania
gnificativo della popolazione nell’ultimo mantiene un primato assoluto. Il dato
decennio a differenza della provincia medio a livello regionale, circa 427,61
di Benevento che registra, invece, un abitanti per chilometro quadrato, è
andamento demografico stazionario. superiore alla media nazionale (197,8
All’irregolare dinamica demografica abitanti/Km2) e a quella del Mezzogior-
registrata nelle province, che riflette no (190,5 abitanti/Km2) (tabella 1.2).

POPOLAZIONE RESIDENTE DENSITÀ DEMOGRAFICA


(abitanti per Km2)
Campania 5.811.390 427,6
Tabella 1.2 Italia meridionale 14.131.469 190,5
Densità demografica al 1 gennaio 2008
ITALIA 59.619.290 197,8
(Fonte: Istat)

Il dato medio a livello provinciale è for- di Caserta con una densità di 340,16
temente differenziato. La provincia di abitanti per Km2, Salerno (224,23
Napoli è quella più popolata, con ol- abitanti/Km2) e poi quelle di Avellino
tre la metà della popolazione dell’in- (157,27 abitanti/Km2) e Benevento
tera regione, e presenta una densità (139,48 abitanti/Km2).
di 2.632,55 abitanti per Km2. A questo Nel corso degli anni la popolazione si è
valore decisamente elevato si contrap- concentrata maggiormente nelle aree
pongono le altre province, i cui valori urbane e comunque la crescita degli
sono molto più bassi e inferiori alla agglomerati e delle conurbazioni ha
densità media regionale: la provincia inglobato anche aree precedentemen-

4
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
te non classificate come tali. PdF, tale chiave di lettura si modifica
Malgrado questa consistente urbaniz- profondamente, per cui si ha che i co-
zazione, esistono ancora province in muni senza alcuno strumento di piani-
cui un’alta percentuale degli abitanti ficazione vigente assommano a 163 (il
è distribuita nei nuclei abitati e nelle 29,5% del totale).
case sparse1. L’assenza di qualsiasi strumento ri- (1) Stima Istat - 14° Censimento Ge-
nerale della Popolazione
In provincia di Benevento circa il 21% guarda, quindi, ben oltre un quarto
della popolazione risiede in case spar- dei comuni della regione.
se e l’8% in nuclei abitati, mentre in Se si fa riferimento alle superfici terri-
provincia di Napoli solo l’1,2% del- toriali dei comuni privi di piano vigen-
la popolazione vive in case sparse e te la situazione peggiora: il 31,5% del
l’0,8% in nuclei abitati. territorio regionale risulta non discipli-
La popolazione della Campania non nato da alcuno strumento di gestione
è soltanto fortemente concentrata in urbanistica. Lo scenario negativo si at-
aree urbane, ma notevoli differenze si tenua se si riguardano i dati in termini
riscontrano anche nella diversa inci- di popolazione: solo il 16% degli abi-
denza che hanno i comuni capoluogo. tanti della Campania risiede in comuni
Un esempio è Napoli, la cui popolazio- sprovvisti di piano vigente. Si desume,
ne al primo gennaio 2008 rappresenta quindi, come i comuni con Prg siano
il 31,5% di quella provinciale. Un altro quelli più popolosi e meno estesi (figu-
capoluogo che accentra una discreta ra 1.3). Con riferimento alla dotazione
percentuale è Benevento (più del 20% di strumenti urbanistici, espressa in
della popolazione provinciale), mentre termini di superficie territoriale disci-
Avellino, Salerno e Caserta presentano plinata da piani, si può osservare che
valori più bassi (rispettivamente 13%, il 68,5% del territorio regionale è di-
12,7% e 8,7% della popolazione pro- sciplinato mediante Prg, mentre il 23%
vinciale). risulta assoggettato a PdF e l’8,5% del
Il riequilibrio territoriale è l’obiettivo territorio regionale risulta senza stru-
prioritario di molte delle politiche di mento di pianificazione.
governo del territorio. In questo am- In termini di popolazione residente, il
bito c’è stato un progressivo trasferi- numero di abitanti il cui territorio co-
mento delle competenze dallo Stato munale è disciplinato mediante Prg
alle Regioni e, successivamente, alle raggiunge le 4.859.956 unità in Cam-
Province, volto a un maggiore coinvol- pania, pari all’84% della popolazione
gimento degli enti locali. totale della regione. La popolazione
Nel 2004 è stata approvata la legge ricadente in comuni sprovvisti di qual-
regionale per il governo del territorio, siasi strumento urbanistico precipita
Legge regionale n. 16 del 22/12/2004, invece al 3,9%. Sul primo dato pesa
con l’obiettivo di semplificare le proce- la notevole estensione della copertu-
dure e la burocrazia introducendo dei ra mediante Prg già evidenziata per la
nuovi strumenti urbanistici: piani ur- provincia napoletana, provincia in cui
banistici comunali (Puc). Lo stato della la densità abitativa è la più alta della
pianificazione urbanistica comunale al regione. Al contrario, sul secondo dato (2) I dati e le informazioni sono trat-
20042 vede il 90,5% dei comuni della incide il basso peso insediativo che ca- te dal “Rapporto sull’evoluzione e lo
stato della pianificazione urbanistica
regione dotati di strumenti urbanisti- ratterizza tipicamente i comuni privi di generale nei comuni della regione
ci generali, di cui il 70,4%, pari a 388 Prg o PdF: si tratta infatti di quei co- Campania 2005”, realizzato dal grup-
po di ricerca di Tecnica e pianifica-
comuni, dispongono di un Prg (Piano muni che, per effetto della loro stessa zione urbanistica del Dipartimento
regolatore generale) mentre il 20,1%, debole pressione insediativa, meno di Ingegneria Civile dell’Università
pari a 111 comuni, sono dotati di PdF hanno avvertito la necessità di dotarsi degli Studi di Salerno coordinato dal
Prof. Isidoro Fasolino. La sintesi dello
(Piano di fabbricazione). I restanti 52 di strumenti di governo del territorio. studio è riportata in “Comuni e pia-
comuni, pari al 9,4%, non dispongono La classe di età di un piano urbanisti- nificazione urbanistica” (Area Vasta
ancora di alcun piano urbanistico. Alla co può certamente dare il senso della Numero 10/11 del 2005)

luce della Legge regionale n. 16/2004, sua capacità di governare i fenomeni


che non riconosce più l’efficacia del e le problematiche che interessano un

5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.3
Stato della pianificazione in Campania
al 31.12.2004 (Fonte: “Comuni e
pianificazione urbanistica”, in Area
Vasta Numero 10/11, 2005)

Figura 1.4
Classi di età degli strumenti urbanistici
in Campania al 31.12.2004 (Fonte:
“Comuni e pianificazione urbanistica”,
in Area Vasta Numero 10/11, 2005)

6
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
determinato comune: piani approvati proprio territorio, quello vigente.
troppi anni fa sono, molto presumibil- Sono, invece, 235 i comuni, il 42,6%
mente, superati negli obiettivi e nelle del totale regionale, che si sono finora
previsioni. La maggioranza dei comu- dotati di due successivi piani urbanisti-
ni della regione (251, pari al 45,6%) ci comunali generali; irrisorio il nume-
ha avuto nel corso del tempo un solo ro di quelli (solo 13, il 2,4%) che è alla
strumento di disciplina generale del terza generazione di piani.

Il sistema produttivo
I dati di consuntivo 2007 fanno rileva- sistenza e le esportazioni hanno con-
re un indebolimento del tasso di cre- fermato il buon andamento del 2006,
scita della ricchezza prodotta (Pil) in ma, valutate a prezzi costanti, restano
Campania, che si attesta sullo 0,5% a ancora inferiori al livello raggiunto ne-
fronte di uno +1,6% del 2006 e di una gli anni precedenti (in particolare nel
previsione 2007 di +1,8%3 . 2002). (3) Rapporto Unioncamere 2007
Tale indebolimento ha riguardato la La variazione percentuale del Pil pro-
maggior parte dei settori produttivi, capite 2006-2007 è risultata, per la
marcando così una posizione di infe- provincia di Napoli, pari al 3%, varia-
riorità sia rispetto al centro-nord Italia, zione percentuale più elevata rispet-
sia verso le altre aree europee in defi- to alle variazioni delle altre province
cit di sviluppo. I consumi delle famiglie campane, dove, a eccezione di Avelli-
hanno continuato a crescere a ritmi no (+1,4), è stata registrata una varia-
assai contenuti, gli investimenti han- zione percentuale negativa (Caserta
no rallentato fortemente la loro con- -0,1; Benevento -1,2; Salerno -1,8).

Figura 1.5
Prodotto interno lordo pro capite nelle
province campane, anni 2006–2007
(Fonte: Bollettino statistico Camera di
commercio Napoli, 2008)

L’indebolimento dello sviluppo eco- prosegue nel settore commerciale la


nomico della regione ha coinvolto la riallocazione delle quote di mercato
maggior parte dei settori produttivi. in favore della grande distribuzione, la
Consumi, investimenti, esportazioni cui diffusione è peraltro ancora lonta-
hanno registrato un ritmo di crescita na dalla media delle altre regioni me-
particolarmente contenuto, contrad- ridionali.
dicendo i buoni andamenti degli anni Per quanto riguarda gli addetti per at-
precedenti. Gli andamenti rilevati tività economica, in Campania il setto-
nel comparto dei servizi non hanno re con il maggior numero di occupati
mostrato significative novità rispet- risulta essere quello dei servizi con
to agli anni recenti. In un contesto di 669.879 addetti, mentre 347.313 ad-
perdurante debolezza dei consumi, detti trovano collocazione nel settore
7
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
industriale. 2007 confermando così la debolezza
La scarsa crescita dell’economia cam- del processo di accumulazione nell’in-
pana ha nel 2007 accentuato gli squi- dustria regionale: nella prima metà
libri nel mercato del lavoro. Il numero del decennio il volume di investimenti
di occupati si è ridotto dello 0,7% ri- per occupato è calato in Campania da
spetto all’anno precedente; negli ulti- 13.500 a 10.700 euro, a prezzi costanti,
mi quattro anni è diminuito del 2,4% scendendo al di sotto del dato medio
contro una crescita del 2,7 nelle altre delle altre regioni del Paese; secondo
regioni meridionali e del 4,6 nelle aree i dati dell’Eurostat, gli investimenti in
centro-settentrionali. beni materiali nel settore industriale
Secondo l’indagine sulle imprese in- tra il 2002 e il 2005, valutati alle parità
dustriali con almeno 20 addetti, con- dei poteri d’acquisto e in rapporto agli
dotta dalla Banca d’Italia nel 2007, il occupati, sono stati in Campania infe-
fatturato a prezzi correnti in Campania riori del 14% circa rispetto alla media
è aumentato del 6,8% rispetto all’an- delle regioni europee dell’obiettivo 1.
no precedente (febbraio-marzo 2006). Le agevolazioni pubbliche agli investi-
A prezzi costanti, l’incremento è stato menti, misurate dai trasferimenti in
del 2,1%, la metà rispetto al 2006 e ha conto capitale alle imprese private,
riguardato soprattutto le imprese di sono state invece di entità simile al
maggiore dimensione (con oltre 100 resto del Mezzogiorno. Risulta ancora
addetti). marginale il contributo all’ampliamen-
Il valore aggiunto nel settore indu- to della base produttiva fornito da ini-
striale ha registrato un rallentamento ziative di investimento provenienti da
pari a circa lo 0,5% a prezzi costanti altre regioni italiane o dall’estero.
nel 2007; nei primi mesi del 2008 gli La struttura dell’apparato produttivo
indicatori congiunturali hanno mo- regionale resta particolarmente fram-
strato un progressivo peggioramento mentata: la dimensione media degli
generalizzato. Gli investimenti realiz- stabilimenti industriali campani è pari
zati dalle imprese industriali hanno a 66% di quella delle regioni europee
subito un sensibile rallentamento nel meno sviluppate.

2005 2006 2007


Voci Imprese Variazione Imprese Variazione Imprese Variazione
(n.) (%) (n.) (%) (n.) (%)
Tabella 1.3
Investimenti realizzati 298 3,9 237 14,8 202 2,2
Investimenti, fatturato e occupazione
nelle imprese industriali (Fonte: Banca Fatturato 301 4,1 240 12,4 206 6,8
d’Italia, Indagine sulle imprese dell’in-
Occupazione 310 -0,5 240 1,6 208 1,4
dustria in senso stretto)

La tabella 1.4 illustra il dato relativo al regionali che dalle tendenze nazionali
numero di imprese attive presenti al e internazionali di mercato. Il consun-
2008 in Campania tra i vari settori pro- tivo 2007 fa registrare significative ri-
duttivi censiti dall’Istat. duzioni dei volumi produttivi in quasi
I tre macrosettori che si caratterizzano tutte le coltivazioni. Le esportazioni di
per avere numero di imprese maggio- prodotti agricoli e quelle dell’industria
re sono: settore commercio, settore alimentare sono invece cresciute, a
agricoltura, caccia e silvicoltura e set- prezzi correnti, a ritmi pressoché dop-
tore costruzioni. pi rispetto al 2006.
L’agricoltura riveste un ruolo rilevante Sulla base dei dati del V censimen-
nell’economia campana per la presen- to Istat sull’agricoltura, riguardo alla
za di importanti filiere produttive, ma superficie investita, la forma di utiliz-
risente fortemente sia delle dinami- zazione più consistente dei terreni è
che provocate dagli squilibri interni quella dei seminativi.

8
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Imprese al Variazioni %
Settori di attività
31/12/2008 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 76.041 -2,21
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 362 -4,70
Estrazione di minerali 344 -3,20
Attività manifatturiere 55.937 -2,24
Energia 379 5,54
Costruzioni 65.960 0,05
Commercio 190.368 -0,48
Alberghi e ristoranti 25.851 1,30
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 17.461 -1,79
Intermediazione monetaria e finanziaria 9.365 2,31
Attività immobiliari noleggio, informatica, ricerca 35.750 0,73
Istruzione 2.597 -0,50
Sanità e altri servizi sociali 2.597 -0,50
Altri servizi pubblici, sociali e personali 3.904 0,61
Imprese non classificate 40.085 7,92 Tabella 1.4
Imprese provinciali ripartite per settore
Totale 546.234 -0,01 economico (Fonte: Movimprese 2008)

La praticano il 67,1% delle aziende con del 15,3%; essendosi però ridotta la
superficie totale e il 76,5% delle azien- superficie solo dell’11%, si registra un
de con SAU. aumento medio da 1,76 a 1,85 ettari
Rispetto al censimento del 1990 il nu- coltivati per azienda.
mero delle aziende coltivatrici è sceso

Superficie agricola Superficie agricola


Aziende agricole Aziende agricole
Tipo di conduzione totale utilizzata
Numero % Ettari % Numero % Ettari %
Diretta del
239.387 96,17 600.722,77 68,38 237.985 96,21 487.889,69 82,95
coltivatore
Con salariati e/o
9.362 3,76 275.936,00 31,41 9.194 3,72 99.097,41 16,85
compartecipanti
Colonia parziaria
appoderata e altra 183 0,07 1 . 860,08 0,21 174 0,07 1 . 213,67 0,21
forma Tabella 1.5
Aziende Agricole, SAT e SAU in Campa-
Totale 248.932 100,00 878.518,85 100,00 247.353 100,00 588.200,77 100,00 nia (Fonte: ISTAT, Censimento 2000)

Il comparto del turismo è stato carat- presenze del turismo nazionale, con
terizzato da un miglioramento in ter- una crescita, in termini di giornate di
mini di qualità offerta e di “volumi” presenza, del 4%, segnando un’inver-
conseguiti. Infatti, secondo le stime sione di tendenza rispetto agli anni
delle amministrazioni provinciali, nel recenti, mentre è stata più contenu-
2007 si sono registrati 4,5 milioni di ar- ta la crescita delle presenze straniere
rivi turistici presso le strutture ricettive (+2,4%). La spesa dei turisti stranieri,
regionali, con un incremento dell’1,7% rilevata dall’indagine campionaria sul
rispetto al 2006; le giornate di presen- turismo internazionale condotta dalla
za sono aumentate del 3,3%. I maggio- Banca d’Italia, è calata dell’8,3%.
ri incrementi sono stati rilevati nelle Nella media del periodo 2001-2007,
località turistiche dell’isola d’Ischia e a la spesa dei viaggiatori stranieri in
Sorrento: congiuntamente le maggiori Campania ha rappresentato il 4,5% del
presenze in tali località si rapportano totale nazionale; rispetto al complesso
ai tre quarti dell’incremento regiona- delle regioni meridionali la quota della
le. Si registra un miglioramento nelle Campania è progressivamente calata
9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dal 36,0 al 32,1%. al 7% delle regioni costiere di Spagna
Sulla base dei dati degli Istituti di stati- e Grecia. I dati riportati nella tabella
stica nazionali, nel 2004 la quota della 1.6 si riferiscono ai flussi regionali re-
Campania sul turismo estero nelle 15 gistrati negli esercizi alberghieri ed ex-
principali regioni costiere del Mediter- tralberghieri.
raneo era del 2,6%, meno di un terzo In questi ultimi mesi è stato avviato un
rispetto al dato mediano delle regioni processo di razionalizzazione del siste-
spagnole e di poco superiore alla metà ma turistico in Campania attraverso la
rispetto a quello delle isole greche. riorganizzazione degli enti provinciali
Alla stessa data, il settore turistico pe- per il turismo e delle aziende del turi-
sava in Campania per il 3,4% del valore smo, superando così la frammentazio-
aggiunto totale, contro valori superiori ne della governance turistica regionale.

Arrivi (1) Presenze (1)


(variazioni percentuali (variazioni percentuali
PERIODI sul periodo corrispondente) sul periodo corrispondente)
Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale
2005 -5,5 2,3 -2,6 -8,7 -1,3 -5,9
Tabella 1.6 2006 -4,2 1,8 -1,9 -11,9 -4,1 -8,7
Movimento turistico (Fonte: Banca
d’Italia, elaborazione su dati 2007 3,3 -0,6 1,7 4,0 2,4 3,3
amministrazioni provinciali) (1) I dati fanno riferimento ai flussi regionali registrati negli esercizi alberghieri ed extralberghieri.

Totale Alberghi Totale esercizi complementari


Esercizi Letti Camere Bagni Numero Letti

Tabella 1.7 Campania 1.604 106.058 53.357 53.128 1.864 82.809


Offerta ricettiva dato provinciale, Italia 34.058 2.142.786 1.058.910 1.048.694 96.991 2.342.795
regionale, nazionale nel 2007 (Fonte:
Istat) 2007 3,3 -0,6 1,7 4,0 2,4 3,3

In base all’indagine congiunturale con- vendite al dettaglio è salita al 20,4%,


dotta dal Ministero dello Sviluppo eco- rimanendo, comunque, significativa-
nomico, nel primo semestre del 2007 mente inferiore alla media nazionale
le vendite al dettaglio sono aumentate (39,1%). Tra l’inizio del 2002 e l’inizio
del 2,4% a prezzi correnti. La dinamica del 2007 il numero di grandi strutture
è stata più sostenuta nelle strutture commerciali in regione è aumentato di
della grande distribuzione (+5,9%); la 68 unità, 41 delle quali nel solo 2006.
quota di tali strutture sul totale delle

Esercizi (n.) Superficie di vendita (m2) Addetti (n.)


VOCI
2005 2006 2007 2005 2006 2007 2005 2006 2007
Consistenze assolute (1)
Despecializzata 512 502 530 461 477 535 7.801 8.057 9.041
Grandi Magazzini 60 63 70 78 92 101 937 1.072 1.166
Ipermercati 77 12 11 15 72 109 1.723 1.663 2.041
Specializzata 37 41 54 132 139 193 517 1.586 2.152
Supermercati 440 428 445 311 308 326 5.141 5.322 5.834
Totale 549 543 584 593 615 729 8.318 9.643 11.193
Consistenze in rapporto alla popolazione (2)
Campania 9,5 9,4 10,1 10,2 10,6 12,6 1,4 1,7 1,9
Tabella 1.8 Mezzogiorno 12,6 13,6 14,9 13,9 15,4 17,6 2,2 2,5 2,8
Struttura della grande distribuzione
al dettaglio (Fonte: Ministero dello Italia 17,9 18,7 19,6 24,2 25,6 27,1 4,6 4,9 5,1
Sviluppo economico e Istat) (1) Dati riferiti al 1° gennaio dell’anno indicato.
(2) Numeri e superfici su 100 mila abitanti e addetti su mille abitanti.

10
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nonostante tale crescita, che ha inte- tuato con riferimento al sottoinsieme
ressato tutte le tipologie della distri- di beni a maggiore frequenza d’acqui-
buzione moderna, la diffusione della sto (in particolare: alimentari e abbi-
grande distribuzione regionale appare gliamento). Secondo recenti stime dif-
ancora lontana dalla media delle altre fuse dall’Istat con riferimento all’anno
regioni italiane. 2006, nel capoluogo campano il livello
Gli andamenti rilevati nel comparto dei prezzi dei generi alimentari, dei
dei servizi non hanno mostrato signifi- beni di arredamento e di abbigliamen-
cative novità rispetto agli anni recenti. to, era inferiore alla media dei comuni
In un contesto di perdurante debolezza capoluogo italiani rispettivamente del
dei consumi, nel settore commerciale 12,0%, 11,4% e 4,9%.
le quote di mercato si spostano sempre Nel 2007, secondo le rilevazioni di im-
di più verso la grande distribuzione, la portanti società operanti nel microcre-
cui diffusione sul territorio campano dito, la spesa in beni di consumo dure-
è peraltro ancora lontana dalla media voli è cresciuta dell’1,4 %, meno della
delle altre regioni meridionali. media nazionale (3,7%).
Nella distribuzione alimentare le ven- Il segmento di mercato maggiormente
dite sono cresciute a un tasso superio- dinamico è stato quello degli elettro-
re alla media (3,5%), anche in conse- domestici bianchi, le cui vendite sono
guenza della più sostenuta dinamica cresciute di circa l’11%, anche per il
dei prezzi dei prodotti alimentari. sostegno degli incentivi alla rottama-
Nel 2007 l’indice regionale dei prezzi zione introdotti con la legge finanzia-
al consumo rilevato dall’Istat è cre- ria per il 2007 allo scopo di favorire
sciuto dell’1,8%, in linea con il dato l’acquisto di frigoriferi e congelatori a
nazionale. Gli incrementi maggiori maggior efficienza energetica.
hanno interessato i generi alimentari Negli altri segmenti merceologici si è
e le bevande analcoliche (+3,4%), le rilevato un rallentamento delle vendi-
bevande alcoliche e i tabacchi (+4,0%), te (+ 0,8% a fronte del 4,1% nel 2006):
l’abbigliamento e le calzature (+2,4%) nel settore delle automobili, che da
e i servizi di istruzione (+3,2%). Tra il solo assorbe il 62% della spesa in beni
1998 e il 2007 gli incrementi dei prez- durevoli, il valore delle vendite è cre-
zi in Campania sono stati maggiori sciuto dello 0,6% (6,1% nel 2006), 3,4
rispetto alla media nazionale; il feno- punti percentuali sotto la media nazio-
meno è stato particolarmente accen- nale.

Il sistema infrastrutturale
Per il sistema infrastrutturale sono ri- e supera in entrambi i casi la media
portate alcune infrastrutture econo- nazionale. La regione ha, infatti, la
miche comprendenti sia le reti per il maggiore densità territoriale di infra-
trasporto delle merci e delle persone strutture statali, regionali e provinciali
sia quelle per il trasporto dell’energia (tabella 1.9), con una rete autostrada-
elettrica. le per 100 chilometri quadrati superio-
La Campania è prima nel Sud per do- re alla media nazionale, tuttavia ha un
tazione di infrastrutture stradali e basso rapporto di strade per abitante
ferroviarie in rapporto alla superficie, a causa dell’elevata densità abitativa.

Chilometri di strade Chilometri di strade


provinciali e regionali (a) di interesse nazionale (b)
per 100 Km2 di superficie territoriale per 100 Km2 di superficie territoriale
2002 2004 2002 2004
Campania 59,3 61,4 9,1 9,9 Tabella 1.9
Strade provinciali e regionali e strade
Sud 46,5 52,8 8,8 9,3
di interesse nazionale per regione,
ITALIA 42,2 50,3 7,1 5,7 anni 2000, 2002 e 2004 (Fonte:
(a) La serie fino al 2002 si riferisce alle sole strade provinciali. Istat - Atlante territoriale delle
(b) Ex strade statali. infrastrutture)

11
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di conseguenza la rete viaria assorbe prevedono investimenti complessivi
un volume di traffico veicolare di gran per 3,7 miliardi di euro, che riguarda-
lunga superiore a quello nazionale no sia nuove opere (oltre 3,5 miliardi
e a quello di altre regioni. Per la rete di euro) e sia la manutenzione straor-
viaria della Campania nel 2002 sono dinaria della rete con interventi per la
stati programmati 8 miliardi di euro sicurezza stradale e la sicurezza nelle
da investire per l’82% sulla rete viaria gallerie.
nazionale e per il rimanente 18% sulla Nella sottostante tabella è riportata
rete regionale e provinciale. Nel 2007 il dettaglio dell’estensione in chilo-
il 55% degli investimenti è stato rea- metri per singola provincia della rete
lizzato o è in corso di appalto o realiz- viaria regionale e provinciale, rilevato
zazione. I lavori previsti fino al 2011 nell’anno 2007.

Autostrade Rete statale Strade regionali e provinciali TOTALE


Campania 442 1.337 7.829 9.608
Sud 2.099 13.885 54.792 70.776

Tabella 1.10 ITALIA 6.542 21.524 147.364 175.430


Rete stradale in Campania in % Campania/Sud 21,1 9,6 14,3 13,6
chilometri lineari, 2005 (Fonte:
Annuario 2007 Regione Campania) %Campania/Italia 6,8 6,2 5,3 5,5

I dati sui veicoli circolanti in Campa- maniera meno marcata e passano da


nia mostrano un aumento nel nume- un totale di quasi 170.000 unità alle
ro dei veicoli tra il 2005 e il 2006 che 200.000 unità del 2006, con un incre-
ha interessato tutto il parco veicoli, mento di quasi 2 punti in percentuale.
principalmente gli autocarri e i moto- Di esse le auto incrementano del 4%,
cicli che passano rispettivamente dal gli autocarri del 2,4%, con una punta
4,7% e all’8,5% rispetto al 2005. Di del 12% per gli altri veicoli, mentre i
conseguenza anche le nuove imma- motocicli subiscono una perdita pari
tricolazioni sono in ascesa, seppure in al -5,1%.

Auto Autobus Autocarri Motocicli Motocarri


2005 2006 2005 2006 2005 2006 2005 2006 2005 2006
Campania 3.188.953 3.252.529 9.741 9.952 267.418 279.884 445.832 483.717 46.224 46.184
Mezzogiorno 11.461.625 11.744.008 35.565 36.389 1.099.032 1.151.029 1.458.472 1.577.589 187.580 187.773
Italia 34.667.485 35.297.282 94.437 96.099 3.637.740 3.763.093 4.938.359 5.288.818 344.827 349.104

%Campania/
Tabella 1.11 27,8 27,7 27,4 27,3 24,3 24,3 30,6 30,7 24,6 24,6
Mezzogiorno
Veicoli circolanti in Campania e in
Italia per tipo, 2005 e 2006 (Fonte: %Campania/
9,2 9,2 10,3 10,4 7,4 7,4 9,0 9,1 13,4 13,2
Italia
Annuario 2007 Regione Campania)

L’infrastruttura ferroviaria in Campa- del nodo metropolitano di Napoli; 65


nia si estende complessivamente per sono le principali stazioni.
1.080 Km di linee, di cui 55 all’interno

Rete Rete non Binario Doppio Stazioni/


Estensione
elettrificata elettrificata semplice Binario Fermate
(Km)
(Km) (Km) (Km) (Km) (n.)
Circumvesuviana 142,0 142,0 - 81,0 61,0 94,0
Metrocampania Nord-Est 91,5 50,5 41,0 88,0 3,5 24,0
Metronapoli 15,8 15,8 - - - 18,0
Tabella 1.12
RFI 1.089,0 826,0 263,0 469,0 620,0 183,0
Estensione e caratteristiche della rete
ferroviaria in Campania per azienda, Sepsa 47,0 47,0 - 33,0 14,0 32,0
anno 2007 (Fonte: Acam - Regione
TOTALE 1.385,3 1081,3 304,0 671,0 698,5 351,0
Campania)

12
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Dalla tabella che segue si evince come lunghezza complessiva degli accosti e
sia l’auto privata il mezzo più utilizzato di superfici dei piazzali per le merci, ap-
negli spostamenti casa-lavoro rispetto pare contenuta rispetto ad altre realtà
ad autobus, treni e ad altri mezzi di tra- italiane. Il porto di Napoli, ad esempio,
sporto pubblico urbani ed extraurbani, ha una lunghezza di accosti pari a circa
con notevoli incrementi del traffico e 12,5 chilometri, analogamente la su-
impatti significativi sull’inquinamento perficie dei piazzali è “appena” di 0,45
atmosferico oltre che sulla vivibilità milioni di metri quadrati.
delle aree urbane. Tale limitazione infrastrutturale rende
La regione Campania è dotata di due quindi necessaria una gestione inte-
sistemi portuali industriali e commer- grata con il sistema della logistica in-
ciali localizzati a Napoli e Salerno. termodale e con il trasporto pubblico
Complessivamente la capacità delle in senso lato.
infrastrutture, espressa in termini di

Porti Accosti Lunghezza accosti Superfici piazzali merci


(n.) (n.) (m) (m2) Tabella 1.13
CAMPANIA 38 93 26.529 955.000 Opere e infrastrutture portuali in
Campania e in Italia, 2006 (Fonte:
ITALIA 243 1.471 389.189 16.502.000 Acam - Regione Campania)

Arrivi Partenze
Porti Merci Passeggeri Merci Passeggeri
2004 2005 2004 2005 2004 2005 2004 2005
CAMPANIA 12.027 12.084 10.932 9.404 6.630 6.683 10.892 9.332
Mezzogiorno 146.446 156.188 31.859 30.061 102.618 110.965 31.800 29.845
Italia 337.374 348.234 41.716 39.476 146.610 160.711 41.600 39.277
%Campania/
8,9 7,7 34,9 31,3 7,8 6,0 34,9 31,3 Tabella 1.14
Mezzogiorno
Movimenti per porto in Campania
%Campania/ e in Italia, anni 2004 e 2005 (Fonte:
3,7 3,5 26,9 23,8 5,2 4,2 26,9 23,8
Italia Annuario 2007 Regione Campania)

La regione Campania è dotata di un porto di Napoli ha chiuso il 2008 con


sistema aeroportuale limitato rispetto un traffico passeggeri pari a 5 milioni e
alle altre regioni italiane. In un terri- 643 mila passeggeri, registrando per la
torio a elevata densità abitativa e con prima volta negli ultimi anni un -2,3%
importanti flussi turistici, esistono solo rispetto al 2007. In particolare il traffi-
tre strutture aeroportuali, di cui solo co di linea nazionale ha registrato una
una è operativa su rotte internazionali flessione del 5%, a causa delle vicende
(Aeroporto di Napoli-Capodichino) su legate alla trasformazione della com-
47 in Italia, una è stata aperta ai voli pagnia di bandiera, mentre la linea
di linea agli inizi del 2008 (Aeroporto internazionale registra un incremento
Salerno-Costa d’Amalfi) e la terza (Ca- poco significativo pari all’1,5%.
pua) non offre servizi di linea. L’aero-

Aeroporto
2003 2004 2005 2006 2007
di Napoli
Arrivi 2.292.087 2.309.551 2.267.188 2.517.113 2.847.190
Partenze 2.248.756 2.278.471 2.294.577 2.549.882 2.888.021
Transiti 46.320 44.366 26.930 28.974 40.627 Tabella 1.15
Totale passeggeri 4.587.163 4.632.388 4.588.695 5.095.969 5.775.838 Traffico passeggeri dell’aeroporto di
Napoli negli anni 2003-2007 (Fonte:
Movimenti 65.016 59.962 58.002 61.708 72.330 Acam - Regione Campania)

13
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il network dei collegamenti diretti nel rato argomento trasversale in quanto
2008 (primavera-estate 2008) è stato interessa sia i settori socio-produttivi
di 32 destinazioni internazionali, 15 (richiesta di energia) e sia quello della
destinazioni nazionali e oltre 50 char- tutela ambientale (limitazione dell’in-
ter. Sono 27 le compagnie aeree che quinamento delle diverse matrici).
hanno operato nello scalo parteno- Per tali motivi gli interventi operati nel
peo nel 2008. Il traffico aeroportuale settore energetico, sia dal profilo del-
è stato di 5,642 milioni di passeggeri la produzione (offerta) che quello del
nel 2008, 5.800 tonnellate di merce e consumo (domanda), possono contri-
posta, 68.548 movimenti (decolli e at- buire al raggiungimento degli obiettivi
terraggi), 163 movimenti al giorno di di sostenibilità sia a livello locale che
media. Il sistema energetico è conside- globale.

2000 2007
Tipologia impianti Potenza efficiente lorda Potenza efficiente lorda
Numero Numero
(MW) (MW)
Impianti idroelettrici 26 1.332,5 28 1.315,4
Tabella 1.16 Impianti termoelettrici 23 1.518,8 34 2.624,9
Situazione impianti in regione
Campania 2000 e 2007 (Fonte: Terna) Impianti eolici e fotovoltaici 23 208,8 188 465,0

La Campania detiene il 15,8% degli im- rispetto al 36% nel 2000) e quelli eo-
pianti del totale nazionale. Secondo i lici-fotovoltaici (78,7%, rispetto al 32%
dati Terna relativi al 31 dicembre 2007, nel 2000).
la situazione degli impianti risulta così Mentre la produzione netta nazionale
ripartita: quelli termoelettrici costitui- nel 2007 è rimasta invariata rispetto
scono il 9,6% (32% nel 2000) del totale all’anno precedente, con un valore di
regionale, mentre le fonti rinnovabili 301,3 miliardi di KWh, l’offerta di ener-
di energia alimentano il 90,4% del to- gia totale campana è stata pari a 7,5
tale degli impianti regionali di produ- miliardi di kWh (aumento del 103,3%
zione energetica, dato che risulta dalla rispetto al 2006), suddivisa secondo la
somma di quelli idroelettrici (11,7%, tabella di seguito riportata.

Operatori del mercato


Totale
Produzione netta per tipologia elettrico Autoproduttori %
Campania
(GWh)
Eolica 777,6 - 777,6 8,3
Fotovoltaica 1,4 - 1,4 0,01
Geotermoelettrica - - - -
Idroelettrica 1.760,2 - 1.760,2 18,7
Termoelettrica tradizionale 6.659,9 206,7 6.866,6 73,0
Totale produzione 9.199 206,7 9.405,7 -
Tabella 1.17 Energia destinata ai pompaggi -1.929,7 - -1.929,7 -
Offerta di energia totale in regione
Campania 2007 (Fonte: Terna) Produzione destinata al consumo 7.269,4 206,7 7.476 -

In dettaglio, la produzione termoelet- pari al 60% del fabbisogno, per cui la


trica (6,9 miliardi di KWh) è cresciuta Campania si conferma la regione con il
del 132,7%, quella eolica (0,8 miliardi maggior deficit di produzione.
di kWh) del 19%, mentre quella idro- I consumi complessivi della regio-
elettrica (1,8 miliardi di KWh) è scesa ne Campania nell’anno 2007 sono di
dell’8,3%. Il deficit di produzione, co- 17.387,2 GWh, ossia 2.995 KWh per
perto con l’energia fornita dalle altre abitante. Nel 2007 la suddivisione dei
regioni, è stato di 11,2 miliardi di kWh, consumi di energia elettrica per setto-

14
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
re economico vede il terziario al primo (1,5%) (figura 1.6).
posto con 5.812,5 GWh (33,5%), poi Il bilancio energetico per la regione
il domestico con 5.746,6 GWh (33%) Campania è costituito da un deficit pari
e l’industria con 5.564,4 GWh (32%) a - 11.190,9 GWh dato dalla differenza
e, infine, l’agricoltura con 263,7 GWh tra produzione e consumo (-60%).

Figura 1.6
Consumi di energia elettrica in
Campania per settore economico,
2007 (Fonte: Terna)

Provincia di Avellino
Il sistema insediativo
La popolazione residente in provincia demografica, rilevando un incremen-
di Avellino al 31 dicembre 2007 è di to del 2,33% che ha interessato, con
439.049 abitanti, di cui 214.784 ma- maggiore evidenza, il primo triennio
schi e 224.265 femmine. per poi mantenersi a livelli sostan-
Nel periodo 2001-2007 (figura 1.7), si zialmente stazionari nell’ultimo qua-
può evidenziare una lieve espansione driennio.

Figura 1.7
Popolazione residente (numero) in
provincia di Avellino nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)

Un sensibile aumento si registra poi nel al 1995, a sottolineare la propensione


numero delle famiglie al 2007, pari al alla creazione di piccole famiglie in-
4,2% rispetto al 2003 e al 6,7% rispetto dipendenti al posto dei grandi nuclei
15
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
familiari. Tale tendenza si traduce an- cato sia da un tasso di natalità pari a
che in un lieve decremento, che segue 8,6 nel 2007, tra i più bassi della re-
d’altro canto il trend nazionale, del nu- gione, sia da un tasso di mortalità pari
mero di componenti per famiglia che è a 9,9 che è invece tra i più alti. Unica
passato da 2,8 nel 2003 a 2,7 nel 2005, voce positiva del bilancio demografi-
stabilizzandosi su tale valore. co è il saldo migratorio che consente
Alla luce dei dati anagrafici sopra con- di registrare una crescita totale (saldo
siderati, non meraviglia un bilancio migratorio più saldo naturale) che nel
demografico caratterizzato da un sal- periodo 2002-2007, con l’unica ecce-
do naturale (nati-morti) nel periodo zione del 2005, è sempre stata positiva
2002-2007 sempre negativo, giustifi- (tabella 1.18).

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale -180 -493 -177 -605 -533 -571
Saldo Migratorio interno 9 466 427 226 403 372
Saldo Migratorio con l'estero 704 2.064 1.347 425 362 1.774
Saldo Migratorio per altri motivi 2.509 1.899 -88 -192 3 -175

Tabella 1.18 Saldo Migratorio totale 3.222 4.429 1.686 459 768 1.971
Popolazione residente e bilanci Crescita totale 3.042 3.936 1.509 -146 235 1.400
demografici in provincia di Avellino
2002-2007 (Fonte: Istat) POPOLAZIONE TOTALE 432.115 436.051 437.560 437.414 437.649 439.049

Il sistema insediativo della provincia tale della provincia, a fronte di un’area


di Avellino, con le sue dinamiche e le collinare orientale decisamente meno
sue criticità, necessita di una lettura estesa. In base alle zone altimetriche,
correlata alle principali “invarianti” il 45,4% dei comuni sono collocati in
geomorfologiche e demografiche che aree montuose interne di altitudine
ne hanno determinato le regole evo- superiore ai 1.000 metri e il 54,6% in
lutive. Il territorio provinciale, con una aree collinari. A queste ultime è asso-
superficie di 2.791,64 chilometri qua- ciata una densità di popolazione pari
drati, caratterizzato da un’altitudine a 283,7 abitanti per chilometro qua-
media di 528,06 metri sul livello del drato, contro i 97,5 dell’area montana,
mare, si delinea sotto il profilo orogra- riflettendo la tendenza a insediarsi in
fico come area prevalentemente mon- zone meglio servite dal sistema infra-
tuosa che si snoda nella parte occiden- strutturale (tabella 1.19).

AREA MONTANA AREA COLLINARE


Abitanti (n.) 184.818 254.231
Tabella 1.19 Superficie (Km2) 1.896 896
Suddivisione degli abitanti per 2
Densità (abitanti/Km ) 97,5 283,7
zone altimetriche nella provincia di
Avellino, 2007 (Fonte: Istat) Popolazione sul totale provinciale (%) 42,1 57,9

In riferimento alla classe di ampiezza un contesto territoriale caratterizzato


demografica dei comuni, emerge che dalla presenza di tanti piccoli comuni,
il 64% ha popolazione fino a 3.000 abi- con punta minima di 373 residenti nel
tanti (figura 1.8), a testimonianza di comune di Petruro Irpino.

16
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.8
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Avellino
rispetto alla classe di ampiezza
demografica, anno 2007 (Fonte: Istat)

Le caratteristiche geologiche e i livelli di Avellino, quest’ultimo probabilmen-


di rischio sismico del territorio provin- te per fenomeni di saturazione. Infine
ciale rappresentano fattori rilevanti nel figura un’area di progressiva crescita
condizionare le dinamiche insediative. demografica che comprende i territori
La maggior parte dei territori comuna- dell’Alto Cranio e del Solofrano, vero-
li dell’area occidentale sono classificati similmente correlata sia a dinamiche
con livelli di pericolosità pari a 2 (me- economiche favorevoli (ad esempio il
dio), contro un livello di pericolosità polo conciario di Solofra) sia alla faci-
pari a 1 (alto) nella parte orientale. lità di accesso dai territori confinanti
Da una più dettagliata analisi dell’evo- la provincia di Napoli, ormai saturi e
luzione demografica, condotta nello congestionati.
studio propedeutico al Preliminare di La provincia di Avellino presenta il va-
Ptcp (Piano territoriale di coordina- lore percentuale più basso (il 64,7%)
mento provinciale) di Avellino, si ri- quanto a comuni dotati di uno stru-
leva che una fascia di spopolamento mento urbanistico generale, ma il più
diffuso continua a investire, sia pure elevato numero di comuni dotati di
con dinamiche diverse, l’area orienta- PdF (Piano di Fabbricazione), 37 (il
le della provincia, dove si registra una 31,1% a livello provinciale).
forte flessione soprattutto nell’Alta Ir- Un’elevata quota di popolazione (il
pinia, area del cratere del terremoto 32,3%) della provincia di Avellino rica-
del 1980. Esiste un’area a sostanziale de in comuni privi di strumenti alla luce
stazionarietà che comprende il territo- della Legge regionale n. 16/20044. (4) Dati del Dipartimento di ingegne-
ria civile dell’Università di Salerno,
rio del Partenio e del sistema urbano “Rapporto sull’evoluzione e lo stato
della pianificazione urbanistica gene-
rale nei comuni della regione Campa-
Il sistema produttivo nia”, anno 2005

Nel 2007 la provincia di Avellino ha capite: nel 2007, con 17.238 euro (ri-
prodotto ricchezza per un totale di 8,2 spetto ai 16.832 del 2006).
miliardi, con un incremento annuo del Avellino sale all’ottantesimo posto nel-
4,8% rispetto al 2006, ben al di sopra la graduatoria delle province italiane,
della media regionale (+1,5%) e ad- conquistando tre posizioni rispetto
dirittura di quella nazionale (+4%)5. all’anno precedente. Da un confronto (5) I dati sono ottenuti aggiungendo
al valore aggiunto ai prezzi base l’am-
Il settore capofila è stato quello delle però con il 2004, la provincia irpina montare dell’IVA e delle altre imposte
costruzioni (+9%), seguito a distanza non registra mutamento alcuno nella indirette nette gravanti sui prodotti e
dai “servizi” (+3,6%) e dall’industria graduatoria nazionale del Pil. sulle importazioni. Elaborazioni Isti-
tuto G. Tagliacarne su dati propri,
manifatturiera (+3,2%); in netta fles- Pertanto, i buoni risultati del 2007 Unioncamere–Movimprese, Istat e
sione, invece, il comparto agricolo con sono da interpretarsi più come recu- Banca d’Italia
un –8,4%. In crescita anche il Pil pro- pero di precedenti flessioni piuttosto
17
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
che come fenomeno strutturale di cre- rimento professionale in quanto solo
scita. il 3,5% dei nuovi posti di lavoro è ri-
Relativamente ai tassi occupazionali si servato dalle imprese irpine a laureati,
rileva come il mercato del lavoro irpino contro la quota campana del 6,3% e
vanti un tasso di occupazione che, pari quella nazionale del 9%.
al 48,7%, supera di circa 4 punti percen- Una situazione completamente diver-
tuali il dato medio regionale, per quan- sa si presenta se si considerano le cifre
to inferiore a 58,4%, dato medio nazio- degli addetti per attività economica.
nale. Il tasso di disoccupazione è pari a Quello industriale (industria in senso
10,6%, superiore al 6,8% nazionale. stretto e costruzioni) risulta essere il
Particolarmente critica la disoccupa- settore con il maggior numero di occu-
zione giovanile con oltre il 24% di di- pati (62.488 addetti) e subito dopo tro-
soccupati con età fino a 24 anni, con viamo il settore dei servizi (con 44.427
punte del 28% per le giovani donne. addetti (dati Istat 2004). Prosegue la
Da un’analisi sviluppata sulla base crescita per l’apparato industriale del-
del titolo di studio si evidenzia come la provincia di Avellino, anche se con
i laureati, pur rappresentando la quo- un ritmo molto più contenuto rispetto
ta percentuale più bassa tra gli iscrit- al recente passato. I dati di demografia
(6) Indagine “Movimprese 2008”, ti presso i centri per l’impiego, con il imprenditoriale6 evidenziano come al
condotta da InfoCamere sulla base 7,2% sono la classe con il maggiore 31 dicembre 2008 sono 45.457 le im-
dei dati della Camera di Commercio di
Avellino. incremento rispetto al 2006 (42,4%) e prese registrate in provincia di Avellino
hanno le peggiori prospettive di inse- (tabella 1.20).

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 12.778 12.947 -1,32
Alberghi e ristoranti 1.751 1.674 4,40
Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.568 1.546 1,40
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 2.351 2.228 5,23
Attività manufatturiere 4.983 4.998 -0,30
Commercio 10.877 10.858 0,17
Costruzioni 5.210 5.049 3,09
Energia 63 48 23,81
Estrazione di minerali 40 40 0,00
Imprese non classificate 3.837 3.896 -1,54
Intermediazione monetaria e finanziaria 694 664 4,32
Istruzione 120 121 -0,83
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 3 3 0,00
Tabella 1.20
Imprese provinciali ripartite Sanità e altri servizi sociali 247 227 8,10
per settore economico (Fonte:
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 935 963 -2,99
Unioncamere-InfoCamere,
Movimprese 2008) TOTALE 45.457 45262 0,43

L’analisi delle dinamiche settoriali evi- tà immobiliari, noleggio di macchine,


denzia, relativamente al biennio 2008- informatica e attività connesse, altre
2007, come sia proseguita la storica attività imprenditoriali e professionali)
riduzione delle imprese nel settore che fa segnare una crescita percen-
dell’agricoltura (-1,32%) contrastata tuale del 5,23% nell’ultimo anno. In
dal settore delle costruzioni, a cui è provincia di Avellino sono attualmente
associato un +161 aziende rispetto localizzati nove agglomerati industriali
al 2007 e dal settore dei “servizi alle (Asi) attrezzati per l’insediamento di
imprese” (comprensivo delle attivi- attività produttive (tabella 1.21).

18
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Superficie Superficie destinata
Nome area Comuni interessati Totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Calabritto Calabritto, Senerchia 317.000 140.000

Agglomerato di Calaggio Lacedonia 365.000 220.000

Agglomerato di Calitri Pescopagano 707.000 320.000


Agglomerato di
Conza della Campania 178.000 100.000
Conza della Campania
Agglomerato di
Morra De Sanctis 361.000 230.000
Morra De Sanctis
Agglomerato di Nusco - Lioni - Lioni, Nusco,
1.054.000 480.000
Sant’Angelo dei Lombardi Sant‘Angelo dei Lombardi
Avellino, Grottolella, Monocalzati,
Agglomerato di Pianodardine Montefredane, Prata di Principato 3.720.000 2.450.000
Ultra, Atripalda Tabella 1.21
Aree Asi in provincia di Avellino, 2008
Agglomerato di Porrara Sant’angelo dei Lombardi 237.000 100.000
(Fonte: Assessorato all’agricoltura e
Agglomerato di alle attività produttive della Regione
San Mango sul Calore 307.000 230.000
San Mango sul Calore Campania)

Continua la crescita imprenditoriale tata, vede una prevalenza di colture di


delle attività economiche che ruotano pregio quali quelle viticole. L’analisi dei
intorno alla casa, a testimonianza di dati relativi alla composizione della su-
una consolidata tendenza locale, ma perficie agricola utilizzata per tipologia
anche nazionale, a investire nel “mat- di coltivazione consente di individuare
tone”. Anche il commercio evidenzia una dominanza delle aree prevalente-
in generale un lieve incremento delle mente destinate a seminativi pari al
proprie consistenze con un rialzo dello 66% della SAU (Superficie agricola uti-
0,17% dell’intera sezione. Al turismo lizzata) e una percentuale comunque
è, infine, associata una crescita nel rilevante, pari al 23%, di aree destina-
2008 delle strutture ricettive e della te a coltivazioni legnose agrarie (figu-
ristorazione del 4,40%. L’agricoltura ra 1.9). Tra queste ultime, particolare
rappresenta, per il territorio provin- risalto va dato alle coltivazioni viticole,
ciale irpino, una delle attività antropi- vista l’affermata vocazione vinicola del
che maggiormente caratterizzanti. La territorio irpino, con produzioni che
provincia di Avellino si distingue nel si fregiano di marchi di qualità Doc e
contesto campano per una elevata in- Docg. Infatti, quasi la metà delle azien-
cidenza della superficie agraria sulla de agricole in provincia si dedica alla
superficie territoriale totale, defini- viticoltura, impegnando all’uopo una
ta da un rapporto percentuale pari a superficie di 6.963,70 ettari.
50,3 contro il valore medio regionale Di rilievo, inoltre, l’avvicinamento della
di 44,1. Profonde diversità nella con- realtà provinciale ai principi dell’agri-
notazione morfologica tra la parte oc- coltura biologica e, quindi, a un ap-
cidentale e quella orientale del territo- proccio ecocompatibile del comparto
rio si riflettono in modo evidente nelle produttivo, attestato da un incremen-
caratteristiche produttive del settore to sensibile del numero di aziende (da
agricolo. L’area orientale, infatti, preva- 99 a 555 nel solo biennio 97-99) che
lentemente rurale, è caratterizzata da hanno adottato tali metodi alternativi,
una dominanza di colture cerealicole e nonché da una estensione della super-
dalla zootecnia, viceversa la parte oc- ficie a essi destinata.
cidentale, infrastrutturalmente più do-

19
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.9
Superficie agricola utilizzata per
tipologia di coltivazione, anno 2000
(fonte: Istat, V Censimento Generale
dell’Agricoltura)

Per quanto riguarda l’andamento dei precedente (tabella 1.22). Se però


flussi turistici nella provincia irpina, si consideriamo il totale delle presenze
evidenzia un bilancio negativo relativo turistiche, si può notare un migliora-
alle sole presenze straniere nel 2008, mento nel 2008 rispetto al 2007, con
rispetto a quelle registrate nell’anno un incremento del 4,09%.

Anno Italiani Stranieri Totale


Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
2007 70.553 153.400 9.624 29.025 80.157 182.425
Tabella 1.22
Flussi turistici alberghieri negli eser- 2008 72.958 162.738 9.822 27.163 82.780 189.901
cizi della provincia di Avellino, anni
Var % 2008-2007 +3,4 +6,08 +2,05 -6,4 +3,2 +4,09
2007-2008 (Fonte: Ept Avellino)

Rilevante negli ultimi anni è stato lo continua evoluzione. L’offerta ricetti-


sviluppo dell’offerta agrituristica gra- va copre la quasi totalità del territo-
zie alle notevoli produzioni enologiche rio analizzato; al 2005 dei 119 comuni
di qualità che caratterizzano il territo- della provincia solo 47 sono sprovvisti
rio irpino, consentendo anche la risco- di strutture agrituristiche, mentre i ri-
perta delle tradizioni e della cultura lo- manenti 72 comuni (60%) ospitano nel
cale. Il fenomeno agrituristico, infatti, proprio territorio almeno una struttu-
(7) Dati del Centro europeo di forma- riflettendo un andamento di crescita ra7.
zione professionale, progetto Airone,
Iniziativa Comunitaria Equal Fase 2
che caratterizza l’intera regione, è in
Euroform 2005

Il sistema infrastrutturale
La provincia di Avellino, con un terri- Melfi), lungo le quali sono dislocate
torio non molto esteso, è facilmente e ben collegate la quasi totalità delle
raggiungibile dalla rete nazionale stra- aree produttive. È inoltre attraversa-
dale e dispone di una serie di arterie ta dalla ferrovia Roma-Bari e dai rami
a scorrimento veloce che la attraver- secondari Avellino-Benevento e Avel-
sano e garantiscono un collegamen- lino-Rocchetta Sant’Antonio. Il territo-
to efficiente con l’esterno. Avellino è rio provinciale presenta poi una buona
punto di snodo tra le direttrici stradali vicinanza con il sistema nazionale dei
nord-sud ed est-ovest (raccordo auto- trasporti (porti, aeroporti e interpor-
stradale Salerno-Avellino, autostrada ti).
A16 Napoli-Bari e A30 Caserta-Saler- La domanda di mobilità sul territorio è
no, strada statale “Ofantina” Avellino- sempre strettamente correlata alla di-

20
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
stribuzione spaziale di poli attrattivi, e Da un’analisi degli indici di mobilità,
tale condizione è esaltata nella realtà si evidenzia come il tasso di mobilità
insediativa provinciale irpina, costitui- extraurbana di tipo sistematico, lega-
ta da tanti piccoli comuni. Sono infatti to a motivazioni casa-scuola/lavoro, si
solo 18 i comuni che superano i 5.000 attesta su 14 spostamenti extraurbani
abitanti e concorrono alla costituzione ogni 100 abitanti e circa 4 spostamenti
delle tre principali polarità provincia- ogni 100 abitanti per gli spostamenti
li, così come individuate nello studio extraprovinciali.
propedeutico al Preliminare di Ptcp La fascia oraria più critica, nella qua-
(Piano territoriale di coordinamento le si concentra la maggioranza degli
provinciale). Il principale polo della spostamenti, in una percentuale pari
provincia, sia sotto il profilo demogra- al 54,3% della totalità, risulta esse-
fico che produttivo e dei servizi offerti, re compresa tra le 7:15 e le 8:15, nel
è rappresentato dalla conurbazione più ampio arco temporale considerato
Avellino-Atripalda-Mercogliano, segui- 6:15-9:158. Relativamente alle modali- (8) Provincia di Avellino, Assessorato
alla pianificazione territoriale, Settore
to dal comune di Ariano Irpino che, in tà di trasporto, si registra un aumento politiche del territorio, Studio prope-
ordine di importanza, occupa la secon- del trasporto con autovettura privata, deutico al Preliminare al Ptcp, anno
2004
da posizione, rappresentando un pun- che rappresenta il mezzo di traspor-
to di riferimento per i comuni limitrofi, to utilizzato dal 76,4 % degli occupati
e infine da Solofra, che si distingue per per gli spostamenti casa-lavoro (figura
una forte connotazione industriale. 1.10).

Figura 1.10
Occupati (%) in provincia di Avellino
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

L’incremento del tasso di motorizza- su gomma rispetto ad altre tipologie


zione, che passa da 0,50 autovetture/ di trasporto, riflettendo quella che è
abitante a 0,57 nel periodo temporale considerata nel VI Programma d’azio-
2002-2007, contribuisce a dimensio- ne della Comunità Europea come «la
nare questa tendenza all’utilizzo del tendenza spontanea verso prospetti-
mezzo privato. Dall’analisi della strut- ve non sostenibili».
tura del parco veicolare dell’intera A fronte di un incremento su terri-
provincia, soprattutto in funzione del- torio nazionale del 9,7% della consi-
la tipologia di combustibile utilizzato, stenza del parco veicolare nel periodo
condotta sulla base dei dati Aci relativi 2002-2007 si ha, a livello provinciale,
al periodo 2002-2007, si evince come un incremento del 18,9%. Le autovet-
la consistenza del parco veicolare è in ture, che rappresentano in assoluto la
aumento, riflettendo l’andamento na- categoria più numerosa, risultano au-
zionale. Purtroppo, neanche la pro- mentate del 5,9% a livello nazionale e
vincia di Avellino si sottrae a un ec- del 15,6% a livello provinciale (figura
cessivo sbilanciamento del trasporto 1.11).
21
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.11
Variazione percentuale del numero
di veicoli nel periodo 2002-2007 in
provincia di Avellino, per categoria di
veicolo (Fonte: Aci)

Provincia di Benevento
Il sistema insediativo
La provincia di Benevento si estende quale la classe degli anziani (over 65)
su una superficie di circa 2.700 chi- ha un peso significativo: nel 2001 l’in-
lometri quadrati e ha una popolazio- dice di vecchiaia risulta essere di un
ne residente di circa 289.000 abitanti punto superiore alla media nazionale
(2007). Complessivamente emerge e nell’ultimo decennio la quota di an-
una popolazione provinciale nella ziani è passata dal 16,3% al 19,7%.

Figura 1.12
Popolazione residente (numero) in
provincia di Benevento nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)

Il bilancio demografico complessivo del bilancio demografico è il saldo mi-


della popolazione, determinato dalla gratorio con l’estero, che consente di
componente naturale e migratoria, registrare un saldo migratorio totale
ha fatto registrare nel corso del 2007 che nel periodo 2002-2007 è sempre
una crescita totale positiva rispetto stato positivo, con l’unica eccezione
al 2006. In realtà l’unica voce positiva del 2006 (tabella 1.23).

22
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
2002 2003 2004 2005 2006 2007
Saldo Naturale -418 -579 -254 -544 -513 -562
Saldo Migratorio interno -231 31 141 -65 -10 -277
Saldo Migratorio con l’estero 122 842 488 243 -110 1.118
Saldo Migratorio per altri motivi 272 658 1.517 112 4 -19
Saldo Migratorio totale 163 1.531 2.146 290 -116 822 Tabella 1.23
Crescita totale -255 1.562 1.892 -254 -629 260 Popolazione residente e bilanci
demografici in provincia di Benevento
POPOLAZIONE TOTALE 286.611 287.563 289.455 289.201 288.572 288.832 2002-2007 (Fonte: Istat)

Dai dati demografici relativi ai residen- Significativo appare l’eccessivo frazio-


ti nei singoli comuni emerge che Mon- namento degli insediamenti abitativi:
tesarchio e Sant’Agata de’ Goti sono gli l’87,18% dei comuni sanniti (68) non
unici comuni a contare più di 10.000 conta più di 5.000 abitanti. Dunque,
abitanti. Il capoluogo è l’unico comune mentre circa il 54,25% della popola-
con una popolazione residente oltre i zione è frammentato in comuni di pic-
60.000 abitanti, mentre il resto della colissime dimensioni, la restante parte
popolazione (circa il 70% della popo- della popolazione è divisa tra la città
lazione provinciale) è frammentata in capoluogo e altri 9 comuni con un nu-
ben 75 comuni su 78, che rappresen- mero di abitanti che varia dalle 5.001
tato l’89,35% del territorio. alle 20.000 unità. Peraltro, va sottoli-
Una lettura dettagliata della distribu- neato che, tra questi ultimi, quasi tut-
zione della popolazione può essere ti sono assestati al di sotto dei 6.000
offerta dalla suddivisione dei comuni abitanti, tranne Airola (7.860 abitanti),
sanniti per classe di ampiezza demo- San Giorgio del Sannio (9.809 abitanti)
grafica (figura 1.13), sulla base dei dati e i già citati Montesarchio e Sant’Agata
dell’ultimo Censimento della popola- de’ Goti.
zione (2001) Istat.

Figura 1.13
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Benevento
rispetto alla classe di ampiezza
demografica (Fonte: Censimento Istat
2001)

Per quanto concerne la dinamica in- Fortore.


sediativa, sul territorio provinciale si Ai nuclei storici di struttura compatta,
registra una spiccata tendenza allo svi- coerentemente relazionata al contesto
luppo di fenomeni urbanizzativi. Que- ambientale, si affiancano aree edifica-
sti si concentrano nelle aree del be- te di recente formazione, che rivelano
neventano, della valle Caudina e della spesso un impianto incompiuto, privo
valle Telesina. In misura più modesta di organizzate relazioni sia con l’inse-
il fenomeno si è registrato anche nel diamento preesistente che con il con-

23
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
testo. emerge che la strategia di sviluppo
Sulla base dei dati del XIV Censimen- dei comuni è affidata quasi esclusiva-
to Istat 2001 della popolazione e delle mente alla politica abitativa e alla con-
abitazioni, il numero di abitazioni nel- seguente costruzione di nuovi vani,
la provincia di Benevento è 123.442, mentre resta marginale il recupero del
di cui 123.265 ricadenti in edifici a uso patrimonio edilizio esistente. Dei 78
abitativo. comuni della provincia, 62 hanno ap-
Per quanto concerne la pianificazione provato un Prg, 7 sono dotati di Piano
urbanistica, si registra una tendenza di fabbricazione (PdF) ancora vigente,
dei singoli comuni a procedere auto- mentre 9 sono privi di pianificazione
nomamente, senza una preventiva generale. Considerato che la “vita me-
attività di coordinamento con i comu- dia” di un Prg può essere stimata in 10-
ni contermini, spesso avvalendosi di 15 anni, la situazione che si riscontra
criteri solo apparentemente di ampio nel Sannio è di relativa inadeguatezza.
respiro. Infatti ben 11 comuni hanno un piano
Verificando le proiezioni demografiche vigente da più di 15 anni, 26 comuni
proposte dai Piani regolatori generali da 10 a 15 e solo 25 hanno un piano
(Prg) vigenti già da una decina d’anni, che può essere ritenuto “giovane”.

Figura 1.14
Percentuale di comuni della
provincia di Benevento dotati di piani
urbanistici (Fonte: Ptcp Provincia di
Benevento, anno 2004)

Il sistema produttivo
L’economia sannita è stata caratteriz- compresa tra i 15 e i 64 anni, raggiun-
zata negli ultimi anni da una sostan- ge nel 2007 il 48,6% rimanendo al di
ziale stagnazione. I numeri relativi al sopra della media della Campania
Prodotto interno lordo registrato in (43,7%). Sempre nel 2007, il tasso di
provincia nei primi anni dell’attuale disoccupazione è pari al 9,6%.
decennio sono i più bassi della Cam- Per quanto riguarda gli addetti per
pania. La situazione non cambia se si attività economica, il settore con il
prende in considerazione il Pil pro ca- maggior numero di occupati (60.632
pite, che è risultato essere nel 2007 addetti), pari al 66% del totale provin-
(9) Dati Unioncamere-Istituto Gugliel- pari a 15.181 euro9, mantenendosi ciale, risulta essere quello dei servizi,
mo Tagliacarne
ben lontano dalla media nazionale comprendente commercio all’ingrosso
pari a 25.862 euro. e al dettaglio, riparazione di autovei-
Dai dati Istat relativi al 2007 della “Ri- coli, motocicli e di beni personali e per
levazione sulle forze di lavoro”, nella la casa, alberghi e ristoranti, trasporti,
provincia di Benevento, il tasso di oc- magazzinaggio e comunicazioni, attivi-
cupazione, ottenuto rapportando gli tà finanziarie, attività immobiliari, no-
occupati sul totale della popolazione leggio, informatica, ricerca, servizi alle
24
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
imprese, istruzione, sanità e assisten- duzione di ricchezza, pari al 18,5% del
za sociale e altri servizi pubblici, sociali totale e, in particolare, l’edilizia con-
e personali. Gli occupati nel settore tribuisce per l’8%. Il terziario risulta il
industriale rappresentano il 23% del principale settore economico capace
totale provinciale con 21.137 addetti, di produrre ricchezza nella provincia di
mentre quasi l’11% (9.988 addetti) tro- Benevento con un valore percentua-
va collocazione nel settore agricolo. le pari al 75,4%. L’agricoltura, invece,
Nel Sannio il comparto industriale pre- contribuisce per appena il 6,1% alla
senta un elevato contributo alla pro- formazione del valore aggiunto.
Tabella 1.24
Valore aggiunto a prezzi correnti per
Industria settore di attività economica nella
Agricoltura Servizi Totale economia
In senso stretto Costruzioni Totale provincia di Benevento, 2006. Importi
in milioni di euro (Fonte: Istituto
BENEVENTO 236 408 313 721 2.937 3.895 Tagliacarne)

Nel 2007, in provincia di Benevento ai dati regionali e nazionali: risultano


erano attive 36.054 imprese. L’appa- essere di circa 4 addetti per le attività
rato produttivo locale, pur registrando industriali e di circa 3 addetti negli altri
una certa ritrosia nell’avviare processi servizi, mentre la struttura delle attivi-
di industrializzazione nelle specializza- tà commerciali risulta essere prevalen-
zioni produttive, manifesta segnali di temente a carattere familiare.
apertura verso l’estero. Più dinamiche Il numero di aziende presenti sul terri-
in questo senso sono alcune branche torio al 31 dicembre 2008 risulta esse-
dell’industria manifatturiera. re pari a 35.347 unità, come si evince
Le dimensioni medie delle aziende dalla tabella sottostante, con un de-
locali sono piuttosto ridotte rispetto cremento rispetto al 2007.

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 14.117 -394 -2,79
Alberghi e ristoranti 1.287 54 4,20
Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.185 -1 -0,08
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 1.424 20 1,40
Attività manifatturiere 2.788 -85 -3,05
Commercio 6.897 -185 -2,68
Costruzioni 3.309 -11 -0,33
Energia 17 5 29,41
Estrazione di minerali 34 0 0,00
Imprese non classificate 2.897 -97 -3,35
Intermediazione monetaria e finanziaria 462 14 3,03
Istruzione 112 13 11,61
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 5 0 0,00
Sanità e altri servizi sociali 185 7 3,78
Tabella 1.25
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 628 -47 -7,48 Distribuzione delle imprese attive
per settore di attività (Fonte: dati
TOTALE 35.347 -707 -2,00
Movimprese 2008)

Nella provincia sannita sono attivi due familiari e in gran parte sommerse.
distretti industriali, quello di Sant’Aga- Nella provincia sannita sono localiz-
ta de’ Goti-Casapulla e quello di San zati nove agglomerati industriali (Asi)
Marco dei Cavoti, entrambi specializ- attrezzati per lo svolgimento di attività
zati nel settore tessile-abbigliamento produttive nei settori dell’industria. La
ed entrambi caratterizzati dalla pre- tabella 1.26 ne mostra il dettaglio.
senza di micro-imprese conto-terziste
25
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Superficie destinata
Superficie
ad attività
Nome area Comuni interessati Totale
produttive
(m2)
(m2)
Agglomerato di Airola Airola 330.000 260.000
Agglomerato di Amorosi – Puglianiello Amorosi e Puglianiello 800.000 650.000
Agglomerato di Apollosa Apollosa 356.000 273.000
Agglomerato di Benevento (Ponte Valentino) Benevento e Paduli 3.180.000 2.190.000
Agglomerato di Benevento (Torrepalazzo) Benevento 90.000 69.000
Agglomerato di Fragneto Monforte Fragneto Monforte 360.000 300.000
e Fragneto l’Abate e Fragneto l’Abate
Tabella 1.26
Agglomerato di Morcone Morcone 270.000 196.000
Aree Asi in provincia di Benevento
(Fonte: Assessorato all’agricoltura e Agglomerato di San Bartolomeo In Galdo San Bartolomeo In Galdo 260.000 180.000
alle attività produttive della Regione
Agglomerato di San Marco de’ Cavoti San Marco de’ Cavoti 397.000 323.000
Campania)

L’agricoltura nel Sannio, con le sue è l’indicatore SAU/ST che indica il rap-
15.221 aziende attive, un ammontare porto tra la superficie agricola utilizza-
di Superficie agricola totale (SAT) pari ta e la superficie totale della provincia.
a 149.251,24 ettari a cui corrispondo- Tale rapporto è pari al 56,4%: in altre
no 116.908,99 ettari di Superficie agri- parole, più della metà del suolo pro-
cola utilizzata (SAU), riveste un ruolo vinciale è destinato all’agricoltura.
di centrale importanza nella struttura Il Sannio, in altri termini, pur occupan-
produttiva provinciale e fornisce un do il 15,1% della superficie del terri-
contributo determinante al settore torio regionale, vanta il 13,5% delle
primario regionale. A confermare la aziende agricole campane e detiene il
marcata vocazione agricola del Sannio 19,5%della SAU regionale.
Tabella 1.27
Aziende agricole, Superficie agricola
totale, Superficie agricola utilizzata, Aziende SAT SAU ST SAU/ST
Superficie totale della provincia (n.) (Ettari) (Ettari) (Ettari) (%)
di Benevento (Fonte: Camera di 15.221 149.251,24 116.908,99 207.120 56,4
commercio di Benevento 2004)

L’agricoltura sannita nel corso del pe- stico, la provincia di Benevento è po-
riodo di riferimento non ha fatto regi- tenzialmente dotata di molti elementi
strare un processo di reale moderniz- attrattivi, sui quali sarebbe opportu-
zazione delle aziende agricole, la cui no investire perché possano divenire
gestione è rimasta prevalentemente fattori di traino per l’evoluzione eco-
a carattere familiare, con uno scar- nomico/produttiva dell’intera area.
so orientamento al mercato. Inoltre, Sarebbe possibile una significativa
la produttività delle aziende agricole diversificazione dell’offerta turistica,
sannite è inferiore rispetto alla produt- incentivando il turismo termale, reli-
tività regionale: si consideri che il dato gioso, ambientale, culturale nonché
del prodotto per addetto nell’agricol- quello d’affari.
tura beneventana è pari al 68,8% di Dai dati aggiornati al 2007, si evince
quello regionale. che l’offerta ricettiva nel Sannio negli
Ad oggi l’agricoltura sannita sta vi- ultimi quattro anni ha subito un radica-
vendo un processo di riconversione di le cambiamento. Attualmente la capa-
alcune coltivazioni tradizionalmente cità ricettiva è basata principalmente
presenti in questo territorio, quali la su esercizi extralberghieri: mentre nel
tabacchicoltura, a vantaggio dei setto- 2003 le strutture alberghiere erano 41
ri vitivinicolo, oleario, lattiero caseario e quelle extralberghiere 90, nel 2007 il
e zootecnico. numero delle prime è salito a 53, men-
Per quanto concerne il settore turi- tre le seconde sono diventate 255.

26
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Strutture Alberghiere Altre Strutture Ricettive Totale
Anni di
riferimento Strutture Posti letto Strutture Posti letto Strutture Posti letto
(n.) (n.) (n.) (n.) (n.) (n.) Tabella 1.28
Numero strutture ricettive e capacità
2003 41 1.640 90 743 131 2.383 ricettiva per tipologia, nella provincia
di Benevento, anni 2003-2007 (Fonte:
2007 53 2.137 255 1.915 308 4.052
Istat)

Come si evince dalla lettura della ta- ficare che a fronte di un lieve decre-
bella 1.28, la complessiva capacità ri- mento degli arrivi (-256) si è verifica-
cettiva sannita è passata da 2.383 po- to un deciso aumento delle presenze
sti letto nel 2003 a 4.052 nel 2007. Nel (+22.415). Pur essendoci meno turisti,
2008 i flussi turistici nel Sannio hanno quelli che scelgono il Sannio vi trascor-
fatto registrare 62.346 arrivi e 164.679 rono più giorni; si passa da un turismo
presenze, dove per presenze si inten- “mordi e fuggi” a uno più stanziale e
de il numero delle notti trascorse. Se quindi più redditizio per gli operatori
si confrontano questi dati con quelli del settore.
relativi all’anno 2001, si potrà veri-

Il sistema infrastrutturale
La viabilità provinciale si sviluppa su Fortore a causa della sua conformazio-
un territorio prevalentemente colli- ne morfologica. La città capoluogo è un
nare per circa 1.253,601 Km. La rete importante e strategico nodo ferrovia-
stradale è piuttosto datata: la tratta rio che collega il Tirreno all’Adriatico, e
più recente è quella della tangenzia- mediante la linea Caserta-Benevento-
le ovest di Benevento completata a Foggia, per le provenienze da Napoli
fine 2001, mentre l’ultimo preceden- e da Roma, consente il collegamento
te intervento infrastrutturale di rilievo con la Puglia.
risale a 25 anni fa. Proprio per la sua La domanda di mobilità sul territo-
vetustà, la rete stradale provinciale ha rio è correlata alla realtà insediativa
caratteristiche strutturali non in grado estremamente frammentata. Il prin-
di sopportare adeguatamente i volumi cipale polo della provincia, sia sotto il
e i carichi del traffico attuale. profilo demografico che produttivo e
Diverse sono le arterie che in ambi- dei servizi offerti, è rappresentato dal
to provinciale presentano dissesti e comune capoluogo e verso di esso si
inadeguatezze: se ne riscontrano nel concentrano gli spostamenti. Relati-
Fortore, nell’Alto Tammaro, nell’alto vamente alle modalità di trasporto, il
e medio Sannio, nella zona della valle mezzo utilizzato dal 74% degli occupa-
Vitulanese, della valle Telesina, della ti della provincia per gli spostamenti
valle Caudina e anche nell’hinterland casa-lavoro (figura 1.15) è l’autovettu-
beneventano. ra privata, la cui consistenza in termi-
La provincia di Benevento è servita dal- ni di parco veicolare risulta essere di
la rete ferroviaria per buona parte del 156.089 unità (2004).
suo territorio, tranne per la parte del

27
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.15
Occupati (%) in provincia di
Benevento che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

Provincia di Caserta
Il sistema insediativo
La provincia di Caserta si estende dall’ingresso di extracomunitari, la cui
su una superficie di 2.639 chilome- presenza nel territorio provinciale è
tri quadrati, con una densità abitati- attualmente pari al 3% della popola-
va pari a 341 abitanti per chilometro zione residente.
quadrato e una popolazione residente La crescita naturale, infatti, conferma
variamente distribuita in 104 comuni, la provincia di Caserta al secondo po-
(10) Dati Istat 2008 pari a 901.420 abitanti10. Non diversa- sto nella graduatoria nazionale, dove
mente da altre aree del Mezzogiorno, è seconda solo a quella di Napoli. Per
anche nella provincia casertana si os- quanto riguarda la crescita comples-
servano alcuni fenomeni demografici siva, comprensiva quindi anche del
che hanno caratterizzato gli ultimi due saldo migratorio, la popolazione resi-
decenni: in particolare, saldi natura- dente nella provincia cresce del 5% dal
li positivi (cioè le differenze tra nati e 2002 al 2007.
morti) e saldi migratori caratterizzati

Figura 1.16
Popolazione residente (numero) in
provincia di Caserta nel periodo 2001-
2007 (Fonte: Istat)

28
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nell’ultimo triennio, la natalità in pro- al resto del territorio provinciale. I
vincia di Caserta si è attestata media- centri più popolosi (Aversa, Marciani-
mente sugli 11 nati per 1.000 abitanti. se e Maddaloni) mostrano un tasso di
La mortalità mostra una progressiva natalità superiore a quello di mortali-
contrazione e nel 2007 il tasso di mor- tà, con un conseguente aumento della
talità si è attestato al 7,4 decessi per popolazione; il comune di Caserta, in-
ogni 1.000 abitanti contro l’8,1 della vece, restituisce dati negativi sul saldo
media regionale. I movimenti migrato- tra natalità e mortalità. Un andamen-
ri interni hanno mostrato negli ultimi to poco confortante, dunque, arriva
anni una tendenza prevalentemente dai dati relativi al comune capoluogo,
negativa, laddove il saldo migratorio dove la componente naturale e quella
con l’estero è aumentato nettamente migratoria, sia interna che estera, sot-
nel 2007. tolineano da una parte una sensibile
D’altra parte, i bilanci demografici del contrazione delle nascite e dall’altra
comune capoluogo e di quelli popolosi una scarsa attività del territorio sia
della provincia lasciano spazio a qual- rispetto agli spostamenti interni che
che considerazione sulla diversa rispo- esteri.
sta che hanno questi comuni rispetto

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 3.092 2.865 3.814 2.787 3.125 2.818
Saldo Migratorio interno -1.664 -910 -541 279 -137 -178
Saldo Migratorio con l'estero 586 4.923 5.831 1.678 1.606 3.472
Saldo Migratorio per altri motivi 793 6.683 1.721 2.672 121 235
Saldo Migratorio totale -285 10.696 7.011 4.629 1.590 3.529 Tabella 1.29
Crescita totale 2.807 13.561 10.825 7.416 4.715 6.347 Popolazione residente e bilanci
demografici in provincia di Caserta
POPOLAZIONE TOTALE 854.956 868.517 879.342 886.758 891.473 897.820 2002-2007 (Fonte: Istat)

Il territorio della provincia di Caserta Il comune con un numero maggiore


è caratterizzato dalla presenza di 49 di residenti, a esclusione di Caserta
comuni con una popolazione inferiore (74.801 abitanti), è Aversa con 55.864
ai 5.000 abitanti, su un totale di 104 abitanti, mentre il comune con la po-
comuni. I comuni con un numero di re- polazione più bassa è Rocchetta e Cro-
sidenti compreso tra i 5.001 e i 10.000 ce con 539 abitanti.
abitanti sono pari a 29, mentre risul- Il territorio casertano presenta una
tano 19 i comuni con un numero di morfologia insediativa varia, che si ma-
residenti compreso 10.001 e 20.000 nifesta nel disegno del territorio antro-
abitanti, i quali costituiscono anche la pizzato, dando luogo a un paesaggio
classe di ampiezza demograficamente differenziato in relazione alle diverse
più numerosa, con una popolazione determinanti socio-economiche. In re-
residente pari al 31,02% del totale, altà la provincia casertana può essere
264.541 abitanti in valore assoluto. La suddivisa in più sottozone, in ognuna
maggior parte di questi piccoli comuni delle quali prevalgono caratteri omo-
è ubicata nelle zone interne e di mon- genei che hanno condizionato la tipo-
tagna, lontane dai centri più grandi e logia urbana.
dalle principali vie di comunicazione. Dall’analisi complessiva risulta che le
I comuni con una popolazione compre- aree più densamente urbanizzate e
sa tra i 20.001 e i 30.000 abitanti costi- popolate della provincia sono quelle
tuiscono la classe meno numerosa (2 di Caserta, Aversa, Capua, Santa Ma-
comuni); 5 comuni hanno un numero ria Capua Vetere, che risultano sal-
di residenti maggiore di 30.000 abitan- date a Napoli, nella cui area metro-
ti, con una percentuale di abitanti del politana ricadono da un continuum
27,70% rispetto all’intera provincia. edilizio. Attorno ai vecchi nuclei inse-
29
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
diativi, soprattutto lungo l’antico trac- Caserta e Maddaloni, si è sviluppata
ciato dell’Appia e tra i centri di Capua, un’intensa crescita edilizia.

Figura 1.17
Composizione percentuale dei comu-
ni della provincia di Caserta rispetto
alle classi di ampiezza demografica,
2001 (Fonte: Istat)

Lo stesso fenomeno di crescita indi- tra la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80,
scriminata è avvenuto anche intorno ormai ampiamente superati e inade-
ad Aversa, sicché sia l’area caserta- guati.
na che quella aversana si presentano Molti comuni della provincia caserta-
come una conurbazione piuttosto ca- na dispongono, quali strumenti attual-
otica, caratterizzata da alti valori di mente vigenti, solo di Pdf (Programma
densità demografica, e strettamente di fabbricazione), elaborati, anche
legata a Napoli. questi, agli inizi degli anni ‘90 e ormai
Al fine di analizzare la struttura del- totalmente inefficaci, sia per le caren-
le funzioni urbane della provincia di ze strutturali insite nel tipo di strumen-
Caserta si è proceduto a una classifi- to, sia per le profonde modificazioni
cazione del suolo insediato in: suolo intervenute sul territorio provinciale,
urbano prevalentemente residenziale che hanno prodotto altre esigenze,
(circa 21.800 ettari), suolo urbano pre- quantitative e qualitative.
valentemente non-residenziale (circa A titolo puramente esemplificativo ba-
2.300 ettari) e spazio occupato dalle sti pensare che il Prg del comune ca-
infrastrutture per la mobilità (circa poluogo risale al 1987, mentre il Puc
(11) Elaborazione su dati del Settore 3.300 ettari)11. Le attività di tipo agri- (Piano urbanistico comunale) è ancora
urbanistica della Provincia di Caserta
colo sono principalmente distribuite in fase di analisi e redazione, come tra
lungo i comuni della fascia costiera, l’altro, è ancora in fase di elaborazione
mentre in corrispondenza di alcuni co- il Ptc (Piano territoriale di coordina-
muni delle zone interne si osserva la mento) della provincia di Caserta.
prevalenza di superfici forestali e se- Il periodo successivo al 1994 è stato
minaturali. contrassegnato da una certa ripresa
Tra le province campane, in quella di della pianificazione comunale per ef-
Caserta l’assenza di qualsiasi strumen- fetto della riforma elettorale, che ha
to urbanistico riguarda l’estensione conferito maggiore potere ai sindaci
territoriale più elevata, pari a 1.604,52 e stabilità alle amministrazioni locali.
chilometri quadrati, corrispondente al Tuttavia, il rilancio della pianificazione
41% del territorio provinciale. Perma- urbanistica nel decennio in corso non
ne, quindi, un notevole deficit di stru- è stato pari alle aspettative, probabil-
mentazione urbanistica: oltre il 20% mente perché molti comuni della pro-
dei comuni non è dotato di Prg (Piano vincia di Caserta si sono dotati di Prg
regolatore generale) e d’altro canto solo nel decennio precedente.
quelli maggiori hanno piani approvati
30
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.18
Percentuale di comuni della provincia
di Caserta dotati di strumenti urbani-
stici, anno 2008 (Fonte: Provincia di
Caserta - Settore urbanistica)

Il sistema produttivo
Nell’anno 2007 il sistema produttivo con un aumento in termini percentuali
casertano, come quello nazionale e di quasi il 27%.
internazionale, continua a essere inve- Punti di criticità nell’export si rilevano
stito da una pesante crisi economica. nei prodotti tessili e per le calzature,
Il Pil pro capite registrato in provincia che hanno accusato, nel confronto
di Caserta nel 2007 è risultato pari a con lo stesso periodo dell’anno prece-
15.569 euro, rispetto ai 15.577 euro dente, un calo del valore della merce
del 200612. esportata rispettivamente del 29% e (12) Dati Unioncamere - Istituto Gu-
D’altra parte, la voglia di fare impresa del 12%. Le importazioni, invece, han- glielmo Tagliacarne

da parte dei casertani appare sensibil- no accusato una contrazione del valo-
mente diminuita rispetto agli anni pas- re di 22 milioni di euro, determinando
sati. Per il 2007 le imprese cessate pre- un saldo positivo della bilancia di pa-
valgono di gran lunga su quelle iscritte, gamenti di 53 milioni di euro.
determinando un saldo negativo di Sul fronte del mercato del lavoro, la
circa 200 unità. Anche il comparto ar- provincia di Caserta si caratterizza per
tigianale lamenta un impoverimento una situazione di estrema fragilità. I
della base produttiva dello 0,7%, dato tassi di occupazione presenti nella po-
dal differenziale tra il 2,1% di nuove polazione di età compresa fra i 15 e i
ditte iscritte e il 3,1% di quelle che 64 anni costituiscono un indicatore di
hanno cessato la loro attività. Il setto- importanza non inferiore a quelli dei
re maggiormente penalizzato è quello tassi di disoccupazione.
delle costruzioni, la cui consistenza è Dai dati Istat contenuti nella “Rileva-
diminuita di 34 unità produttive, se- zione sulle forze di lavoro 2007”, il tas-
guito da quello delle riparazioni dei so di occupazione a livello provinciale
beni personali e per la casa e da quello risulta attestarsi al 42%. Per quanto
dei servizi sociali e personali. Una nota riguarda gli addetti per attività eco-
positiva arriva dalle attività delle indu- nomica, il settore con il maggior nu-
strie alimentari e delle bevande, che mero di occupati risulta essere quello
hanno incrementato la loro presenza dei servizi con 83.918 addetti, mentre
sul territorio di circa 20 aziende. 56.955 addetti trovano collocazione
Migliorano nel periodo gennaio/marzo nel settore industriale. La popolazio-
2008 i rapporti commerciali con l’este- ne maschile occupata nella provincia
ro. In particolare, il comparto “alimen- di Caserta, pur mostrando una lieve
tari, bevande e tabacco” ha sensibil- contrazione nell’ultimo triennio, dal
mente migliorato la propria quota del 1993 al 2006 ha fatto registrare un
valore esportato di circa 20 milioni, incremento dell’11,5%. Tale valore

31
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
risulta quasi doppio rispetto a quello superiore al 9%. Il tasso di attività rela-
regionale e triplo rispetto al dato na- tivo alla componente femminile ha su-
zionale. Per quanto riguarda il tasso di perato il -12%, mentre quello maschile
disoccupazione, la provincia di Caserta non è andato oltre il -8%.
registra un 8,6%. Nella provincia di Caserta il comparto
I tassi di attività, definiti come rappor- industriale contribuisce per il 22,5%
ti tra le forze di lavoro e la popolazio- alla produzione di ricchezza: di tale
ne con età superiore ai 15 anni, sono percentuale il 9,5% è fornito dall’edi-
degli indicatori che riescono meglio a lizia e il restante 13% dall’industria in
studiare e a cogliere l’evoluzione delle senso stretto. Il contributo dell’agricol-
forze lavoro, indipendentemente dalle tura è del 4,8% mentre il settore ter-
trasformazioni demografiche. Nell’ul- ziario risulta il principale settore eco-
timo decennio tali indicatori, relativa- nomico in grado di produrre ricchezza
mente alla provincia casertana, hanno nella provincia casertana.
evidenziato una flessione complessiva

Tabella 1.30
Industria
Valore aggiunto a prezzi correnti per
settore di attività economica nella Agricoltura In senso Servizi Totale economia
Costruzioni Totale
provincia di Caserta, anno 2006. stretto
Importi in milioni di euro (Fonte:
CASERTA 579 1.580 1.154 2.734 8.834 12.148
Istituto Tagliacarne)

Pressoché stabile il numero delle im- 86.415 unità, con un incremento ri-
prese nel confronto tra 2007-2008. spetto all’anno precedente di 152 im-
Al 31 dicembre 2008 sono attive prese.

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 15.090 -291 -1,93
Alberghi e ristoranti 3.328 135 4,06
Altri servizi pubblici, sociali e personali 2.868 49 1,71
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 3.950 215 5,44
Attività manifatturiere 7.222 69 0,96
Commercio 26.928 75 0,28
Costruzioni 13.088 273 2,09
Energia 24 0 0,00
Estrazione di minerali 98 -3 -3,06
Imprese non classificate 9.745 -429 -4,40
Intermediazione monetaria e finanziaria 1.123 34 3,03
Istruzione 470 -1 -0,21
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 12 -1 -8,33
Tabella 1.31
Sanità e altri servizi sociali 518 21 4,05
Distribuzione delle imprese attive
nella provincia di Caserta, per settore Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 1.951 6 0,31
di attività, anno 2008 (Fonte: Movim-
TOTALE 86.415 152 0,18
prese 2008)

L’analisi delle dinamiche settoriali evi- La creazione e lo sviluppo di attività


denzia il calo delle imprese nel settore imprenditoriali nei settori dell’indu-
dell’agricoltura (-1,93%), contrastato stria e dei servizi alle imprese è la fina-
dai servizi alle imprese che fanno se- lità del Consorzio per l’area di sviluppo
gnare crescite con una crescita per- industriale (Asi) della provincia di Ca-
centuale del 5,44% nell’ultimo anno. serta, a cui aderiscono 68 comuni del-

32
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
la provincia oltre all’amministrazione di oltre 4.000 ettari e sono suddivise
provinciale, alla Camera di commercio in 14 agglomerati, come nel dettaglio
e i consorzi di bonifica. Le aree consor- della tabella che segue.
tili hanno una superficie complessiva

Nome area Comuni interessati Superficie Totale Superficie destinata ad


(m2) attività produttive
(m2)
Carinaro, Teverola,
Agglomerato di Aversa Nord 6.500.000 5.200.000
Gricignano e Aversa
Agglomerato di Capua Nord Capua 3.200.000 1.620.000
Agglomerato di Capua Ovest Capua 3.030.000 2.400.000
Agglomerato di Capua Sud Capua 675.000 500.000
3.600.000
(Marcianise) 1.520.000
Marcianise
Agglomerato di Marcianise 1.860.000 (ampliamento San
e San Marco Evangelista
(San Marco Marco Evangelista)
Evangelista)
Agglomerato del Matese Alife 3.290.000 2.000.000
Agglomerato di Mignano
Mignano Montelungo 844.000 600.000
Montelungo
Riardo, Pietramelara,
Agglomerato di Pantano 7.520.000 7.200.000
Vairano e Caianello
Agglomerato di Ponteselice Caserta e Recale 1.250.000 810.000
Agglomerato di San Nicola
San Nicola La Strada 2.140.000 1.550.000
La Strada
Agglomerato di Sessa
Sessa Aurunca 1.850.000 1.700.000
Aurunca
Agglomerato di Teano
Teano 7.500.000 7.000.000
Maiorisi
Agglomerato di Tora e Piccilli Tora e Piccilli 684.000 500.000 Tabella 1.32
Aree Asi in provincia di Caserta
Calvi Risorta, Pastorano, (Fonte: Assessorato all’Agricoltura e
Agglomerato di Volturno
Pignataro Maggiore, 4.890.000 3.500.000 alle Attività Produttive della Regione
Nord
Sparanise Campania)

In alcune di queste aree sono compre- somogeneo.


se zone ad alti livelli di saturazione, Ed è proprio questa disomogeneità a
concentrate soprattutto nell’agglome- determinare diversi tipi di utilizzo del
rato di San Marco Evangelista-Marcia- suolo e quindi del territorio a esso con-
nise-Aversa Nord, dove sono presenti nesso, passando da uno sfruttamento
importanti realtà come il distretto de- intensivo del suolo (pianura di Sessa
gli elettrodomestici a Teverola, il polo Aurunca, Carinola, Teano, Francolise,
tessile di Aversa, il “Polo della qualità” Sparanise, piana della Campania Felix,
e il centro orafo “Il Tarì” a Marcianise. agro aversano, valle di Suessola e val-
Seguono invece altre aree, come Ca- le Caudina) a uno estensivo (aree del
pua Nord, dove per effetto dei passati monte Maggiore, dei Parchi regionali
processi di industrializzazione esisto- del Matese e di Roccamonfina-Foce
no importanti attrezzature industriali del Garigliano).
e infrastrutture, ormai da riconvertire. I principali tipi di uso del suolo che si
Il territorio della provincia di Caserta, incontrano nel territorio casertano
con i suoi 263.938 ettari di superficie sono i seguenti:
e con una Superficie agraria utilizzata • colture agricole erbacee e arboree
(SAU) di 126.968 ettari (di cui semina- da frutto
tivi pari a 69.684 ettari e coltivazioni • colture e formazioni forestali
permanenti pari a 36.745 ettari) pre- • altre superfici.
senta un sistema agricolo piuttosto di-

33
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Struttura produttiva
Superficie agricola utilizzata (ettari) 126.968

Tabella 1.33 Boschi (ettari) 33.174


Superfici impiegate in agricoltura Altra superficie (ettari) 13.849
nella provincia di Caserta (Fonte: Istat
2001) Superficie Totale (ettari) 173.991

L’agricoltura rimane comunque una territorio casertano per la componen-


delle principali risorse della provincia, te straniera dei flussi turistici. L’indice
con un peso sul Pil doppio di quello di concentrazione, infatti, raggiunge
dell’Italia e una dinamica favorevole, a appena 6 visitatori per ogni 100 abi-
differenza di una crescita del comples- tanti; dato di gran lunga inferiore sia
so dell’economia casertana inferiore a a quello della regione Campania che
quella nazionale. In particolare, merita a quello nazionale, nonostante la pre-
un posto di rilievo la produzione orto- senza di importanti risorse ambientali
frutticola; notevole è la tradizionale e di un ricco patrimonio storico e arti-
coltivazione del tabacco, localizzata stico. Questo patrimonio, difatti, inclu-
soprattutto nell’area di Marcianise. de la Reggia vanvitelliana, proclamata
La propensione agricola delle zone co- dall’Unesco patrimonio dell’umanità
stiere e di quelle interne si contrappo- insieme al complesso monumentale
ne alla connotazione industriale della del Belvedere di San Leucio, nonché il
periferia sud occidentale di Caserta e Borgo medioevale di Casertavecchia e
alla presenza del polo tessile e calzatu- il Museo Campano di Capua, che, sep-
riero situato tra Aversa e l’hinterland pure molto visitati, attraggono solo un
napoletano. turismo “giornaliero”.
Vale la pena precisare, infine, che la Un sensibile miglioramento si è re-
Produzione lorda vendibile della pro- gistrato all’inizio del 2008. I dati UIC-
vincia di Caserta è costituita per oltre il Banca d’Italia, infatti confermano una
(13) Dati della Camera di commercio 65% dalla filiera agro-industriale13. maggiore presenza (pari circa a 2.000
di Caserta Nel corso degli ultimi decenni la do- unità) della componente straniera ri-
manda turistica a livello provinciale si spetto allo stesso periodo dell’anno
è orientata essenzialmente verso due precedente. Tuttavia, all’aumento del
poli principali: la zona costiera e il ca- numero dei viaggiatori non corrispon-
poluogo. Questi due ambiti turistici de un aumento del numero dei per-
hanno caratteristiche estremamente nottamenti e quindi un aumento della
diverse. Il litorale domitio ha vocazio- spesa.
ne a un turismo balneare di massa e di A ogni modo, la provincia di Caserta,
qualità medio-bassa, l’area di Caserta specie negli ultimi anni, ha visto la na-
a un turismo sostanzialmente di tran- scita di diverse strutture alberghiere,
sito. concentrate per lo più nel capoluogo,
Nell’anno 2007, 49.000 sono stati gli che hanno aumentato notevolmen-
stranieri che hanno visitato la provin- te la capacità ricettiva, contribuendo
cia di Caserta, con un spesa di circa 26 anche allo sviluppo di un turismo con-
milioni di euro. I dati confermano an- gressuale.
cora una volta la limitata attrattiva del

Il sistema infrastrutturale
Il territorio accoglie la più grande provinciale.
struttura intermodale italiana per la La provincia di Caserta è attraversata
logistica industriale, l’interporto Sud- dalla parte settentrionale a quella me-
Europa di Marcianise-Maddaloni, che ridionale da due grandi vie di comuni-
rappresenta un elemento di rilevante cazione, l’antica via consolare Appia
promozione e sviluppo dell’economia e l’autostrada del Sole, che fungono

34
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
da collegamenti primari. Il fitto reti- Relativamente alle attrezzature por-
colo di strade e autostrade che com- tuali e aeroportuali è in programma
pleta l’impianto delle strutture viarie il potenziamento dell’interporto e la
assicura rapidi e comodi collegamen- realizzazione dell’aeroporto di Capua-
ti; la raggiungibilità dei suoi centri è Grazzanise, che contribuirà a un am-
completata dalle linee ferroviarie. I pliamento dell’offerta di trasporto ol-
collegamenti stradali possono consi- tre ad apportare notevoli ripercussioni
derarsi sufficientemente rispondenti per l’economia dell’intera provincia.
alle esigenze legate alla crescita della La provincia di Caserta risulta ancora
popolazione residente. Una serie di fortemente caratterizzata da una mo-
interventi Anas facilita notevolmente bilità basata sull’utilizzo di mezzi di
gli spostamenti con i maggiori centri trasporto privato, con flussi di traffico
urbani della provincia, rappresentan- piuttosto elevati, soprattutto nel cen-
do la soluzione a una storica criticità tro del capoluogo e in prossimità degli
relativa alla strada statale 7 “Appia”. svincoli autostradali. L’età media del
Per la provincia di Caserta è previsto parco veicolare in provincia è di 11,4
il rafforzamento quantitativo e qua- anni, media inferiore rispetto a quella
litativo delle reti stradali con la rea- registrata in ambito regionale, che si
lizzazione dell’asse di collegamento attesta intorno ai 12 anni. Circa il 54%
Caserta-Benevento, il potenziamento delle autovetture immatricolate in
e la messa in sicurezza della Ss 265, provincia hanno più di 10 anni, mentre
l’adeguamento e il raddoppio della Ss meno del 22% superano i 15 anni. La
87 e l’integrazione della viabilità urba- consistenza del parco veicolare viene
na tra Capua e Maddaloni. riportata nella tabella 1.34.
Tabella 1.34
Consistenza del parco veicolare in
Autovetture Autobus Autocarri Motrici Rimorchi Motocicli Motocarri provincia di Caserta, per categoria
di veicolo, 2004 (Fonte: Pubblico
Caserta 479.860,00 844,00 40.214,00 2.158,00 7.090,00 55.400,00 7.736,00 registro automobilistico)

Da diversi anni è invece carente il tra- to privata (figura 1.19). Nel territorio
sporto pubblico su gomma, carenza provinciale, gli spostamenti sistema-
che si manifesta nella scarsa copertura tici/giornalieri, con mezzo pubblico e
dell’intero territorio provinciale. Que- privato, sono risultati circa 36.047, di
sta situazione induce la maggior parte cui 25.192 all’interno del comune ca-
(14) Dati del Comune di Caserta, Pia-
dei cittadini a preferire l’uso dell’au- poluogo14. no strategico della conurbazione ca-
sertana, anno 2008

Figura 1.19
Occupati (%) in provincia di Caserta
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)

35
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Provincia di Napoli
Il sistema insediativo
La provincia di Napoli, con i suoi 92 fine del 2007 risultava calata di circa
comuni, occupa una superficie terri- 10.000 unità dopo il picco raggiunto
toriale pari ad appena l’8,6% della su- nel 2004. Questo calo, come mostra
perficie regionale, ma allo stesso tem- la tabella 35, è esclusivamente dovuto
po rappresenta ben il 53% dell’intera al saldo migratorio interno, cioè ai tra-
popolazione campana, con 3.083.060 sferimenti di residenza verso altri co-
(15) Dati Istat 2008 residenti al primo gennaio 200815. I muni italiani, mentre il saldo naturale
dati disponibili, tuttavia, confermano (differenza tra nati e morti) e il saldo
la frenata del ritmo di crescita del- migratorio con l’estero si mantengono
la popolazione provinciale, che alla positivi in tutto il periodo considerato.

Figura 1.20
Andamento demografico della provin-
cia di Napoli nel periodo 2002-2007.
Numero di residenti (Fonte: Istat)

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 14.422 13.128 14.391 11.509 12.008 10.863
Saldo Migratorio interno -6.039 -16.092 -20.426 -24.161 -22.400 -18.809
Saldo Migratorio con l'estero 1.991 8.510 9.260 4.658 4.484 7.330
Saldo Migratorio per altri motivi 5.162 4.241 4.187 1.757 2.042 920
Tabella 1.35
Popolazione residente e bilanci Saldo Migratorio totale 1.114 -3.341 -6.979 -17.746 -15.874 -10.559
demografici della provincia di Napoli POPOLAZIONE TOTALE 3.075.660 3.085.447 3.092.859 3.086.622 3.082.756 3.083.060
nel periodo 2002-2007 (Fonte: Istat)

Tra le province campane quella di Na- ta densità della provincia di Napoli si


poli è la più densamente popolata, contrappone quella delle altre provin-
con una densità di 2.632,55 abitanti ce campane, i cui valori sono molto più
per chilometro quadrato. All’eleva- bassi.

SUPERFICIE TERRITORIALE DENSITÀ DEMOGRAFICA


Tabella 1.36 POPOLAZIONE RESIDENTE
(Km2) (abitanti per Km2)
Densità demografica nella provincia di
Napoli al 1 gennaio 2008 (Fonte: Istat) 3.083.060 1.171,13 2.632,55

Inoltre la tendenza alla concentrazione tanti per chilometro quadrato alla fine
urbana è testimoniata d’altra parte dal del 2007, è il capoluogo italiano più
fatto che Napoli, con i suoi 8.249 abi- densamente popolato. Se si considera

36
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
poi l’indice di urbanizzazione elabora- relativa, cioè la più elevata percen-
to da Ispra16, la città partenopea pre- tuale di territorio disciplinato da Prg (16) Ispra, “Quinto rapporto sulla
senta il 55,8% della propria superficie rispetto alla corrispondente estensio- qualità dell’ambiente urbano”, edizio-
ne 2008
caratterizzato come area “ad alto gra- ne provinciale. I Prg, d’altra parte, di-
do di urbanizzazione”, contro il 52,1% sciplinano complessivamente un ter-
di Torino, 47,3% di Milano, il 20,9% di ritorio la cui popolazione assomma al
Roma. D’altra parte, sui 1.171 chilome- 92,4% di quella totale della provincia,
tri quadrati del territorio provinciale, cioè quasi la metà (il 49,5%) dell’intera
334 vengono classificati da Ispra come popolazione della Campania.
“superficie urbanizzata” in base ai dati La popolazione ricadente in comuni
del 2000, cioè il 28,52% dell’estensio- sprovvisti di qualsiasi strumento ur-
ne territoriale provinciale17. banistico, invece, è il 3,9% del totale (17) Elaborazione Ispra su dati Corine
Land Cover
Si rileva che in provincia di Napoli oltre provinciale. Questo valore porta alla
quattro comuni su cinque (l’81% circa) conclusione che i comuni privi di Prg
sono dotati di Prg. Nella provincia di sono quelli caratterizzati anche da bas-
Napoli, con l’85,7%, si ha la massima se spinte insediative.
copertura superficiale mediante Prg

Il sistema produttivo
Il Pil procapite nella provincia di Napo- nazionale (70,7%). Il tasso di disoccu-
li ammonta per l’anno 2007 a 16.975 pazione della provincia di Napoli è pari
euro. Pertanto, la provincia di Napoli al 12,4%, valore di gran lunga superio-
si colloca al secondo posto in gradua- re al valore riscontrato a livello nazio-
toria, rispetto alle altre province cam- nale (6,1%) e regionale (11,2%) e per il
pane, e all’87° posto nell’elenco di quale risulta seconda nella graduato-
tutte le province italiane. L’analisi del ria delle province italiane con il tasso
livello di occupazione per settore fa re- di disoccupazione più elevato. Alla pur
gistrare una notevole quota di addetti lieve riduzione del tasso di disoccu-
operanti in settori al di fuori dell’agri- pazione (14,8% nel 2003; –12,4% nel
coltura e dell’industria (73,6% del to- 2007) non corrisponde una riduzione
tale). Nelle province del Mezzogiorno, dei divari territoriali, che permangono
Napoli fa registrare il tasso di occu- molto ampi: Napoli registra un indica-
pazione più basso (41,1%), risultato tore di disoccupazione quasi quattro
decisamente inferiore al dato medio volte più elevato di Milano.

Figura 1.21
Variazione del numero di occupati
nella provincia di Napoli, per settori
negli anni 2001-2006. Valori in
migliaia (Fonte:Istat)

37
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo i dati rilevati da Istat nel 2004 nio 2008-2007, come ci sia stata una
il maggior numero di addetti per attivi- storica riduzione delle imprese in quasi
tà economica si registra nel settore dei tutti i settori economici con delle pun-
servizi (con 386.602 addetti). L’anali- te nel settore dell’agricoltura (-3,24%),
si delle dinamiche settoriali (tabella attività manifatturiere (-3,68%) e tra-
1.37) evidenzia, relativamente al bien- sporti (-2,02%).

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 12.871 13.288 -3,24
Alberghi e ristoranti 13.193 13.341 -1,12
Altri servizi pubblici, sociali e personali 11.213 11.327 -1,02
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 20.906 21.236 -1,58
Attività manifatturiere 28.717 29.775 -3,68
Commercio 108.785 109.714 -0,85
Costruzioni 30.970 31.524 -1,79
Energia 216 214 0,93
Estrazione di minerali 99 102 -3,03
Imprese non classificate 15.498 12.116 21,82
Intermediazione monetaria e finanziaria 5.047 5016 0,61
Istruzione 1.390 1439 -3,53
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 239 248 -3,77
Tabella 1.37
Imprese provinciali ripartite per Sanità e altri servizi sociali 2.215 2244 -1,31
settore economico nella provincia Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 9.981 10183 -2,02
di Napoli (Fonte: Unioncamere-
InfoCamere, Movimprese 2008) TOTALE 261.340 261.767 -0,16

I tre distretti industriali della provincia è concentrato nel distretto di Nocera


di Napoli (tabella 1.38) sono caratte- Inferiore che, seppure compreso pre-
rizzati dalla concentrazione di piccole valentemente nella provincia di Saler-
imprese a elevata specializzazione pro- no, comprende quattro comuni della
duttiva. Il maggior numero di imprese provincia partenopea.

Imprese Occupati
Distretti Comuni Specializzazione
(n.) (n.)
Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma
San Giuseppe Campania, Poggiomarino, San Gennaro Tessile, abbiglia-
3.000 10.000
Vesuviano Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, mento
Striano, Terzigno
Angri, Baronissi, Bracigliano, Castel San
Giorgio, Corbara, Gragnano*, Lettere*,
Mercato San Severino, Nocera inferiore,
Nocera Inferiore
Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte,
17 comuni (SA) Alimentare 32.600 51.000
Sarno, Sant’Antonio Abate*, Scafati,
4 comuni* (NA)
Sant’Egidio Montalbino, Santa Maria La
Carità*, San Marzano, San Valentino Torio,
Tramonti
Aversa, Cesa, Frignano, Lusciano, Orta
Grumo
di Atella, Parete, San Marcellino, San
Tabella 1.38 Nevano- Aversa
Tammaro, Sant’Arpino, Succivo, Teverola,
Numero di imprese e occupati nei – Trentola Tessile, abbiglia-
Trentola – Ducenta, Villa di Brianzo, 1.187 -
distretti industriali della provincia di Ducenta mento e conciario
Arzano*, Casandrino*, Casavatore*,
Napoli, anno 2008 (Fonte: Agenzia 13 comuni (CE)
Casoria*, Frattamaggiore*, Grumo
tecnica del Ministero e dello sviluppo 7 comuni* (NA)
Nevano*, Melito di Napoli*, Sant’Antimo*
economico)

38
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nel territorio della provincia di Napoli Marigliano, Acerra, Pomigliano, Cai-
sono presenti sette agglomerati indu- vano, Casoria-Arzano-Frattamaggiore,
striali (tabella 1.39) individuati dal Pia- Foce Sarno, Giugliano-Qualiano, Ca-
no regolatore territoriale del Consor- stellammare di Stabia-Torre Annunzia-
zio per le Aree di sviluppo industriale, ta. Gli agglomerati di Nola-Marigliano
approvato con DPCM del 14/10/1968. e Pomigliano d’Arco hanno la maggio-
I sette agglomerati si sviluppano nel re superficie totale e anche quella de-
territorio dei seguenti comuni: Nola- stinata ad attività produttive.

Superficie Superficie destinata


Nome area Comuni interessati totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Acerra Acerra 2.980.200 1.900.300
Agglomerato di Arzano, Casoria e
1.575.000 1.152.000
Arzano, Casoria e Frattamaggiore Frattamaggiore
Agglomerato Caivano Caivano 2.931.000 2.204.700
Castellammare di Stabia
Agglomerato Foce del Sarno 2.061.400 1.035.000
Torre Annunziata
Agglomerato di Tabella 1.39
Giugliano e Qualiano 1.231.600 951.500
Giugliano in Campania e Qualiano Aree Asi in provincia di Napoli,
Agglomerato di Nola e Marigliano Nola e Marigliano 5.991.500 3.927.900 anno 2008 (Fonte: Assessorato
all’Agricoltura e alle Attività Produttive
Agglomerato di Pomigliano D’Arco Pomigliano D’Arco 4.086.000 2.994.500 della Regione Campania)

Nella provincia di Napoli vi sono sia at- (aree protette, boschi) rappresentano
tività agricole a forte impatto ambien- un patrimonio estremamente scarso
tale che forme tradizionali di utilizza- ma, comunque, presente nel territorio
zione agricola che conservano al loro provinciale, con caratteristiche di stra-
interno un’elevata complessità bio- ordinario valore naturalistico, ecologi-
logica, mentre si stanno diffondendo co e paesaggistico.
sempre di più i recenti orientamenti Nella provincia di Napoli vi erano nel
verso un’agricoltura rivolta alla soste- 2000 già 43.031 aziende agricole il cui
nibilità ambientale e alla qualità. numero rappresentava il 17,3% del-
Le forme di utilizzazione del terreno, le aziende agricole ubicate in regione
infine, in cui sono rispettati comples- Campania (248.931).
si equilibri naturali o semi-naturali

Figura 1.22
Numero aziende agricole in provincia
di Napoli, anni 1990-2000 (Fonte:
ISTAT-V Censimento dell’Agricoltura)

39
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I dati relativi al “Quinto censimento prati permanenti e pascoli ammonta a
dell’Agricoltura” effettuato nel 2000 208,77 ettari e corrispondente al 18%
confermano la riduzione di superficie del valore regionale. Nell’ambito dei
agricola. La Superficie agricola utilizza- seminativi le maggiori superfici sono
ta al 2000, per la provincia di Napoli, destinate alla coltivazione delle pata-
ammontava a 41.855,63 ettari, rispet- te (4.476 ettari tra patata primaticcia
to al valore riscontrato nel 1990 pari a e patata comune) e alle colture ortive
46.515,77 ettari. Le coltivazioni (figura in genere (6.247 ettari). Tra queste ul-
1.23) a seminativo (cereali, ortive, fo- time prevalgono cavolfiori, broccoletti
raggere avvicendate, orti familiari) in- e finocchi (oltre 1.000 ettari ciascuno)
teressano una superficie di 19.763,17 mentre il pomodoro non supera i 500
ettari, corrispondente al 6,4% della su- ettari complessivi. Nell’ambito delle
perficie regionale utilizzata per coltiva- colture legnose prevalgono i frutteti
zioni a seminativo (308.776,42 ettari); (17.380) e tra questi ai primi posti si
le coltivazioni legnose e agrarie (frutti- collocano nocciolo (6.819 ettari) e al-
feri, agrumi, olivo e vite e castagneti da bicocco (4.008 ettari), seguiti dal pesco
frutto) si estendono su una superficie (3.470 ettari comprese le nettarine).
di 21.883,69 ettari corrispondente al Vite, olivo e agrumi occupano rispetti-
(18) Provincia di Napoli, “II Rapporto 12,3% del dato regionale (177.934,37 vamente 2.666, 2.113 e 1.391 ettari18.
sullo stato dell’ambiente”, anno 2004 mila ettari); la superficie utilizzata per

Figura 1.23
Ripartizione per classe di superficie
agricola utilizzata, anno 2000 (Fonte:
ISTAT-V censimento dell’Agricoltura)

Dal rapporto tra Superficie agricola La Superficie agricola totale nel terri-
utilizzata e Superficie totale (SAU/ST) torio provinciale è così ripartita: 47%
risulta che nel 1990 la quota di territo- superfici a seminativo; 52,5% colti-
rio provinciale destinata alle aree agri- vazioni legnose e pascoli; 0,5% prati
cole ammontava al 39,7%, nel 2000 al permanenti. La Superficie agricola to-
35,7%, confermando il trend negativo tale rappresenta il 46% della superfi-
riscontrato anche a livello regionale. cie territoriale provinciale, mentre il
Infatti, la percentuale di superficie restante 54% (superficie non agricola)
utilizzata per attività agricole in regio- è costituito da superficie in gran parte
ne Campania è passata del 48,7% del urbanizzata.
1990 al 44% del 2000.

40
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.24
Valori SAU e ST (superfici in ettari)
nella provincia di Napoli, 2000 (Fonte:
Istat, V Censimento dell’Agricoltura)

La provincia di Napoli è caratterizzata Pozzuoli, costituiscono i sistemi trainan-


da una forte vocazione turistica grazie ti a livello provinciale nel settore turisti-
soprattutto al clima, alla straordinaria co e contribuiscono a far acquisire alla
bellezza dei luoghi, al fascino delle co- provincia una connotazione fortemente
ste e alle strutture turistiche. I comuni produttiva, capace di agire da potente
della penisola sorrentina, le isole del volano per tutti i settori economici.
Golfo (Ischia, Capri, Procida), i Campi Sotto il profilo turistico, la provincia di
Flegrei, il Parco Nazionale del Vesuvio, Napoli può essere distinta nelle macro-
i siti archeologici di Pompei, Ercolano e aree mostrate in tabella 1.40.

MACRO - AREE COMUNI


Comune di Napoli Napoli
Area flegrea Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto
Area Vesuviana Boscoreale, Boscotrecase, Castellammare di Stabia, Cercola, Ercolano, Massa di
costiera Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, San
Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunzia-
ta, Torre del Greco, Trecase
Penisola Sorrentina Agerola, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massalubrense, Meta di Sorrento,
Piano di Sorrento, Pimonte, Santa Maria La Carità, Sant’Agnello, Sant’Antonio Abate,
Sorrento, Vico Equense
Isole del Golfo Capri, Ischia e Procida Tabella 1.40
Macro- aree turistiche Provincia
Area Nolana Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Marigliano, Nola, di Napoli, anno 2008 (Fonte: Ptcp
Roccarainola, San Paolo Belsito, San Vitaliano, Saviano, Scosciano, Tufino, Visciano Provincia di Napoli)

Per quanto riguarda la localizzazione che dispongono di 19.199 posti-letto.


nelle varie aree, circa il 70% dei posti I comuni nei quali si riscontra il numero
letto si concentrano nel sistema delle maggiore di alberghi sono Napoli (140)
isole e nella penisola sorrentina. La città e Forio (103); mentre il maggior nume-
di Napoli ne conta circa il 18%, mentre ro di esercizi complementari è localizza-
l’area vesuviana, pur con la presenza di to a Napoli (205).
Pompei e della stazione termale di Ca- La percentuale relativa al numero di al-
stellammare di Stabia, vanta poco più berghi della provincia di Napoli è pari al
del 7% della capacità ricettiva dell’inte- 56% dell’offerta ricettiva campana e al
ra provincia. 2,6% dell’offerta nazionale, mentre la
Nel dettaglio, l’offerta ricettiva della percentuale degli esercizi complemen-
provincia di Napoli è di 902 esercizi al- tari (campeggi e villaggi turistici, alloggi
berghieri che dispongono di 62.598 po- in affitto, alloggi agro-turistici, bed and
sti-letto e di 688 esercizi complementari breakfast) è pari al 37% dell’offerta re-

41
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gionale e allo 0,7% di quella nazionale. zi complementari è presente nelle loca-
Il maggior numero di alberghi ed eserci- lità marine (tabella 1.41).

Totale Totale esercizi


Circoscrizione turistica Tipologia località
alberghi complementari
Barano d’Ischia, Capri-Anacapri, Forio, Ischia, Poz-
zuoli, Procida, Serrara Fontana, Sorrento-Sant’Agnel- Località marine 451 281
lo, Vico Equense
Tabella 1.41 Casamicciola Terme,Castellammare di Stabia, Lacco
Località termali 105 20
Offerta ricettiva degli esercizi Ameno
alberghieri e complementari nella
Città di interesse
provincia di Napoli per tipo di località, Napoli, Pompei 163 216
storico artistico
anno 2007 (Fonte: Istat)

Dall’analisi del flusso turistico relativo • Napoli (città): 850.643, di cui


all’anno 2007 emerge che le circoscri- 450.851 italiani e 399.792 stranieri
zioni turistiche che hanno registrato il • Sorrento-Sant’Agnello: 478.707, di
maggior numero di arrivi (numero di cui 108.685 italiani e 370.022 stra-
turisti italiani e stranieri ospitati negli nieri
esercizi alberghieri e complementari) • Ischia: 178.231, di cui 146.465 ita-
sono (figura 1.25): liani e 31.766 stranieri.

Figura 1.25
Arrivi (n.)negli esercizi alberghieri
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)

Figura 1.26
Arrivi negli esercizi complementari
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)

42
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Arrivi in esercizi complementari (figura • Napoli (città): 35.250., di cui 10.951
1.26) italiani e 24.299 stranieri
• Sorrento: 42.206, di cui 8.933 italia- • Pompei: 19.871, di cui 9.016 italiani
ni e 33.273 stranieri e 10.855 stranieri.

ITALIANI STRANIERI TOTALE


Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Provincia di Napoli 1.549.459 5.481.191 1.394.856 5.387.614 2.944.315 10.868.805 Tabella 1.42
Campania 2.776.974 11.401.321 1.847.380 8.373.421 4.624.354 19.774.742 Arrivi e presenze negli esercizi ri-
cettivi nella provincia di Napoli, anno
Italia 53.276.961 213.176.071 42.873.122 163.465.680 96.150.083 376.641.751 2007 (Fonte: Istat)

SCHEDA TEMATICA
AREE COSTIERE AD ALTA CRITICITÀ
L’analisi integrata dell’assetto geomorfologico, degli aspetti fisiografici e sedimentologi-
ci, dei caratteri meteomarini e delle tendenze morfoevolutive del paesaggio costiero della
Campania, ha permesso di focalizzare le strette relazioni tra fenomeni naturali, insediamenti
antropici e le perturbazioni agli equilibri ambientali, relativamente ai 409 chilometri di costa,
causate negli ultimi 50 anni o tuttora potenziali.
Le coste campane sono formate per il 60% da ripide falesie, per il 40% da litorali sabbiosi
sottesi alle piane alluvionali dei principali fiumi (Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Bussento,
Mingardo) e, in minor grado, da spiagge ciottolose di fondo cala (pocket beaches). I principali
litotipi, che formano sia le coste alte rocciose che quelle basse clastiche, sono soprattutto di
natura carbonatica (calcari, dolomie, arenarie), subordinatamente vulcanica (lave, piroclasti-
ti, tufi) e terrigena (flysch calcareo-marnoso-argilloso) e soltanto in minima parte metamor-
fica (scisti, cataclasiti).
La complessa storia geologica regionale e la diffusa presenza di litotipi a differente resi-
stenza all’erosione hanno conferito al paesaggio costiero un’elevata variabilità morfologica,
per lo più connessa a processi d’erosione morfoselettiva, caratterizzata da un alto grado di ir-
regolarità fisiografica e frammentazione connesso all’alternanza di ripidi promontori rocciosi,
estesi litorali sabbioso-ciottolosi, esigue spiagge ghiaiose, ampi golfi, baie, calette, faraglioni,
scogli e isole, queste ultime in prevalenza di genesi vulcanica e sedimentaria.
In particolare, circa 45 chilometri di litorale - che rappresentano un’area a rilevante valore
economico, spesso di elevato pregio geoambientale e ad alta naturalità - risultano attualmen-
te in erosione.
Le zone di criticità sono state identificate con un approccio metodologico sistemico ba-
sato sulla suddivisione della costa in unità fisiografiche e geomorfiche caratterizzate da 3
differenti morfotipi: litorale, falesia e tecnocosta. Entro questi morfotipi, mediante una matri-
ce d’interazione causa/effetto, sono stati parametrizzati semi-quantitativamente 6 principali
geoindicatori (erosione, esondazioni fluviali, mareggiate, frane, sismicità e vulcanismo, opere
e attività antropiche) e i loro tempi di ritorno (<2, <5, <10, >10 anni).
L’analisi è stata condotta nell’arco di 1 anno in 2 fasi, così articolate:
• reperimento e lettura critica della letteratura inerente la dinamica litoranea, finalizza-
ta al censimento e alla caratterizzazione delle aree costiere con focus d’erosione
• analisi su piattaforma GIS (Geographic information system) di aerofotogrammetrie e
basi cartografiche, sia storiche sia recenti, progetti locali e regionali sulle aree mari-
no-costiere redatti da o proposti a enti e centri di ricerca.
I risultati, sintetizzati nella restituzione di cartografia geotematica, consistono nell’iden-
tificazione delle zone costiere ad alta criticità, su quali orientare i successivi monitoraggi e
interventi mitigativi dei fenomeni di dissesto, nell’ambito della gestione integrata della fascia
costiera.
Infatti, in base all’analisi dei fattori di criticità costiera, delle caratteristiche fisico-clima-
tiche e meteomarine, dei geoindicatori identificati e dei rispettivi tempi di ritorno basati su
modelli matematici, nonché dei processi recenti o attivi nelle varie unità geomorfiche che
compongono la costa campana, sono state individuate alcune zone definite ad alta criticità.
Queste sono interessate da intensi fenomeni d’erosione o d’instabilità a seguito dell’azione
di una serie di processi naturali e della pressione antropica, attivi sia lungo i litorali sabbiosi
che nei tratti di falesia.
Tali zone ad alta criticità sono distribuite nel litorale domitio, nella costa vesuviana, nella
penisola sorrentina, nel golfo di Salerno e nel promontorio del Cilento. In accordo con le

43
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

linee guida dettate dai progetti europei INTERREG MESSINA e DEDUCE, che raccomandano
di applicare gli indicatori per valutare l’incidenza dei fenomeni d’erosione e di dinamica mor-
fologica dei litorali nella gestione integrata e gli ordinamenti compartimentali della Regione
Campania, è stato sviluppato un progetto di monitoraggio che prevede analisi di dettaglio,
dalla grande alla piccola scala, sia a mare che a terra, mediante tecniche di rilevamento diffe-
renziate in base ai vari morfotipi costieri.
Il monitoraggio a grande scala consente, in particolare, di avere informazioni periodiche
per territori ampi con risoluzioni ottimali mediante tecniche di controllo satellitari e aeree,
quali il telerilevamento SPOT e QuickBird, l’interferometria con radar aereotrasportato, il Li-
DAR, il sistema SHOALS e l’uso di aerofotogrammetrie georeferenziate. In tal caso, per estesi
litorali si può valutare l’evoluzione della linea di riva, dei sistemi di foce, delle dune costiere e
dei retrostanti ambienti salmastri (lagune) o dolcicoli (stagni, laghi).
Lungo le coste alte e rocciose, invece, si possono osservare le variazioni delle falesie, i
fenomeni d’instabilità in atto o quiescenti (frane, dissesti idrogeologici) e lo scalzamento al
piede per opera del moto ondoso e delle tempeste marine.
Infine, per il monitoraggio a piccola scala delle spiagge sabbiose e/o ciottolose sono indi-
cati il DGPS (Differenzial Global Positioning System), la tecnica multifotogrammetrica ARGUS,
le indagini e osservazioni dirette sul campo.
Completano il progetto di monitoraggio delle aree costiere identificate ad alta criticità, le
seguenti azioni:
• l’analisi dei caratteri meteomarini
• l’analisi degli aspetti morfobatimetrici
• l’analisi delle caratteristiche sedimentologiche
• la restituzione di cartografia geotematica bi/tridimensionale
• la costruzione di verosimili scenari d’impatto futuri, a breve e medio periodo
• la valutazione della pericolosità geomorfologica nelle fasce costiere
• la modellizzazione di DSM (Digital surface model), DTM (Digital terrain model) e DEM
(Digital elevation model) in ambiente GIS
I risultati di queste specifiche indagini, supportate in mare da una navetta oceanografica e
da natanti di appoggio e in laboratorio da software dedicati per l’elaborazione dei dati basati
sull’utilizzo di matrici d’interazione e sofisticati modelli numerici, vertono alla conservazione
o rinaturazione dei siti costieri d’interesse. Questi interventi, realizzabili applicando criteri
d’ingegneria naturalistica e bioarchitettura per la mitigazione dei fenomeni d’erosione e dis-
sesto idrogeologico in atto e per la prevenzione di quelli potenziali, ricadono nell’ambito della
più ampia gestione integrata della zona costiera (ICZM) della Campania.

Il sistema infrastrutturale
L’attuale configurazione del sistema le alcune aree rispondono a esigenze
dei trasporti a servizio del territorio prioritariamente residenziali (es. area
provinciale di Napoli è frutto di un’in- giuglianese) mentre altre si caratteriz-
frastrutturazione che, in modo più o zano per la presenza di poli di attrazio-
meno costante, ha innervato gran par- ne di carattere industriale, terziario o
te del territorio metropolitano, sia con commerciale.
opere ferroviarie che con grandi arterie Tale situazione si accompagna a un di-
stradali. La rete ferroviaria che serve il segno della rete stradale primaria che
territorio provinciale è oggi oggetto di consente buoni spostamenti sulle lun-
profonde trasformazioni, per la realiz- ghe distanze, divenendone contem-
zazione di nuove tratte ferroviarie, per poraneamente causa ed effetto e de-
la trasformazione del passante ferro- terminando una crescita esponenziale
viario napoletano in metropolitana; degli spostamenti. Tuttavia, a causa
per l’attivazione di nodi intermodali della impossibilità dei tessuti urbani
nell’area del capoluogo che consen- storici di accogliere un eccessivo nu-
tiranno di mettere in rete gran parte mero di auto, nascono gravi disagi in
delle infrastrutture ferroviarie. termini di traffico e di inquinamento
L’attuale assetto territoriale della pro- nei centri urbani.
vincia si caratterizza non solo per il La rete viaria statale al 2007 consta
ruolo dominante del capoluogo ma di 151,20 Km e quella provinciale di
anche per una zonizzazione nella qua- 651 Km. I grandi assi autostradali che

44
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
attraversano il territorio provinciale dalla tangenziale di Napoli, dall’asse
garantiscono buoni collegamenti con il Mediano e dalla Ss 162 (connessione
resto del paese e con i principali termi- trasversale tra l’area domizia e l’area
nali (aeroporto di Capodichino e por- nolana), oppure dalla Ss 268 a servizio
to di Napoli), con la particolarità del dell’area vesuviana.
tracciato Napoli-Pompei, a servizio di La provincia di Napoli soffre di una no-
un’utenza locale e con funzioni più vi- tevole congestione per la elevata den-
cine a un’arteria urbana che a un asse sità del sistema insediativo e l’elevata
autostradale. concentrazione delle attività centrali.
Oltre al sistema autostradale sono Questo provoca una concentrazione
presenti una serie di superstrade che dei flussi verso il centro del capoluogo
connettono l’intera rete; funzioni di con una prevalenza dell’uso dei mezzi
particolare rilevanza per la distribuzio- di trasporto privato (figura 1.27 e ta-
ne dei flussi veicolari vengono assolte bella 1.43).

Figura 1.27
Occupati (%) della provincia di
Napoli che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte: Istat -
Censimento 2001)

Mezzo utilizzato
Mobilità Treno, tram, Autobus/ Auto Altro
Motocicli Bicicletta A piedi Totale
metropolitana filobus privata mezzo
Tabella 1.43
Urbana 11.341 33.256 151.620 22.046 2.592 2.085 91.144 314.084
Numero di spostamenti casa-lavoro
Extraurbana 17.043 16.294 160.619 7.919 738 2.097 2.749 207.452 per luogo di destinazione nella
Extraprovinciale 865 1.789 21.430 221 82 106 77 24.570 provincia di Napoli, anno 2001
Extraregionale 969 51 1.065 - - 19 - 2.104 (Fonte: Istat)

La provincia di Napoli consta di un por- mento del traffico merci e passeggeri


to che ha una lunghezza di accosti pari negli anni 2007 e 2008 e la differenza
a circa 12,5 chilometri, analogamente in termini percentuali sono rappresen-
la superficie dei piazzali è “appena” di tati nella tabella seguente.
0,45 milioni di metri quadri. L’anda-

2007 2008 DIFFERENZA


(n.) (n.) (%)
Passeggeri 5.951.141 6.010.543 1,0
Automobili 199.887 201.569 0,8 Tabella 1.44
Traffico nel Golfo di Napoli, anni
Automezzi commerciali 118.085 120.569 2,1
2007-2008 (Fonte: Autorità portuale
Container 460.812 481.521 4,5 di Napoli)

45
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
ANALISI A SUPPORTO DEL PIANO ENERGETICO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

I Piani energetici per l’uso razionale dell’energia nascono dall’analisi della struttura ener-
getica di un territorio e rappresentano uno strumento indispensabile per dar vita a una pro-
grammazione, di medio-lungo periodo, degli interventi da realizzare al fine di gestire la do-
manda e pianificare l’offerta di energia. La finalità della fase di analisi é quella di fornire gli
elementi essenziali per la definizione del Piano, con l’obiettivo di individuare gli interventi in
grado di consentire un risparmio energetico, un miglioramento del servizio agli utenti e, al
tempo stesso, uno stimolo all’economia e all’occupazione, nel rispetto del contenimento delle
emissioni di gas serra.
Le attività finalizzate alla realizzazione della fase di analisi a supporto del Piano energetico
della provincia di Napoli sono state avviate nel 2006, a seguito di una convenzione stipulata
(19) Dipartimento di ingegneria tra Arpac e Seconda Università degli studi di Napoli19. Le analisi realizzate hanno permesso
dell’informazione, Dipartimento di di elaborare dati relativi alla stima del fabbisogno energetico e al bilancio delle emissioni
ingegneria aerospaziale e meccanica, complessive. In particolare:
Dipartimento di scienze ambientali 1. Stima del fabbisogno energetico
• evoluzione dei consumi di energia dal 1994 al 2006, rappresentati per vettore
energetico, per settore e totali
• ripartizione dei consumi di energia per uso civile, per vettore energetico e per
settore
• ripartizione dei consumi di energia per uso agricolo e industriale, per vettore
energetico e per settore
• ripartizione dei consumi per vettore energetico, per tipologia di trasporto (pub-
blico o privato).
(20) CO2 equivalente: si considera l’ef- 2. Bilancio delle emissioni complessive20
fetto complessivo dei gas ad effetto • evoluzione delle emissioni dal 1994 al 2006, rappresentate per settore, per fonte
serra utilizzando una scala relativa e totali
del loro potenziale di riscaldamento
• evoluzione delle emissioni negli usi civili per vettore energetico
globale in cui il valore per l’anidride
carbonica è assunto pari all’unità (CO2
• evoluzione delle emissioni nelle attività produttive complessive e per vettore
equivalente: CO2eq) energetico
• evoluzione delle emissioni nei trasporti, complessive e per vettore energetico
I dati sono stati raccolti consultando fonti istituzionali quali Terna, Provincia di Napoli, Co-
mune di Napoli, Ministero dello sviluppo economico, Regione Campania, Gestore della rete
elettrica e aziende private quali Snam Rete Gas, NapoletanaGas ed Enel.
Le elaborazioni effettuate sono state eseguite seguendo le indicazioni dell’Intergover-
nmental panel on climate change (IPCC).

Sintesi dei risultati


Il fabbisogno energetico è stato stimato analizzando l’evoluzione dei consumi di energia
negli ultimi anni, ripartiti per vettore energetico (energia elettrica, olio combustibile, gas me-
tano, gpl, gasolio, benzine, cherosene) e per settore (agricoltura, industria, terziario, domesti-
co). I dati sono stati raccolti per gli anni 1994-2006, in modo da poterne analizzare il trend.
In figura 1.28 vengono presentati i dati relativi al consumo di combustibili per la provincia
di Napoli e si può affermare che il consumo si è mantenuto sostanzialmente invariato nel
corso dell’arco di tempo considerato, attestandosi attorno ai 2.500 ktep annui.

Figura 1.28
Consumi di combustibili nella
provincia di Napoli

46
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.29
Consumi di energia elettrica nella
provincia di Napoli

In figura 1.29 sono riportati i consumi di energia elettrica (mlnkWh) negli anni 1994-2006.
È possibile osservare che i consumi hanno avuto un lieve trend decrescente fino al 1996
per poi iniziare a crescere. Le fluttuazioni fatte registrare in alcuni anni sono la risultante
di tendenze contrapposte da parte di alcuni dei settori di consumo. Dai dati suddivisi per
usi finali, il settore terziario espande il proprio fabbisogno assieme a quello domestico, a
svantaggio del comparto industriale, i cui consumi si sono attestati per l’anno 2006 a quota
1.800 milioni di chilowattora.
A partire dai dati di consumo sono presentati i risultati ottenuti dalla valutazione delle
emissioni di CO2 equivalente in atmosfera, tenendo presente che il settore domestico e
quello terziario sono stati inglobati nella voce “usi civili”.
Tutti i risultati sono presentati in diagrammi con scale di valori assoluti o in percentuale
sul totale.

Figura 1.30
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton

Il primo diagramma, riportato in figura 1.30, è relativo al contributo totale delle emissio-
ni di CO2 equivalente in funzione degli anni, a partire dal 1994 fino al 2006.
Una prima considerazione generale è che le emissioni stimate per la provincia di Napoli
rappresentano circa il 2,3% del contributo nazionale (pari a circa 507.000 kton di CO2eq, fonte
Annuario dati ambientali Apat 2006). Tale contributo si spiega se si tiene conto sia delle
notevoli emissioni generate dalle attività antropiche nella città di Napoli, che dell’elevatis-
sima densità abitativa della provincia di Napoli, condizione che comporta notevoli consumi
sia elettrici che termici, oltre che un grosso contributo alle emissioni di gas serra da traffico
veicolare.
Se invece si considera il contributo di CO2eq procapite21, si ottiene un valore di emissione (21) Al censimento Istat 2001 il nume-
procapite di CO2eq pari a circa 4 tonnellate/procapite, che è molto più basso della media ro di abitanti nella provincia di Napoli
nazionale (circa 9 tonnellate/procapite). Questo dato fornisce una chiara indicazione di una è pari a 3.059.196
situazione sociale, economica e industriale di disagio, ma anche della caratteristica peculiare
del territorio provinciale di Napoli che ospita pochi siti di produzione di energia a grande
impatto dal punto di vista delle emissioni di gas serra. Inoltre risulta evidente (figura 1.30)
che la quantità di emissioni in atmosfera, in termini di CO2eq, è rimasta pressoché costante
negli ultimi 12 anni.

47
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 1.31
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton, suddivise per i
tre macrosettori considerati

Figura 1.32
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nel corso degli
anni

I grafici in figura 1.31 e 1.32 evidenziano il motivo di tale comportamento, che è dovuto
a diversi effetti combinati: un incremento negli anni delle emissioni nel settore usi civili, una
diminuzione consistente del settore attività produttive e un andamento pressoché costante
nel settore trasporti.
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli settori (figura 1.33), si nota che, per quasi tutti
gli anni, poco più del 10% delle emissioni è dovuto al settore attività produttive, mentre più
dell’87% del contributo alle emissioni viene dal settore civile e dal settore trasporti.

Figura 1.33
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nell’anno 2006
Ad esempio, nel 2006, la ripartizione percentuale delle emissioni per settore ammonta
al 46% per gli usi civili, al 41% per il trasporto e soltanto al 13% per le attività produttive (fi-
gura 1.33). La crescita delle emissioni nel settore usi civili può essere compresa dal crescente
utilizzo, negli ultimi anni, dell’utilizzo di climatizzatori per il raffreddamento estivo (special-
mente nel terziario) e dall’esigenza di riscaldamento invernale negli ambienti domestici e
del terziario.

48
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Consideriamo ora le emissioni totali di CO2eq al variare dei vettori energetici, presentati
nei valori assoluti in figura 1.34 e nel loro peso percentuale sul totale in figura 1.35.

Figura 1.34
Andamento annuale delle
emissioni totali di CO2eq in kton,
suddivise per i vettori energetici
considerati
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli vettori (figura 1.35), si nota come la maggior
parte del contributo è dato dal vettore energia elettrica (con circa il 40% sul totale) mentre
quasi nessun contributo, soprattutto negli ultimi anni, è dato dall’olio combustibile. Ridotto
è anche il contributo del GPL (6-7%), mentre nel corso degli anni il contributo alle emissioni
legato ai vettori gas naturale, gasolio e benzina è stato pressoché costante (intorno al 20%
per tutti e tre). È però da notare che, a partire dal 2003, si riconosce un trend crescente sia
del gas naturale (grazie alla diffusione della rete di fornitura domestica del metano) che del
gasolio (grazie all’uso sempre maggiore che si fa di auto diesel), che hanno entrambi supera-
to in percentuale il contributo del vettore energetico benzina.

Figura 1.35
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali nel
corso degli anni

In figura 1.36 è presentato il contributo percentuale per singolo vettore energetico per
l’anno 2006, che conferma le considerazioni fatte sopra.

Figura 1.36
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali
nell’anno 2006

49
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Provincia di Salerno
Il sistema insediativo
(22) Dati Istat 2008 La provincia di Salerno, con i suoi primo gennaio 200822. L’andamento
158 comuni, occupa una superficie della popolazione residente dal 2002
territoriale pari a 4918 chilometri al 2007 evidenzia complessivamente
quadrati con 1.102.629 residenti al un deciso incremento demografico.

Figura 1.37
Andamento demografico della
provincia di Salerno. Numero di
residenti nel periodo 2002-2007
(Fonte: Istat)

Di seguito si riporta la tabella relativa grati negli stessi anni. In perfetta sin-
al bilancio demografico riferita sem- tonia con il precedente dato, riferito
pre agli anni 2002-2007. A tal scopo all’andamento demografico nel 2007,
sono stati analizzati il saldo naturale, si nota un incremento della popola-
scaturito dalla differenza tra nati vivi e zione da attribuirsi, in gran parte, a
defunti, e il saldo migratorio, espresso un aumento dell’immigrazione prove-
come differenza tra immigrati ed emi- niente dall’estero.

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Saldo Naturale 1.447 1.125 1.327 767 1.015 209
Saldo Migratorio interno -2.661 -1.900 -2.038 -1.512 -3.331 -2.540
Saldo Migratorio con l'estero 1.299 4.318 5.902 1.850 1.115 6.783
Tabella 1.45 Saldo Migratorio per altri motivi 2.494 3.476 1.804 59 4 8.440
Popolazione residente e bilanci
demografico della provincia di Saldo Migratorio totale 1.132 5.894 5.668 397 -2212 12.683
Salerno nel periodo 2002-2007 Popolazione totale 1.075.756 1.082.775 1.089.770 1.090.934 1.089.737 1.102.629
(Fonte: Istat)

Il censimento Istat del 2001 fotogra- della soglia dimensionale dei 5.000 re-
fa situazioni di accentuato squilibrio sidenti, dall’incremento, sia pure non
espresse dall’elevata quota di comu- rilevante, del numero di comuni con
ni con peso demografico inferiore a più di 20.000 residenti. Più della metà
3.000 residenti (circa il 56% del totale), della popolazione provinciale risiede
dal persistente impoverimento che ca- in soli tredici comuni.
ratterizza parte dei comuni al di sotto

50
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano

Figura 1.38
Distribuzione dei comuni per classi di
ampiezza demografica in provincia di
Salerno, anno 2001 (Fonte: Istat)

Nel decennio 1991-2001 si è assistito dalla variazione della superficie agri-


a un decremento demografico che ha cola totale (SAT) risultante dagli ultimi
interessato alcuni dei comuni maggio- due censimenti Istat dell’agricoltura,
ri. Il capoluogo ha fatto registrare un da cui emerge una riduzione della SAT
decremento del 7,2%, ma anche in pari a circa l’8,5% (-31.226,83 ettari).
alcuni comuni di media grandezza de- I maggiori decrementi, in valore asso-
mografica sono emersi segnali di crisi, luto maggiori di 1.000 ettari, hanno
espressi o dal decremento del numero interessato il territorio dei comuni di
di residenti (Nocera Inferiore, Pagani Campagna, Sala Consilina, Vallo della
e Sarno) o dall’assenza di significative Lucania, Roccadaspide, Vibonati, Teg-
variazioni (Cava de’ Tirreni e Angri). giano, Centola, San Gregorio Magno,
Si sono evidenziate, invece, come prin- Capaccio, Mercato San Severino, Pi-
cipali direttrici di crescita demografica sciotta; decrementi consistenti (mag-
quelle della valle della Irno e dell’area giori di 500 ettari) si sono realizzati
dei Picentini, a cui si sono connessi a anche in altri comuni, tra i quali Batti-
nord-ovest la direttrice di incremento paglia, Salerno, Montecorvino Rovella,
dell’area tra Mercato San Severino e Pontecagnano Faiano, Ascea, Pellez-
Castel San Giorgio e l’ambito Scafati- zano. Se si considera il valore percen-
San Valentino Torio; si sono poi aggan- tuale del decremento rispetto al 1990
ciate a sud l’area in crescita della piana emergono, con una riduzione della SAT
del Sele e la fascia costiera di Agropoli. superiore al 30%, alcuni comuni del-
Le dinamiche di crescita demografica la Costiera amalfitana (Cetara, Vietri
hanno disegnato in sostanza un vasto sul Mare, Furore, tutti con valore su-
ambito che dal confine occidentale periore al 40%), dell’area salernitana
con la provincia di Avellino e, alme- (Salerno, Pellezzano e Pontecagnano
no in parte, da quello con la provincia Faiano), dell’ambito nord-occidentale
di Napoli, si è esteso a comprendere (Baronissi, Mercato S.Severino, Sarno),
alcuni comuni costieri; a esso si sono del Cilento costiero e interno (Vibo-
aggiunti situazioni locali di incremento nati, Centola, Castellabate, Pisciotta,
demografico, sia pure contenuto, di al- Montano Antilia e Vallo della Luca-
cuni comuni limitrofi o prossimi a poli nia), del Vallo di Diano (Sala Consilina).
urbani, indotte dalle dinamiche del Gran parte dei comuni interessati da
centro maggiore. una riduzione della SAT superiore al
Una descrizione relativa all’uso del 20% ricade nell’agro nocerino-sarnese
suolo nel decennio 1990-2000 è pos- e nell’area a nord del capoluogo. Per
sibile assumendo due diversi indicato- quanto riguarda la Superficie agricola
ri. Il primo indicatore è rappresentato utilizzata (SAU), il decremento relativo

51
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
all’intero territorio provinciale nello Vallo di Diano e nell’Alto Sele.
stesso periodo è stato pari al 3,83%, Un altro riscontro, sia pure parziale, dei
corrispondente a una riduzione di recenti processi urbanizzativi si ritrova
7.706,30 ettari. nei dati relativi alla produzione di edi-
Il secondo indicatore è rappresentato lizia abitativa del decennio 1991-2001.
dall’incremento del suolo urbanizzato In tale periodo l’incremento del nume-
risultante dalla comparazione tra la ro complessivo di abitazioni, rispetto
(23) Il programma CORINE (COoRdi- Corine Land Cover23 del 1990 e quel- al 1991, è stato pari a circa il 10,64% e
nation del’INformation sur l’Environ-
ment), varato dal Consiglio delle Co- la del 2000, che risulta pari al 4% cir- quello relativo al numero complessivo
munità Europee nel 1985, ha lo scopo ca; la superficie complessiva dei suoli di stanze è stato pari a circa l’8,23%.
di verificare dinamicamente lo stato
dell'ambiente nell'area comunitaria,
agroforestali che sono stati urbanizzati Entrambi i valori, pur sensibilmente in-
al fine di orientare le politiche comuni, nel periodo considerato è di circa 703 feriori a quelli (rispettivamente 28,4%
controllarne gli effetti, proporre even- ettari. Altre indicazioni circa i processi e 33,38%) registrati nel decennio pre-
tuali correttivi. All'interno del program-
ma CORINE, il progetto CORINE-Land
urbanizzativi derivano dai dati dei cen- cedente, denotano tuttavia la presen-
Cover (CLC) è specificamente destinato simenti Istat. La valutazione del grado za di dinamiche ancora accentuate di
al rilevamento e al monitoraggio delle di urbanizzazione dei comuni effettua- consumo di suolo.
caratteristiche di copertura e uso del
territorio, con particolare attenzione ta sulla base dei dati 2001 evidenzia il Quanto a comuni dotati di uno stru-
alle esigenze di tutela ambientale massimo grado (da 2,36 a 3,03) per la mento urbanistico generale, la provin-
fascia di territorio che da Battipaglia cia di Salerno detiene il primato regio-
si estende verso il capoluogo e l’Agro nale sia in percentuale (il 95,8%) che
Nocerino Sarnese; un grado medio (da in valore assoluto: 139 comuni hanno
1,68 a 2,35) per la valle dell’Irno, l’area un Prg (Piano regolatore generale) o
dei Picentini, parte della piana del Sele un PdF (Programma di fabbricazione);
e dei comuni interni a essa prossimi, la maggior parte di questi piani, però,
alcuni comuni del Cilento costiero, la sono vigenti da più di 10 anni, mentre
costiera amalfitana; il grado di urba- l’assenza di qualsiasi strumentazio-
nizzazione più basso (da 1 a 1,67) inte- ne derivante dalla Legge regionale n.
ressa il territorio dei restanti comuni, 16/2004 riguarda l’estensione territo-
(24) Dati del Dipartimento di ingegne- generalmente ubicati nel Cilento, nel riale più elevata24.
ria civile dell’Università di Salerno,
“Rapporto sull’evoluzione e lo stato
della pianificazione urbanistica gene-
rale nei comuni della Regione Campa- Il sistema produttivo
nia”, 2005 Come si apprezza dalla tabella, il Pil la variazione del Pil pro capite in pro-
pro capite nella provincia di Salerno vincia di Salerno è in controtendenza
ha subito dal 2005 al 2007 un decre- rispetto alla Campania e all’Italia, dato
mento del 5,63%, che sostanzialmente che in ambito regionale e nazionale il
ha allineato il dato provinciale a quello dato è cresciuto.
regionale. Nello stesso triennio, però,

Anno Provincia di Salerno Campania Italia


Tabella 1.46
Prodotto interno lordo pro capite 2005 17.325 16.185 24.152
della provincia di Salerno negli 2006 16.657 16.345 25.031
anni 2005-2007, in euro (Fonte:
2007 16.351 16.570 25.861
Unioncamere-Tagliacarne)

Il benessere economico pro capite il mercato del lavoro, il tasso di disoc-


espresso in termini di ricchezza per cupazione nella provincia resta più
abitante, ottenuto normalizzando i de- alto della media nazionale.
positi bancari per la popolazione tota- Il peso dell’industria (71.080 addetti),
le, è allineato con l’andamento tipico inferiore a quello dei servizi (126.630
dei valori medi regionali e dell’intero addetti), evidenzia un processo di ter-
Mezzogiorno attestandosi però a livel- ziarizzazione dell’economia provincia-
li ben inferiori (-28,20%) rispetto alla le, in cui risulta ancora nettamente
media nazionale. Per quanto riguarda preponderante la componente dei

52
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
servizi di tipo tradizionale (in partico- ancora una considerevole incidenza,
lare il commercio) e sostanzialmente prevedibile in una provincia il cui ter-
marginale la produzione di servizi ad ritorio è in larga parte costituito dalle
alto contenuto tecnologico. aree ad agricoltura intensiva dell’agro
La tabella 1.47 illustra il dato relativo nocerino-sarnese e della piana del
al numero di imprese attive presenti al Sele. La consistenza del settore secon-
2008 nella provincia di Salerno, per i dario è ormai ridotta, a conclusione di
vari settori produttivi censiti dall’Istat. un processo di deindustrializzazione
È evidente la prevalenza del terziario, che ha origine negli anni ‘70.
anche se il settore primario mantiene

imprese al imprese al variazioni %


Settori di attività
31/12/2008 31/12/2007 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 21.185 21.592 -1,92
Alberghi e ristoranti 6.292 6.075 3,45
Altri servizi pubblici, sociali e personali 4.996 4.862 2,68
Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 7.119 6.887 3,26
Attività manifatturiere 12.227 12.392 -1,35
Commercio 36.881 36.782 0,27
Costruzioni 13.383 13.221 1,21
Energia 59 60 -1,69
Estrazione di minerali 73 78 -6,85
Imprese non classificate 8.108 7.732 4,64
Intermediazione monetaria e finanziaria 2.039 1.932 5,25
Istruzione 505 480 4,95
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 103 110 -6,80
Sanità e altri servizi sociali 739 734 0,68
Tabella 1.47
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3.966 4.008 -1,06 Imprese provinciali ripartite
Totale 117.675 116.945 0,62 per settore economico (Fonte:
Movimprese 2008)

In provincia di Salerno nel 2004 era- tri quadrati. Dal 2004 al 2009 la su-
no localizzati quattro agglomerati in- perficie destinata ad attività produt-
dustriali attrezzati per lo svolgimento tiva è aumenta, estendendosi di ben
di attività produttive, la cui gestione 11.558.000 metri quadrati nelle aree
è affidata al consorzio ASI di Salerno, di Buccino, Contursi e Palomonte.
per un’area totale di 13.420.000 me-

Superficie Superficie destinata


Nome area Comuni interessati Totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Battipaglia Battipaglia 4.500.000 3.030.000
Agglomerato di Buccino Buccino 980.000 720.000
Agglomerato di Cava de’ Tirreni Cava de’ Tirreni 2.420.000 1.330.000
Agglomerato di Contursi Contursi 228.000 -
Tabella 1.48
Agglomerato di Mercato San Severino Mercato San Severino 2.420.000 1.330.000
Aree Asi in provincia di Salerno,
Agglomerato di Palomonte Palomonte 240.000 180.000 anno 2008 (Fonte: Assessorato
all’agricoltura e alle attività produttive
Agglomerato di Salerno Salerno 4.400.000 3.200.000
della Regione Campania)

A fronte di una diffusa tendenza al ri- provinciale, per la presenza di prodot-


dimensionamento del settore, l’agri- ti tradizionali e tipici che confluiscono
coltura continua a rappresentare uno nella solida filiera agro-industriale lo-
dei comparti trainanti dell’economia cale, rappresentando una delle mag-
53
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
giori voci delle esportazioni salernita- agricola utilizzata (SAU) provinciale:
ne. Rilevante, a tale proposito, il peso • l’aumento considerevole delle
dei distretti industriali agro-alimentari superfici destinate a seminativi
della piana del Sele (in via di ulteriore (+22%)
sviluppo e trasformazione) e di Noce- • l’incremento nelle superfici desti-
ra Inferiore. Il settore agricolo incide nate a prati e pascoli permanenti
sulla ricchezza complessiva prodotta (+4,2%), che in totale rappresen-
della provincia in misura sensibilmen- tano solo il 34% della superficie
te superiore a quanto accade nell’in- agraria totale
tera Campania, nel Mezzogiorno e nel • la riduzione del numero delle
Paese. Anche la quota degli addetti del aziende con allevamenti bovini e
comparto agricolo è superiore rispetto bufalini (dato aggregato -47,3%)
alla media campana (solo la provincia e di quelle con allevamenti suini
di Benevento presenta una percentua- (-45,4%).
le più elevata di occupati in agricoltu- Nell’arco temporale considerato si evi-
ra) e a quella italiana nel suo comples- denzia una generale e significativa di-
so. Con un numero di imprese pari a minuzione sia nella Superficie agricola
83.097 nel 2000 e una sostanziale te- totale (SAT) che nella Superficie agri-
nuta con il confronto al 1990 (-0,2%). cola utilizzata. La riduzione è dovuta
Dal confronto 1990-2000 è possibile essenzialmente all’abbandono dei ter-
dedurre una diminuzione pari al -6,6% reni marginali (montagnosi e collinari)
delle colture permanenti, che rappre- e alle continue spinte insediative sul
sentano comunque le principali coltu- territorio agricolo (insediamenti, gran-
re realizzate sul territorio provinciale: di opere infrastrutturali, viabilità).
occupano infatti il 35% della Superficie

Tabella 1.49
Ettari 1990 2000 Variazioni percentuali
Superficie totale (ST) e Superficie
agricola utilizzata (SAU) in provincia di Superficie agricola totale (SAT) 374.022,86 338.012,54 -9,6
Salerno, negli anni 1990-2000 (Fonte:
Superficie agricola utilizzata (SAU) 207.446,29 193.363,25 -6,8
Istat)

Il settore turistico contribuisce in za rispetto all’andamento regionale e


modo rilevante anche all’economia soprattutto nazionale. Se guardiamo
della provincia di Salerno, che si col- alle variazioni percentuali degli arrivi
loca, per numeri di arrivi e presenze, su un orizzonte temporale più ampio
subito dopo il capoluogo partenopeo. (2003-2006), è ancora più evidente la
L’area di maggior attrazione è rap- difficoltà che vive l’offerta turistica sa-
presentata dalla Costiera Amalfitana, lernitana: nella provincia si registra un
mentre la parte interna della provin- calo del 10,1% a fronte di un aumento
cia risulta sostanzialmente esclusa dai su base nazionale del 12,5%.
grandi flussi turistici con l’eccezione La provincia di Salerno può comun-
di alcune aree ad alto valore naturali- que contare su di un sistema turistico
stico. Nonostante queste potenzialità estremamente variegato come ripor-
attrattive, il territorio ha registrato nel tato nelle tabelle seguenti relative alla
2006 un calo del 2,1% degli arrivi. Tale capacità ricettiva e ai flussi turistici per
andamento risulta in controtenden- l’anno 2007.

54
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Totale
Strutture Esercizi
Circoscrizione esercizi
Tipo di località alberghiere complementari
Turistica ricettivi
n. Letti n. Letti Letti
Amalfi Località marine 26 1.290 9 100 1.390
Cava de’ Tirreni Località collinari 5 347 15 197 544
Maiori Località marine 22 1.685 8 63 1.748
Paestum Città di interesse storico artistico 42 3.097 51 8.541 11.638
Positano Località marine 39 1.994 9 63 2.057
Ravello Località collinari 17 802 22 203 1.005
Salerno Località marine 18 1.609 13 291 1.900 Tabella 1.50
Capacità degli esercizi ricettivi per
Altri comuni
Comuni n.a.c. 313 17.501 731 45.874 63.375 tipo di alloggio, circoscrizione e tipo
Salerno
di località turistica, 2007 (Fonte: Istat
Totale 482 28.325 858 55.332 83.657 e Ept)

Esercizi ricettivi
Circoscrizione turistica Italiani Stranieri
Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Amalfi 73.094 220.539 50.917 113.812
Cava de’ Tirreni 72.094 220.539 3.742 10.742
Maiori 20.211 60.865 14.602 55.839
Paestum 59.059 401.841 21.959 104.362
Positano 21.121 74.549 59.610 208.889
Ravello 10.345 24.505 30.181 110.310 Tabella 1.51
Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi
Salerno 64.517 123.930 26.850 71.733
per italiani e stranieri, 2007 (Fonte:
Altri comuni Salerno 663.211 4.097.126 167.120 1.890.041 Istat e Ept)

Il sistema infrastrutturale
L’indice di dotazione infrastrutturale stema di trasporti influiscono il ruolo
salernitano è decisamente inferiore strategico del capoluogo, snodo es-
al valore medio regionale ma non a senziale e centro di servizi, la neces-
quello del Mezzogiorno nel suo com- sità di miglioramento infrastrutturale
plesso. delle aree fortemente urbanizzate e la
Il patrimonio esistente del sistema storica marginalità delle zone interne.
delle infrastrutture per il trasporto si In particolare per il sistema della via-
sviluppa in un territorio complesso, bilità possiamo individuare le tipologie
prevalentemente collinare, con diver- illustrate nella tabella seguente.
sificate esigenze. Sull’assetto del si-

Tipologia Percorso e denominazioni Tipologia Criticità


A3 lavori di
A3-E45 Napoli-Salerno Reggio Calabria, A30
Nazionale e ammodernamento;
Primaria Caserta-Salerno, R3-E841 Avellino-Salerno,
interregionale tangenziale cittadina di
R3-E847 Sicignano degli Alburni-Potenza
Salerno
Urbane e
extraurbane,
SS 18, 18 var, 19, 19 ter, 88, 91 var,, S.P.175, ad esempio Flusso instabile, basso
Secondaria 430, Litoranea, Bussentina, Mingardina, collegamento, comfort di marcia, degrado
Valle del sele, etc. con il Cilento, del livello di sicurezza
Agro nocerino
sarnese, etc.
Rete superata dal
Interlocale e dimensionamento attuale Tabella 1.52
Locale Strade locali extraurbane e locali
comunale del sistema insediativo e di Tipologie di strade della provincia di
mobilità Salerno (Fonte: Provincia di Salerno)

55
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La linea ferroviaria si sviluppa in una o non in esercizio, sia di numerosi pas-
linea interesse nazionale (direttrice saggi a livello.
tirrenica Napoli-Salerno-Battipaglia- La tabella seguente riporta la popola-
Sapri) due linee regionali e una rete lo- zione residente che si sposta giornal-
cale (Cancello-Mercato San Severino, mente nella provincia di Salerno. Negli
eccetera). L’intera rete è pari a 406,7 spostamenti pendolari interni ai comu-
Km, di cui solo 224 a doppio binario ni della provincia resta preponderante
elettrificato; le condizioni operative l’uso dell’auto (79,2%, di cui 58% come
dell’intera rete non sono ottimali, per conducente, e 41% come passeggero),
la presenza sia di numerosi tronchi a seguito dal trasporto pubblico su gom-
binario unico, oppure non elettrificati ma (25%).

Mezzo utilizzato
Autobus
urbano,
Auto Auto
Province Treno, tram, filobus, Autobus privata privata
Motocicletta,
Altro
corriera, ciclomotore, Bicicletta A piedi TOTALE
metropolitana aziendale (come (come mezzo
autobus scooter
Tabella 1.53 conducente) passeggero)
extra-
Numero di spostamenti giornalieri urbano
nella provincia di Salerno, per tipo di Salerno 4.134 10.458 3.4097 144.923 16.725 5.798 1.407 808 44.836 232.586
mezzo utilizzato, anno 2001 (Fonte:
Campania 38.961 65.158 11.026 661.740 71.410 39.054 7.387 6.475 189.692 1.090.903
Istat)

Per quanto riguarda il porto commer- che delle navi approdate (2.175 al
ciale di Salerno, dai dati disponibili 2005) e di container. Stabile il movi-
presso l’Autorità portuale, si evince un mento di autoveicoli (import/export)
incremento sia delle merci movimen- che lo colloca comunque a uno dei pri-
tate (più di 8 milioni di tonnellate al mi posti tra i porti italiani.
2005, raddoppiate rispetto al 2001),

56
PARTE SECONDA
QUALITÀ DELLA VITA
CAMBIAMENTI
CLIMATICI

Cambiamenti climatici

2
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Cambiamenti climatici
Dario Di Gangi, Giuseppe Onorati

HANNO COLLABORATO
per le tematiche “Telerilevamento” e “Mare” Maria Rosaria Della Rocca, Emma
Lionetti
per la tematica “Cemec” Elke Bonci, Antonio D’Ambrosio

SCHEDE TEMATICHE
Centro funzionale della Protezione Civile
Mauro Biafore e Luigi Cristiano (Regione Campania, Settore Protezione Civile)
Qualità delle acque meteoriche
Rosarita Vardaro, Gennaro Giliberti, Francesco Matarazzo
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Introduzione
A partire dagli ultimi decenni del se- sue proprietà, e che persiste per
colo scorso, a seguito dell’acquisizione un periodo esteso, tipicamente
ed elaborazione di nuovi dati climato- decenni o più
logici e paleoclimatologici, nella comu- • UNFCCC - Cambiamento del clima
nità scientifica si è diffusa la consape- che é attribuito direttamente o
volezza della presenza di cambiamenti indirettamente all'attività umana
del clima non facilmente interpretabili che altera la composizione dell'at-
come fluttuazioni naturali. In parallelo, mosfera globale e che si somma
in ambito politico è stata portata all’at- alla variabilità naturale del clima
tenzione degli stati membri dell’ONU osservata in periodi di tempo con-
l’esigenza di rivedere il modello di svi- frontabili (IPCC, 2007).
luppo socio-economico, al fine di ga- La letteratura di sintesi nel settore è
rantire il benessere a lungo termine quella elaborata dai tre gruppi di la-
della popolazione e la salvaguardia voro IPCC che pubblicano volumi te-
delle risorse naturali del pianeta. In matici, sintetizzati poi nei rapporti di
questo contesto lo studio del clima, se valutazione:
da un lato risulta essere un utile stru- • gruppo di lavoro I - The Physical
mento di comprensione dei cambia- Science Basis
menti climatici, dall'altro supporta le • gruppo di lavoro II - Impacts, Adap-
decisioni strategiche relative alla miti- tation and Vulnerability
gazione degli effetti e all'adattamento • gruppo di lavoro III - Mitigation of
ai cambiamenti climatici stessi. Climate Change.
A livello internazionale il riferimento Nel 2007 l’IPCC ha pubblicato il Quarto
per i cambiamenti climatici è l'Intergo- rapporto “Climate Change 2007 AR4”
vernmental panel on climate change elaborato, su base volontaria non re-
(IPCC), istituito dagli organismi ONU, tribuita, da studiosi provenienti da
WMO (Organizzazione meteorologica tutti i paesi aderenti all’ONU, libera-
mondiale) e UNEP (Programma am- mente disponibile sul sito dedicato1 e
bientale delle Nazioni unite) nel 1988. pubblicato a stampa. Il rapporto AR4- (1) http://www.ipcc.ch
Nel 1992, sulla base del Primo report IPCC è il risultato di sei anni di lavoro
IPCC, gli stati membri delle Nazioni con il coinvolgimento di:
unite hanno adottato la Convenzio- - 800 autori, che hanno contributo alla
ne quadro sui cambiamenti climatici stesura dei capitoli nei tre gruppi di la-
(UNFCCC) che, a seguito del Protocollo voro
di Kyoto del 1997, è divenuta la base - 450 autori responsabili di capitoli,
condivisa in materia. In questo conte- che hanno coordinato il lavoro di fina-
sto l’IPCC svolge il ruolo di istituzione lizzazione dei capitoli
di riferimento internazionale ufficia- - 2.500 revisori, che hanno commenta-
le per la valutazione del clima e delle to e revisionato i capitoli elaborati.
emissioni di gas climalteranti. Per faci- Il rapporto è stato considerato un
litare la lettura del capitolo si riporta- contributo fondamentale per la co-
no le due definizioni di cambiamento operazione fra i popoli e ha favorito
climatico rispettivamente dell’IPCC e l’assegnazione all’IPCC, insieme all’ex
dell’United nations framework con- vicepresidente americano Al Gore, del
vention on climate change (UNFCCC): premio Nobel per la Pace 2007 per
• IPCC - Cambiamento nello stato «l’impegno profuso nella costruzione
del clima che può essere identifi- e nella divulgazione di una maggiore
cato per mezzo di un cambiamen- conoscenza sui cambiamenti climatici
to nella media e/o variabilità delle antropogenici e nel porre le basi per

61
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
le misure che sono necessarie per con- l'Europa meridionale e le parti dell'Eu-
trastarli». ropa centrale sono caratterizzate da
La principale conclusione del rapporto inverni più asciutti (EEA/JRC/WHO,
IPCC è che il riscaldamento del sistema 2008).
clima é inequivocabile, come risulta Oggi é diventato più semplice stimare
ora evidente dalle osservazioni degli in maniera sistematica la magnitudo
aumenti nelle temperature medie glo- dell'impatto per un range di possibili
bali dell'aria e degli oceani, dal diffuso aumenti di temperature medie globa-
scioglimento dei ghiacciai e delle nevi li.
e dall'aumento del livello medio glo- Molti di questi impatti possono esse-
bale del mare. re evitati, ridotti o ritardati, adottando
Per comprendere i meccanismi che politiche di mitigazione. Un insieme di
originano il riscaldamento globale, misure di adattamento e di mitigazio-
nelle ricerche sui gas climalteranti, ne riduce i rischi associati ai cambia-
fondamentale è stato il contributo menti climatici, quindi, la vulnerabilità
della paleoclimatologia, in particolare del sistema2.
l’analisi delle carote di ghiacci fossili I segni di questi mutamenti sono già
(2) La capacità di adattamento é l'abi- polari, che ha permesso di ricostruire evidenti nelle regioni mediterranee
lità che ha il sistema di correggere i le concentrazioni di CO2 nelle ultime e nelle zone montuose dell'Italia; an-
cambiamenti climatici (incluse le va-
riazioni e gli eventi estremi del clima) decine di migliaia di anni. che se, osservando gli eventi mete-
per moderare i danni potenziali, per Le concentrazioni in atmosfera di CO2 orologici degli ultimi mesi del 2008 e
trarre vantaggio dalle opportunità, o
fronteggiare le conseguenze. La vulne-
sono il risultato di molti processi che dell'inizio del 2009, ci si accorge come
rabilità di un sistema é il grado al qua- producono o rimuovono CO2 nel ciclo sia complesso descrivere le variabili in
le il sistema é suscettibile e inadatto a del carbonio, che descrive la circo- gioco, avendo registrato eventi estre-
fronteggiare gli effetti avversi dei cam-
biamenti climatici, inclusi le variazioni lazione di tale elemento attraverso i mi relativi ad aumenti delle precipita-
e gli eventi estremi dei cambiamenti vari compartimenti del sistema Terra. zioni e delle nevicate diffuse su tutto il
climatici. La vulnerabilità é una fun- Durante gli ultimi 10.000 anni, fino territorio.
zione del carattere, della magnitudo,
e parte delle variazioni e dei cambia- a circa 150 anni fa, le concentrazioni Altri effetti dei cambiamenti climatici
menti del clima ai quali un sistema é in atmosfera della CO2 sono rimaste nelle regioni mediterranee sono l’in-
esposto, la sua sensibilità, e la sua ca-
pacità di adattamento (IPCC, 2007)
pressoché invariate. Da allora il bru- cremento degli incendi di foreste, rac-
ciare di combustibili fossili e delle fo- colti meno abbondanti, l’incremento
reste, per cause di origine antropica, del fabbisogno idrico per l'agricoltura,
ha portato a un permanente aumento l’alto rischio di desertificazione, meno
delle concentrazioni di CO2 - con l’au- energia da fonte rinnovabile (idrico),
mento dell'effetto serra - e ai cambia- l’incremento delle morti per ondate di
menti climatici. L'aumento di emissio- calore nelle malattie veicolate, un più
ni di gas serra in atmosfera potrebbe alto rischio per la perdita della biodi-
causare un ulteriore riscaldamento e versità (EEA/JRC/WHO, 2008).
indurre dei cambiamenti nel sistema Pertanto, in base al principio di pre-
globale clima durante il Ventunesimo cauzione, occorre agire per una gra-
secolo, cambiamenti che si prospetta- duale riduzione dei gas serra di origine
no essere più importanti di quelli già antropica per cercare di stabilizzare le
osservati nel Ventesimo secolo. concentrazioni di gas serra in atmosfe-
Per altri parametri climatici, diversi ra e invertire la tendenza all'aumento
dalla temperatura, le tendenze sono dei gas serra emessi in atmosfera, in-
molto più complesse. Ad esempio, su troducendo politiche strutturali e facil-
scala europea, l'analisi delle precipi- mente adattabili ai nuovi contesti.
tazioni annuali mostra un incremento I determinanti, cioè le cause dei cam-
nel nord Europa (10-40%) e una dimi- biamenti climatici, includono le emis-
nuzione in alcune parti del sud Europa sioni di gas serra (Greenhouse gases
(fino al 20%). Le precipitazioni medie GHG), le loro concentrazioni in at-
invernali sono aumentate nella mag- mosfera, il bilancio radiativo fino ai
gior parte dell'Europa occidentale e feedback del sistema climatico. I de-
settentrionale (da 20 a 40%), mentre terminanti di origine antropica sono

62
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
legati all’andamento dello sviluppo trasporti stradali). Le emissioni di gas
socio-economico. Infatti é probabile serra pro capite variano ampiamente
riscontrare in periodi di crisi econo- tra i diversi Paesi europei, con una me-
mica una netta riduzione delle stesse dia nei EU-27 di 10,4 tonnellate di CO2
emissioni inquinanti. eq pro capite.
Nell'ambito della Convenzione quadro I meccanismi Emissions trading system
sui cambiamenti climatici (1992) e del (ETS, 2003/87/CE), relativi allo scam-
Protocollo di Kyoto 1997 (entrato in bio di quote di emissioni, e i corrispon-
vigore in Italia il 16 febbraio 2005, a denti Piani nazionali di assegnazione
seguito della ratifica formalizzata con richiederanno ulteriori importanti ri-
Legge n. 120/2002) e in relazione agli duzioni (AEA, 2009).
obiettivi previsti per il periodo 2008- Sembra che dal 2005 al 2008, secondo
2012, alcuni stati dell'Unione europea gli ultimi dati elaborati dalla Fondazio-
sono in forte ritardo e l'Italia, addirit- ne per lo sviluppo sostenibile, riporta-
tura, risulta essere uno dei paesi che ti nel “Dossier Kyoto”, le emissioni in
fino al 2005 ha aumentato le proprie Italia siano in diminuzione soprattutto
emissioni di gas serra invece di dimi- nei settori energetici.
nuirle. Tra il 1990 e il 2006 le emis- Su queste basi, il pacchetto dell'Ue
sioni di gas serra sono diminuite del per il clima e l'energia approvato nel
7,7% nei 27 stati membri dell'Unione dicembre 2008, che entrerà in vigo-
europea. Infatti, rispetto all'obiettivo re al più tardi nel 2011 con il sistema
di ridurre le emissioni GHG del 6,5% di scambio di quote di emissioni che
dal 2008 al 2012, in base alle quantità verrà modificato il 1 gennaio 2013,
emesse nel 1990, l'Italia al 2005 aveva rappresenta un importante contribu-
+12,1% (519,5 milioni di tonnellate nel to alla lotta contro i cambiamenti cli-
1990 contro 582,2 nel 2005); l'Europa, matici. Lo stesso pacchetto prevede
invece, nel 1990 si stima avesse emes- che per il 2020 si realizzino i seguenti
so 4.278,8 milioni di tonnellate contro obiettivi3: (3) http://ec.europa.eu/environment/
climat/climate_action.htm
le 4.192,0 del 2005, ottenendo una ri- • ridurre i gas a effetto serra di alme-
duzione delle emissioni del 2% rispet- no il 20% rispetto ai livelli del 1990
to all'obiettivo di riduzione del 8% da (del 30% se gli altri paesi sviluppati
raggiungere nel periodo 2008-2012 (si assumeranno impegni analoghi)
precisa che per i composti fluorurati • incrementare l’uso delle energie
l'Italia ha come base il 1990, al contra- rinnovabili (eolica, solare, biomas-
rio della maggior parte delle altre na- sa) giungendo al 20% della pro-
zioni europee che hanno il 1995). duzione totale di energia (livello
In generale le emissioni di gas serra dei attuale ± 8,5%)
27 Stati membri dell'Unione europea • diminuire il consumo di energia
sono diminuite dal 1990 al 2006, se si del 20% rispetto ai livelli previsti
fa eccezione per il settore dei trasporti, per il 2020 grazie ad una migliore
e si prevede una ulteriore diminuzione efficienza energetica.
in tutti i settori tranne che nei processi In questa relazione, per ciò che riguar-
industriali. È importante sottolineare da i gas serra sono stati utilizzati i dati
come le emissioni di CO2 degli EU-15 prodotti da Ispra e pubblicati nel sito
dai trasporti internazionali aerei e ma- Inventaria4. A tal proposito sono di-
rittimi, non compresi nel Protocollo di sponibili i dati relativi agli anni 1990,
Kyoto, aumentano del 102% e 60%, 1995, 2000, 2005 delle emissioni di (4) http://www.inventaria.sinanet.
apat.it
rispettivamente, tra il 1990 e il 2006. gas serra (CO2, CH4, N2O, HFCs, PFCs,
Rispetto ai gas serra emessi a livello SF6) disaggregati a livello provinciale e
globale le emissioni di gas serra dei per settore economico (SNAP 97-CO-
27 stati membri dell'Unione europea RINAIR).
costituiscono il 10,5%. Circa l'80% di Per tale ragione in questa relazione
queste emissioni sono legate all'ener- i valori di CO2eq sono stati calcolati
gia (produzione di elettricità e calore, tenendo conto di tutti i macrosettori

63
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
economici, quando invece il protocol- Sulla base dei dati storici e di quelli
lo di Kyoto ad esempio non tiene conto degli ultimi anni sono state confron-
(5) altre sorgenti mobili e macchina- delle emissioni da trasporto off-road5. tate le misure meteoclimatiche degli
ri (trasporto aereo e marittimo, tra le Così il calcolo della CO2eq risulta sovra- ultimi tre anni (2005-2006-2007) con
altre)
stimato in relazione al raggiungimento il periodo climatologico di riferimento
degli obiettivi di Kyoto, anche in consi- (1961-1990), cercando di utilizzare le
derazione dell'aumento di questo tipo stesse stazioni ove possibile, limitando
di emissioni negli ultimi anni. i problemi di disomogeneità relativa ai
Per la valutazione del clima il riferi- metadati (posizionamento, strumen-
mento è l’Organizzazione meteorolo- tazione).
gica mondiale (WMO) che nelle nor- Gli indicatori scelti per trattare il tema
me tecniche di settore stabilisce che dei cambiamenti climatici fanno riferi-
«il clima è costituito dall’insieme delle mento alle emissioni di gas serra e agli
osservazioni meteorologiche relative a indicatori climatologici, questi ultimi
un trentennio». In ambito internazio- nell'intento di valutare gli impatti dei
nale il trentennio di riferimento è il pe- cambiamenti climatici in Campania.
riodo 1961-1990 denominato CLINO e Un’analisi sulle tendenze climatiche
adottato anche dal Servizio meteoro- nella regione, operata attraverso ela-
logico dell’Aeronautica militare nell’At- borazioni statistiche e uso di modelli
lante climatico d’Italia. per disegnare i possibili scenari, per-
Per la Campania é stato, quindi, preso metterà di ridurre gli effetti negativi
in considerazione il periodo 1961-1990 dei cambiamenti climatici e di gestire
e le relative elaborazioni sono state ef- al meglio il territorio, per far fronte a
fettuate nell'ambito della realizzazio- un problema globale che si manifesta
ne del Sistema nazionale per la raccol- in maniera potenzialmente pericolo-
ta, l’elaborazione e la diffusione di dati sa a scala locale. Di conseguenza sarà
climatologici di interesse ambientale, possibile predisporre e ottimizzare gli
denominato SCIA, coerente con i crite- indirizzi e le strategie di adattamento
ri generali adottati per l’elaborazione del territorio ai cambiamenti climatici.
e la rappresentazione degli indicatori Per valutare la preparazione del “si-
qui presentati, così come indicati dalla stema Campania” ad affrontare i cam-
Organizzazione meteorologica mon- biamenti climatici è stato considerato
diale (WMO, 1990). Per questa ragio- l'indicatore di risposta relativo agli
ne Arpac, attraverso i progetti Cemec interventi antropici per fronteggia-
e SIRA-PFR, é impegnata ad arricchire re i cambiamenti climatici e, quindi,
e migliorare la rappresentatività dei ridurre la vulnerabilità del sistema
dati climatici agevolando il flusso dei ambiente nonché adattarlo alle mo-
dati di altre reti regionali quali, ad dificate condizioni climatiche. L’indi-
esempio, quelle ereditate dal Servizio catore descrive la capacità di resistere
idrografico e mareografico nazionale ai cambiamenti del territorio tramite
(SIMN) trasferite al Centro funziona- l'indicazione delle azioni antropiche
le della Protezione Civile e quelle dei implementate in questi anni in Cam-
servizi meteorologici o agrometeoro- pania dalle istituzioni pubbliche e dagli
logici di operatività più recente. Sono attori socio-economici.
adottati, come variabili macrodescrit- I dati presentati nel presente capitolo
tive del clima in Campania, i seguenti sono organizzati nei due sottotemi:
parametri: la temperatura, le precipi- Emissioni (indicatori di pressione), Cli-
tazioni, il vento, l'umidità relativa e la ma (indicatori di stato e risposta).
copertura nuvolosa.

64
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Le emissioni di gas serra


in Campania
Le sostanze emesse nell'ambiente at- da attività antropiche, fermo restando
mosferico contribuiscono ad alterare i contributi di origine naturale nei rela-
gli equilibri dinamici del clima. Hanno tivi cicli biogeochimici.
anche altri effetti negativi sull'atmo- L'utilizzo di combustibili fossili (impian-
sfera diminuendo l’ozono stratosferi- ti per la produzione di energia, riscal-
co, generando l’acidificazione, attivan- damento domestico, trasporti) contri-
do lo smog fotochimico e alterando buisce in gran parte alle emissioni di
la qualità dell’aria. I gas serra, così anidride carbonica, così come alcuni
come definiti dal Protocollo di Kyoto, processi industriali e la deforestazio-
sono: Anidride carbonica (CO2), Me- ne; le attività agricole, il settore ener-
tano (CH4), Protossido di azoto (N2O), getico/processi industriali emettono
Idrofluorocarburi (HFC), Perfluorurati protossido di azoto e anche metano;
(PFC), Esafluoruro di zolfo (SF6). La me- quest'ultimo viene emesso anche tra-
todologia di riferimento per l'uso di mite lo smaltimento dei rifiuti; il con-
opportuni processi di stima di questi tributo generale all'effetto serra degli
gas serra è quella indicata dall’Intergo- F-gas o gas fluorurati (HFCs, PFCs, SF6)
vernmental panel on climate change è minore rispetto ai suddetti inquinan-
(IPCC). Le emissioni di gas serra sono ti e proviene da attività industriali e di
espresse in tonnellate di CO2 equiva- refrigerazione.
lente per ogni anno (tonnellate CO2eq/ Dal quadro delle emissioni totali di gas
anno). Il valore equivalente è calcolato serra a livello regionale e provincia-
moltiplicando le quantità in tonnellate le si evince che le emissioni di CO2eq
di gas serra emesse per il Global war- in Campania, nel periodo che va dal
ming potential (GWP), potenziale di 1990 al 2005, si sono ridotte del 17%
riscaldamento globale di ogni specie risultando in controtendenza con il
in rapporto al potenziale dell’anidride trend nazionale. La ragione di questa
carbonica. tendenza alla riduzione delle emissio-
Valutare il ruolo dei processi energetici, ni di gas serra é da ricercarsi nella crisi
industriali e non industriali, dell'agri- produttiva che ha investito in partico-
coltura e del ciclo dei rifiuti rispetto alle lare la provincia di Napoli nello scor-
emissioni complessive di gas serra, è il so decennio. Le emissioni di gas serra
presupposto per la definizione delle provengono prevalentemente dagli
strategie mirate a diminuire l’impatto impianti di combustione nell’industria
dell’uso dell'energia e, in genere, del- dell’energia e trasformazione combu-
le altre attività socio-economiche sui stibili, dai trasporti stradali, e da pro-
cambiamenti climatici. Inoltre l'indica- cessi di combustione dell’industria,
tore scelto per descrivere le emissioni che hanno subito ristrutturazioni, ri-
di gas serra in Campania, sia a livello conversioni e delocalizzazioni.
regionale che provinciale, disaggre- Dal 1990 al 2005 (figura 2.1) si ha una
gandole per settore, supporta la veri- netta riduzione delle emissioni di gas
fica del raggiungimento dell'obiettivo serra nella provincia di Napoli; nelle
individuato dal Protocollo di Kyoto. province di Avellino e Benevento si
Infatti, nonostante il target sia a livello registra un andamento sostanzialmen-
di Stato membro, il rispetto da parte te costante mediamente dal 1990 al
dell'Italia degli obiettivi di Kyoto passa 2005; per la provincia di Caserta si nota
attraverso un'analisi dettagliata delle un incremento dal 1995 e poi nel 2005
diverse realtà regionali. Ciascuno dei ritorna ai valori del 1990; infine, per la
gas serra, da monitorare nell'ambito provincia di Salerno, si nota un impor-
del Protocollo di Kyoto, viene emesso tante aumento dal 1995 al 2005.

65
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.1
Andamento emissioni di gas serra
(milioni di tonnellate) a livello
provinciale e regionale in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

A livello regionale, il contributo proca- capite), testimoniando uno sviluppo


pite alle emissioni di gas serra (figura socio-economico rallentato rispetto
2.2) diminuisce dal 1990 al 2005 e si al resto d'Europa, dove le emissioni di
attesta intorno a 3 tonnellate CO2eq/ gas serra risultano direttamente legate
pro capite, ben al di sotto della media ai tassi di produzione regionali.
europea (10,4 tonnellate CO2/eq pro

Figura 2.2
Andamento emissioni provinciali
procapite di gas serra in Campania,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

I macrosettori riportati in figura 2.3 industriale e ai processi produttivi;


sono quelli adottati in ambito CORI- un aumento di emissioni di gas serra
NAIR e contengono degli aggregati di- nel settore dei trasporti e nella com-
versi da quelli definiti in ambito IPCC. bustione non industriale; infine un au-
Infatti i macrosettori IPCC sono così mento della capacità di assorbimento
rappresentati: 1. Settore energetico, 2. della CO2eq.
Processi industriali, 3. Uso di solventi, Nel calcolo delle emissioni di gas ser-
4. Agricoltura, 5. Cambiamenti uso del ra, l’anidride carbonica immessa in at-
suolo e foreste, 6. Rifiuti, 7. Altro. mosfera, espressa come CO2eq, costi-
Dal 1990 al 2005 (figura 2.3) si rileva tuisce il contributo maggiore in senso
una netta riduzione delle emissioni assoluto.
dei settori relativi alla combustione

66
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.3
Migliaia di tonnellate di CO2eq in
Campania per settore economico,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

I combustibili fossili sono la principale Probabilmente dopo la riforma delle


fonte. Il secondo contributo di gas ser- Politiche agricole comunitarie (PAC) le
ra è quello delle emissioni di metano pratiche agricole sono state migliorate
provenienti fondamentalmente dal- (uso di mangimi, tipo di allevamenti,
la agricoltura, dal sistema dei rifiuti e quantità) realizzando una riduzione
dall'energia. Questo tipo di emissioni delle emissioni di metano. Le emissio-
ha un andamento peculiare, in partico- ni di protossido di azoto seguono l'an-
lare la crescita fino al 2000 é dovuta a damento dell'anidride carbonica, risul-
un incremento di emissioni da fermen- tando emesse fondamentalmente dai
tazione enterica di capi di bestiame. trasporti e dall’industria (figura 2.4).

Figura 2.4
Contributi dei diversi gas serra (CO2,
N2O, CH4, SF6, HFC) in milioni di
tonnellate a livello regionale,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

Una prima analisi delle relazioni fra nale; invece le emissioni di gas serra in
sviluppo economico ed emissioni è atmosfera, espresse come CO2eq, va-
basata sul confronto fra Prodotto in- riano negativamente dal 2001 al 2005.
terno lordo (PIL) e CO2 equivalente. Si Questo disaccoppiamento è legato sia
rileva il disaccoppiamento tra la cre- a processi di deindustrializzazione e
scita del PIL attualizzato6 e delle emis- alla delocalizzazione di impianti per la (6) Fonte: Istat
sioni di gas serra (figura 2.5). Infatti, si produzione di energia elettrica, sia a
nota come il PIL per abitante, espresso meccanismi virtuosi di creazione di PIL
come valore attuale, varia positiva- a bassa intensità energetica.
mente dal 2001 al 2005 a livello regio-
67
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.5
Variazione percentuale 2001-2005
delle emissioni di CO2eq e dei valori
del PIL rispetto al 2001 in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)

SCHEDA TEMATICA
CENTRO FUNZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Istituito con DGR n. 6940 del 21 dicembre 2001, come servizio 04 del Settore programma-
zione interventi di Protezione Civile sul territorio, il “Centro funzionale per la previsione me-
teorologica e il monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane” ha iniziato le sue attività
nell’ottobre 2002, all’atto del trasferimento alla Regione Campania dell’Ufficio compartimen-
tale di Napoli del servizio idrografico e mareografico nazionale (SIMN) della presidenza del
Consiglio dei ministri, avvenuto ai sensi del D.Lgs. n. 112/1998 e del relativo DPCM attuativo
del 24 luglio 2002.
Individuato, con DPGR n. 299 del 30 giugno 2005, quale Centro funzionale regionale ai
sensi e per gli effetti della Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e smi, il Centro ha conseguito, in
data 1 settembre 2005, il formale riconoscimento dello stato di attività e operatività, rilasciato
dal dipartimento della Protezione Civile nazionale, ottenendo contestualmente l’autorizzazio-
ne ai fini dell’autonoma emissione degli avvisi regionali di condizioni meteo avverse e diven-
tando, così, componente istituzionale della rete dei centri funzionali regionali, organismo che,
insieme al dipartimento della Protezione Civile, assicura la gestione del sistema di allertamen-
to nazionale (statale e regionale) per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione
civile, secondo gli indirizzi operativi stabiliti dalla Direttiva.
La struttura organizzativa è articolata in tre aree integrate, dedicate:
• alla raccolta, concentrazione, elaborazione, archiviazione e validazione dei dati rile-
vati
• all’interpretazione e all’utilizzo integrato dei dati rilevati e delle informazioni prodotte
dai modelli previsionali relativi al dominio territoriale di competenza
• alla gestione del sistema di scambio informativo.

Figura 2.6
Sala operativa centro funzionale

68
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Il Centro funzionale fornisce il supporto alle decisione delle autorità di Protezione Civile
competenti per gli allertamenti, attuando in tempo reale e con modalità integrata, per 365
giorni all’anno, le fasi di previsione meteorologica, di monitoraggio diretto e strumentale e di
valutazione delle criticità idrogeologiche e idrauliche in atto e attese.
Al Centro, inoltre - nell’ambito delle pianificazioni di emergenza, adottate sin dal 1998 a
seguito degli eventi di dissesto idrogeologico che hanno interessato vari comuni della Cam-
pania e tuttora vigenti sul territorio regionale - sono state attribuite le funzioni di vigilanza
meteorologica sul territorio regionale e di sorveglianza e monitoraggio idropluviometrico in
tempo reale per l’attivazione degli stati di allerta (attenzione, preallarme e allarme) ai fini di
protezione civile.

Il clima in Campania
«Il clima della Campania é prevalente- calde» (Regione Campania, 2001).
mente di tipo mediterraneo. Più sec- Il clima della Campania é il risultato
co e arido lungo le coste e sulle isole, dell’interazione fra gli anticicloni delle
più umido sulle zone interne, specie Azzorre, Siberiano e Sud Africano e le
in quelle montuose. Nelle località a depressioni di origine prevalentemen-
quote più elevate, lungo la dorsale te atlantica (cicloni di Islanda e delle
appenninica, si riscontrano condizioni Aleutine), con calde e secche estati e
climatiche più rigide, con innevamen- inverni piovosi, moderatamente freddi
ti invernali persistenti ed estati meno (Ducci, 2008).

Temperatura
Le temperature medie annue sono mediamente quella con temperature
di circa 10°C nelle zone montuose in- elevate.
terne, 18°C nelle zone costiere e 15,5 In particolare, l’andamento delle tem-
°C nelle pianure interne circondate perature registrate negli ultimi anni
da rilievi carbonatici. In Campania (2005-2007) dimostra come rispetto
la correlazione tra la temperatura e al trentennio di riferimento vi sia un
l'altitudine é estremamente alta (ge- incremento dei valori di temperatura
neralmente >0,9), con un gradiente misurati fino a 1-2°C mediamente.
compreso fra -0,5°C e -0,7°C ogni 100 Il grafico (figura 2.9) relativo all’an-
m (Ducci, 2008) e ciò consente di sti- damento delle temperature mensili
mare con metodologie geostatistiche i (2002-2006) delle stazioni di Avellino-
valori medi di temperatura per l’intero genio civile, Battipaglia e Benevento,
territorio regionale. gestite dal Centro funzionale della
La temperatura media annua registra- Protezione Civile, evidenzia che la sta-
ta dal 2005 al 2007 nelle stazioni di zione con temperature più elevate è
riferimento utilizzate oscilla tra i 9,5°C quella di Battipaglia, ubicata nella pia-
misurati nella stazione di Trevico e i na del fiume Sele, caratterizzata dalle
19,1°C a Capo Palinuro. A livello nazio- temperature medie più alte in tutto il
nale l'area climatica in cui è compre- territorio regionale.
sa la regione Campania risulta essere

69
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.7
Grafico temperatura media mensile
(°C), anni 1961-1990
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Figura 2.8
Confronto temperature medie
trentennio (°C), anni 1961-1990 con
anni 2005-2006-2007
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Dalla figura 2.9 si rileva che nel 2003 di quasi 5 gradi rispetto alla media, in
nel mese di luglio sono stati misurati coerenza con l’eccezionale ondata di
valori particolarmente elevati, soprat- calore che ha investito tutta l’Europa
tutto a Battipaglia, con un’anomalia continentale.

Figura 2.9
Temperature medie mensili (°C) di
alcune stazioni della rete del Centro
Funzionale di Protezione Civile
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)

70
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Di seguito si riportano le carte della notare un aumento delle temperatu-
temperatura media annua relative ri- re medie nel ventennio 1981-1999 ri-
spettivamente ai periodi 1951-1980 spetto al trentennio 1951-1980 (Ducci
e 1981-1999, dalle quali é possibile e Tranfaglia, 2005).

Figura 2.10
Confronto temperature medie (°C)
trentennio 1951-1980 con decennio
1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)

Precipitazioni
Il regime di precipitazioni in Campania regione, dall'altro lato del bacino idro-
é appenninico sublitorale, con un mas- grafico appenninico; la più alta circa
simo in autunno/inverno. Le precipita- 1.800 mm, caduta nella parte centrale
zioni sono influenzate principalmente del rilievo appenninico (Ducci, 2008).
dalle catene montuose, in termini di I valori di precipitazione cumulata,
altitudine (spesso 1.500-2.000 m slm), registrata in Campania nelle stazioni
disposizione dei rilievi (effetto barrie- di riferimento negli ultimi anni (2005-
ra) e prossimità al mar Tirreno. La più 2007), vanno dai 452,2 mm della sta-
bassa media annua delle precipitazio- zione di Trevico nel 2007 ai 1.297,6
ni fino al 1999 si attesta intorno ai 700 mm della stazione di Pontecagnano
mm, caduta nella parte orientale della nel 2005.

Figura 2.11
Confronto precipitazioni medie (mm)
trentennio 1961-1990 con anni
2005-2006-2007 (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

71
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di seguito (figura 2.12) si rappresen- lare nei capoluoghi di Salerno, Napoli,
tano le precipitazioni mensili (2002- Avellino e Benevento. Si può notare
2006) di alcune stazioni significative l'andamento stagionale della pioggia e
gestite dal Centro funzionale della il picco dell’autunno 2002.
Protezione Civile Campania, in partico-

Figura 2.12
Precipitazioni mensili (mm) di alcune
stazioni della rete del Centro
funzionale di Protezione Civile
2002-2006
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)

Dall'analisi e dal confronto delle carte ridotte nel recente decennio rispetto
della piovosità media annua relative ri- al trentennio precedente, conferman-
spettivamente al periodo 1951-1980 e do la tendenza riscontrata a livello eu-
al periodo 1981-1999, si evince come ropeo.
mediamente le precipitazioni si siano

Figura 2.13
Confronto precipitazioni medie
trentennio 1951-1980
con decennio 1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)

La carta della piovosità media annua pitazioni medie annue, si nota un mas-
dal 1951 al 1980 mostra un massimo simo nelle stesse zone montuose con i
di precipitazioni nelle zone in rilievo minimi situati nella pianura di Napoli e
della Campania (dai 1.500 ai 1.900 Caserta e nella zona alle spalle di Be-
mm). Anche nel periodo 1981-1990, nevento (dai 600 ai 1.000 mm).
nonostante la diminuzione delle preci-

72
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Vento
Le misure di vento sono fortemente ne limitata. Risulta utile allora ripor-
condizionate dal posizionamento delle tare nel grafico sottostante le misure
stazioni di misura rispetto all'orografia relative al vento medio misurato piut-
locale e pertanto sono generalmente tosto che quelle relative alla direzione
rappresentative di un'area di estensio- del vento.

Figura 2.14
Confronto vento medio (m/s)
trentennio 1961-1990 con anni
recenti (2005-2007) in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

A questi valori di vento rilevati dalle Campania. In particolare si rileva come


stazioni AM e RAN (UCEA) si aggiungo- i dati di vento medio vettoriale rilevati
no i valori rilevati dalla stazione di Bat- dal 2000 al 2006 vanno dai 5,0 m/s del
tipaglia gestita dal Centro funzionale 2004 al 1,2 m/s del 2006 (scalare 1,4
della Protezione Civile della Regione m/s).

Umidità
I valori di temperatura media annua moderatamente più arido rispetto alle
registrati dal 2005 al 2007 oscillano tra zone continentali - e i 79,1% misurati in
i 63,6% misurati nella stazione di Capri quella di Trevico (AV). A scala annuale
(NA) - che é caratterizzata da un clima non si rilevano trend significativi.
a carattere mediterraneo e, quindi,

Figura 2.15
Confronto umidità relativa media (%)
trentennio 1961-1990
con anni 2005-2006-2007 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

73
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 2.16
Umidità relativa (%) 1961-1990 rile-
vata nella stazione meteorologica di
Napoli Capodichino
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

I valori di umidità relativa media regi- dell'umidità relativa media mensile (fi-
strati nel trentennio 1961-1990 (figu- gura 2.16) nello stesso periodo (1961-
ra 2.15), rilevati nella stazione di Na- 1990) evidenzia un andamento dei va-
poli Capodichino, sono poco inferiori lori di umidità relativa che vanno dal
al 75%. L'analisi della distribuzione 70% di luglio al 79% di novembre.

Copertura nuvolosa
La copertura nuvolosa media mensile un andamento dei valori medi che
in Campania ha un valore che va dai vanno dal poco inferiore a 2 ottavi
3,1 ottavi di Capri ai 4,1 di Trevico. nel mese di settembre a 5,5 ottavi nei
L’analisi della distribuzione della co- mesi di dicembre-gennaio con una
pertura nuvolosa media annuale nello maggiore differenziazione per Trevico
stesso periodo (1961-1990) evidenzia fra estate e inverno.

Figura 2.17
Confronto copertura nuvolosa media
(ottavi) 1961-1990 con 2007 in
Campania (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

74
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.18
Copertura nuvolosa media mensile
(ottavi) 1961-1990 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)

Temperatura superficiale del mare


«Gli indicatori 2007 della temperatura ziale dell’ambiente marino. Rispetto
superficiale dei mari italiani sono sta- agli oceani, il Mediterraneo sembra
ti calcolati a partire dai dati elaborati subire maggiormente i cambiamenti
dalla National oceanic and atmosphe- climatici facendo registrare un innalza-
ric administration. Sono state selezio- mento della temperatura superficiale
nate dal grigliato regolare sei celle, del mare.
ciascuna rappresentativa di uno dei Il Mediterraneo ha la caratteristica di
mari italiani. Gli estremi in latitudine avere una temperatura costante intor-
e longitudine delle celle selezionate no ai 13°C.
sono relativamente alla Campania: Durante il periodo estivo le acque su-
Longitudine Latitudine perficiali possono superare i 28°C di
Tirreno 38°- 40° 10°- 12° temperatura, con una diminuzione
I valori medi annui della temperatura della densità e raggiungere una salini-
media superficiale dei mari italiani nel tà del 38 per mille, specialmente nella
20077, così ottenuti, sono compresi parte sud-orientale. Per questo riesco- (7) http://oceancolor.gsfc.nasa.gov
tra 18,7°C (Adriatico) e 20,5°C (Ionio). no a galleggiare su quelle profonde,
Dalla media dei valori mensili dei sei che si mantengono ad una tempera-
mari (Adriatico, Ionio, mar di Sarde- tura di 13°C per tutto l'anno. Il riscal-
gna, canale di Sardegna, canale di Si- damento del mare non è tuttavia uni-
cilia, Tirreno), dal 1961 al 2007, è stata forme. In profondità si avverte meno
calcolata la serie delle anomalie medie l'azione termica dei raggi solari per cui
annuali della temperatura superficia- i valori di temperatura diminuiscono
le del mare in Italia rispetto al tren- con la profondità ma non in maniera
tennio climatologico di riferimento costante: esiste una zona, il termocli-
1961-1990. La serie presenta diverse no, che crea una barriera netta dovuta
analogie con quella relativa alla tem- alla differenza di temperatura fra i due
peratura dell’aria e mostra che il 2007 strati di acqua che limita gli interscam-
è stato complessivamente un anno più bi fra le acque che separa e che, per
caldo rispetto alla media di lungo pe- molti animali, è insuperabile.
riodo, con una temperatura del mare Nel mar Mediterraneo i termoclini
di 0,5°C superiore alla norma» (APAT, sono due: uno stagionale che si in-
2008). staura fra i 15 ed i 40 metri e l'altro,
La variabilità stagionale della tempe- stabile e più profondo, a una profon-
ratura superficiale dell’acqua di mare dità tra 150 e 400 metri. I cicli vitali
può essere considerata indicativa del- delle comunità marine risentono delle
lo stato di degrado effettivo e poten- escursioni termiche che ne derivano.
75
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La schiusa delle uova delle forme ani- misure sono effettuate in superficie e
mali, ad esempio, è concentrata nel in prossimità del litorale con termo-
periodo che va dalla tarda primavera metri manuali, quindi consentono una
all'inizio dell'estate, come pure nello valutazione di massima dello stato ter-
stesso periodo l'attività vegetativa di mico del mare. Sono state confrontate
alghe e fanerogame marine si intensi- le medie stagionali della temperatu-
fica. Il variare della temperatura può, ra dell’aria e dell’acqua di mare, tra il
quindi, diventare un fattore limitante periodo primaverile e quello estivo, a
alla diffusione delle specie in quan- dettaglio provinciale e comunale, per
to può essere letale per le larve e gli il monitoraggio 1999-2006 e quello re-
avannotti, mentre può alterare i pe- lativo all’anno 2007.
riodi riproduttivi degli adulti. Le specie Considerato che la normativa vigente
in grado si sopportare le variazioni di in materia di balneazione considera
temperatura sono dette euriterme, come periodo di monitoraggio il perio-
mentre quelle meno tolleranti si defi- do che va dal 1 aprile e al 30 settem-
niscono stenoterme. bre di ogni stagione balneare, i dati dei
Fra i dati raccolti sistematicamente mesi di aprile, maggio e giugno sono
lungo le coste della Campania sono stati considerati rappresentativi del
da segnalare le serie temporali di dati, periodo primaverile e i restanti mesi
dal 1999 al 2007, a disposizione di Ar- di luglio, agosto e settembre di quello
pac sulla temperatura superficiale del estivo.
mare, che si riferiscono alle misure ef- Il mare in cui si affaccia la costa caser-
fettuate nel semestre aprile-settembre tana tende all’eliminazione della mez-
durante i monitoraggi svolti, ai sensi za stagione: le temperature primaverili
del DPR n. 470/82 e smi, dai Dipar- sono diminuite, avvicinandosi quindi a
timenti provinciali Arpac di Caserta, un clima invernale, mentre le tempe-
Napoli e Salerno per la qualità delle rature estive sono aumentate.
acque destinate alla balneazione. Tali

Figura 2.19
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Caserta

Le temperature delle acque della costa primaverile e un calo, invece, nella sta-
di Napoli non mostrano significative gione estiva.
differenze tra le temperature primave- In provincia di Salerno si nota un calo,
rili e quelle estive. Infatti quasi tutti i in alcuni casi addirittura di quasi due
comuni evidenziano un aumento delle gradi centigradi, delle temperature
temperature dell’acqua nella stagione delle acque di tutti i comuni.

76
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.20
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Napoli

Figura 2.21
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Salerno

Il CEntro MEteorologico
Climatologico (Cemec)
Il Centro meteorologico e climato- ti elaborati sono :
logico della Campania, Cemec, è la • Bollettino giornaliero previsioni
struttura operativa di Arpac dedica- condizioni meteo che favoriscono
ta a svolgere previsioni e valutazioni l′inquinamento da polveri e ozono
meteoambientali. Opera su impulso nelle aree urbane e mappe tema-
della Giunta regionale della Campania tiche orarie
che ha affidato ad Arpac la realizzazio- • Bollettino previsioni e mappe te-
ne, con il cofinanziamento comunita- matiche orarie stato del mare e
rio POR Campania 2000-2006 Misura dei venti
1.1, del “Sistema regionale di moni- • Bollettino previsioni portate e
toraggio ambientale” comprenden- qualità dei fiumi
te anche il progetto “Meteorologia”. • Relazione annuale sulle variazioni
Svolge l′attività meteo e climatologica climatiche a scala regionale
finalizzata alle applicazioni in campo • Caratterizzazione della presenza
ambientale a scala regionale. I prodot- di aerosol in atmosfera

77
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
• Caratterizzazione meteorologica con il Servizio meteorologico dell′Arpa
per la relazione annuale sulla qua- Emilia Romagna, l′acquisizione del-
lità dell′aria le previsioni elaborate dai modelli
• Elaborazioni idrometeorologiche meteo e dei dati rilevati da satelliti;
e modellistiche per la valutazione l′interconnessione con le reti idro-
dell′inquinamento delle acque meteomare in funzione in Campania,
• Elaborazioni climatologiche per la i dati del sistema wind profiler, che
valutazione delle risorse idriche. permette di misurare vento e tempe-
Sul sito è diffuso inoltre il Bollettino ratura dal livello del suolo alla quota di
meteorologico regionale giornaliero 3.000 metri slm, i modelli per qualità
per zone omogenee (attività svolta dal dell′aria, stato del mare, regime idro-
Centro funzionale regionale di Prote- logico.
zione Civile). Da un punto di vista organizzativo Ce-
I prodotti sono realizzati dalla sala ope- mec è organizzato secondo lo schema
rativa meteo, tramite la collaborazione di seguito riportato.

Sistema CEMEC
Questo sistema permette la raccolta, usi climatologici. I dati delle stazioni
la gestione, la produzione e dissemi- di misura si affiancano nel sistema a
nazione dell'informazione meteo- flussi di dati ambientali provenienti da
rologica, ambientale, osservativa e strumentazioni a elevato standard tec-
previsionale nell'ottica di integrare le nologico quali il LIDAR o il Wind Profi-
attività ambientali di Arpac. Nel Ce- ler – RASS; tale insieme di parametri
mec è stato creato un archivio centra- ambientali contribuisce all'input di ca-
le dei dati, costituito da una base dati tene modellistiche per la generazione
relazionale nella quale confluiscono i di previsioni e simulazioni ambientali
dati osservati o provenienti dalle reti nei vari settori di applicazione: idrolo-
di stazioni di misura, i dati previsionali gica, della qualità dell'aria, dello stato
generati dalla modellistica, i prodotti del mare. L'integrazione della catena
meteorologici generati da Arpac. ricevente Meteosat consente la frui-
Un flusso di dati fondamentale in in- zione del dato satellitare, indispensa-
put al sistema è costituito dai dati di bile per una efficace implementazione
analisi e previsione oggettiva, prodot- del nowcasting. L'insieme dei dati pre-
ti da centri nazionali e internaziona- visionali provenienti dai modelli, dei
li, che è articolato nei dati forniti dal dati osservati - provenienti dalla mes-
modello LAMI per le previsioni ad area saggistica meteo e dalle reti di stazio-
limitata e dall'ECMWF per le situa- ni di misura - e dei dati di sensoristica
zioni previsionali su scala nazionale o specialistica alimentano la catena ope-
sovranazionale. I dati osservati, pro- rativa, che è integrata e implementata
venienti dalle reti di stazioni di misu- nel Cemec, mediante la quale sono
ra della protezione civile e rete agro- generati quotidianamente i prodotti
meteorologica e dalla messaggistica di previsione e di analisi. La figura che
meteorologica (CNMCA report meteo segue mostra schematicamente i flussi
SYNOP, TEMP), sono standardizzati, informativi del Cemec.
validati secondo le regole standard Come riportato nella figura 2.22, il Ce-
di controllo di qualità, e archiviati in mec è costituito da una sezione dedi-
una struttura integrata, che ne rende cata al sistema informatico per l’elabo-
possibile un utilizzo omogeneo. Nella razione dei dati e da una sala operativa
base dati è comunque presente anche dove i previsori, analizzando le mappe
il dato grezzo, per consentire raffronti prodotte dal sistema, realizzano i bol-
e verifiche statistiche, e una porzione lettini e altri prodotti previsionali pub-
dei dati osservati sono storicizzati per blicati sul sito web.

78
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

Figura 2.22
Cemec: flussi informativi

Il Cemec, nello svolgimento delle pro- • Consorzio dell'Alto Calore (fiume


prie attività, si avvale della collabora- Sabato)
zione dei seguenti partner istituzionali: • Consorzio Velia (fiume Alento)
• Centro funzionale di Protezione • Ispra - Istituto superiore per la
Civile della Campania protezione e la ricerca ambientale
• Arpa Emilia Romagna - Servizio • Aeronautica militare Servizio me-
idro-meteo-clima teorologico
• CIRA - Centro italiano ricerche ae- • Presidenza del consiglio dei Mini-
rospaziali stri, Dipartimento di Protezione
• Centro Agrometeorologico regio- Civile
nale • PREV'AIR - Istituto INERIS
• Università degli Studi di Napoli • EUMETSAT
“Federico II” • WMO - World meteorological or-
• Università degli Studi “Roma Tre” ganization.

Servizi sistema CEMEC


La diffusione dei dati gestiti dal siste- parte di quelle presenti nella sezione
ma Cemec é affidata al sito www.me- “clima” sono rese disponibili dal “Cen-
teoambiente.campania.it tro funzionale per la previsione mete-
Il sito é diviso in diverse sezioni: pre- orologica e il monitoraggio meto-idro-
visioni meteo, stato del mare, qualità pluviometrico” afferente al settore
dell'aria, pollini, stato dei fiumi e clima Protezione Civile della Giunta regiona-
(tabella 2.1). Le informazioni contenu- le della Campania.
te nella sezione “previsioni meteo” e

Mappe previsionali delle precipitazioni,


Ricavate dall'applicazione del modello LAMI
copertura nuvolosa, venti, temperatura
Meteogrammi (precipitazioni, copertura Forniscono una visione sintetica delle condizioni meteo nei capo-
nuvolosa, venti, temperatura ) luoghi di provincia
Fornisce informazioni circa la temperatura dell'acqua, dell'aria la
Bollettino previsionale direzione e intensità del vento, moto ondoso e concentrazione
di raggi UV
Fornisce informazioni sulla dispersione delle polveri sottili e
Bollettino previsionale della qualità
dell'ozono oltre ai fattori meteorologici che la influenzano: con-
dell'aria
dizioni meteo, presenza di vento, emissioni
Mappe previsionali concentrazione in- Ricavate dal modello Chimere relative alle concentrazioni di Pol-
quinanti veri sottili, Ozono, Biossido di Zolfo, Polveri
Ottenute utilizzando LIDAR e un Wind Profiler consentono una
Misure in atmosfera estraibili dalla base
caratterizzazione fine dell'area. A lato un esempio di un profilo di Tabella 2.1
dati
vento a varie quote ottenuto tramite il Wind Profiler Cemec: prodotti di informazione

79
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L’aspetto caratterizzante del sito è toraggio fornisce una serie di output
l’accento che esso pone sulle questio- grafici, quantitativi e qualitativi, sotto
ni meteo ambientali, per cui il moni- forma di bollettini e mappe.

Contributo di Arpac al sistema SCIA di Ispra


Il sistema Cemec è la fonte informativa climatologici, eliofania, evapotraspira-
di riferimento per l'alimentazione del zione potenziale, gradi giorno, nebbia
sistema SCIA (Sistema nazionale per e visibilità, nuvolosità, pressione at-
la raccolta, l’elaborazione e la diffu- mosferica, radiazione globale. Per cia-
sione di dati Climatologici di interesse scuna variabile viene calcolato, su base
ambientale). SCIA è stato realizzato decadale, mensile e annuale, l'insieme
da Apat (oggi Ispra), nell'ambito dei degli indicatori rappresentativi del fe-
propri compiti di gestione e svilup- nomeno climatico a essa associato e
po del sistema informativo nazionale della sua distribuzione statistica.
ambientale, in collaborazione con gli Gli indicatori vengono calcolati e sot-
organismi istituzionali qualificati. Esso toposti a controlli di validità con meto-
risponde all'esigenza di armonizzare e dologie omogenee e condivise con gli
standardizzare i metodi di elaborazio- organismi titolari dei dati da cui hanno
ne e rendere disponibili gli indicatori origine. Le modalità di calcolo degli
utili alla rappresentazione dello stato indicatori e i controlli di validità sono
del clima e della sua evoluzione. descritti nel documento "Criteri di cal-
Attraverso SCIA vengono elaborati e colo degli indicatori meteoclimatici".
rappresentati gruppi di indicatori cli- Attraverso il sito web di SCIA è possi-
matologici, derivati dalle serie tempo- bile visualizzare sotto forma di tabelle,
rali delle variabili misurate da diverse grafici e mappe - e scaricare su file di
reti di osservazione meteorologica. testo - i principali indicatori elaborati e
Le principali variabili meteoclimatiche memorizzati dal sistema.
che vengono prese in considerazio- Il sistema SCIA risulta di grande utilità
ne sono: temperatura, temperatura grazie alla pubblicazione degli annuari
potenziale, temperatura equivalente su scala nazionale che integrano infor-
potenziale, precipitazioni, umidità re- mazioni presenti su scala globale.
lativa, vento, bilancio idrico, indici bio-

SCHEDA TEMATICA
LA QUALITÀ DELLE ACQUE METEORICHE NEI COMUNI DI AVELLINO, ATRIPALDA E
MERCOGLIANO

Il Dipartimento provinciale Arpac di Avellino ha attivato un progetto di monitoraggio del-


le acque piovane in quanto indicatrici dello stato di qualità dell’aria ambiente, integrando
quindi modalità di intervento più convenzionali con un approccio alternativo di monitoraggio
ambientale. L’acidificazione delle precipitazioni metereologiche - che è infatti operata da in-
quinanti aeriformi tra cui ossidi di zolfo e di azoto, tipicamente attribuibili, in ambienti urba-
ni, a sorgenti emissive quali traffico veicolare e riscaldamento domestico - può seriamente
compromettere l’equilibrio degli ecosistemi interessati nei suoi vari comparti (acqua, aria e
suolo), accelerare il decadimento dei materiali da costruzione, compromettendo bellezza e
decoro anche del patrimonio artistico-culturale delle nostre città, nonché attentare alla salu-
te pubblica sia attraverso una riduzione, a volte molto seria, della visibilità, sia indirettamente
attraverso l’ingestione di alimenti alterati nei loro contenuti naturali. Il monitoraggio, svoltosi
tra novembre 2005 e giugno 2006, ha interessato il territorio del capoluogo irpino, con più
elevato dettaglio spaziale, e quello di altri due comuni limitrofi, quali Atripalda e Mercoglia-
no in località Torrette, sostanzialmente lungo gli assi viari principali di collegamento con la
città capoluogo. Il sistema di campionamento adottato, quindi, di tipo “bulk” (wet/dry sam-
pler), se da un lato non consente di discriminare il contributo delle deposizioni secche, ben
si presta però per avere informazioni sulla qualità delle deposizioni in toto. Il numero totale
delle rilevazioni, per ciascuna postazione, oscilla da un minimo di 19 prelievi validi a un massi-

80
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici

mo di 31, per un totale di 270 campioni complessivi di pioggia e relative 4.000 determinazioni
analitiche. Su ciascun campione prelevato, si è proceduto, in laboratorio, alla determinazione
di: pH, conducibilità, ammoniaca, solfati, nitrati, cloruri, metalli alcalini, alcalino/terrosi, pe-
santi (Na,K,Ca,Mg,Cu,Pb,Cr,Ni,Cd).
Confrontando le medie estive del pH con quelle invernali, risulta evidente un innalzamen-
to di tale parametro nella stagione più calda, di circa 1,0/1,5 unità, in tutte le postazioni,
tranne che nella 10, per la quale, partendo da un dato medio invernale più alto, si registra
un incremento di sole 0,5 unità di pH. Nel periodo novembre-giugno si presenta un trend di
valori sostanzialmente in crescita, pur se, dato comune a tutte le postazioni, i valori più alti in
assoluto sono stati registrati nel mese di aprile.
Analogo andamento crescente si riflette ovviamente nel dato medio mensile di pH svilup-
pato, però, per comune di appartenenza, passando da valori medi di pH a novembre pari a
circa 5,0 a valori medi di pH a giugno compresi tra 6,7 e 7,1.
Nel confrontare poi, i valori delle medie mensili tra i vari comuni, relativi allo stesso mese,
si rileva che il comune di Mercogliano è caratterizzato da un valore medio di pH sempre leg-
germente più basso, riflettendo quindi caratteristiche di acidità delle piogge, su base mensile,
maggiori. Che la qualità delle acque piovane possa essere indicatrice dello stato di qualità
dell’aria ambiente è, ormai, argomento risaputo e questo monitoraggio ha rappresentato
una esperienza iniziale nell’acquisizione di dati di “caratterizzazione” quali/quantitativa delle
acque meteoriche che interessano i comuni indagati, il cui grado di approssimazione potrà
essere ridotto ricorrendo ai “grandi numeri”, cumulabili, però, in archi di tempo pluriennali,
come si evince anche dai vari riferimenti bibliografici.
Stante quanto premesso si riportano pertanto le prime conclusioni di questo studio. L’ela-
borazione dei dati, relativi in particolare a pH, conducibilità e nitrati, ha evidenziato una no-
tevole variabilità con la presenza di chiari effetti stagionali. Ciò risulta ragionevolmente asso-
ciato sia all’aumento di emissioni generatrici di acidità (ossidi di zolfo e ossidi di azoto) nel
periodo autunnale/invernale, sia all’azione neutralizzante operata dal particolato atmosferi-
co prevalentemente nel periodo estivo. È infatti probabile che le piogge, nella stagione più
calda, oltre alla riduzione dell’apporto di fonti emissive acidificanti, legate al riscaldamento
domestico, risentano maggiormente degli apporti di particolato terrigeno, la cui dispersione
e diffusione in aria è favorita dalla riduzione di eventi meteorologici che ne accelerano un
abbattimento al suolo nel periodo invernale. Tale supposizione potrebbe essere confermata
dal fatto che la conducibilità media nel periodo primavera/estate è sempre maggiore in tutte
le postazioni monitorate. Anche per i nitrati si osserva un chiaro effetto stagionale, essendo
le concentrazioni rilevate nel periodo estivo maggiori che nel periodo invernale, anch’esso
presumibilmente associato a un apporto “terrigeno”, non esistendo alcuna correlazione sta-
tisticamente significativa tra nitrati e pH (potendosi avere elevate concentrazioni di nitrati in
presenza di pH acidi, basici o neutri). È chiaro che sulla qualità delle piogge agiscono oltre ai
fattori antropici, anche fattori meteoclimatici locali, quali la presenza di periodi di inversione
termica che caratterizzano soprattutto il periodo invernale. È proprio al periodo autunno/
inverno che risultano ascrivibili, a seguito di questo monitoraggio, gli eventi di pioggia acida
(con pH pari a 5). Da un confronto, in condizioni di contemporanea disponibilità di dati su
tutti e tre i comuni, si evidenzia una condizione maggiormente impattante, associata alla lo-
calità Torrette del comune di Mercogliano. Ad esso è infatti assegnata la maggiore incidenza
percentuale mensile di piogge acide, rispetto al totale dei giorni monitorati nell’anno, con il
valore del 19% registrato nel mese di dicembre, seguito da Atripalda ed Avellino con valori
rispettivamente del 6,7% e 6,4%. Anche il dato di incidenza percentuale di piogge acide, su
base annua per comune, ripropone il valore del 19% per Torrette di Mercogliano contro il
16,1% di Avellino e il 16,7% di Atripalda.
In accordo con quanto finora esposto anche il confronto dei dati medi mensili di pH tra i
vari comuni, relativamente allo stesso mese, evidenzia caratteristiche di acidità delle piogge
sempre leggermente più alte, nel comune di Mercogliano. È però doveroso ricordare che,
mentre i dati riferiti a Mercogliano sono relativi esclusivamente alla località Torrette, zona
caratterizzata da densità abitativa e volume di traffico elevati, i dati degli altri due comuni
sono invece mediati su più punti di campionamento. La disaggregazione dei dati per singola
postazione rileva, infatti, anche negli altri due comuni indagati, situazioni puntuali più diret-
tamente confrontabili con quella evidenziata per Torrette, quali quelle riscontrate nel sito
P2 di via Roma ad Atripalda e nei siti P5 (S. Tommaso), P7 (via Piave) e P9 (via F. Tedesco)
ad Avellino. È da sottolineare comunque che, sia i dati relativi alle piogge acide che i valori
medi annuali, riportati per i vari parametri ricercati, sono, in tutti e tre i comuni, dello stesso
ordine di grandezza di quelli rilevati, attraverso studi analoghi, in altre città italiane dimensio-
nalmente confrontabili con le zone monitorate, evidenziando, anzi, caratteristiche di acidità
fortunatamente anche inferiori.

81
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Criticità e peculiarità in Campania


I sistemi fisici e biologici sono già sta- peratura e un'alterazione del bilancio
ti interessati dai recenti cambiamenti idrologico con riduzione significativa
climatici e in particolare dall'aumento dell'infiltrazione media, specialmente
delle temperature. Gli effetti di que- negli acquiferi di tipo carbonatico, nel-
sti cambiamenti sui sistemi antropici, le zone montuose della parte setten-
sebbene con un livello di incertezza trionale e meridionale della Campa-
superiore, stanno emergendo, eviden- nia. Inoltre negli ultimi venti anni si è
ziando come il riscaldamento globale registrata una riduzione delle portate
dovuto all'azione dell'uomo nell’ulti- dei fiumi e, in genere, un'alterazione
mo trentennio stia avendo delle gravi del regime idrologico. Questo si riflet-
conseguenze sui sistemi fisici e biolo- te nella gestione delle acque in gene-
gici. rale e, in particolare, per quelle di tipo
Dall'analisi effettuata in precedenza è sotterraneo e si identifica come una
possibile individuare le seguenti criti- criticità legata ai cambiamenti climati-
cità per la Campania in relazione agli ci (Ducci et al., 2008).
effetti dei cambiamenti climatici sul L'entità del rischio dei cambiamenti cli-
territorio: l'aumento della temperatu- matici si lega a diversi fattori sistemici
ra, la diminuzione delle precipitazio- ma anche alla capacità di adattamento
ni, il progressivo rallentamento della del sistema antropico stesso.
ricarica delle falde acquifere, le frane Ad esempio, nell'ambito dei rischi di
di crollo, l’erosione del suolo, frequen- tipo idrogeologico, si possono proporre
ti raffiche di vento si manifestano con scenari sulla vulnerabilità in relazione
una intensità superiore rispetto agli ai cambiamenti climatici distinguendo
anni precedenti. In sintesi gli eventi le principali tipologie di fenomeni fra-
estremi sono aumentati e, in Campa- nosi e alluvionali che possono, in pri-
nia negli ultimi anni, si nota in partico- ma approssimazione, essere ripartite
lare: una riduzione delle precipitazioni in “veloci” e “lente”.
medie, un lieve aumento della tem-

CAMBIAMENTI CLIMATICI TENDENZE ANTROPICHE


TIPOLOGIE EVENTO
CON AUMENTO VULNERABILITÀ CON AUMENTO VULNERABILITÀ

Frane veloci Aumento frequenza piogge Urbanizzazione pedemontana

Frane lente Stagionalizzazione piogge Abbandono zone montane

Alluvioni in bacini versante Aumento intensità piogge Incendi e disboscamento

Alluvioni nelle piane Stagionalizzazione piogge Urbanizzazione piane alluvionali

I lavori della Conferenza nazionale sui idrografico del Po. Nel workshop sui
cambiamenti climatici 2007 sono stati cambiamenti climatici e dissesti idro-
(8) http://www.conferenzacambia- preceduti da una serie di workshop, geologici8, organizzato da Apat e Arpac
menticlimatici2007.it/site/itIT/Se- organizzati in collaborazione con il si- a Napoli nel luglio 2007, sono state de-
zioni/workshop_e_convegni/Docu-
menti/dissesto_idrogeologico.html stema delle Agenzie ambientali, aventi finite le priorità d’azione per le diverse
l’obiettivo di preparare documenti da tipologie di eventi estremi, elaborate
presentare in occasione della Confe- a partire dagli scenari relativi alla vul-
renza. Nei workshop sono state affron- nerabilità. Nel workshop è stata condi-
tate le situazioni di maggiore criticità visa l’esigenza di affrontare le priorità
presenti nel nostro paese: il fenome- tematiche con una visione consapevo-
no della desertificazione, l’erosione e le che la riduzione dei disastri naturali
l’inondazione delle aree costiere, la costituisce una componente dello svi-
perdita dei manti nevosi e dei ghiac- luppo sostenibile e che, nel corso del
ciai, il rischio idrogeologico, il bacino Ventunesimo secolo, i fattori d’inne-
82
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
sco idrologici subiranno significative sono la causa.
variazioni a seguito dei cambiamenti A queste azioni si associa l’elabora-
climatici (IPCC, 2009). zione di nuove politiche per la miti-
La scelta di valutare gli effetti dei cam- gazione dei cambiamenti climatici. Su
biamenti climatici a livello regionale e questi temi il riferimento è costituito
tentare l'analisi degli interventi antro- dal contributo del Gruppo di lavoro III
pici espressi come rafforzamento della Mitigation of Climate Change al quar-
resilienza dei sistemi antropici e natu- to rapporto di valutazione IPCC (AR4)
rali, permette di disegnare le strategie che focalizza l'attenzione sugli aspet-
di adattamento ai cambiamenti clima- ti scientifici, tecnologici ambientali e
tici. La resilienza è entrata nella termi- socio-economici della mitigazione dei
nologia delle strategie di adattamento cambiamenti climatici. Nel rapporto si
ai cambiamenti climatici grazie ai con- evidenzia: come i gas serra emessi a li-
tributi della comunità scientifica e de- vello globale siano aumentati del 70%
gli organismi istituzionali sulle temati- dal 1970 al 2004; che, con le politiche
che della riduzione dei rischi naturali, attuali di mitigazione dei cambiamenti
dell'evoluzione degli ecosistemi, dello climatici e le relative pratiche di svilup-
sviluppo sostenibile. L'importanza di po sostenibile, le emissioni di gas serra
rafforzare la resilienza è stata condi- a livello globale continueranno ad au-
visa a livello internazionale con le ri- mentare nei prossimi decenni; che esi-
soluzioni su disastri naturali adottate ste un potenziale economico (entro il
dall'assemblea generale delle Nazioni 2030 a breve e medio termine) sostan-
Unite nel 2006 e nel 2007. ziale per la mitigazione delle emissioni
In particolare, tra gli approcci per au- di gas serra a livello globale (ricambio
mentare la resilienza per la riduzione di tendenza o riduzione); che cambia-
dei disastri, si possono distinguere menti negli stili di vita e negli schemi
quattro principali tipologie di azione: di comportamento, nonché le modali-
• consapevolezza della cittadinanza tà di gestione, possono contribuire alla
• impegno delle pubbliche autorità mitigazione dei cambiamenti climatici
• partenariato e sistema a rete mul- in tutti i settori; la riduzione dei gas
tidisciplinare e intersettoriale serra potrebbe essere legata alla ridu-
• conoscenza scientifica. zione dell'inquinamento atmosferico
In quest'ottica si inquadrano le azioni riducendo così i costi delle politiche
della Regione Campania per sviluppa- di mitigazione; le azioni di mitigazione
re un sistema integrato di preallerta nel settore dell'energia e dei trasporti
e prevenzione a cura del settore Pro- potrebbero essere contrastate dalla
tezione Civile, di programmazione e crescita economica e dal mancato uti-
conoscenza del territorio da parte del lizzo di strumenti per l'ottimizzazione
settore Difesa suolo e di monitoraggio nell'utilizzo dell'energia (efficienza
meteoambientale da parte di Arpac. energetica degli edifici), così come
Da ciò nasce l'azione di Arpac per la una migliore gestione dell'agricoltura
costruzione del sistema informativo e delle foreste potrebbe contribuire a
ambientale e, in particolare, del Cen- rimuovere parte della CO2eq dal siste-
tro meteorologico e climatologico (Ce- ma.
mec) che permette di diffondere la co- In ambito regionale un importante
noscenza sul tema della climatologia e contributo verso una politica energe-
in generale degli effetti sui macrode- tica sostenibile è rappresentato dalla
scrittori legati alle variabili meteorolo- proposta di piano del marzo 2009 in-
giche a livello regionale. titolata “Piano energetico ambientale
Anche l’informazione ambientale co- regionale (PEAR)” in cui sono illustra-
stituisce uno degli strumenti per mi- ti gli scenari per la programmazione
gliorare la capacità di resilienza agli regionale al 2013 e al 2020 (Regione
eventi estremi e, in generale, ai cam- Campania, 2009).
biamenti climatici che dei primi ne In conclusione, si richiamano le azioni

83
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
prioritarie da porre in atto in Campa- bientale tenendo conto dei cam-
nia per il rafforzamento della capacità biamenti climatici.
della comunità di fronteggiare le con- Si evidenziano, inoltre, le priorità per
seguenze dell’effetto serra: la mitigazione dell’effetto serra:
• valutare l’effetto del clima sulla • riduzione delle emissioni da tra-
qualità delle risorse idriche sporti
• sistematizzare le conoscenze sul • miglioramento della coibentazio-
clima e il regime idrologico trami- ne degli edifici
te reti di monitoraggio • incentivazione delle energie rin-
• adattare l’uso delle risorse idriche novabili
ai cambiamenti climatici tramite la • adozione di buone pratiche agri-
gestione integrata cole, zootecniche e forestali.
• ridefinire gli scenari di rischio am-

Bibliografia e sitografia

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EEA/JRC/WHO, 2008. Impacts of Europe's changing climate - 2008 indicator-based assessment,
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APAT. Annuario dei dati ambientali 2007, 2008
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APAT. Gli indicatori del Clima in Italia nel 2006 Anno II, 2007
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Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Risoluzione A/RES/60/196 - Natural disasters and
vulnerability. New York, USA, 1-4, 2006
Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Risoluzione A/RES/61/200 - Natural disasters and
vulnerability. New York, USA, 1-4, 2007
DGR 21 dicembre 2001, n. 6940 istitutivo del “Centro Funzionale per la previsione meteorologica
e il monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane”
DPGR n. 299 del 30 giugno 2005 individua quale Centro Funzionale Regionale ai sensi e per gli
effetti della Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e smi
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Ducci D. e G. Tranfaglia, “Effects of climate change on groundwater resources in Campania
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Mennella C. Il clima d’Italia - F.lli Conte Editori - Napoli, 1973
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Decreto 23 febbraio 2006 (Assegnazione e
rilascio delle quote di C02 per il periodo 2005-2007 ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 11,
paragrafo 1 della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Deliberazione n.1 del 26-01-
2009 relativa all’esecuzione della designazione di assegnazione delle quote di C02 agli impianti
di combustione supplementari o a parti supplementari di impianti di combustione, per il periodo
2008-2012, in osservanza al nulla osta della Commissione europea
Ministero dell’Ambiente della Svezia, AA. VV. 2002. Resilience and Sustainable Development:
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Swedish Government. Stockholm. 1-74
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Assessorato all’Ambiente, Settore Ecologia 2001
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Ginevra, (alcuni capitoli di una edizione successiva non ancora pubblicata sono reperibili sul sito
web del WMO, www.wmo.ch), 1990
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www.greta.sinanet.apat.it - www.eea.europa.eu - www.greta.sinanet.apat.it
ec.europa.eu/environment/climat/climate_action.htm
www.ipcc.ch/pdf/10th-anniversary/anniversary-brochure.pdf

84
QUALITÀ DELL’ARIA

Qualità dell’aria

3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Qualità dell’aria
Giuseppe D’Antonio, Felice Nunziata
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Inquinamento atmosferico
L’inquinamento dell’aria si verifica l’atmosfera terrestre, è una miscela di
quando sono immesse nell’atmosfera gas. La composizione percentuale in
sostanze che alterano la composizione volume dell’aria secca è, approssima-
naturale dell’aria. L’aria, che costituisce tivamente, riportata in tabella 3.1.

NOME FORMULA PROPORZIONE O FRAZIONE MOLECOLARE % (m/m)


Azoto N2 78,08 % 75,37
Ossigeno O2 20,95 % 23,10
Argon Ar 0,934 % 1,41
Diossido di carbonio CO2 da 330 a 350 ppm
Neon Ne 18,18 ppm
Elio He 5,24 ppm
Monossido di azoto NO 5 ppm
Kripton Kr 1,14 ppm
Metano CH4 1/2 ppm
Idrogeno H2 0,5 ppm
Ossido di diazoto N2O 0,5 ppm
Xeno Xe 0,087 ppm
Diossido di azoto NO2 0,02 ppm
Ozono O3 da 0 a 0,01 ppm
Tabella 3.1
Radon Rn 6,0×10-14 ppm Composizione dell'aria secca

La composizione dell’atmosfera terre- costante fino a circa 100 chilometri di


stre si mantiene approssimativamente altezza.

Temperatura Densità ρ Viscosità dinamica μ Viscosità cinematica ν


(°C) (kg/m³) (Pa.s) (m2/s)
0 1,293 1,71×10−5 1,32×10−5
−5
10 1,247 1,76×10 1,41×10−5
15 1,225 1,78×10−5 1,45×10−5
−5
20 1,205 1,81×10 1,50×10−5 Tabella 3.2
Proprietà fisiche dell’aria in funzione
30 1,165 1,86×10−5 1,60×10−5 della temperatura

Inquinamento atmosferico è un termi- deleteri per la vita, direttamente o


ne, quindi, che indica tutti gli agenti fi- indirettamente.
sici, chimici e biologici che modificano Essendo l’aria una miscela eterogenea
le caratteristiche naturali dell'atmo- formata da gas e particelle di varia na-
sfera. In generale un inquinante atmo- tura e dimensioni, che si modifica nello
sferico è un fattore o una sostanza che spazio e nel tempo per cause naturali
determina l’alterazione di una situa- e non, risulta non oggettivo definirne
zione stazionaria attraverso: le caratteristiche di qualità. Si ritiene,
• modifica dei parametri fisici e/o quindi, inquinata l’aria la cui compo-
chimici sizione eccede limiti stabiliti per leg-
• variazione di rapporti quantitativi ge allo scopo di evitare effetti nocivi
di sostanze già presenti sull’uomo, sugli animali, sulla vegeta-
• introduzione di composti estranei zione, sui materiali o sugli ecosistemi

87
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
in generale. • secondari - derivano dalla rea-
L’inquinamento dell'aria può essere di zione di quelli primari sotto l’in-
origine naturale (ad esempio dovuto fluenza di catalizzatori chimici o
alle eruzioni vulcaniche o agli incendi fisici e si ritrovano tra i costituen-
boschivi), oppure provocato dalle atti- ti dello smog fotochimico (esem-
vità umane (origine antropica). Gli in- pi di questa seconda categoria di
quinanti immessi in atmosfera si pos- inquinanti sono l’ozono (O3) e il
sono, a loro volta, classificare in: perossiacilnitrato (CH3-CO-O-O-
• macroinquinanti - sostanze le NO2).
cui concentrazioni nell’atmosfera I bassi strati dell’atmosfera (troposfe-
sono dell’ordine dei milligrammi ra) giocano un ruolo di primaria im-
per metro cubo (mg/m3) o dei mi- portanza relativamente al trasporto,
crogrammi per metro cubo (μg/ alla dispersione e alla ricaduta al suo-
m3) come, ad esempio, il monos- lo degli inquinanti. Nella troposfe-
sido di carbonio (CO), l’anidride ra la temperatura diminuisce con la
carbonica (CO2), gli ossidi di azoto quota (circa 6,5°C ogni chilometro); i
(NO e NO2), l’anidride solforosa rimescolamenti verticali sono facilita-
(SO2), l’ozono (O3) e il particolato ti in quanto l’aria calda, e dunque più
• microinquinanti - sostanze le cui leggera, si trova sotto l’aria più fred-
concentrazioni in atmosfera sono da (più pesante). Ma all’interno della
dell'ordine dei nanogrammi per troposfera si osservano spesso delle
metro cubo (ng/m3), come gli idro- singolarità che si estendono su una
carburi policiclici aromatici (IPA) e zona verticale di qualche centinaio di
le diossine. metri, chiamate strati di “inversione
Questa distinzione non si riferisce, ov- termica”, nelle quali la temperatu-
viamente, al grado di nocività dell’in- ra aumenta con la quota. In tal caso
quinante in quanto un microinquinan- l’aria densa e fredda si trova sotto
te può essere più nocivo per la salute quella più calda e il rimescolamento
umana di un macroinquinante, anche verticale spontaneo non è più pos-
se quest'ultimo è presente nell’aria in sibile. Questi strati, che si possono
concentrazioni molto maggiori. trovare sia al livello del suolo che in
Rispetto alla loro origine gli inquinanti quota, costituiscono, quindi, un “co-
si possono classificare in: perchio” per le sostanze inquinanti
• primari - manifestano la loro tossi- che vengono continuamente emesse
cità nella forma e nello stato in cui al livello del suolo, per cui si viene a
sono immessi in atmosfera, come creare una sacca di crescente con-
l’anidride solforosa (SO2) e l’acido centrazione.
fluoridrico (HF)

Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
È un gas incolore, di odore acre. Provie- stagione invernale. Grandi sorgenti
ne per la maggior parte dalla combu- di SO2 sono le centrali termoelettri-
stione del carbone o di altri combusti- che a carbone e alcuni processi in-
bili fossili contenenti zolfo, usati per il dustriali. Il biossido di zolfo è molto
riscaldamento. In misura molto mino- irritante per gli occhi, la gola e le vie
re (dell’ordine del 5%) proviene dalle respiratorie. In atmosfera, attraverso
emissioni dei veicoli diesel. Per questo reazioni con l'ossigeno e le molecole
motivo la concentrazione di SO2 pre- di acqua, contribuisce all’acidifica-
senta una variazione stagionale mol- zione delle precipitazioni, con effetti
to evidente, con i valori massimi nella negativi sulla salute dei vegetali. Le
88
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
precipitazioni acide possono avere ef- struzione, vernici, metalli e manufatti
fetti corrosivi anche su materiali da co- in pietra, in particolare marmi.

Ossidi di azoto (NO e NO2)


Il monossido di azoto (NO) è un gas no durante il processo di combustione
incolore, inodore e insapore, mentre stesso. Le principali sorgenti artificiali
il biossido di azoto (NO2) si presenta di NO, e dunque di NO2, sono gli im-
sotto forma di un gas rossastro di odo- pianti di riscaldamento, alcuni proces-
re forte e pungente. L’NO si forma in si industriali e i gas di scarico dei veico-
tutti i processi di combustione in pre- li a motore, soprattutto in condizione
senza di aria, per reazione dell'azoto di accelerazione e marcia a regime di
con l'ossigeno atmosferico, soprattut- giri elevato (combustione a tempera-
to in condizioni di elevata temperatu- tura più alta). Anche le concentrazioni
ra. Esso reagisce successivamente con degli ossidi d’azoto presentano un an-
l’ossigeno (O2) dell’atmosfera, dando damento stagionale, che però è meno
origine al biossido di azoto (NO2). La marcato rispetto a quello dell’SO2. Per-
concentrazione di NO2 in aria dipende ché più stabile, NO2 è considerato più
però anche da altri processi, tra i quali importante per gli effetti sulla salute
è particolarmente rilevante la reazio- umana; esso provoca irritazioni alle
ne dell’NO con l’ozono (O3), prodotto mucose degli occhi e danni alla vie re-
nelle ore di maggiore irraggiamento spiratorie e alla funzionalità polmona-
solare. L’NO2 è, dunque, da considera- re. L’NO2 contribuisce all’acidificazione
re un inquinante secondario, anche se delle precipitazioni con effetti dannosi
piccole quantità di questo gas si forma- del tipo di quelli prodotti da SO2.

Monossido di carbonio (CO)


È l’inquinante gassoso più abbondante di carbonio ha la proprietà di fissarsi
in atmosfera: l’unico la cui concentra- all’emoglobina del sangue impeden-
zione venga espressa in milligrammi al do il normale trasporto dell’ossigeno
metro cubo. È un gas incolore e ino- nelle varie parti dei corpo. Gli orga-
dore. Proviene dalla combustione di ni più colpiti sono il sistema nervoso
materiali organici quando la quantità centrale e il sistema cardiovascolare,
di ossigeno a disposizione è insuffi- soprattutto per le persone affette da
ciente. La principale sorgente di CO cardiopatie. Concentrazioni elevatissi-
è rappresentata dai gas di scarico dei me di CO possono anche condurre alla
veicoli a benzina, soprattutto (a diffe- morte per asfissia. Alle concentrazioni
renza di NO) funzionanti a bassi regimi, abitualmente rilevabili nell’atmosfera
come nelle situazioni di traffico urba- urbana gli effetti sono reversibili.
no intenso e rallentato. Il monossido

Ozono (O3)
L’ossigeno dell’aria si presenta abitual- plice ruolo: da una parte come ozono
mente in forma di molecola biatomica “buono”, presente naturalmente nella
(O2). Quando però si presenta in for- stratosfera, con funzione di filtro per
ma di molecola triatomica (O3) prende la componente ultravioletta B e C del-
il nome di ozono. È un gas altamente la radiazione solare, altamente noci-
reattivo, di odore penetrante e dota- va per gli organismi viventi. Questo è
to di elevato potere ossidante. Nel di- l’ozono di cui si parla in riferimento al
battito contemporaneo sui problemi problema dell’assottigliamento dello
ambientali, l’ozono compare in un du- strato di ozono (buco dell’ozono). Al

89
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
contrario, l’ozono presente nell’aria zioni alla periferia delle aree inquinate
che respiriamo, negli strati inferiori urbane, nelle zone sottovento. Può ac-
dell’atmosfera, è un inquinante. Esso cumularsi anche negli strati superiori
è generato a partire dall’azione del- della troposfera, lontano da sorgenti
la radiazione solare sulle molecole di di inquinamento, da dove può veni-
biossido di azoto presenti in atmosfe- re trasportato al suolo per effetto dei
ra. Le reazioni dell’ozono con gli ossidi venti di caduta. L’ozono è particolar-
di azoto sarebbero, tuttavia, a bilan- mente irritante per le vie respiratorie
cio complessivo nullo: sotto l’azione e per gli occhi. Provoca lesioni sulle
della luce solare si avrebbe un ciclo foglie di alcuni vegetali. Su gomme e
continuo di formazione e distruzione fibre tessili provoca alterazioni ridu-
dell’ozono. L’ozono si accumula solo cendo l’elasticità e rendendo fragile
se l’atmosfera, oltre ad essere inqui- il materiale. L’ozono è inoltre un gas
nata da ossidi di azoto, contiene an- serra, ovvero in grado di modificare
che idrocarburi reattivi, trovandosi in significativamente, anche a basse con-
situazione favorevole allo sviluppo di centrazioni, l’equilibrio radiante dei
smog fotochimico. L’ozono è, quindi, sistema terra-atmosfera, producendo
un tipico inquinante secondario, carat- un riscaldamento globale dell’atmo-
teristico dei mesi primaverili ed estivi sfera. Il suo contributo percentuale al
a più alta insolazione. Gli stessi agenti riscaldamento globale è stato stima-
inquinanti all’origine della formazione to nell’8%, contro il 50% della CO2, il
di O3 reagiscono con esso direttamen- 20% dei clorofluorocarburi, il 16% dei
te, distruggendolo. Per questo motivo, metano e il 6% del protossido d’azoto
esso raggiunge le maggiori concentra- (N2O).

Polveri totali sospese (PTS) e frazione fine (PM10)


L’origine delle particelle presenti in si fermano nelle mucose rinofaringee,
sospensione nell’atmosfera è assai va- dando luogo a irritazioni e allergie;
ria: quelle più grossolane, di diametro quelle di diametro compreso tra 5 e 10
maggiore di qualche μm, provengono μm raggiungono la trachea e i bronchi;
per lo più dalla risospensione di pol- quelle infine con diametro inferiore a
veri inerti da cantieri, aree scoperte, 5 μm possono penetrare fino agli alve-
superfici stradali. Particelle di origine oli polmonari. Le particelle fini sono,
vegetale, aggregati di particelle incom- dunque, particolarmente pericolose.
buste provenienti da impianti di com- Per questo motivo la legislazione ha
bustione e dai motori degli autoveicoli preso in considerazione la misura se-
costituiscono, invece, la frazione fine lettiva della frazione di particolato at-
dei particolato. Queste ultime, so- mosferico con diametro aerodinamico
prattutto, possono veicolare sulla loro inferiore a 10 μm, indicato come PM10,
superficie metalli pesanti (piombo, stabilendo per essa specifici valori di
cadmio, zinco) e molecole complesse riferimento di concentrazione e, in
di idrocarburi (idrocarburi policiclici prospettiva, ciò avverrà anche per la
aromatici ad alto peso molecolare). frazione PM2,5. Il particolato atmosferi-
La nocività sulla salute umana dipen- co produce degradazione delle super-
de sia dalla composizione chimica, fici esposte e riduzione della visibilità.
che dalla dimensione delle particelle: Su larga scala può produrre modifica-
quelle di diametro superiore a 10 μm zioni sul clima.

Benzene (C6H6)
Il benzene è il composto aromatico più coli, emesso sia dai gas di scarico che,
semplice. Questo inquinante primario in misura inferiore, dall’evaporazione
proviene per circa il 90% dagli autovei- del combustibile medesimo. Anche la
90
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
combustione del legno produce ben- - contenenti benzene come solvente.
zene, così come il fumo di sigaretta, Il benzene viene classificato dall’IARC
che rappresenta una notevole fon- (International agency for research on
te di esposizione per i fumatori atti- cancer) nel gruppo 1, cui appartengo-
vi e passivi. In ambiente confinato le no tutte quelle sostanze per le quali è
concentrazioni di benzene possono stato accertato il potere di induzione
raggiungere valori confrontabili, se di tumore nell’uomo. Per esposizione
non superiori, a quelli dell’atmosfera cronica esso, infatti, esercita un’azione
esterna inquinata per effetto, come si tossica sul midollo osseo con possibi-
è detto, del fumo di sigarette e dell’uti- le induzione di leucemia. Altri effetti
lizzo di materiali per l’edilizia - colle, sono a carico dei sistema nervoso cen-
vernici, legnami, prodotti per la pulizia trale.

Rete di monitoraggio della qualità


dell’aria
Il sistema di controllo della qualità climatiche e della presenza di sorgenti
dell’aria è stato, sin dalla sua di emissioni inquinanti in atmosfera.
nascita, ideato come uno strumento Sono, inoltre, presenti tre laboratori
conoscitivo in grado di fornire mobili, utilizzati per eseguire campagne
informazioni in primis alla verifica del di misura secondo il metodo per
rispetto dei limiti normativi nelle aree sondaggi, volte a fornire una stima dei
più critiche ma ha assunto nel tempo, livelli di inquinamento atmosferico in
con la messa in campo, oltre alla rete specifici punti di interesse.
storica, anche di ulteriori quaranta Le stazioni di misura della qualità
stazioni, uno strumento per conoscere dell’aria vengono classificate (tabella
lo stato generale della qualità dell’aria 3.3) a seconda della tipologia, della
dell’intero territorio regionale. zona e delle caratteristiche della zona in
Esso comprende stazioni di misura base a quanto stabilito dalla Decisione
fisse, ubicate in siti rappresentativi 2001/752/CE del 17 ottobre 2001 e nel
delle diverse situazioni caratteristiche documento “Criteria for EUROAIRNET”
della regione dal punto di vista nel quale viene introdotta anche la
dell’orografia, delle condizioni meteo- simbologia riportata tra parentesi.

Traffico (T)

Tipo di stazione (Decisione 2001/752/CE) Background (B)

Industriale (I)

Urbana (U)

Tipo di area (Decisione 2001/752/CE) Suburbana (S)

Rurale (R)

Residenziale (R)

Commerciale (C)

Caratteristiche dell’area (Criteria for EUROAIRNET, 1999) Industriale (I)

Agricola (A)

Naturale (N) Tabella 3.3


Classificazione delle stazioni di misura

91
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
C’è da precisare che non tutte le pos- duata da un raggio compreso tra 1 e 5
sibili combinazioni tra tipo di stazione, chilometri. L’unica presente nella rete
tipo di area e caratteristiche dell’area di monitoraggio campana è la NA01
sono realistiche e, quindi, non real- ubicata presso l’Osservatorio astrono-
mente utilizzabili. mico di Capodimonte. Gli inquinanti e
La Stazione di traffico è situata in posi- i parametri monitorati sono i seguenti:
zione tale che il livello di inquinamen- biossido di zolfo (SO2), ossido di carbo-
to sia influenzato prevalentemente nio (CO), polveri totali (PM10), ossidi di
da emissioni provenienti da strade li- azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3), me-
mitrofe (Decisone 2001/752/CE) ed è teo - direzione del vento (DV), velocità
ubicata in aree caratterizzate da note- del vento (VV), temperatura (T), pres-
voli gradienti di concentrazione. sione atmosferica (PA), umidità relati-
La Stazione di background (fondo) è va (UR), radiazione solare (RS), pioggia
situata in posizione tale che il livello di (pluv).
inquinamento non sia prevalentemen- Stazioni di traffico urbane (TU). Sono
te influenzato da una singola fonte o stazioni urbane localizzate in aree con
da un’unica strada, ma dal contributo forti gradienti di concentrazione degli
integrato di tutte le fonti sopravvento inquinanti. A titolo indicativo si può
alla stazione (Decisone 2001/752/CE). consigliare che l’area di rappresentati-
Le stazioni, tuttavia, non sono diretta- vità sia almeno pari a 200 metri qua-
mente influenzate da emissioni dirette dri, anche se sarebbe più opportuno
locali di tipo industriale e di traffico. descriverla in funzione della lunghezza
Il raggio dell’area di rappresentatività della strada. Devono essere ubicate a
delle stazioni di background è variabi- 4 metri dal bordo stradale più vicino e
le in un intervallo tra 100 metri e 500 ad almeno 25 metri da incroci, sema-
chilometri, a seconda della tipologia fori, fermate autobus. Il documento
dell’area nella quale la stazione è in- “Recommendations on the review of
serita. Council Directive 1999/30/EC- Draft
La Stazione industriale è situata in 11-05-2004” raccomanda poi che, per
posizione tale che il livello di inquina- materiale particolato e piombo, le sta-
mento è influenzato prevalentemente zioni da traffico non siano più lontane
da singole fonti industriali o zone indu- di 10 metri dal bordo della strada.
striali limitrofe (Decisone 2001/752/ Le stazioni presenti sulla rete campana
CE). L’area di rappresentatività non è e classificate in base a questa tipologia
elevata e, generalmente, è individua- sono 15, cosi distribuite:
ta da un raggio compreso tra 10 e 100 2 per la sottorete di Avellino (AV41,
metri (area superiore a 300 m²). Scuola V Circolo e AV42, Ospedale
In Campania le stazioni hanno la se- Moscati)
guente localizzazione: 2 per la sottorete di Benevento (BN31,
Stazioni di background suburbano Ospedali Civili Riuniti e BN32, Via Flo-
(BS). Stazioni usate per monitorare i ra)
livelli medi d’inquinamento all’inter- 2 per la sottorete di Caserta (CE51, Isti-
no d’aree suburbane (tessuto urbano tuto Manzoni e CE52, Scuola De Ami-
discontinuo, generalmente paesi limi- cis)
trofi ai capoluoghi di provincia e/o re- 6 per la sottorete di Napoli (NA02,
gione), dovuto a fenomeni di traspor- Ospedale Santobono; NA03, Primo Po-
to provenienti dall’esterno della città liclinico; NA04, Scuola Andrea Doria;
stessa e a fenomeni prodotti all’inter- NA05, Scuola Vanvitelli; NA06, Museo
no della città che si vuole monitorare. Nazionale; NA07, Ferrovie dello Stato)
Sono poste preferibilmente all’interno 3 per la sottorete di Salerno (SA21 -
di aree verdi pubbliche (parchi, impian- Scuola Pastena Monte, SA22, Ospeda-
ti sportivi, scuole) e non direttamente le Via Vernieri; SA23, Scuola Osvaldo
sottoposte a sorgenti d’inquinamento. Conti).
L’area di rappresentatività è indivi- Gli inquinanti e i parametri monitora-

92
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
ti sono i seguenti: frazione respirabile ti sono i seguenti: frazione respirabile
del particolato sospeso (PM10), ossidi del particolato sospeso (PM10), ossidi
di azoto (NO, NO2, NOx), parametri di azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3),
meteo (DV, VV, T, P, UR, RS, pioggia). biossido di zolfo (SO2), idrocarburi vo-
Stazioni di traffico suburbane (TS). latili e parametri meteo (DV, VV, RS).
Trovano ubicazione in zone a elevato Tuttavia la rete di monitoraggio risul-
traffico, per la misura degli inquinanti ta ancora insufficiente per valutare la
emessi direttamente dal traffico vei- qualità dell’aria a livello regionale, in
colare (NO2, CO, polveri, idrocarburi quanto garantisce una certa copertura
volatili). Sono quattro quelle presenti dei capoluoghi di provincia e dell’area
nella rete campana, così suddivise: intorno a Napoli, ma esclude alcuni
2 per la sottorete di Caserta (CE53, comuni con alta densità abitativa ed
Centurano e CE54, Scuola Settembri- elevati flussi di traffico, e le aree a vo-
ni) cazione industriale (distretti industria-
2 per la sottorete di Napoli (NA08, li, aree ASI), che necessiterebbero più
Ospedale Nuovo Pellegrini e NA09, delle altre del monitoraggio di specifi-
ITIS S. Giovanni). ci inquinanti.
Gli inquinanti ed i parametri monitora-

Configurazione della rete di monitoraggio


La configurazione attuale della rete di carbonio, se possibile anche quella
regionale di controllo della qualità oraria.
dell’aria risulta, da diverse fasi di at- Inoltre, ci si attiene ai dettati del D.Lgs.
tuazione del sistema, ossequiante il n.183 del 21/05/2004 “Attuazione del-
DM n. 60 del 02/04/2002 che segna la direttiva 2002/3/CE relativa all’ozo-
un importante cambiamento nella no nell’aria”, che impone la soglia di
normativa per la gestione della qua- allarme dell’ozono per le medie ora-
lità dell’aria, in quanto recepisce le rie a 240 μg/m3, il limite di 180 μg/
direttive comunitarie 1999/30/CE del m3 inteso come soglia d’informazione
Consiglio della Comunità europea del al pubblico e, inoltre, fissa il valore di
22 aprile 1999, concernente i valori li- 120 μg/m3 in termini di media su 8 ore
mite di qualità dell’aria ambiente per il massima giornaliera, sia come valore
biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli bersaglio per la protezione della salu-
ossidi di azoto, le particelle e il piombo te umana al 2010, da non superare per
e la 2000/69/CE relativa ai valori limi- più di 25 giorni per anno civile come
te di qualità dell’aria ambiente per il media su tre anni sia come obiettivo
benzene ed il monossido di carbonio. a lungo termine, abrogando il DPCM
Inoltre, per tali sostanze, fornisce: 28/03/1983 ed il DM 16/05/1996. Tale
 i valori limite e le soglie di allar- decreto pone, quindi, l’attenzione su:
me Soglia di informazione. Livello oltre il
 il margine di tolleranza quale vi è un rischio per la salute uma-
 i termini di tempo assegnati per na in caso di esposizione di breve du-
il raggiungimento dei valori limi- rata per alcuni gruppi particolarmente
te sensibili della popolazione.
 altre indicazioni relative al moni- Soglia di allarme. Livello oltre il quale
toraggio e alle modalità di comu- vi è un rischio per la salute umana in
nicazione al pubblico. caso di esposizione di breve durata e
Sono state introdotte anche soglie da raggiunto il quale devono essere adot-
non superare per un numero stabilito tate le misure previste dall’articolo 5.
di giornate all’anno (per PM10 ed NO2). Obiettivo a lungo termine. Concentra-
Per alcuni inquinanti viene disposta la zione di ozono nell’aria al di sotto della
frequenza almeno giornaliera e, nel quale si ritengono improbabili, in base
caso del biossido di azoto e dell’ossido alle conoscenze scientifiche attuali, ef-

93
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
fetti nocivi diretti sulla salute umana e vi sulla salute umana e sull’ambiente
sull’ambiente nel suo complesso. nel suo complesso, da conseguirsi per
Valore bersaglio. Livello fissato al fine quanto possibile entro un dato perio-
di evitare a lungo termine effetti noci- do di tempo.

SIGLA NO
COMUNE UBICAZIONE PM10 PM2,5 BTX O3 SO2 METEO CO
STAZIONE NO2 - NOX
Avellino Scuola V Circolo AV41 X X X X
Avellino Ospedale Moscati AV42 X X X X X X X
Ospedali Civili
Benevento BN31 X X X
Riuniti
Benevento Via Flora BN32 X X X X X X
Caserta Istituto Manzoni CE51 X X X X
Caserta Scuola De Amicis CE52 X X X X X X
Caserta Centurano CE53 X X X X
Scuola
Maddaloni CE54 X X X X
L. Settembrini
Osservatorio
Napoli NA01 X X X X X X X
Astronomico
Ospedale
Napoli NA02 X X X X X
Santobono
Napoli Primo Policlinico NA03 X X X X X
Napoli Scuola Silio Italico NA04 X X X X X X
Napoli Scuola Vanvitelli NA05 X X X X X X X
Napoli Museo Nazionale NA06 X X X X X X
Ferrovie dello
Napoli NA07 X X X X X X X
Stato
Ospedale Nuovo
Napoli NA08 X X X X
Pellegrini
Napoli ITIS S.Giovanni NA09 X X X X X X
Scuola
Salerno SA21 X X X X
Pastena Monte
Ospedale S. G. Dio
Salerno SA22 X X X X X X X
R. D'Arragona
Tabella 3.4 Scuola
Salerno SA23 X X X
Distribuzione territoriale e Osvaldo Conti
specifiche strumentali della rete di
Totale analizzatori 20 18 8 8 16 2 19 14
qualità dell’aria in Campania

Condizioni meteorologiche
e dispersione degli inquinanti
in atmosfera
Pressoché la totalità dei fenomeni di la superficie terrestre e si estende fino
inquinamento atmosferico avviene a oltre 1 chilometro di altezza.
nella porzione più bassa dell’atmosfe- I più importanti fattori meteorologici
ra chiamata Planetary Boundary Layer che interessano i fenomeni di inquina-
(Strato limite planetario) o PBL. Il PBL mento atmosferico sono:
comprende la parte di troposfera nella • il vento orizzontale (velocità e di-
quale la struttura del campo anemolo- rezione), generato dalla compo-
gico, ossia delle grandezze fisiche utili nente geostrofica e modificato dal
ai fini della modellizzazione del feno- contributo delle forze di attrito
meno atmosferico comunemente de- del terreno e da effetti meteoro-
finito vento, risente dell'influenza del- logici locali, come brezze marine,
94
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
di monte e di valle, e circolazioni decresce con l’altezza più lentamente
urbano-rurali del profilo adiabatico, o addirittura au-
• la stabilità atmosferica, un indica- menta (situazione detta di inversione
tore della turbolenza atmosferica termica), le particelle d’aria sono ini-
alla quale si devono i rimescola- bite sia nei movimenti verso l’alto che
menti dell’aria e quindi il processo verso il basso e la situazione è detta
di diluizione degli inquinanti stabile. Condizioni neutre si verifica-
• la quota sul livello del mare no tipicamente durante le transizioni
• le inversioni termiche che deter- notte-giorno, in presenza di copertura
minano l’altezza del PBL nuvolosa, o con forte vento. Condizio-
• i movimenti atmosferici verticali ni instabili si verificano quando il tra-
dovuti a sistemi baroclini od oro- sporto di calore dal suolo verso l’alto è
grafici. notevole, come accade nelle giornate
La stabilità atmosferica assume un assolate. Le condizioni stabili, che si
ruolo fondamentale nella dispersione verificano tipicamente nelle limpide
degli inquinanti. Nella troposfera la notte continentali con vento debole,
temperatura normalmente decresce sono le più favorevoli a un ristagno e
all’aumentare dell’altitudine. Il profi- accumulo degli inquinanti.
lo di temperatura di riferimento per I più gravi episodi di inquinamento si
valutare il comportamento delle mas- verificano in condizioni di inversione
se d’aria è quello osservato per una termica. In questi casi, infatti, gli in-
particella d’aria che si innalza espan- quinanti emessi al di sotto della quo-
dendosi adiabaticamente. Quando ta di inversione (a meno di possedere
il profilo reale coincide con quello di un’energia meccanica sufficiente a
riferimento, una particella d’aria - a forare l’inversione), non riescono a in-
qualsiasi altezza venga portata - si tro- nalzarsi poiché, risalendo, si trovano a
va in equilibrio indifferente, cioè non essere comunque più freddi e dunque
ha alcuna tendenza né a salire né a più pesanti dell’aria circostante. Le ca-
scendere (atmosfera neutra). Quando ratteristiche dispersive dell’atmosfera
la temperatura decresce con l’altezza sono, quindi, fortemente influenzate
più velocemente del profilo di riferi- dalle condizioni meteorologiche (ta-
mento, le particelle d’aria a ogni quota belle 3.5 e 3.6). La dispersione degli
si trovano in una condizione instabile inquinanti in aria è favorita in situazio-
perché, se vengono spostate sia verso ni caratterizzate da venti di intensità
il basso che verso l’alto, continuano il moderata o forte o con presenza di
loro movimento nella medesima dire- precipitazioni, mentre risulta forte-
zione allontanandosi dalla posizione mente limitata in condizioni di inver-
di partenza. Se, invece, la temperatura sione termica o di venti deboli.

SITUAZIONE CONDIZIONI

Alta pressione, stabilità atmosferica


Meteorologica Condizioni di inversione termica, limitata dispersione verticale inquinanti
Condizioni di calma di vento, limitata dispersione orizzontale inquinanti

Orografia, limitato ricambio d’aria Tabella 3.5


Morfologica dell’area Inquinamento atmosferico:
Urbanizzazione, ristagno inquinanti emessi localmente
fattori influenzanti

95
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
MECCANISMO CONDIZIONE SPECIFICHE
Avvezione Operata dal vento dominante
Turbolenta
(soprattutto nelle direzioni trasversali al vento dominante)
Trasporto
Diffusione Molecolare (spesso trascurabile)
Innalzamento per effetto di quantità di monto e galleggiamento
termico dell’emissione (innalzamento pennacchi)
Rimozione secca Sedimentazione e impatto al suolo (soprattutto particolato)
Rimozione Operata da precipitazioni atmosferiche (particolato e gas):
Rimozione umida • rain-out - inglobamento in gocce di pioggia in formazione
Tabella 3.6 • wash-out - inglobamento in gocce di pioggia già formate
Inquinamento atmosferico: Chimica Ossidazioni, riduzioni, neutralizzazioni
meccanismi di trasporto, rimozione Trasformazione
Chimico-fisica Evaporazione, condensazione, sublimazione, nucleazione
e trasformazione

Statistiche di qualità dell’aria


I dati che provengono dalle centraline ogni ora considerando le sette ore
di monitoraggio vengono validati ed precedenti
elaborati presso il Centro regionale • Numero di superamenti di un li-
inquinamento atmosferico Arpac, in vello soglia: conteggio delle me-
modo da fornire all’utente un indica- die orarie (o delle medie mobili 8
tore sintetico per la valutazione della ore o delle medie giornaliere) che
qualità dell’aria. superano un livello predefinito.
Un fondamentale sottoinsieme di Tale livello può coincidere con un
questi indicatori è rappresentato dagli limite normativo: in questo caso
indicatori calcolati su base annuale, a la normativa vigente fissa anche il
partire dai dati relativi agli inquinanti numero massimo di superamenti
chimici. La maggior parte di questi in- concessi.
dicatori è confrontata con i riferimenti Relativamente alla valutazione dello
normativi per verificare il rispetto de- stato ambientale e del trend dell’in-
gli standard di qualità dell’aria. dicatore, il dato, raccolto mediante
Gli indicatori relativi alle statistiche gli analizzatori presenti nella singola
annuali, che vengono presentati in centralina, risulta rappresentativo di
questa sezione raggruppati per sito di una copertura territoriale puntuale
monitoraggio, sono i seguenti: che ha per origine la centralina stessa
• Media: concentrazione media an- e per intorno una limitata zona a cui
nua calcolata a partire dai dati ora- si può, entro certi limiti, relazionare il
ri/giornalieri dei singoli inquinanti tipo di inquinante per cui, stante le pe-
• Massimo orario: concentrazione culiarità spazio-temporali del risultato
massima oraria analitico, sarà sviluppata un’elabora-
• Massimo giornaliero: concentra- zione a partire da quella indicata nella
zione massima giornaliera normativa (dato mensile e annuale ri-
• Media mobile 8 ore: concentra- prodotto nella sua forma compiuta di
zione media su 8 ore calcolata per numero superamenti).

96
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.1
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.2
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.3
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

97
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.4
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.5
Biossido di azoto: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008

Figura 3.6
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2005

98
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.7
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.8
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.9
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2008

99
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.10
Monossido di carbonio: andamento
delle concentrazioni medie annuali
(mg/m3)rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008

Figura 3.11
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.12
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

100
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.13
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.14
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.15
PM10: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008

101
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.16
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

Figura 3.17
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.18
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

102
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.19
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

Figura 3.20
Ozono: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008

Figura 3.21
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005

103
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 3.22
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006

Figura 3.23
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007

Figura 3.24
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008

104
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria

Figura 3.25
Benzene: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti
di monitoraggio, anni 2005-2008

Come evidenziato dai grafici, le critici- a causa delle loro piccole dimensioni,
tà si evidenziano in un trend crescente restano sospese in atmosfera per tem-
essenzialmente per i superamenti di pi più o meno lunghi; tra queste tro-
valori soglia di PM10 (particolato con viamo sostanze diverse come sabbia,
diametro aerodinamico inferiore a 10 ceneri, polveri, fuliggine, sostanze sili-
μm): con il termine particolato (parti- cee di varia natura, sostanze vegetali,
culate matter, PM) o polveri totali so- composti metallici, fibre tessili naturali
spese (PTS) si fa riferimento all’insie- e artificiali, sali, elementi come il car-
me di particelle disperse in atmosfera, bonio o il piombo.
solide e liquide. In base alla natura e alle dimensioni
Richiamiamo alla mente alcune infor- delle particelle possiamo distinguere:
mazioni relative al particolato: il par- gli aerosol, le foschie, le esalazioni, il
ticolato è costituito da una complessa fumo, le polveri (vere e proprie), le
miscela di sostanze, organiche e inor- sabbie.
ganiche, allo stato solido o liquido che,

CARATTERISTICHE ORIGINE NATURALE ORIGINE ANTROPICA


Dimensioni grosse Dimensioni piccole fino a 0,1 μm
Caratteristiche fisiche
Forme irregolari Forme irregolari (sferiche)
Sali carbonatici Solfati
Ossidi di ferro e di alluminio Nitrati
Caratteristiche chimiche
Composti di silice Composti organici del piombo
Minerali che costituiscono la litosfera Idrocarburi
Erosione Edilizia
Agricoltura
Spray marino
(fertilizzanti, anticrittogamici)
Opere civili
Evaporazione del mare
(operazioni di scavo, trasporto)
Metodi di produzione Industria
(processi non confinati, macinazione,
miscelazione, manipolazione)
Trasporto eolico
Combustione (produzione energetica
primaria, produzione energetica ter-
mica industriale, riscaldamento civile)
Tipo di suolo Combustibile
Vegetazione Processo di carburazione
Fattori condizionanti
Umidità Sistemi di abbattimento Tabella 3.7
Caratteristiche del particolato
Meteorologia Meteorologia
atmosferico

105
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il particolato può essere suddiviso, ol- forma finale da sorgenti identificabili.
tre che in funzione delle particelle che Esso sarà, dunque, molto concentrato
lo compongono, anche e soprattutto, nell’aria immediatamente circostante
in base ai processi che lo hanno gene- il suo punto di emissione.
rato; infatti, grazie a questa seconda Al contrario, il particolato secondario
metodologia, il particolato atmosferi- è costituito dagli aerosol, contenenti
co è suddiviso in particolato primario quasi esclusivamente particelle fini
e secondario. dal diametro inferiore a 1 μm, che si
Il particolato primario è costituito da generano dalla conversione dei gas in
particelle, sia fini che grossolane, ori- particelle solide. Il particolato secon-
ginatesi direttamente - da processi dario, infatti, si forma grazie a processi
meccanici di erosione, dilavamento di condensazione di sostanze a bassa
e rottura di particelle più grandi, da tensione di vapore, precedentemente
processi di evaporazione dello spray formatesi attraverso evaporazione ad
marino in prossimità delle coste, da alte temperature, o grazie a reazioni
processi di combustione - ed emesse chimiche tra inquinanti primari allo
in atmosfera direttamente nella sua stato gassoso presenti in atmosfera.

TIPO DI SORGENTI NATURALI SORGENTI ANTROPICHE


PARTICOLATO Primario Secondario Primario Secondario
Ossidazione di SO2 e H2S
Uso
Spray marino emessi da incendi e Ossidazione di SO2
di combustibili fossili
vulcani
Ossidazione di NOx Emissioni
Erosione di rocce Ossidazione di NOx
prodotto da suolo e luce di autoveicoli
Fine Emissioni di NH3
Emissioni di NH3 da
Incendi boschivi Poveri volatili da agricoltura
animali selvatici
e allevamento
Ossidazione di idrocarburi Ossidazione di
Usura di pneumatici
emessi dalla vegetazione idrocarburi emessi
e freni
(terpeni) dagli autoveicoli
Poveri volatili
Erosione di rocce
da agricoltura
Grossolano Spray marino Spargimento di sale
Tabella 3.8
Particolato atmosferico: Frammenti di
Usura asfalto
sorgenti naturali e antropiche piante e insetti

Da quanto brevemente richiamato, in dell’aria, poiché gli alberi fungono da


relazione al problema della mitigazio- veri e propri filtri purificatori in grado
ne del particolato, va acclarato che la di contrastare le componenti gassose
presenza sul territorio di infrastruttu- e particellari dell’inquinamento atmo-
re di grande scorrimento determina sferico.
un carico di spostamenti di persone Le piante sono preziosi filtri biologici
e veicoli tale da comportare effetti di in grado di trattenere, nei peli o sulle
introduzione di nuovo particolato e rugosità delle superfici le polveri, in-
risospensione con frantumazione di quinante che ha un impatto sanitario
quello già deposto. significativo perché riesce a raggiun-
Ma la presenza nell’aria stessa di pol- gere le zone più profonde dell’appa-
veri e di inquinanti prodotti dalle al- rato respiratorio. Il particolato viene
tre attività cittadine oltre al traffico catturato dalle superfici fogliari o dalla
veicolare (riscaldamento degli edifici, corteccia attraverso il complesso pro-
processi industriali, cantierizzazione), cesso della deposizione, che dipende
trova una possibile soluzione attra- non solo dalla tipologia di pianta ma
verso l’infoltimento della vegetazione anche dalle condizioni metereologi-
nelle aree urbane o suburbane, in ter- che, quali principalmente la tempera-
mini di mitigazione dell’inquinamento tura e l’umidità dell’aria.

106
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Piante con rami densi, fogliame fitto e pendolari (essenzialmente i collega-
foglie numerose e rugose o frastagliate menti intermodali nel flusso verso i
hanno un elevatissimo effetto filtrante capoluoghi), il rinnovamento del parco
e di abbattimento delle polveri. veicolare convenzionale (passeggeri e
Le principali strategie da adottare per merci).
la riduzione delle pressioni generate Quanto sopra citato riveste, lapalissia-
dai trasporti, riguardano aspetti qua- namente, un carattere sovralocale e
li: il miglioramento della mobilità ur- comporta la concertazione coordinata
bana attraverso il potenziamento del tra Regione, Provincia e singolo Comu-
sistema ferroviario, la mobilità dei ne.

107
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
INQUINAMENTO
ACUSTICO

Inquinamento acustico

4
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Inquinamento acustico
Giuseppe D’Antonio, Luigi Cappella, Nicola Barbato, Rocco De Pascale,
Giovanni Improta, Felice Nunziata, Claudio Scotognella
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Generalità
Il suono è così diffuso nella vita di ogni me di azioni e adempimenti spettanti
giorno, che spesso trascuriamo i suoi ai soggetti coinvolti, siano essi pubblici
effetti. Esso è in genere piacevole, ad o privati.
esempio quando ascoltiamo la musi- La serie di azioni previste può esse-
ca, il canto degli uccelli o, comunque, re schematizzata in quattro momenti
utile rendendo possibile la comunica- principali:
zione verbale e richiamando la nostra • Pianificazione, attraverso l’adozio-
attenzione con il campanello di casa ne da parte dei Comuni del Piano
o con segnali di allarme. Il suono può di classificazione acustica
però divenire molesto, sgradevole ed • Prevenzione, mediante gli stru-
indesiderato; si tramuta in “rumore” menti della Valutazione di impatto
e può produrre nell'organismo effetti ambientale, della Valutazione di
altamente nocivi. È un rischio per la impatto acustico e della Valutazio-
salute, intesa non soltanto come “ma- ne di clima acustico
lattia” in caso di vera e propria lesione • Vigilanza e controllo, tramite spe-
dell’apparato uditivo per esposizione cifici dispositivi sanzionatori e pre-
ad elevati livelli di rumore, ma anche scrittivi
con un significato più ampio di dimi- • Risanamento, attraverso i Piani di
nuito benessere anche definito come risanamento acustico.
annoyance1. Il susseguirsi dei decreti nel corso de- (1) Sentimento di scontentezza riferito
al rumore, che l’individuo sa o crede
Noi viviamo oggi immersi in una atmo- gli anni, ha creato non poche difficol- possa agire su di lui in modo negativo
sfera rumorosa che rappresenta in pra- tà nell’interpretazione e nella piena
tica la “colonna sonora”, il sottofondo attuazione degli obiettivi di legge. Un
costante alle nostre attività quotidiane ulteriore elemento di criticità è emer-
(spesso anche del nostro riposo) e, al so a seguito dell’emanazione della Di-
contempo, uno dei fattori di degrado rettiva europea 2002/49/CE, relativa
della qualità della vita. alla determinazione e alla gestione
Il compositore canadese Raymond del rumore ambientale, recepita dal
Murray Schafer coniò per primo D.Lgs. n. 194/2005, e alla conseguente
l'espressione “paesaggio sonoro” (tra- sovrapposizione degli indirizzi norma-
duzione dall'inglese soundscape) in- tivi comunitari con quelli nazionali già
tendendo, nelle parole, «un qualsiasi previsti.
campo di studio acustico [...], una com- Nel “Libro Verde sulle politiche future
posizione musicale, un programma ra- in materia di inquinamento acustico”
dio o un ambiente». La definizione di la Commissione europea ha definito
“paesaggio sonoro” quale elemento di il rumore ambientale come uno dei
qualità ambientale ben si adatta a in- maggiori problemi ambientali in Eu-
tegrare con pari dignità la componen- ropa. Di conseguenza, con la Direttiva
te visiva a quella acustica. 2002/49/CE si propone di gettare le
Il quadro normativo in materia di in- basi affinché possano essere intra-
quinamento acustico, costituito dalla prese misure e iniziative specifiche da
Legge quadro n. 447/1995 e dai rela- inserire nelle successive direttive sul
tivi disposti attuativi, è mirato a una contenimento del rumore ambienta-
completa regolamentazione dei diffe- le, poiché nell’ambito della politica
renti aspetti connessi alla tematica, ed comunitaria si intende conseguire un
è organizzato in modo tale da discipli- elevato livello di tutela della salute e
nare e gestire le problematiche con- dell’ambiente. Attraverso tale stru-
nesse con l’inquinamento acustico di mento normativo è stato introdotto
origine ambientale, tramite un insie- l’obbligo per gli stati membri di avviare
111
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un processo di gestione e di conteni- dei piani d’azione, l’informazione e la
mento dell’inquinamento acustico at- partecipazione del pubblico.
traverso tre momenti fondamentali: la L’integrazione e l’armonizzazione della
conoscenza del grado di inquinamen- normativa europea con quella nazio-
to acustico e del numero di persone nale sarà oggetto di specifici decreti,
esposte al rumore, la predisposizione allo stato attuale ancora non emanati.

D.Lgs n. 194/2005 - Attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del
rumore ambientale
DPR n. 142/04 - Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante
dal traffico veicolare

DM 29/11/2000 - Piani di contenimento e abbattimento del rumore

DM 16/3/98 - Tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico

DPCM 14/11/97 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore


Tabella 4.1
Rumore: principale normativa di Legge n. 447/1995 - Legge quadro sull’inquinamento acustico
riferimento

La descrizione del clima acustico zioni regionali alle criticità in termini di


dell’ambiente è rappresentata da una monitoraggi e controlli. Per un quadro
serie di indicatori che riassumono in completo di tali attività si può fare ri-
modo sintetico lo stato e le pressioni ferimento ai dati divulgati nei volumi
ambientali attraverso le principali fon- “Annuario dei dati ambientali” e “Rap-
ti di inquinamento acustico presenti porto sugli Agenti fisici” pubblicati
sul territorio e le risposte delle istitu- dall’Agenzia.

Sorgenti, controlli e risposte


Le infrastrutture dei trasporti (stra- situazioni di inquinamento e disturbo
de, autostrade, ferrovie, aeroporti) puntuali e localizzate.
rappresentano le sorgenti predomi- La pressione dei sistemi di trasporto
nanti di immissione diffusa di rumore può essere valutata attraverso indica-
nell’ambiente, mentre le rimanenti tori come ad esempio, nel caso degli
attività determinano prevalentemente aeroporti, il numero di movimenti.

Figura 4.1
Traffico aeroportuale , numero
di movimenti (Fonte: Aeroporto
Internazionale di Napoli Capodichino)

112
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
Analizzando il trend di questo indica- lioni di chilometri percorsi) mostra un
tore (i dati si riferiscono all’Aeroporto trend pressoché costante in entram-
internazionale di Napoli Capodichino) bi i casi nel quadriennio 2005-2008.
si evidenzia una crescita nel 2006, ri- In particolare, dopo una crescita nel
spetto all’anno precedente, del 6,4%; 2006 rispetto all’anno precedente su-
analogamente nel 2007 del 17,2% per periore al punto percentuale (Tangen-
poi diminuire nel 2008 del 5,2% (figura ziale +1,4%; Autostrada A3 +2,9%),
4.1). nel 2007 questa crescita si è ridotta a
Per le infrastrutture stradali sono stati meno di un punto percentuale (+0,6%
analizzati dati relativi a due importanti e 1%) per poi portarsi in “area” nega-
arterie viarie della regione Campania: tiva (-1,5% e -0,4%) nel 2008 (figura
la Tangenziale di Napoli e l’Autostrada 4.2).
A3 Napoli-Salerno. L’indicatore (mi-

Figura 4.2
Traffico veicolare, milioni di chilometri
percorsi (Fonte: Tangenziale di Napoli
e Autostrade Meridionali)

In relazione, invece, al traffico ferro- 4.3) nello stesso quadriennio mostra-


viario gestito dalla società Rete ferro- no una variazione del numero di chi-
viaria italiana, i dati relativi al Compar- lometri percorsi dai convogli nel 2006
timento di Napoli (la cui competenza rispetto all’anno precedente del 1,3%,
non coincide esattamente con il terri- nel 2007 del 4,7%, nel 2008 del -2,5%
torio della regione Campania (figura (figura 4.4).

Figura 4.3
Confini del Compartimento di Napoli
di Rete Ferroviaria Italiana (RFI)

113
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 4.4
Traffico ferroviario, chilometri
percorsi dai convogli (Fonte: RFI
Compartimento di Napoli)

Il territorio campano è una realtà va- di rumore lungo le grandi arterie di


sta ed eterogenea e la descrizione comunicazione e le strade di accesso,
dell’inquinamento acustico risulta, con inevitabili ripercussioni sulla vivibi-
di conseguenza, estremamente com- lità per le popolazioni residenti. Nelle
plessa. Una indicazione può pervenir- province di Avellino e Benevento l’at-
ci dall’analisi dal numero di controlli tività di controllo, anche in presenza
effettuati a seguito di esposti e dalla di minori pressioni ambientali per al-
percentuale di superamenti dei limiti tre tipologie, si è concentrata, invece,
rilevati. sulle attività industriali e artigianali. I
I grafici riportati di seguito rappresen- superamenti dei limiti in tutte le pro-
tano le attività, suddivise per tipologia, vince si attestano mediamente intorno
effettuate da tecnici Arpac in tutte le all’85% dei controlli, con un picco mas-
province, nel periodo 2005-2008. Le in- simo a Caserta e un minimo a Napoli.
dagini fonometriche, rappresentate per Tale percentuale è, quindi, indice di
provincia, avviate a seguito di esposti a uno stato di sofferenza reale e non sol-
enti locali, magistratura e forze dell’or- tanto percepito, al quale è auspicabile
dine, inviati da privati cittadini che la- porre rimedio attraverso un’opportuna
mentano fastidi o molestie, mostrano attività di pianificazione e controllo.
che le cause di questi interventi sono Le Fonti energetiche rinnovabili (FER)
spesso riconducibili alle attività tipiche oggi vivono una stagione di grande
del tessuto economico del territorio. sviluppo a livello mondiale assumen-
Ad esempio, nel periodo estivo au- do un peso sempre più rilevante nel-
mentano le richieste di intervento la bilancia energetica. Tuttavia, vale
a causa dell’uso di condizionatori o la pena evidenziare che anche queste
della presenza di esercizi di intratteni- prevedono ricadute in tema di impatto
mento che, lavorando tipicamente nel acustico e elettromagnetico, sulle quali
periodo notturno, creano maggiore pertanto Arpac è chiamata a rilasciare
disagio in particolare nella provincia pareri tecnici preventivi.
di Napoli, nella quale si concentra- Nel corso del triennio 2006-2008, il
no i maggiori flussi turistici e, quindi, Cria (Centro regionale inquinamento
dove sono più intense le attività per la atmosferico) ha espresso parere per
ricettività e il divertimento collegate le tematiche ambientali di competen-
al turismo. Dall’analisi dei dati è pos- za (acustica ambientale e campi elet-
sibile rilevare che, spesso, nelle aree tromagnetici), per l’autorizzazione di
dove sono sorti nell’ultimo decennio impianti fotovoltaici, biomasse/biogas
grandi centri commerciali - come in ed eolici. In un unico caso ha espresso
alcune località del Casertano - l’af- parere per un impianto idroelettrico,
flusso di veicoli ha innalzato i livelli nella provincia di Salerno.
114
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Figura 4.5
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Avellino

Figura 4.6
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Benevento

Figura 4.7
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Caserta

115
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 4.8
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Napoli

Figura 4.9
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Salerno

Figura 4.10
Attività di controllo su esposto:
percentuale di superamento dei limiti
normativi

116
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
In figura 4.11, che riporta il numero di ultimi mesi del 2008 si è registrato un
pareri emessi per anno, si nota il calo aumento notevole di richieste di pa-
nel corso dell’anno 2008. Dallo studio reri per impianti fotovoltaici ed eolici;
dei singoli progetti emerge, però, che in particolare gli impianti fotovoltaici
per gli impianti eolici vi è un aumen- hanno raggiunto per il numero di ri-
to di potenza della singola macchina, chieste quelli eolici, anche se difficil-
da una media di 1,5 MW a 2,5 MW. mente si avrà il superamento in termi-
Analogamente, gli impianti fotovoltai- ni di potenza totale installata. Discorso
ci in autorizzazione sono cresciuti di a parte vale per le biomasse, in quanto
dimensioni passando mediamente da nel corso del 2008 è cambiato l’iter di
1 MW a 2 MW con punte di 24 MW. autorizzazione: infatti, ad oggi, gli im-
Quasi tutti gli impianti a biomassa pianti inferiori a 5 MW a olio vegetale
hanno potenze al di sotto del mega- non necessitano più di autorizzazione
watt, con l’unica eccezione di un im- regionale, ma di semplice Dia (Denun-
pianto di 18 megawatt. Nel corso degli cia di inizio attività) comunale.

Figura 4.11a
Numero di pareri tecnici preventivi
rilasciati da Arpac – Cria

Figura 4.11b
Percentuale di pareri tecnici preventi-
vi rilasciati da Arpac – Cria

117
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI

Le tecnologie mature per la produzione di energia da fonti rinnovabili per le quali Arpac è
chiamata a rilasciare pareri tecnici preventivi sono essenzialmente:
• solare fotovoltaico
• eolico
• biomasse
• geotermia
• idroelettrico

Il solare fotovoltaico è la tecnologia che converte direttamente l'irradiazione solare in


energia elettrica. I pannelli sono composti da unità di base, le celle fotovoltaiche, realizzate
utilizzando prevalentemente silicio con un elevato grado di purezza. La durata media di un
impianto è di circa 25-30 anni.
Gli impianti eolici sfruttano l'energia del vento per produrre elettricità. Sono costituiti da
aerogeneratori che trasformano l'energia cinetica del vento in energia meccanica e, infine,
quest’ultima in energia elettrica. Possono essere realizzati impianti eolici di varie dimensioni
organizzati in "parchi", con aerogeneratori di altezza e potenza differente.
La produzione di energia elettrica dal vento può essere realizzata anche attraverso aero-
generatori di altezza e potenza ridotte (10-20 metri e anche meno), in grado di servire utenze
diffuse (aziende agricole, imprese artigianali, utenze domestiche) e risultare integrati in pae-
saggi agricoli. Si parla, in questo caso, di minieolico.
La biomassa utilizzabile ai fini energetici consiste in tutti quei materiali organici che pos-
sono essere utilizzati direttamente come combustibili o trasformati in combustibili liquidi o
gassosi negli impianti di conversione, per un più comodo e vasto utilizzo. Il termine biomassa
riunisce materiali di natura eterogenea: dai residui forestali agli scarti dell'industria di trasfor-
mazione del legno o delle aziende zootecniche. In generale, si possono definire biomasse tutti
i materiali di origine organica provenienti da reazioni foto sintetiche.
L'energia geotermica è una forma di energia che utilizza le sorgenti di calore, che proven-
gono dalle zone più interne (sottosuolo) della Terra. Esistono anche tecnologie (le pompe di
calore a sonda geotermica) in grado di sfruttare l’energia latente del suolo, in questo caso si
parla di geotermia a bassa temperatura.
In Campania sono realizzabili soltanto impianti cosiddetti mini-idroelettrici o micro-idro-
elettrici. Con queste definizioni, in genere, ci si riferisce a impianti idroelettrici di potenza
inferiore rispettivamente a 1 MW e 100 KW e, quindi, di ridotta dimensione e con un basso
impatto ambientale.
La necessità di valutare l’impatto elettromagnetico per le FER, deriva essenzialmente dalla
realizzazione di nuove linee elettriche per il trasporto dell’energia dal punto di generazione al
punto di consegna. Questa distanza può essere anche dell’ordine dei chilometri (ed esempio
nel caso di impianti eolici).
Il rumore prodotto e, quindi, la necessità di valutarne l’impatto acustico è diverso a secon-
da delle diverse tipologie di FER. In particolare le emissioni sonore prodotte degli impianti
eolici sono dovute principalmente all'impatto del vento sulle pale, alla rotazione delle stesse
e agli organi di trasmissione. Il rumore prodotto dagli impianti a biomasse è legato sia alla
presenza nell’impianto di motori endotermici di grossa cilindrata, sia alla movimentazione
delle materie prime. In ultimo, il rumore prodotto dagli impianti fotovoltaici è generato dal
sistema di raffreddamento (ventole) del gruppo inverter/trasformatore.

Al fine di prevenire il deterioramento cedere alla suddivisione del territorio


delle zone non inquinate dal rumore di competenza in aree acusticamente
e ottenere la pianificazione e il risana- omogenee (Zonizzazione acustica) e
mento delle situazioni critiche - assicu- procedere, quindi, all’approvazione di
rando al contempo il corretto sviluppo un Piano di classificazione acustica. Si
urbanistico, commerciale, artigianale e noti che la pianificazione acustica non
industriale del territorio - tutte le am- si esaurisce in un’attività di program-
ministrazioni comunali devono munirsi mazione dell’assetto territoriale in
degli strumenti di pianificazione richie- senso stretto, essendo diretta a orien-
sti dalla normativa vigente. In partico- tare lo sviluppo non soltanto dal punto
lare i Comuni, ai sensi dell’articolo 6 di vista urbanistico-edilizio - che pure
della Legge n. 447/1995, devono pro- costituisce un aspetto connesso e cor-
118
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
relato - ma sotto il particolare profilo definitiva tale Piano è disponibile al
della tutela ambientale e della salute 04 giugno 2003 (Fonte: Regione Cam-
umana, attraverso la localizzazione del- pania). La raccolta di informazioni,
le attività antropiche in relazione alla infatti, è molto difficile, in quanto la
loro rumorosità. I termini fissati per vigente normativa non prevede l’ob-
l’approvazione dei Piano di classifica- bligo di notifica del provvedimento a
zione acustica erano fissati all’agosto una amministrazione sovraordinata a
2002, per i comuni con più di 10.000 quella comunale. In figura 4.12 sono
abitanti, e agosto 2003 per tutti gli al- cartografati i Comuni che hanno ap-
tri. provato il Piano di classificazione acu-
Il dato relativo al numero di Comuni stica.
campani che hanno approvato in via

Figura 4.12
Comuni con Piano di classificazione
acustica (Fonte: Regione Campania,
aggiornamento al 04/06/2003).

La classificazione del territorio comu- spensabile base attraverso la quale


nale in zone acustiche, congiuntamen- procedere all'adozione del piano di ri-
te ai rilevamenti fonometrici relativi sanamento acustico di cui all’articolo
allo stato di fatto, costituisce un'indi- 6 della Legge n. 447/1995.

119
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Monitoraggio del territorio


comunale di Napoli
Arpac - Cria ha realizzato, con il sup- di monitoraggio sono, tra l'altro, utili
porto del personale di Arpac Multi- a tarare il modello matematico della
servizi, un’attività di monitoraggio del mappatura acustica strategica della
rumore nelle principali vie cittadine, fi- città di Napoli e valutare l'esposizione
nalizzato a ottenere un quadro indica- della popolazione.
tivo della condizione del clima acusti- I grafici qui di seguito riportati rappre-
co in diverse zone della città di Napoli. sentano sinteticamente e per quartie-
Detto studio, basato su una serie pro- re i dati relativi ai rilievi fonometrici
grammata di rilievi strumentali pun- che sono stati effettuati nel 2008 sulle
tuali effettuati nell'arco della giorna- strade a maggior traffico e ponendo-
ta, ha permesso di valutare in linea di si a ridosso delle facciate più esposte.
massima, attraverso la media dei livelli Per ogni quartiere sono indicati i valori
acustici misurati, il livello equivalente medi nelle fasce orarie 6-22 (periodo
diurno e notturno in tali zone. Le in- diurno) e 22-6 (periodo notturno).
dicazioni ricavate da questa campagna

Figura 4.13
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati in giorni feriali

120
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico

Figura 4.14
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante i sabato

Figura 4.15
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante le domeniche

121
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dalla tabella 4.13 alla 4.15 si evince regolatore generale, in base alla Legge
che nei giorni feriali nel periodo diur- n. 447 del 26 ottobre 1995.
no i livelli si attestano nella stragrande Come già sottolineato, il Piano costitui-
maggioranza delle zone in questione sce uno degli strumenti di riferimento
tra i 70-75 dB; nel periodo notturno, per garantire la salvaguardia ambien-
invece, si registrano valori compresi tale e per indirizzare le azioni idonee
tra i 62-67 dB ad eccezione della zona a riportare le condizioni di inquina-
Porto dove è stato rilevato un livello mento acustico al di sotto dei limiti di
sonoro medio di 72 dB, molto proba- norma. Tale necessità nasce dalla cir-
bilmente legato al traffico veicolare costanza che a Napoli, come negli altri
intenso anche in orari notturni. Nel contesti urbani e metropolitani del no-
fine settimana, l’afflusso maggiore di stro Paese, l’aumento delle emissioni
veicoli verso le zone con una elevata sonore - legate alle attività produttive
concentrazione di esercizi commercia- e alla motorizzazione di massa - la for-
li e/o di intrattenimento si riflette in un mazione di agglomerati urbani a ele-
aumento dei livelli di rumore in alcune vata densità di popolazione e le carat-
fasce orarie. teristiche dei manufatti edilizi hanno
Si riporta in figura 4.16 una mappa determinato livelli di inquinamento
della zonizzazione acustica del comu- acustico tali da far assumere al feno-
ne di Napoli. Il Piano di zonizzazione meno carattere di emergenza.
acustica è stato approvato con delibe- Per maggiori informazioni si può far
razione del Consiglio comunale n. 204 riferimento al sito del comune di Na-
del 21 dicembre 2001 e integra il Piano poli.

Figura 4.16
Zonizzazione acustica del comune
di Napoli

Criticità e peculiarità della


situazione in Campania
In tema di inquinamento acustico le ne di singoli cittadini ma soltanto su
principali criticità derivano dalla dif- richiesta di enti e/o autorità pubbliche
ficoltà di massimizzare le sinergie per per le quali Arpac, come prescritto dal-
rendere maggiormente efficaci gli in- la legge regionale di istituzione, funge
terventi. da supporto tecnico scientifico.
L’attività di vigilanza e controllo di Ar- In molti comuni non è stato valutato il
pac non avviene su diretta segnalazio- clima acustico e, quindi, non è vi è stata

122
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
una pianificazione tale da minimizzare ni di risanamento attraverso specifici
gli impatti delle attività antropiche. In piani.
altre parole, non sono stati ancora, Non è raro che l’insufficiente azione di
così come prescritto dalla normativa “filtraggio”, attraverso preventivi con-
vigente, elaborati e adottati i piani di trolli amministrativi e/o sopralluoghi
classificazione acustica (zonizzazione) da parte di enti e autorità pubbliche,
del territorio. A questo si aggiunga che comporti richieste di controlli stru-
talvolta le amministrazioni, in fase di mentali non sempre necessarie. Que-
rilascio delle autorizzazioni, non utiliz- sto modo di procedere porta a non
zano gli strumenti della prevenzione avere informazioni corrette per poter
quali la Valutazione di impatto acusti- gestire le priorità e pianificare di con-
co e la Valutazione di clima acustico. seguenza gli interventi, anche in fun-
La valutazione di impatto acustico am- zione delle limitate risorse disponibili
bientale è regolata dalla Legge n. 447 comparate ad un territorio così forte-
del 26 ottobre 1995, la quale viene ap- mente antropizzato.
plicata per tutte le attività potenzial- La conformazione urbanistica del terri-
mente rumorose ed è imposta anche torio regionale e, in particolare, quella
se un esercizio commerciale possiede della provincia di Napoli, sviluppata
soltanto un frigorifero o un condizio- senza una adeguata pianificazione,
natore. Il clima acustico è inteso come ha determinato una serie di criticità
una valutazione dello stato dei valori difficilmente risolvibili. Si evidenzia la
di rumore, presenti sul territorio pri- presenza di assi viari di estrema im-
ma che sia realizzata l’opera, al fine portanza sorti a ridosso di quartieri ad
di verificare l'ottemperanza di detti elevata densità abitativa. In altri casi,
valori con quelli definiti dal DPCM del si è costruito viceversa a ridosso delle
14 novembre 1997, relativamente alla infrastrutture stradali, senza conside-
classe d'uso del territorio. rare le previste fasce di rispetto impo-
Da quanto premesso si evince che l’ef- ste dalla normativa vigente. A quanto
ficacia delle azioni di vigilanza e con- detto si aggiunge una non adeguata
trollo - e la conseguente applicazione manutenzione del fondo stradale, che
di specifici dispositivi sanzionatori e determina un incremento rilevante del
prescrittivi - è compromessa. Analo- rumore già prodotto dai veicoli.
ghe difficoltà si riscontrano nelle azio-

123
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
CAMPI
ELETTROMAGNETICI

Campi Elettromagnetici

5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Campi elettromagnetici
Giuseppe D’Antonio, Nicola Barbato, Rocco De Pascale, Giovanni Improta,
Claudio Scotognella
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici

Generalità
Nell’ambito delle problematiche di sa- internazionale.
nità pubblica poste dall’inquinamento A fronte di una rete di controllo tec-
ambientale, il tema dell’esposizione ai nica ormai pienamente consolidata,
campi elettromagnetici (cem) rappre- quindi, si registra la necessità di ren-
senta una questione prioritaria per dere più efficace la comunicazione sul
due principali motivi. tema, anche attivando più adeguati e
In primo luogo, la crescente domanda costanti percorsi di condivisione infor-
di energia elettrica e di diffusione del- mativa con gli organi di stampa, che
la conoscenza, della scienza, delle tec- rappresentano un importante punto
nologie, dell’informazione legata alla di mediazione tra la conoscenza tec-
vita in generale della nostra società, nica e le comunità locali. Sebbene nel
unitamente al progresso tecnologico, 2008 si sia registrato un deciso de-
ha prodotto un aumento considere- cremento degli articoli di stampa su
vole del fabbisogno di energia elet- questo tema, persiste nelle comunità
trica e, soprattutto negli ultimi anni, un’immagine negativa, uno stato di
di impianti di telecomunicazione. Da timore che provoca un aumento del-
tale richiesta è conseguito un naturale le richieste di attività di controllo da
incremento dei sistemi e delle infra- parte di singoli e di associazioni, i cui
strutture elettriche ed elettroniche. Il esiti strumentali, in massima parte,
ricorso di massa all’utilizzo di tali dispo- dimostrano la persistenza di atteggia-
sitivi, fondati sulla propagazione libera menti allarmistici non sempre giusti-
e guidata dei campi elettromagnetici, ficati. Così, ad esempio, di fronte al
ha innalzato il livello del campo elet- moltiplicarsi di sorgenti di campi elet-
tromagnetico nell’ambiente rispetto al tromagnetici nell’ambiente, sono stati
fondo naturale esistente. coniati termini come “inquinamento
Parallelamente al crescere del nu- elettromagnetico” ed “elettrosmog”,
mero delle sorgenti e alla diffusione che possono alimentare equivoci e fa-
dell’informazione, è cresciuta anche vorire ulteriormente le già consistenti
la sensibilità e la preoccupazione della paure e le polemiche che si sono crea-
popolazione, relativamente ai possibili te intorno al fenomeno.
effetti sulla salute dell’esposizione pro- Di fronte a dati scientifici incerti, e
lungata a sorgenti di campi elettroma- comunque tali da non escludere ef-
gnetici. Il rischio dovuto all’esposizione fetti sulla salute, una corretta “comu-
cronica ai cem è avvertito soprattutto nicazione del rischio” (ambientale o
perché i campi sono invisibili, imma- sanitario), che consiste nello scambio
teriali e impercettibili, di conseguen- di informazioni tra pubbliche ammini-
za, non quantizzabili nell’immediato. strazioni, industrie, comunità scientifi-
Inoltre, le conoscenze specifiche su che, mezzi di comunicazioni di massa,
tali fenomeni e sulle tecniche di utiliz- esperti, cittadini, è elemento fonda-
zo delle tecnologie ingegneristiche alla mentale per ristabilire un rapporto di
base dell’uso dei campi elettromagne- fiducia e credibilità tra cittadini e isti-
tici, non sono note alla maggior parte tuzioni.
della popolazione. Ciò ha comportato Per le ragioni indicate appare evi-
una conseguente diffidenza anche ver- dente l’importanza del ruolo che ri-
so le rassicurazioni provenienti dagli veste l’Agenzia regionale protezione
studi sperimentali ed epidemiologici ambientale Campania, che ha molti
sugli effetti biologici e, quindi, sui ri- e complessi compiti istituzionali con-
schi sanitari dei campi elettromagne- nessi alle funzioni di protezione e ri-
tici, forniti dalla comunità scientifica sanamento ambientale: controllo del

127
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
rispetto delle normative vigenti, sup- Viceversa dall’aumento di impianti per
porto tecnico-scientifico agli enti loca- telefonia mobile, innanzitutto, e dal
li, erogazione di prestazioni analitiche riammodernamento e implementa-
e strumentali, realizzazione di un siste- zione tecnologica degli apparati per
ma informativo ambientale, attività di la radiodiffusione digitale, dal ricor-
ricerca e informazione. so a sistemi wireless, del tipo Wi-Fi e
In questo quadro è opportuno in prima Wi-Max (alta frequenza), è conseguita
battuta analizzare l’incremento del nu- una crescita evidente nel numero di
mero di sorgenti sia a bassa frequenza, impianti e siti di installazione di appa-
sia ad alta frequenza. È possibile però rati, come emerge dall’analisi dei dati
distinguere diversi scenari nell’evolu- in nostro possesso.
zione dei due ambiti succitati. Infatti, La descrizione dello stato elettroma-
l’incremento e l’aggiornamento della gnetico dell’ambiente è rappresentato
rete e dei sistemi di generazione, tra- da una serie di indicatori che riassumo-
sformazione, trasporto e distribuzione no in modo sintetico lo stato e le pres-
di energia elettrica (bassa frequenza) sioni ambientali attraverso il numero
si innescano in un tessuto impiantisti- di sorgenti di campi elettromagnetici
co già adeguato progressivamente nei presenti sul territorio e le risposte del-
decenni alle esigenze delle nostre le istituzioni regionali alle criticità in
realtà e quindi, in termini di trend di termini di monitoraggi e controlli. Per
crescita nei parametri individuabili ne- un quadro completo di tali attività e dei
gli indicatori che ne caratterizzano lo relativi riferimenti normativi si può far
stato, sono riscontrabili poche signifi- riferimento ai dati pubblicati negli “An-
cative differenze con il recente passa- nuari dei dati ambientali” e al “Rappor-
to. to sugli agenti fisici” editi da Arpac.

Sorgenti e controlli
Analizzando in primo luogo i dati re- incremento abbastanza lineare del nu-
lativi alle sorgenti in radiofrequenza, mero di impianti nell’ultimo decennio,
nella figura 5.1 è riportato il numero dovuto al completamento della rete a
degli impianti di telefonia mobile in- celle con tecnologia GSM e più di re-
stallati sul territorio della Campania. cente all’implementazione sul territo-
Come premesso, è facile ravvisare un rio della tecnologia UMTS.

Figura 5.1
Numero di impianti per telefonia
mobile nel periodo 2001-2008
(Fonte: Gestori di telefonia mobile)

128
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
Nella valutazione del numero di siti e e bassa tensione (< 40 kV), che rappre-
impianti dedicati ad apparati radiote- sentano lo stato finale del processo
levisivi non si rilevano, invece, grandi di produzione, trasmissione e distri-
variazioni nell’arco dell’ultimo decen- buzione dell’energia elettrica e sono
nio, vista la sostanziale copertura del presenti, quindi, con una densità, sul
territorio - già realizzata nei decenni territorio, nettamente maggiore ri-
passati - e stante l’indisponibilità di spetto alle linee a tensione più elevata
nuove frequenze. Di contro è previsto (i chilometri di linee con tensione > 40
per il secondo semestre del 2009 un kV rappresentano circa il 4% del tota-
cambiamento radicale dell’impiantisti- le). Se si analizzano in dettaglio i dati,
ca in Campania, a seguito dello switch- rapportando lo sviluppo in chilometri
off (spegnimento) delle televisioni con di linee elettriche alle superfici regio-
tecnologia analogica, a vantaggio dei nale e provinciali, emerge un quadro
sistemi digitali. Il metodo digitale sfrut- chiaro, che probabilmente costituisce
terà le stesse frequenze, ma in modo un’eccezione sul territorio nazionale.
più efficiente: in altre parole a parità Dalla conformazione urbanistica del-
di banda di trasmissione si avranno a la provincia di Napoli, dove sono stati
disposizione più canali, con riduzione costruiti nel corso dei decenni edifici e
della singola potenza irradiata dai di- abitazioni senza un adeguato piano di
spositivi per ogni singolo canale. urbanizzazione, emerge un dato certo:
L’analisi dei dati relativi alle sorgenti in in presenza di un territorio limitato vi-
bassa frequenza negli ultimi anni evi- vono circa tre milioni di abitanti e i co-
denzia una sostanziale stazionarietà muni della provincia sono ai primi po-
dello sviluppo delle linee elettriche, sti in Europa per densità abitativa. In
se si eccettuano pochi interventi di questo tessuto urbanistico, in cui spes-
interramento di linee e deviazioni esi- so erano già preesistenti linee elettri-
stenti, spesso realizzati per soddisfare che a varie tensioni, sono stati edificati
le richieste di enti locali, a protezione fabbricati a distanze anche minime dai
di siti sensibili o per la realizzazione tralicci e dai cavi elettrici. Non è raro
di infrastrutture. Quindi, nelle tabelle trovare strade che si sviluppano al di
5.1, 5.2 e 5.3 si riportano le lunghezze sotto o nelle immediate vicinanze di
delle linee elettriche esistenti al 2007 campate di linee elettriche, con la na-
- in valore assoluto e in rapporto alla turale conseguenza di abitazioni ai lati
superficie territoriale - e il numero di o sottostati le linee, in totale difformi-
stazioni di trasformazione e di cabine tà dalle attuali normative sulle fasce di
primarie. La maggior parte della rete rispetto.
regionale è costituita da linee a media

L L/Sa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
-1
Km Km
Avellino 11.250 190 0 121 83 1 0 1
Benevento 9.912 307 0 94 73 2 0 1
Caserta 17.200 404 155 250 126 3 1 2
Tabella 5.1
Napoli 22.643 417 290 21 167 3 2 0 Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore
Salerno 20.697 584 200 198 152 5 2 1
assoluto e normalizzata alla superficie
CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601 14 5 5 (S) regionale, anno 2007
a 2
– Km di linea per 100 Km di territorio (Fonte: Terna, Enel)

129
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L L/Pa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
Km Km-1
Avellino 11.250 190 0 121 402.9 6.8 0.0 4.3
Benevento 9.912 307 0 94 478.6 14.8 0.0 4.5
Caserta 17.200 404 155 250 651.8 15.3 5.9 9.5
Tabella 5.2 Napoli 22.643 417 290 21 1933.6 35.6 24.8 1.8
Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore Salerno 20.697 584 200 198 420.5 11.9 4.1 4.0
assoluto e normalizzata alla superficie CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601.0 14.0 4.7 5.0
(P) provinciale, anno 2007
a
(Fonte: Terna, Enel) – Km di linea per 100 km2 di territorio

60 kV 150 kV 220 kV 380 kV


Provincia
n.
Avellino 1 12 0 0
Benevento 2 10 0 1
Caserta 3 16 3 5
Tabella 5.3
Numero complessivo di stazioni di Napoli 10 7 20 1
trasformazione e cabine primarie, Salerno 5 18 5 1
diversificate per tensione, anno 2007
CAMPANIA 21 63 28 8
(Fonte: Terna, Enel)

In questo panorama di notevole com- Nelle figure 5.2, 5.3, 5.4 e 5.5 viene
plessità, si inserisce l’attività di con- mostrata la costante attività di ispe-
trollo dell’Agenzia. È evidente che la zione dell’Agenzia attraverso il nu-
situazione territoriale, particolarmen- mero di controlli sperimentali svolti
te critica nella provincia di Napoli, ha dal 2003 al 2007, richiesti sia da enti
comportato un ricorso continuo a ri- pubblici sia da autorità giudiziarie e
chieste di controlli strumentali da par- di polizia. In questi dati sono inseri-
te della popolazione. In quest’ultimo ti anche i controlli in alta frequenza
decennio sono state intensificate le effettuati con centraline di monito-
attività di verifica puntuale e le attività raggio in continuo, che permettono
di monitoraggio in continuo dei campi di stimare l’andamento del campo
elettromagnetici, anche con l’utilizzo elettromagnetico su archi tempora-
di nuova strumentazione acquisita con li lunghi (diverse settimane). Ciò ha
progetti POR e progetti nazionali. Con- permesso di rassicurare le popolazio-
siderati i limiti normativi nazionali, che ni sulla validità dei rilievi puntuali e
comunque rappresentano target am- di fornire un’informazione più com-
bientali tra i più cautelativi al mondo, pleta.
tenuto conto anche delle raccoman- Attraverso i grafici a classi, che ripor-
dazioni dell’Organizzazione mondiale tano i valori misurati in percentuale
della sanità, emerge un quadro abba- sia in alta che in bassa frequenza dei
stanza rassicurante, se si escludono campi, emerge che la maggior par-
poche isolate situazioni locali di critici- te delle misure effettuate fornisce
tà. Con un discorso a parte sarà oppor- valori ben al di sotto delle soglie di
tuno analizzare le situazioni di criticità rischio fissate dalla legge. La materia
rappresentati dai “siti caldi RTV”, che è regolamentata dalla Legge quadro
del resto già la normativa regionale in- n. 36/2001 e dai DPCM dell’8 Luglio
dividua come situazioni da risanare at- 2003, che fissano i limiti di esposizio-
traverso adeguati piani di risanamento ne a 20 V/m per E (campo elettrico) e
e delocalizzazione. Data la complessi- 100 μT per B (induzione magnetica)
tà delle attività e dei provvedimenti da per aree adibite a permanenze infe-
attuare, tali interventi richiedono tem- riori a 4 ore, mentre stabiliscono per
pi di attuazione sul lungo periodo. aree adibite a permanenze superiori
130
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
a 4 ore, rispettivamente, i valori di at- e gli obiettivi di qualità in 6 V/m per E
tenzione in 6 V/m per E e 10 μT per B e 3 μT per B.

Figura 5.2
Numero di controlli sperimentali per
gli impianti a radiofrequenza, periodo
2003-2007

Figura 5.3
Classe dei valori di campo elettrico
E (V/m) per i controlli sperimentali a
radiofrequenza, periodo 2003-2007

Figura 5.4
Numero di controlli sperimentali
per gli impianti a bassa frequenza,
periodo 2003-2007

131
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 5.5
Classe dei valori di induzione
magnetica B (μT) per i controlli
sperimentali a bassa frequenza,
periodo 2003-2007

Le attività di controllo dell’Agenzia le procedure di riduzione a conformità


sono state espletate anche attraverso e di risanamento.
l’emissione di pareri di compatibilità Un discorso a parte merita l’analisi
elettromagnetica. Con modelli pre- dell’impatto elettromagnetico degli im-
visionali e controlli sperimentali, è pianti radiotelevisivi. Le antenne e i di-
stato verificato l’impatto ambientale spositivi di diffusione del segnale sono
derivante dalle possibili installazioni di concentrate per lo più in corrispon-
nuovi impianti per linee elettriche, cen- denza delle aree collinari e montane,
trali di produzione di energia (anche in zone spesso poco abitate. Tuttavia
con tecnologie ecocompatibili come il la carente pianificazione urbanistica,
fotovoltaico, le biomasse, l’eolico, tra l’abusivismo edilizio e la crescita indi-
le altre) - come illustrato in maniera scriminata di emittenti radiotelevisive
più estesa nel capitolo relativo al Ru- non autorizzate, nate alcuni decenni fa
more - cabine elettriche, stazioni radio in carenza di precise normative sia in
base, apparati radiotelevisivi. materia di tutela ambientale sia di svi-
Le verifiche attraverso le istruttorie luppo delle reti e dei servizi di comu-
tecniche e i controlli sul territorio nicazione elettronica ad uso pubblico,
hanno evidenziato quasi sempre valo- ha comportato la presenza, in alcuni
ri di campo di molto inferiori ai limiti siti particolari, di antenne e apparati in
normativi. In particolare per la bassa prossimità di abitazioni. In tali località
frequenza non si sono registrati su- sono stati riscontrati superamenti dei
peramenti, tuttavia non si può non limiti ed anche in taluni casi dei valori
sottovalutare che, in alcune realtà lo- di attenzione. Del resto già la Delibe-
cali, la vicinanza delle abitazioni agli ra regionale n. 3202/2002 individuava
elettrodotti rappresenta, comunque, dei “siti caldi RTV”, cioè luoghi o zone
una preoccupazione avvertita in modo dove la presenza di impianti radio-
acuto dalla popolazione. televisivi, con la prossimità ad essi di
Analoghe considerazioni si possono abitazioni o attività, comporta valori di
fare per le installazioni di telefonia campi elettromagnetici prossimi o su-
mobile, dove l’attenta progettazione, periori al valore limite (20 V/m o 6 V/m
la tipologia di tecnologia a bassa po- per il campo elettrico) e/o agli obiettivi
tenza di segnale, basata su un’organiz- di qualità (6 V/m per il campo elettri-
zazione di rete territoriale a celle, la co). È da precisare, comunque, che tali
diffusione dei sistemi GSM e UMTS con superamenti sono sempre stati riscon-
l’abbandono della tecnologia TACS, ha trati nelle aree esterne di pertinenza
comportato il superamento dei limiti degli edifici (balconi, terrazzi, cortili,
in un numero limitatissimo di casi. Per parchi).
tali situazioni sono stati messe in atto
132
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici

Monitoraggi in continuo
Tra le attività rilevanti da segnalare, va conclusioni relative alle misure pun-
ricordata la campagna di monitoraggio tuali, che evidenziano alcune criticità
condotta con un sistema di monitorag- unicamente per gli apparati radiotele-
gio distribuito di campi elettromagne- visivi. Tuttavia l’esigenza di rassicurare
tici ambientali composto da centraline la popolazione ha portato all’utilizzo
di controllo in continuo, ricollocabili, di tali centraline anche per monitora-
controllate in remoto via GSM, ali- re siti sensibili e dare evidenze chiare
mentate da batterie e pannelli solari, dell’assenza di valori misurati dei cem
dotate di sensore di campo elettrico a che destassero preoccupazione. Di
tre bande nell’intervallo di frequenza seguito si riportano, in tabella 5.4, i
100 KHz - 3 GHz. Così come eviden- dati relativi al numero di siti monito-
ziato dalle misure puntuali, sono stati rati nelle varie province, discriminati
effettuati monitoraggi in siti critici per per tipologie (scuole, edifici e/o luoghi
avere un’analisi più completa ed esau- pubblici, abitazioni private) e, in figura
stiva. Anche i dati delle campagne di 5.6, la cartografia della regione con la
monitoraggio hanno confermato le segnalazione dei siti di monitoraggio.

Siti monitorati Scuole Edifici e/o luoghi pubblici Abitazioni private


Provincia
n.
Avellino 6 1 3 2
Benevento 24 0 0 24
Caserta 21 2 0 19 Tabella 5.4
Monitoraggi in continuo dei campi
Napoli 57 8 9 40 elettromagnetici generati da sorgenti
Salerno 15 2 4 9 a radiofrequenza in Campania nel
periodo 2006-2008 discriminati per
CAMPANIA 123 13 16 94 tipologie

Si è osservato che i valori riscontrati tuali, che vengono effettuate di


sono risultati sempre comparabili e in norma durante gli orari di ufficio
buon accordo con quelli ottenuti nel- (quindi in orari di punta), in gene-
le misure spot. Confrontando i valori re danno già da sole una risposta
misurati dalle centraline e i valori otte- efficace su quali possano essere i
nuti puntualmente, si nota che i valori, livelli massimi di emissioni. Molto
sia quello medio che il valore massi- spesso, quindi, esse sono suffi-
mo, rilevati nell’arco di una campagna cienti a fornire una caratterizza-
di monitoraggio in continuo, non si zione dei livelli di campo elettrico
discostano in modo significativo dalle presenti in una determinata area
misure spot, anche alla luce degli erro- • le ricorrenti obiezioni che vengono
ri intrinseci associati alle misure. mosse da singoli o gruppi di citta-
Alla luce di quanto emerso non rima- dini («voi fate le misure in questo
ne che riconfermare, per le campagne momento e poi chissà cosa ci sarà
di monitoraggio, i concetti già espressi in altri momenti della giornata»),
che si richiamano brevemente: sono superate in quanto le misure
• pur considerando una certa varia- spot sono sempre state conferma-
bilità delle emissioni nell’arco del- te dalle campagne di monitoraggio
la giornata, legata alla quantità di su periodi temporali lunghi
traffico telefonico, le misure pun-

133
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 5.6
Siti dei monitoraggi in continuo dei
campi elettromagnetici generati da
sorgenti a radiofrequenza in
Campania nel periodo 2006-2008

• l’utilizzo delle centraline in conti- validità di tali valori misurati è, quindi,


nuo - e più in generale una misu- legata a una verifica sul sito da effet-
ra sul lungo periodo - permette di tuarsi da parte dell’operatore.
apprezzare la variabilità temporale Alla luce dei risultati illustrati e pro-
dei livelli di emissione di una sta- posti, rimane in ogni caso sempre
zione radiobase o di un impianto preferibile un’indagine strumentale
radiotelevisivo. effettuata in presenza dell’operatore
Ad ogni modo le stazioni di misura in professionale che, sulla base delle pro-
continuo devono essere intese soltan- prie conoscenze, è in grado di fornire
to come "sentinelle ambientali", che una caratterizzazione elettromagneti-
forniscono informazioni indicative su ca dell’area di studio sicuramente più
di un andamento temporale, in quan- significativa rispetto a uno strumento
to i valori misurati non hanno validità lasciato in acquisizione per un lungo
legale, poiché acquisiti senza la pre- periodo e che, come abbiamo visto,
senza costante dell’operatore duran- fornisce risposte che poco aggiungono
te l’intero periodo di acquisizione. La rispetto a quanto si è già in grado di

134
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
rilevare con le sole misure manuali. dotando di un catasto delle sorgenti,
Allo scopo di avere una mappatura omogeneizzando il proprio database
delle sorgenti di campo elettromagne- a quello nazionale. Con tale attività si
tico regionale, come previsto dalle leg- potrà migliorare l’attività di controllo.
gi nazionale e regionale, Arpac si sta

Criticità e peculiarità della


situazione in Campania
La percezione del rischio elettroma- se i gestori degli impianti sono stati
gnetico avvertita dalla popolazione “avvertiti” delle attività di controllo;
locale si è tramutata nella presenta- tutti sono a conoscenza che le caratte-
zione di numerosi esposti e denunce ristiche radioelettriche dell’impianto
all’autorità giudiziaria e alla nascita possono essere “regolate” a distanza
di comitati locali a tutela delle popo- e, quindi, di fronte ai risultati spesso
lazioni interessate dall’installazione di confortanti delle misure, sospettano
impianti. Maggiori proteste si sono ve- una complicità con i gestori. Tale in-
rificate quando le installazioni ricade- certezza è spesso superata attraverso
vano in aree nelle immediate vicinan- la presentazione dei dati del monito-
ze di scuole, soprattutto per l’infanzia, raggio in continuo sul sito.
dove non raramente tali rimostranze Un’altra perplessità, che spesso i cit-
sono sfociate in blocchi della circola- tadini esprimono, è quella relativa alla
zione veicolare in tali zone, in presidi accettabilità di più impianti di telefonia
permanenti di genitori per impedire ai mobile installati nel raggio di qualche
tecnici la costruzione degli impianti, in centinaio di metri.
contestazioni presso gli enti autorizza- Inoltre si è riscontrato che buona parte
tori e i proprietari dei suoli o degli edi- della popolazione ritiene più pericolo-
fici su cui si stavano per collocare gli se le antenne per la telefonia cellulare
impianti. In taluni casi le proteste sono rispetto a quelle per impianti radiote-
state particolarmente violente, tali da levisivi. Ciò è dovuto probabilmente
comportare ai costruttori il ricorso alla al fatto che, soltanto a partire dalla
polizia privata per il presidio del sito. diffusione degli impianti di telefonia
Non sono mancati atti di vandalismo, mobile - collocati in ambito urbano e,
come hanno testimoniato le cronache quindi, in zone densamente abitate, a
giornalistiche locali, che in alcuni casi differenza degli impianti RTV collocati
sono sfociati addirittura nella distru- già da qualche decennio in siti montani
zione degli impianti tranciando cavi e e collinari poco abitati - è sorta la pre-
sostegni o con l’incendio dell’impian- occupazione per gli effetti sulla salute
to. Tali manifestazioni negli ultimi tem- dei campi elettromagnetici, rilanciata
pi si sono ridotte per differenti motivi: talvolta dai mass media.
l’accettazione della tecnologia e dei Spesso, di contro alla attenzione ec-
suoi vantaggi, diventati irrinunciabili, cessiva rivolta alla presenza di im-
una maggiore conoscenza dei rischi pianti esterni agli edifici, pochissima
connessi a questi impianti, un’attività attenzione viene data ai campi elettro-
di controllo puntuale. magnetici indoor generati dalle appa-
A proposito della credibilità e della at- recchiature domestiche di uso quoti-
tendibilità delle istituzioni pubbliche, diano, utilizzate a stretto contatto col
uno degli interrogativi più frequenti corpo umano (asciugacapelli, rasoi
che i cittadini rivolgono con tono di elettrici, forni a microonde, cordless,
sospetto ai tecnici incaricati dei con- telefonini, apparati wireless, tra le al-
trolli agli impianti, è quello di sapere tre).
135
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
A volte informazioni parziali e/o non municazione attuate, la pubblicazione
completamente corrette possono pro- di un opuscolo informativo “Onde in
vocare, su ricettori particolarmente campo”, divulgato attraverso convegni
sensibili, situazioni estreme nelle quali dedicati alle platee scolastiche, nonché
la sola presenza di sostegni per le an- in Consigli comunali, comitati di quar-
tenne (impianti in fase di installazione tiere e associazioni ambientaliste. Non
e quindi ancora sprovvisti degli appa- di rado tecnici Arpac sono chiamati a
rati) ha provocato improvvisi males- partecipare ad assemblee locali di cit-
seri (mal di testa, capogiri), attribuiti tadini interessati alla problematica, il-
dalle persone interessate alle anten- lustrando i principi e la legislazione che
ne. Questi comportamenti sono inter- regolano la materia. Queste iniziative
pretabili come reazioni simili all’effet- sono spesso arricchite con esperienze
to “nocebo”, termine opposto al più pratiche volte a mostrare sul campo
conosciuto “placebo”, utilizzato per l’efficacia dei controlli, i rischi connessi
descrivere le reazioni negative o inde- all’utilizzo di apparati domestici (forni
siderate che un soggetto manifesta a a microonde, telefonini, elettrodome-
seguito della somministrazione di un stici, cordless) e la possibilità di mini-
falso farmaco completamente inerte, mizzare gli effetti sulla salute dei campi
ma percepito come nocivo. In qualche (utilizzo di schermature, riduzione dei
altro caso, persone residenti in pros- tempi di esposizione, corretta colloca-
simità di impianti di telefonia hanno zione domestica degli apparati). Tali
riferito che, dal momento dell’attiva- iniziative risultano spesso convincenti
zione dell’impianto, le piante colloca- a modificare l’approccio verso l’utilizzo
te sul loro balcone si erano ammalate dei dispositivi elettrici ed elettronici.
e disseccate: tale evento - intendendo Anche se è corretto ricordare che per-
il disseccamento - è stato verificato mane uno “zoccolo duro” di individui
dai tecnici che hanno ovviamente mi- che non si fidano di alcuna rassicura-
surato il livello del campo elettrico ri- zione e perseverano nelle loro convin-
scontrando valori estremamente bassi zioni, spesso ricorrendo a cause giudi-
(E≤1 V/m). ziarie e rinunciando, talora, all’uso di
Un elemento che soltanto in taluni queste tecnologie.
casi è emerso in modo chiaro e espli- Allo scopo di tutelare la popolazione,
cito, mentre in altri casi era sotteso molte amministrazioni comunali si
alla preoccupazione per la salute, è il sono dotate di regolamenti tesi a una
timore dei proprietari delle abitazio- corretta pianificazione del proprio ter-
ni vicine agli impianti di un deprezza- ritorio in tema di installazione di an-
mento del valore dell’immobile cau- tenne. Talvolta questi atti risultano in
sato dall’impatto estetico e sanitario contrasto con le normative nazionali,
dell’impianto. prevedendo, ad esempio, limiti più
In molte altre circostanze alla preoc- bassi o distanze minime da rispettare
cupazione per la salute causata dalla verso edifici scolastici, ospedali, par-
(1) Stazione radio base presenza di una SRB1 si è sommata l’ir- chi, generando molteplici ricorsi dei
ritazione per quello che viene conside- gestori al Tribunale amministrativo re-
rato un “ingiusto guadagno” percepito gionale, quasi sempre accolti. In alcuni
dal vicino di casa con il contratto di lo- casi è stata impedita la costruzione di
cazione del terreno o dell’immobile. impianti legittimamente autorizza-
Per rassicurare e informare la cittadi- ti, adducendo generiche motivazioni
nanza in maniera obiettiva e puntuale, di ordine pubblico. Il quadro che ne
oltre alle normali attività di controllo emerge, anche a causa delle difformi
e monitoraggio, che tempestivamen- risposte delle istituzioni alle pressio-
te sono trasmesse alle autorità locali ni della popolazione locale, non aiuta
competenti, l’Agenzia provvede a pub- a dare ancora un indirizzo univoco ai
blicare report disponibili sul sito www. comportamenti da adottare dagli or-
arpacampania.it. Tra le iniziative di co- gani competenti sulla materia.

136
RADIAZIONI
IONIZZANTI

Radiazioni ionizzanti

6
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Radiazioni ionizzanti
Nicola Adamo, Maria Rosaria Della Rocca, Agostino Migliaccio

SCHEDE TEMATICHE
Radon-Prone Areas
Domenico Guida, Michele Guida, Albina Cuomo (Università degli Studi di Salerno,
Facoltà di Ingegneria)
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Generalità
La radioattività, o decadimento ra- Il loro impiego è quanto mai vasto e
dioattivo, è un fenomeno fisico natu- le relative tecnologie di utilizzazione
rale presente da sempre nell’Univer- sono suddivise in due gruppi:
so e consiste, in via esemplificativa, • tecnologie a scopo pacifico
nell’emissione, da parte di nuclei ato- • tecnologie per uso militare.
mici instabili, di radiazioni ionizzanti I radionuclidi naturali sono diffusa-
(alfa, beta, gamma) per raggiungere mente presenti nell’ambiente, con
uno stato fisico di maggiore stabilità diverse concentrazioni, nelle matrici
energetica. suolo, acqua, aria, vegetali e organismi
Gli elementi radioattivi sono definiti animali.
anche “radionuclidi” proprio a sotto- Fra gli isotopi radioattivi normalmente
lineare che il fenomeno della radioat- presenti in natura occorre menzionare
tività riguarda esclusivamente i nuclei le famiglie dell’Uranio (costituita da 18
degli atomi della materia e che nessun radionuclidi), del Torio (costituita da 12
intervento di tipo chimico è in grado di radionuclidi) e dell’Attinio (costituita
interferire con essa. da 16 radionuclidi), nonché i radionu-
La radioattività è caratterizzata oltre clidi Carbonio-14, Trizio, Potassio-40,
che dalla natura delle radiazioni emes- Berillio-7 e Rubidio-87.
se e dal conseguente meccanismo Particolare attenzione deve essere
di interazione con la materia (che in- prestata a quei materiali che presen-
fluenza le modalità di rilascio di ener- tano un elevato contenuto di radioat-
gia e la capacità di penetrazione nella tività naturale (concentrazione di ra-
materia stessa), mediante due gran- dionuclidi naturali superiore a quella
dezze fisiche: media della crosta terrestre) denomi-
• l’attività di un campione di ma- nati NORM (Naturally Occurring Ra-
teriale radioattivo rappresenta il dioactive Materials) utilizzati in alcune
numero di decadimenti che hanno attività lavorative e ai TENORM (Tech-
luogo nell’unità di tempo e si mi- nological Enhanced Natural Occurring
sura nel Sistema Internazionale in Radioactive Materials), radionuclidi
Becquerel (Bq), uguale a un deca- naturali incrementati da attività tecno-
dimento al secondo logiche, che costituiscono spesso una
• l’emivita o tempo di dimezzamen- delle principali sorgenti di esposizione
to rappresenta il periodo medio della popolazione.
necessario perché decada la metà L’aspetto fondamentale della pro-
degli atomi di un campione puro blematica delle radiazioni ionizzanti
di un isotopo radioattivo e si misu- (radioattività) è rappresentato dalla
ra in secondi. esposizione dell’uomo a sorgenti ra-
I radionuclidi sono generalmente clas- dioattive (aspetti sanitari).
sificati in funzione della “causa” che li Il concetto utilizzato per esprimere
ha prodotti e, pertanto, avremo: il rischio derivante dall’esposizione
• radionuclidi artificiali è quello di “dose efficace”, che tiene
• radionuclidi naturali. conto della quantità di radiazione, del
I radionuclidi artificiali derivano, quale tipo (,,,, n) e della diversa radio-
prodotto diretto o indiretto, dall’im- sensibilità di organi e tessuti. La dose
piego di alcuni materiali a seguito di efficace si misura in Sievert (Sv). Il li-
particolari processi nucleari da parte mite di dose consentito per personale
dell’uomo: si tratta di radioisotopi ge- esposto, impegnato in attività lavorati-
neralmente non presenti in natura o ve, è di 100 mSv su 5 anni consecutivi,
almeno non in quantità apprezzabili. mentre per i cittadini l’esposizione do-
139
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
vuta a radionuclidi artificiali è fissata duale, dato che l’esposizione può pro-
in 1 mSv/anno. trarsi nel tempo, si utilizza il concetto
Per studi statistici ed epidemiologici si di “dose impegnata”, ovvero la dose
fa riferimento, invece, alla “dose col- ricevuta da un organo o da un tessuto
lettiva” espressa in Sievert/uomo, che in un determinato periodo di tempo.
si ottiene calcolando la media su tutte Generalmente gli organi e i tessuti più
le dosi individuali assunte dalle perso- colpiti sono quelli caratterizzati dalle
ne del gruppo di popolazione conside- cellule a rapida proliferazione come,
rato. per esempio, quelle del midollo delle
L’esposizione del corpo umano alle ra- ossa piatte che hanno una funzione
diazioni emesse da sorgenti radioatti- emopoietica.
ve (naturali o artificiali) può avvenire: Il danno derivante da questa esposi-
• in seguito alla permanenza in un zione può essere di tipo somatico o
campo di radiazione ,,, n e si genetico, a seconda che venga colpito
parla allora di esposizione esterna l’individuo irradiato o la sua progenie,
• per ingestione o inalazione di ra- mentre si parla di danni di tipo stoca-
dioisotopi, con conseguente de- stico o deterministico, nel caso in cui
posito in organi e tessuti e, in que- la dose ricevuta sia tale da provocare
sto caso, si parla di esposizione o un danno con probabilità inferiore o
contaminazione interna. uguale all’unità.
Per la valutazione della dose indivi-

Attuazione della Direttiva 96/29/Euratom in materia di protezione


D.Lgs. n. 230/1995, modificato
sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti
dal D.Lgs. n. 241/2000 e n. 257/2001
dalle radiazioni ionizzanti.
Attuazione della Direttiva 2003/122/Euratom sul controllo delle
D.Lgs. n. 52/2007
sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti orfane.
Legge Regionale n. 32/2003 Disciplina all’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Raccomandazione della Commissione del 21 febbraio 1990 sulla
Raccomandazione 90/143/Euratom tutela della popolazione contro l’esposizione al Radon in ambienti
chiusi.
Raccomandazione della Commissione dell’8 giugno 2000 sull’appli-
cazione dell’articolo 36 del trattato Euratom riguardante il control-
Raccomandazione 200/473/Euratom
Tabella 6.1 lo del grado di radioattività ambientale allo scopo di determinare
Radioattività: normativa di riferimento l’esposizione dell’insieme della popolazione.

Strutture autorizzate all’impiego di


radioisotopi
Numerose sono le tipologie di attività re, per la somministrazione esterna
che vedono l’utilizzo di sorgenti radio- o interna di materie radioattive a fini
attive, dalle applicazioni in medicina di diagnosi, terapia o ricerca medica o
per la diagnostica o per la terapia alle veterinaria.
applicazioni in campo industriale, nella L’impiego di sorgenti di radiazioni è
ricerca, in agrobiologia, in archeologia, classificato in due categorie differenti,
in geologia, nella prospezione minera- una di tipo A e l’altra di tipo B. La diffe-
ria o in campo militare. renza fra le due categorie è connessa
La normativa di riferimento, il D.Lgs. n. alla quantità dei vari isotopi radioattivi
230/1995, prevede che, al di sopra di che gli impianti sono autorizzati a uti-
soglie prefissate, le strutture debbano lizzare: la categoria A riguarda quan-
ottenere un nulla osta all’impiego di tità almeno mille volte più elevate di
sorgenti di radiazioni. quelle della categoria B.
Il nulla osta è richiesto, in particola- In osservanza delle citate disposizioni,
140
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
pervengono ad Arpac numerose co- di categoria B, per le attività compor-
municazioni di detenzione di sorgenti tanti esposizioni alle radiazioni ioniz-
di radiazioni ionizzanti da parte di enti zanti a scopo medico”, individuando
pubblici e privati professionisti, che apposite commissioni presso le Azien-
vengono regolarmente registrate e in- de sanitarie locali competenti per
serite in un archivio informatizzato, la territorio, di cui devono far parte un
cui sintesi trova attuazione in un report componente designato da Arpac e un
annuale regionale delle comunicazioni suo supplente. Le stesse commissioni
di detenzione di sorgenti di radiazioni esprimono parere consultivo in merito
ionizzanti, in ottemperanza anche alle alle istanze per il rilascio di nulla osta
disposizioni del D.Lgs. n. 241/2000 che di categoria A.
impone il censimento regionale delle Vengono richiesti dalle Prefetture
sorgenti radioattive. Allo stesso modo competenti per territorio pareri in
pervengono e vengono registrate le merito al rilascio di nulla osta all’utiliz-
comunicazioni di variazione d’uso, le zo di sorgenti di radiazioni ionizzanti a
comunicazioni di cessazione di attivi- scopo non medico.
tà e qualsiasi altra comunicazione che In Campania la maggior parte dei de-
interessi le sorgenti di emissione di ra- tentori di sorgenti radioattive è in am-
diazioni ionizzanti e le apparecchiatu- bito sanitario, anche per il consistente
re radiologiche. apporto dato dai dentisti. Di conse-
Inoltre, ai fini dell’assolvimento degli guenza gli apparecchi sono per la mag-
obblighi di cui all’articolo 27 del D.Lgs. gior parte costituiti da endorali (anche
n. 230/1995, per il rilascio del nulla se tutt ’altro trascurabile risulta la dif-
osta preventivo all’utilizzo di sorgenti fusione di apparecchiature utilizzate
di radiazioni ionizzanti e alla luce del- per l’industria, la ricerca, i controlli in
la ripartizione di competenze a livello campo veterinario).
nazionale e regionale di cui all’articolo Negli anni 2000-2008 sono pervenute
29, la Regione Campania, nelle more ad Arpac circa 800 comunicazioni l’an-
dell’emanazione di un’apposita nor- no, regolarmente registrate e catalo-
mativa regionale, ha emesso, con de- gate. I risultati si possono riassumere
libera n. 1782 del 16 maggio 2003, le nella lettura delle figure 6.1, 6.2 e 6.3.
“Linee guida per il rilascio di nulla osta

Figura 6.1
Dichiarazioni di detenzione di sorgenti
radioattive pervenute per provincia,
anni 2000-2008

141
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.2
Dichiarazioni pervenute per tipo di
comunicazione, anni 2000-2008

Figura 6.3
Comunicazioni pervenute per tipo di
attività,anni 2000-2008

Quantità di rifiuti radioattivi


detenuti
I rifiuti radioattivi sono classificati, fiuto.
ai fini delle tecniche/metodologie di In tabella 6.2 sono indicate le tre ca-
smaltimento, dalla Guida tecnica n. 26 tegorie di rifiuti radioattivi individuate
dell’Apat (oggi Ispra), che costituisce la dalla Guida tecnica n. 26 con le defi-
norma operativa di riferimento per la nizioni in base ai parametri fisici dei
materia in questione. radionuclidi, gli esempi delle varie ti-
Secondo tale documento, vengono pologie e le tecniche previste per lo
suddivisi in tre categorie alle quali cor- smaltimento.
rispondono differenti tecniche di ge- Sono tipicamente appartenenti alla
stione dei rifiuti radioattivi: i parametri prima categoria i rifiuti provenienti da
fisici considerati ai fini della classifica- attività mediche (diagnostiche o tera-
zione in esame sono la concentrazione peutiche) che possono, generalmente,
di attività e il tempo di decadimento essere smaltiti come rifiuti speciali una
dei radionuclidi considerati come ri- volta che siano decaduti.

142
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Categoria Definizione Esempi di tipologie Smaltimento

Rifiuti la cui radioattività decade in tem- Rifiuti da impieghi medici o di


Come i rifiuti con-
Prima pi dell’ordine di mesi o al massimo di ricerca, con T1/2 pari ad alcuni
venzionali
qualche anno mesi (I125, I131,P32)
Rifiuti che decadono in tempi dell’ordine
Rifiuti da reattori di ricerca e
delle centinaia di anni a livelli di radioat- In superficie o a
di potenza; rifiuti da centri di
tività di alcune centinaia di Bq/g, e che bassa profondità
Seconda ricerca; rifiuti da decontamina-
contengono radionuclidi a lunghissima con strutture inge-
zione e smantellamento di im-
vita media a livelli di attività inferiori a gneristiche
pianti (Co60, Cs137, Sr90, Ni63)
370 Bq/g nel prodotto condizionato
Rifiuti che decadono in tempi dell'or-
dine delle migliaia di anni a livelli di ra- Rifiuti prodotti dal riprocessa-
dioattività di alcune centinaia di Bq/g, e mento del combustibile; rifiuti In formazioni ge-
Terza che contengono radionuclidi a lunghis- contenenti transuranici da at- ologiche a grande Tabella 6.2
sima vita media tività di ricerca (Am241, Pu, U, profondità Classificazione dei rifiuti radioattivi
a livelli di attività superiori a 3.700 Bq/g Np237, Tc99) secondo la Guida tecnica n. 26
nel prodotto condizionato dell’Apat (Ispra)

I rifiuti di seconda e terza categoria gia nucleare).


sono, invece, generalmente conse- Infatti, accanto alle attività di produ-
guenti alle attività effettuate negli zione energetica mediante l’utilizzo del
impianti nucleari - anche in fase di nucleare - le centrali nucleari presenti
decommissioning1 - o a seguito del in Italia, oggi gestite dalla Sogin nella (1) È la fase di smantellamento degli
fase di decommissioning, producono impianti nucleari che comporta ol-
riprocessamento2 del combustibile tre ad atti e decisioni amministrative
nucleare e che, a seconda delle con- ancora rifiuti radioattivi a seguito dello anche una serie di interventi tecnici.
centrazioni di attività e dei tempi di smaltimento di materiali contaminati Include ogni tipo di opera per la risolu-
zione della radioattività e la progressi-
decadimento dei radionuclidi interes- o attivati degli impianti - devono esse- va demolizione dell’impianto
sati possono essere smaltiti in depositi re presi in considerazione i rifiuti deri-
(2) È una tecnica di trattamento del
superficiali o in depositi costituiti da vanti dalle attività medicali, industriali combustibile irraggiato usato nei re-
formazioni geologiche profonde dopo e di ricerca. attori nucleari che consiste nella sepa-
razione dei suoi elementi costituenti: i
opportune fasi di condizionamento al L’Ispra, al fine di poter programmare prodotti della fissione dell’uranio, cioè
fine di ridurre i possibili impatti sulla e gestire al meglio lo smaltimento, ha i rifiuti veri e propri, l’uranio fissile re-
salubrità dell’ambiente e sulla salute predisposto un inventario di tutti i ri- siduo che può essere utilizzato ancora
nelle centrali nucleari e il plutonio
della popolazione. fiuti radioattivi presenti sul territorio
In Italia pur non essendo presenti, allo nazionale, suddividendo per regio-
stato attuale, impianti nucleari in fun- ne le quantità, in termini di attività e
zione, sono ancora prodotti rifiuti ra- volume, di rifiuti radioattivi, sorgenti
dioattivi generati inevitabilmente dalle dismesse e combustibile irraggiato
attività umane che impiegano sorgenti come mostrato in tabella 6.3.
di radioattività (uso pacifico dell’ener-

Sorgenti Combustibile
Rifiuti radioattivi Totale
dismesse irraggiato
Regione
Attività Volume Attività Attività Attività
%
(GBq) (m3) (GBq) (TBq) (TBq)
Piemonte 4.606.126 4.473 4.430 272.321 276.932 18,13
Lombardia 53.243 3.245 130.223 3.689 3.872 0,25
Emilia Romagna 1.773 4.091 150 1.240.057 1.240.059 81,18
Toscana 14.503 350 419.000 0 434 0,03
Lazio 50.540 7.974 684.388 4 739 0,05
Campania 425.040 2.840 nd nd 425 0,03
Basilicata 362.326 3.171 22 4.690 5.052 0,33
Molise 46 86 0,3 nd 0,04 3,0E-06
Tabella 6.3
Puglia 238 1.140 1 nd 0,24 2,0E-05 Rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e
Sicilia 0,4 0,2 nd nd 0,001 2,0E-08 combustibile irraggiato: riepilogo per
regione (Fonte: Ispra, dati al dicembre
Totale 5.513.836 27.371 1.238.213 1.520.761 1.527.513 2007)

143
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo le stime di Ispra, i cui dati all’attività di radioattività detenuta da
sono aggiornati al dicembre 2007, il combustibile irraggiato.
totale di attività relativa ai materiali di La quantità di rifiuti radioattivi dete-
origine elettrica (centrali nucleari So- nuti è stimata in circa 2840 m3 (circa il
gin), oppure provenienti dalla ricerca 10% del totale nazionale) per un tota-
in campo energetico (compresi gli im- le di attività di 425.040 GBq.
pianti destinati al riprocessamento del Il problema dello smaltimento dei ri-
combustibile nucleare) o ancora di ori- fiuti radioattivi, in particolare quelli
gine medica o industriale, ammonta a appartenenti alla seconda e terza ca-
1.527.513 TBq. tegoria, non è stato ancora risolto in
Dalla tabella si può osservare che in Italia, dato che sono disseminati sul
Campania, nonostante sul territorio territorio nazionale diversi depositi
sia localizzato uno dei quattro impianti temporanei che dovranno successiva-
costruiti per la produzione di energia mente essere trasferiti nel deposito
da processi nucleari (la centrale del geologico nazionale, ancora in fase di
Garigliano, ora in fase di decommissio- individuazione.
ning), non è presente alcun contributo

Concentrazione di attività
di Radon-222 in acque superficiali
e sotterranee
Il Radon-222 (222Rn), di seguito deno- ed è quindi un gas nobile, incolore,
minato per brevità Radon, è un ele- inodore, insapore e quasi inerte; a dif-
mento radioattivo naturale, caratteriz- ferenza degli altri gas nobili, però, ri-
zato da un’emivita, ovvero un tempo sulta essere più pesante, caratterizza-
di dimezzamento, di circa 4 giorni. to dal punto di fusione più elevato e da
Esso possiede numerosi altri isotopi pressione e temperatura critiche mag-
(ben 26), dei quali solo due sono ri- giori. Esso è moderatamente solubile
scontrabili in natura, il Toron (220Rn) in acqua, caratteristica che dipende
e l’Attinon (219Rn). Il Radon discende fortemente dalla temperatura; a una
dal Radio-226 (226Ra, con emivita pari minore temperatura corrisponde una
a 1600 anni), attraverso la catena di maggiore solubilità: per questo moti-
decadimento dell’Uranio-238 (238U), vo può essere assorbito dai flussi idrici
che è uno dei radioisotopi naturali sotterranei che percolano attraverso
più diffusi nella crosta terrestre e che suoli contenenti Radon e, quindi, vei-
costituisce il radionuclide capostipite colato anche a grandi distanze dai luo-
della serie isotopica, con emivita di ghi di produzione. A una temperatura
4,5 miliardi di anni. di 20 oC, il valore del suo coefficiente di
Differentemente dagli altri radioisoto- solubilità in acqua è 0,25: ciò significa
pi della serie dell’238U, il Radon è l’uni- che il Radon “preferisce” distribuirsi
co elemento a essere gassoso in condi- in aria piuttosto che in acqua con un
zioni normali. Lo stesso, inoltre, risulta rapporto di concentrazione aria/acqua
instabile, decadendo in una “progenie di 4 a 1. Per tale motivo, il Radon fuo-
a vita breve” allo stato solido, come riesce con facilità dall’acqua quando
il Polonio-218 (218Po) e il Polonio-214 vi si fa gorgogliare dell’aria, oppure,
(214Po), entrambi di notevole interes- semplicemente, quando la si agita con
se per la radioprotezione. Dal punto vigore. Ciò fa sì che, anche nel caso di
di vista chimico, il Radon appartiene acque sorgive, la maggior parte del Ra-
all’VIII gruppo della Tavola Periodica don si volatilizzi molto velocemente.
144
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Al contrario, esso è molto solubile nei tà delle misure è mensile, con prelievi
liquidi organici, come nell’olio di oliva, anche quindicinali in tratti campione e
dove il coefficiente di solubilità è pari con afflussi meteorici intensi.
a 29,0 a 18oC. L’ analisi del contenuto in termini di
Il Radon interviene indirettamente concentrazione di attività del Ra-
come indicatore delle falde sotterra- don-222 nelle acque superficiali e il
nee che alimentano pozzi e sorgenti monitoraggio dei valori relativi e del-
sfruttati per fini idropotabili. la loro variabilità nello spazio e nel
Il diverso contenuto in concentrazione tempo costituiscono un formidabile
di Radon fra acque sotterranee e su- strumento di indagine conoscitiva
perficiali consente, infatti, di rilevare per la comprensione della interazione
la presenza di immissione in alveo da fra acque sotterranee e fiume, con-
acque sotterranee anche in assenza di tribuendo, in questo modo, alla defi-
incrementi di portata, nonché di calco- nizione della fascia iporeica e, quindi,
lare altri parametri idrodinamici, quali della interconnessione degli ecosiste-
i tempi di residenza. mi. Questo tipo di monitoraggio risul-
L’indicatore interviene, infine, nella ta ancor più efficace se integrato con
caratterizzazione delle acque costiere, quello chimico-fisico e biologico, in
laddove sono presenti sorgenti costie- quanto contribuisce all’acquisizione
re e sottomarine di grande portata (>1 del quadro complessivo della radioat-
m3/s) collegate sotterraneamente ai tività naturale come agente fisico nelle
corpi idrici superficiali, apportatori di acque. I limiti di questo tipo di monito-
nutrienti ma anche di potenziali inqui- raggio, pur nella semplicità ed econo-
nanti. micità di acquisizione, consistono nella
Il protocollo di misura adottato pre- validazione scientifica dei dati rilevati,
vede, per le acque superficiali, misu- nonché nella loro corretta elaborazio-
razioni effettuate sia in continuo - con ne e interpretazione in situazioni am-
strumentazione elettronica portatile bientali complesse.
di tipo attiva, basata su spettrometria La fase attuale, di calibrazione e va-
alfa - e sia con campagne periodiche lidazione delle metodologie e degli
di prelievo campioni aventi volume approcci, consente di estendere l’ap-
calibrato, esaminati, successivamente plicazione dei modelli di interazione
in laboratorio, con spettrometria alfa. falda-fiume alle altre situazioni sensi-
Per le acque sotterranee, le misura- bili della Campania. Sono attualmen-
zioni sono effettuate su campioni di te in corso attività nel Vallo di Diano,
volume calibrato prelevati sul campo Bussento, Calore Salernitano, Valle del
ed esaminati in laboratorio, sia con Sele, Picentini, Solofrana-Sarno, Saba-
strumentazione elettronica, di tipolo- to e Ofanto.
gia attiva, basata su spettrometria alfa Le risultanze preliminari del monito-
e sia con tecniche di tipologia passiva, raggio hanno consentito di rilevare
mediante dosimetri a elettreti. Anche numerosi tratti fluviali in cui si riscon-
le misurazioni sulle acque marine e trano interferenze, positive o nega-
costiere sono effettuate in continuo tive, fra acque sotterranee e acque
con strumentazione elettronica porta- superficiali, valutandone la loro varia-
tile, di tipo attiva a spettrometria alfa. bilità spaziale e temporale connesse al
L’unità di misura adottata è il Becque- regime di ricarica delle falde.
rel per litro (Bq/l), mentre la periodici-

145
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.4
Carta delle stazioni di monitoraggio
Radon-222 in alveo del fiume
Bussento

Figura 6.5
Radon-222: distribuzione dei valori
di concentrazione (Bq/l) in alveo del
fiume Bussento

146
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.6
Distribuzione dei valori di
concentrazione di Radon-222 (Bq/l)
nelle acque sorgive in alveo del fiume
Bussento

SCHEDA TEMATICA
Radon-Prone Areas
Le Radon-Prone Areas rappresentano le “Aree a diversa suscettibilità di esalazione di Radon
dal suolo”. La valutazione delle Radon-Prone Areas su area vasta di livello regionale è stata
realizzata sulla base di:
• analisi geologica aggiornata di sintesi regionale e definizione dei Sistemi litologici si-
gnificativi alla scala di analisi utilizzata (figura 6.7)
• ricerca sui riferimenti bibliografici contenenti correlazioni “geology-based” e applica-
zione al contesto geologico campano
• redazione GIS-based della Carta delle Radon-Prone Areas di livello regionale (figura
6.8).

Figura 6.7
Carta dei sistemi litologici della
regione Campania

147
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 6.8
Carta preliminare delle Radon-prone
areas di livello regionale

La procedura adottata a livello regionale, essendo stata elaborata esclusivamente su base


bibliografica, non costituisce uno strumento operativo, ma solo orientativo, consentendo di
avere a disposizione un quadro di riferimento regionale per i successivi approfondimenti in
termini di Radon-Prone Areas.
Essa ha consentito di realizzare una preliminare carta delle Radon-Prone Areas, sempre
di livello regionale, ma a scala di territorio provinciale campione. La provincia campione
prescelta, per le maggiori conoscenze geologiche e la disponibilità di numerosi dati rilevati di
Radon soil-gas, è quella di Salerno.
I fattori geologici che possono incrementare la probabilità che un’area potrebbe avere
livelli di Radon superiori alla media sono:
• presenza di rocce ricche di Uranio
• suoli molto permeabili
• suoli ben drenati e spesso asciutti
• suoli con fratture nei periodi secchi
• sito localizzato su crinale o versante
• suoli sottili e bedrock sub-affiorante
• substrato roccioso fratturato
• presenza di condotti carsici
• registrazioni anomale di Radon indoor.
La procedura generale per la redazione della Radon potential map è mostrata in figura 6.9
e si basa sulla nota metodologia del Factor Rating in ambiente GIS-Raster. A ciascun fattore
di Radon Potential corrisponde una carta in formato raster con pixel 20x20 metri e a ciascuna
classe viene attribuito un valore proporzionale al suo contributo specifico. I fattori vengono
progressivamente combinati per ricavare, in sequenza, cartografie tematiche derivate e, con
successive combinazioni, la carta finale di sintesi (figura 6.10).

148
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.9
Diagramma di flusso della
metodologia applicata

Figura 6.10
Carta delle Radon-prone areas

149
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Concentrazione di attività
di radionuclidi artificiali e naturali
in matrici alimentari
L’ingestione di cibo rappresenta una regionale di sorveglianza della radioat-
delle due principali vie di contamina- tività”.
zione interna. La misura della concen- La misura delle concentrazioni di at-
trazione di attività in matrici alimen- tività di radionuclidi artificiali e natu-
tari consente di valutare l’esposizione rali nelle matrici alimentari ha, come
interna e la dose annuale assorbita finalità essenziale, quella di valutare la
dalla popolazione o gruppi di essa. dose collettiva annuale per ingestione,
L’articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995 e un parametro sanitario di competen-
smi individua le reti nazionali e regio- za esclusiva del Ministero della Salute
nali di sorveglianza della radioattività (articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995).
ambientale come strumento per il con- I campionamenti alimentari sono, di
trollo della radioattività nell’ambiente, norma, effettuati dalle Asl competenti
negli alimenti e nelle acque potabili - per territorio sulla base di programmi
destinati al consumo animale e umano congiunti con l’Assessorato regionale
- e per la stima dell’esposizione alle ra- alla sanità e il Centro regionale per la
diazioni ionizzanti della popolazione. radioattività (Crr) Arpac.
Nella regione Campania non risulta Tutte le analisi sono state effettuate in
ancora istituita la rete regionale di sor- spettrometria gamma ad alta risolu-
veglianza prevista dall’articolo 104 del zione (con rivelatori al Germanio iper-
già citato decreto; Arpac ha comunque puro) presso il Crr Arpac sito a Salerno.
ottenuto un finanziamento a valere sui Per la misura della concentrazione di
fondi dell’asse 1 del POR 2000-2006 attività in matrici alimentari viene uti-
per la realizzazione di una “Rete unica lizzato il Bq/Kg.

Figura 6.11
Numero di campioni prelevati per
ogni matrice alimentare,
anni 2005-2008

La figura 6.11 mostra il numero di Per tutte le matrici elencate sono state
campioni prelevati per ciascuna matri- effettuate analisi di spettrometria gam-
ce alimentare; la figura 6.12 evidenzia ma ad alta risoluzione con rivelatore al
i contributi, ottenuti accorpando le germanio iperpuro, volte alla identifica-
Asl competenti per le singole province zione di radionuclidi naturali e artificiali
campane, a detti prelievi nel periodo e alla determinazione della concentra-
2005-2008. zione delle relative attività (in Bq/Kg).
150
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti

Figura 6.12
Campioni di alimenti indagati per Asl
di competenza, anni 2005-2008

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati 0,20 - 0,25 0,28 0,27
Frutta 1,30 - 0,60 0,71 0,57
Verdure - - 0,31 0,30 0,46
Funghi 2,40 - 15,34 0,32 4,78
Prodotti industria alimentare 3,90 0,20 3,46 7,89 0,32
Mangimi-Fieno 0,04 - - 0,35 0,28
Latte e derivati - - 0,25 0,32 0,11
Carne - - - 0,28 0,2
Pesci 0,46 - - - - Tabella 6.4
Concentrazione media di attività di
Molluschi - - 0,19 0,11 0,16 Cs-137 (Bq/Kg)

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati - - 48 110 85
Frutta 213 - 98 258 159
Verdure - - 160 106 282
Funghi 115 - 624 130 135
Prodotti industria alimentare 194 9,5 50 38 76
Mangimi-Fieno 351 - - 251 220
Latte e derivati - - 40 34 59
Carne - - - 92 96
Pesci 145 - - - - Tabella 6.5
Concentrazione media di attività di
Molluschi - - 43 43 49 K-40 (Bq/Kg)

Le tabelle 6.4 e 6.5 mostrano i valori stesso periodo.


medi delle concentrazioni di attività I valori di contaminazione misurati do-
di due dei radionuclidi di riferimen- vuti a radionuclidi artificiali (ad esem-
to ottenuti su campioni prelevati nel pio Cesio-137) sono appena rilevabili
periodo 2005-2008 e specificamente nella maggioranza delle matrici esami-
Cesio -137(artificiale) e Potassio-40 nate.
(naturale). In particolare, la concentrazione di at-
Analogamente, le tabelle 6.6 e 6.7 tività relativa all’isotopo del Cesio-134
riportano i valori massimi di concen- - di provenienza esclusiva dall’evento
trazione per i due radionuclidi di ri- incidentale di Chernobyl - è da consi-
ferimento su campioni prelevati nello derarsi oramai al di sotto delle soglie
151
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
di rilevazione strumentali. Numero, tipologia e provenienza delle
Restano comunque confermati, in po- matrici risultano non rappresentative
che matrici, valori ancora significativi né aggregabili ai fini della valutazione
di Cesio-137. della dose.

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati 0,20 - 1,0 0,9 0,3
Frutta 3,40 - 20,0 2,0 3,0
Verdure - - 1,0 0,4 2,0
Funghi 5,00 - 59,0 0,6 76,0
Prodotti industria alimentare 3,90 0,3 186,0 202,0 1,6
Mangimi-Fieno 0,04 - - 1,2 1,6
Latte e derivati - - 0,3 1,0 0,2
Carne - - - 0,4 0,5
Tabella 6.6 Pesci 0,80 - - - -
Concentrazione massima di attività di
Cs-137 (Bq/Kg) Molluschi - - 0,3 0,3 0,6

SITUAZIONE Asl AV Asl BN Asl CE Asl NA Asl SA


Cereali e derivati - - 156 215 107
Frutta 336 - 330 1.000 520
Verdure - - 790 125 1.411
Funghi 187 - 1.055 511 2.280
Prodotti industria alimentare 194 12 300 179 426
Mangimi-Fieno 351 - - 1.295 918
Latte e derivati - - 82 72 528
Carne - - - 133 169
Tabella 6.7 Pesci 175 - - - -
Concentrazione massima di attività di
K-40 (Bq/Kg) Molluschi - - 94 109 178

Concentrazione di attività
di radionuclidi nelle acque potabili
Il consumo delle acque potabili costi- che di approvvigionamento, al fine di
tuisce un mezzo di introduzione di ra- ottenere un’indicazione delle concen-
dionuclidi artificiali e naturali all’inter- trazioni di Radon e di alfa-beta totali
no dell’organismo umano. Pertanto la relativa alle acque nei punti sorgivi.
misura della concentrazione di attività Tale monitoraggio, effettuato nel bien-
nelle acque potabili consente di stima- nio 2004-2005, è stato implementato
re uno dei contributi alla esposizione con fine esclusivamente conoscitivo e
interna alle radiazioni ionizzanti e la costituisce la base per la programma-
dose annuale assorbita dalla popola- zione successiva.
zione o gruppi di essa. Come per gli alimenti, il campiona-
In base a un programma pluriennale mento delle acque destinate al con-
congiunto tra l’Assessorato regionale sumo umano è di competenza delle
alla sanità e il Crr Arpac, le Aziende diverse Asl territoriali, mentre l’attività
sanitarie locali sono state incaricate di di controllo resta di competenza del
effettuare una prima fase di prelievi di Ministero della salute.
acque potabili presso le sorgenti idri- La figura 6.13 evidenzia il contributo

152
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
delle singole Aziende sanitarie locali • concentrazione di attività beta to-
ai campionamenti nell’intervallo tem- tale (Bq/l)
porale 2005-2008; i campioni di acque • concentrazione di attività di Radon
potabili pervenuti nel 2007 e 2008 (222Rn) (Bq/l).
sono stati prelevati esclusivamente Le prime due sono state determinate
dalla Asl Salerno 2. mediante conteggio in scintillazione
Le misure effettuate su tali campioni liquida con rivelatore Quantulus 1220,
sono le seguenti: la terza con l’utilizzo di rivelatore Ra-
• concentrazione di attività alfa to- don a camera di ionizzazione Alpha-
tale (Bq/l) guard.

Figura 6.13
Campioni di acque potabili prelevate
dalle Asl (Radon, Alfa totali, Beta
totali), anni 2005-2008

N. campioni totali 78
Media SA alfa,beta, Radon 0,05 0,93 11,91
Max SA alfa, beta, Radon 0,32 2,99 147,77
N. campioni alfa > 0,5 0 0%
N. campioni beta > 1 31 29% Tabella 6.8
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 2 3% prelevati dalle Asl di Salerno (Bq/l)

N. campioni totali 78
Media NA alfa, beta, Radon 0,17 6,86 17,35
Max NA alfa, beta, Radon 2,03 39,01 51,35
N. campioni alfa > 0.5 1 3,6%
N. campioni beta > 1 27 96% Tabella 6.9
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Napoli (Bq/l)

N. campioni totali 2
Media CE alfa, beta, Radon 0,05 3,05 22,24
Max CE alfa, beta, Radon 0,06 3,36 27,88
N. campioni alfa > 0.5 0 0%
N. campioni beta > 1 2 100% Tabella 6.10
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Caserta (Bq/l)

153
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Le tabelle 6.8, 6.9 e 6.10 mostrano riguarda la concentrazione di gas Ra-
rispettivamente valori medi, massimi don, si osserva il superamento del va-
e numero di sforamenti delle analisi lore di 100 Bq/l per solo due campioni
effettuate su campioni prelevati dalle analizzati.
Asl di Salerno, di Napoli e di Caserta Queste misure non rappresentano un
nel periodo 2005-2008. risultato da confrontare con normati-
È possibile osservare che la concen- ve di riferimento, bensì la base cono-
trazione di attività alfa totale è gene- scitiva su cui programmare le azioni
ralmente al di sotto di 0,5 Bq/l per la successive e conseguenti sia per l’im-
quasi totalità dei campioni analizzati, plementazione delle metodiche di
mentre per la concentrazione di atti- campionamento e misura sia per mi-
vità beta totale, è frequentemente su- gliorare l’intero apparato organizzati-
perato il valore di 1 Bq/l. Per quanto vo della campagna di indagine.

154
MICROINQUINANTI:
DIOSSINE

Microinquinanti: Diossine

7
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Microinquinanti: Diossine
Ferdinando Scala e Maria Teresa Filazzola
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Introduzione
La trattazione - in una sezione dedica- paragonabili alle diossine e ai furani,
ta - del problema della concentrazio- motivo per cui vengono definiti PCB
ne di diossine, furani e PCB dioxin like dioxin-like (cioè simili alle diossine) e
nelle matrici ambientali è stata deter- indicati come PCBdl.
minata dai rilevanti riflessi economici Le diossine sono sostanze inodori,
che la presenza di questi contaminanti termostabili, insolubili in acqua e for-
ambientali hanno avuto nella regione temente liposolubili. Si legano al par-
Campania nell’ultimo decennio e per ticellato atmosferico e alla frazione
la massiva attività di monitoraggio am- organica ambientale.
bientale che si è sviluppata, a partire Sono composti non biodegradabili
dal 2002, dopo il ritrovamento di dios- quindi persistono per periodi estrema-
sina in concentrazioni superiori ai limi- mente lunghi negli ecosistemi e bio-
ti massimi consentiti dalla normativa accumulano nella catena alimentare,
alimentare in campioni di latte ovino. concentrandosi nei grassi dell’uomo e
Il termine "diossine" si riferisce ad degli animali.
una famiglia di 210 composti chimici Dal punto di vista chimico, si tratta di
aromatici policlorurati suddivisi nelle molecole degradabili in pochi giorni
classi policlorodibenzodiossine (PCDD) dalla radiazione solare ultravioletta in
e policlorodibenzofurani (PCDF). I con- presenza di donatori di ioni idrogeno
generi sono 75 con struttura chimica (ad esempio, a contatto con il fogliame
simile a quella della policlorobiben- verde delle piante). Se dilavate nel ter-
zodiossina (PCDD) e 135 con struttu- reno, si legano al materiale organico
ra simile al policlorodibenzofurano presente e sono degradate più lenta-
(PCDF). mente, nell'arco di mesi o anni.
Di tali congeneri, 17 sono considerati Le diossine si trovano nell'ambiente
tossicologicamente rilevanti. in miscele, piuttosto che come singo-
PCDD e PCDF fanno parte dei POPs le molecole, e i vari congeneri hanno
(Persistent organic pollutants) - la co- tossicità diverse. I più tossici sono la
siddetta “sporca dozzina” - insieme ai 2,3,7,8-TCDD (tetraclorodibenzo-p-
policlorobifenili (PCB), all’esacloroben- dios-sina) e la 1,2,3,7,8 - PeCDD (pen-
zene e ai pesticidi aldrin, chlordane, taclorodibenzodiossina).
DDT, dieldrin, endrin, heptaclor, mirex Le diossine, i furani e i PCBdl vengo-
e toxaphene. no quantificati secondo un metodo
Con il termine policlorobifenili (PCB) basato sui fattori di equivalenza tos-
si indica una famiglia di 209 composti sica TEQ. Il metodo dell’equivalenza
biciclici costituiti da molecole di bifeni- è biologicamente giustificato dall’os-
le variamente clorurate. Si tratta di so- servazione che diossine e furani sono
stanze sintetizzate all’inizio del secolo strutturalmente simili e agiscono in
scorso e prodotte commercialmente maniera simile sulle cellule.
fin dal 1930 (usi prevalenti: fluidi die- Per esprimere la tossicità di miscele
lettrici per l’utilizzo nei trasformatori di diossine e furani, ci si riferisce alla
elettrici, fluidi di scambio termico, oli tossicità del composto più tossico, la
lubrificanti), attualmente in buona 2,3,7,8 - TCDD che viene assunto a va-
parte bandite a causa della loro tos- lore unitario.
sicità anche se rimane da smaltire, su Le concentrazioni dei singoli congene-
scala mondiale, una quantità di PCB ri vengono espresse in tossicità totale
pari a migliaia di tonnellate. equivalente (WHO-TEQ) grazie all’uti-
Dodici PCB a struttura coplanare pre- lizzo dello specifico valore di TEF (Toxic
sentano caratteristiche tossicologiche equivalency factor), parametro adi-
157
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mensionale definito dalla WHO (World Le principali fonti di esposizione per
health organization) per ogni conge- l’uomo sono di tipo accidentale, oc-
nere che, moltiplicato per la concen- cupazionale ed ambientale. La prima
trazione effettiva, fornisce la TEQ. riguarda contaminazioni dovute ad
Le attività antropiche che possono incidenti in impianti industriali, men-
determinare, come sottoprodotti in- tre la seconda riguarda gruppi ristretti
desiderati, composti appartenenti alla di popolazione come gli addetti alla
classe delle diossine sono: produzione di pesticidi clorurati o di
• gli impianti industriali di combu- determinati prodotti chimici nel setto-
stione re delle plastiche e vernici (cosiddetti
• gli scarichi dei veicoli di trasporto professionalmente esposti). L’espo-
• i processi interessanti l'industria sizione ambientale, invece, è quella
metallurgica che interessa le più ampie fasce della
• la produzione di particolari plasti- popolazione e avviene principalmente
che attraverso la via alimentare anche se
• l'incenerimento incontrollato di ri- sono possibili altre vie di esposizione
fiuti contenenti cloro quali l’inalazione di polveri contenenti
• i processi di recupero di oli esau- diossine o il contatto dermico.
sti Si stima che circa il 95% dell’esposi-
• la lavorazione della carta zione alle diossine avvenga attraverso
• la produzione di determinati di- l’assunzione di cibi contaminati e, in
serbanti particolare, di grassi animali, come de-
• le attività industriali che utilizzano scritto in figura 7.1.
cloro.

Figura 7.1
Esposizione a PCDD, PCDF e PCBdl
attraverso il cibo (adattato da dati
EPA 2004)

L’applicazione del modello DPSIR alla nazione ambientale, responsabili delle


tematica diossine richiede l’identifica- emissioni di diossine nell’ambiente. Le
zione di indicatori che, tra loro connes- possibili fonti di emissione dei compo-
si attraverso relazioni causa-effetto, sti appartenenti alla classe delle dios-
inquadrino la tematica stessa in modo sine, precedentemente elencate, sono
sintetico e integrato. molteplici.
I Determinanti rappresentano le cau- Lo Stato è rappresentato dalla con-
se generatrici la situazione di contami- centrazione di diossine-furani e/o PCB
nazione ambientale in oggetto e sono nel determinato comparto ambientale
costituiti dalle attività industriali ed preso in esame.
agricole e dai trasporti in generale. Gli Impatti rappresentano gli effetti
Le Pressioni sono le fonti di contami- sulla salute umana da un lato e sul si-

158
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
stema agricolo e zootecnico (anche dal danni economici estesi all’intera filiera
punto di vista economico) dall’altro. di settore.
Per quello che riguarda la salute uma- Le Risposte alle situazioni di contami-
na, le diossine esplicano effetti com- nazione accertate e agli impatti conse-
plessi in quanto sono in grado di legar- guenti sono, tra le altre, i Programmi
si ad uno specifico recettore nucleare di monitoraggio e i Piani di intervento
(AhR) presente sia nell’uomo che negli comprendenti le bonifiche e le misure
animali, con funzione di fattore di tra- di controllo, messe in atto per la ridu-
scrizione, alterando la trascrizione di zione dei livelli di contaminazione e di
numerosi geni, con conseguente tur- sostegno per le aziende agroalimenta-
bamento di funzioni cellulari, in parti- ri.
colare dell’apparato endocrino (diabe- Nella trattazione vengono definiti i se-
te, disfunzioni tiroidee), dell’apparato guenti indicatori:
riproduttivo (endometriosi, infertilità, • Concentrazione di PCDD/F e PCBdl
disordini alla pubertà), del sistema im- (policlorodibenzodiossine, policlo-
munitario e, soprattutto, determinan- rodibenzofurani e policlorobifenili
do effetti oncogeni, con insorgenza di dioxin like) nei comparti ambien-
linfomi, sarcomi, tumori dell’apparato tali
digerente, tumori del fegato e delle vie • Piani di monitoraggio ambientale
biliari, tumori polmonari, tumori della • Piani di intervento realizzati sul
tiroide, tumori ormono-correlati quali territorio regionale per la riduzio-
cancro alla mammella ed alla prosta- ne della concentrazione di PCDD/
ta. DF e PCBdl sul territorio regionale.
Per quanto riguarda gli impatti sulle at- Le concentrazioni di PCDD/DF e PCBdl
tività agricole e zootecniche, la presen- rappresentano indicatori di Stato, de-
za di contaminazione da diossina nelle scrittivi della condizione in cui si trova
matrici alimentari ha come effetto di- il determinato comparto ambientale
retto un impatto negativo sul sistema esaminato in relazione al contaminan-
economico che, in corrispondenza di te preso in esame.
ritrovamenti di valori di diossine su- I piani di monitoraggio ambientale e
periori ai limiti normativi (situazioni gli interventi di bonifica realizzati co-
emergenziali del 2003 e del 2008), su- stituiscono le Risposte messe in atto
bisce periodi di crisi con conseguenti per la tutela dell’ambiente.

I piani di monitoraggio ambientale


Nell’ambito del Piano nazionale residui di latte prelevato nel comune di Villa
negli alimenti, in Campania vennero Literno (CE).
prelevati, nel mese di novembre 2001, La Regione Campania dispose un pia-
dalle Asl Caserta 2 e Napoli 4, campio- no di monitoraggio su latte ovicaprino
ni di latte ovino in allevamenti ubica- anche nelle zone prossimali a quelle
ti nei comuni di Mariglianella (NA) e interessate, attraverso l’esecuzione di
Villa Literno (CE) che furono analizzati 15 controlli sul latte di animali al pa-
dall’Istituto zooprofilattico dell'Abruz- scolo nei comuni di Brusciano, Casal di
zo e del Molise. Principe, Castelvolturno, Mariglianel-
I risultati delle analisi evidenziarono la la, Marigliano e Villa Literno.
presenza di diossine in quantità supe- Dei 15 campioni di latte prelevati, ben
riori ai limiti massimi consentiti dalla 13 evidenziarono presenza di diossine
normativa allora vigente1. in quantità superiori ai limiti di legge. (1) Regolamento CE 2375/2001 - limi-
La ripetizione delle analisi confermò Era nata “l’emergenza diossine” in te: 3 pg. OMS-TEQ/g grasso. I limiti
per la somma PCDD+PCDF sono anco-
il superamento dei limiti di legge per Campania. ra gli stessi per l’attuale Regolamento
le diossine soltanto per un campione Il Ministero della salute ipotizzò, CE 1881/2006

159
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
nell’aprile 2002, che la contaminazio- erano alimentati al pascolo e di norma
ne potesse avere un'origine di natura non ricevevano integrazioni alimenta-
ambientale basandosi sul fatto che gli ri.
animali dei primi due greggi controllati

Le attività di monitoraggio Arpac anni 2002-2003


Oltre alla esecuzione di nuovi control- comunque nei campioni un intervallo
li sul latte di massa, come indicatore di concentrazione tra 0,01 e 1,3 WHO-
per l’inquinamento da diossine, nel TEQ ng/Kg laddove il limite per le dios-
maggio 2002 Arpac venne incaricata sine è pari a 10 WHO-TEQ ng/Kg.
di eseguire le analisi per la ricerca di I campioni di acqua risultarono in 11
diossine sulle matrici ambientali allo casi con valori inferiori al limite di sen-
scopo di verificare se l’emergenza sa- sibilità strumentale e, in tre casi, infe-
nitaria potesse essere correlata ad una riori di due ordini di grandezza ai limiti
situazione di contaminazione ambien- ambientali, che prevedono per le ac-
tale. que sotterranee un valore limite di 4
Arpac predispose una campagna di pg/l.
analisi finalizzata alla valutazione Per i campioni di erba, per i quali non
dell’eventuale presenza di contamina- sono previsti valori limite, i valori ri-
zione ambientale da diossine, furani e scontrati erano tutti compresi nell’in-
PCBdl nelle aree individuate come zone tervallo 0,06-1,0 WHO-TEQ ng/Kg con
di pascolo delle greggi interessate dal un solo campione a 1,72 WHO-TEQ
fenomeno di contaminazione nel lat- ng/Kg. I PCBdl nell’erba avevano tutti
te. valori compresi tra 0,1 e 0,43 WHO-
La campagna si concluse a settembre TEQ ng/Kg.
2002 e comportò l’analisi di 34 cam- Nello stesso periodo, l’attività di moni-
pioni (20 di terreno e 14 di acqua) nei toraggio sul latte ovicaprino, bovino e
comuni di Casal di Principe, Castelvol- bufalino, eseguita in parallelo ai con-
turno, Villa Literno, Brusciano, Mari- trolli su mangimi e alimenti dai Servizi
glianella, Marigliano. veterinari e dagli Istituti zooprofilattici,
Furono inoltre analizzati, pur non es- portò all’analisi di 128 campioni di lat-
sendo matrici ambientali, 19 campioni te dei quali 52 presentavano valori di
di erba per avere indicazioni di massi- diossina al di sopra dei limiti di legge.
ma sulla ricaduta ambientale e/o su I valori di diossina, nei campioni che
possibili estrazioni di diossine dal ter- evidenziavano superamenti dei limiti
reno da parte di vegetali. normativi, ricadevano in un interval-
Il monitoraggio evidenziò che i valori lo tra 3 e circa 10 pg/OMS-TEQ/g di
per diossine e furani (di seguito indi- grasso e risultavano distribuiti in 38
cati semplicemente come “diossine”), aziende zootecniche che, nel marzo
ottenuti per la matrice ambientale 2003, vennero poste sotto sequestro
suolo, risultavano ampiamente al di cautelativo:
sotto dei limiti consentiti dalla norma- • 31 aziende erano situate in provin-
tiva per i siti ad uso verde pubblico e cia di Caserta (nei comuni di Ca-
residenziale (DM n. 471/1999), che serta, Casal di Principe, Macerata
prevedeva un limite di 10 ng/Kg s.s. Campania, Maddaloni, Marciani-
Tale limite è, peraltro, riconfermato se, Recale, San Cipriano d’Aversa,
dalla normativa attuale. San Marco Evangelista, San Prisco,
Per quanto riguarda le concentrazione San Tammaro, Valle di Maddaloni,
dei PCB dioxin-like, cioè con tossicità Villa di Briano, Villa Literno)
paragonabile a quella delle diossine, • 7 aziende erano situate nella pro-
non è possibile un confronto con limiti vincia di Napoli (nei comuni di
normativi ambientali che si riferiscono Acerra, Brusciano, Cercola, Mari-
al valore dei PCB totali. Si evidenziò gliano, Nola).

160
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Su questa base la Giunta regionale del- nelle “zone a rischio” una seconda
la Campania approvò il Piano di inter- campagna di monitoraggio ambientale
venti per l’emergenza diossine2 e, in con l’esecuzione di 210 campionamen- (2) Delibera GR n. 932 del 07/03/2003
seguito, individuò le “zone a rischio”3 ti (151 di suolo e 59 di erba), distribuiti (3) Delibera GR n.1360 del
per l’inquinamento da diossine nelle in ventuno comuni di cui quindici in 02/04/2003

quali effettuare una ulteriore campa- provincia di Caserta e sei in provincia


gna di indagine su campioni di latte di Napoli.
e su diversi componenti della razione I risultati mostrarono che la matrice
alimentare usata per il bestiame oltre suolo presentava livelli di concentra-
che sull’erba e sulla matrice ambien- zione di diossine sempre al di sotto dei
tale suolo. limiti dei suoli residenziali, colonna A
L’individuazione delle “zone a rischio” della tabella 1 del DM n. 471/19994, (4) invariati nella attuale normativa
D.Lgs. n. 152/2006 - tabella 1 -
venne effettuata georeferenziando le ad eccezione di tre soli punti nei co- colonna A dell’Allegato V alla parte IV
aziende zootecniche poste sotto se- muni di Marigliano, Pollena Trocchia e
questro e poi generando attorno ad San Vitaliano.
esse un cerchio con raggio pari ad 1 Per quanto riguarda i campioni di
chilometro. erba, considerando un “valore limite
In questo modo furono identificate 36 indicativo” desunto da quello dei man-
zone a rischio ricadenti in 23 comuni gimi vegetali5, in 15 campioni su 59, (5) 0,75 WHO-TEQ ng/Kg di diossine e
furani - Direttiva 2001/102/CE
interessati in toto o in parte. prelevati in larga parte in aree del ca-
Comuni della provincia di Caserta: sertano, si riscontrò il raggiungimento
• Comuni totalmente interessati o il superamento di tale valore limite
- Recale, Marcianise, San Marco indicativo. I valori rilevati risultavano,
Evangelista, Portico di Caserta, peraltro, confrontabili con i valori di
Macerata Campana fondo per l’erba, riportati in biblio-
• Comuni parzialmente interessati - grafia per aree rurali in USA e in Gran
Villa Literno, Casal di Principe, San Bretagna.
Cipriano d’Aversa, Villa di Briano, La Legge n. 283/2003 per il “Potenzia-
San Tammaro, San Prisco, Caser- mento dell'attività di indagine, analisi
ta, Valle di Maddaloni, Maddaloni, e monitoraggio del territorio campa-
Casapesenna, San Maria la Fossa, no in funzione dell'emergenza dios-
Cancello e Arnone. sina e per l'avvio dei primi interventi
Comuni della provincia di Napoli: di messa in sicurezza e di bonifica dei
• Comuni totalmente interessati - terreni inquinati” autorizzò, nel mese
San Vitaliano di settembre, la spesa di 14 milioni di
• Comuni parzialmente interessati - euro, da corrispondersi, per una quo-
Acerra, Pollena Trocchia, Cercola, ta pari a 10 milioni di euro all'Agenzia
Nola, Marigliano. nazionale per l'ambiente e per i servizi
A scopo precauzionale, furono aggiun- tecnici Apat (oggi Ispra) per interventi
ti altri due comuni del casertano: San e attività specialistiche di supporto e,
Nicola la Strada e Capodrise. per una quota pari a 4 milioni di euro,
Le indagini eseguite, secondo il Piano alla Regione Campania anche per il
di interventi per l’emergenza diossine, proseguimento delle indagini ambien-
sulla matrice biologica e sui mangimi tali e sanitarie.
determinarono l’ulteriore sequestro di Arpac fu incaricata di realizzare il “Si-
4 aziende nella provincia di Caserta e stema informativo rischio diossina in
di 2 in quella di Napoli. Campania” (SIRDIC) e, poi, sulla base
Il cambio della razione alimentare nel dei dati ottenuti di proseguire nelle at-
bestiame da allevamento (bovini e bu- tività di controllo ambientale.
falini) comportò, nel giro di circa tre L’organizzazione del Sirdic ha com-
mesi, la drastica caduta delle concen- portato inizialmente una fase di cen-
trazioni di diossina nel latte. simento e georeferenziazione di tutte
In ordine al Piano di interventi per le possibili fonti puntuali di inquina-
l’emergenza diossine, Arpac eseguì mento presenti sul territorio regionale

161
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
(impianti produttivi, zone percorse da all’individuazione delle aree maggior-
incendi boschivi, zone interessate da mente esposte al rischio di contamina-
incendi di rifiuti) al fine di pervenire, zione.
anche tramite l’utilizzo di modellistica,

Le attività di monitoraggio Apat anni 2004-2005


Apat, “oggi Ispra”, su indicazione del duava due principali obiettivi da rag-
Ministero dell’ambiente e della tutela giungere:
del territorio e del mare (MATTM) e • delineare un quadro generale della
con i finanziamenti conseguenti alla contaminazione per PCDD, PCDF e
Legge n. 268/2003, ha eseguito una PCB diffusa di tutta la regione, per
campagna di monitoraggio ambien- quanto attiene le principali matrici
tale su tutto il territorio della regione ambientali (suoli, sedimenti, ac-
Campania tra il 2004 e il 2005. que e aria) non significativamente
L’oggetto principale delle attività svolte condizionate da situazioni locali/
da Ispra e commissionata dal Ministe- puntuali
ro è consistito nel «...potenziamento • identificare per gli stessi contami-
delle indagini, analisi e monitoraggio nanti le concentrazioni di “fondo
del territorio campano in funzione ambientale antropico”.
della emergenza diossina (PCDD/F e Le attività di campionamento realizza-
PCBdl) …» te sono sintetizzate in tabella 7.1.
La campagna di monitoraggio indivi-

Sedimenti di Acque Sedimenti Totale campioni


Fase Suolo Aria
acque interne interne marino-costieri ambientali
I 200 200 202 68 25 695

II 60 0 0 0 0 60

Tabella 7.1 III 9 0 0 0 0 9


Numero di campionamenti realizzati
da Apat (oggi Ispra), anni 2004-2005 TOTALE 269 200 202 68 25 764

Matrice suolo. I campioni sono stati modo ai 7 siti eccedenti il limite nor-
prelevati basandosi sulle tipologie di mativo sopra riportati, si sono aggiunti
suoli classificati dal Corine Land Cover. ulteriori 5 siti in cui la sommatoria di
Per i primi 200 campioni, il confronto PCDD/PCDF + PCBdl superava il valore
con i limiti normativi per i suoli ad uso di riferimento.
residenziale del DM n. 471/1999 ha Di conseguenza, la seconda campagna
evidenziato che 7 campioni presenta- ha riguardato 12 siti, per un totale di
vano concentrazioni superiori ai limiti 60 campioni.
di accettabilità per PCDD+PCDF. La campagna non ha mostrato supera-
Per quanto concerne i PCB, poiché le menti ad eccezione di soli 3 siti risulta-
analisi sono state effettuate in rife- ti fuori norma (finger print da traffico,
rimento ai PCBdl, che rappresentano caldaie, benzina al Pb). I siti erano in
soltanto una quota dei PCB totali, cui via Acton in Napoli, in località Fratte a
si riferisce invece il limite di legge, non Salerno e nel comune di Caivano (NA).
risulta possibile rilevare eventuali su- A causa di modifiche dello stato dei
peramenti. luoghi nei siti di Caivano e Fratte, che
Per la scelta dei siti in cui effettuare una rendevano non significativo il ricon-
seconda fase di monitoraggio fu scelto trollo, fu ulteriormente indagata (III
di confrontare la somma delle concen- fase con 9 campioni) soltanto l’area di
trazioni di PCDD/PCDF + PCBdl con il via Acton, per la quale si è avuta ricon-
limite normativo per i soli PCDD+PCDF ferma del dato.
(secondo il DM n. 471/1999). In questo Matrice sedimenti. I punti di campio-
162
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
namento furono scelti in corrispon- levate nel bacino idrografico dei Regi
denza dei principali bacini fluviali, in Lagni.
termini di estensione e importanza, Matrice aria. Per la matrice aria è stato
presenti sul territorio campano: Vol- preso in esame un gruppo di 25 cam-
turno, Sele, Sinistra Sele, Destra Sele, pioni prelevati - 14 in aree urbane e 11
Regi Lagni e tre bacini minori non ri- in aree rurali - con campionamento di
feribili ad un asta fluviale principale. particolato e fase gassosa. I campioni
Sono stati analizzati 200 campioni. sono stati prelevati a:
Circa il 30% dei campioni presenta- • Avellino - 4 campioni
rono un ampio spettro di variabilità • Benevento - 4 campioni
nelle concentrazioni, anche con valori • Caserta - 5 campioni
elevati proporzionalmente maggiori • Napoli - 4 campioni
di quelli dei suoli, sia per PCDD/F che • Salerno - 8 campioni.
per PCBdl. Il risultato appare logico in Le concentrazioni (particolato + fase
quanto i sedimenti sono degli “accu- gassosa) di PCDD e PCDF espresse
mulatori storici” di qualunque tipo di come TEQ (Tossicità equivalente) nei
inquinamento. campioni di aria sono risultate com-
L’elevata concentrazione è stata attri- prese tra un minimo di 0,042 pg TEQ-
buita al dilavamento dei suoli o a scari- WHO/m3 e un massimo 0,322 pg TEQ-
chi diretti come rilevato essenzialmen- WHO/m3 con un valore mediano di
te nel Bacino dei Regi Lagni. 0,050 e medio di 0,078 pg TEQ-WHO/
I limiti normativi per i sedimenti flu- m3. Le concentrazioni (particolato+
viali non esistono e come confronto fase gassosa) dei PCBdl sono comprese
indicativo furono presi sia gli standard tra 0,005 e 0,050 pg TEQ-WHO/m3, con
dei sedimenti marino costieri del DM un valore mediano di 0,005 pg TEQ-
n. 367/2003 (che per PCDD/F+ PCBdl WHO/m3. Per la matrice aria, va detto
indicavano un limite pari a 1,5 ng/Kg che non esistono limiti di riferimento.
TEQ-WHO) che i valori di concentra- Il raffronto con i dati internazionali evi-
zione limite accettabili nel suolo e sot- denzia valori in linea con quelli ricavati
tosuolo per i siti ad uso verde pubbli- in altri paesi nel range dei valori misu-
co, privato e residenziale, previsti dal rati in ambito urbano.
DM n. 471/1999 (Allegato A, tabella 1 L’analisi spaziale della concentrazione
pari a 10 ng/Kg). Scegliendo il limite di PCDD, PCDF nei suoli della Campa-
del DM n. 471/1999 i superamenti ri- nia ha permesso di individuare 3 aree
guardavano 6 campioni. di distribuzione per tali contaminanti.
Per quanto riguarda i sedimenti marini Le aree a basso o addirittura bassis-
(68 campioni) le concentrazioni misu- simo livello di contaminazione com-
rate risultarono, come era da atten- prendono vaste aree delle province di
dersi, significativamente più modeste Benevento e Avellino, oltre che porzio-
rispetto ai sedimenti lacustri e fluviali. ni delle province di Salerno e Caserta.
Matrice acqua superficiale. Furono Le aree a contaminazione più elevata
analizzati 202 campioni. comprendono la maggior parte della
I valori di diossine e furani risultarono provincia di Napoli, vaste aree della
sostanzialmente bassi con pochi punti provincia di Caserta e lembi delle pro-
al di sopra dei valori minimi di rileva- vince di Benevento, Avellino e la parte
bilità. Le concentrazioni dei PCBdl pre- Nord-Ovest della provincia di Salerno.
sentarono, invece, un’ampia variabili- Picchi di concentrazione sono stati evi-
tà di distribuzione con valore mediano denziati in prossimità di aree notoria-
di 1,60 ng/l rispetto a uno standard di mente contaminate, quali quattro siti
qualità per i PCB totali previsto dall’al- di interesse nazionale, e in quelle ad
lora vigente DM n. 367/2003 (pari a alto tasso di urbanizzazione (Napoli,
0,06 ng/l). Salerno, Caserta).
Sia per diossine e furani che per PCBdl Le aree urbane, a causa del traffico
le concentrazioni maggiori furono ri- veicolare, della presenza di impianti di
163
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
combustione industriale e di altre fon- alte di quelle riscontrate nelle aree bo-
ti puntuali, hanno mostrato, come era schive e in quelle libere.
da attendersi, concentrazioni di inqui- La contaminazione diffusa presenta,
nanti superiori rispetto ad altre zone. quindi, intervalli di variabilità e valori
I suoli agricoli - eccezion fatta per le dipendenti dalle categorie di uso del
zone a minor densità di popolazione suolo e dalla localizzazione geografi-
- hanno mostrato concentrazioni più ca.

Figura 7.2
Mappa delle concentrazioni di
diossine e furani nei suoli
(ngTEQ-WHO98/kg, n.d.= DL) A1: contaminazione medio alta (>1,4) - B1: contaminazione medio bassa (<1,4 e >1,0)
(Fonte: Apat-Ispra) C1: contaminazione bassa (<1,0)

Per quanto riguarda i PCBdl, nei suoli relativo al resto della regione, presen-
della Campania sono stati individuati ta livelli di bassa concentrazione, mi-
due soli areali, mostrati nella figura nore di 0,75 ng/Kg.
seguente. Il primo a concentrazione Le aree risultano in buona parte so-
medio-alta, ovvero maggiore di 0,75 vrapponibili a quelle in cui è stata tro-
ng/Kg (Napoli, Salerno e un lembo di vata una concentrazione più alta di
Caserta e Avellino), mentre il secondo, diossine.

Figura 7.3
Mappa delle concentrazioni dei PCBdl
nei suoli (ngTEQ-WHO98/Kg, n.d.=DL)
(Fonte: Apat-Ispra) A2: contaminazione medio alta (>0,75); B2: contaminazione bassa (<0,75)

In linea generale il Rapporto finale e, quindi, non interessato significati-


Apat, finalizzato alla determinazio- vamente alle situazioni di “hot spot”,
ne del fondo ambientale regionale, concludeva: «…lo scenario più credibi-
164
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
le, per spiegare la contaminazione dif- levante. D’altro canto, la presenza ubi-
fusa, individua la deposizione (e quin- quitaria di congeneri “pesanti” indica
di la presenza di sorgenti puntuali di che una proporzione non trascurabile
emissione a concentrazione maggiore delle concentrazioni attuali può essere
del valore medio di concentrazione dif- dovuta alla contaminazione accumula-
fusa nelle diverse aree) come fattore ta nel corso degli anni: un tale scena-
prevalente, con il concorso di scarichi rio è comune ad altri paesi europei che
diretti al suolo sotto varie forme (quali hanno subito uno sviluppo industriale
l’abbandono di rifiuti, lo spandimento diffuso. Le concentrazioni misurate nei
di fanghi contaminati, tra le altre). La suoli della regione si allineano a quelle
combustione di rifiuti e, più in gene- europee; mentre più elevate appaiono
rale, tutte le combustioni incontrollate le concentrazioni in atmosfera che si
che avvengono sul territorio sicura- avvicinano maggiormente a valori ca-
mente determinano un contributo ri- ratteristici di aree urbane…»

Le attività di monitoraggio ARPAC anni 2005-2006


Successivamente al censimento Sirdic lori delle concentrazioni sono risultati
e all’individuazione delle aree mag- costantemente al di sotto dei limiti dei
giormente esposte al rischio di conta- suoli residenziali del DM n. 471/19996. (6) invariati nella nuova normativa
D.Lgs. n. 152/2006 - tabella 1 - colon-
minazione, con i finanziamenti della Considerando i valori di concentrazio- na A dell’Allegato V alla parte IV
Legge n. 268/2003, Arpac ha condotto ne dei PCB totali, sempre in relazione
una terza campagna di monitoraggio alla attuale normativa, tutti i campioni
finalizzata alla valutazione dei livelli di analizzati hanno concentrazioni di PCB
PCDD/F, PCBdl e PCBtot nel suolo, nelle totali al di sotto del limite soglia.
deposizioni atmosferiche e nell’aria in Per la matrice aria, va ribadito che
corrispondenza delle zone “a rischio non esistono limiti di riferimento, ma
di contaminazione da diossine” indivi- soltanto livelli raccomandati dalla UE
duate nel corso della precedente cam- e dal WHO (2001) pari a 7 pg I-TEQ/
pagna. giorno/m2 e livelli lievemente maggio-
La campagna di indagine si è svolta su ri, come ad esempio quello di 27 pg I-
tutto il territorio della regione Campa- TEQ/giorno/m2 dell’Istituto superiore
nia con un totale di 120 campionamen- di sanità del 2006.
ti per la matrice suolo, 40 campiona- È possibile, quindi, confrontare i risul-
menti per le deposizioni atmosferiche tati ottenuti soltanto con valori desun-
(a mezzo di campionatori passivi: de- ti da studi di settore.
posimetri) e 56 campionamenti per Nella tabella 7.2, si riportano i valori
l’aria (a mezzo di campionatori attivi: di riferimento della recente letteratura
sistemi aspiranti ad alto volume). internazionale, per quanto riguarda i
Per i suoli, i risultati della campagna valori di concentrazione di diossina,
hanno mostrato, nelle aree indagate, rilevati in siti urbani e in ambienti in-
una distribuzione delle concentrazioni dustriali.
di PCDD/F abbastanza omogenea. I va-

Concentrazione TCDD/PCDF Concentrazione TCDD/PCDF Tabella 7.2


pgTEQ/Nm3 pgTEQ/Nm3 Diossine: valori di riferimento in
in ambiente urbano in ambiente industriale ambienti urbani e industriali
(Fonte: Abad et al.: Ten years measu-
Min Max Media Min Max Media
ring PCDDs/PCDFs in ambient air in
0,010 0,357 0,072 0,005 1,196 0,140 Catalonia (Spain). Chemosphere, 67,
9, Aprile 2007: 1709-1714)

I risultati del monitoraggio aria hanno range dei valori misurati in ambito ur-
mostrato che i valori regionali, anche bano a livello europeo.
in aree non urbane, si collocano nel Nel corso del 2008, si è avuta una in-

165
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tensificazione delle attività di moni- mezzogiorno (Izsm) per il moni-
toraggio in Campania, sia ambientale toraggio delle matrici biologiche
che sulle matrici biologiche, per la ve- - approvato con delibera di Giunta
rifica della contaminazione da diossi- Regionale n. 2235 del 21 dicembre
ne, dovuta all’attuazione di tre diversi 2007
Piani di controllo per i quali Arpac ri- • Piano di controllo per la definizio-
sulta impegnata attraverso un insieme ne dei livelli di contaminazione da
complesso di attività. diossine nella filiera bufalina su
I tre piani sono distinti sia per quan- indicazioni tecniche della Unione
to riguarda il soggetto promotore, che europea
per la fonte di finanziamento connes- • Piano di monitoraggio per il rile-
so: vamento della diossina in regione
• Piano di sorveglianza sulla conta- Campania a cura di Ispra, con il
minazione di diossine in regione supporto tecnico-analitico del Si-
Campania - in assieme all’Istituto stema delle Arpa/Appa ex Legge
zooprofilattico sperimentale del n. 268/2003.

Piano di sorveglianza sulla contaminazione di diossine in


regione Campania
La Regione, nel dicembre 2007, ha lità 2008-2010 ed ha avuto inizio nel
adottato un Piano di sorveglianza per marzo 2008.
assicurare il monitoraggio dell’intero
territorio regionale, considerato che Per quanto riguarda i controlli ambien-
le campagne di monitoraggio am- tali il Piano in corso prevede:
bientale hanno finora evidenziato una • Campagne standard di monitorag-
contaminazione diffusa da diossine, gio per PCDD/F e PCBdl eseguite
la cui entità non si discosta da quella sulla base della carta di uso di de-
che caratterizza il territorio nazionale stinazione dei suoli prevedendo,
e il contesto territoriale europeo ed per i campionamenti del primo
è tale da escludere una condizione di anno, una griglia a maglia quadrata
emergenza ambientale se non in aree di 5 chilometri di lato nei territori
puntuali (hot spot). a maggior grado di contaminazio-
Al contrario, l’esito delle indagini sulle ne (identificati dallo studio Apat
matrici biologiche (latte e derivati) at- 2004-2005) e un minor numero di
tuate dai Servizi sanitari ha continuato prelievi nelle zone a contamina-
a mostrare un fenomeno di contami- zione medio bassa e bassa
nazione da diossine nei prodotti del- • Campagne straordinarie di moni-
le aziende zootecniche, in particolare toraggio nelle aree su cui sono sta-
nelle aree della provincia di Caserta te riscontrate eventuali positività
comprese tra la riva sinistra del Voltur- nelle matrici biologiche usate per
no e la riva destra dei Regi Lagni, come gli animali da allevamento (ricon-
evidenziato nella cartografia riportata trolli da incrocio dati Arpac/Izsm)
in figura 7.4. in risposta al sistema reciproco di
Scopo del Piano di monitoraggio re- allerta sanitario/ambientale. In
gionale è quello di verificare o meno particolare, è data priorità ai cam-
la correlazione tra i due tipi di risultati, pionamenti nei siti dai quali pro-
per la conseguente adozione di idonei vengono foraggi o insilati di pro-
provvedimenti a tutela della salute del duzione regionale, utilizzati negli
consumatore, nonché per l’identifica- allevamenti presso i quali vengo-
zione delle fonti di inquinamento. no segnalate positività. In maniera
Il Piano operativo, redatto da Arpac e analoga eventuali riscontri positivi
Izsm per le rispettive attività di com- su matrice ambientale da parte di
petenza, è suddiviso nelle tre annua- Arpac attivano controlli sugli alle-
166
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Figura 7.4
Localizzazione aziende zootecniche
indagate dal Piano Ue

vamenti di zona da parte di Izsm - incendi di materiali tossici.


• Campagne straordinarie in pre- La numerosità dei campioni per il pri-
senza di eventi quali: mo anno di attività (2008) è esposta in
- incendi boschivi tabella 7.3.
- incendi di rifiuti

Zona A* Zona B** Zona C*** Ricontrolli


Siti da Totali
Contaminazione Contaminazione Contaminazione da incrocio
incendi anno
medio-alta medio-bassa bassa dati Arpac/Izsm
Campioni suolo
I anno 155 115 10 50 10 340
Campioni acqua
15 10 5 10 -
I anno 40

TOTALE 170 125 15 60 10 380

Legenda:
Le zone A-B-C sono quelle dello studio Apat a seguito della campagna del 2004-2005 che, per una maggiore ade-
renza alla situazione di uso dei suoli, sono state ridefinite con informazioni legate al territorio come di seguito
specificato:
* Zona A: Zona A1-Apat rimodulata con informazioni relative agli allevamenti zootecnici, all’abbandono incontrol-
lato di rifiuti e all’utilizzazione agricola del territorio, comprendendo aree di pianura e colture foraggere (carta
dell’Utilizzazione agricola dei auoli della Campania - CUAS, 2004) ed escludendo le zone boschive e montane (Co-
rine Land Cover 2000). Tabella 7.3
** Zona B: Zona B1-Apat rimodulata con zone urbanizzate, escludendo zone boschive e montane (ex classe A1
Piano sorveglianza diossine:
APAT).
numero campioni analizzati,
*** Zona C: Zona C1-Apat rimodulata con zone collinari e montane (quota>600 m) e zone ad uso forestale.
anno 2008

167
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Per la gestione condivisa dei dati e zogiorno, dove è attivo il Sistema infor-
delle informazioni del Piano di sorve- matico ORSA (Osservatorio regionale
glianza, si è previsto l’utilizzo del Sirdic sicurezza alimentare), che gestisce la
come nodo centrale che dovrà predi- banca dati regionale sulla intera pro-
sporre gli opportuni collegamenti in blematica salute/ambiente. I risultati
rete locale verso tutti gli Assessorati dei controlli ambientali finora disponi-
regionali interessati e verso l’Istituto bili sono riepilogati in tabella 7.4.
zooprofilattico sperimentale del mez-

Struttura Numero Numero


Risultati per
territoriale campioni risultati
diossine + furani + PCB dl
Arpac prelevati pervenuti
Dipartimento
15 15 Nessun superamento dei limiti normativi
Avellino
Dipartimento
25 25 Nessun superamento dei limiti normativi
Benevento
Dipartimento
89 52 Un superamento del limite normativo, in attesa di riconferma
Caserta
Dipartimento Un superamento del limite normativo, confermato dal
51 43
Napoli ricontrollo
Tabella 7.4 Dipartimento
23 16 Nessun superamento dei limiti normativi
Piano sorveglianza diossine: Salerno
sintesi attività di campionamento
Arpac su matrici suolo e acqua Due superamenti del limite normativo, in un caso il
TOTALE 203 151
(aggiornamento: marzo 2009) superamento è stato confermato dal ricontrollo

Per le attività di monitoraggio “stra- Vesuviano in presenza di evidenti re-


ordinarie” previste dal Piano di sor- sidui di plastica incendiata, è stato os-
veglianza, sono stati eseguiti sei cam- servato, come era da attendersi, il su-
pionamenti di suolo - 5 sul territorio di peramento del limite normativo. Per
Marcianise (CE) e uno sul territorio di tale sito è stato eseguito il ricontrollo
Avella (AV) - su segnalazione dell’Isti- che ha confermato il superamento del
tuto zooprofilattico sperimentale del valore soglia per diossine e PCB totali.
mezzogiorno, in aree utilizzate a colti- Un secondo superamento del limite
vazione foraggi o aree pascolo in rela- normativo è stato osservato nell’area
zione al riscontro di positività alla dios- del comune di Capua e per esso è in
sina nelle matrici biologiche usate per corso il ricontrollo.
gli animali da allevamento in risposta La distribuzione delle concentrazioni
al sistema reciproco di allerta sanita- di PCDD/F sui suoli della regione se-
rio/ambientale previsto dal piano. condo il Piano di sorveglianza ex DGR
Quasi tutti i campioni di suolo analiz- n. 2235/2007, è riportata nella carto-
zati fino ad oggi (sia per la campagna grafia in figura 7.5.
standard, che per i campionamenti Per quanto riguarda i campioni di ac-
eseguiti su segnalazione) presentano qua, le concentrazioni misurate sono
per la sommatoria di PCDD+PCDF un la somma delle concentrazioni dei
valore di concentrazione inferiore al li- singoli congeneri rilevati per singola
mite accettabile per i siti ad uso verde, analisi e del LOD/2 (Limit of Detection)
(7) D.Lgs. n.152/2006 Allegato V alla pubblico, privato e residenziale7. nel caso in cui tale concentrazione sia
parte IV, tabella 1 colonna A Per quanto riguarda le concentrazioni risultata inferiore al limite di rilevabili-
di PCBdl, dato che non esiste un valo- tà del metodo.
re legislativo di riferimento, i risultati, Nei campioni analizzati fino ad oggi le
espressi in TEQ, vengono sommati a concentrazioni di PCDD/F e PCBdl sono
quelli di diossine e furani. risultate quasi tutte inferiori al limite
Per un unico campione, prelevato di rilevabilità del metodo.
nell’area del comune di San Gennaro Dalla normativa non vengono fissati

168
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

Figura 7.5
Piano sorveglianza diossine:
concentrazione diossine/furani
nel suolo (aggiornamento: febbraio
2009)

per le diossine obiettivi di qualità nelle I risultati fino ad oggi pervenuti mo-
acque superficiali. Invece, sono state strano che in nessuno dei campioni di
fissate le concentrazioni soglia di con- acque superficiali analizzati sono stati
taminazione per PCDD + PCDF nel caso osservati superamenti rispetto al limi-
delle acque sotterranee. te previsto per le acque sotterranee.

Piano di controllo per la definizione dei livelli di contaminazio-


ne da diossine nella filiera bufalina, su indicazioni tecniche del-
la Unione europea
Questo secondo Piano di controllo, descritto.
coordinato dall’Assessorato regiona- Il Piano si è reso necessario poiché,
le alla sanità, trae origine dalla Legge dai controlli eseguiti sulla mozzarella
regionale n. 3/2005 che, all’articolo di bufala dall’Izsm nel marzo 2008, è
3, prevede controlli di natura chimi- emerso un inquinamento da diossine
ca, fisica e microbiologica sui prodotti che ha interessato circa il 20% dei pro-
alimentari provenienti dal latte di bu- dotti analizzati; l’Unione europea e il
fala ed è complementare al Piano di Ministero della salute hanno, in con-
sorveglianza sulla contaminazione di seguenza, richiesto nell’aprile 2008
diossine in Campania in precedenza alla Regione Campania l’attuazione di
169
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un Piano di controllo sulla intera filiera sono stati valutati diversi modelli di
produttiva bufalina, per evitare prov- campionamento per eseguire i con-
vedimenti restrittivi in ambito comuni- trolli ambientali nei buffer di volta in
tario delle produzioni del settore. volta individuati. Si è concordato su
Per questo Piano è stata richiesto ad un modello che prevede di tracciare,
Arpac, nel giugno 2008, di dare massi- attorno ad ogni allevamento ricadente
ma priorità ai prelievi e alle analisi, an- nel buffer e che presenta livelli di con-
che in riduzione delle attività del Piano centrazione di latte bufalino superiore
di sorveglianza approvato con la DGR ai valori di legge, un sub-buffer di rag-
n. 2235/2007, considerate le pressanti gio 0,3 chilometri corrispondente a un
richieste di risultati analitici ambienta- area di circa 28 ettari, all’interno della
li da parte del Ministero della salute e quale prelevare due campioni.
della Unione europea. Dai risultati dei controlli sulle matrici
Il Piano di controllo sulla filiera bufa- biologiche, pervenuti dal Settore ve-
lina riguarda controlli analitici sulle terinario e dall’Izsm, è risultato ne-
matrici biologiche di origine bufalina cessario eseguire controlli su circa 45
e controlli ambientali affidati, ancora buffer di tre chilometri di raggio, le cui
una volta, rispettivamente all’Izsm e superfici in parte si sovrappongono
ad Arpac. ma che, comunque, determinano una
Secondo le indicazioni tecniche della zona - compresa tra la riva sinistra del
Ue, il Piano prevedeva la esecuzioni di Volturno e la riva destra dei Regi lagni -
“controlli ambientali” all’interno di un ampia circa 500 chilometri quadrati.
buffer (cerchio) di tre chilometri di rag- Complessivamente sono stati dispo-
gio, con area pari a circa 2.800 ettari, sti controlli su 98 aziende, pari a 196
incentrato sugli allevamenti nei quali campionamenti di suolo con analisi di
i controlli sul latte bufalino avevano PCDD/F e PCBdl. I prelievi dei campioni,
evidenziato concentrazioni di PCDD/F eseguiti in provincia di Caserta, sono
e PCBdl superiori ai limiti di legge (Re- effettuati dai Servizi territoriali Arpac
golamento CE n. 1881/2006). di Caserta, Napoli e Salerno. I risultati
In una serie di incontri avuti con i re- dei controlli finora disponibili sono rie-
sponsabili del Settore veterinario, pilogati in tabella 7.5

Campioni di suolo

Struttura Numero Numero Numero


Territoriale aziende da aziende campioni Risultati per diossine + furani e PCB dl
ARPAC campionare campionate prelevati

Dipartimento Nessun superamento dei limiti normativi (D.Lgs.


41 34 68
Caserta n. 152/2006)
Dipartimento Nessun superamento dei limiti normativi (D.Lgs.
29 28 56
Napoli n. 152/2006)
Due superamenti del limite normativo per
Dipartimento PCDD/F (D.Lgs. n. 152/2006).
28 27 56
Salerno I due superamenti non sono stati riconfermati
dal campionamento di ricontrollo
Due superamenti del limite normativo per
PCDD/F (D.Lgs. n. 152/2006).
Totale 98 89 180
I due superamenti non sono stati riconfermati
Tabella 7.5 dal campionamento di ricontrollo
Piano di controllo UE sulla filiera
bufalina: sintesi attività di Campioni di acqua
campionamento Arpac su matrici
Dipartimento
suolo e acqua (aggiornamento: marzo 8 7 7 Nessun superamento dei limiti normativi
Caserta
2009)

Alla data di oggi risultano campionate su 98. Di queste aziende, 16 rientrano


89 aziende zootecniche (con un tota- nella lista delle 20 aziende, segnalate
le di 180 prelievi di suolo effettuati) da Izsm nel dicembre 2008 che, dopo
170
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
tre controlli successivi, continuano a servato il superamento del limite nor-
presentare livelli di diossina nel latte mativo è stato prelevato presso una
non conformi ai limiti normativi di ri- azienda sita in Santa Maria la Fossa.
ferimento e per le quali l’Assessorato Anche in questo caso il ricontrollo non
alla sanità ha chiesto priorità di con- ha evidenziato per diossine e furani
trolli. superamenti dei limiti normativi.
Le analisi eseguite sui campioni di suo- In figura 7.6 è riportata la cartografia
lo hanno evidenziato in due casi un relativa alla distribuzione dei PCDD/F
lieve superamento del limite normati- rilevati in base alle indagini effettua-
vo di riferimento per la sommatoria di te sui suoli delle aziende zootecniche
PCDD + PCDF (D.Lgs. n.152/06 allegato segnalate per la produzione di latte
V alla parte IV, tabella 1 colonna A). bufalino e/o ovicaprino positivo alla
Il primo campione corrisponde al buf- presenza di diossina, in attuazione del
fer di 0,3 chilometri analizzato per Piano di controllo finanziato dall’Unio-
un’azienda sita in Marcianise. Il cam- ne europea.
pionamento di ricontrollo ha però Nella cartografia, secondo il principio
evidenziato valori di concentrazione di prevenzione, sono stati riportati,
per diossine e furani inferiori ai limiti per ciascun sito i valori di concentra-
normativi. zione più elevati tra quelli ritrovati nei
Il secondo campione in cui è stato os- due campioni di suolo prelevati.

Figura 7.6
Piano di controllo UE sulla filiera
bufalina: concentrazione
diossine/furani nel suolo
(aggiornamento: febbraio 2009)

171
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Piano di monitoraggio per il rilevamento della “diossina” in re-
gione Campania a cura di Ispra, con il supporto tecnico-anali-
tico del Sistema delle Arpa/Appa, ex Legge n. 268/2003
L’Istituto superiore per la protezione e Le zone indagate dal Piano di moni-
la ricerca ambientale (Ispra, ex Apat), in toraggio Ispra comprendono siti con
accordo con il Ministero dell’ambiente apparecchiature elettriche in disuso,
- e usufruendo dei finanziamenti anco- zone di spandimento di fanghi prove-
ra disponibili della Legge n. 268/2003 nienti da depuratori non certificati,
- a partire dalla metà di giugno 2008, fanghi provenienti da attività indu-
ha attivato una nuova campagna di striali, ceneri provenienti da incendi
monitoraggio per il rilevamento della incontrollati di rifiuti solidi urbani,
diossina in regione Campania racco- discariche con legni pretrattati con
gliendo - da giugno a dicembre - cir- pentaclorofenolo e utilizzati per la co-
ca 400 campioni di suolo e oltre 200 struzione di staccionate, abbeveratoi,
campioni di acqua, alimenti di origine rifiuti derivanti da pratiche agricole
vegetale e animale, specie animali ac- con presenza di composti clorurati,
quatiche da analizzare con il supporto zone con presenza e combustione di
del Sistema delle Arpa/Appa. rifiuti comprendenti pellicole per insi-
Il report con i risultati dei controlli ef- lati e serre, fascette e reti avvolgenti,
fettuati sarà pubblicato entro il 2009. tubazioni di PVC, cartoni, residui di fi-
Lo scopo di questo piano è totalmente tofarmaci e disinfettanti clorurati, oli
diverso dal precedente Piano di moni- lubrificanti e idraulici, batterie, parti di
toraggio Apat 2004-2005, che era volto macchinari, fluidi dielettrici.
a determinare il fondo naturale-antro- Sono, inoltre, previste, con il concorso
pico della regione Campania. Il Piano dell’Istituto superiore di sanità, inda-
attuale monitora, invece, il territorio gini del profilo analitico (finger print)
regionale proprio in corrispondenza di di contaminazione nelle varie matrici -
quelle zone, ubicate in massima par- suolo e/o foraggi, specie animali scelte
te tra le province di Napoli e Caserta, quali bioindicatori, prodotti alimentari
dove la presenza di potenziali fonti locali - per verificare l’origine dei pro-
inquinanti (residui di incendi, sversa- fili di contaminazione maggiormente
menti abusivi di fanghi di depurazione, ricorrenti.
cattive pratiche agricole) lascia ipotiz- Per le attività di Piano, Ispra ha richie-
zare una maggiore concentrazione di sto il supporto del Sistema delle Arpa
diossine. regionali per la esecuzione delle de-
Per la scelta dei punti di campionamen- terminazioni analitiche, anche allo
to, e allo scopo di evitare ridondanze e scopo di testare le capacità, attraverso
spreco di risorse, Arpac ha consegnato circuiti di intercalibrazione, dell’insie-
a Ispra il Piano di sorveglianza ex DGR me dei laboratori Ispra/Arpa/Appa che
n. 2235/2007, nella versione operativa effettuano determinazioni di diossine.
del marzo 2008 approvata dalla Regio- Arpac ha partecipato al Piano di moni-
ne Campania. Il Piano Arpac è stato toraggio Ispra fornendo supporto tec-
recepito da Ispra, che ha individuato i nico per le attività di prelievo campio-
punti di campionamento tenendo con- ni, nonché con la partecipazione del
to delle attività gia realizzate sul terri- proprio Laboratorio diossine al circuito
torio regionale. di intercalibrazione Ispra/Arpa/Appa.

172
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine

I risultati delle attività di


monitoraggio
Vengono di seguito sintetizzati, nella tipo tradizionale.
tabella riassuntiva 7.6, i risultati delle Le indagini ambientali delle altre cam-
attività di monitoraggio per l’analisi di pagne realizzate sono state distribuite
diossine-furani , PCBtot e PCBdl realiz- sull’intero territorio regionale con una
zate, a vario titolo, sul territorio della maggiore concentrazione di prelievi
regione Campania sulle matrici am- nei territori delle province di Napoli e
bientali dal 2002 al marzo 2009. Caserta nei quali, a partire dal 2002,
Dalla tabella sono stati volutamente furono rilevati i primi superamenti di
esclusi i 340 campioni relativi al terri- diossina nella matrice biologica.
torio del comune di Acerra, in quanto Per le attività di monitoraggio Arpac
la numerosità dei prelievi nel territorio legate al Piano Ue sulla filiera bufali-
comunale è di gran lunga superiore ri- na, il monitoraggio è stato concentrato
spetto a quello degli altri comuni della nelle zone della provincia di Caserta in
regione e il raffronto non avrebbe va- cui, in seguito ai controlli alimentari
lore predittivo. eseguiti sulla mozzarella di bufala, era
Risultano, dal 2002 ad oggi, eseguiti in emerso un superamento da diossine
varie campagne affidate a enti diversi, che interessava circa il 20% del pro-
escludendo Acerra, circa 2.250 con- dotto.
trolli di diossine sull’intero territorio La situazione di settore, con il cambio
regionale. della razione alimentare e l’intensifi-
Nessuna altra regione italiana è stata carsi del sistema dei controlli veterina-
monitorata negli ultimi anni, per l’in- ri sui mangimi, appare oggi considere-
tero territorio, con una maggior fre- volmente migliorata e circoscritta a un
quenza e con un così alto numero di ridotto numero, non superiore a venti,
controlli. di aziende zootecniche.
Soltanto nel 2008, le attività di moni- Dalla tabella 7.6 si rileva che il nume-
toraggio ambientale Arpac, per il Piano ro più elevato di controlli ambientali
di monitoraggio ex DGR n. 2235/2007 (1.480) è stato realizzato sulla matrice
e per il Piano Ue sulla filiera bufali- suolo, mentre 233 controlli hanno ri-
na, hanno interessato il territorio di guardato le acque superficiali interne,
90 comuni della Campania, situati in 248 i sedimenti di acque interne e 68
massima parte nelle zone con fondo i sedimenti delle acque marino costie-
ambientale più significativo. re.
Per chiarezza espositiva occorre ricor- Per la valutazione dei risultati nei suoli
dare, ancora una volta, che il monito- sono state utilizzate le concentrazio-
raggio Apat 2004-2005 aveva lo scopo ni soglia di contaminazione previste
non tanto di verificare la presenza di per i siti a verde pubblico dal D.Lgs.
diossine oltre i limiti di concentrazione n.152/2006, tabella 1 Allegato V alla
ammessi, quanto quello di determi- parte IV. Lo stesso valore è stato utiliz-
nare le concentrazioni di fondo am- zato, in mancanza di limite di norma,
bientale antropico delle diossine nelle per quanto riguarda i sedimenti di ac-
diverse matrici ambientali e, quindi, que interne.
è stato svolto con modalità specifi- Per quanto riguarda i controlli di cam-
che escludendo le zone in prossimità pioni di aria (146) ed erba (78), non
di fonti potenziali di inquinamento. esistendo dei limiti normativi di con-
I risultati di quella campagna vanno fronto, sono stati effettuati dei raffron-
considerati, quindi, come “particolari” ti con valori riportati in studi condotti a
rispetto a una campagna di indagine di livello nazionale e internazionale.

173
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Arpac Arpac Numero
Apat Ispra Arpac
Arpac Arpac Piano di Piano UE superamenti
Matrice 2004- (ex Apat) 2005- Totale
2002 2003 Sorveglianza marzo (escluso
2005 2008 2006
marzo 2009 2009 Ispra 2008)

Suolo 20 151 269 546 120 194 180 1.480 5 + 3***

Acque
14 0 202 0 0 9 8 233 n.d.*
superficiali
Aria
0 0 25 0 40 0 0 65 -
(deposizioni)
Aria
0 0 25 0 56 0 0 81 -
(campionatori attivi)
Sedimenti
0 0 200 48 0 0 0 248 6**
acque interne
Sedimenti
0 0 68 0 0 0 0 68 -
marino/costieri

Erba 19 59 0 0 0 0 0 78 -

Tabella 7.6 TOTALE 53 210 789 594 216 203 188 2.253 11 + 3***
Numero di controlli eseguiti nel corso
delle campagne di monitoraggio * Per la matrice acqua, si riconferma che non esistono limiti per le acque superficiali e gli unici limiti di riferimento
ambientale Arpac-Ispra (ex-Apat) sono quelli previsti come concentrazione soglia di contaminazione per le acque sotterranee dal D.Lgs. n.152/2006
in Campania dal 2002 al marzo Allegato V alla parte IV tabella 4 che fissa il valore soglia a 4 pg/l .
2009 in relazione al rischio diossine ** Per quanto riguarda i superamenti nei campioni di sedimenti il confronto indicativo è stato fatto, come sopra
(con esclusione dei dati relativi alle esposto, con i limiti riferiti ai suoli ad uso residenziale previsti dal D.Lgs. n.152/2006.
indagini su Acerra) *** Due risultati (Piano UE) non confermati al ricontrollo e un risultato (Piano di Sorveglianza) in attesa di verifica.

I risultati esposti confermano, attra- DGR n. 2235/2007 e il Piano di control-


verso l’analisi di oltre 2.250 campioni, lo di filiera richiesto dall’Unione euro-
la presenza di una contaminazione da pea, hanno riguardato oltre 370 cam-
diossine di tipo puntuale (hot spot), pioni di suolo e hanno confermato,
con pochi casi in cui è stato osservato con i 4 superamenti osservati, di cui
il superamento del limite normativo di solo uno accertato da campionamenti
riferimento per i suoli ad uso residen- di ricontrollo, la presenza di una conta-
ziale. minazione di tipo puntuale.
I campioni dove si sono registrati le Un’analisi dei valori rilevati per i suo-
concentrazioni maggiori sono stati in li mostra che, escludendo i valori di
massima parte prelevati nei Regi lagni, diossina e furani che superano il limite
dove per 16 campioni si è superato normativo di riferimento, la concen-
il limite per le acque sotterranee. Si trazione media nei campioni esamina-
comprende il valore del tutto relativo ti per il Piano di sorveglianza ex DGR n.
del dato, riportato solo per completez- 2235/2007 è pari a 1,87 TEQ ng/Kg ss,
za dell’esposizione. paragonabile ai livelli di fondo riportati
(8) Environmental protection agency, A riprova, si evidenzia che, nei cam- dall’Epa8 per i suoli rurali.
è il principale ente di protezione
ambientale degli Stati Uniti
pioni analizzati dai Piani di monito- La media delle concentrazioni di dios-
raggio Arpac 2008, le concentrazioni sine e furani rilevate nei suoli esa-
di PCDD+PCDF e PCBdl nei campioni minati per il Piano UE, sempre con
di acqua sono risultate quasi sempre l’esclusione dei valori superiori ai limiti
inferiori al limite di rilevabilità del me- normativi di riferimento, corrisponde
todo analitico. a 1,48 TEQ ng/Kg ss, comparabile con
Le analisi eseguite da Arpac, attraver- gli stessi valori di fondo.
so il Piano di sorveglianza regionale ex

174
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Piano PCDD/DF PCBdl PCDD/DF PCBdl
Piano UE
regionale di WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ
filiera bufalina
sorveglianza ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss

Min 0,80 0,12 Min 0,89 0,09

Max 8,40 2,92 Max 8,71 1,97 Tabella 7.7


Valori di diossina e furani rilevati nei
Media 1,87 0,36 Media 1,48 0,26 campioni di suolo analizzati da Arpac
nel 2008 fino a marzo 2009 (esclusi i
Dev St 1,21 0,46 Dev St 1,59 0,25
superamenti dei limiti normativi)

Matrice ambientale PCDD/PCDF (TEQ-WHO98)


9,3 ± 10,2
Suolo urbano (ng/Kg)
range = 2-21
2,7
Suolo rurale (ng/Kg)
range = 0,1-6
5,3 ± 5,8
Sedimenti (ng/Kg)
range = < 1 - 20
0,12 ± 0,094
Aria urbana (pg*/m3)
range = 0,03 - 0,2
Tabella 7.8
0,013
Aria rurale (pg*/m3) Livelli di fondo secondo EPA di
range = 0,004 - 0,02 PCDD/F nelle matrici ambientali
(Fonte: rapporto diossine furani
Acqua (pg/l) 0,00056 ± 0,00079
e PCB, Apat 2006)

Una analisi più completa dei livelli am- in corso con gli esiti dei controlli con-
bientali nei suoli potrà essere eseguita dotti da Ispra nel 2008, consentirà di
quando saranno noti i risultati relativi migliorare il quadro conoscitivo sullo
ai campioni del Piano Ispra/Arpa/Appa, stato di contaminazione delle matrici
avviato nel giugno 2008 che indaga su ambientali della Campania per quanto
zone, ubicate in massima parte tra le riguarda la presenza di diossine, veri-
province di Napoli e Caserta, dove la ficando l’ipotesi in ordine all’esistenza
presenza di potenziali fonti inquinanti di livelli di fondo paragonabili a quelli
(residui di incendi, sversamenti abusi- presenti in regioni con uguali pressioni
vi di fanghi, cattive pratiche agricole) antropiche e industriali, salvo la pre-
lascia ipotizzare una maggiore concen- senza di contaminazioni di tipo “hot
trazione di diossine. spot” specifiche della regione.
Il confronto dei risultati dei Piani Arpac

SCHEDA TEMATICA
MONITORAGGIO DELLE DIOSSINE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI ACERRA

Il territorio del comune di Acerra è stato particolarmente monitorato per la ricerca di diversi
microinquinanti, diossine comprese, in vista della realizzazione dell’impianto di termovaloriz-
zazione in relazione a quanto prescritto dalla Commissione nazionale VIA nei pareri emessi nel
1999 e nel 2005.
Nel 2002 e 2003 la Società Sogin eseguì una campagna di misure idrogeologiche e idrochi-
miche su tutto il territorio comunale. Per quanto riguarda le diossine nei suoli, furono indivi-
duate complessivamente 110 stazioni, per un totale di 148 campioni prelevati.
I risultati della campagna evidenziarono, per le diossine, concentrazioni comprese tra 0,72
e 32 pg I-TEQ/g con un valore corrispondente al 90° percentile pari a 5,81 pg I-TEQ/g.
I valori di PCBdl risultarono compresi tra 0,079 e 5,03 pg I-TEQ/g, con un valore corrispon-
dente al 90° percentile pari a 0,85 pg I-TEQ/g.
In sette punti, sul totale delle 110 stazioni esaminate, furono riscontrati valori di concentra-
zione per le diossine superiori al limite normativo, per i suoli a verde pubblico, di 10 pg I-TEQ/g

175
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

( D.Lgs. n. 152/2006 tabella 1 - colonna A dell’Allegato V alla parte IV).


Tre di questi punti ricadevano in una zona di circa 5.000 metri quadri, nell’area di Contra-
da Calabricito - che include una delle zone segnalate come “zone ad attività forzante” cioè a
rischio potenziale - mentre altri due punti erano compresi in zona Masseria Vellicchio dove,
al momento del campionamento, si era riscontrata la presenza di cumuli di rifiuti bruciati.
Il comune di Acerra, incluso tra le zone parzialmente interessate dal rischio diossine dalla
Regione Campania nell’aprile 2003, è stato anche oggetto di monitoraggio Arpac e Apat (oggi
Ispra) nel periodo 2003-2005. All’interno del territorio comunale furono eseguiti 7 campio-
namenti di suolo che non evidenziarono superamenti dei limiti.
Per il monitoraggio di matrici biologiche, in base ai dati forniti dall’Istituto zooprofilattico
sperimentale del mezzogiorno (Izsm), sono state riscontrate nel territorio di Acerra due po-
sitività alle diossine su latte di massa ovino (un superamento nel 2002 e un superamento nel
2006), una su latte di massa bovino (nel 2003) e due su latte di massa bufalino (nel 2004).
Le numerose denunce sulla “presenza” di diossine sul territorio e negli animali da pascolo
hanno determinato la dichiarazione dello stato di emergenza per l'inquinamento da diossina
ad Acerra (DPCM del 23/06/2006 e DPCM del 12/01/2007 con proroga al 31/12/2007). In
conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza si è avuta una ulteriore attività di
monitoraggio dei suoli a cura di Apat, denominata “Progetto di campionamento suoli comu-
ne di Acerra” (Decreto n.1 dell’8 giugno 2007 del Commissario delegato sindaco di Acerra). La
campagna ha avuto ad oggetto l’analisi di 67 campioni di suolo, prelevati in zone di frequente
pascolo ovino e individuati con la collaborazione degli Uffici tecnici comunali.
Si è evidenziato un solo superamento del limite nella nota località “Contrada Calabrici-
to”.
Nel frattempo, con le economie della Misura 1.8 del POR Campania 2000-2006, Arpac ha
eseguito 264 ulteriori campioni di suolo per determinare i livelli di concentrazione di diossi-
ne, PCBdl, metalli pesanti e IPA in relazione al “Piano di caratterizzazione dei suoli di Acerra”,
finalizzato ad aggiornare lo stato ambientale ex-ante prima dell’entrata in funzione del ter-
movalorizzatore.
Il modello di campionamento è stato definito sulla base di una griglia a maglia quadrata di
500 metri di lato, infittita a 100 metri di lato intorno ai punti che, nelle campagne precedenti,
eseguite da Sogin, Apat e Arpac, avevano mostrato superamenti dei valori limite relativa-
mente alle diossine. Su 264 campioni di suolo eseguiti con questo modello, si è riscontrato
in 9 punti il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione previsti dal DM n.
471/1999 in funzione della destinazione d’uso dei suoli. Sette di questi punti ricadono, anco-
ra una volta, nell’area di località Calabricito, in un sito interessato da una discarica di rifiuti
industriali più volte incendiato e devastato (già controllato con gli stessi risultati da Sogin nel
2003). Il sito è stato già sottoposto a un intervento di messa in sicurezza di emergenza.
Gli altri due punti sono in località Varignano e in un’area situata a nord-ovest di Calabri-
cito, al confine con con il comune di Marcianise. Anche per tali punti si sta procedendo a
circoscrivere l’area per le attività di bonifica.

176
MICROINQUINANTI:
FITOFARMACI

Microinquinanti: Fitofarmaci

8
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Microinquinanti: Fitofarmaci
Maria Cristina Manca
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci

Generalità
Con i termini “prodotti fitosanitari”, alimentazione. Inoltre, per le loro ca-
antiparassitari, fitofarmaci o pesticidi, ratteristiche di persistenza nelle varie
vengono definiti composti appartenen- componenti fisiche e biotiche dell’am-
ti a numerose classi chimiche, utilizzati biente - e per i loro processi di diffu-
in agricoltura per combattere parassiti sione, influenzati dalle caratteristiche
e altri organismi dannosi per l’uomo, gli fisico chimiche del principio attivo e
animali e le piante (insetti, funghi, muf- regolati dalle condizioni geo-idrologi-
fe, roditori, erbe o nematodi). che - i prodotti fitosanitari sono causa
Ad oggi, sono state sintetizzate o iso- importante di contaminazione. Tutti
late più di 1.500 molecole in grado di i comparti ambientali sono esposti a
mostrare attività antiparassitaria. Esse questo rischio, anche se le acque (su-
sono commercializzate in circa 40.000 perficiali e sotterranee) e il suolo sono
preparati o formulati, nei quali sono quelli più direttamente coinvolti.
presenti uno o più principi attivi in Il quadro dei riferimenti normativi in
proporzioni variabili e un insieme di questa materia è alquanto comples-
sostanze coadiuvanti, quali ad esem- so e risulta in continua evoluzione. In
pio oli, utili a consentire la permanen- ambito europeo è in atto da tempo un
za sulle parti trattate. processo di revisione e armonizzazione
A seconda del loro utilizzo i fitofarmaci delle norme che riguardano i prodotti
possono essere suddivisi in varie classi: fitosanitari. La Direttiva CEE 91/414, a
• fertilizzanti fogliari, fisiofarmaci partire dal 1993, ha permesso di ar-
e fitoregolatori - prodotti che in- monizzare in tutti gli stati membri le
fluiscono su vari aspetti fisiologici fasi di autorizzazione e d’immissione
delle piante coltivate al fine di ot- in commercio dei prodotti fitosanitari,
tenere maggiori prestazioni qua- attivando contemporaneamente un
litative, quantitative o comunque programma di revisione delle sostan-
sfruttabili in senso economico ze attive già in commercio.
• diserbanti - prodotti a base di prin- Si è introdotto un doppio sistema di
cipi attivi che ostacolano l’azione valutazione e autorizzazione dei pro-
competitiva delle erbe infestanti dotti fitosanitari, che è basato sulla
• fungicidi, insetticidi, fumiganti, definizione, da parte della Commis-
acaricidi, nematocidi, rodenticidi sione europea, di un “elenco positivo”
- prodotti a base di principi attivi di sostanze attive che possono essere
che contrastano l’azione di paras- utilizzate nei prodotti fitosanitari de-
siti animali e vegetali stinati al mercato dell’Unione euro-
• formulazioni di interesse igienico- pea1, in quanto ritenuti efficaci sotto (1) Allegato I della Direttiva CE 91/414

sanitario - prodotti usati come di- il profilo fitosanitario e “accettabili”


sinfettanti, esche, insetticidi per sotto il profilo dei rischi sanitari e am-
parassiti domestici, per attività di bientali. Successivamente, a partire
giardinaggio, diserbanti per aree dal 2007, sono state armonizzate an-
urbane e industriali. che le norme relative alla classifica-
La bassa selettività della maggior par- zione e all’etichettatura dei preparati
te di queste sostanze attive, unita alla pericolosi, comportando una revisio-
loro elevata tossicità, determina però ne dell’etichetta per molti prodotti in
rischi anche per molte altre specie vi- commercio.
venti, incluso l’uomo, per cui già nel- Per quanto riguarda il controllo sui pro-
la Legge n. 283 del 30 aprile 1962 si dotti alimentari, i riferimenti principa-
prevedeva il controllo dei residui di li sono il Regolamento CE/396/2005 e
fitofarmaci nei prodotti destinati alla smi e il Regolamento CE/179/2006.

179
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dal 1 settembre 2008 sono entrati in aggiorna e modifica i criteri relativi
vigore i regolamenti che armonizza- all’autorizzazione e all’immissione in
no i valori relativi ai limiti massimi di commercio dei prodotti fitosanitari,
residui di prodotti fitosanitari tollerati già fortemente innovati con l’appli-
(2) Regolamento (CE) n. 149/2008 e Re- sulle derrate agricole2. cazione della Direttiva CE/91/414. Le
golamento (CE) n. 839/2008 La normativa di riferimento per il procedure di autorizzazione previste
comparto ambientale è costituita dal hanno lo scopo di rafforzare la pro-
D.Lgs. n. 152/2006 e smi per la tutela tezione dell’ambiente e della salute
delle acque dall’inquinamento, per la umana e animale. Introduce, infatti, i
bonifica e il ripristino ambientale dei cosiddetti “criteri cut-off” e una lista
siti inquinati e dal DM 367/03 per le di “sostanze attive candidate alla so-
sostanze pericolose. stituzione”. Per queste ultime gli stati
Le nuove regole hanno comportato membri effettueranno, relativamente
rilevanti cambiamenti nel panorama ai formulati che le contengono, una
normativo nazionale e, nonostante sia “valutazione comparativa” che potrà
ancora in fase di completamento la re- determinare una revoca o una loro li-
visione europea delle sostanze attive, mitazione d’impiego. Il nuovo Regola-
il Parlamento europeo, in accordo con mento prevede inoltre anche il mutuo
gli indirizzi più recenti che tendono a riconoscimento delle autorizzazioni
diminuire le quantità di prodotti fito- nell’ambito di aree omogenee della
sanitari, ha recentemente adottato Unione europea, che sarà suddivisa
due nuovi provvedimenti: in tre zone - Nord, Centro e Sud. L’Ita-
• “Regolamento del Parlamento lia rientrerà nella zona Sud insieme a
europeo e del Consiglio relativo Francia, Spagna, Portogallo, Grecia,
all’immissione sul mercato dei Bulgaria e Cipro.
prodotti fitosanitari” La nuova “Direttiva sull’uso sosteni-
• “Direttiva del Parlamento euro- bile” regolamenta, per la prima volta
peo e del Consiglio, che istituisce in ambito europeo, la fase relativa
un quadro per l’azione comunita- all’utilizzo dei prodotti fitosanitari.
ria ai fini dell’utilizzo sostenibile Essa dovrà essere recepita dagli sta-
dei pesticidi”. ti membri, i quali, entro cinque anni
Il nuovo Regolamento, che entrerà in dall’entrata in vigore, dovranno adot-
vigore 18 mesi dopo la sua pubblicazio- tare “Piani d’azione nazionali” per de-
ne abrogando la Direttiva CEE 91/414, finire i propri obiettivi. Tali Piani do-

ALIMENTI
Parte generale: Regolamento (CE) n. 396/2005 modificato con il Regolamento (CE) n. 299/2008
Elenco alimenti: Regolamento (CE) n. 178/2006 Allegato I
Regolamento (CE) n. 149/2008 e Rettifica GUUE L 240 del 9 settembre 2008
Limiti, limiti provvisori e limiti non necessari: Regolamento (CE) n. 839/2008 Allegati II e III e IV
Deroghe trattamenti fumiganti: Regolamento (CE) n. 260/2008 Allegato VII
AMBIENTE
D.Lgs. n.152/2006: testo unico ambientale
Decisione n. 2455/2001/CE: elenco di sostanze prioritarie in materia di acque
Direttiva 2008/105/CE: relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque
PRODUZIONE, IMMISSIONE IN COMMERCIO, VENDITA PRODOTTI FITOSANITARI
D.Lgs. n.194/1995: Attuazione della Direttiva 91/414/CEE in materia di immissione in commercio dei
prodotti fitosanitari
DPR n. 290/2001: Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla
immissione in commercio ed alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti

Tabella 8.1 Circolare 30/10/02: modalità applicative dell’articolo 42 del DPR n. 290/2002 relativo ai dati di produzio-
Fitofarmaci: quadro normativo ne, esportazione, vendita ed utilizzo di prodotti fitosanitari

180
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
vranno prevedere le misure e i tempi fra l’altro, di aspetti relativi alla forma-
per ridurre i rischi legati all’utilizzo dei zione degli utilizzatori professionali,
prodotti fitosanitari sulla salute uma- dei distributori e dei tecnici, all’ado-
na e sull’ambiente, nonché prevedere zione di misure appropriate per tute-
l’introduzione della difesa integrata e lare l’ambiente acquatico e le fonti di
biologica tenendo in conto il principio approvvigionamento di acqua potabi-
di precauzione le, all’informazione e sensibilizzazione
A partire dall’anno 2014, gli utilizza- della popolazione. In tabella 8.1 sono
tori di prodotti fitosanitari dovranno riepilogate le principali norme sanita-
adottare i principi della difesa integra- rie e ambientali relative al controllo
ta delle colture. La Direttiva si occupa, dei fitofarmaci.

Monitoraggio sanitario e ambientale


Il censimento Istat del 2000 relativo utilizzata (SAU) ammonta a 588.200
all’agricoltura fornisce alcune informa- ettari. Le colture più diffuse sono quel-
zioni sui determinanti. le a seminativo come ortaggi in piena
Risulta che in Campania la Superficie area, cereali, patata, tabacco, seguite
agricola totale (SAT) è di circa 878.519 da quelle legnose la cui tipologia pro-
ettari, mentre la Superficie agricola duttiva è riportata in figura 8.1.

Figura 8.1
Produzione in quintali di alcune col-
tivazioni legnose , anno 2003 (Fonte:
Regione Campania)

Il primo indicatore della pressione dei è attivo dal 19923 con compiti di sorve- (3) Prima come laboratorio afferente
fitofarmaci sul territorio campano è glianza e prevenzione dei rischi da an- al Presidio multizonale di prevenzio-
ne (PMI) Asl e, successivamente alla
fornito dal rapporto tra i chilogrammi tiparassitari: attualmente analizza cir- sua istituzione con Legge regionale n.
di fitofarmaci incidenti per ettaro di ca 2.000 campioni ogni anno, ripartiti 10/1998, come laboratorio Arpac
superficie agricola utilizzata; conside- tra 650 campioni di alimenti di origine
rando il valore medio delle quantità vegetale e 1.350 campioni di carattere
di principi attivi venduti in Campania ambientale.
tra il 2002 e il 2007, esso presenta un Esso opera e interviene in ambiti mol-
valore pari a circa 8 Kg/ettaro (elabo- teplici e diversificati:
razione Arpac su dati Istat). Tale dato • Supporto analitico nel controllo
pone la nostra regione tra le prime sanitario degli alimenti di origine
sette in Italia e al primo posto tra quel- vegetale e dell’acqua destinata al
le meridionali. consumo umano
Il Laboratorio specializzato fitofarmaci • Controllo delle matrici ambientali:

181
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
acqua, terreno, aria • Supporto tecnico al legislatore per
• Assicurazione della qualità per gli aspetti normativi dei controlli
controlli ambientali e alimentari ambientali e alimentari.

Controlli di carattere sanitario


L’attività di sorveglianza sugli alimen- di alimenti di origine vegetale, il 60%
ti si svolge nel rispetto degli indirizzi dei quali di provenienza regionale. In
forniti dal “Piano regionale di pro- figura 8.2 è riportato, per ogni anno,
grammazione e coordinamento degli il numero di campioni regolari privi
interventi in materia di vigilanza degli di residui, quelli con residui e quelli
alimenti e delle bevande”, che preve- irregolari. I campioni privi di residui
de numero e tipologia di minima dei rappresentano sempre la classe più
campioni di origine vegetale da sotto- numerosa, quelli irregolari sono pres-
porre ogni anno ad analisi per il con- soché costanti e in linea con i dati na-
trollo della filiera alimentare appron- zionali, mentre quelli con residui mo-
tato dalla Regione Campania. strano un trend in aumento.
Lo studio dei dati analitici ottenuti nel Le 10 sostanze attive riscontrate con
Laboratorio permette di evidenziare maggior frequenza negli anni 2002-
alcuni aspetti. Dal 2002 al 2007 sono 2007 sono riportate in tabella 8.2.
stati analizzati circa 3.400 campioni

Figura 8.2
Alimenti di origine vegetale: numero
di campioni analizzati

2002 2003 2004 2005 2006 2007


Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos Clorpirifos
Brompropilato Procimidone Procimidone Procimidone Endosulfan Procimidone
Endosulfan Endosulfan Endosulfan Endosulfan Procimidone Endosulfan
Dimetoato Clorpirifos met Azinfos met Clorpirifos met Cipermetrina Captan
Procimidone Brompropilato Difenilammina Iprodione Azinfos met Cipermetrina
Captan Difenilammina Captan Cipermetrina Difenilammina Clorpirifos met
Metidation Dimetoato Clorpirifos Met Difenilammina Dimetoato Malation
Diclofuanide Captan Imazalil Malation Clorpirifos met Brompropilato
Tetradifon Dicloran Diclofuanide Captan Captan Azinfos met
Tabella 8.2
FI dieci principi attivi più ritrovati Piperonil
Clorpirifos met Tiabendazolo Dimetoato Imazalil Fenitrotion
negli alimenti di origine vegetale butossido

182
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Il clorpirifos e l’endosulfan e il proci- regione, nonché su ciliegio e ulivo.
midone risultano sempre tra i principi Nel corso dell’arco temporale preso in
attivi maggiormente ritrovati negli ali- esame, questo principio attivo è pas-
menti di origine vegetale. I primi due sato da un limite massimo pari a 1 mg/
sono insetticidi di uso generale mol- chilogrammo a 0,02 mg/ chilogrammo
to utilizzati su quasi tutte le colture e per i loti. Il brusco abbassamento del
sull’intero territorio nazionale, il terzo limite massimo di residuo, dovuto al
è un fungicida molto utilizzato sulle processo di revisione, non è stato re-
orticole, in particolare il pomodoro e cepito con rapidità dai coltivatori cam-
la vite. pani.
L’andamento altalenante di altri princi- Ciò ha causato nel 2005 l’aumento del-
pi attivi è dovuto al profondo processo le non idoneità per tale prodotto. Il fe-
di revisione dei principi attivi da par- nomeno è oggi rientrato, ma sono stati
te della Comunità europea che, negli necessari circa 2 anni per osservarne
anni tra il 2004 ed il 2007, ha portato la completa regressione.
a continui aggiustamenti dei limiti di Questi andamenti sono il frutto di un
legge, il che ha causato continui cam- continuo lavoro teso a trovare solu-
biamenti nell’uso dei fitofarmaci. zioni meno dannose dal punto di vista
Il brompropilato, ad esempio, molto della salute e ambientale, ma altret-
utilizzato sulle pomacee (mele) fino tanto valide per la difesa delle colture.
al 2002 ha subito un calo dovuto al Vanno segnalati altri due aspetti emer-
processo di revisione; nel 2003 è sta- genti, ovvero la maggiore consapevo-
to quasi totalmente vietato e, succes- lezza da parte degli operatori di settore
sivamente, reintrodotto per alcune nell’uso di queste sostanze e, contem-
peculiari colture. Nel frattempo si è poraneamente, l’aumento dell’uso di
osservato l’impiego di altri principi at- miscele di principi attivi sulle colture.
tivi come il captan, l’azinfos metile e la L’andamento regionale di quest’ultimo
cipermetrina. fenomeno, che presenta un trend in
Particolare è l’andamento del dime- crescita, è riportato nell’istogramma
toato, insetticida molto utilizzato sui rappresentato in figura 8.3.
loti, una tipica produzione della nostra

Figura 8.3
Distribuzione percentuale monoresi-
duo-multiresiduo dal 2002 al 2007

La politica messa in atto dalla Comu- problema emergente delle miscele di


nità europea sul controllo e sull’uso prodotti.
consapevole dei prodotti fitosanitari Gli studi di tossicità per queste miscele
sta mostrando i suoi frutti anche nel- sono ancora a livello embrionale. Una
la nostra regione, causando però il prima risposta a questo fenomeno è

183
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
stata data in paesi come Germania e attivi, vengono riportati anche degli in-
Austria, dove la grande distribuzione dici specifici che, tenendo conto di tut-
richiede che i prodotti ortofrutticoli te le presenze ritrovate in una singola
siano accompagnati da un certificato derrata, ne indichino anche il livello di
analitico in cui, oltre a essere riporta- qualità per l’alimentazione degli adulti
te le concentrazioni dei singoli principi e dei bambini.

Controlli di carattere ambientale


Per i suoli non esiste ancora una speci- il territorio campano. Il valore di tale
fica normativa di riferimento. L’attività indice tiene conto dei dati di vendita
del laboratorio è quindi indirizzata es- dei principi attivi, di modelli di com-
senzialmente: partimentazione ambientale, di mo-
• al controllo di siti oggetto di inter- delli che misurano l’attenuazione verso
venti di bonifica (piani di caratte- specifici comparti e dei risultati relativi
rizzazione) a precedenti controlli o monitoraggi. I
• alla ricerca degli organoclorurati dati di vendita, anche se non esaustivi
persistenti su sedimenti e bio- del carico che le singole sostanze eser-
ta (mitili) relativi alla Legge n. citano in un determinato territorio,
979/1982. sono l’elemento fondamentale e per-
L’esposizione dei risultati su suoli e se- mettono di redigere una sorta di clas-
dimenti non è oggetto della presente sifica delle singole sostanze attive e di
trattazione. attribuire dei punteggi che indicano le
Valutare l’entità e gli effetti sul com- sostanze prioritarie da ricercare nei di-
parto acque dovuti a questi contami- versi comparti ambientali. In tal modo
nanti è estremamente complesso, in l’indice di priorità rappresenta un ac-
quanto il numero di variabili in gioco è cettabile indicatore di pressione.
elevato e tale da determinare una og- L’indice di priorità per le acque è cal-
gettiva difficoltà nell’impostazione di colato mediante la formula: IP = [Pv +
una corretta vigilanza e ambientale. (Pu x Pa)] x Pd
Il primo passo da compiere è stato ca- Dove:
ratterizzato da tre aspetti fondamen- Pv punteggio vendita
tali: Pu punteggio per l’utilizzo
• una scelta oculata e dettagliata Pa punteggio di distribuzione
dei siti di prelievo ambientale
• il numero di prelievi da effettuare Pd punteggio di degradazione.
• le sostanze attive ricercare.
I primi due punti sono funzione dell’ac- Dall’applicazione dell’indice di priorità
curata conoscenza del territorio; l’ulti- è stata ottenuta una griglia rappresen-
mo parametro è uno dei più complessi tativa per la Campania, costituita da
da determinare dato l’elevato numero circa 128 principi attivi. Un’ulteriore
di sostanze attive utilizzate che pre- selezione è stata effettuata conside-
sentano caratteristiche chimico-fisiche rando i principi attivi effettivamente
ed ecotossicologiche molto diverse tra rilevabili con la tecnica analitica uti-
loro. Va inoltre valutato l’utilizzo e la lizzata nei laboratori delle Arpa per la
diffusione in funzione delle colture determinazione di residui di fitofarma-
agricole e dei terreni e dei trattamenti ci nelle acque. Sono stati considerati,
effettuati e ripetuti nel tempo. inoltre, anche i principi attivi maggior-
Data la difficoltà di reperire dati pun- mente ritrovati negli alimenti, prove-
tuali sul territorio, Arpac, sulla scorta nienti da colture campane oppure che
dell’esperienza maturata all’interno presentano un alto indice di priorità
del Gruppo di lavoro fitofarmaci Ispra- nei dati di vendita relativi all’Italia. La
Arpa-Appa, ha elaborato un “Indice di griglia ottenuta contiene circa quaran-
priorità“ (IP) dei vari principi attivi per ta principi attivi. E’ poi stata calcolata

184
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
una priorità sui principi attivi più fre- za della griglia e ottemperato al suo
quentemente ritrovati nelle derrate aggiornamento alla luce dei risultati
alimentari di provenienza locale, ap- analitici ottenuti e, quindi, delle mi-
plicando la stessa formula per il cal- gliori conoscenze del territorio emer-
colo dell’indice di priorità ma consi- se nel corso del tempo nonché della
derando, in luogo dei dati vendita, la evoluzione normativa. Nelle tabelle
ricorrenza dei principi attivi. seguenti sono riportati i principi attivi
I due indici (priorità sui dati vendita prioritari da ricercare in Campania e
e priorità sulle ricorrenze ortofrutta) in rosso sono indicati i parametri ad-
sono stati sommati tra loro e indicati dizionali.
con IPc (Indice di priorità della Campa- L’insieme delle tabelle determina i 70
nia). principi attivi ricercati per il comparto
Con il regolare svolgimento dei moni- acque.
toraggi è stata verificata l’adeguatez-

ITEM PRINCIPIO ATTIVO CLASSE IP D.Lgs. n.


152/2006
1 ALDRIN INS NORMATO
2 ATRAZINA DIS NORMATO
3 DDD OP INS NORMATO
4 DDD PP INS NORMATO
5 DDE OP INS NORMATO
6 DDE PP INS NORMATO
7 DDT OP INS NORMATO
8 DDT PP INS NORMATO
9 CLORDANO INS NORMATO
10 DIELDRIN INS NORMATO
11 ENDRIN INS NORMATO
12 EPTACLORO EPOSSIDO INS NORMATO
13 EPTACLORO INS NORMATO
14 ESACLOROBENZENE INS NORMATO
15 ISODRIN INS NORMATO
16 CLORFENVINFOS INS NORMATO
17 AZINFOS ETILE INS NORMATO
18 LINURON DIS 9,6 NORMATO
19 SIMAZINA DIS 9,6 NORMATO
20 AZINFOS METILE INS 8,6 NORMATO
21 PARATION INS 7,6 NORMATO
22 CLORPIRIFOS INS 7,1 NORMATO
23 ALACLOR DIS 6,4 NORMATO
24 DICLORVOS INS 6,1 NORMATO
25 TRIFLURALIN DIS 6 NORMATO
26 ENDOSULFAN INS 5,9 NORMATO
27 FENTION INS 5,8 NORMATO
28 DIMETOATO IA 4,8 NORMATO
29 PARATION INS 4,6 NORMATO
30 TRICLORFON INS 4,2 NORMATO
31 MALATION INS 3,7 NORMATO
32 FENITROTION INS 3,4 NORMATO
Tabella 8.3
Legenda: INS- insetticidi; ACA acaricidi; FUN- fungicidi; DIS- diserbanti; IA- insetticida-acaricida
Principi attivi normati

185
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ITEM PRINCIPIO ATTIVO CLASSE IP
1 OXADIXIL FUN 9,60
2 PROPIZAMIDE DIS 9,00
3 CLOROTALONIL FUN 8,60
4 METOLACLOR DIS 8,00
5 METALAXIL FUN 7,50
6 MICLOBUTANIL FUN 7,44
7 PENDIMENTALIN DIS 7,20
8 FORATE INS 7,00
9 TERBUTILAZINA DIS 7,00
10 IPRODIONE FUN 6,88
11 BITERTANOLO FUN 6,72
12 METIDATION INS 6,56
13 FENARIMOL FUN 6,48
14 DICLOBENIL DIS 6,00
15 LINDANO INS 6,00
16 ETOPROFOS INS 5,60
17 PENCONAZOLO FUN 5,52
18 NUARIMOL FUN 5,04
19 FOSFAMIDONE INS 5,00
20 EPTENOFOS INS 4,96
21 ISOFENFOS INS 4,80
22 TETRADIFON ACA 4,80
23 CLORPIRIFOS METILE INS 4,64
24 BUPROFEZIN INS 4,56
25 TERBUTRINA DIS 4,00
26 VINCLOZOLIN FUN 3,36
27 PROCIMIDONE FUN 3,35
28 TOLCLOFOS METILE FUN 3,12
29 CIPERMETRINA INS 3,04
30 DICLOFUANIDE FUN 2,90
31 FOSALONE IA 2,30
32 DELTAMETRINA INS 2,24
33 PERMETRINA INS 2,24
34 QUINALFOS INS 2,24
35 PROFENOFOS INS 1,90
36 BROMPROPILATO ACA 1,80
37 PIRIMIFOS METILE INS 0,95
38 FLUVALINATE INS 0,90
Tabella 8.4
Legenda: INS- insetticidi; ACA acaricidi; FUN- fungicidi; DIS- diserbanti; IA- insetticida-acaricida
Principi attivi non normati

Dalla fine del 2003 è stato attivato il de tutti i corpi idrici sotterranei princi-
Piano di monitoraggio per la ricerca pali della Campania, definiti sulla base
dei residui di fitofarmaci nelle acque delle caratteristiche idrogeologiche
sotterranee e superficiali della Re- del territorio. L’andamento temporale
gione Campania ai sensi del D.Lgs. del piano dei prelievi per i fitofarmaci-
n.152/1999 riconfermato dal D.Lgs. bimestrale per le acque superficiali e
n. 152/2006 . Il Piano, già partito nel semestrale per quelle sotterranee - è
2002 per i parametri di base, compren- riportato in tabella 8.5.

186
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Sotterranee Superficiali
Anno
Punti Prelievi Punti Prelievi
2003 - 127 - -
2004 65 103 - 6
2005 159 174 40 101 Tabella 8.5
2006 125 244 74 291 Evoluzione temporale del piano di
monitoraggio delle acque superficiali
2007 125 236 89 585
e sotterranee

Gli istogrammi seguenti (figure 8.4- monitoraggio, relativamente alla ricer-


8.7) mostrano i dati dei risultati ana- ca dei residui di fitofarmaci nei corpi
litici ottenuti nei primi quattro anni di idrici sotterranei monitorati.

Figura 8.4
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2004

Figura 8.5
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2005

187
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 8.6
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2006

Figura 8.7
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2007

Considerando i bacini idrogeologici ri- per quello che riguarda Benevento


sultati vulnerati da pesticidi, si osser- mentre nel biennio considerato non
va, per gli anni 2004 e 2005, relativa- sono pervenuti campioni relativi alla
mente alle province di Napoli, Avellino provincia di Avellino. Allo stato attua-
e Caserta, un aumento percentuale di le la situazione appare molto meno
presenze. La situazione appare mi- compromessa, come si evince in ta-
gliorata nel biennio 2006-2007 anche bella 8.6.

PROVINCE 2004 2005 2006


Cervialto
Polveracchio Raiano
Polveracchio Raiano
Avellino -
Terminio Tuoro
Terminio Tuoro
Sabato
Monte Maggiore
Matese
Massico
Caserta Regi Lagni Regi Lagni Matese
Tifatini
Volturno
Garigliano
(segue)
188
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
PROVINCE 2004 2005 2006
Vesuviano
Regi Lagni
Napoli Regi Lagni -
Flegreo Flegreo
Alento
Salerno - - Avella Montevergine Tabella 8.6
Bacini idrografici che hanno mostrato
Sele vulnerabilità nel periodo 2004-2006

Nella tabella 8.6, come detto in prece- nitoraggio è partito efficacemente dal
denza, non sono riportati i dati relativi 2005. Le tipologie dei residui ritrovati
alla provincia di Benevento né quelli di sono elencati in tabella 8.7.
Salerno per il 2004, in quanto il loro mo-

2004 2005 2006


Azinfos met - - 1
Carbofenotion - 2 -
Clorfenson - 1 -
Clorpirfos met - 1 -
Clorpirifos - 5 1
Clortaldimetile - - 1
Diazinone - 1 -
Diclofuanide 3 16 -
Dicloran - 2 1
Dinitramina - 6 -
Eptaclor 1 1 -
Fenclorfos - 1 -
Fenitrotion - 1 -
Folpet - 1 -
Imazalil - 2 -
Malation 0 10 1
Metidation - 1 -
Metolaclor - 1 -
Nuarimol - 1 -
Paraoxon - 3
Procloraz - 1 -
Profenofos - 1
Propizamide - 4 -
Pirazofos - 1
Tetraclovinfos - 1 -
Tolclofos met - 10 1
Tolilfluanide - 1 -
Trifluralin - 5 - Tabella 8.7
Elenco dei principi attivi ritrovati nelle
Legenda: Sono evidenziati in rosso i principi attivi contenuti nella griglia teorica acque

I risultati fin qui ottenuti indicano una di prelievo sono sempre inferiori sia
buona qualità delle acque sotterranee al singolo valore limite sia alla somma
relativamente alla pressione da pro- prevista come pesticidi totali. Si osser-
dotti fitosanitari. La maggior parte dei va che i dati risultano abbastanza con-
campioni non mostra tracce rilevabili gruenti con quelli riportati nella griglia
strumentalmente di residui; le con- teorica.
centrazioni ritrovate per ogni punto Con il proseguimento del monitorag-
189
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gio verranno definite le aree di mag- in Arpac a partire dall’anno 2006. Esso
giore criticità rispetto al contaminante comprende i principali corpi idrici su-
in esame, per le quali verrà aumentata perficiali della regione, definiti in base
la frequenza di campionamento infit- alle caratteristiche idrogeologiche del
tendo la rete di monitoraggio e incre- territorio.
mentando il numero di prelievi per Dall’1 gennaio 2006 ad oggi sono sta-
anno. ti analizzati, per la ricerca di prodotti
Il monitoraggio delle acque superfi- fitosanitari, 983 campioni provenienti
ciali della Campania per la ricerca dei da 84 stazioni di monitoraggio rappre-
residui di fitofarmaci è stato attivato sentative di 22 corsi d’acqua.

Figura 8.8
Punti di prelievo e corsi d’acqua
monitorati

Figura 8.9
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2006
190
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci

Figura 8.10
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2007

Nel corso del 2007 si è osservato un te scarso trasporto per dilavamento


lieve miglioramento della contami- dei principi attivi utilizzati.
nazione globale dei fiumi campani ri- I fitofarmaci ritrovati nelle acque super-
spetto al 2006, che potrebbe essere ficiali sono riportati in tabella 8.8, che
causato dalla anomala siccità che ha illustra la situazione per i corsi d’acqua
caratterizzato il 2007, con conseguen- con più alto numero di presenze.

Sele Calore Isclero Tusciano Sarno


Azinfos met - - 1 - -
Azossistrobina - 1 - - -
Clorpirifos - - 2 4 3
Clorpirifos met - - - 3 -
Diazinone 1 - - - -
Diclofuanide - 4 - 3 1
Dicloran - 2 1 - 7
Dimetoato 1 2 5 2 11
Dinitrammina 1 - - - -
Endosulfan 1 2 1 - 2
Esaclorobenzene 1 1 - - 1
Imazalil - - - - 2
Metribuzin - - - - 3
Paraoxon - - - - 2
Penconazolo - 2 - - 2
Procimidone - 3 - - 16
Profenofos - - - - 5
Propizamide 3 - - 1 -
Tetraclorvinfos - - - 1 -
Tolclofos met - 1 - - 2
Trifluralin - 4 1 1 - Tabella 8.8
Fitofarmaci ritrovati nelle acque super-
Legenda: Sono evidenziati in rosso i principi attivi contenuti nella griglia teorica
ficiali

191
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Come atteso, i corsi superficiali che ro.
mostrano maggiori criticità sono quelli Per i due anni presi in considerazione è
che attraversano aree agricole molto stato studiato anche l’andamento sta-
estese oppure a elevata produttività, gionale della presenza di fitofarmaci
in particolare il Sarno, il Calore, l’Iscle- nelle acque superficiali.

Figura 8.11
Andamento presenza fitofarmaci
nelle acque superficiali, anni 2006 e
2007

Il grafico in figura 8.11 mostra chia- rità elevati), potrebbero fornire uno
ramente che i periodi di maggiore strumento non del tutto adeguato alla
pressione da fitofarmaci sono la tarda previsione dei principi attivi presenti,
primavera-inizio estate, coincidente a causa della indisponibilità di dati di
con la maggior produzione di ortico- vendita costantemente aggiornati,
le - come le solanacee - di cereali e Uno studio pilota, eseguito nel terri-
di frutta (drupacee, germogliamento/ torio provinciale di Benevento dai Ser-
fioritura dell’uva, fioritura dell’olivo e vizi territoriali Arpac in collaborazione
degli agrumi). Nel periodo autunnale con la Asl Benevento 1, ha permesso
si osserva una lieve ripresa coinciden- di raccogliere dati significativi sulla
te con la maturazione delle pomacee, contaminazione delle acque superfi-
dell’uva, degli agrumi e di fruttifere ciali. Nel corso dello studio sono stati
quali il loto. ricavati dati dettagliati di vendita loca-
Al momento attuale, comunque, i dati le e, inoltre, sono state individuate le
disponibili sono ancora in numero colture predominanti. I dati di vendita
troppo ridotto per fornire un quadro locale, quelli di utilizzo del territorio e i
soddisfacente della situazione. La me- dati analitici dei prodotti ortofrutticoli
todologia e la griglia teorica di ricerca di produzione locale, relativi agli anni
utilizzate, anche se sostanzialmente tra il 2003 e il 2006, sono stati “incro-
corrette (la maggior parte dei residui ciati”, consentendo la costruzione di
non soltanto ricadono nella griglia, una griglia di ricerca dei residui, speci-
ma presentano anche indici di prio- fica del territorio beneventano.

192
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
PRINCIPIO ATTIVO CLASSE PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO INDICE DI
VENDITE UTILIZZO DISTRIBUZIONE DEGRADAZIONE PRIORITÀ
AMBIENTALE
MICLOBUTANIL FUN 4 0,8 4 1,2 8,64
AZINFOS METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
PARATION METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
FOLPET FUN 5 0,8 4 1 8,2
METOLACLOR DIS 4 1 4 1 8
CLOROTALONIL FUN 4 0,9 4 1 7,6
AZOXYSTROBIN FUN 4 0,8 4 1 7,2
LINURON DIS 2 1 4 1,2 7,2
CLORPIRIFOS INS 5 0,9 1 1,2 7,08
METRIBUZIN DIS 2 1 5 1 7
IPRODIONE FUN 5 0,9 4 0,8 6,88
PENCONAZOLO FUN 4 0,8 2 1,2 6,72
DIAZINONE IA 4 0,9 3 1 6,7
FENARIMOL FUN 3 0,8 3 1,2 6,48
ALACLOR DIS 4 1 4 0,8 6,4
DICLOBENIL DIS 2 1 3 1,2 6
TRIFLURALIN DIS 5 1 1 1 6
ENDOSULFAN INS 5 0,9 1 1 5,9
METIDATION INS 4 0,8 4 0,8 5,76
ETOPROFOS IN 4 1 3 0,8 5,6
ESACONAZOLO FUN 3 0,8 2 1,2 5,52
MALATION INS 3 0,9 4 0,8 5,28
VINCLOZOLIN FUN 3 0,8 4 0,8 4,96
LINDANO INS 1 1 3 1,2 4,8
CAPTANO FUN 5 0,8 4 0,5 4,1
FORATE INS 2 1 2 1 4
TOLCLOFOS
FUN 4 0,9 1 0,8 3,92
METILE
FENITROTION INS 5 0,9 3 0,5 3,85
PROCIMIDONE FUN 5 0,9 3 0,5 3,85
CLORPIRIFOS
INS 4 0,8 1 0,8 3,84
METILE
CIPERMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
DELTAMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
PARATION INS 2 0,9 2 0,8 3,04
LAMBDA
INS 2 0,8 1 1 2,8
CIALOTRINA
TETRADIFON ACA 2 0,8 1 1 2,8
Tabella 8.9
FOSALONE IA 2 0,8 2 0,5 1,8 Griglia di ricerca specifica per il
Beneventano
PIRIMIFOS METILE INS 1 0,9 1 0,5 0,95

Su un’area geografica più limitata, per studio andrà esteso, in futuro, anche
la quale è possibile ricavare dati vendi- alle altre province al fine di migliorare
ta locale, colture predominanti e utiliz- le conoscenze del territorio e valuta-
zo del territorio, la griglia di ricerca di re con maggiore precisione i fattori di
residui risulta molto più accurata. Tale pressione.

193
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia

M. Lorenzin, S. Coppi e A. Franchi. Programmazione della ricerca dei residui di fitofarmaci nelle
acque: proposta di un indice di priorita’- Rapporto di attivita’ g.d.l. ANPA-ARPA- APPA fitofarmaci.
ANPA – rti amb – mon 3/2000
E. Sesia. Dati vendita dei prodotti fitosanitari: elaborazioni per sostanze attive- Atti del 3° seminario
nazionale: fitofarmaci ed ambiente- Napoli 24-10-2000
M.C. Manca, D. Mirella, A. Arcoraci, L. Coppola, V. Sansò, G. Pierini. Determinazione di una Griglia
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- Napoli 14-15 maggio 2003
D. Mirella, M.C. Manca, L. Coppola, A. Arcoraci, G. Pierini. Monitoraggio dei fitofarmaci nelle
acque sotterranee della Campani. Valutazione dei primi risultati- Atti del 5° seminario nazionale:
fitofarmaci ed ambiente-Palermo 20, 21-10, 2004
Mirella D., Manca M.C., Coppola L., Barricella E., Di Cerbo D., Ranaldo A., Romano A. Studio
Coordinato Dell’utilizzo Di Prodotti Fitosanitari Nella Provincia Di Benevento E Loro Impatto
Ambientale - Atti del 6° seminario nazionale: fitofarmaci ed ambiente- Catania, Aprile-2006

194
AMBIENTE E SALUTE

Ambiente e salute

9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Ambiente e salute
LEGIONELLOSI
Anna Maria Rossi

HANNO COLLABORATO
Antonio Coppola, Giacomo Dente, Francesca Di Leo, Trofimena Lucibello, Mariangela
Pagano, Antonio Petrosino

AEROBIOLOGIA
Eugenio Scopano, Nunzia Riccardi, Alessandra Sasso
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

LEGIONELLOSI

La diffusa e spesso rilevante contami- Legionella spp. è un microrganismo in-


nazione ambientale da Legionella spp. tracellulare, ubiquitario, che predilige
e da altri batteri acquatici negli edifici ambienti acquatici naturali e artificiali;
pubblici e privati italiani - in particolare cresce a una temperatura compresa
strutture sanitarie, termali e turistico- tra 25°C e 42°C, soprattutto se l’acqua
alberghiere - costituisce un rischio re- è stagnante e ricca di sedimenti.
ale per la salute dei frequentatori, che Attualmente se ne conoscono più di
può e deve essere circoscritto tenendo 50 specie che comprendono 70 distin-
conto della normativa nazionale di ri- ti sierogruppi, metà dei quali associati
ferimento. La legionellosi o morbo del alla patologia umana. Ma la specie più
legionario è una malattia grave a leta- frequentemente coinvolta è Legionel-
lità elevata, di classe II, con obbligo di la pneumophila, che comprende 15
denuncia e sottoposta a sorveglianza sierogruppi ed è responsabile di circa
speciale. il 90% dei casi di legionellosi. I siero-
La Legionella è stata isolata per la gruppi 1 e 6 sono ritenuti essere i più
prima volta a seguito di una grave patogeni per la specie umana.
epidemia di polmonite acuta, insorta La malattia viene normalmente ac-
nell’agosto del 1976 tra gli oltre 4.000 quisita per via respiratoria median-
veterani del Vietnam che partecipa- te inalazione di aerosol contaminati
vano al raduno dell’American Legion, prodotti da rubinetti, docce, vasche
svoltosi al Bellevue Stratford Hotel di con idromassaggio, torri di raffredda-
Philadelphia (USA). In quella occasio- mento. Sino ad oggi non è stata do-
ne, 221 persone si ammalarono e 34 cumentata trasmissione interumana,
morirono in meno di quindici giorni. pertanto l’unica sorgente di infezione
Soltanto in seguito si scoprì che la ma- risulta l’ambiente. Fattori individuali e
lattia era stata causata da un nuovo patologie predisponenti sono alla base
batterio, cui fu dato il nome Legionel- della diversa suscettibilità alla malattia
la, che venne isolato nell’impianto di da parte di persone esposte alla stes-
condizionamento dell’hotel in cui gli sa fonte di contagio. Secondo alcuni
ex combattenti avevano soggiornato. autori le legionelle sono responsabili
Oggi, a distanza di trent’anni, sono dell’1-5% dei casi totali di polmoni- (1) quando la fonte di infezione è rap-
presentata da un possibile serbatoio
stati raggiunti importanti progressi ri- te comunitaria1 e del 3-20% di tutte da ricercarsi in ambiti “comunitari”:
guardanti l’eziopatogenesi della Legio- le polmoniti nosocomiali2. La letalità alberghi, campeggi, navi, stabilimenti
nellosi. Ciò nonostante, ancora oggi, la della legionellosi è maggiore per le in- termali, caserme, penitenziari, scuole,
convitti , luogo di lavoro
sorveglianza epidemiologica e la pre- fezioni nosocomiali che per quelle co- (2) quando il paziente è stato ricovera-
venzione della malattia necessitano di munitarie, raggiungendo valori pari al to in una struttura ospedaliera conti-
nuativamente nei 10 giorni precedenti
ulteriori approfondimenti. 5-15% in ambiente comunitario, men- la data di insorgenza dei primi sintomi

197
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tre nei casi nosocomiali è stimata tra verificano nei 35 stati europei aderenti
il 30 e il 50%: in pazienti con condi- a tale programma (EWGLINET).
zioni cliniche scadenti o trattati tar- In questo contesto, il Sistema di sorve-
divamente può arrivare al 70-80%. glianza italiano, coordinato dall’Istitu-
Negli ultimi anni le segnalazioni di to superiore di sanità (ISS), comunica
casi, sia sporadici che epidemici, sono a EWGLI i casi di legionellosi acquisiti
diventate sempre più frequenti, an- da cittadini italiani che si sono recati
che se risulta difficile stabilire se que- all’estero e, viceversa, riceve da EWGLI
sto incremento sia dovuto a un reale la notifica dei casi che hanno riguar-
aumento dell’incidenza, o piuttosto dato cittadini stranieri che hanno sog-
al perfezionamento delle tecniche giornato in Italia. Le strutture recettive
diagnostiche e dei flussi informativi. coinvolte nella segnalazione (alberghi,
Nel 1986, infatti, è stato costituito un villaggi turistici, campeggi, navi) sono
Sistema di sorveglianza europeo, de- tenute a effettuare i controlli sugli
nominato EWGLI (European working impianti di distribuzione dell’acqua,
group on legionella infections), attual- nonché a procedere con la bonifica,
mente coordinato dall’ECDC (Europe- al fine di evitare che EWGLI diffonda
an centre for disease prevention and sul sito web il nome della struttura in
control) di Stoccolma. Il sistema racco- questione, con inevitabili ricadute sul
glie informazioni sui casi di legionellosi turismo locale.
associati ai viaggi internazionali che si

Linee Guida sul controllo e prevenzione della Legionellosi (GU n. 103, del 05/05/2000)

Linee Guida Regionali - Assessorato alla Sanità - Regione Campania - Decreto Dirigenziale n. 562 del 16
luglio 2002 (BURC del 5 agosto 2002)

European Guidelines for Control and Prevention of Travel Associated Legionnaries’ Desease (produced by
members of the European Surveillance Scheme for Travel Associated Legionnaires' Disease – EWGLINET
– and the European Working Group for Legionella Infections – (EWGLI) prodotte nel giugno 2003 e
revisionate nel gennaio 2005 – UK (www.ewgli.org)

Linee Guida per i gestori di strutture turistico-recettive e termali (GU n. 28 del 04/02/2005)

Tabella 9.1 Linee Guida per i Laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della Legionellosi
(GU n. 29 del 05/02/2005).
Legionellosi: normativa di riferimento

In Campania si è parlato per la prima chiesti e accertati dall’ISS.


volta di Legionella nel 1986 quando, in Il Decreto dirigenziale n. 562 del 16
(3) Pubblicato su BURC n. 37 del un albergo di Paestum (SA), tre turisti luglio 20023 ha definito le competen-
05/08/2002 stranieri contrassero il Morbo del le- ze del laboratorio, che opera in stret-
gionario e, purtroppo, per uno di essi ta collaborazione con il Laboratorio
l’esito fu fatale. Successivamente, nel nazionale di riferimento dell’ISS, con
1990, in un albergo termale di Ischia EWGLI e con il Ministero della salute.
(NA) ci fu un’epidemia di legionellosi Il Laboratorio svolge sia attività territo-
con 2 decessi. Fino al 2004, casi spo- riale - sopralluoghi tecnici e campiona-
radici sono stati segnalati sempre in menti - in tutta la regione, che attività
ospiti di strutture alberghiere. laboratoristiche finalizzate alla ricerca
La ricerca di Legionella nei campioni di Legionella spp., con tipizzazione dei
ambientali è fondamentale per il con- ceppi isolati e loro quantificazione nei
trollo della malattia. Il Laboratorio di campioni positivi. Il suo ruolo istituzio-
riferimento regionale legionellosi del- nale è quindi primariamente connesso
la Campania (Lrrl) è stato individuato alla vigilanza e al controllo, quale sup-
dall’Assessorato regionale alla sanità, porto tecnico-operativo alle autorità
il 28 settembre 2001, nella struttura sanitarie e giudiziarie, per la verifica
operante presso il Dipartimento pro- della fonte ambientale di contagio a
vinciale Arpac di Salerno, a seguito seguito di notifica di casi di malattia
della positiva verifica dei requisiti ri- (figura 9.1).
198
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.1
Legionellosi: sorveglianza istituzionale

Il Laboratorio di riferimento regionale fatti, un problema di sanità pubblica,


legionellosi eroga, inoltre, prestazioni dall’altro rappresenta senz’altro una
uniche o in regime convenzionale a enti emergenza ambientale in quanto la
pubblici e privati per la realizzazione malattia è determinata da una matrice
di monitoraggi periodici degli impianti ambientale contaminata: l’acqua sotto
tecnologici di distribuzione dell’acqua forma di aerosol.
e di climatizzazione, nell’ambito di Tra i compiti del Laboratorio di riferi-
programmi di sorveglianza ambientale mento c’è inoltre la valutazione dell’ef-
preventiva della legionellosi. ficacia delle operazioni di bonifica
Il ruolo svolto da Arpac è strategico, messe in atto dai gestori nella strut-
quindi, nella sinergia tra gli organismi tura risultata contaminata, effettuan-
regionali competenti in campo sanita- do campionamenti e analisi, secondo
rio (Assessorato alla sanità) e in quello i calendari stabiliti dalla normativa di
ambientale (Assessorato all’ambien- riferimento.
te). Se da un lato la legionellosi è, in-

La Legionellosi in Campania
Nei primi anni 2000, in Campania ve- Da quel momento il Laboratorio legio-
nivano effettuate poche diagnosi di nellosi Arpac, unitamente all’Asses-
legionellosi (tabella 9.2). Il “problema sorato alla sanità, iniziò una capillare
legionellosi” si è imposto all’opinione opera di formazione e informazione
pubblica grazie a uno studio campione, presso le direzioni sanitarie ospedalie-
che il laboratorio ha svolto negli anni re, che provocò una forte presa di co-
2002 e 2003 su mandato dell’Assesso- scienza da parte del mondo sanitario
rato regionale alla sanità, mirato alla dell’importanza del tema e della ne-
ricerca, a tappeto in tutti gli ospedali, cessità di ridurre sempre più la linea di
della presenza di Legionella. Per la pri- demarcazione fra ambiente e salute,
ma volta, quindi, gli ospedali campani poiché soltanto un’azione condivisa
venivano monitorati per questa pro- avrebbe permesso di mettere a punto
blematica. I risultati destarono gran- strategie condivise al fine di contenere
de attenzione da parte dell’opinione il “problema Legionella”. Infatti, se da
pubblica, poiché i dati furono piutto- un lato sono stati migliorati i protocolli
sto sconcertanti: ben 57 ospedali della per una diagnosi precoce della malat-
Campania, sui 62 ispezionati, risultaro- tia attraverso la rilevazione dell’anti-
no infatti contaminati da Legionella. gene urinario - al fine di intraprendere
199
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
una quanto mai tempestiva terapia bientale. L’anno 2005 ha senza dubbio
antibiotica mirata - dall’altro si è pun- rappresentato una svolta fondamenta-
tato alla sensibilizzazione verso una le per la Campania nella lotta contro la
sempre più attenta sorveglianza am- Legionella.

2004 2005 2006 2007 2008


Numero di casi totali
(residenti e non residenti)
76
diagnosticati sia in 16 53 56 70
Campania che fuori regione
(elaborazione Arpac)
Tabella 9.2
Legionellosi: numero di diagnosi Numero di casi diagnosticati
38 35 48 n.d.
in Campania, totali e notificate nel e notificati in Campania 5
(di cui 2 letali) (di cui 3 letali) (di cui 9 letali) (di cui 4 letali)
territorio regionale, 2004-2008 (dati Iss)

In tabella 9.2 è riportato il numero cazioni sulla legionellosi per i gestori di


delle notifiche effettuate in Campa- strutture turistico-ricettive e termali”.
nia, nonché il numero totale delle Nel febbraio 2007 il Comune di Napoli
segnalazioni pervenute al laboratorio ha emanato un’ordinanza che fa ob-
Arpac. In particolare, per quanto ri- bligo a tutte le strutture comunitarie
guarda la sorveglianza della legionel- - centri sportivi, centri commerciali,
losi nei viaggiatori (EWGLINET), sono piscine e alberghi, tra le altre - di pre-
pervenute 15 segnalazioni nel 2005 (1 disporre un piano di sorveglianza in
cluster di 5 casi in un albergo), 19 nel autocontrollo corredato di analisi.
2006 (1 cluster di 2 casi in un albergo) In questi anni il volume delle attività
e 22 nel 2007 (4 cluster di 11 casi in svolto dal LRRL ha registrato un conti-
cinque alberghi) relative a cittadini ita- nuo e costante aumento, come eviden-
liani e stranieri che hanno soggiornato ziato in figura 9.2. Dalla sua istituzione
nelle strutture turistico recettive della a tutto il 2008, infatti, sono stati pro-
nostra regione. Da sottolineare che 6 cessati 8.280 campioni di varie matrici
dei 7 cluster si sono verificati in strut- ambientali (acqua sanitaria, biofilm,
ture alberghiere dell’isola di Ischia. aria, sedimenti, acqua di condensa, fil-
Sempre nell’anno 2005 sono state tri di impianti di climatizzazione, acqua
pubblicate le “Linee guida recanti indi- termale) (figure 9.3 e 9.4).

Figura 9.2
Numero di analisi effettuate da Lrrl
Arpac, anni 2001-2008

200
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.3
Matrici esaminate da Lrrl Arpac, anni
2001-2008

Su tutto il territorio regionale sono termali, 109 abitazioni private, 4 cam-


stati finora ispezionati 68 ospedali, peggi, 17 navi, 55 sedi lavorative quali
24 case di cura, 18 centri diagnostici insediamenti produttivi, caserme, uffi-
e riabilitativi, 112 alberghi, 28 stazioni ci, esercizi, centri commerciali.

Siti controllati Percentuale


Numero siti
(dal 28/09/2001 al 31/12/2008) siti positivi
Ospedali 68 26

Case di cura 24 10

Centri diagnostici e riabilitativi 18 4

Alberghi 112 31

Stazioni termali 28 6

Abitazioni private 109 12

Navi 17 3
Tabella 9.3
Campeggi 4 1 Legionella: numero siti controllati e
percentuale di positività riscontrate,
Sedi lavorative 56 7
anni 2001-2008

Figura 9.4
Distribuzione (n.) della concentrazioni
di Legionella dei campioni esaminati,
anni 2001-2008

201
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I nostri risultati indicano che la Legio- (figura 9.4).
nella è ampiamente diffusa in Campa- Interessante pare anche l’assoluta pre-
nia e che gli edifici a maggiore rischio valenza di Legionella pneumophila e,
di contaminazione sono alberghi e nell’ambito di questa specie, dei siero-
ospedali. Le cariche contaminanti ri- gruppi 1 e 6, proprio quelli a maggiore
scontrate variano nel range di con- patogenicità per l’uomo (figura 9.5).
centrazione dell’ordine 102 - 105 UFC/L

Figura 9.5
Stipiti di Legionella

Le figure 9.6, 9.7, 9.8, 9.9 e 9.10 mo- campionate per la ricerca di Legionella
strano la localizzazione delle strutture, spp.
suddivise per categorie, ispezionate e

Lo stato in Campania
La legionellosi è oramai un proble- piani di valutazione del rischio e pro-
ma attuale perché in forte aumento grammi di autocontrollo nelle strut-
sia in Italia che nel resto dell’Europa. ture a rischio di contaminazione. Una
Le ragioni sono molteplici: maggiore giusta progettazione - e una buona
attenzione alla diagnosi da parte dei manutenzione periodica dell’impianto
medici, moltiplicazione delle occasioni idrico e dell’impianto di climatizzazio-
di esposizione per intensificazione dei ne - dovranno quindi essere garantite
viaggi, tendenza a centralizzare la ge- in ogni struttura sanitaria, comunitaria
stione e produzione di acqua potabile, e ricettiva.
utilizzo di tecnologie che producono Inoltre, una maggiore conoscenza
aereosolizzazione dell’acqua. delle relazioni tra la Legionella e i vari
È fondamentale la costruzione di una elementi del suo habitat permette-
rete integrata di varie professionalità rà senza dubbio di chiarire gli aspetti
(biologi, medici, ingegneri, impiantisti) eziopatogenetici delle legionellosi.
per approcciare il problema sotto i vari I rapporti tra Legionella e altri parame-
aspetti. Infatti, se da un lato è necessa- tri chimico-fisici dell’acqua sono tutto-
ria oggi più che mai un’efficace sorve- ra in fase di studio e potrebbero for-
glianza clinica per la diagnosi precoce nire indicazioni utili a individuare altri
della malattia, dall’altro risulta asso- fattori associati alla presenza del mi-
lutamente imprescindibile un’attenta crorganismo nelle acque domestiche,
sorveglianza ambientale con idonei come ad esempio il ferro, che è indi-

202
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
spensabile per la crescita di Legionella di riferimento per tutti gli operatori
o il rame, che pare svolgere un’azione che affrontano le problematiche ri-
inibente. guardanti le infezioni da Legionella.
Il Laboratorio regionale riferimento La finalità è quella di far collaborare
legionellosi Arpac, avendo a disposi- professionisti e tecnici che, altrimen-
zione le informazioni derivanti dalle ti, procederebbero separatamente fa-
verifiche degli impianti e i risultati del- cendo perdere di incisività a qualsiasi
le analisi, può rappresentare il punto intervento di prevenzione.

Figura 9.6
Abitazioni private: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

203
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.7
Alberghi: percentuale di campioni
positivi per presenza di Legionella spp

204
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.8
Sedi lavorative: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

205
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.9
Strutture termali, campeggi e navi:
percentuale di campioni positivi per
presenza di Legionella spp

206
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.10
Strutture sanitarie: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp

207
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

AEROBIOLOGIA

L’aerobiologia è quella disciplina che ne e permanenza in aria per perio-


studia le particelle di origine biologica di abbastanza lunghi
presenti nell’atmosfera quali pollini, • deve raggiungere nell’atmosfera
spore fungine e microrganismi, in re- una sufficiente concentrazione,
lazione anche ai loro effetti su piante, essere cioè presente in livelli che
animali e sull’uomo. Il monitoraggio superino la soglia minima utile per
aerobiologico permette di evidenziare scatenare una reazione allergica.
variazioni qualitative e quantitative di Studi più recenti portano a un’altra,
tali particelle (pollini) che si verificano importante, conclusione: esiste una
nel tempo. I pollini sono innumerevo- stretta relazione tra aumento di al-
li, microscopici, quasi ubiquitari, quasi lergie respiratorie e aumento dell’in-
eterni, e specie-specifici. Questo signi- quinamento. Alcuni ricercatori inglesi
fica che, dopo essere stati prodotti in hanno posto in evidenza che l’aumen-
quantità enormi (ad esempio, milioni to della concentrazione di sostanze
in una infiorescenza, miliardi per pian- inquinanti, come il biossido di zolfo e
ta), essi si diffondono nell’ambiente l’ozono, provoca un peggioramento
quasi senza ostacoli grazie al fatto di dei disturbi rinitici e un aumento del-
essere piccolissimi e resistenti. le visite ambulatoriali presso i medici
Esistono due ampie categorie princi- di base per disturbi di rinite allergica.
pali di piante interessate alla diffusio- In generale, il polline “immerso” nel-
ne del polline: le sostanze chimiche inquinanti l’aria
• le anemofile (amiche del vento) cittadina rilascia facilmente le protei-
affidano al vento il compito del ne di riconoscimento (causa delle ma-
trasporto del polline nifestazioni allergiche). Tali allergeni,
• le zoofile (amiche degli animali) assai più leggeri e piccoli del polline
affidano il polline agli animali e tra stesso, restano in sospensione a lungo
di esse le più diffuse sono le ento- nell’aria, anche al di fuori del periodo
mofile, impollinate dagli insetti. di fioritura delle piante che hanno pro-
Alcuni pollini però provocano allergie dotto il polline allergenico.
perché per essere allergenico, un pol- Anche il riscaldamento globale del pia-
line deve presentare le seguenti carat- neta può essere in parte responsabile
teristiche: dell’aumento di alcune allergie, poiché
• deve contenere proteine (antige- uno studio sulla produzione di polline
ni) che inducano reazione allergi- di ambrosia (Ambrosia artemisifolia)
ca nelle persone sensibili ha dimostrato l’aumento di circa 4
• deve avere forma, dimensioni e volte della produzione di polline da
peso tali da favorire la sospensio- parte delle piante mantenute a livelli
208
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
crescenti di concentrazione di anidride qualità dell’aria.
carbonica, principale imputato dell’ef- Le misure delle concentrazioni polli-
fetto serra. niche vengono effettuate mediante
Diversi studi hanno mostrato, inoltre, campionamenti svolti in stazioni fisse
che le particelle biologiche disperse, oppure mobili, con l’impiego di appa-
in particolare il polline, rispondono recchiature (campionatore volumetri-
alla presenza di una vasta tipologia di co di tipo Hirst) già largamente utiliz-
specie inquinanti presentando altera- zate come standard internazionale nel
zioni delle caratteristiche morfologi- settore dell’aerobiologia. Sui campioni
che e funzionali. Così, ad esempio, le così ottenuti vengono eseguiti identifi-
piante emettono un numero sempre cazioni e conteggi di polline: i risultati
maggiore di pollini “vuoti”, cioè privi dei conteggi vengono poi trasformati
di citoplasma e non vitali (frequen- in valori di concentrazione atmosferica
ti le osservazioni di polline vuoto di con la redazione di calendari e bollet-
nocciolo e quercia), oppure anomali e tini pollinici. Questo tipo di metodica
malformati (frequenti nelle alberature è già ampiamente sperimentata anche
stradali). Il polline, dunque, pare “ma- in Italia ed è documentata da una vasta
lato” in città, e in questo ruolo risulta bibliografia internazionale e nazionale,
un sensibile e utile bioindicatore della sia a livello generale che applicativo.

Metodo per il biomonitoraggio


dei pollini
La misura della concentrazione dei tificazione delle specie contenute in
granuli pollinici e delle spore fungine un volume d’aria noto.
disperse in atmosfera si basa sull’iden-

Campionamento
L’aria da analizzare viene prelevata da dere caratteristiche di resistenza agli
una pompa aspirante e, attraverso una agenti atmosferici.
fenditura, viene diretta su di una su- L’apparecchio consta di quattro parti
perficie di campionamento opportuna- fondamentali:
mente trattata sulla quale le particelle, • pompa aspirante
contenute nel volume d’aria, termina- • fenditura di aspirazione
no la loro traiettoria depositandosi per • superficie di deposizione
impatto. La superficie di campiona- • dispositivo di avanzamento della
mento viene successivamente esami- superficie.
nata al microscopio ottico per l’identi- Il campionatore deve essere collocato
ficazione e il conteggio delle particelle in un punto in cui la circolazione atmo-
catturate. L’apparecchio che applica il sferica locale non risenta della presen-
principio di campionamento sopra ri- za di ostacoli vicini, preferibilmente al
portato è quello proposto da Hirst nel centro di un terrazzo posto alla sommi-
1952 (figura 9.11) e raccomandato nel tà di edificio con altezza compresa fra
1972 dall’International Biological Pro- i 15 e i 20 metri dal suolo e lontano da
gram (Benninghoff, 1972). muri e protezioni, privilegiando zone
Il campionamento avviene per impat- lontane da parchi pubblici e da forti
to. Nella versione per l’esterno deve emissioni atmosferiche industriali.
esserci una visiera (o ala) parapioggia Il supporto di campionamento, film
e l’ala di direzionamento vento. Tutti i plastico, deve essere preparato ap-
sistemi di monitoraggio devono posse- ponendo un sottile film di fluido al

209
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
silicone che conferisce alla superficie fino al momento dell’impiego.
proprietà adesive, trattenendo le par- Recentemente sono stati immessi sul
ticelle depositate ed evitando la perdi- mercato nastri in acetato di cellulosa
ta delle medesime per rimbalzo o ritra- già adesivi, in quanto hanno subito in
scinamento da parte del flusso d’aria. fabbrica un trattamento superficiale
A questo scopo può essere impiegata per renderli tali (Silkostrip-Lanzoni).
una soluzione al 3% di fluido al silico- Questo tipo di nastro ha diversi van-
ne (polydimethylsiloxanes - viscosità taggi:
2.500.000 centistokes) in tetracloruro • la superficie adesiva ha spessore
di carbonio (Mandrioli et al., 1978). costante su tutta l’estensione del
Con questa tecnica, la soluzione va di- nastro (omogeneità per tutta la
stesa uniformemente con un pennello durata del campionamento)
abbondantemente intriso, passando • i nastri hanno tutti il medesimo
sul nastro una sola volta lentamente, potere adesivo, anche quelli uti-
ma con decisione. La rapida evapora- lizzati in campionatori diversi, da
zione del solvente rende omogenea operatori diversi
la distribuzione del fluido siliconico • non vi sono sostanze tossiche da
anche in eccesso di soluzione. È con- maneggiare (il tetracloruro di car-
sigliabile effettuare questa operazione bonio è noto essere un potente
sotto cappa aspirante o in un ambien- cancerogeno).
te ventilato e privo di polvere. Il pen- Il nastro deve aderire perfettamente
nello deve essere morbido e piatto, di al sistema di trascinamento per evi-
15 millimetri di larghezza per pittura tare variazioni di efficienza di campio-
(tipo pelo di martora). namento causate dalla non uniformità
I supporti di campionamento (vetrino della distanza fra il nastro e la fenditu-
o nastro) così preparati, debbono es- ra che provocherebbe quindi variazio-
sere conservati al riparo della polvere ni del flusso d’aria.

a b

c
d

Figura 9.11
Campionatore Hirst Lanzoni (a) e
preparazione dei campioni: tamburo
di campionamento (b), taglio nastro
campionamento (c), preparazione
vetrini (d)

210
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Preparazione dei campioni
Effettuato il campionamento setti- due vetrini.
manale, il nastro viene tagliato utiliz- I campioni così preparati vengono
zando apposita taglierina e vengono esaminati al microscopio ottico a in-
preparati i vetrini per l’osservazione al grandimento variabile4. Il conteggio (4) Per il riconoscimento e conteggio
di routine viene utilizzato l’ingrandi-
microscopio ottico. Si stendono sul ve- dei granuli pollinici viene effettuata mento 200X, tuttavia il 400X viene di
trino alcune gocce di gelatina gliceri- su circa il 20% sull’intera superficie di norma utilizzato per riconoscimenti di
nata, preventivamente fusa in bagno- campionamento di 14 x 48 mm, su 3 o particelle di più complessa cataloga-
zione
maria, sulle quali si adagia il segmento 4 linee orizzontali parallele (in dipen-
di nastro (con lo strato siliconato rivol- denza della grandezza di campo del
to verso l’alto), sul quale si depongono microscopio utilizzato) con la tecnica
tre gocce di fucsina glicerina sciolta; si del campo di microscopio continuo. I
adagia infine un vetrino copri oggetto totali delle conte, suddivisi per specie
24 x 50 mm. Questa operazione viene polliniche, vengono riportati su modu-
effettuata su piastra termostatata per lo di conteggio.
mantenere il vetrino a temperatura Infine i dati di lettura grezzi vengono
sufficientemente elevata (40-50°C) e convertiti in dati di concentrazione
per favorire la fluidità del colorante e utilizzando i parametri del campiona-
l’eliminazione delle bolle d’aria. Infine mento e della lettura (flusso di aspira-
viene apposta una piccola etichetta zione - 10 l/minuto, velocità di rotazio-
di identificazione sul lato sinistro del ne del tamburo – 2 mm/h; superficie
vetrino che viene lasciato asciugare in del nastro osservata - almeno il 20%,
posizione orizzontale per qualche ora diametro del campo visivo del micro-
prima di effettuare i conteggi al micro- scopio) ottenendo la conversione dei
scopio. In questo modo il nastro rima- dati in concentrazione (numero di pol-
ne inglobato fra due strati di gelatina e lini medio per m3 d’aria aspirata).

Il monitoraggio degli aeroallergeni


Il monitoraggio aerobiologico in Arpac del network, la rete campana di moni-
ha avuto inizio il 15 gennaio 2007, in toraggio Arpac è formata, al momento,
occasione dell’avvio del Progetto co- da quattro stazioni di campionamento
munitario “ATMOSnet”, di cui l’Agen- (Napoli e Portici per la provincia di
zia è stata promotrice e capofila. AT- Napoli, Castelvolturno per la provin-
MOSnet ha visto impegnati enti e cia di Caserta e Policastro Bussentino
ricercatori italiani - Campania e Sicilia per quella di Salerno). Tali stazioni
- nonché istituzioni di ricerca di pae- sono state scelte al fine di disporre di
si mediterranei quali Grecia e Malta, campionamenti effettuati sia su aree
allo scopo di definire e standardizzare litorali (Portici, Castelvolturno e Poli-
un metodo di monitoraggio dei pollini castro) - che rappresentano le porzioni
aerodispersi che permettesse di con- di territorio più interessate al processo
tribuire allo studio degli impatti indot- di desertificazione - sia in ambiente ur-
ti dai cambiamenti climatici nell’area bano (Napoli), zona di maggiore inte-
mediterranea, con particolare atten- resse collettivo. La rete di monitorag-
zione ai fenomeni di siccità e deserti- gio regionale è in fase di ampliamento:
ficazione causati dall’incremento della a pieno regime, infatti, sarà formata da
temperatura globale. 8 stazioni.
È nata così una rete di 13 stazioni pi- In ogni stazione viene impiegato un
lota che rappresenta il primo nucleo catturatore Lanzoni modello VPS2000,
di un network sperimentale di moni- collegato ad una linea elettrica che ga-
toraggio biologico tra paesi del medi- rantisce un campionamento continuo
terraneo centro orientale. Nell’ambito per sette giorni.
211
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Stazione Codice Ubicazione Coordinate UTM Attiva dal

Avellino AV1 n.d. Prossima collocazione -


482441 E
Benevento BN1 Istituto Guacci Non attiva
4553272 N
Caserta CE6 n.d. Prossima collocazione -
410882 E
Castel Volturno (CE) CE5 Municipio 15.01.07
4542699 N
Sede Arpac Dipartimento 438557 E
Napoli NA3 15.01.07
provinciale Napoli 4524220 N
444579 E
Portici (NA) NA4 Facoltà di Agraria 15.01.07
4518088 N
Istituto scolastico 544457 E
Policastro Bussentino (SA) SA1 15.01.07
Tabella 9.4 comprensivo 4436020 N
Stazioni di campionamento rete Salerno SA2 n.d. Prossima collocazione -
regionale Arpac

Ubicazione: terrazzo della


sede del Dipartimento Provin-
ciale ARPAC di Napoli, Via don
Bosco 4/F.
Coordinate Geografiche: lat.
Nord 40°52’ long Est 14° 16’.
Caratteristiche della zona li-
mitrofa: zona fortemente ur-
banizzata con elevato traffico
veicolare, nelle vicinanza del-
la collina di Capodimonte ove
Figura 9.12 sorge un grande parco forma-
Stazione di campionamento Napoli
(NA3)
to prevalentemente da lecci e
pini; in zona sono comunque
presenti una ricca varietà di specie arboree di ornamento (ad esempio platani e
palme); scarsa la presenza di aree agricole coltivate.

Ubicazione: terrazzo della fa-


coltà di agraria dell’ Univer-
sità degli Studi di Napoli “Fe-
derico II”, in Portici, Via dell’
Università.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 48’ long Est 14° 20’.
Caratteristiche della zona li-
mitrofa: la stazione si trova
all’interno del parco di Porti-
ci, distante dal mare meno di
Figura 9.13 1 chilometro. In questo parco
Stazione di campionamento Portici è presente folta vegetazione
(NA4)
arborea con grande varietà di
specie vegetali.

212
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Ubicazione: terrazzo della
casa municipale nel centro
della cittadina.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 48’ long. Est 13°
56’
Caratteristiche della zona
limitrofa: zona urbana in
prossimità del fiume Voltur-
no. Le specie vegetali pre-
senti sono tipiche di quello
Figura 9.14
presenti in ambiente fluvia-
Stazione di campionamento
le mediterraneo; presenti Castelvolturno (CE5)
nell’area ampie zone agri-
cole.

Ubicazione: terrazzo dell’


istituto scolastico compren-
sivo Via Giovanni XXIII.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 04’ long. Est 15°
31’.
Caratteristiche della zona
limitrofa: zona immedia-
tamente prospiciente la
spiaggia della cittadina, a
ridosso del parco naziona-
le del Cilento e del Vallo di Figura 9.15
Stazione di campionamento Policastro
Diano e non lontano dalla Bussentino (SA1)
foce del fiume Bussento. La
vegetazione presente comprende la “macchia mediterranea”, nonché varie spe-
cie vegetali ornamentali e conta massiccia presenza di piante di ulivo, impiegate
per la produzione dell’olio.

I granuli pollinici sono organismi fragili rappresenta anche una fonte di infor-
che interagiscono costantemente con mazioni ambientali utili per quanto
l’ambiente attraverso le loro aperture. concerne:
Il polline maturo, pronto per essere • la fase fenologica di fioritura delle
rilasciato dalla pianta, è disidratato e piante
di conseguenza altamente igroscopi- • la qualità dell’aria in base alla vita-
co, cosicché può assorbire l’umidità lità pollinica, specialmente in am-
dell’atmosfera; se questa contiene bito urbano
inquinanti, il polline, assorbendo l’ac- • la stima delle produzioni agrarie in
qua, entra in contatto con tali sostanze base alla quantità di polline pro-
che possono influenzare la sua vitalità, dotto
ovvero la sua capacità di completare • l’influenza dei cambiamenti clima-
gli eventi post-pollinazione e di com- tici e dell’azione dell’uomo sulla
piere la fecondazione. distribuzione biologica della ve-
Per coloro che soffrono di allergia il getazione e sul paesaggio in base
polline viene considerato come un alla qualità e quantità di pollini
“contaminante” atmosferico, ma esso monitorati.

213
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bollettino settimanale dei pollini
I dati raccolti dalla rete di monitoraggio Il calendario fornisce i livelli di con-
per ogni stazione di campionamento centrazione del polline, non i livelli
vengono inseriti in apposito database di rischio di allergia. La comparsa dei
e utilizzati per emettere il Bollettino sintomi si ha quando la concentrazio-
settimanale dei pollini. ne del polline a cui il paziente è aller-
Il bollettino viene pubblicato sul sito gico raggiunge un valore detto soglia
internet del Cemec (Centro meteoro- di scatenamento. Tale soglia è diversa
logico e climatologico Arpac) e, inol- da paziente a paziente e può variare
tre, viene affisso in bacheca presso il anche nello stesso paziente nel corso
Dipartimento tecnico provinciale di della stagione. L’esposizione al polli-
Napoli per una diretta consultazione ne, infatti, provoca un’infiammazione
ed è inviato mezzo e-mail a tutti gli dell’organo bersaglio (naso, congiunti-
operatori Arpac, agli uffici comuna- va, bronchi) che abbassa progressiva-
li delle località dove sono localizzati i mente la soglia. Così, nel pieno della
campionatori, nonché a chiunque ne stagione, una concentrazione di gra-
faccia richiesta. nuli pollinici più bassa che all’inizio è
Per ciascuna famiglia sono previste in grado di scatenare i sintomi. Questo
quattro classi di concentrazione - as- fenomeno è noto come priming effect.
sente, bassa, media e alta - contrasse- Le informazioni sul livello di concen-
gnate rispettivamente dal colore bian- trazione dei pollini, pertanto, non pos-
co, giallo, arancione e rosso. I valori sono sostituire la consultazione di uno
delle differenti classi di concentrazio- specialista nell’impostare o modificare
ne sono forniti dall' Associazione ita- una terapia.
liana di aerobiologia (AIA), e variano in In tabella 9.5 è riportato uno stralcio
funzione della famiglia botanica. da un bollettino settimanale.

Valori di concentrazione
Settimana Dal: 02.04.2007 Al: 08.04.2007
espressi in pollini/m3
media
polline di Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
settimanale
ACERACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
BETULACEAE TOTALE FAMIGLIA 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
Alnus 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Betula 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
CANNABACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CHENOPODIO - AMARANTACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
COMPOSITAE TOTALE FAMIGLIA 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Ambrosia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Artemisia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
altre 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CORYLACEAE 24,9 36,6 31,2 9,3 1,8 6,6 16,2 18,1

(omissis)
Salix 0,0 0,0 0,0 0,0 0,9 1,2 0,0 0,3
TILIACEAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
ULMACEAE 0,0 2,4 0,3 0,6 0,0 0,0 0,0 0,5
UMBELLIFERAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
URTICACEAE 36,9 91,5 60,6 20,7 7,8 128,4 154,8 71,5
Altri pollini * 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Pollini non identificati* 0,3 1,8 3,3 0,6 0,0 0,0 1,2 1,0
Totale * 98,7 207,3 188,4 84,9 57,0 253,6 259,9 164,3
assente
Classi di concentrazione delle FAMIGLIE delle specie polliniche (indicazione dell’A.I.A. - bassa
Associazione Italiana di Aerobiologia) per quelle indicate con (*) non vi è tale indicazione. media
alta
Tabella 9.5
Bollettino pollini Si precisa che le classi indicate non identificano il valore soglia scatenante una reazione allergica

214
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Andamento per stazione


di singole famiglie
Di seguito si riportano i grafici delle Italia, risulta attualmente in progressi-
specie più diffuse e anche più allerge- vo aumento. Le Betulaceae hanno una
niche riscontrate dall’attività di moni- pollinazione precoce (marzo-maggio)
toraggio della rete regionale Arpac: causando una pollinosi invernale o
Betulaceae, Chenopodiaceae-Amaran- pre-primaverile. Concentrazioni di 80
taceae, Compositae, Corylaceae, Cu- granuli pollinici per metro cubo d'aria
pressaceae/Taxaceae, Euphorbiaceae sono in grado di scatenare la comparsa
o Fagaceae, Graminaceae, Oleaceae, dei sintomi nella quasi totalità dei sog-
Pinaceae, Urticaceae. getti, mentre una concentrazione di
Betulaceae. Negli ultimi anni alberi 30 granuli per metro cubo determina
appartenenti al genere Betula sono il mantenimento della sintomatologia
stati sempre più utilizzati come piante nel corso della stagione di pollinazio-
ornamentali nei giardini di nuovi inse- ne, in quanto le mucose del soggetto
diamenti urbani. Per questo motivo - colpito sono già sede di infiammazio-
e anche a causa del notevole potere ne (mucose iperreattive).
allergenico del polline di Betulla - la Tale famiglia comprende i due generi:
pollinosi da Betula, rara in passato in Alnus (ontano) e Betula.

Figura 9.16
Betulaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO,
Napoli (NA)

In tutte e quattro le stazioni (figura dove non erano mai cresciute in prece-
9.16) si nota una pollinazione a partire denza, quali per esempio zone secche
da gennaio sino a maggio, con massi- e cumuli di detriti formatisi a seguito
mi a Policastro, nel mese di febbraio della costruzione di frangiflutti, moli
2008, ascrivibili al genere Alnus. e opere edificate sul mare che hanno
Chenopodiaceae-Amarantaceae. alterato l'ecosistema dei litorali. Ciò
Piante erbacee, o arbusti, che cresco- deve far riflettere non poco sul peso
no anche in luoghi ruderali e incolti, che l'intervento umano nel territorio
come il Farinaccio o Chenopodio - cosi ha nei confronti dell'aumento anche
chiamato per lo strato farinoso di cui si delle malattie allergiche. Il periodo di
ricopre - ma soprattutto in luoghi sala- pollinazione è l'estate, ma nelle zone
ti, quali spiagge e stagni costieri (da cui più calde questo periodo è anticipato
l’attributo di alofile). Negli ultimi anni, e coincide con quello dell’Olivo (metà
però, si è fatta sempre più frequente aprile - fine maggio).
la presenza di queste piante in luoghi
215
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.17
Chenopodiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

I valori di concentrazione di tali pollini anni fa diffuso soltanto negli USA, ha


(figura 9.17) sono molto simili in tutte iniziato a dare segni di presenza anche
le stazioni. Appaiono ad aprile raggiun- in Italia meridionale.
gendo dei picchi nel periodo estivo. Le specie responsabili di allergie sono
Compositae. Questa famiglia - che quelle che, pur non disponendo di
presenta un’impollinazione prevalen- fiori vistosi, disperdono al vento enor-
temente entomofila - è ricca di nu- mi quantità di polline: l’Artemisia o
merosi generi. In Italia circa 20 specie. Assenzio, diffusa in luoghi ruderali, il
La più comune è Artemisia vulgaris, Tarassaco o soffione o Dente di leone,
comunemente definita Ambrosia, un caratteristico per la sua infruttescenza
allergene pollinico che, fino ad alcuni sferica.

Figura 9.18
Compositae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

La presenza di tale famiglia, ascrivibi- suo frutto (nocciola). Produce grandi


le al genere Artemisia, si riscontra nei quantità di pollini durante i mesi in-
mesi da agosto a ottobre e raggiunge il vernali da gennaio a marzo. I sintomi
valore massimo nel mese di settembre dell'allergia al nocciolo tendono spes-
2007 nella stazione di Napoli (figura so a perdurare nel tempo, a causa
9.18). della reazione crociata con i pollini di
Corylaceae. Il Nocciolo, che è presen- Ontano e Betulla, piante con la stessa
te in tutta Europa e anche in Campa- distribuzione geografica e la cui fiori-
nia, può crescere spontaneamente o tura dura fino a maggio.
essere coltivato per la produzione del
216
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.19
Corylaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

I picchi di concentrazione dei pollini rivalutata negli ultimi anni. Si ipotizza


delle Corylaceae (Nocciolo, Ostria e un incremento dei casi di sensibilizza-
Carpino) si hanno tra gennaio e aprile, zione dovuto all’aumento del numero
con valori massimi raggiunti a Polica- di piante impiantate a scopo di fore-
stro e Castelvolturno nel mese di apri- stazione e ornamentale, ma non sono
le 2007 (figura 9.19). esclusi anche altri fattori relativi a
Cupressaceae-Taxaceae. Sono un un’aumentata aggressività del polline
gruppo affine i cui granuli pollinici per cause ancora da definire, ma che
hanno simili caratteristiche morfolo- si ipotizzano collegate all’inquinamen-
giche e allergeniche e sono famiglie to da motori diesel.
la cui importanza allergenica è stata

Figura 9.20
Cupressaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

La presenza dei pollini di tale famiglia Euphorbiaceae. Si tratta di piante pre-


(figura 9.20) compare a gennaio e per- senti su tutto il territorio italiano. Tra
mane sino a maggio-giugno in tutte e queste importanti quelle del genere
quattro le stazioni, con valori massimi Mercurialis (M. perennis, M. annua,
a Portici, in particolare nel mese di M. corsica) a fioritura molto prolunga-
febbraio 2008. ta.

217
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 9.21
Euphorbiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).

In tutte le stazioni (figura 9.21) si ri- gono tre generi di diversa morfologia,
scontra una maggiore presenza di Eu- distribuzione e periodi di fioritura:
phorbiaceae da dicembre ad aprile in Faggio, Quercia, Castagno. Fioriscono
tutte le stazioni di monitoraggio, con d'estate. Abbondantemente presenti
dei picchi più evidenti nei mesi di feb- su tutto il territorio regionale, sono
braio, marzo e aprile. dotati di scarsa allergenicità.
Fagaceae. A tale famiglia apparten-

Figura 9.22
Fagaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA).

Si è registrata un’alta concentrazio- pannocchie, ciuffi o pennacchi appar-


ne di pollini di questa famiglia (figura tengono a tale famiglia.
9.22) nella stazione di Portici tra aprile Le presenze maggiori di questi pollini
e giugno nel biennio 2007/2008, do- si riscontrano nella valle Padana, ne-
vuta alla specie Quercus ilex. gli Appennini centrali, in Campania e
Graminaceae. Famiglia che include in Sardegna. La fioritura va da aprile a
numerosi generi, sia spontanei che giugno. La famiglia delle Graminace-
coltivati. Comprendono le comuni gra- ae risulta molto omogenea anche dal
migne, tutti i cereali, le canne e tante punto di vista della morfologia polli-
altre specie, anche di importanza agra- nica per cui è difficile, nella maggior
ria ed economica: alimento per uomi- parte dei casi, un loro riconoscimento
ni e animali, preparazione di bevande nell'ambito della famiglia, almeno con
alcoliche, preparazione di amido e il microscopio ottico.
zucchero. Tutte le piante con spighe,
218
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute

Figura 9.23
Graminaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

In tutte le quattro stazioni (figura 9.23) che contadini e produttori ben cono-
si nota un andamento simile, corri- scono. Infatti, a un'annata (o biennio in
spondente al periodo di fioritura da alcuni casi) di alta produzione di olive,
marzo a giugno, raggiungendo valori ne segue un’altra connotata da scarsa
massimi a Castel Volturno nel mese di produttività. Questo fenomeno, legato
maggio 2008. ovviamente a un’alternanza nella pro-
Oleaceae. La specie di maggior signifi- duzione pollinica, è causa nei soggetti
cato clinico è rappresentata dall’Olea allergici del succedersi di primavere
europea. La sua pollinazione si verifica con sintomi più intensi con altre meno
in maggio e in giugno. Le zone geo- fastidiose.
grafiche più interessate sono lungo le Tale famiglia comprende oltre l’Olivo,
coste mediterranee e le isole. L'inte- il Frassino, conosciuto per il suo legno
resse clinico è dovuto alla copiosa pro- pregiato e l'estrazione della Manna -
duzione di polline (con picchi anche costoso lassativo di qualità usato fino
di 300/500 e più pollini/metro cubo a qualche decennio fa nelle aree rurali
d’aria) e alla sua particolare aggressivi- - e il Ligustro, pianta ornamentale col-
tà. Una caratteristica dell'olivo risiede tivata per siepi e bordure.
nell’alternanza produttiva, fenomeno

Figura 9.24
Oleaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)

219
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Tale famiglia è presente, più o meno rio monitorato, caratterizzato soprat-
similmente in tutte le stazioni (figura tutto da ampie coltivazioni di olivo.
9.24), nel periodo primaverile aprile- Pinaceae. Comprende numerosi ge-
giugno. I picchi massimi vengono rag- neri quali Cedrus, Pinus e Larix. Pos-
giunti nella stazione di Policastro sia a siedono scarso potere allergenico. La
maggio 2007 che 2008. Tali valori sono fioritura va da marzo a maggio e in au-
corrispondenti alla natura del territo- tunno (cedro).

Figura 9.25
Pinaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)

Le Pinaceae sono presenti nel periodo muri, lungo le strade e i fossi. Fiorisce
febbraio-giugno con concentrazioni da marzo ad ottobre. La concentrazio-
moderate in tutte e quattro le stazio- ne di questo polline è molto alta nelle
ni (figura 9.25) e con valori massimi regioni del Sud Italia. La pollinazione,
raggiunti nel mese di aprile 2008 nella in Campania, è praticamente presen-
stazione di Policastro. te durante tutto l'arco dell'anno, con
Urticaceae. Il genere di questa fami- due picchi di fioritura: uno maggiore,
glia più importante è la Parietaria, in marzo-aprile, un secondo, di minore
molto comune, cresce sui ruderi e sui grandezza, in settembre.

Figura 9.26
Urticaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)

Si nota un andamento simile e pres- La maggiore concentrazione si osserva


soché costante per tutte le quattro nei mesi di aprile e maggio 2007 nella
stazioni di monitoraggio (figura 9.26). stazione di Napoli.
220
PARTE TERZA
GESTIONE DELLE RISORSE NATURALI
E CICLO DEI RIFIUTI
ACQUA

Acqua

10
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Acqua
Tommaso Di Meo, Giuseppe Onorati, Beatrice Cocozziello, Emma Lionetti

HANNO COLLABORATO
per la tematica “Depurazione nella provincia di Napoli” Alfonso De Nardo, Antonio
Ramondo, Gelsomina Agrello, Annunziata Pulcrano
per la tematica “Depurazione nella provincia di Caserta” Luigi Aulicino, Agostino Delle
Femmine, Claudio Delle Femmine, Paola Pancaro
per la tematica “Turismo e carichi inquinanti nel salernitano” Giuseppe D’Antonio,
Giuseppe Gravina Patrizia Lambiase
per la tematica “Potenziamento del monitoraggio marino-costiero” Lucio De Maio

SCHEDE TEMATICHE
Nitrati e reti di monitoraggio in continuo delle acque interne
Adolfo Mottola
CAPITOLO 10 - Acqua

Introduzione
La definizione dello stato delle acque Napoli e Caserta e sulle interazioni fra
in Campania deve essere basata sulla turismo e potenzialità ed efficienza dei
elaborazione di numerose tipologie di depuratori in provincia di Salerno. Ul-
dati ambientali e però l’enfasi va rivol- teriori approfondimenti sono dedicati
ta alla presentazione di un quadro co- alle reti di monitoraggio in continuo e
noscitivo di sintesi facilmente leggibile alla valutazione delle fonti di contami-
con l’ausilio di carte tematiche e gra- nazione da nitrati con l’ausilio di tecni-
fici, senza rinunciare al rigore tecnico- che isotopiche.
scientifico di quanto riportato. Per la Nella elaborazione dei dati disponibili
valutazione dello stato delle risorse si è fatto spesso riferimento al D.Lgs.
idriche e degli ecosistemi acquatici n. 152/1999, vigente per la maggior
non si può prescindere dall’analisi spa- parte del periodo esaminato, quindi,
zio-temporale delle tendenze in atto, alcuni indicatori e indici sono quelli
tramite indicatori e indici, e dal con- degli allegati tecnici del citato decreto.
fronto con gli standard normativi di Oltre al monitoraggio e ai controlli Ar-
riferimento nonché con lo stato delle pac, una fonte insostituibile di dati per
acque in ambito nazionale e comuni- la stesura dell’intero capitolo è stato
tario. Nei paragrafi seguenti è illustra- il “Piano di tutela delle acque della
to lo stato quali-quantitativo dei corpi Campania” approvato dalla Giunta re-
idrici delle acque interne, marino co- gionale della Campania, elaborato con
stiere, di balneazione e a uso potabile, il supporto della Sogesid e il contribu-
a partire dagli esiti delle campagne di to delle Autorità di bacino nazionale,
monitoraggio effettuate da Arpac nel interregionali e regionali, nonché di
periodo 2000-2007, con l’aggiorna- Arpac stessa.
mento di quanto illustrato in dettaglio In alcuni casi i dati disponibili sono an-
nel volume “Acqua-Il monitoraggio in cora frammentari; un miglioramento
Campania 2002-2006” (Arpac 2007); dello stato delle conoscenze è atteso
una grande attenzione è dedicata an- con il completamento del censimento
che al sistema di approvvigionamen- sulla tematica acque di recente avvia-
to e depurazione, con il quadro della to dall’Istat e l’ulteriore sistematizza-
situazione regionale e schede di det- zione dei dati sulle acque nell’ambito
taglio sulle attività di controllo del si- del Sistema informativo SIRA.
stema depurativo nelle province di

Acque superficiali
L’idrografia della Campania è caratte- l’orografia, la variabilità delle condi-
rizzata da una grande varietà di morfo- zioni termometriche e pluviometriche
tipi fluviali, da quelli della subregione regionali contribuisce a caratterizzare
montuosa, dominata dalla dorsale ap- l’idrografia campana per la presenza di
penninica e dagli altipiani interni e sol- pochi bacini idrografici con superficie
cata da corsi d’acqua a regime torrenti- estesa e numerosi di modesta dimen-
zio, a quelli della subregione collinare, sione.
resa discontinua dagli edifici vulcanici, La descrizione e valutazione delle ac-
che degrada verso il mare, solcata da que superficiali della Campania non
corsi d’acqua ad andamento meandri- può prescindere dalla documentazio-
forme quando non irregimentati. Con ne tecnica di riferimento collazionata
225
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per la stesura del Piano di tutela del- (recapitanti direttamente in mare),
le acque. Il Piano, adottato con DGR il cui bacino imbrifero abbia super-
n. 1220/2007, prima dell’emanazione ficie maggiore di 200 km2
del DM n. 131/2008, recante il regola- • corsi d’acqua naturali di II ordine
mento con i criteri tecnici per la carat- o superiore, il cui bacino imbrifero
terizzazione dei corpi idrici, ha censito abbia superficie maggiore di 400
i corsi d’acqua con superficie del ba- km2
cino idrografico superiore a 10 chilo- • corsi d’acqua che per motivi natu-
metri quadrati, nonché i laghi e i corpi rali abbiano portata uguale a zero
idrici artificiali. Complessivamente, fra per non più di 120 giorni l’anno, in
i bacini regionali, sono stati individuati un anno idrologico medio
60 “corsi d’acqua superficiali di inte- • canali artificiali che restituiscono
resse”. In conformità alla normativa, almeno in parte le acque a corpi
il Piano ha, quindi, individuato i “corpi idrici naturali superficiali e aventi
idrici superficiali significativi” presenti portata di esercizio di almeno 3
sul territorio regionale, identificandoli m3/s.
tra quelli censiti che rispettano i se- I 17 corsi d’acqua superficiali significa-
guenti requisiti: tivi individuati sono rappresentati nel-
• corsi d’acqua naturali di I ordine la cartografia in figura 10.1

Figura 10.1
Carta dei corpi idrici superficiali
significativi

226
CAPITOLO 10 - Acqua
Allo scopo di garantire la tutela e/o prelievo di campioni d’acqua, avviati
il risanamento da fenomeni di inqui- all’analisi per la determinazione dei
namento, la normativa nazionale, re- parametri di caratterizzazione e dei
cependo le indicazioni comunitarie microinquinanti organici e inorganici.
contenute nella Direttiva 2000/60/CE, Nelle more dell’emanazione dei de-
ha fissato i seguenti obiettivi minimi creti attuativi, che precisino le moda-
di qualità ambientale comuni per tut- lità operative del monitoraggio e in
ti i corpi idrici significativi, definiti in relazione alla mancata individuazione
funzione della capacità dei corpi idrici delle tipologie di corpi idrici di riferi-
stessi di mantenere processi naturali mento, anche per i criteri di classifica-
di autodepurazione e supportare co- zione dello stato di qualità ambientale
munità animali e vegetali ampie e ben dei fiumi, le Arpa hanno continuato a
diversificate: utilizzare gli indici introdotti dall’abro-
• mantenimento/raggiungimento gato D.Lgs. n. 152/1999: il Livello di
della qualità ambientale corri- inquinamento da macrodescrittori
spondente allo stato “buono” en- (LIM) per la qualità chimico-fisica, l’In-
tro il 22 dicembre 2015 dice biotico esteso (IBE) per la qualità
• mantenimento/raggiungimento biologica e lo Stato ecologico dei corsi
della qualità ambientale corri- d’acqua (SECA), che consente di classi-
spondente allo stato “sufficiente” ficare i singoli tratti fluviali combinan-
entro il 31 dicembre 2008. do i valori conseguiti per gli indici LIM
Ai fini di un’efficace tutela delle acque e IBE.
dall’inquinamento e a supporto delle Il LIM è espressione sintetica della na-
attività di pianificazione di interventi tura del corpo idrico e aggrega i para-
e misure per il perseguimento o man- metri chimici e fisici di base relativi al
tenimento degli obiettivi di qualità bilancio dell’ossigeno e allo stato trofi-
ambientale promosse dalla Regione co. Esso assume valori numerici varia-
Campania, Arpac, a partire dall’autun- bili da <60 a 560, ai quali corrispondo-
no del 2001, ha avviato programmi di no livelli variabili da 5 a 1 al crescere
rilevamento sistematico dello stato della qualità delle acque fluviali.
qualitativo delle acque fluviali sull’in- Il monitoraggio del LIM dei fiumi cam-
tero territorio regionale. pani ha fornito nel corso degli anni esi-
Tali programmi sono stati condotti fino ti abbastanza consolidati. Prendendo
al 2008, in analogia con quanto fatto come riferimento il biennio 2006-2007,
dalle altre Arpa, ai sensi del D.Lgs. n. il monitoraggio ha fatto registrare me-
152/1999, benché esso sia stato abro- diamente un numero molto limitato
gato dal successivo D.Lgs. n. 152/2006 di tratti fluviali caratterizzati da valori
che ha, però, introdotto oggettive dif- del LIM di livello 1, corrispondenti al
ficoltà interpretative e operative, che 2,2% di acque con una qualità elevata,
hanno reso di difficile applicabilità la mentre risultano pari rispettivamente
nuova disciplina del monitoraggio. al 50% e al 21,7% le percentuali dei
In coerenza con i dettami normativi tratti fluviali caratterizzati da valori del
che disciplinano le attività di moni- LIM di livello 2 e 3, corrispondenti ad
toraggio, è stata definita una rete di una qualità delle acque buona o suf-
punti di prelievo, posizionati in nume- ficiente. I restanti fiumi evidenziano
ro congruo lungo le aste dei principali una qualità delle acque scadente o
fiumi della Campania. La rete consta di pessima, con valori del LIM di livello
92 punti di monitoraggio, ubicati lungo 4 o 5 registrati rispettivamente per il
32 corsi d’acqua d’interesse regionale, 16,3% e il 9,8%.
tra i quali sono inclusi i 17 fiumi indivi- L’andamento valutato nell’arco tem-
duati come corpi idrici significativi dal porale 2001-2007 appare comples-
Piano di tutela delle acque. sivamente altalenante e disomoge-
In corrispondenza di questi punti, neo. Infatti, se da un lato si registra
con frequenza mensile, si effettua un un trend di crescita per i tratti fluviali

227
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
caratterizzati da valori di LIM di livello a basso impatto ambientale; dall’altro,
1 e 2, d’altra parte, il dato relativo al i fiumi che solcano la Piana campana
numero complessivo dei tratti fluviali negli hinterland napoletano, caserta-
caratterizzati da valori del LIM di livello no e, in parte, beneventano, così for-
1, 2 e 3 appare in lieve decrescita. temente urbanizzati da costituire qua-
La distribuzione territoriale dei valori si un unicum con le città, e che hanno
del LIM appare invece fortemente po- prodotto una pressoché totale irregi-
larizzata. Da un lato, i fiumi della pro- mentazione e artificializzazione degli
vincia di Salerno e, in parte, quelli del stessi alvei fluviali, recapito ultimo dei
beneventano, dell’avellinese e dell’al- carichi inquinanti di origine civile, agri-
to casertano, che solcano territori cola e industriale. I primi sono carat-
oggetto di tutela di Parchi nazionali e terizzati da un LIM prevalentemente
regionali e di altre aree protette - quali di livello 2, con i soli tratti di valle, in
oasi e riserve - caratterizzati da un ele- prossimità di confluenze e foci, talvol-
vato grado di naturalità, da una bassa ta di livello 3. I secondi, invece, sono
densità abitativa e da un uso del suolo caratterizzati da LIM di livello 4 o 5.

Figura 10.2
Fiume Volturno: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007

Figura 10.3
Fiume Calore Irpino: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007

Nelle figure 10.2 e 10.3, si riportano, pino, che evidenziano il peggioramen-


a titolo di esempio, gli andamenti del to della qualità delle acque nel pas-
LIM valutati lungo le aste fluviali del saggio da monte a valle, con qualche
Volturno e del suo affluente Calore Ir- anomalia per il Calore Irpino, che ma-
228
CAPITOLO 10 - Acqua
nifesta già nel tratto montano le alte- alle aste fluviali dai bacini imbriferi di
razioni prodotte dagli impatti antropici pertinenza di territori a diverso grado
e dall’uso del suolo, parzialmente atte- di naturalità e urbanizzazione, sia l’ef-
nuate dall’apporto delle acque sorgive fetto della variabilità meteoclimatica
del tratto più a valle. sulle portate fluviali che, per effetto
In figura 10.4 è riportato il valore del della diluizione, possono influenzare
LIM registrato nelle stazioni di foce dei sensibilmente il LIM. Infatti, nel 2004,
fiumi Volturno, Sarno, Sele, Alento e a un aumento delle precipitazioni so-
Mingardo, nel periodo 2001-2007. lide e liquide nel periodo invernale è
Dal grafico è possibile evincere sia corrisposto un miglioramento della
l’evoluzione temporale della qualità qualità delle acque.
chimico-fisica delle acque convogliate

Figura 10.4
Fiumi Volturno, Sarno, Sele, Alento e
Mingardo: andamento dell’indice LIM
nelle stazioni di foce, anni 2001-2007

L’IBE, altro indicatore introdotto dal dell’alveo, non consentono lo sviluppo


D.Lgs. n. 152/1999, fornisce una sti- di comunità biotiche diversificate. In-
ma indiretta delle alterazioni di natura fatti la percentuale dei punti con IBE in
chimica-fisica-biologica prodotte nel classe 1, corrispondente a una qualità
corso d’acqua, sulla base degli esiti biologica elevata delle acque fluviali, è
del monitoraggio delle popolazioni di pari al 27,2% contro il 2,2% dei punti
macroinvertebrati bentonici (taxa) in con un LIM di livello 1, mentre le per-
termini di composizione e abbondan- centuali dei punti con valori IBE in clas-
za. Il monitoraggio biologico dei fiumi se 2 e 3, corrispondenti a qualità bio-
con la metodica IBE è stato condotto logica delle acque buona o sufficiente,
da Arpac nel periodo 2002-2006 e ha risultano essere pari rispettivamente
fatto registrare anch’esso esiti sem- al 29,3% e al 13%, contro il 50% e il
pre piuttosto costanti. Analizzando 21,7% dei punti con LIM di livello 2 e
i dati IBE, raccolti in prossimità di 82 3. Infine i punti con IBE in classe 4 e 5,
dei 92 punti presso i quali si svolge il corrispondenti a una qualità biologica
campionamento delle acque destinate scadente o pessima, risultano essere
all’analisi chimico-fisica in laborato- entrambi pari al 9,8%.
rio, si riscontra però una distribuzione La discrepanza tra gli esiti del monito-
percentuale sensibilmente diversa dal raggio biologico e quello chimico-fisico
dato riferito al LIM, pur tenendo conto potrebbe essere attribuita alle carat-
che il monitoraggio biologico non è sta- teristiche di specificità della metodica
to condotto su quei tratti fluviali che, IBE e alla sua applicabilità ai contesti
per lo stato di elevata criticità ambien- fluviali campani.
tale o per l’eccessiva artificializzazione D'altra parte, proprio allo scopo di su-

229
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
perare i limiti derivanti da un’accen- campane manifesta, dunque, per oltre
tuata focalizzazione del monitoraggio i 2/3 dei tratti una qualità almeno suf-
sugli elementi di qualità chimico-fisica ficiente.
e quelli derivanti dall’eccessiva sem- Il trend complessivo nell’arco tempora-
plificazione nell’interpretazione della le 2001-2006 mostra che mediamente
complessità degli ecosistemi fluviali, il i valori del SECA, dopo un periodo di
legislatore, con l’emanazione del D.Lgs. crescita, subiscono una sensibile fles-
n. 152/2006, ha spostato fortemente sione nel 2006, corrispondente a una
l’attenzione e l’enfasi del monitorag- diminuzione totale dei tratti con quali-
gio dei fiumi sugli elementi di qualità tà ecologica ottima, buona o sufficien-
biologica, oltreché idromorfologica, te, malgrado si registri un consistente
allargando lo spettro dell’indagine a incremento dei tratti con qualità otti-
fitoplancton, macrofite, diatomee e ma.
fauna ittica. Lo Stato ecologico dei corsi d’acqua
La mancata individuazione delle me- campani, ricalcando quanto riscontra-
todiche analitiche specifiche e l’omis- to per gli indici sintetici LIM e IBE, ri-
sione dei criteri per la classificazione sulta caratterizzato da una grande va-
dello stato quali-quantitativo dei fiu- riabilità sul territorio regionale, come
mi, attraverso decreti e regolamenti si evince dalla rappresentazione carto-
attuativi, ad oggi ancora in fase di ela- grafica riportata in figura 10.5.
borazione, nonché la tardiva definizio- La qualità ecologica più elevata è stata
ne dei criteri per l’individuazione delle attribuita ai corsi d’acqua che attra-
tipologie di corpi idrici di riferimento, versano il territorio della provincia di
ha reso impossibile attribuire ai fiumi, Salerno ricadente nel Parco nazionale
in Campania come nella altre regioni, del Cilento e del Vallo di Diano, con
una classificazione dello stato ambien- punte di particolare pregio per le ac-
tale coerente con la nuova disciplina que del fiume Bussento e del torrente
del monitoraggio introdotta dal D.Lgs. Fasanella, e per il bacino dell’alto cor-
n. 152/2006. so del fiume Volturno. I valori più bassi
Per tali motivi ad oggi è possibile forni- del SECA, corrispondenti a una qualità
re una stima della qualità dei fiumi del- ecologica pessima, si registrano invece
la Campania solo attraverso l’impiego per i corsi d’acqua, naturali e artificia-
dell’indicatore SECA, Stato ecologico li, della piana campana. In particolare
dei corsi d’acqua, costruito combinan- molto critica appare la situazione dei
do i valori conseguiti per gli indici LIM Regi Lagni, del fiume Sarno e dei suoi
e IBE. affluenti Solofrana e Alveo Comune,
I risultati delle attività di monitorag- che sfociano sul litorale dei golfi di Ga-
gio, condotte da Arpac presso le 92 eta e Napoli, veicolando a mare tutto il
stazioni attive, mostrano la seguente loro carico inquinante, assieme a quel-
distribuzione dei valori del SECA nelle la del fiume Isclero, che solca il territo-
5 classi di qualità: rio beneventano.
• 2,2% dei tratti fluviali con valori Sulla base delle indicazioni di alcune
corrispondenti a qualità delle ac- Autorità di bacino, la Regione Cam-
que ottima pania ha riportato nel Piano di tutela,
• 47,8% con valori corrispondenti a adottato nel 2007, obiettivi minimi di
qualità buona qualità ambientale per i corpi idrici,
• 18,5% con valori corrispondenti a che risultano in alcuni casi meno ri-
qualità sufficiente gorosi di quelli fissati dalla normativa
• 17,4% con valori corrispondenti a nazionale e comunitaria, in considera-
qualità scadente zione dell’impossibilità per gli stessi a
• 14,1% con valori corrispondenti a raggiungere gli obiettivi generali entro
qualità pessima. le scadenze prefissate, per effetto de-
Lo Stato ecologico delle acque fluviali gli impatti antropici.

230
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.5
Carta dello stato ecologico dei corsi
d'acqua (SECA), anni 2006-2007

In tabella 10.1 si riporta il confronto tra fici a torta riportati in figura 10.6, le
gli obiettivi di qualità definiti in manie- percentuali dei fiumi con uno stato
ra unitaria per l’intero corpo idrico su- ambientale in prima approssimazio-
perficiale e i valori del SECA risultanti ne coerente con gli obiettivi di qualità
dalle attività di monitoraggio condotte ambientale fissati per il 2008 e il 2015
da Arpac. sono pari rispettivamente al 59,4% e al
Pur nei limiti dei criteri di classifica- 31,3%, mentre risultano parzialmente
zione adottati, il confronto ribadisce coerenti rispettivamente il 15,6% e il
chiaramente l’esistenza di forti critici- 28,1%. Molto lontani dagli obiettivi di
tà ambientali, soprattutto per le acque qualità ambientale risultano essere il
superficiali ricadenti in piana Campa- 25% dei fiumi rispetto all’obiettivo 2008
na e piana di Sarno, probabilmente e il 40,6% rispetto all’obiettivo 2015.
non risolvibili in tempi brevi, mentre Utilizzando le risorse economiche co-
la situazione è decisamente migliore munitarie, appositamente finalizzate
per i fiumi che solcano il territorio del- dalla Regione Campania nell’ambi-
la provincia di Salerno, tutti o quasi in to del POR Campania 2000-2006 per
uno stato ambientale già buono. l’implementazione del Sistema re-
In sintesi, come illustrato nei due gra- gionale di monitoraggio ambientale,

231
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
OBIETTIVO OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO COERENZA
DI QUALITÀ DI QUALITÀ
SECA 2008 EX CON 2015 EX CON
CORPO IDRICO FISSATO FISSATO
(classe) DIRETTIVA L’OBIETTIVO DIRETTIVA L’OBIETTIVO
NEL PTA AL NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 2015
31/12/2008 31/12/2015
Agnena 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Alento 2 SUFFICIENTE BUONO SI BUONO BUONO SI

Alveo Comune 5 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Bianco 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Bussento 1-2 SUFFICIENTE SUFFICIENTE SI BUONO BUONO SI

Calore Irpino 2-3-4 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE

Calore Lucano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Fasanella 1 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Fortore 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Garigliano 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Isclero 2-4-5 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE

Mingardo 2 SUFFICIENTE BUONO SI BUONO BUONO SI

Ofanto 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Pietra 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Regi Lagni 5 SUFFICIENTE SCADENTE NO BUONO SUFFICIENTE NO


2-3-
Sabato SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - NO
4-5
Sammaro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

San Nicola 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Sarno 4-5 SUFFICIENTE SUFFICIENTE NO BUONO BUONO NO

Savone 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Sele 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Serretelle 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Solofrana 5 SUFFICIENTE SCADENTE NO BUONO SUFFICIENTE NO

Tammarecchia 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Tammaro 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Tanagro 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE

Tesa 5 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO

Titerno 3 SUFFICIENTE - SI BUONO - NO

Torano (I ramo) 2 SUFFICIENTE - SI BUONO - SI

Tusciano 2-4 SUFFICIENTE SUFFICIENTE PARZIALE BUONO BUONO PARZIALE


Tabella 10.1 Ufita 2-3 SUFFICIENTE - SI BUONO - PARZIALE
Confronto tra obiettivi di qualità e
Volturno 2-4-5 SUFFICIENTE - PARZIALE BUONO - PARZIALE
valori dell’indice SECA

Arpac ha notevolmente potenziato Irpino, Sabato, Sarno e Sele - che, con


le proprie strutture laboratoristiche frequenza e modalità programmabi-
mediante l’acquisizione di strumen- li, registrano e teletrasmettono i dati
tazione tecnologicamente avanzata, chimico-fisici rilevati da sonde multi-
in grado di garantire il monitoraggio parametriche e consentono il prelievo
degli elementi chimico-fisico-biologici automatico e la conservazione di cam-
delle acque fluviali ai sensi del D.Lgs. pioni per lo svolgimento delle analisi
n. 152/2006. in laboratorio.
Con le risorse del POR Campania I dettagli della rete di monitoraggio in
l’Agenzia ha altresì avviato una rete continuo delle acque superficiali sono
di monitoraggio in continuo dei fiu- illustrati nella scheda di approfondi-
mi, consistente in cinque centraline mento dedicata alle reti di monitorag-
- ubicate presso le foci o le sezioni di gio in continuo.
confluenza dei fiumi Volturno, Calore
232
CAPITOLO 10 - Acqua

2008

2015

Figura 10.6
Fiumi campani: coerenza con gli
obiettivi SECA fissati per il 2008 e per
il 2015

Acque sotterranee
L’idrogeologia campana è strettamen- Gli acquiferi delle piane alluvionali,
te correlata alle caratteristiche geo- caratterizzati da una permeabilità me-
morfologiche regionali, in base alle dio-alta per porosità, sono alimentati
quali è possibile ripartire il territorio in per infiltrazione diretta e dai travasi
quattro porzioni distinte: degli adiacenti massicci carbonatici,
• un settore tirrenico pianeggiante, con una circolazione idrica a falde so-
che copre circa un terzo del terri- vrapposte. Gli acquiferi costituiti dai
torio complessi delle successioni carbonati-
• la dorsale calcareo-dolomitica che, a permeabilità molto elevate per
orientata in direzione NO-SE, che fratturazione e carsismo, sono caratte-
costituisce la barriera orografica rizzati dalla presenza di importanti fal-
principale e si estende per circa un de basali, alimentate da un’elevata in-
quarto della regione filtrazione efficace e risultano essere i
• gli edifici vulcanici del Vesuvio, del più produttivi della Campania. Le aree
Roccamonfina e dei rilievi flegrei, vulcaniche ospitano, invece, acquiferi
che si estendono per circa il 5% a permeabilità molto variabile per po-
della superficie rosità e fessurazione, e sono alimenta-
• le aree collinari sannite-irpine e ci- ti prevalentemente da apporti diretti
lentane, che occupano oltre il 40% con travasi dagli acquiferi adiacenti e
del territorio. con una circolazione idrica prevalen-

233
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
temente a falde sovrapposte. Le aree gnificativi originariamente individuati.
collinari, infine, sono caratterizzate In corrispondenza di questi punti, con
dalla presenza di acquiferi a permea- frequenza semestrale, si effettua un
bilità molto bassa che ospitano falde prelievo di campioni d’acqua, avvia-
idriche molto modeste. ti all’analisi per la determinazione dei
Sulla base delle conoscenze idroge- parametri di caratterizzazione e dei mi-
ologiche e con riferimento ai criteri croinquinanti organici e inorganici.
identificativi definiti dalla normativa, Nelle more dell’emanazione dei decre-
il Piano di tutela delle acque, adotta- ti attuativi che precisino le modalità
to dalla Regione Campania nel 2007, operative del monitoraggio e i criteri
ha individuato e delimitato 49 “corpi di classificazione dello stato di qualità
idrici sotterranei significativi”, distin- ambientale delle acque sotterranee, le
guendoli in cinque tipologie principali Arpa hanno continuato ad utilizzare gli
come da cartografia riportata in figura indici introdotti dall’abrogato D.Lgs. n.
10.7. 152/1999, in particolare l’indice SCAS
Anche per le acque sotterranee, come (Stato chimico delle acque sotterra-
per le superficiali, la normativa nazio- nee).
nale - allo scopo di garantire la tutela L’indice SCAS riassume in maniera sin-
e il risanamento da fenomeni di inqui- tetica l’impatto delle attività antropiche
namento - ha fissato per tutti i corpi sulle caratteristiche idrochimiche delle
idrici significativi gli obiettivi minimi di acque sotterranee, evidenziando il gra-
qualità ambientale di mantenimento/ do di compromissione qualitativa della
raggiungimento della qualità ambien- falda e l’eventuale presenza di partico-
tale corrispondente allo stato “suffi- lari facies idrochimiche caratterizzate
ciente” entro il 31 dicembre 2008 e di da elevate concentrazioni di sostanze
mantenimento/raggiungimento della inquinanti di origine naturale. A ogni
qualità ambientale corrispondente punto d’acqua è attribuita una classe
allo stato “buono” entro il 22 dicem- variabile da 4 a 1 o la classe 0 a indica-
bre 2015. re la presenza nelle acque di parametri
Nell’autunno del 2002 Arpac ha avvia- di base o addizionali in concentrazioni
to programmi di rilevamento sistema- superiori ai limiti fissati dalla norma-
tico dello stato qualitativo delle acque tiva, riconducibile però ad un’origine
sotterranee regionali, con l’intento naturale. In accordo con quanto fatto
di supportare un’efficace tutela delle da altre Arpa, anche Arpac ha adotta-
acque dall’inquinamento e l’attività di to classi di qualità intermedie a doppia
pianificazione di interventi e misure valenza (0-2, 0-3, 0-4), allo scopo di
per il perseguimento o mantenimen- classificare acque caratterizzate dalla
to degli obiettivi di qualità ambientale presenza di inquinanti di origine natu-
promosse dalla Regione Campania. rale accanto ad una presenza di nitrati
Anche per le acque sotterranee, i di origine antropica.
programmi di rilevamento sono stati Il monitoraggio delle acque sotterra-
condotti ai sensi dell’abrogato D.Lgs. nee, condotto da Arpac presso sorgen-
n. 152/1999, a causa delle difficoltà ti perenni e pozzi inclusi nella rete re-
interpretative e operative della nuova gionale, ha fatto registrare nel 2007 un
disciplina del monitoraggio introdotta sensibile calo percentuale dei punti con
dal D.Lgs. n. 152/2006. acque in classe 1 e 0, corrispondenti a
In coerenza con i dettami normativi una qualità pregiata o particolare, che
che disciplinano le attività di moni- si attestano rispettivamente all’11% e
toraggio, è stata definita una rete di al 6%. In ascesa, invece, i punti in classe
punti di prelievo delle acque afferenti 2 e 0-2, corrispondenti a acque di qua-
ai principali acquiferi della Campania. lità mediamente buona, si riscontrano
La rete consta di 183 punti di monito- rispettivamente nel 40,9% e nel 6,5%
raggio, pozzi e sorgenti perenni, affe- dei casi, assieme i punti in classe 3 o
renti ai 40 corpi idrici sotterranei si- 0-3, corrispondenti a una qualità me-

234
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.7
Carta dei corpi idrici sotterranei
significativi

diamente sufficiente, si registrano nel esse ricadono, con punte di pregio per
12,3% e nel 7,1% dei casi. I punti con le acque afferenti al corpo idrico del
acque di qualità scadente, classificabili monte Taburno. Le seconde, invece,
in classe 4 e 0-4 appaiono, infine, an- risentendo di un uso più intensivo del
che essi in calo, riscontrandosi rispetti- suolo e di una diffusa urbanizzazione
vamente nell’11% e nel 4,5% dei punti del territorio, manifestano una quali-
d’acqua monitorati. tà sensibilmente minore; in particolar
Il trend riferito all’arco temporale modo, le acque delle falde afferenti
complessivo 2002-2007 risulta altale- agli acquiferi della piana campana,
nante, ma probabilmente il risultato è Piana a Oriente di Napoli e Basso corso
correlabile anche agli andamenti delle del Volturno-Regi Lagni, Piana di Bene-
condizioni meteoclimatiche. vento e della Valle del Solofrana, sono
Nel corso degli anni, il monitoraggio classificabili come qualitativamente
dello SCAS ha evidenziato una siste- scadenti. Le acque di origine vulcanica,
matica variabilità nei valori di classi- infine, evidenziano talvolta, come nel
ficazione, sia su base geografica che caso degli acquiferi dei Campi Flegrei e
idrogeologica. Si osserva una netta del Somma-Vesuvio, una forte conta-
differenziazione tra la qualità delle ac- minazione da nitrati che si innesta su
que afferenti agli acquiferi carbonatici, facies idrochimiche già caratterizzate
ubicati lungo la dorsale appenninica, e da elevate concentrazioni di sostanze
quella delle acque di falda delle piane inquinanti di origine naturale.
alluvionali. Le prime sono, infatti, carat- In figura 10.8 è riportata una rappre-
terizzate da una qualità generalmente sentazione cartografica dei valori dello
buona, in ragione dei modesti impatti SCAS misurati.
antropici esercitati sui territori in cui

235
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.8
Carta dello stato chimico delle acque
sotterranee (SCAS), anno 2007

Figura 10.9
SCAS: distribuzione percentuale dei
parametri che determinano
l’attribuzione di classe di qualità
scadente, anno 2007

Benché il monitoraggio nel corso degli solventi organici clorurati o residui di


anni abbia evidenziato talvolta, per i pesticidi - accanto ai più frequenti me-
casi di maggiore criticità ambientale, la talli pesanti, l’inquinante responsabile
presenza di sostanze pericolose - quali dell’attribuzione di uno stato chimico

236
CAPITOLO 10 - Acqua
delle acque sotterranee scadente ri- mentre essa è concorrente, assieme
sulta essere ancora, prevalentemente, alla concentrazione di altri inquinan-
il nitrato. ti, in poco meno del 10% di tali pun-
Come illustrato nella figura 10.9, ti; il restante 10% deve la sua qualità
nell’80% dei punti d’acqua in classe scadente soprattutto alla presenza di
3, 0-3, 4 e 0-4, la concentrazione dei composti alifatici alogenati totali o,
nitrati è, infatti, l’unico parametro che lungo la costa, a fenomeni di ingres-
determina l’attribuzione della classe di sione marina.
qualità scadente o appena sufficiente,

Figura 10.10
Nitrati: distribuzione percentuale
delle concentrazioni rilevate, anno
2007

La figura 10.10 illustra, invece, la di- grei, nonché negli acquiferi della piana
stribuzione percentuale delle concen- di Benevento e della valle del Solofra-
trazioni di nitrati riscontrate nei pozzi na.
e nelle sorgenti incluse nella rete di Le acque afferenti ai corpi idrici sot-
monitoraggio. Circa il 90% dei punti terranei dei massicci carbonatici ap-
d’acqua è caratterizzato da concen- paiono, invece, quasi del tutto esenti
trazioni inferiori al valore limite di 50 dall’inquinamento da nitrati, in coe-
mg/l fissato dalla normativa, con oltre renza con l’origine antropica di questo
i due terzi al di sotto del valore di 25 inquinante, riconducibile in genere a
mg/l, coerente con uno stato qualita- pratiche agricole e zootecniche poco
tivo buono delle acque. Un decimo dei sostenibili, in termini di utilizzo di fer-
punti rete evidenzia, invece, un inqui- tilizzanti e spandimento dei liquami,
namento da nitrati in concentrazioni o all’inefficienza delle reti di colletta-
ben oltre il limite normativo, talvolta mento, scarico e depurazione delle ac-
anche sopra i 100 mg/l. que reflue.
La distribuzione spaziale dei nitrati Recependo le indicazioni della norma-
nelle falde della Campania, rappresen- tiva comunitaria e nazionale, la Regio-
tata in figura 10.11, rivela una presen- ne Campania, nel 2003, ha provvedu-
za che, per quanto ubiquitaria - poiché to a delimitare le zone vulnerabili da
le acque sotterranee naturalmente nitrati di origine agricola, definendo,
sono caratterizzate da concentrazioni quindi, dei programmi d’azione che di-
dell’ordine di pochi milligrammi per sciplinano le corrette pratiche agricole
litro - assume un carattere di partico- e zootecniche da adottare per la salva-
lare criticità negli acquiferi di origine guardia delle risorse idriche dall’inqui-
alluvionale della piana Campana e nei namento da nitrati.
limitrofi acquiferi di origine vulcanica L’origine dell’inquinamento da nitrati,
del Somma-Vesuvio e dei Campi Fle- tuttavia, non è semplicemente attribu-

237
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ibile ad un’origine specifica, in partico- tale ottica Arpac nel 2006 ha promos-
lar modo nelle aree critiche caratteriz- so, in collaborazione con l’Assessorato
zate dalla compresenza di potenziali regionale all’agricoltura, un progetto
sorgenti inquinanti, come la piana del di ricerca finalizzato alla sperimenta-
Sarno, dove coesistono una forte ur- zione di tecniche analitiche isotopiche
banizzazione e un’agricoltura intensi- per l’identificazione delle sorgenti di
va. Allo scopo di perseguire gli obietti- nitrato nelle acque sotterranee di due
vi di salvaguardia attraverso l’adozione areali campani. Il dettaglio e gli esiti
di misure congrue, è utile disporre di di tale attività di ricerca sono illustrati
strumenti capaci di discriminare tra nella scheda dedicata.
potenziali sorgenti di inquinamento. In

Figura 10.11
Carta delle concentrazioni medie dei
nitrati nelle acque sotterranee, anno
2007

238
CAPITOLO 10 - Acqua
SCHEDA TEMATICA
NITRATI: MONITORAGGIO ISOTOPICO

La presenza di nitrati nelle acque sotterranee della Campania, in concentrazioni elevate


e, spesso, superiori al limite fissato dalla normativa vigente (50 mg/l), costituisce ormai una
evidenza analitica del monitoraggio, così come l’esistenza in alcune zone della regione di trend
temporali di progressivo arricchimento dell’inquinante in falda. Per comprendere quale sia
l’origine di questo inquinante, da considerarsi oramai diffuso ubiquitariamente, nell’ambito
delle iniziative promosse dall’amministrazione regionale in materia di “Direttiva nitrati” e delle
norme nazionale e regionale di recepimento, la Giunta regionale della Campania ha approvato
nel 2004 un progetto di ricerca applicata che ha previsto, in due areali della Campania - piana
del fiume Sarno e piana del fiume Sele - la misurazione nelle acque sotterranee dei rapporti
isotopici di ossigeno e azoto. La finalità del progetto era di giungere alla valutazione della ti-
pologia dell’origine prevalente dei nitrati nelle acque sotterranee e, quindi, di nitrati di origine
sintetica, cioè derivanti dall’utilizzo di fertilizzanti agricoli, o di nitrati di origine organica, cioè
derivanti dallo spandimento di concimi di origine zootecnica e/o reflui fognari provenienti da
fosse biologiche e perdite da fognature. A questo scopo la Giunta regionale ha individuato
l’Agenzia regionale protezione ambientale Campania quale soggetto con le adeguate compe-
tenze tecnico-scientifiche in materia ambientale.
L’attività di ricerca è stata realizzata in circa tre anni di lavoro e si è articolata in tre fasi:
 Fase 1 - Ricognizione, fattibilità e pianificazione del monitoraggio
 Fase 2 - Attività di monitoraggio e di analisi
 Fase 3 - Elaborazione e interpretazione dei dati raccolti.
Durante tali fasi sono state attivate specifiche convenzioni con Arpa Emilia Romagna per
quanto concerne le attività analitiche isotopiche inerenti alle acque sotterranee e con la
Seconda Università di Napoli, Facoltà di scienze ambientali, per quanto concerne le attività
analitiche isotopiche inerenti ai suoli delle piane.
In tre anni di ricerca sono stati prelevati e analizzati 60 campioni di acque sotterranee e
36 campioni di suoli, la cui interpretazione isotopico-geochimica ha consentito di giungere a
importanti conclusioni. Dalle analisi delle abbondanze isotopiche nei nitrati, e in particolare
dal rapporto tra il δ15N-NO3 e il δ18O-NO3, è risultato che soltanto i composti azotati in
soluzione nelle acque sotterranee della piana del fiume Sarno, e prelevati da alcuni pozzi,
hanno un’origine prevalentemente organica, quindi legata probabilmente a fattori di natura
antropica, essendo pressocchè assente la zootecnia in piana Sarno. In piana del fiume Sele,
invece, non sì è riscontrata una chiara prevalenza in merito all’origine dei nitrati.
Tale risultato fornisce un indirizzo su cui approfondire la ricerca, tenuto conto anche
dell’importanza di aumentare il numero dei prelievi d’acqua da estendere a tutti i corpi
idrici sotterranei significativi della Campania onde consentire una più netta demarcazione
dell’origine del nitrato nelle falde idriche.

239
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Il monitoraggio ha evidenziato, ac- (Ves2a), afferenti alla falda profonda


canto alla presenza diffusa dei nitrati, ubicata, a una profondità di circa 150
l’esistenza in alcune zone della regione m, sotto il complesso vulcanico Som-
di trend temporali di progressivo arric- ma-Vesuvio, e il pozzo di Benevento
chimento dell’inquinante in falda. (Ben5), afferente all’acquifero allu-
A titolo di esempio si riportano - nelle vionale della piana di Benevento, che
figure 10.12, 10.13 e 10.14 - gli anda- mostrano una progressiva contamina-
menti temporali delle concentrazioni zione che risente anche della variabili-
di nitrati nei pozzi di Somma Vesuvia- tà delle condizioni meteo climatiche e
na (Ves3) e San Giuseppe Vesuviano dei cicli di ricarica degli acquiferi.

Figura 10.12
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Somma Vesuviana, mg/l

240
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.13
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
S. Giuseppe Vesuviano, mg/l

Figura 10.14
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Benevento, mg/l

Il Piano di tutela delle acque, siste- stimata per i 49 corpi idrici sotterra-
matizzando le informazioni idrogeo- nei significativi nelle diverse classi, è
logiche raccolte nel corso degli anni riassunta in figura 10.15 e mostra che,
soprattutto in ambito accademico, ha per oltre il 40% dei casi, l’impatto an-
formulato una prima valutazione sullo tropico sui volumi di risorsa disponibili
stato quantitativo delle acque sotter- è nullo o trascurabile, mentre per circa
ranee, utilizzando l’indicatore Stato il 35% esso è sufficientemente ridotto
quantitativo delle acque sotterranee da tutelare gli acquiferi dal rischio di
(SQAS), anch’esso introdotto dal D.Lgs. sovrasfruttamento e consentire un uso
n. 152/1999, che consente di attribui- sostenibile sul lungo periodo. All’incir-
re alle acque una delle quattro classi ca per un restante 25% dei corpi idri-
quantitative, variabili da A a D, sulla ci lo sfruttamento della risorsa risulta
base delle stime degli impatti antropici essere, invece, significativo e tale da
sulle condizioni di equilibrio idrogeo- produrre un concreto rischio di com-
logico. promissione delle possibilità di utilizzo
La distribuzione dei valori di SQAS, nel tempo.

241
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.15
Distribuzione dei valori di SQAS, anno
2007

Il buono stato di salute in termini quan- o da una forte urbanizzazione.


titativi riguarda pressoché tutti i corpi Sulla base delle indicazioni di alcune
idrici carbonatici, con l’eccezione dei Autorità di bacino, la Regione Cam-
monti Tifatini, monti d’Avella-Vergine- pania ha riportato nel Piano di tutela,
Pizzo d’Alvano e monti di Salerno, che adottato nel 2007, obiettivi minimi di
mostrano nel tempo progressivi ab- qualità ambientale per i corpi idrici,
bassamenti nei livelli acquiferi e signi- che risultano in alcuni casi meno ri-
ficative riduzioni delle portate sorgive, gorosi di quelli fissati dalla normativa
anche per effetto degli emungimenti nazionale e comunitaria, in considera-
dagli acquiferi di piana interconnessi zione dell’impossibilità a raggiungere
limitrofi. gli obiettivi generali entro le scadenze
In generale, invece, tutte le piane allu- prefissate, per effetto degli impatti an-
vionali manifestano una situazione di tropici.
stress quantitativo molto critica, per In tabella 10.2 si riporta il confronto
le condizioni di eccessivo sovrasfrutta- tra gli obiettivi di qualità, definiti in
mento a seguito di perforazioni e con- maniera unitaria per l'intero corpo
seguenti emungimenti, spesso del tut- idrico sotterraneo, e i valori di SCAS
to abusivi e fuori controllo, in territori risultanti dalle attività di monitoraggio
caratterizzati da usi intensivi dei suoli condotte da Arpac.

OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008

SUFFICIENTE-
Alta Valle del Sabato - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Basso Corso del SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
Bussento BUONO
Basso Corso del Lambro SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
e Mingardo BUONO
SUFFICIENTE-
Bassa Valle del Calore - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Bassa Valle del Tanagro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI
Basso Corso del SUFFICIENTE
0-3 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno - Regi Lagni (PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Campi Flegrei 0–4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Isola di Ischia 0 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Media Valle del SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno BUONO
Monte Bulgheria 4 SUFFICIENTE - NO BUONO ELEVATO-BUONO NO

(segue)
242
CAPITOLO 10 - Acqua
OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008

Monte Camposauro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI


Monte Cervialto - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO -
Monte Gelbison 2 SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
ELEVATO-BUONO
Monte Maggiore 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
ELEVATO-BUONO
Monte Massico 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monte Moschiaturo 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
ELEVATO-BUONO
Monte Motola 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monte Stella - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monte Centaurino - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monte Taburno 1 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO SI
SUFFICIENTE-
Monte Tifata 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
Monti Accellica - Licinici SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
- Mai BUONO
ELEVATO-BUONO
Monti Alburni 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
ELEVATO-BUONO
Monti Cervati - Vesole 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monti del Matese 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti della Maddalena 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti di Avella - Vergine SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
- Pizzo d’Alvano BUONO
SUFFICIENTE-
Monti di Durazzano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
SUFFICIENTE-
Monti di Salerno 2 SUFFICIENTE BUONO SI
BUONO
Monti di Venafro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Monti Forcella - Salice -
2 SUFFICIENTE - SI BUONO ELEVATO-BUONO SI
Coccovello
ELEVATO-BUONO
Monti Lattari 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Monti Marzano-Ogna - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Monti Polveracchio- ELEVATO-BUONO
- SUFFICIENTE - - BUONO -
Raione (PARTICOLARE)
Monti Terminio-Tuoro - SUFFICIENTE - - BUONO ELEVATO-BUONO -
Piana ad Oriente di SUFFICIENTE
0-4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
Napoli (PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana del Garigliano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
BUONO
SUFFICIENTE
Piana del Sarno 0-2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Piana del Sele 2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana dell’Alento - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
SUFFICIENTE-
Piana dell’Isclero 0 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI
(PARTICOLARE)
Piana di Benevento 3 SUFFICIENTE - NO BUONO SUFFICIENTE NO
Piana di Grottaminarda - SUFFICIENTE - - BUONO SUFFICIENTE -
SUFFICIENTE-
Piana di Presenzano-
- SUFFICIENTE - - BUONO BUONO -
Riardo
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE-
Piana di Venafro - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
BUONO
Roccamonfina 2 SUFFICIENTE - - BUONO -
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Somma - Vesuvio 4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
(PARTICOLARE)
Valle del Solofrana 3 SUFFICIENTE - NO BUONO SUFFICIENTE NO Tabella 10.2
Vallo di Diano 2 SUFFICIENTE - SI BUONO
SUFFICIENTE-
SI
Confronto tra obiettivi di qualità e
BUONO valori dell’indice SCAS, anno 2007

243
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il confronto evidenzia che una percen- 2006, per l’implementazione del Si-
tuale superiore al 70% dei corpi idrici stema regionale di monitoraggio am-
sotterranei regionali, e in particolare bientale, hanno consentito ad Arpac
quelli di natura carbonatica, sono in di potenziare anche la strumentazione
uno stato ambientale coerente con gli laboratoristica dedicata al monitorag-
obiettivi fissati dalla normativa per il gio delle acque sotterranee, mettendo
2008 e il 2015. l’Agenzia nelle condizioni di garantire
Fanno eccezione quasi tutti gli acqui- un esaustivo monitoraggio degli ele-
feri alluvionali della Piana campana e menti chimico-fisico ai sensi del D.Lgs.
quelli limitrofi di origine vulcanica e, n. 152/1999.
in piccola parte, anche di origine car- Con le stesse risorse del POR Campa-
bonatica, che rivelano una condizio- nia, Arpac ha avviato anche una rete di
ne critica anche rispetto agli obiettivi monitoraggio in continuo delle acque
meno rigorosi fissati dal Piano di tute- sotterranee, consistente in 40 centra-
la delle acque adottato nel 2007. line ubicate in corrispondenza di pozzi
In generale, risulta evidente che le si- e sorgenti perenni che, con frequenza
tuazioni di maggiore criticità, riscon- e modalità programmabili, registrano
trate per lo stato ambientale delle e teletrasmettono alcuni dati chimico-
acque sotterranee, sono determinate fisici rilevati da sonde multiparametri-
più dagli impatti quantitativi che da che.
quelli qualitativi. I dettagli della rete di monitoraggio in
Le risorse economiche comunita- continuo delle acque sotterranee sono
rie allocate dalla Regione Campania, illustrati nella scheda dedicata alle reti
nell’ambito del POR Campania 2000- di monitoraggio in continuo.

SCHEDA TEMATICA
RETI DI MONITORAGGIO IN CONTINUO DELLE ACQUE INTERNE
Allo scopo di integrare e affinare le valutazioni prodotte a partire dai risultati delle attività di
monitoraggio sulle acque interne, condotte in discreto mediante il prelievo di campioni presso
i punti rete e le conseguenti determinazioni analitiche strumentali in laboratorio, Arpac ha
realizzato due reti di monitoraggio in continuo e in telemisura, rispettivamente delle acque
superficiali e sotterranee, beneficiando delle risorse comunitarie destinate dalla Regione
Campania, con la Misura 1.1 del POR 2000-2006, all’implementazione del Sistema regionale di
monitoraggio ambientale.
Per le acque superficiali è stata realizzata una rete di 5 stazioni, ubicate in prossimità delle
foci o delle sezioni di chiusura di bacino e confluenze dei fiumi Volturno, Calore Irpino, Sabato,
Sarno e Sele, corsi d’acqua molto rappresentativi in termini di portata o per i carichi inquinanti
veicolati.
Le stazioni, collegate in telemisura con la centrale di controllo e monitoraggio remoto -
ubicata presso l’Unità operativa sistemi scientifici specialistici e sistemi informativi ambientali
della Direzione tecnica Arpac - sono costituite da vere e proprie centraline-laboratorio,
posizionate sulla sponda fluviale e collegate a un sistema sommerso equipaggiato con sonde
multiparametriche a sensori specifici per la misura in continuo di parametri fisici e con un
sistema di prelievo automatico di campioni d’acqua dai fiumi che, collegato ad una pompa
idraulica, alimenta linee di strumentazione analitica per il monitoraggio in tempo reale di
alcuni parametri chimici, o la conservazione dei campioni destinati a successive determinazioni
analitiche in laboratorio.
In locale vengono determinati i parametri temperatura, livello, solidi sospesi, pH, potenziale
redox, conducibilità elettrica specifica e ossigeno disciolto, nonché le concentrazioni di azoto
nitrico, azoto ammoniacale e il TOC.
Le misure di questi parametri, effettuate con frequenza semioraria, rilevabili anche in locale
attraverso i terminali posizionati nella centralina, vengono trasmessi alla centrale mediamente
una volta al giorno o su chiamata, mediante collegamento via modem GSM.
I dati analitici teletrasmessi sono archiviati su un server centralizzato e visualizzati mediante
software dedicati che consentono, accanto alle attività di validazione, l’elaborazione statistica
e grafica, anche ai fini della valutazione di trend temporali. L’impostazione di valori soglia
consente, inoltre, l’attivazione di segnalazioni di allarme e azionamento automatico dei
comandi sulla strumentazione e sul campionatore in funzione del valore soglia prefissato.
Attraverso l’impiego del sistema di autocampionamento è possibile, invece, programmare,

244
CAPITOLO 10 - Acqua

secondo modalità e tempistiche predeterminate, il prelievo automatico di campioni d’acqua


da destinare alle analisi da laboratorio, per lo svolgimento di indagini specifiche e mirate, ad
esempio, su particolari inquinanti.
L’implementazione della rete di monitoraggio in continuo delle acque fluviali consentirà a
regime di acquisire, a integrazione dei dati raccolti con il monitoraggio in discreto, maggiori
informazioni relativamente ai carichi inquinanti puntuali e diffusi generati all’interno dei
singoli bacini idrografici che, interfacciati con i dati idrometeorologici, forniranno la base
informativa sulla quale tarare e implementare i modelli di dispersione e trasporto fluviale
degli inquinanti.
Relativamente alle acque sotterranee è stata realizzata una rete di 40 stazioni, equipaggiate
con sensori per la misura specifica di alcuni parametri analitici, installate presso pozzi e
sorgenti, ciascuna rappresentativa di un corpo idrico sotterraneo significativo, collegate in
telemisura con la centrale di controllo e monitoraggio remoto, ubicata presso la Direzione
tecnica Arpac.
Le stazioni sono state individuate secondo criteri selettivi in modo da comprendere le
principali sorgenti e/o gruppi sorgivi dei massicci carbonatici, captati a scopo idropotabile per
alimentare le grandi reti acquedottistiche regionali e per i quali si dispone di lunghe serie
storiche di dati idro-meteorologici e idrochimici, nonché i principali pozzi e/o campi-pozzi
ubicati nelle piane alluvionali, utilizzati essenzialmente a scopo irriguo e/o industriale, e
soggetti a consistenti fattori di pressione correlabili alla elevata antropizzazione del territorio.
Ogni stazione è dotata di una sonda multiparametrica con sensori specifici per l’effettuazione
delle misure in continuo di diversi parametri chimico-fisici, e da un sistema di acquisizione,
memorizzazione e trasmissione dei dati via modem GSM.
La sonda è equipaggiata con 4 o 6 sensori integrati, specifici per la misura del livello
piezometrico e dei parametri chimico-fisici di temperatura, conducibilità elettrica specifica,
pH, e, per la sonda a 6 sensori, anche del potenziale redox e dei nitrati o dell’ossigeno
disciolto. La configurazione scelta è il risultato del tentativo di conciliare l’esigenza di garantire
il monitoraggio di alcuni dei parametri chimico-fisici previsti dal D.Lgs. n. 152/2006 con i
limiti tecnologici delle metodiche analitiche per il monitoraggio in automatico dei parametri
stessi, le cui misure risultano progressivamente meno attendibili, in termini di accuratezza e
risoluzione, al crescere della profondità oltre i 150 m.
Le funzioni delle stazioni di monitoraggio sono svolte, oltre che in locale con una connessione
diretta ad un computer portatile, da remoto, per mezzo di una connessione alla centrale via
modem GSM che trasmette, in formato digitale e secondo modalità programmabili, le misure
acquisite, registrate e archiviate da un data-logger integrato. Il modulo di trasmissione della
stazione invia inoltre segnalazioni di allarme, qualora si riscontrino anomalie dei sensori,
e chiamate telefoniche in caso di superamento di soglie impostabili per i singoli parametri
chimico-fisici monitorati.
La centrale di telecontrollo e monitoraggio remoto utilizza software applicativo dedicato di
tipo webservice, che interfaccia una piattaforma GIS con il database dei parametri monitorati
e archivia con frequenza di mezz’ora i dati teletrasmessi dalle stazioni. Il sistema consente di
visualizzare i dati analitici, di validarli e di elaborare trend temporali. I dati analitici raccolti
in telemisura sono visualizzabili online, con accesso regolamentato attraverso un sistema
gerarchizzato di password.
I primi risultati ottenuti dalla rete di monitoraggio in continuo mostrano che le fluttuazioni
dei parametri chimici, dei livelli delle falde e delle portate delle sorgenti sono caratterizzate,
come atteso, dalla ciclicità stagionale, ma anche da fluttuazioni di breve periodo collegate al
regime pluviometrico e a perturbazioni locali delle falde.
L’acquisizione dei dati in continuo per un periodo pluriennale contribuirà all’interpretazione
dell’evoluzione del bilancio idrogeologico nel tempo in relazione ai cambiamenti di
origine antropica (prelievi, uso del suolo) e ai cambiamenti climatici che incidono sul ciclo
idrogeologico.

Approvvigionamento idrico e
depurazione delle acque
Un’efficace tutela delle acque va per- deflusso minimo fluviale e le capacità
seguita anzitutto attraverso una piani- di ricarica degli acquiferi sotterranei
ficazione razionale e un uso sostenibile e, dall’altro, i fabbisogni e le esigenze
delle risorse idriche, capaci di garanti- idriche per gli usi civili e produttivi.
re l’equilibrio del bilancio idrico e sal- Ma una pianificazione funzionale può
vaguardando a un tempo, da un lato, il derivare solo da una conoscenza det-

245
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tagliata e da una stima attendibile dei essere sufficientemente autonoma,
fattori di pressione e degli impatti che contribuendo al bilancio idrico com-
si esercitano sulle acque, e da un con- plessivo sia i volumi in entrata trasfe-
trollo sulla corretta applicazione della riti dalle regioni Lazio e Molise, sia i
disciplina dei prelievi e degli scarichi. volumi in uscita trasferiti alla regione
Ad oggi però, malgrado la riorganizza- Puglia. Grandi derivazioni da fiumi, di-
zione del servizio idrico integrato - av- ghe, emungimenti da pozzi e sorgenti
viata a metà degli anni ‘90 con la legge captate, alimentano i sistemi acque-
Galli - e l’istituzione da parte delle Re- dottistici e irrigui della Campania, che
gioni degli Ato (Ambiti territoriali otti- soddisfano le idroesigenze civili, agri-
mali) con finalità di semplificazione e cole e industriali.
razionalizzazione, la piena operatività La rete acquedottistica regionale, va-
del settore non è stata ancora raggiun- riamente articolata e ramificata sul
ta, perdurando in molti casi inade- terrirorio, garantisce l’approvvigiona-
guatezza, frammentarietà e disagi per mento idropotabile alla totalità del-
l’utenza, che procedono assieme ad la popolazione residente, con poche
una cronica carenza o indisponibilità eccezioni rappresentate dagli abitanti
di informazione sistematizzata. di case e borghi isolati che ricorrono
Infatti, a fronte delle pur notevoli at- all’emungimento da pozzo.
tività espletate sia in termini di pia- Nella tabella 10.3 è illustrato, in sinte-
nificazione e di affidamento della ge- si, il bilancio idrico, in termini di volumi
stione del servizio per gli Ato campani, prodotti, acquistati, ceduti e immessi
(1) Con Legge Regionale n. 1 del recentemente passati da 4 a 51, sia in in rete per singolo Ato.
19/01/2007 (legge finanziaria regio-
nale), la Regione Campania ha riag-
termini di realizzazione degli interven- Essa riporta anche la disponibilità me-
gregato i comuni, precedentemente ti, condotti spesso attraverso gestioni dia giornaliera di acqua per abitante
suddivisi nei 4 Ato, “Calore Irpino”, commissariali e utilizzando ingenti residente in ciascun Ato. Essa si atte-
“Napoli-Volturno”, “Sarnese-Vesuvia-
no” e “Sele”, con l'istituzione del nuovo
risorse economiche comunitarie e re- sta su un valore medio di 443 litri, con
ATO 5, “Terra di Lavoro” gionali, la base conoscitiva non risulta un massimo di dotazione nell’Ato Sele,
aggiornata, non essendo disponibili dove la disponibilità procapite risulta
dati aggiornati completi e omogenei addirittura pari a 627 litri giornalie-
rispetto a quelli utilizzati in fase di ri per abitante. Si tratta di un volume
stesura dei Piani d’ambito degli Ato, disponibile molto elevato, se confron-
raccolti ad opera della società Sogesid tato con il corrispettivo dato medio
spa nel periodo 1997-2001 e impiegati nazionale, ma tale disponibilità è solo
anche per l’elaborazione del Piano di nominale, dal momento che - a causa
tutela delle acque. A una base cono- delle ingenti perdite della rete acque-
scitiva non aggiornata, va ad aggiun- dottistica, stimate mediamente al 59%
gersi l’abusivismo - ampiamente dif- - il volume effettivamente erogato e
fuso e riguardante tanto i prelievi, da disponibile giornalmente per abitante
fiumi e pozzi, quanto gli scarichi - che in Campania è di circa 260 litri, coe-
rende difficile l’elaborazione di stime e rente con il dato nazionale che è pari
valutazioni. a 286 litri.
In termini di approvvigionamento del- In figura 10.16 è rappresentata la do-
la risorsa idrica, la Campania risulta tazione procapite su base comunale.

Volume Dotazione media


Volume Volume Volume
immesso pro capite
ATO prodotto acquistato ceduto
in rete giornaliera
(m3/anno) (m3/anno) (m3/anno)
(m3/anno) (l/anno)
Calore Irpino 300.196.048 10.932.848 207.400.000 103.728.869 399
Napoli-Volturno 122.036.000 260.000.000 70.000.000 423.036.000 422
Sarnese-Vesuviano 148.811.357 69.200.930 - 218.012.287 407
Tabella 10.3 Sele 184.228.628 - 7.200.930 177.027.698 627
Campania: dotazioni idriche,
TOTALE 755.272.033 340.133.778 284.600.930 921.804.854 443
anni 1997-2001

246
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.16
Risorsa acqua: dotazione procapite
in Campania su base comunale, anni
1997-2001

L’acqua a uso potabile, distribuita at- dato relativo alle percentuali di non
traverso le reti acquedottistiche re- conformità sul totale di determinazio-
gionali, è soggetta alle attività di con- ni effettuate dalle strutture laboratori-
trollo qualitativo, ai sensi del D.Lgs. n. stiche dell’Agenzia sui campioni confe-
31/2001, svolte da Arpac a supporto riti dalle Asl delle province di Avellino,
delle Asl. In tabella 10.4 si riporta il Benevento, Napoli e Salerno.

ASL 2005 2006 2007


Totale determinazioni (n.) 6.436 13.826 11.908
AV1 Determinazioni non conformi (n.) 28 45 6
Non conformità (%) 0,44 0,33 0,05
Totale determinazioni (n.) 7.974 9.011 9.711
AV2 Determinazioni non conformi (n.) 31 11 16
Non conformità (%) 0,39 0,12 0,16
Totale determinazioni (n.) 19.462 22.596 21.639
BN Determinazioni non conformi (n.) 64 93 53
Non conformità (%) 0,33 0,41 0,24
(segue)

247
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ASL 2005 2006 2007
Totale determinazioni (n.) 28.339 33.605 34.239
CE1 + CE2 Determinazioni non conformi (n.) 284 112 115
Non conformità (%) 1,00 0,33 0,34
Totale determinazioni (n.) 81.947 91.906 84.928
NA1 Determinazioni non conformi (n.) 620 618 277
Non conformità (%) 0,76 0,67 0,33
Totale determinazioni (n.) 5.877 7.238 7.865
NA2 Determinazioni non conformi (n.) 25 22 13
Non conformità (%) 0,43 0,30 0,17
Totale determinazioni (n.) 7.687 4.414 4.388
NA3 Determinazioni non conformi (n.) 6 1 4
Non conformità (%) 0,08 0,02 0,09
Totale determinazioni (n.) 13.402 13.230 14.444
NA4 Determinazioni non conformi (n.) 118 93 109
Non conformità (%) 0,88 0,70 0,75
Totale determinazioni (n.) 15.868 16.776 20.936
NA5 Determinazioni non conformi (n.) 384 365 453
Non conformità (%) 2,42 2,18 2,16
Totale determinazioni (n.) 16.940 26.449 17.029
SA1 Determinazioni non conformi (n.) 287 253 139
Non conformità (%) 1,69 0,96 0,82
Totale determinazioni (n.) 29.136 54.012 29.030
SA2 Determinazioni non conformi (n.) 619 494 100
Non conformità (%) 2,12 0,91 0,34
Totale determinazioni (n.) 12.098 21.685 12.703
SA3 Determinazioni non conformi (n.) 499 461 131
Tabella 10. 4
Risorsa acqua: dati percentuali di non Non conformità (%) 4,12 2,13 1,03
conformità sul totale di determinazio- VALORI MEDI 1,21% 0,82% 0,53%
ni effettuate, anni 2005-2007

Mediamente la percentuale di para- tà di controllo effettuate da Arpac sulle


metri non conformi sul totale delle de- acque ad uso umano riferite all’anno
terminazioni effettuate è molto bassa, 2007, si rileva che le non conformità ri-
inferiore all’1%, risultando in sensibile scontrate sono attribuibili a parametri
diminuzione nel triennio 2005-2007. diversi, come sinteticamente illustrato
A un’analisi più dettagliata delle attivi- in figura 10.17.

Figura 10.17
Tipologia di parametri di non
conformità, anni 2005-2007

248
CAPITOLO 10 - Acqua
Il 21,8% dei campioni non conformi dato Istat 2005 di un 50,3% di perso-
presenta concentrazioni elevate di ne di 14 anni e più che dichiarano un
fluoruri, superiori ai valori limite fissa- consumo quotidiano di acqua superio-
ti dal D.Lgs. n. 31/2001. Tale presenza re a 1,5 litri al giorno e che dichiarano
è riconducibile alle particolari facies anche di consumare all’86,2% acqua
idrochimiche che caratterizzano le ac- minerale in bottiglia, dato abbastanza
que distribuite da quei sistemi acque- coerente con quello dei consumi na-
dottistici che attingono a corpi idrici zionali medi procapite di acqua mine-
sotterranei di origine vulcanica come rale, pari a 182 litri all’anno.
il Somma-Vesuvio. La Regione Cam- L’acqua a uso potabile, in Campania,
pania, in attuazione della normativa prelevata per circa il 93% dal sottosuo-
nazionale, dispone annualmente una lo (CoViRI, 2005), costituisce soltanto
deroga per la distribuzione di acque una porzione limitata dei volumi di ri-
con un contenuto di fluoruri ecceden- sorsa idrica prelevati da fiumi e falde
te il valore massimo ammissibile di 1,5 e che sono utilizzati per i più esigenti
mg/litro nei comuni del comprensorio usi produttivi dei settori agricolo, in-
vesuviano, in vista del completamento dustriale ed energetico.
dei lavori di adeguamento degli im- I volumi d’acqua effettivamente pre-
pianti acquedottistici di miscelamento levati a scopo irriguo risultano diffi-
che dovrebbero garantire una distribu- cilmente quantificabili, dal momento
zione di acque conforme alla norma. che i Consorzi di bonifica e gli enti per
La non conformità dei campioni è at- l’irrigazione esistenti gestiscono poco
tribuibile, invece, per il 9,4% a concen- più della metà della superficie agrico-
trazioni elevate di nitrati - inquinante la utilizzata in Campania e, concessio-
ubiquitario della cui origine si è già nari di portate per derivazioni ubicate
detto sopra - e per il 27,4% ai parame- in corrispondenza di diversi fiumi e
tri microbiologici, con una ripartizione assegnate, in qualche caso, agli inizi
di dettaglio del 13,9% per i batteri co- del ‘900, nel corso degli anni, han-
liformi, il 7,6% per gli enterococchi e no moltiplicato i volumi prelevati per
il 5,9% per l’Escherichia coli, derivante soddisfare il fabbisogno agricolo. I soli
presumibilmente dalla inefficacia di al- dati disponibili, stimati dall’Inea sulla
cuni impianti di potabilizzazione delle base di calcoli a partire delle portate
acque. concesse, dal numero di giorni irrigui
Il 27% dei campioni risulta non con- e dalle ore di funzionamento degli
forme per le elevate concentrazioni impianti di derivazione, sono parziali
di disinfettante residuo, in genere clo- e forniscono delle stime in difetto. A
roderivati, eccedente dai processi di titolo di esempio, i volumi di deriva-
potabilizzazione delle acque ad uso zione delle traverse posizionate sui
umano che, tra l’altro, in presenza di fiumi Volturno e Sele, ammontano ri-
sostanze organiche, possono determi- spettivamente a 218.424x106 m3/anno
nare la formazione di microinquinanti e 465.582x106 m3/anno, mentre i vo-
tossici. lumi emunti dai campi pozzi dell’Ufita
Per il restante 14,4% dei campioni, e dell’Agro Sarnese Nocerino ammon-
infine, la non conformità deriva dalla tano rispettivamente a 2.233x106 m3/
presenza di altri parametri indesidera- anno e 10.515x106 m3/anno (Inea,
ti, di origine naturale o antropica. 2003).
Malgrado l’acqua erogata “da rubinet- Ancor meno quantificabili risultano
to” sia assoggettata a un controllo si- essere i volumi effettivamente utiliz-
stematico che ne garantisce la qualità, zati dal settore industriale. In assenza
e benché non si disponga di dati ag- di questa informazione si riporta qui il
giornati sulla percentuale di utenti che dato relativo al fabbisogno industriale
non si fidano a berla rispetto al 38,8% stimato nel 2003 dal Ministero delle
stimato in Campania da un’indagine infrastrutture e dei trasporti a partire
Istat del 2000, appare significativo il del consumo per addetto nelle attività

249
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
produttive della provincia di Salerno ficiali, non essendo possibile valutarne
ed esteso all’intera regione sulla base l’entità per le acque sotterranee.
dell’omogeneità delle realtà industriali La stima dei carichi puntuali è stata
esistenti. Tale consumo di acqua è ri- elaborata a partire da una prelimina-
sultato pari a circa 181 m3/anno, dato re valutazione dei carichi organici e
che moltiplicato per i circa 560.000 trofici generati in ambito civile a scala
addetti in Campania determinerebbe di agglomerato, veicolati come acque
un consumo presumibile di acqua nel reflue attraverso il sistema di colletta-
settore industriale pari a 101x106 m3/ mento fognario e sversati agli impianti
anno. di depurazione, e, in ambito industria-
Accanto ai fattori di pressione di tipo le, come carichi organici e trofici, sti-
quantitativo che si esplicano sulle ri- mandone un abbattimento medio del
sorse idriche sotterranee e superficiali 60% ad opera dei sistemi di depurazio-
a seguito di prelievi, captazioni e deri- ne.
vazioni, bisogna tenere in conto i fattori La stima dei carichi diffusi generati
di pressione di tipo qualitativo, ovvero dalle pratiche agricole e zootecniche
i carichi inquinanti puntuali rappre- e impattanti sulla qualità delle acque
sentati dagli scarichi civili e industriali, fluviali è stata, invece, elaborata a par-
e quelli diffusi, generati dal comparto tire dai dati di consumo dei fertilizzanti
agrozootecnico e industriale, recapita- e di produzione dei reflui.
ti direttamente e indirettamente nelle In tabella 10.5 si riporta il prospetto
acque dei corpi idrici regionali. sintetico dei carichi generati e sver-
Il Piano di tutela delle acque ha pro- sati su base provinciale, di Kg/annui
dotto delle stime dei carichi puntuali e di BOD5 e azoto, espressi in termini di
diffusi limitatamente alle acque super- abitanti equivalenti.

AGR.-ZOOT. ZOOTECNIA INDUSTRIALE N BOD5


SUPERFICIE (Kg/a) (Kg/a)
PROVINCIA COMUNI N BOD5 BOD5
(Km2)
(Kg/a) (Kg/a) (Kg/a) DEMOGRAFICA
a Carichi generati 13.000.685 10.972.497 27.367.070 13.766.382 66.996.392

NAPOLI 92 1.184,7 b Carichi sversati 10.137.195 8.555.256 16.420.242 11.554.332 41.106.131

(b/a) 0,78 0,78 0,60 0,84 0,61

a Carichi generati 10.887.423 11.967.447 7.277.694 1.931.301 9.398.998

AVELLINO 119 2.791,6 b Carichi sversati 5.983.779 6.553.374 4.366.616 1.656.265 6.454.278

(b/a) 0,55 0,55 0,60 0,86 0,69

a Carichi generati 24.026.291 31.199.155 8.594.005 3.864.924 18.809.297

CASERTA 104 2.681,2 b Carichi sversati 15.008.468 19.446.433 5.156.403 3.180.114 11.477.266

(b/a) 0,62 0,62 0,60 0,82 0,61

a Carichi generati 15.406.962 26.578.044 1.932.739 4.727.848 23.008.863

SALERNO 158 4.876,6 b Carichi sversati 5.522.211 10.025.238 1.159.643 3.841.003 14.810.508

(b/a) 0,46 0,38 0,60 0,81 0,64

a Carichi generati 8.374.859 19.655.139 3.113.081 1.291.689 6.286.220

BENEVENTO 78 2.070,6 b Carichi sversati 3.827.367 8.978.467 1.867.648 1.220.589 5.524.976

(b/a) 0,46 0,46 0,60 0,94 0,88

Carichi
a 71.696.220 100.372.282 48.284.589 25.582.144 124.499.770
generati
Tabella 10.5 TOTALE 551 13.604,7
b Carichi sversati 40.779.020 53.558.768 28.970.752 21.452.303 79.373.159
Raffronto tra carichi generati e carichi
sversati, anni 1997-2001 (fonte: Piano (b/a) 0,57 0,53 0,60 0,84 0,64
di tutela delle acque, 2007)

250
CAPITOLO 10 - Acqua
Nella tabella 10.6 si riporta, invece, il ne dei fattori di pressione e di impatto
dato di sintesi relativo ai carichi no- sui corpi idrici, si realizza - oltre che
minali, serviti e trattati per i 23 agglo- con l’imposizione di limiti e valori so-
merati con carichi superiori ai 15.000 glia per i parametri analitici nelle ac-
abitanti equivalenti, individuati in que - anche attraverso l’adeguamento
Campania. dei sistemi di fognatura, collettamento
La tutela delle acque dall’inquinamen- e depurazione degli scarichi in esse re-
to, in termini di prevenzione e riduzio- capitati.

Carico nominale Carico totale servito Carico totale trattato


N. Denominazione
(abitante equivalente) (abitante equivalente) (abitante equivalente)

1 Acerra-Pomigliano 420.170 331.278 192.000

2 Napoli Nord 526.452 497.925 372.603

3 Napoli Est 771.105 671.607 392.225

4 Area Nolana 339.096 274.377 215.468

5 Foce Sarno 314.137 230.033 103.680

6 Area Casertana 480.318 435.328 428.615

7 Regi Lagni 681.250 593.616 456.621

8 Napoli Ovest 1.121.194 1.002.283 859.529

9 Capaccio 27.590 19.037 15.982

10 Battipaglia 55.321 54.768 15.429

11 Eboli 40.756 33.420 28.383

12 Massa Lubrense 18.736 17.424 17.304

13 Penisola Sorrentina 114.354 89.128 25.863

14 Avellino 167.225 147.679 110.000

15 Ariano Irpino 37.733 33.960 18.767

16 Valle Caudina 46.182 36.652 0

17 Ischia 43.696 11.858 0

18 Ischia - Casamicciola 18.456 8.539 0

19 Ischia - Forio 34.273 20.773 0

20 Salerno 273.886 263.960 258.398

21 Alto Sarno 139.350 129.612 109.589

22 Benevento 99.906 88.916 9.900 Tabella 10.6


Carichi nominali, serviti e trattati per
23 Capri 50.301 35.849 4.384
agglomerati con carichi superiori ai
TOTALE 5.821.487 5.028.022 3.634.740 15.000 abitanti equivalenti, anno
2003

Un utile indicatore della capacità di reti fognarie e dell’80% di popolazione


risposta ai fenomeni di inquinamento servita dagli impianti di depurazione.
delle acque è, dunque, indicato dalla Tale dato però è riferito alle ricogni-
copertura dei servizi di fognatura e zioni effettuate nel periodo 1997-2003
depurazione. Il dato delle percentuali nell’ambito della stesura dei Piani d’am-
di popolazione servita è rappresen- bito degli ATO e, dunque, non prende
tato nelle cartografie di figura 10.18 in considerazione gli effetti prodotti, in
e 10.19. Esso riferisce di coperture termini di copertura del servizio, dai
medie rispettivamente del 60% della numerosi interventi di realizzazione e
popolazione residente allacciata alle adeguamento degli impianti effettuati
251
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.18
Percentuale di popolazione servita da
fognatura, anni 1997-2003

negli ultimi anni. Molti degli interven- terranee dell’area sarnese.


ti progettati sono conclusi o in fase di Ad oggi però la realtà è diversa, come
chiusura, con effetti sulla tutela delle confermano le attività di controllo ef-
acque che si proiettano nell’immedia- fettuate da Arpac ai sensi della vigen-
to futuro. È ad esempio il caso del ter- te disciplina degli scarichi, normata dal
ritorio ricompreso nel bacino del fiume D.Lgs. n. 152/2006.
Sarno, dove la gestione Commissariale Per una dettagliata disamina della si-
ha avviato, e in parte portato a termi- tuazione nei comprensori napoletano
ne, interventi per la realizzazione di 33 e casertano si rimanda ai paragrafi
reti fognarie per circa 650 chilometri successivi redatti dai dipartimenti Ar-
a servizio dei 39 comuni ricadenti nel pac di Napoli e Caserta, mentre il di-
bacino che, a regime, dovrebbero ga- partimento Arpac di Salerno riporta
rantire la copertura di oltre il 90% del- uno studio degli impatti del comparto
la popolazione residente e un deciso turismo e della popolazione fluttuante
abbattimento dei carichi inquinanti sui sistemi di depurazione nel salerni-
veicolati alle acque superficiali e sot- tano.

252
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.19
Percentuale di popolazione servita da
depurazione, anni 1997-2003

Depurazione e controlli nella provincia di Napoli


L’attuale normativa assume, come re- è conforme ai limiti previsti per legge,
gola fondamentale, che tutti gli scari- anche per più di un parametro con-
chi siano disciplinati in funzione degli temporaneamente.
obiettivi di qualità del corpo idrico re- Dall’analisi di tutti i campioni prelevati
cettore e impone il rispetto dei limiti nel periodo 2004-2008, presso i cinque
di emissione contenuti nell’allegato 5 depuratori regionali controllati, risulta
al D.Lgs. n. 152/2006. che nel 40% dei campioni la tossici-
Il Dipartimento provinciale di Napoli tà acuta risulta elevata, il 30% risulta
effettua controlli periodici sui seguen- batteriologicamente non conforme e il
ti depuratori regionali: Napoli ovest, 30% supera i limiti per i composti azo-
Omomorto, Foce Sarno, Bosco Estirpa- tati (figura 10.20).
to, Fugist (tabella 10.7). L’intero processo garantisce comun-
Dai controlli periodici effettuati ne- que il 98% di abbattimento del mate-
gli ultimi quattro anni risulta che, in riale surnatante, nonché il 70% di ab-
circa l’80% dei campioni esaminati, la battimento del materiale inquinante.
composizione del refluo scaricato non

253
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
DIMENSIONI
(Abitanti
DENOMINAZIONE UBICAZIONE BACINO UTENZA TIPOLOGIA RECETTORE
equivalenti
serviti)
San Vitaliano, Palma
Campania, Carbonara di
Nola, Nola, Comiziano,
Saviano, Tufino, Scisciano,
Bosco Estirpato Marigliano Cimitile, Cicciano, San Paolo 461.000 Urbano Regi Lagni
Bel Sito, Casamarciano,
Marigliano, San Gennaro
al Vesuvio, Visciano,
Camposano, Roccarainola
Castellammare di Stabia,
Gragnano, Pimonte, Lettere,
Castellammare
Foce Sarno Sanata Maria la Carità, Torre 500.000 Urbano Mar Tirreno
di Stabia
Annunziata, Boscotrecase,
Trecase
Napoli est, Portici, Ercolano,
Torre del Greco, San Giorgio
Fugist Napoli est a Cremano (parzialmente), 1.750.000 Urbano Mar Tirreno
San Sebastiano al Vesuvio
(parzialmente)
Napoli ovest, Pozzuoli,
Bacoli, Quarto, Monte di
Napoli Ovest Pozzuoli Procida, Giugliano(ASI), 1.200.000 Urbano Mar Tirreno
Qualiano, Villa Ricca,
Mugnano
Tabella 10.7
Caratteristiche strutturali depuratori Acerra, Afragola, Pomigliano
Omomorto Caivano 276.000 Urbano Regi Lagni
provincia di Napoli d’Arco, Casalnuovo, Casoria

Figura 10.20
Valori percentuali dei parametri che
hanno contribuito alla non conformità

Atteso che la costruzione degli impian- Ovest” (Cuma). L’impianto di depura-


ti in questione risale agli anni Settan- zione di Napoli Ovest è una delle più
ta - precedente quindi all’emanazione importanti infrastrutture (superficie
dell’attuale normativa che impone li- occupata 29 ettari) nel campo della
miti più restrittivi rispetto alla Legge n. depurazione delle acque realizzata nel
319 del 10/05/1976, nonché al piano Sud Italia. L’apporto maggiore è ovvia-
di risanamento regionale delle acque mente dovuto alla città di Napoli, le cui
di cui alla Delibera regionale Campa- acque reflue vengono addotte all’im-
nia n 223/11 del 18 dicembre 1984 - si pianto attraverso l’esistente emissario
desume che l’attuale tecnologia utiliz- di Cuma. Le acque dell’emissario ven-
zata dai suddetti impianti non è suffi- gono derivate e addotte all’impianto
ciente a garantire il rispetto dei limiti attraverso un canale in galleria lungo
normativi. circa 3 chilometri e, dopo il trattamen-
Impianto di depurazione “Napoli to, restituite all'emissario stesso in

254
CAPITOLO 10 - Acqua
prossimità dello sbocco a mare, attra- soleazione, sedimentazione primaria)
verso un canale di circa 4 chilometri di e trattamento secondario (ossidazione
lunghezza. biologica, sedimentazione secondaria,
Il processo depurativo delle acque, disinfezione). Tuttavia per il mancato
biologico a fanghi attivi, si compie at- adeguamento tecnologico l’impianto
traverso le fasi di: dissabbiatura e flot- risulta inadeguato con il 79% dei cam-
tazione, preaereazione, chiarificazione pioni fuori dai limiti consentiti di solito
primaria, aerazione, disinfezione con anche per 2 o 3 parametri contempo-
cloro. raneamente.
Attualmente le portate che giungono Impianto di depurazione “Foce Sarno”
effettivamente all’impianto sono pari (Castellammare). L’impianto di depu-
all’incirca a 2,15 m3/s. Nelle attuali razione è così denominato in quanto
condizioni di funzionamento il volu- situato in prossimità della foce del fiu-
me disponibile per la fase biologica è me omonimo. Esso fa parte del siste-
di 25.000 m3, corrispondente a 5 delle ma complessivo dei depuratori previsti
14 vasche di aerazione, senza conside- per il trattamento delle acque reflue,
rare le sostanze solide in sospensione civili e industriali provenienti dal baci-
e in soluzione, prevalentemente orga- no idrografico del fiume Sarno. I reflui
niche, che possono essere stimate in confluiscono all’impianto mediante
110.000 chilogrammi al giorno. tre principali collettori comprensoria-
Da tale quantitativo vengono estrat- li situati uno a destra del fiume Sarno
ti con il trattamento completo del (emissario di Torre Annunziata) e due
liquame circa 98.000 chilogrammi, a sinistra del fiume Sarno (emissario
pervenendo così, nell’acqua dell’usci- di Castellammare e dell’entroterra
ta dall’impianto, a concentrazioni di collinare). Allo stato arrivano al depu-
solidi sospesi nell’ordine di 40 mg/litro ratore soltanto il 60% dei reflui prove-
e di 20 mg/litro per il COD. Tuttavia, a nienti dal collettore di Castellammare;
causa del mancato adeguamento tec- di conseguenza la portata influente al
nologico, l’impianto risulta inadeguato depuratore risulta quantitativamente
con il 93% dei campioni fuori dai limiti molto al di sotto dei quella prevista con
consentiti, di solito anche per 2 o 3 pa- effetti decisamente negativi sull’intero
rametri contemporaneamente. processo depurativo.
Impianto di depurazione “Omomor- Per adeguarsi alla normativa vigente
to” (Acerra - Caivano). L’impianto di l’impianto deve essere trasformato da
depurazione di Acerra, ubicato nel co- chimico-fisico a biologico. Sono in cor-
mune di Caivano, località Omomorto, è so i lavori di adeguamento a cura del
uno degli impianti realizzati nell’ambi- Commissario straordinario per l’emer-
to del progetto speciale per il disinqui- genza Sarno. La qualità del refluo fina-
namento del golfo di Napoli. L’impian- le, scaricato tramite condotta sotto-
to è stato costruito per trattare i reflui marina a 1,2 chilometri dalla costa non
di origine civile, per un portata media rispetta i limiti del D.Lgs. n. 152/2006
di 2.000 m3/ora e di origine industriale per il 96% dei campioni prelevati negli
per 300 m3/ora. Essi sono convogliati ultimi quattro anni.
all’impianto a mezzo di collettori com- Impianto di depurazione “Bosco estir-
prensoriali. L’effluente depurato è sca- pato” (Marigliano). L’impianto di de-
ricato nel canale di bonifica Regi Lagni. purazione dell’area nolana ubicato nel
L’ambito territoriale servito è costituito comune di Marigliano, in località Bo-
da un comprensorio con un’estensio- sco Estirpato - facente parte del pro-
ne territoriale di 195 Km2. Lo schema getto speciale per il disinquinamento
di processo dell’impianto di depura- del golfo di Napoli PS3 - è stato rea-
zione è quello classico a fanghi attivi lizzato per il trattamento delle acque
con trattamento primario (grigliatura reflue provenienti dai 34 comuni gravi-
grossolana, sollevamento, grigliatura tanti nel comprensorio dell’area nola-
fine, dissabbiaggio, preareazione, di- na. Lo schema di processo dell'impian-

255
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
to di depurazione è quello classico a tempo hanno comportato la revoca
fanghi attivi con trattamento primario delle autorizzazioni da parte della Pro-
(grigliatura grossolana, sollevamento, vincia e, prima ancora, hanno indotto
grigliatura fine, dissabbiaggio, preare- la Regione Campania, il Commissario
azione, disoleazione, sedimentazione, delegato all’emergenza acque reflue e
sedimentazione primaria) e trattamen- il Commissario delegato all’emergenza
to secondario (ossidazione biologica, Sarno, ciascuno per le proprie compe-
sedimentazione secondaria, disinfe- tenze, a programmare la realizzazione
zione). I reflui sono convogliati all’im- di consistenti interventi strutturali di
pianto attraverso una rete di collettori adeguamento e di rifunzionalizzazione
consortili che si sviluppa per circa 76 di ciascun impianto.
chilometri. Il refluo depurato scarica È evidente che, senza il completamen-
nel canale di bonifica dei Regi Lagni. to degli interventi strutturali suddetti,
L’impianto di tipo biologico ha una po- il funzionamento di tutti gli impianti di
tenzialità di progetto di 461.000 abi- depurazione regionali resterà inevita-
tanti equivalenti: allo stato, gli utenti bilmente al di sotto degli standard di
che usufruiscono del servizio depura- legge, come del resto provano tutti i
tivo, svolto dall’impianto centralizza- risultati dei campionamenti effettuati
to, sono stimabili in 261.000 abitanti fino ad oggi. Così è pure evidente che
equivalenti. Tuttavia per il mancato l’insufficiente funzionamento è stato
adeguamento tecnologico, l’impianto certamente aggravato per gli impian-
risulta inadeguato con il 77% dei cam- ti che nelle condizioni straordinarie
pioni fuori dai limiti consentiti di solito dell’emergenza rifiuti sono stati uti-
anche per 2 o 3 parametri contempo- lizzati per il trattamento di percolati
raneamente. provenienti dalle discariche gestite dal
Impianto di depurazione FUGIST (Na- Commissario delegato. Tuttavia si è del
poli Est). L’impianto di depurazione parere che l'avanzamento dei diversi
di Napoli est è ubicato nel comune di programmi di adeguamento consen-
Napoli, via De Roberto - via Nuova Ga- ta di attribuire al tempo strettamente
leoncello. È stato progettato, nell’am- necessario per il completamento degli
bito del progetto PS3 per il disinquina- interventi strutturali il valore di “perio-
mento del golfo di Napoli, per trattare do transitorio necessario per il ritorno
i reflui di origine civile provenienti dai alle condizioni di regime”, nel senso
comuni di cui alla tabella 10.7 attra- stabilito dall’articolo 101, comma 1
verso il collettore Vesuviano e il col- del D.Lgs. n. 152/2006, che permette
lettore Alto orientale. per altro all’ente titolare di potestà au-
Lo schema di processo dell’impianto è torizzativa, in questo caso la Provincia,
quello classico a fanghi attivi con una di stabilire specifiche deroghe per i pe-
portata media di progetto di 5 metri riodi ricadenti in tale fattispecie.
cubi al secondo. Lo scarico dei reflui Una volta accertata l’inadeguatezza di
trattati, provenienti dall’impianto, av- un impianto di depurazione per i moti-
viene attraverso un canale emissario vi di carattere strutturale legati alla sua
in condotta sottomarina. realizzazione e/o alle trasformazioni
Tuttavia per il mancato adeguamento del contesto territoriale, l’unica azio-
tecnologico l’impianto risulta inade- ne possibile per ottenere il ritorno alle
guato con il 86% dei campioni fuori dai condizioni di regime è l’esecuzione degli
limiti consentiti, di solito anche per 2 o interventi strutturali di adeguamento.
3 parametri contemporaneamente. In tale ottica si ritiene dunque neces-
I risultati suddetti non evidenziano li- sario che le amministrazioni pubbli-
nee di tendenza riconoscibili nell’an- che interessate al miglioramento delle
damento delle concentrazioni delle condizioni dei corpi idrici superficiali e
diverse sostanze inquinanti, il che si- sotterranei concordino rapidamente
gnifica che permangono le condizioni un percorso comune che porti:
di funzionamento insufficiente che da • alla presa d’atto dell’esistenza di

256
CAPITOLO 10 - Acqua
un intervento programmato e ca- impianti
lendarizzato di adeguamento de- • all’eliminazione di ogni ostacolo
gli impianti di trattamento delle che dovesse determinare il pro-
acque reflue, per la loro definitiva lungamento dei tempi occorrenti
messa a norma per la realizzazione delle opere di
• all’accertamento dell’adozione di adeguamento degli impianti
tutti gli eventuali accorgimenti • all’avvio prioritario e urgente di
gestionali che, in attesa dei cita- quegli interventi, compatibili con il
ti interventi strutturali, possono programma complessivo dell’ade-
migliorare l’efficienza del tratta- guamento, la cui realizzazione
mento, pur nell’impossibilità del consentirebbe di migliorare rapi-
conseguimento degli standard di damente e in maniera significati-
legge va l’efficacia del trattamento (ad
• al rilascio di provvedimenti am- esempio la verifica e l’attivazione
ministrativi che legittimino la ne- della già esistente condotta sotto-
cessaria fase transitoria che pre- marina a servizio dell’impianto di
cederà il ritorno a regime degli depurazione Napoli Est).

Depurazione e controlli nella provincia di Caserta


La provincia di Caserta è, da più di 20 reti fognarie comunali, 3 da depuratori
anni, quella con la più alta percentuale a servizio di collettori regionali e 1 da
di costa non balneabile (circa il 60%), depuratore di consorzio di comuni. Il
a causa principalmente di scarichi di trattamento dei liquami sul complesso
acque reflue urbane non depurate, dei punti di immissione è riportato in
immessi indirettamente attraverso i figura 10.21. I depuratori considerati
corsi d’acqua che sfociano nella fascia in costruzione sono quelli con proget-
costiera. to approvato e totalmente o parzial-
L’indagine, avente come obiettivo la mente finanziato.
determinazione dello stato dei sistemi Per quanto riguarda la tipologia di trat-
di fognatura, collettamento e depura- tamento sulla percentuale di abitanti, i
zione degli scarichi, ha interessato tut- dati sono riportati in figura 10.22, dove
ti i comuni della provincia di Caserta sono confrontati con le percentuali
ed è stata effettuata direttamente sul dell’intero Mezzogiorno e dell’Italia
posto, attraverso sopralluoghi, prelie- complessiva, secondo i dati riportati
vo di campioni, misure e valutazione dall’Annuario ambientale Istat.
tecnica degli impianti di depurazione, I parametri risultati fuori dai limiti nor-
ove esistenti, in quanto i passati cen- mativi sui campioni di acque reflue
simenti, effettuati da istituzioni pub- ai punti di immissione sono riportati
bliche attraverso questionari inviati ai in figura 10.23. Sono stati elaborati a
Comuni, hanno sempre registrato uno parte i dati che riguardano i depurato-
scarso riscontro, incompletezza e im- ri regionali, su cui vengono effettuati
precisioni nei dati trasmessi. prelievi con cadenza quindicinale.
Il servizio di pubblica fognatura copre Per quanto riguarda i singoli bacini
circa il 93% degli abitanti della provin- idrici, il canale dei Regi Lagni riceve il
cia di Caserta, in linea con la media carico più elevato sia in termini quan-
nazionale (99%) riportata dall’Annua- titativi - circa il 66% dell’intera popola-
rio Istat dei dati ambientali, se si tie- zione della provincia a cui si aggiungo-
ne conto che quest’ultimo rileva solo no 577.000 abitanti della provincia di
gli abitanti di comuni completamente Napoli che confluiscono ai depuratori
sprovvisti di rete fognaria. regionali siti nel territorio casertano
Sono stati censiti 171 punti di immis- - che qualitativo, trattandosi di reflui
sione di acque reflue urbane in acque solo parzialmente depurati o non de-
superficiali, di cui 167 provenienti da purati.

257
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.21
Punti di immissione in acque
superficiali, provincia di Caserta

Figura 10.22
Confronto tra percentuali di abitanti
per tipologia di trattamento

Figura 10.23
Valori percentuali dei parametri fuori
limite sul totale dei campioni

La tabella 10.8 riporta il dettaglio del


carico sui singoli bacini.

258
CAPITOLO 10 - Acqua
Abitanti Abitanti con Abitanti con Abitanti senza
BACINO
Totali depurazione depurazione parziale depurazione
Agnena 31.600 19.600 4.000 8.000
Canale D’Auria
5.505 + 500* 500* 0 5.505
e Rio San Limato
Garigliano 21.304 + 3.000* 1.700 + 3.000* 3.980 15.624

Lago Corree 1.400 1.100 300 0

Lago Falciano 2.300 0 0 2.300

Mare 23.000 + 16.500* 1.500* 23.000 + 15.000* 0

Regi Lagni 566.166 + 577.013** 0 540.966 + 577.013** 25.200

Rio Trimoletto 7.000 + 50.000* 7.000 + 50.000* 0 0

Savone 24.700 7.000 550 17.150

Volturno 84.755 + 55.000* 25.155 24.280 + 55.000* 35.320


767.730 + 597.076 +
61.555 +
TOTALE 125.000* + 70.000* + 109.099
55.000*
577.013** 577.013**
* stagionali Tabella 10.8
**abitanti in comuni della provincia di Napoli , convogliati a depuratori regionali in provincia di Caserta Carico sui singoli bacini

L’indagine ha evidenziato, nel comples- in acque superficiali che non rientrano


so, una grave situazione del sistema nei limiti della normativa, in particola-
provinciale di trattamento delle acque re per l’inefficiente disinfezione.
reflue urbane, sia per la percentuale di Si può affermare, pertanto, che per il
abitanti sprovvista del tutto di sistema recupero alla balneabilità delle coste è
di trattamento dei reflui, sia per l’ina- indispensabile un programma finaliz-
deguatezza degli impianti esistenti te- zato sia all’adeguamento degli impian-
stimoniata dal fatto che i reflui di circa ti esistenti, sotto il profilo impiantisti-
il 70% degli abitanti sono trattati solo co e gestionale, sia alla realizzazione di
parzialmente, generando immissioni nuovi impianti di depurazione.

Turismo e carichi inquinanti sui sistemi di depurazione


nel Salernitano
Il turismo contribuisce a rafforzare Il contributo attivo del turismo allo svi-
l’appartenenza al territorio e a rag- luppo economico di un territorio pre-
giungere obiettivi economici, ma può suppone necessariamente solidarietà,
anche generare un impatto negativo rispetto reciproco e partecipazione da
sull’ambiente. parte di tutti gli attori coinvolti nel pro-
L’industria turistica, con le sue attività, cesso al fine di renderlo sostenibile.
ha una notevole influenza sulle risorse In termini di pressioni sull’ambiente il
naturali, sulla biodiversità e sulla capa- turismo presenta degli input - costitu-
cità di assorbimento dell’impatto e dei iti da richiesta alimentare, energetica,
residui prodotti da parte del territorio idrica e di territorio - e degli output,
interessato. costituiti dal peso che il turismo ha
D’altra parte, l’esistenza di condizioni sullo smaltimento dei rifiuti, sulla de-
qualitative inadeguate delle matrici purazione delle acque reflue, sulle
ambientali nei territori a vocazione varie infrastrutture a rete (viarie, fo-
turistica determina un sostanziale im- gnarie, acquedottistiche), sulla qualità
poverimento del quadro economico, delle acque di balneazione, sulla qua-
scoraggiando le forme più evolute di lità dell’aria.
fruizione del territorio e influendo ne- L’Unep ha identificato tre principali
gativamente sulla formazione del valo- aree di impatto del turismo tra le qua-
re aggiunto. li assume rilievo l’inquinamento che
259
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
può evidenziarsi, tra l’altro, nella for- to, controllando lo stato complessivo
ma dell’inquinamento da acque reflue, dell’impianto, la sua funzionalità e va-
che richiedono impianti di trattamento lutando i parametri chimico-fisici delle
in grado di gestire le forti oscillazioni acque trattate.
stagionali,caratteristiche, in particola- In tabella 10.9 sono rappresentati gli
re, dei territori a turismo di massa. esiti dei controlli effettuati nel periodo
Particolare rilievo assume quindi il estivo (maggio-agosto 2008) sugli im-
monitoraggio che Arpac effettua sulla pianti di depurazione dei soli comuni
funzionalità dei sistemi di trattamen- della fascia costiera.

Esiti controlli (%) Costiera Amalfitana Costa Salernitana Costiera Cilentana

Conformità 11,1 60 43,7

Non conformità 77,8 20 37,5

Non prelevati (*) 11,1 20 18,8


Parametri fuori limite più frequenti:
Tabella 10.9 escherichia coli, solidi sospesi,azoto ammoniacale, azoto nitroso,BOD5,COD
Percentuale esiti controlli delle fasce (*) la percentuale dei “non prelevati” è riferita a impianti fermi al momento del sopralluogo
costiere, maggio-agosto 2008

I dati in tabella rappresentano la si- Negli “abitanti equivalenti totali” sono


tuazione puntuale al momento del invece considerate tutte le acque re-
controllo; nelle tabelle successive è ef- flue, comprendenti anche gli scarichi
fettuata una valutazione dell’efficienza delle industrie manifatturiere presenti
dei sistemi di trattamento delle acque sul territorio comunale e, quindi, non
reflue nell’ambito costiero. Per tutti i assimilabili alle attività domestiche.
comuni che si affacciano sulla costa I dati sull’efficienza devono essere na-
è stato eseguito il raffronto tra il nu- turalmente considerati in funzione dei
mero di abitanti equivalenti totali (Aet flussi demografici stagionali dovuti
- fonte Istat) e il numero di abitanti alle presenze turistiche, del reale stato
equivalenti effettivamente serviti da- di funzionamento degli impianti, che
gli impianti di trattamento esistenti. Il varia caso per caso, e della presenza
valore 0 corrisponde ai comuni privi di di impianti consortili nei quali conflui-
impianti di depurazione, il valore 100 a scono le acque reflue di diversi comuni
quelli dotati di impianti di depurazione della costa e dell’entroterra
di capacità maggiore o uguale di Aet; Il dato demografico costiero è partico-
i valori intermedi sono calcolati come larmente influenzato dagli arrivi estivi,
rapporto percentuale tra gli abitanti che incidono fortemente sulla stima
equivalenti serviti e quelli totali. dell’Aet e contribuiscono significativa-
Gli “abitanti equivalenti” rappresenta- mente alle variazioni del rapporto tra
no una stima del carico organico bio- la potenzialità degli impianti e il carico
degradabile prodotto dalle attività do- antropico insistente sulla costa.
mestiche e dalle attività economiche, L’intera fascia costiera della provincia
basata sull’equivalenza: salernitana è stata suddivisa in tre am-
1 abitante equivalente = 60 grammi al biti territoriali, aventi caratteristiche
giorno di BOD5 (richiesta biochimica di omogenee sia dal punto di vista fisico-
ossigeno a 5 giorni). strutturale sia da quello strettamente
Tale valore corrisponde a quanto me- socio-economico. Tale suddivisione
diamente immesso nelle acque di risulta utile ai fini di questa indagine e
scarico da un abitante residente sta- articolata come di seguito:
bilmente, secondo la definizione data • costiera amalfitana
dalla vigente normativa in materia di • area salernitana e piana del Sele
protezione e depurazione delle acque • costiera cilentana.
dall’inquinamento (D.Lgs n. 152/2006). Per quanto riguarda la costiera amalfi-

260
CAPITOLO 10 - Acqua
tana, gli elementi di elevato valore pa- stato progettato per il solo trattamen-
esaggistico e la presenza antropica a to delle acque reflue di Tramonti.
essi integrata la rendono storicamen- Il raddoppio estivo degli abitanti equi-
te meta di un turismo internazionale. valenti, dovuto all’incremento delle
I flussi turistici, per il forte richiamo presenze turistiche sulla costa, sotto-
esercitato, si distribuiscono durante pone a un evidente stress il già pre-
tutti i periodi dell’anno, con una con- cario sistema di trattamento dei reflui
centrazione particolare nel periodo fognari, determinando condizioni di
estivo. Nel solo trimestre luglio-ago- non balneabilità delle acque costiere
sto-settembre si arriva quasi al 50% in corrispondenza di tutti i principali
delle presenze totali annuali (PTCP di corsi d’acqua.
Salerno), con un picco estivo che supe- Lo stesso consistente carico antropico
ra le 500.000 presenze. insistente sulla costa accentua le con-
Nel periodo di massima affluenza il dizioni di rischio connesse all’inquina-
numero delle presenze sul territorio mento delle acque di balneazione e
costiero, tra residenti e visitatori, au- impone l’esecuzione di controlli accu-
menta in maniera considerevole. Ciò rati e intensi sia sulla qualità dell’acqua
influisce sfavorevolmente sulla qualità di mare nella fascia costiera, sia sugli
delle acque di balneazione e sull’effi- emissari dei diversi impianti di depu-
cienza dei sistemi di trattamento delle razione censiti.
acque reflue attivi nel territorio. Il monitoraggio degli effluenti dagli
Il sistema degli impianti di depura- impianti depurazione viene effettua-
zione in costiera amalfitana ha già un to nel rispetto delle procedure stabi-
modesto livello di efficienza, dovuto lite dall’allegato V alla parte terza del
in qualche caso alla vetustà e all’ob- D.Lgs. n. 152/2006.
solescenza degli impianti, ma gene- La criticità emersa riguarda essenzial-
ralmente imputabile alla modesta di- mente il sottodimensionamento degli
mensione (di gran lunga inferiore ad impianti nei periodi in cui si registrano
un’accettabile economia di scala) dei i picchi stagionali di presenze turisti-
depuratori. Situazione emblematica è che (giugno-agosto > 500.000 presen-
quella del bacino del Reginna Maior, ze) ovvero quando il carico di sostanza
ove insiste il recente impianto di de- organica è maggiore e la capacità de-
purazione, che pur ricadendo a poche purativa degli impianti diventa critica.
centinaia di metri dall’abitato della più Il numero abitanti equivalenti serviti
popolata Maiori (ancora priva di un è desunto da dichiarazione dei gestori
accettabile sistema di trattamento) è degli impianti.

Posti letto Abitanti in Abitanti


Popolazione Piccola,
Popolazione Popolazione Lavoratori alberghi, seconde equivalenti Abitanti
presente Ristoranti Micro media e
Comune residente in case e studenti campeggi case (non totali equivalenti
non e bar industria grande
nel 2006 sparse pendolari e alloggi destinate urbani totali (Aet)
residente industria
per turisti a turisti) (Aetu)
Amalfi 5.434 82 0 387 1.503 1.250 3.650 16.657 1.180 28.963 30.143
Atrani 963 7 0 -71 58 490 486 2 0 1.935 1.935
Cetara 2.392 17 -270 -102 147 751 547 8.730 279 12.212 12.491
Conca dei
733 16 -286 -12 172 658 383 0 0 1.664 1.664
Marini
Furore 827 3 -321 -35 282 183 177 602 13 1.718 1.731
Maiori 5.677 62 -98 -54 1.653 2.387 2.840 3.199 3.377 15.666 19.043
Minori 2.926 41 0 -98 498 690 1.435 22.387 2.284 27.879 30.163
Positano 3.938 84 -407 146 2.368 813 4.175 292 93 11.409 11.502
Praiano 2.012 45 0 -84 933 542 765 8.951 0 13.164 13.164
Ravello 2.517 51 -168 -18 972 1.049 1.536 26.042 1.434 31.981 33.415
Scala 1.522 28 -81 -94 102 564 269 2.677 0 4.987 4.987 Tabella 10.10
Stima del carico inquinante delle
Tramonti 4.103 56 -441 -78 56 1.906 744 16.142 1.566 22.488 24.054
acque reflue in termini di abitanti
Vietri sul equivalenti nei comuni della costa
8.525 239 -97 -332 374 1.073 2.501 3.418 15.299 15.701 31.000
Mare
amalfitana (Fonte: Istat)

261
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Comune Tipo di Impianto Corpo Recettore residente equivalenti equivalenti della
al 2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque

Amalfi Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 5.434 30.143 53.000 100
Atrani Vasca di decantazione Condotta sottomarina 963 1.935 0 0
Cetara Vasca di decantazione Condotta sottomarina 2.392 12.491 0 0
Conca dei
733 1.664 0 0
Marini
Furore Vasca di decantazione Condotta sottomarina 827 1.731 600 35
Maiori Vasca di decantazione Condotta sottomarina 5.677 19.043 0 0
Minori Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 2.926 30.163 1.000 3
Positano Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 3.938 11.502 18.000 100
Praiano Vasca di decantazione Condotta sottomarina 2.012 13.164 0 0

Acque superficiali
Ravello Biologico a fanghi attivi 2.517 33.415 600 2
(fiume Reginna Minor)

Tabella 10.11 Acque superficiali


Tramonti Biologico a fanghi attivi 4.103 24.054 16.848 70
Stima del grado di efficienza della (fiume Reginna Maior)
depurazione delle acque nei comuni
Vietri sul
della costa amalfitana (rielaborazione Processo chimico-fisico Condotta sottomarina 8.525 31.000 9.000 29
Mare
Arpac su dati Istat)

La fascia costiera dell’area salernitana fortemente interessata dalla diffusio-


e della piana del Sele appartiene ad ne di seconde case.
un vasto comprensorio pianeggiante Nella piana del Sele il problema della
che coincide con la pianura alluvionale qualità delle acque marino costiere
del Sele, delimitato a ovest dai monti presenta caratteristiche ricorrenti in
Lattari, a nord dalle colline picentine tutte le zone costiere della Campania:
e a est dai primi rilievi montuosi del concentrazioni di flussi turistici nello
Cilento. Nell’area il fitto reticolo idro- spazio (litorale e entroterra immedia-
grafico proveniente dai versanti colli- to) e nel tempo (stagione estiva). Qui il
nari si concentra in pochi corsi d’acqua problema è certamente aggravato dai
ad andamento pressoché parallelo seguenti fattori:
(da nord-ovest a sud-est) che sfocia- • elevata pressione antropica dovu-
no nel Tirreno. Oltre al Sele, che è il ta alle residenze nei centri costieri
corso d’acqua principale e dà nome e prossimi alla costa (Salerno, Pon-
all’intera piana, si annoverano l’Irno, tecagnano, Bellizzi, Battipaglia,
il Picentino, il Tusciano, il Solofrone e Eboli, Capaccio-Paestum)
il Testene. • ampiezza dell’entroterra sotteso
Per le sue favorevoli caratteristiche dalla costa, costituito dall’intero
geomorfologiche e pedologiche l’area bacino idrografico del Sele e dei
è interessata da estese coltivazioni suoi principali affluenti (Calore e
intensive, da notevoli insediamenti Tanagro), oltre che dai bacini dei
produttivi e commerciali e da una for- corsi d’acqua minori
te urbanizzazione. La sua posizione • consistenza degli insediamenti
geografica fa sì che l’area svolga fon- produttivi e commerciali dissemi-
damentali funzioni di snodo e di colle- nati nella pianura
gamento tra i comprensori contigui, in • impatto chimico prodotto sul suo-
una dimensione locale e interprovin- lo e sulle acque superficiali e pro-
ciale. La costa bassa è sede di nume- fonde dall’uso di fertilizzanti e fi-
rosi insediamenti turistici di carattere tofarmaci.
alberghiero ed extra-alberghiero ed è

262
CAPITOLO 10 - Acqua
Posti letto Abitanti in Abitanti
Popolazione Piccola,
Popolazione Popolazione Lavoratori alberghi, seconde equivalenti Abitanti
presente Ristoranti Micro media e
Comune residente in case e studenti campeggi case (non totali equivalenti
non e bar industria grande
nel 2006 sparse pendolari e alloggi destinate urbani totali (Aet)
residente industria
per turisti a turisti) (Aetu)

Battipaglia 50.769 701 -1.651 1.087 3.301 5.075 8.075 8.185 82.673 75.542 158.215

Capaccio 21.265 201 -4.461 71 10.588 8.578 6.181 4.725 6.045 47.148 53.193

Eboli 37.173 943 -6.397 852 2.017 4.725 6.199 4.874 19.630 50.386 70.016 Tabella 10.12
Pontecagnano
Stima del carico inquinante delle
24.210 440 -2.836 -323 1.361 2.245 4.031 3.438 25.972 32.566 58.538 acque reflue in termini di abitanti
Faiano
equivalenti nei comuni della costa
Salerno 132.790 5.118 -1.610 6.140 1.184 12.992 26.842 18.318 68.770 201.774 270.544
salernitana (Fonte: Istat)

Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Tipo di
Comune Corpo Recettore residente al equivalenti equivalenti della
Impianto
2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque
Acque superficiali
(fiume Tusciano)
Acque superficiali
(canale Santa
Biologico a Chiarella affluente
Battipaglia 50.769 158.215 312.000 100
fanghi attivi fiume Tusciano)
Acque superficiali
(canale Santa
Chiarella affluente
fiume Tusciano)
Biologico a Condotta
Capaccio 21.265 53.193 175.000 100
fanghi attivi sottomarina
Biologico a Acque superficiali
Eboli 37.173 70.016 27.523 39
fanghi attivi (torrente Telegro)
Pontecagnano Tabella 10.13
24.210 58.538 0 Stima del grado di efficienza della
Faiano
depurazione delle acque nei comuni
Biologico a Acque superficiali della costa salernitana (rielaborazione
Salerno 132.790 270.544 700.000 100
fanghi attivi (fiume Picentino) Arpac su dati Istat)

Infine l’ambito territoriale del Cilento, interessata da consistenti insediamen-


la cui rete idrografica è fortemente ra- ti turistici, di tipo alberghiero ed extra-
mificata e si concentra a valle in pochi alberghiero e dagli incrementi demo-
e brevi corsi d’acqua che sfociano a grafici stagionali propri della stagione
mare in modeste pianure alluviona- balneare.
li (l’Alento, il Lambro, il Mingardo e il La qualità delle acque superficiali è
Bussento) e la relativa fascia costiera è certamente migliore rispetto a buo-
costituita i tratti di costa alta, tra i quali na parte della Campania; gli stati di
si aprono generalmente piccole pianu- sofferenza, generalmente circoscritti
re alluvionali con tratti sabbiosi. alle foci dei corsi d’acqua, sono dovu-
Gli insediamenti abitati sono nume- ti all’assenza o all’inadeguatezza degli
rosi e fittamente distribuiti sul ter- impianti di depurazione, spesso di di-
ritorio, ma si tratta quasi sempre di mensioni estremamente ridotte, che
piccoli centri che raramente superano escludono ogni possibilità di gestione
la dimensione dei 5.000 abitanti, inte- industriale. Non esistono ancora, pra-
ressati sempre, tranne che per alcuni ticamente in tutto il Cilento, sistemi di
centri costieri, da un decremento de- trattamento di livello comprensoria-
mografico che procede ininterrotto fin le mentre sono ancora diffusi piccoli
dalla metà del secolo scorso. Non esi- impianti a servizio di singole frazioni
stono insediamenti produttivi e com- della consistenza di poche centinaia di
merciali di rilievo. Anche qui la costa è abitanti.

263
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Posti letto Abitanti in Abitanti
Popolazione Piccola,
Popolazione Popolazione Lavoratori alberghi, seconde equivalenti Abitanti
presente Ristoranti Micro media e
Comune residente in case e studenti campeggi case (non totali equivalenti
non e bar industria grande
nel 2006 sparse pendolari e alloggi destinate urbani totali (Aet)
residente industria
per turisti a turisti) (Aetu)
Agropoli 20.307 325 -1.010 62 1.058 10.317 5.000 14.511 6.133 50.570 56.703
Ascea 5.646 208 -343 -125 5.318 7.867 1.447 2.812 188 22.830 23.018
Camerota 7.187 119 -208 -116 13.562 6.230 2.206 1.685 0 30.665 30.665
Casal Velino 4.882 147 -558 -111 1.308 5.821 1.265 3.839 3.085 16.593 19.678
Castellabate 7.862 184 -1.204 -104 5.148 7.891 2.328 944 1.951 23.049 25.000
Centola 4.845 43 -469 -27 5.918 5.087 2.035 821 43 18.253 18.296
Ispani 1.009 39 -57 -56 1.586 2.134 158 52 0 4.865 4.865
Montecorice 2.528 89 -117 -70 414 5.924 514 1.857 2.971 11.139 14.110
Pisciotta 2.906 90 -883 -47 2.947 2.011 871 1.584 51 9.479 9.530
Pollica 2.547 50 -575 -21 2.074 2.668 1.306 3.292 0 11.341 11.341
San Giovanni
3.852 109 -159 -58 1.109 4.487 1.171 518 0 11.029 11.029
a Piro
San Mauro
966 23 -159 -37 1.193 1.610 89 6.403 0 10.088 10.088
Cilento
Tabella 10.14
Stima del carico inquinante delle Santa Marina 3.153 33 -461 -74 489 3.022 945 578 14 7.685 7.699
acque reflue in termini di abitanti Sapri 7.049 256 -96 555 556 1.778 2.105 1.466 172 13.669 13.841
equivalenti nei comuni della costa Vibonati 3.135 51 -577 -150 4.413 2.985 750 3.608 12 14.215 14.227
cilentana (Fonte: Istat)

Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Comune Tipo di Impianto Corpo Recettore residente al equivalenti equivalenti della
2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque
Agropoli Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 20.307 56.703 - 0
Ascea Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 5.646 23.018 37.000 100
Camerota - - 7.187 30.665 - 0
Condotta sottomarina
Acque superficiali
Casal Velino Biologico a fanghi attivi (canale di bonifica) 4.882 19.678 15.000 39
Acque superficiali
(Vallone)
Acque superficiali
Castellabate Biologico a fanghi attivi 7.862 25.000 49.000 39
(rivo Arena)
Acque superficiali
Centola Biologico a fanghi attivi (fiume Lambro e 4.845 18.296 10.700 58
Mingardo)
Ispani Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 1.009 4.865 8.000 100
Acque superficiali
(rivo Roviscelli)
Condotta sottomarina
Acque superficiali
Montecorice Biologico a fanghi attivi (rivo Arena) 2.528 14.110 2.150 39
Acque superficiali
(torrente Gioia)
Acque superficiali
(torrente Parula)

Acque superficiali
(torrente Santa
Pisciotta Biologico a fanghi attivi 2.906 9.530 8.500 89
Caterina,San Macario
e Fiumicello

Pollica Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 2.547 11.341 15.000 100
Vasca di decantazione Condotta sottomarina
San
Giovanni a Acque superficiali 3.852 11.029 2.900 39
Piro Biologico a fanghi attivi (fiume
Tanagro
San Mauro
966 10.088 0
Cilento
Santa Condotta sottomarina
Tabella 10.15 Biologico a fanghi attivi 3.153 7.699 9.362 39
Marina Acque superficiali
Stima del grado di efficienza della
depurazione delle acque nei comuni Sapri Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 7.049 13.841 11.000 79
della costa salernitana (rielaborazione Vibonati Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 3.135 14.227 3.000 21
Arpac su dati Istat)

264
CAPITOLO 10 - Acqua

Le attività di monitoraggio di
fitoplancton potenzialmente tossico
Negli ultimi anni si sono verificati in ro sull’argomento “alghe tossiche”, or-
tutto il mondo eventi di proliferazione ganizzando un percorso formativo per
delle microalghe marine, con altera- il personale delle Arpa costiere, ema-
zioni ambientali e danni anche gravi nando, nel luglio 2007, le linee guida
all’ecosistema. Dal punto di vista sani- per campionamento e analisi della
tario, la rilevanza del fenomeno risie- Ostreopsis ovata3. (3) Fioriture algali di Ostreopsis ovata
lungo le coste italiane, Apat 2007
de nella capacità di alcune microalghe La Giunta regionale Campania ha pron-
di produrre tossine che possono ac- tamente avviato, nell’estate del 2007,
cumularsi in molluschi e altri prodotti il progetto “Monitoraggio Ostreopsis
ittici abitualmente consumati dall’uo- ovata litorale costiero regione Campa-
mo. nia” individuando come capofila Arpac
I litorali italiani (in particolare in Li- e suddividendo così le attività:
guria, Lazio, Sicilia, Puglia), nei perio- • Arpac effettua prelievi di campioni
di estivi degli ultimi anni (dal 2004 al di acqua nei punti della rete di mo-
2007), sono stati interessati da eventi nitoraggio per i controlli della bal-
di fioritura di microalghe tossiche, da neazione (DPR n. 470/1982). Su
attribuire sopratutto alla microalga tali campioni si eseguono le analisi
bentonica Ostreopsis ovata. La tossici- quali-quantitative del fitoplancton
tà di tale microalga è determinata dal- • la Stazione zoologica di Napoli
la produzione di una tossina ad azione “Anton Dohrn” preleva campioni
emolitica analoga della palitossina e di macroalghe in circa 43 punti,
si è palesata con disturbi respiratori identificandole e determinando
da attribuire, con buona probabilità, le microalghe epifite separate e
a inalazione di aerosol contenente fissate in formalina, secondo le
frammenti di cellule di alghe marine procedure indicate dalle linee gui-
e/o tossine. da; inoltre, negli stessi siti preleva
Ostreopsis ovata (ordine Gonyaulaca- campioni di plancton e organi-
les, famiglia Ostreopsidaceae), la più smi marini (ricci, patelle, granchi
piccola specie del genere (47-55 μm e cozze) per le successive analisi
x 27-35 μm), generalmente epifitica- di tossicità; su campioni di acqua
bentonica, è costituita da una cellula effettua le analisi dei nutrienti se-
ovale, quasi a forma di goccia. L’epite- guendo i metodi standard
ca e l’ipoteca hanno dimensioni simili, • il Dipartimento di chimica delle
sono sottili e ricche di pori sparsi (Fu- sostanze naturali dell’Università
kuio, 1981). Dal punto di vista ecologi- Federico II di Napoli effettua ana-
co Ostreopsis ovata è distribuita in baie lisi chimiche delle tossine sulla
protette dell’Oceano Pacifico (Fukuio, frazione cellulare e quella acquosa
1981), nelle regioni caraibiche, ma si dei campioni prelevati, utilizzando
può ritrovare anche in zone temperate metodiche di cromatografia liqui-
quali il mar Mediterraneo (Tognetto et da - spettrometria di massa (LC -
al., 1995), soprattutto nelle aree ripa- MS). Gli stessi metodi sono appli-
rate a scarso ricambio d’acqua. cati a matrici animali che risultino
La severità delle problematiche legate positive ai test di tossicità
alla presenza di Ostreopsis ovata ha • le analisi di tossicità sono eseguite
portato all’emanazione di linee guida dall’Istituto zooprofilattico speri-
da parte del Ministero della salute2. mentale del mezzogiorno (Izsm) (2) Linee guida Ministero della salute,
24 maggio 2007
Inoltre, il Ministero dell’ambiente e attraverso i saggi biotossicologici.
della tutela del territorio e del mare Per i campioni di microalghe è sta-
ha attivato con Apat una linea di lavo- to messo a punto un metodo ad

265
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
hoc, mentre sulle diverse matrici velli tali da rappresentare un possibile
animali sono utilizzate le metodi- rischio per la salute umana.
che ufficiali previste per il control- Le informazioni raccolte nei primi due
lo degli alimenti di origine marina. anni di monitoraggio hanno deter-
Il monitoraggio è proseguito nel 2008 minato l’approvazione, in data 31 di-
con un sistema di sorveglianza artico- cembre 2008, da parte della Regione
lato sulle seguenti tipologie di indagi- Campania, del “Piano di monitoraggio
ne: annuale sulla presenza di Ostreopsis
• indagine visiva sulla presenza di ovata nel litorale costiero campano”
schiuma e aggregati mucillaginosi per il contenimento del rischio conse-
in superficie su tutta la costa re- guente a eventuali eventi di fioritura
gionale di Ostreopsis ovata, che a partire dal
• indagine visiva in immersioni su- 2009, avrà cadenza annuale. Con de-
bacquee sulla presenza di biofilm creto dirigenziale n. 62 del 27/07/2007
su macroalghe o altro substrato, è stato costituito, presso l’Assessorato
(4) Area generale di coordinamento presenza di organismi bentonici alla sanità4, il Gruppo di coordinamen-
Assistenza sanitaria
sofferenti to regionale per la gestione del rischio
• indagini analitiche sulla presen- conseguente alla presenza di Ostreop-
za/assenza di Ostreopsis ovata in sis ovata. Il gruppo è formato da:
campioni di acqua e di macroalghe • Assessorato alla sanità
raccolti in specifiche stazioni • Agenzia regionale protezione am-
• indagini tossicologiche e chimiche bientale Campania
quali/quantitative su organismi • Dipartimento di chimica delle so-
eduli raccolti in aree in cui si è evi- stanze naturali dell’Università de-
denziata proliferazione di Ostre- gli Studi di Napoli “Federico II”
opsis ovata • Istituto zooprofilattico sperimen-
• raccolta di dati geomorfologici, tale del mezzogiorno
idromorfologici, biologici, fisici e • Osservatorio regionale per la sicu-
chimici delle aree indagate al fine rezza alimentare
di comprendere le possibili condi- • Stazione zoologica di Napoli “An-
zioni di sviluppo di eventuali fiori- ton Dorhn”.
ture Tale gruppo di coordinamento assolve
• isolamento e caratterizzazione i seguenti compiti:
strutturale delle tossine elaborate • elaborazione, organizzazione, at-
da Ostreopsis ovata tuazione del piano di monitorag-
• realizzazione di procedure chiare gio e di emergenza
e tempestive per allertare gli enti • miglioramento dello stato delle
preposti alla salvaguardia dell’am- conoscenze sulla biologia, distri-
biente e della salute. buzione e tossicità della microalga
A seguito di tali attività si è riscontrata in questione e adattamento del
lungo le coste campane, a eccezione piano a tali conoscenze
dei litorali sabbiosi, la presenza diffusa • consulenza tecnica e supporto de-
della microalga Ostreopsis ovata, ac- cisionale
compagnata peraltro da produzione di • raccordo con il gruppo di coordi-
tossine accumulate in animali utilizzati namento nazionale.
a scopo alimentare (ricci e mitili), a li-

Il monitoraggio 2007
Nel corso del 2007, Arpac ha prelevato della flora e della fauna e dei fondali
campioni di acqua di mare, macroal- nelle aree in cui le analisi di laborato-
ghe, animali marini e ha eseguito so- rio segnalavano la presenza di Ostre-
pralluoghi - sia in superficie che subac- opsis ovata. In particolare, nel mese di
quei - per accertare lo stato dei luoghi, agosto, sono state campionate tutte le

266
CAPITOLO 10 - Acqua
367 stazioni appartenenti alla rete di Tutti gli altri campioni analizzati sono
monitoraggio per i controlli sulle ac- risultati negativi alla ricerca di Ostre-
que di balneazione delle province di opsis ovata, Coolia monotis, Dinophy-
Caserta, Napoli e Salerno. Sono state sis spp. e Prorocentrum lima.
eseguite analisi quali-quantitative del Agosto 2007. Sono stati campionati
fitoplancton per verificare la presen- e analizzati 367 campioni di acqua di
za o meno sia della specie Ostreopsis mare tra le province di Caserta, Napoli
ovata, sia delle specie Coolia monotis, e Salerno per la ricerca di Ostreopsis
Dinophysis spp. e Prorocentrum lima, ovata, Coolia monotis, Dinophysis spp.
anch’esse specie potenzialmente tossi- e Prorocentrum lima. Oltre a verifica-
che. Oltre alla valutazione di presenza/ re la presenza/assenza di tali specie è
assenza di tali microalghe potenzial- stata effettuata, su ciascun campione,
mente tossiche, si è provveduto anche l’analisi qualitativa del fitoplancton.
alla determinazione della lista comple- Provincia di Caserta. Sono stati cam-
ta delle specie fitoplanctoniche. Tale pionati e analizzati 46 campioni di ac-
approfondimento è stato finalizzato qua di mare. Tutti i campioni analizzati
all’ottenimento di informazioni sulle sono risultati negativi alla ricerca di
specie normalmente presenti sulle no- Ostreopsis ovata, Coolia monotis, Di-
stre coste nei mesi estivi, nonché per nophysis spp. e Prorocentrum lima.
individuare possibili associazioni, ove Provincia di Napoli. Sono stati cam-
presenti, di alghe da utilizzare quali pionati e analizzati 167 campioni di
indicatori della presenza di Ostreopsis acqua di mare, di cui 14 presentano
ovata. Di seguito sono riportati i risul- la Ostreopsis ovata. Tutti gli altri cam-
tati di tale monitoraggio. pioni analizzati sono risultati negativi
Maggio 2007 - provincia di Napoli. alla ricerca di Ostreopsis ovata, Coolia
Sono stati campionati e analizzati 167 monotis, Dinophysis spp. e Prorocen-
campioni di acqua di mare. I campioni trum lima.
analizzati sono risultati tutti negativi Provincia di Salerno. Sono stati cam-
alla ricerca di Ostreopsis ovata, Coolia pionati e analizzati 152 campioni di
monotis, Dinophysis spp. e Prorocen- acqua di mare di cui 11 campioni
trum lima. presentano l’Ostreopsis ovata. In un
Giugno 2007 - provincia di Napoli. unico caso relativo al comune di Ca-
Sono stati campionati e analizzati 51 merota (punto di prelievo 122) è stata
campioni di acqua di mare. Nel cam- ritrovata la Prorocentrum lima. Tutti gli
pione di acqua di mare identificato con altri campioni analizzati sono risultati
il numero 142 - comune di Casamiccio- negativi alla ricerca di Coolia monotis
la, Pio Monte della Misericordia, pre- e Dinophysis spp..
levato il 29/06/2007 - è stata ritrovata A seguito dell’attività svolta nel 2007 si
Ostreopsis ovata in concentrazione di è concluso che:
14.681 cellule/litro. Tutti gli altri cam- • Ostreopsis ovata è diffusa in quasi
pioni sono risultati negativi alla ricerca tutti i siti della regione esplorati, a
di Ostreopsis ovata, Coolia monotis, eccezione dei litorali sabbiosi
Dinophysis spp. e Prorocentrum lima. • nei siti campionati in date diverse,
Luglio 2007 - provincia di Napoli. Sono Ostreopsis ovata ha raggiunto le
stati campionati e analizzati 173 cam- concentrazioni massime nei mesi
pioni di acqua di mare e 6 campioni di di luglio e agosto
macroalghe per la ricerca di fitoplan- • l’abbondanza della specie appare
cton bentonico. Il numero di campioni molto variabile fra siti anche mol-
in cui è stata ritrovata Ostreopsis ova- to vicini e in relazione alle specie
ta è pari a quattro, per quanto riguar- di macroalghe colonizzate
da l’acqua di mare. Anche l’analisi del • negli stessi siti dove si riscontrano
fitoplancton bentonico ha determina- le più alte concentrazioni della mi-
to quattro campioni di macroalga con croalga si misurano anche le con-
esito positivo. centrazioni più elevate di tossine

267
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
(ovatossina e palitossina) • gli animali (ricci e mitili) nei siti a
• in nessun sito sono state rilevati più alte concentrazioni di micro-
strati o flocculi mucillaginosi, né alghe sono risultati tossici al test
concentrazioni elevate della mi- del topo e la presenza di tossine di
croalga nell’acqua di mare che tipo palitossinico nei loro tessuti
potessero preludere a fenomeni organici è stata confermata dalle
dannosi per la salute umana, per indagini chimiche. Le concentra-
contatto con acqua di mare o ina- zione di tossine misurate in alcuni
lazione da aerosol campioni sono risultate elevate e
• non si può escludere, tuttavia, che superiori ai limiti di tollerabilità
i fenomeni suddetti si possano ve- per le palitossine5, pari a 100-200
(5) Così come definiti in “1st Meeting rificare in siti specifici non campio- microgrammi/chilogrammo di ali-
of Working Group on Palytoxins” in- nati, ovvero in condizioni meteo- mento.
detto dal Community Reference Labo-
ratory for Marine Biotoxins marine particolari

Il monitoraggio 2008
L’attività di monitoraggio dell’ Ostreop- 470/1982 (tabella 10.16). Durante l’in-
sis ovata nel 2008 è stata strutturata in tero periodo di attività, il personale a
due livelli di indagine. bordo dei battelli ha provveduto a una
Monitoraggio di routine. Il primo livel- sorveglianza visiva, contestualmente
lo di indagine è esteso al periodo com- ai controlli della balneazione, rilevan-
preso tra l’inizio di luglio e la prima do la presenza di schiume superficiali,
quindicina di settembre, con frequen- opalescenza delle acque e colorazione,
za quindicinale, sulla matrice acqua e materiale di consistenza gelatinosa in
macroalghe. sospensione e aggregati mucillaginosi.
I prelievi della matrice “acqua” sono I campioni di acqua sono stati analiz-
stati eseguiti in circa 100 punti del- zati presso il laboratorio specializza-
la rete di monitoraggio per i controlli to “Progetto Mare” del dipartimento
della qualità delle acque di balneazio- provinciale Arpac di Napoli.
ne, svolti da Arpac ai fini del DPR n.

Piano di Frequenza
Matrice Parametri analizzati
campionamento campionamento
Un campione a Verifica presenza/assenza di Ostreopsis
circa 30 cm dalla ovata, Prorocentrum lima, Coolia monotis e di
Acqua superficie per ogni Quindicinale eventuale altro fitoplancton potenzialmente
stazione su circa 100 tossico
punti Rilievo dei dati meteomarini
Verifica presenza/assenza di Ostreopsis
Nella stazione in
ovata, Prorocentrum lima, Coolia
corrispondenza di
monotis e di eventuale altro fitoplancton
una batimetrica
potenzialmente tossico sia per il campione di
compresa tra 0 e
acqua che di macroalga. Quantificazione in
5 metri, prelievo
Macroalghe Quindicinale cell/l di Ostreopsis ovata
di un campione di
macroalga e uno di Rilievo dei dati meteomarini
acqua in prossimità
Profili con sonda multiparametrica: O2
della macroalga
disciolto, pH, salinità, temperatura, clorofilla
campionata
“a” e torbidità
Nella stazione in Analisi quali/quantitativa della tossina
corrispondenza di accumulata in tali organismi
una batimetrica
Organismi
compresa tra 0 e Quindicinale
marini eduli Test di tossicità attraverso saggi
Tabella 10.16 5 metri, prelievo
di campioni di biotossicologici
Ostreopsis ovata: modalità
monitoraggio di routine organismi marini

268
CAPITOLO 10 - Acqua
I prelievi per la matrice “macroalghe” dante presenza di Ostreopsis ovata,
sono stati eseguiti in 30 punti indi- se ne darà immediata comunicazione
viduati sulla base delle conoscenze all’Izsm per permettere il conseguente
acquisite nel programma del 2007 prelievo di pesci, per ulteriori analisi.
(tabella 10.16). In tali punti, nel corso I risultati delle analisi del 2008 sono
di specifiche missioni con immersioni riportati di seguito.
subacquee, si prelevano campioni di Luglio 2008 - provincia di Napoli. Sono
macroalghe appartenenti a un nume- stati campionati e analizzati 116 cam-
ro limitato e ben definito di specie, pioni di acqua di mare. I campioni sono
individuate sulla base dell’esperienza risultati tutti negativi alla ricerca di Co-
del precedente monitoraggio. olia monotis, mentre su 34 campioni è
I risultati analitici relativi alla presen- stata rilevata la presenza di Ostreopsis
za e alla quantificazione di Ostreopsis ovata a diverse concentrazioni.
ovata nei campioni di acqua sono stati Luglio 2008 - provincia di Salerno.
resi disponibili entro 72 ore lavorative Sono stati analizzati 74 campioni di
dal prelievo. acqua di mare. Sono risultati positivi
In circa sette stazioni, individuate sul- 14 campioni per Coolia monotis, men-
la base delle conoscenze acquisite nel tre su 10 campioni è stata rilevata la
programma del 2007, sono stati prele- presenza di Ostreopsis ovata a diverse
vati campioni di organismi marini eduli concentrazioni.
(ricci, mitili) adatti al consumo umano, Agosto 2008 - provincia di Napoli.
per le analisi quali/quantitative della Sono stati analizzati 147 campioni di
tossina e per le analisi tossicologiche acqua di mare.
(tabella 10.16). I campioni sono risultati tutti negativi
Monitoraggio di allerta. Il secondo alla ricerca di Coolia monotis, men-
livello d’indagine scatta quando si ri- tre su 26 campioni è stata rilevata la
scontrano sulla matrice acqua, in uno presenza di Ostreopsis ovata a diverse
o più punti sorvegliati, presenza di mi- concentrazioni.
croalghe tossiche con concentrazioni ≥ Agosto 2008 - provincia di Salerno.
10.000 cellule/litro, quale valore guida Sono stati analizzati 74 campioni di
associato a casi di malessere, come in- acqua di mare. I campioni sono risul-
dicato nelle Linee guida del Ministero tati tutti negativi alla ricerca di Coolia
della salute del 24 maggio 2007. monotis, mentre su 8 campioni è stata
Il secondo livello d’indagine scatta an- rilevata la presenza di Ostreopsis ova-
che nel caso in cui, durante le ispezioni ta a diverse concentrazioni
subacquee, sono rilevate condizioni di Settembre 2008 - provincia di Napoli.
sofferenza dell’ecosistema, come di- Sono stati campionati e analizzati 92
stacco di patelle dagli scogli, ricci che campioni di acqua di mare. I campioni
presentano perdita di aculei, presenza analizzati sono risultati tutti negativi
di biofilm. alla ricerca di Coolia monotis, mentre
Nei casi in cui si verifichi una condizio- su 8 campioni è stata rilevata la pre-
ne di allerta, si provvede a darne tem- senza di Ostreopsis ovata a diverse
pestiva comunicazione a mezzo mail o concentrazioni.
telefonico all’Assessorato alla sanità, Settembre 2008 - provincia di Saler-
nonché all’Osservatorio regionale per no. Sono stati campionati e analizzati
la sicurezza alimentare. In aggiunta, si 2 campioni di acqua di mare. I campio-
prelevano organismi marini eduli (ric- ni analizzati sono risultati tutti negativi
ci, mitili, crostacei e altri molluschi) alla ricerca di Ostreopsis ovata e Coo-
che sono inviati all’Izsm per i saggi tos- lia monotis.
sicologici e al dipartimento di chimica Nella matrice macroalghe non è sta-
delle sostanze naturali per le analisi ta mai riscontrata una presenza ab-
quali/quantitativa delle tossine. Nel bondante di Ostreopsis ovata, tale da
caso in cui, invece, viene riscontrata dover allertare l’Izsm per il prelievo di
nella matrice macroalghe un’abbon- pesci.

269
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Nel corso del 2008 il livello di allerta è nell’aerosol, le proliferazioni di micro-
scattato per un solo punto nella pro- alghe tossiche del genere Ostreopsis
vincia di Salerno, nel mese di luglio, rappresentano un rischio reale per le
avendo riscontrato sulla matrice ac- attività turistiche e per la salute uma-
qua una concentrazione di Ostreopsis na nell’area campana. L’assenza di
ovata superiore alle 10.000 cellule/ fenomeni eclatanti è probabilmente
(6) Valore indicato, nelle “Linee litro6: la concentrazione di Ostreopsis imputabile a condizioni meteo-marine
guida del Ministero della salute” ovata nel punto 29 del comune di Vie- favorevoli, con ricambi frequenti del-
(24/05/2007) come valore guida asso-
ciato a casi di malessere tri sul Mare, infatti, è stata di 150.000 le acque costiere del golfo di Napoli,
cellule/litro. che potrebbe tuttavia non verificarsi
Come da procedura, entro le 72 ore in zone particolarmente recluse e sog-
dal prelievo è stata data comunicazio- gette a scarso ricambio idrico, ovvero
ne all’Assessorato alla sanità. Inoltre, in condizioni di rallentata circolazione
in questo punto sono stati intensifica- idrografica che potrebbero venire a
ti i campionamenti, in modo da poter crearsi a seguito di condizioni meteo-
controllare l’evoluzione del fenomeno; rologiche/idrografiche particolari. Del
sono stati inoltre prelevati campioni di tutto aperto resta, invece, il discorso
acqua per le successive analisi sui nu- sul rischio di trasferimento della tos-
trienti, da integrare con parametri già sina nella rete trofica che richiede al
analizzati nel monitoraggio di routine. momento un’attenzione particolare,
Le attività svolte nel biennio 2007- poiché è stata verificata la contamina-
2008 indicano che, sebbene non si zione di animali non coltivati che tutta-
siano a tutt ’oggi manifestati effetti via vengono comunemente consumati
negativi sui bagnanti per il rilascio nell’area campana.
di tossine microalgali nell’acqua e

Il potenziamento del monitoraggio


dell’ambiente marino costiero e
lacustre della Campania
Il raggiungimento e mantenimento di n. 152/2006 e smi, la revisione della
standard di qualità delle acque marine rete di monitoraggio delle acque de-
e dei sedimenti ai fini della conserva- stinate alla molluschicoltura (D.Lgs.
zione e dello sfruttamento ecocom- n. 152/2006 acque a specifica desti-
patibile della fascia marina costiera, nazione d’uso), la gestione e l’aggior-
passano attraverso l’attuazione di un namento della rete di controllo delle
puntuale programma di monitoraggio, acque destinate alla balneazione (DPR
con la finalità di vigilare e controllare le n. 470/1982 e smi) e, più in generale,
coste e i fattori di pressione antropo- la creazione di una struttura capace, in
genici e naturali che incidono, in modo piena autonomia tecnica - operativa,
significativo, sulla qualità dell’ambien- di effettuare i controlli e il monitorag-
te marino. gio ai fini della tutela dell’ambiente
Arpac si è posta come obiettivo la rea- marino.
lizzazione di un sistema di monitorag- Per il raggiungimento degli obiettivi
gio delle acque marine della Campa- sopraesposti, diventa indispensabile
nia, in grado di assicurare la creazione la presenza di un battello laboratorio
della rete di monitoraggio delle acque che garantisca il campionamento del-
marine per raccogliere dati sufficienti le differenti matrici e l’acquisizione,
al raggiungimento della classificazione attraverso sonde multiparametriche o
dello stato trofico ai sensi del D.Lgs. specifici sensori, di dati chimici, fisici,
270
CAPITOLO 10 - Acqua
biologici e meteorologici; inoltre, per le attività previste dal “Programma di
assicurare una efficiente e veloce ope- monitoraggio dell’ambiente marino
ratività risulta indispensabile l’acquisi- costiero della Campania”, dal “Piano
zione di battelli minori in grado di rag- di monitoraggio annuale sulla presen-
giungere rapidamente ogni zona della za di Ostreopsis ovata nel litorale co-
costa regionale. stiero campano”; inoltre, ai fini della
Grazie ai fondi strutturali del POR tutela dell’ambiente marino effettua
2000/20067, nel mese di gennaio 2008 indagini conoscitive per la conserva- (7) Asse 1 Risorse naturali, Misura 1.1
“Realizzazione del sistema regionale
l’Agenzia è entrata in possesso del bat- zione o istituzione di parchi e riserve di monitoraggio ambientale”
tello oceanografico “Helios”, mentre marine, controlli sulle acque immesse
successivamente, nel maggio 2008, in mare attraverso condotte sottoma-
sono stati consegnati ad Arpac i sei rine di impianti di depurazione, con-
battelli acquisiti con fondi agenziali. trolli su impianti di acquacoltura of-
Una tale dotazione di mezzi nautici fshore, controlli su dragaggi portuali,
non ha precedenti in altre realtà regio- movimentazione di sedimenti marini,
nali italiane, costituendo un vanto per posa in opera di scogliere e barriere
la nostra Agenzia, che oggi ha raggiun- frangiflutti, posa in opera e controlli
to - con l’acquisizione dei mezzi nauti- di condotte e cavi sottomarini, inda-
ci, della strumentazione oceanografica gini per lo studio dell’erosione costie-
e delle attrezzature di avanguardia di ra, controlli e indagini su sversamenti
bordo e di un gruppo di tecnici specia- di idrocarburi in mare e inquinanti in
lizzati - l’importante obiettivo di avere genere, sopralluoghi, controlli e rilievi
una struttura in grado di svolgere tut- subacquei con georeferenziazione di
te le attività previste dai programmi di eventuali danni biologici e ambientali
monitoraggio marino regionali, mini- in genere, anche in ausilio alle forze
steriali ed europei. dell’ordine.
In particolare, Arpac è impegnata nel-

Battello Oceanografico “Helios”


Il battello oceanografico costituisce, multiparametriche e sonar a scansione
oltre che un vettore atto al trasporto, laterale); un arco poppiero movibile è
sui siti da monitorare, di operatori e asservito ai due verricelli per l’alaggio
di attrezzature di prelievo e misura, e varo della strumentazione; il locale
anche un sistema complesso in grado timoneria e laboratorio è diviso ideal-
di compiere in autonomia operazioni mente in due aree; da un lato, in ap-
strumentali oceanografiche e analiti- posito armadio rack, sono presenti le
che, nonché attività di elaborazione unità di superficie per l’interfaccia alla
dati. A bordo sono installate le attrez- strumentazione elettronica e sul piano
zature necessarie per garantire ampie di lavoro i computer per l’acquisizione
capacità operative: a prua della cabina dei dati, dall’altro lato è presente una
è installata una gru in grado di movi- cappa chimica per maneggiare in sicu-
mentare strumentazione pesante per i rezza i fissativi per il pretrattamento e
prelievi di sedimenti marini su fondali la conservazione dei campioni prele-
fino a circa 100 metri (carotieri a gravi- vati.
tà e benne) e per movimentare il bat- Questo battello ha ottenuto la certifi-
tello di servizio; sul ponte a poppa è cazione di classe da parte del Bureau
presente un verricello con 1.000 metri Veritas, che ne ha seguito la realiz-
di cavo di acciaio per prelievi di sedi- zazione in tutte le sue parti; inoltre,
menti su alti fondali; un secondo verri- considerata la particolare tipologia di
cello con 1.000 metri di cavo coassiale attività che include studi in aree di par-
armato e con contatti striscianti con- ticolare tutela come parchi e riserve
sente l’utilizzo di strumentazione oce- marine, Arpac ha ritenuto opportuno
anografica di tipo elettronico (sonde adottare tutti gli accorgimenti tecni-

271
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ci per limitare al massimo l’impatto quinanti in mare e in atmosfera e non
sull’ambiente e ha richiesto all’ente di risulta, ad oggi, rilasciata ad alcun bat-
classifica anche la certificazione Clean tello oceanografico in dotazione ad al-
Ship. Questa certificazione è conferita tre Arpa o istituti di ricerca, anche se è
a navi progettate, costruite e gestite sempre più vivo l’interesse sull’otteni-
in modo da controllare e limitare al mento di questo tipo di certificazioni.
massimo le emissioni di sostanze in-

Lunghezza fuori tutto (metri) 20,16

Larghezza fuori delle perpendicolari (metri) 5,95

Stazza lorda 47,74

Velocità di crociera (nodi) 18 in condizioni operative

Materiale di costruzione scafo lega leggera in alluminio

Motori di propulsione (n.) 2 da 588 Kw (Heavy Duty)

Generatori elettrici (n.) 2 generatori da 230V, 50 Hz, potenza 42 Kw

Carena monocarena V

Acqua potabile 1,4 t con dissalatore da 60 lt/h

Gasolio (litri) 6.600

Tabella 10.17 Trasporto tecnici (n.) 12


Caratteristiche principali del battello
oceanografico Helios Classificazione certificato di classe rilasciato dal Bureau Veritas e “Clean Ship”

Figura 10.24
Battello oceanografico Helios

Battelli minori
Si tratta di 3 battelli di lunghezza 26 su linea d’asse, che consente di ave-
piedi fuori tutto (7,88 metri) e di 3 bat- re una velocità di crociera di oltre 20
telli di lunghezza 34 piedi fuori tutto nodi. Sono operativi già dalla scorsa
(10,50 metri). Il materiale di costruzio- stagione balneare 2008.
ne degli scafi e delle sovrastrutture è Il loro impiego principale è legato alle
in vetroresina rinforzata, le imbarca- attività di controllo sulla qualità delle
zioni sono dotate di due motori diesel acque di balneazione lungo le coste

272
CAPITOLO 10 - Acqua
delle province di Caserta, Napoli e Sa- potenzialmente tossica, ha richiesto
lerno ai sensi del DPR n. 470/1982, ma un attento piano di sorveglianza che è
il loro utilizzo è risultato estremamen- stato possibile assicurare con i sei bat-
te utile per lo svolgimento delle atti- telli dislocati lungo tutta la costa re-
vità di controllo e sorveglianza sulle gionale, che sono in grado di fornire la
fioriture di Ostreopsis ovata. La diffu- necessaria operatività per raggiungere
sione di questa microalga bentonica, in tempi rapidi ogni punto della costa.

26 piedi 34 piedi

Lunghezza (metri) 7,88 10,50

Larghezza (metri) 2,64 3,26

Altezza della nave al ponte di stazza (metri) 1,15 1,35

Stazza lorda nazionale 6,30 14,11

Potenza massima dei motori di propulsione (kW) 192x2 398x2 Tabella 10.18
Caratteristiche principali dei battelli
Persone trasportabili (n.) 7 7
minori

Figura 10.25
Battello oceanografico Helios

Acque di balneazione
Il controllo della qualità delle acque torrenti e scarichi diretti) e non, condi-
di balneazione rientra tra i compiti zionano infatti il grado qualitativo del-
istituzionali delle Agenzie di protezio- le acque di balneazione.
ne ambientale, e viene effettuato allo Attraverso la valutazione igienico-sa-
scopo di tutelare la salute umana e nitaria delle acque adibite alla balne-
di garantire la conoscenza sullo stato azione è possibile l’analisi temporale e
della risorsa mare influenzata da tut- spaziale dei parametri e delle informa-
ti quei parametri che sono funzione zioni utili per la gestione sostenibile
della pressione antropica. L’urbanizza- della fascia costiera e per la predispo-
zione, le attività industriali, turistiche, sizione di interventi mirati alla pro-
agricole e zootecniche, attraverso fon- tezione e alla valorizzazione dell’am-
ti di contaminazione puntiformi (fiumi, biente marino.
273
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La tutela delle acque marino-costiere La Direttiva Ue, tenendo conto degli
destinate alla balneazione è stata da sviluppi scientifico-tecnologici, delle
più di un ventennio disciplinata dal nuove strategie gestionali e degli stu-
DPR n. 470/1982 che, in attuazione di epidemiologici dell’Organizzazione
della Direttiva comunitaria n. 76/160/ mondiale della sanità, dispone nuove
CEE, stabilisce i criteri e le modalità di norme in materia di monitoraggio e
campionamento degli analiti da inda- classificazione della qualità delle ac-
gare su una rete prefissata di punti di que di balneazione e assicura una più
prelievo al fine di verificarne l’idoneità ampia partecipazione del pubblico. In
alle attività balneari. Tale decreto non Italia un primo recepimento si è avuto
(10) GU n. 163 del 16 luglio 2007 ha subito nessuna modifica sostanzia- con Il D.Lgs. n. 94/200710, che esclude
le fino alla emanazione della Legge n. dalla sorveglianza la determinazione
422 del 29 dicembre 2000 (l’articolo dell’ossigeno disciolto e, successiva-
18 detta criteri nuovi e più restrittivi mente e in maniera definitiva, con
(11) GU n. 155 del 4 luglio 2008 a tutela e miglioramento delle acque il D.Lgs. n. 116/200811 che, però, per
di balneazione) e del Decreto legge motivi tecnico-scientifici non è consi-
(8) GU n. 76 del 1 aprile 2003 n. 51 del 31 marzo 20038, convertito derato attuabile fin dalla prossima sta-
(9) GU n. 125 del 31 maggio 2003 in Legge n. 121 del 30 maggio 20039, gione balneare.
secondo cui i tratti di costa non balne- Le difficoltà di ottemperare al sud-
abili a inizio stagione balneare posso- detto decreto orientano le Regioni a
no ritenersi nuovamente idonei alla effettuare il monitoraggio per gli anni
balneazione a fronte di esito favorevo- 2009 e 2010 utilizzando ancora i criteri
le di due analisi da eseguire nel mese ai sensi del DPR n. 470/1982, in atte-
antecedente l’apertura della stagione sa che siano varati a livello comunita-
balneare. rio i documenti di riferimento. In ogni
Con l’emanazione della Diretti- caso, la valutazione d’idoneità terrà
va 2006/7/CE (GU n. 64 del 4 mar- conto soltanto dei parametri batterio-
zo 2006), che abroga la Direttiva n. logici previsti dal D.Lgs. n. 116/2008.
76/160/CEE e prevede, tra l’altro, Nel frattempo, si dovrà avviare tutta
l’integrazione con la Direttiva qua- una serie di azioni che garantisca la
dro sulle acque 2000/60/CE, recepita partecipazione al pubblico, così come
in Italia con il D.Lgs n. 152/06 (Testo impone la Direttiva europea 2006/7/
unico in materia ambientale), si per- CE, coinvolgendo le amministrazioni
viene a un aggiornamento gestionale comunali e divulgando con tempesti-
del sistema di sorveglianza delle ac- vità il grado d’inquinamento dei pun-
que di balneazione con la definizione ti monitorati. Le disposizioni di cui al
di metodologie basate sulla valutazio- DPR 470/82 cesseranno, in ogni caso,
(12) articolo 17 D.Lgs. n. 116/2008 ne integrata dei dati analitici di qualità di efficacia al 31 dicembre 201412.
delle acque e degli elementi di rischio.

PROVINCE LUNGHEZZA COSTA (Km) * PUNTI DI CAMPIONAMENTO


Caserta 45 46
Napoli 245 167
Salerno 222 154
Campania 512 367
* Le lunghezze di costa si riferiscono alla rielaborazione cartografica della linea di costa della regione Campania acquisita
Tabella 10.19 dal dipartimento tutela acque interne e marine (Ispra) nell’ambito delle attività previste dal Progetto Arpac “Sperimenta-
Acque di balneazione: numero punti zione della Direttiva europea e mappatura punti di prelievo” (DGR n. 591 del 20/04/2005, pubblicata su BURC n. 26 del
di campionamento 16/05/2005).

Il programma di sorveglianza della settembre da Arpac tramite le sue


qualità delle acque di balneazione in strutture - dipartimenti provinciali di
Campania viene effettuato, nel pe- Caserta, Napoli e Salerno - che prov-
riodo compreso fra il 1 aprile e il 30 vedono, continuando a seguire le in-

274
CAPITOLO 10 - Acqua
dicazioni del DPR n. 470/1982 e smi, I parametri batteriologici (coliformi
ai controlli, con cadenza quindicinale totali, coliformi fecali, streptococchi)
per un totale di 12 campioni routina- sono considerati indicatori di inqui-
ri ogni anno, per ciascuna stazione di namento fecale; salmonella e entero-
campionamento. Attualmente, la rete virus sono specifici patogeni indagati
di monitoraggio comprende 367 punti in particolari situazioni che facciano
di prelievo a mare distribuiti lungo il sospettare una loro eventuale presen-
litorale campano a distanza di circa 2 za; pH, fenoli, tensioattivi, oli minerali
chilometri per zone ad alta densità di sono essenzialmente indicatori di in-
balneazione; nella provincia di Caserta quinamento di origine industriale; i re-
le distanze minime tra due punti sono stanti 3 parametri, ossigeno disciolto,
di circa un chilometro. colorazione e trasparenza forniscono
Un mese dopo i primi controlli ha ini- indicazioni connesse ai processi eutro-
zio la stagione balneare, che si conclu- fici e ai problemi estetici delle acque
de al termine degli stessi. In tutti i pun- ma, in caso di proliferazione di alghe
ti fissati vengono ricercati i parametri produttrici di biotossine, potrebbero
microbiologici e chimico-fisici previsti anche pregiudicare l’aspetto igienico-
dalla normativa (tabella 10.20). sanitario.

PARAMETRI VALORI LIMITE PARAMETRI VALORI LIMITE

Coliformi totali/100 ml 2.000 Trasparenza (metri) 1


Assenza di pellicola visibile
Coliformi fecali/100 ml 100 Oli minerali (mg/l) alla superficie dellacqua e
assenza di odore=< 0,5
Sostanze tensioattive che
Assenza di schiuma
Streptococchi fecali/100 ml 100 reagiscono al blu di
persistente=< 0,5
metilene (mg/l)
Nessun odore specifico
Salmonelle/1 l 0 Fenoli (mg/l)
=< 0,05
Ossigeno disciolto
pH 6÷9 70÷120
(% saturazione O2 ) Tabella 10.20
Assenza di variazione Acque di balneazione: requisiti di
Colorazione Enterovirus (PFU/10 l)* 0
anormale del colore qualità DPR n. 470/1982

Per il giudizio di idoneità, ogni supe- (inondazioni, catastrofi naturali, con-


ramento del limite anche di un solo dizioni metereologiche particolari).
parametro di qualsiasi prelievo deter- L’individuazione delle zone idonee e
mina campionamenti suppletivi di ve- non idonee alla balneazione, a inizio
rifica, dettagliatamente esplicitati dal- stagione balneare, è effettuata ogni
la norma, in base ai quali si ribadisce anno, con il supporto di Arpac, dall’As-
l’idoneità o il divieto alla balneazione. sessorato regionale alla sanità, sulla
Pertanto, il punto è sottoposto a cin- base delle elaborazioni statistiche dei
que campionamenti suppletivi in gior- dati analitici relativi al monitoraggio
ni diversi e, se si verifica la non con- Arpac dell’anno precedente. Ciascun
formità di almeno due di essi, viene punto di campionamento risulta ido-
emessa ordinanza sindacale, a cura del neo alla balneazione quando le analisi
comune di pertinenza, di temporanea effettuate durante l’anno precedente
non idoneità. Inoltre, devono essere evidenziano conformità dei parametri
prelevati campioni nelle zone limitrofe batteriologici per l’80% dei campioni
al fine di delimitare l’area inquinata da prelevati e dei parametri chimici e fisici
sottoporre a eventuale divieto tempo- per il 90% dei campioni prelevati. Qua-
raneo di balneazione. Nell’espressione lora per i parametri “coliformi totali”
del giudizio non debbono essere con- e “coliformi fecali” vengano superati,
siderati i campioni non favorevoli se rispettivamente, i valori di 10.000/100
influenzati da circostanze particolari ml e 2.000/100 ml, la percentuale dei

275
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
campioni conformi è aumentata al la salute, al Ministero dell’ambiente e
95%. della tutela dei territorio e ad Arpac,
Le valutazioni di non idoneità vengono nonché alle amministrazioni comunali
trasmesse annualmente con delibera territorialmente competenti per l’ado-
regionale alle amministrazioni comu- zione dei provvedimenti amministra-
nali cui compete, a mezzo di ordinan- tivi previsti dalla Legge n. 121/2003,
za del sindaco e prima dell’inizio della relativi alle eventuali riammissioni e
stagione balneare, la delimitazione chiusure di tratti di costa, nel corso
delle zone non idonee alla balneazione della stagione balneare. Procede, inol-
ricadenti nel proprio territorio, non- tre, alla pubblicizzazione del provve-
ché l’apposizione di cartelli monitori e dimento sia attraverso il portale web
l’emissione o la revoca, nel corso della istituzionale (www.regione.campania.
stagione balneare, dei provvedimenti it), che con la pubblicazione sul Bollet-
di sospensione. L’Assessorato alla sani- tino ufficiale regionale. In tabella 10.21
tà della regione provvede alla trasmis- si riportano gli estremi delle delibera-
sione della suddetta deliberazione, zioni relative all’apertura delle stagioni
completa di allegati, al Ministero del- balneari dell’ultimo decennio.

Stagione balneare Delibera di riferimento


1999 DGR n. 1570 del 16/04/1999
2000 DGR n. 1963 del 22/03/2000
2001 DGR n. 1241 del 23/03/2001
2002 DGR n. 1123 del 25/03/2002
2003 DGR n. 1781 del 16/05/2003
2004 DGR n. 877 del 23/06/2004
2005 DGR n. 591 del 20/05/2005
Tabella 10.21 2006 DGR n. 2156 del 30/12/2005 e DGR n. 876 del 23/06/2006
DDG Campania emanate per
individuazione zone idonee e non 2007 DGR n. 436 del 16/03/2007
idonee alla balneazione (DPR n. 2008 DGR n. 481 del 21/03/2008
470/1982 articolo 4 comma 1
lettera B) 2009 DGR n. 2096 del 31/12/2008

Per l’informatizzazione e l’elabora- Comuni e riconosce alle regioni un


zione dei dati analitici determinanti i ruolo centrale nella gestione del con-
giudizi di balneabilità delle coste cam- trollo della qualità delle acque di bal-
pane si utilizza l’applicazione Intranet neazione.
Webbalneazione, che consente l’ac- L’impianto normativo vigente, in mate-
cesso al flusso informativo sanitario ria di qualità di acque di balneazione,
Ministero/Regione. L’Agenzia, inoltre, viene modificato sostanzialmente dal-
con l’intento di agevolare la visibilità la nuova Direttiva comunitaria 2006/7/
dello stato di contaminazione delle ac- CE che, con un approccio innovativo e
que costiere, ha provveduto alla gene- conforme alle più recenti politiche di
razione di un archivio storico del mo- gestione e programmazione ambien-
nitoraggio sulla qualità delle acque di tale, privilegia un monitoraggio di tipo
balneazione con la realizzazione di un integrato consentendo in tal modo di
atlante interattivo, navigabile on line intraprendere azioni atte a prevenire
sul sito web Arpac. l’esposizione dei bagnanti in acque
In definitiva, il DPR n. 470/1982, al fine inquinate non solo attraverso il moni-
di garantire il funzionamento del pro- toraggio, ma anche mediante misure
gramma di sorveglianza delle acque di gestione in grado di riconoscere e
destinate alla balneazione, individua, ridurre le possibili cause di inquina-
con ruoli e compiti diversi, le compe- mento.
tenze dello Stato, delle Regioni e dei Tale Direttiva rende più severi gli stan-

276
CAPITOLO 10 - Acqua
dard microbiologici ma riduce il nu- presentativi per ulteriori indagini.
mero di parametri da misurare. Essa La Direttiva Ue, quindi, contrariamen-
individua soltanto due indicatori di te a quella precedente, limitata alle at-
contaminazione fecale di provata ri- tività di monitoraggio, si pone l’obiet-
levanza sanitaria, Enterococchi fecali tivo di mettere in relazione lo stato di
ed Escherichia coli, ritenuti di maggio- qualità delle acque di balneazione con
re significatività per valutare il rischio le possibili fonti di contaminazione.
per la salute pubblica durante l’attività In sintesi le novità più rilevanti rispetto
balneare. Essi sostituiscono i parame- al DPR n. 470/1982 e smi sono:
tri finora utilizzati, lasciando un ruo- • valutazione di soli due parametri
lo aggiuntivo ad altri già presenti (oli batteriologici: Escherichia coli ed
minerali; pH, solo nelle acque interne; Enterococchi intestinali (più speci-
fioriture algali, solo nelle zone a ri- fici come indicatori di contamina-
schio) o di nuova introduzione (residui zione fecale)
bituminosi, catrame, materiale galleg- • frequenza dei controlli almeno
giante come legname, plastica, vetro, ogni quattro settimane durante
gomma). la stagione balneare, secondo un
La classificazione delle acque di balne- prestabilito calendario, per un nu-
azione, tenendo conto sia dei controlli mero minimo di quattro campioni
analitici che delle misure di gestione all’anno per punto di prelievo
preventive, verrà determinata secon- • giudizio di qualità basato su nuovo
do quattro classi di qualità: eccellen- calcolo statistico (valutazione del
te, buona, sufficiente e scarsa, sulla 95° percentile o del 90° percenti-
base delle densità degli indicatori mi- le) della normale funzione di den-
crobiologici (95° percentile ricavato sità di probabilità (PDF log 10 dei
dai dati degli ultimi tre/quattro anni). dati microbiologici)
Per quanto riguarda i cianobatteri, le • classificazione delle acque annua-
macro-alghe, il fitoplancton marino, i le sulla base dei dati delle ultime
residui bituminosi e i materiali quali 3-4 stagioni balneari
vetro, plastica, gomma o altri rifiuti, • analisi integrata d’area
qualora si individui un rischio per la • rivalutazione critica e revisione
salute, si dovranno adottare provve- della rete di monitoraggio.
dimenti di gestione adeguati per pre- La definizione di qualità delle acque
venire l’esposizione, includendo l’in- di balneazione terrà pertanto conto
formazione ai cittadini. Tali parametri non esclusivamente della valutazio-
non verranno comunque considerati ne analitica della qualità delle acque
ai fini della classificazione. Inoltre le ma anche di tutti quegli elementi che
acque di balneazione saranno indivi- possono influenzare e contribuire alle
duate secondo “aree omogenee”, per- modifiche e/o al deterioramento della
mettendo così di razionalizzare la rete qualità igienico-sanitaria e ambientale
di monitoraggio attuale ed escludere delle acque. Saranno da acquisire in-
dalla lista delle acque di balneazione formazioni sul territorio, sulle caratte-
quelle non adibite a tale scopo, quali ristiche geografiche, geomorfologiche,
aree portuali, foci di fiumi, aree milita- idrogeologiche delle acque, sulla qua-
ri. Questa semplificazione e la migliore lità e sulla quantità delle fonti di inqui-
definizione dei parametri da ricercare namento, con particolare attenzione
rappresenterà un’ottimizzazione delle a quelle potenzialmente rischiose per
attività di sorveglianza. La riduzione la salute umana, e sugli interventi mi-
dei parametri da monitorare, oltre rati ad assicurare il mantenimento e il
a determinare una semplificazione miglioramento dell’ambiente naturale
dell’attività e una diminuzione signi- e di tutti gli usi connessi alla risorsa
ficativa dei costi, permetterà di foca- mare.
lizzare tale attività in quei punti che Sulla base dei criteri stabiliti dal DPR
possono essere maggiormente rap- n. 470/1982 e smi, i dipartimenti pro-

277
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
vinciali Arpac effettuano circa 4.500 va europea e mappatura punti di pre-
(13) DGR n. 591 del 20/04/05, pubbli- campionamenti l’anno - tra routinari lievo”13, che hanno consentito una ri-
cata in BURC n. 26 del 16/05/2005 e suppletivi - prelevati a mare per de- determinazione delle zone classificate
terminare l’idoneità alla specifica sta- idonee alla balneazione e di quelle non
gione balneare. Sul totale dei rileva- idonee sia per motivi dovuti all’inqui-
menti, nel computo generale vengono namento che per cause non connes-
valutati quelli risultati sfavorevoli per se al superamento dei limiti standard
i diversi parametri indagati. La tabella previsti, ma in quanto rientranti in ca-
10.22 mostra nel dettaglio provinciale tegorie escluse a priori (aree portuali e
il numero di campionamenti, distinti in servitù militari, tra le altre).
routinari e suppletivi, effettuati negli Nell’ambito di tale progetto si è prov-
anni di monitoraggio dal 2001 al 2008 veduto a una rielaborazione della car-
con in rilievo gli esiti analitici sfavore- tografia informatizzata della linea di
voli. costa della regione Campania, grazie
Va precisato che per la stagione 2008 all’acquisizione da Ispra, Dipartimento
(monitoraggio 2007), l’elaborazione tutela acque interne e marine, di spe-
dei dati ha tenuto conto dei risultati cifici file cartografici ricavati dalle orto-
delle attività del progetto affidato ad foto a colori del volo IT2000.
Arpac “Sperimentazione della diretti-

ANNO CAMPIONI CASERTA NAPOLI SALERNO TOTALE


Routinari 644 1.261 1.851 3.756
Suppletivi 16 16 41 73
2001
Totale 660 1.277 1.892 3.829
di cui sfavorevoli 319 354 276 949
Routinari 555 2.004 1.859 4.418
Suppletivi 33 12 31 76
2002
Totale 588 2.016 1.890 4.494
di cui sfavorevoli 228 264 248 740
Routinari 575 2.022 1.876 4.473
Suppletivi 16 68 52 136
2003
Totale 591 2.090 1.928 4.609
Sfavorevoli 224 322 222 768
Routinari 565 2.005 1.863 4.433
Suppletivi 42 19 42 103
2004
Totale 607 2.024 1.905 4.536
di cui sfavorevoli 344 209 183 736
Routinari 568 1.994 2.028 4.590
Suppletivi 26 53 145 224
2005
Totale 594 2.047 2.173 4.814
Sfavorevoli 307 267 291 865
Routinari 562 2004 1.930 4.496
Suppletivi 32 18 119 169
2006
Totale 594 2.022 2.049 4.665
di cui sfavorevoli 210 254 294 758
Routinari 460 2.004 1.898 4.362
Suppletivi 0 54 62 116
2007
Totale 460 2.058 1.960 4.478
Sfavorevoli 147 221 249 617
Routinari 570 2.007 1.955 4.532
Tabella 10.22 Suppletivi 0 34 49 83
Acque di balneazione: numero 2008
Totale 570 2.041 2.004 4.615
campionamenti Arpac, anni 2001-
2008 di cui sfavorevoli 128 165 227 520

278
CAPITOLO 10 - Acqua
Si è proceduto, inoltre, alla revisio- I tratti di costa non balneabili si rife-
ne delle coordinate geografiche dei riscono alle aree risultate non idonee
punti di campionamento della rete per inquinamento (articoli 6 e 7 del
di monitoraggio, mediante l’impiego DPR n. 470/1982) e ai tratti perma-
di strumentazione dotata di elevata nentemente interdetti alla balnea-
precisione metrica (GPS differenziale). zione per motivi diversi dall’inquina-
Ciò in considerazione dei processi di mento, solitamente sbocchi a mare
trasformazione degli equilibri costieri, di corpi superficiali, aree portuali e
che hanno modificato la linea di costa zone militari, ricalcolati anch’essi sul-
negli ultimi decenni (azione erosiva la base della revisione della cartogra-
del mare, realizzazione di opere marit- fia informatizzata della linea di costa,
time, usi antropici della fascia costiera, delle rilevazioni a mare con rilevatore
densità di popolazione rivierasca, evo- GPS e delle verifiche delle ordinanze
luzione naturale della costa e apporti degli uffici circondariali marittimi. Nel
di acqua dolce). complesso, in Campania, considerato
Il dettaglio della ripartizione delle lun- il computo aggiornato, sono 32,105 i
ghezze di costa balneabili e non balne- chilometri di costa interdetti perma-
abili per la stagione 2008, rivista alla nentemente all’attività balneare che
luce della rielaborazione cartografica esulano dall’inquinamento.
è illustrato in tabella 10.23.

Costa “non balneabile” Totale


Costa Costa “non balneabile”
per motivi diversi lunghezza
Province “balneabile” per inquinamento
dall’inquinamento costa
(Km) (Km)
(Km) (Km)
Caserta 14,479 29,613 0,796 44,888
Napoli 184,753 36,795 23,965 245,513
Salerno 199,701 14,805 7,533 222,039 Tabella 10.23
Estensione tratti di costa balneabili,
Campania 398,933 81,213 32,294 512,440 stagione balneare 2008

L’elaborazione dei dati determinanti aree portuali, canali di navigazione e


l’idoneità della scorsa stagione balne- zone militari), mentre 398,93 risultano
are indica uno stato delle coste della idonei alla balneazione su un totale di
Campania ancora critico soprattutto oltre 512 chilometri di costa.
per quanto concerne la provincia di Il giudizio di idoneità alla balneazione
Caserta, dove su circa 45 chilometri per l’apertura dell’imminente stagione
di litorale, ben 29,61 sono vietati alla 200914, conferma le identiche criticità (14) DGR n. 2096 del 31/12/2008
balneazione. Pressoché invariata la riscontrate gli anni precedenti rela-
situazione lungo la costa napoletana tivamente ai litorali domizio e torre-
dove i tratti interdetti alla balneazione stabiese. La natura dell’inquinamen-
risultano pari a 36,79 chilometri, nes- to resta prevalentemente di origine
sun miglioramento si registra ancora microbiologica e, dai dati storici a di-
sul litorale torre-stabiese. A Salerno sposizione, emerge che il recupero di
sono 14,80 i chilometri non idonei alla tali tratti non potrà prescindere dalla
stagione balneare 2008. rimozione delle cause di inquinamen-
Nel bilancio complessivo del 2008, in to dei corpi idrici che si immettono in
Campania sono stati vietati alla balne- questi tratti di costa.
azione 81,21 chilometri di costa per L’andamento percentuale dei campio-
motivi dovuti all’inquinamento, 32,29 namenti puntiformi che hanno dato
chilometri sono stati interdetti per- esito negativo, rispetto al totale dei
manentemente all’attività balneare prelievi effettuati nelle province co-
per motivi diversi dall’inquinamento stiere durante le campagne di rileva-
(sbocchi a mare di corpi superficiali, mento nel periodo 2001-2008, (figura

279
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
10.26) mette maggiormente in risalto nazioni analitiche, eseguiti con criteri
un trend critico per la provincia di Ca- standard condivisi a livello nazionale
serta pur essendo evidente nell’ultimo che consente di valutare l’andamento
triennio una riduzione del numero di spaziale e temporale della qualità del-
campioni sfavorevoli. Valori più con- la acque di balneazione, di effettua-
fortanti si registrano per le province re comparazioni fra diverse aree e di
di Napoli e di Salerno soprattutto nel stimare l’impatto delle attività umane
corso degli ultimi due anni. nonché l’effetto degli interventi miti-
I controlli e le analisi svolte da Arpac gativi e riduttivi dell’inquinamento.
rappresentano la base conoscitiva Attualmente presso Arpac sono dispo-
necessaria per individuare le criticità nibili, complessivamente, i dati di ido-
e definire le priorità per le azioni di neità alla balneazione relativi alle sta-
risanamento delle acque litoranee. Il gioni balneari del periodo 1988-2009,
patrimonio dei dati sulla qualità delle i dati analitici dei rilevamenti a mare
acque litoranee, acquisito negli anni negli anni dal 1999 al 2008 e la carto-
tramite il monitoraggio per la balnea- grafia informatizzata della rete di mo-
zione, è costituito da un insieme omo- nitoraggio della Campania a dettaglio
geneo di campionamenti e determi- regionale, provinciale e comunale.

Figura 10.26
Acque di balneazione: percentuale di
campioni sfavorevoli, anni 2001-2008

Per ciascun punto di misura della rete “idoneità” alla balneazione, ovvero
regionale è possibile verificare la bal- della percentuale dei punti di campio-
neabilità e i parametri che hanno namento risultati idonei ad apertu-
originato l’eventuale classificazione ra delle stagioni balneari relative agli
di non balneabilità. Tutti i dati sono anni dal 2000 al 2009, mette in rilievo
georeferenziati, sia nel sistema UTM che non è stata mai raggiunta la totale
ED50 che nel sistema WGS84, in modo idoneità (100%). I valori oscillano tra il
che sia possibile il confronto dei valori 70 e il 72%, con una punta di massima
misurati con altre caratteristiche geo- nella stagione balneare 2003, per la
ambientali (presenza di corsi d’acqua, quale ben 288 punti di campionamen-
aree urbane, scarichi a mare, aree to risultarono idonei, pari al 78,47%
marine protette). I dati sono utilizzati del totale. In generale, i valori di ido-
anche per produrre carte tematiche neità, indicatori delle condizioni del
sulla balneabilità delle coste che co- mare campano, risultano pressoché
stituiscono peraltro parte integrante stazionari: nell’ultimo quinquennio
delle delibere regionali stagionali di costantemente bassi, stabilizzati intor-
idoneità alla balneazione. no al 72%.
L’osservazione dei dati regionali di La disponibilità di serie temporali dei

280
CAPITOLO 10 - Acqua
rilievi analitici dei punti di prelievo a quella sottoposta a controllo. La disa-
mare consente di valutare la qualità mina dei dati storici, riferiti al periodo
igienico-sanitaria, su base normativa, compreso tra il 1990 e il 2008 (figura
delle acque di balneazione e fornisce 10.28), mostra un discreto aumento
una ricognizione complessiva dell’evo- dei tratti di costa balneabili soprattut-
luzione della contaminazione in regio- to a partire dall’anno 1996, i valori su-
ne Campania. Un’informazione sin- perano il 74% ma restano altalenanti
tetica dello stato di stress delle coste fino all’ultimo triennio, periodo in cui,
campane è possibile attraverso l’ana- a fronte degli interventi di conteni-
lisi della “balneabilità”, intesa come mento dell’inquinamento, si registra
rapporto percentuale tra la lunghez- un lieve miglioramento.
za della costa dichiarata balneabile e

Figura 10.27
Percentuale idoneità alla balneazione,
stagioni balneari 2000 - 2009

Figura 10.28
Balneabilità in Campania, anni 1990-
2008

La serie storica dei dati tiene conto, in chilometri di costa così ricalcolate,
nell’elaborazione del trend della bal- in considerazione delle variazioni degli
neabilità, dei risultati delle attività del equilibri costieri che hanno modificato
citato progetto Arpac “Sperimenta- la linea di costa negli anni.
zione della Direttiva europea e map- Lo stato d’inquinamento a dettaglio
patura punti di prelievo”. Pertanto i provinciale appare molto diversificato.
valori percentuali ottenuti sono stati Mentre a Caserta prevalgono i tratti
standardizzati in base alle lunghezze di costa non balneabili, con soltanto
281
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un terzo di coste non contaminate, in analitici misurati nel tempo in ciascu-
provincia di Salerno la balneazione è no dei punti di rilevamento a mare
consentita su oltre l’80% della costa. evidenzia che la quasi totalità delle
Dal 1990 a tutt ’oggi, si assiste a un non conformità ai limiti di legge sono
graduale ma lento miglioramento dei da imputarsi al superamento dei para-
tratti balneabili nel napoletano e nel metri batteriologici. Ne consegue che
salernitano, maggiormente evidente la balneabilità o meno di un tratto di
a partire dal 2000, con una tendenza costa viene sostanzialmente determi-
opposta al degrado nella provincia di nata sulla base della variabilità dei co-
Caserta. libatteri.
L’osservazione puntuale dei traccianti

Figura 10.29
Andamento percentuale tratti costa
balneabili, anni 1990-2008

A titolo puramente esemplificativo episodi di contaminazione microbiolo-


sono stati messi a confronto, nelle figu- gica in progressivo miglioramento per
re 10.30 e 10.31, gli andamenti tempo- il punto prescelto di Napoli e un trend
rali dei coli fecali e degli enterococchi negativo con un marcato peggiora-
in due punti d’indagine di particolare mento per il punto di monitoraggio
interesse turistico che rilevano, nel relativo alla provincia di Caserta.
periodo compreso dal 1999 al 2008,

Figura 10.30
Napoli, punto prelievo 160:
distribuzione dei parametri
batteriologici (UFC/100 ml)

282
CAPITOLO 10 - Acqua

Figura 10.31
Provincia di Caserta, punto prelievo
39: distribuzione dei parametri
batteriologici UFC/100 ml)

In definitiva, a fronte di un lento e gra- del numero di campioni con assenza


duale recupero di tratti di costa bal- totale di coliformi fecali e di strepto-
neabili, perdurano situazioni critiche cocchi fecali in relazione al totale dei
con zone a elevata contaminazione rilievi effettuati durante le campagne
e, anche nei tratti di costa idonei, si di monitoraggio. Quanto più il valore
verificano fenomeni puntuali di inqui- percentuale è elevato, tanto migliore
namento. A tutt ’oggi, i tratti di costa è la qualità delle acque destinate alla
balneabili sono pressocchè costanti ri- balneazione.
spetto agli anni precedenti, rimanendo L’andamento temporale di IQB, a sca-
fortemente inquinato tutto il litorale la provinciale, risulta variabile con
domizio e quello torre-stabiese. I dati oscillazioni notevoli da una stagione
elaborati dei campionamenti dell’esta- all’altra, in nessun caso si raggiungono
te 2008 confermano queste tendenze, valori intorno al 50%. Per una lettura
sia a scala regionale che provinciale e più immediata dei risultati ottenuti si
locale. attribuisce un giudizio di sintesi dello
L’utilizzo dei dati microbiologici a va- stato di contaminazione alle classi per-
lenza ambientale consente la determi- centuali, che varia da pessimo (0-20%)
nazione di un indicatore sintetico dei a elevato (80-100%). Una sorta di am-
livelli di deterioramento della risorsa plificazione dei dati, che consente di
marina denominato “Indice di qualità mostrare miglioramenti o peggiora-
batteriologica” (IQB), la cui valutazio- menti più marcati di quanto riscontra-
ne non rappresenta un obiettivo spe- bile dall’analisi puntuale dei risultati.
cifico fissato dalla normativa vigente, I valori di IQB determinati per singolo
ma risulta in linea con le finalità della anno, mostrati in figura 10.32, si rife-
nuova direttiva comunitaria. In atte- riscono ai monitoraggi effettuati da
sa, infatti, di applicare i nuovi indica- Arpac dal 1999 al 2008. L’analisi del
tori previsti dalla direttiva europea diagramma, confrontato con le classi
2006/7/CE - Escherichia coli e Ente- percentuali del giudizio sintetico, con-
rococchi intestinali - l’indice IQB for- ferma la situazione critica della qualità
nisce un’informazione di sintesi sulla delle acque costiere del casertano re-
pericolosità di una contaminazione di gistrando valori percentuali addirittura
origine fecale mediante l’utilizzo dei prossimi allo 0%. Alternanza di giudizi
parametri microbiologici in vigore che tra scadente e mediocre per le provin-
hanno maggiore influenza sulla qualità ce di Salerno e Napoli, con andamenti
delle acque di balneazione. La misura migliorativi fino al 2005 che regredi-
dell’indice di qualità batteriologica è scono nell’ultimo triennio.
determinata dal rapporto percentuale

283
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 10.32
Indice qualità batteriologica (IQB %),
anni 1999-2008

In conclusione, la contaminazione che volmente aumentato.


interessa il litorale costiero della Cam- Al fine di minimizzare l’impatto che
pania è prevalentemente di origine ne deriva - rischi per la salute umana
fecale, determinata dalla presenza di derivanti da esposizione ad acque o
scarichi fognari che, direttamente o spiagge inquinate, danni alla biolo-
indirettamente, attraversando i corpi gia marina per l’eccessivo apporto di
idrici superficiali giungono a mare. I nutrienti, nonché effetti deleteri eco-
problemi di carattere igienico-sanita- nomici e degrado delle attrattive pae-
rio che ne derivano per la popolazione saggistiche - vanno individuate strate-
sono, quindi, correlabili alle malattie gie preventive e mitigative in sinergia
trasmissibili e ciò impone la necessità con interventi tecnici tesi al controllo
di regolamentare in maniera più caute- e alla metabolizzazione del carico in-
lativa la gestione della “risorsa mare” quinante con un approccio integrato
per le attività produttive (acquicoltura, di risanamento ambientale efficace a
maricoltura), laddove con i fenomeni garantire uno sviluppo più sostenibile
di bioaccumulazione e biomagnifica- delle zone costiere.
zione il rischio può essere considere-

Acque di transizione
Le lagune costiere sono definite “acque durante il flusso (coincidente con l’alta
di transizione” in quanto ambienti in marea) ed esce durante il riflusso (con
corrispondenza dei quali si realizza la la bassa marea).
transizione tra terra e mare e il mesco- L’acqua delle lagune si presenta, in
lamento delle acque dolci con quelle genere, torbida, con un pH compreso
salate. Le lagune costiere sono, quindi, tra 8 e 8,5. La temperatura è compre-
punti di incontro tra terra e mare sia sa tra i 12-15°C in inverno e i 22-28°C
da un punto di vista “geografico”, sia e oltre in estate; la salinità è mutevo-
da quello “biologico” e “culturale”. le, rispetto a quella marina, a causa
Questi bacini salmastri, racchiusi tra la dell’apporto d’acqua dolce. Pertanto
terraferma e barriere di sabbia miste a l’ecosistema lagunare è caratterizzato
piccoli ciottoli, sono in comunicazione da una serie di gradienti, che sono alla
col mare tramite aperture chiamate base dell’alta produttività del sito e
“bocche”, da cui si originano i canali spiegano la notevole varietà di habitat
attraverso i quali l’acqua marina entra presenti. I laghi costieri, inoltre, sono

284
CAPITOLO 10 - Acqua
maggiormente soggetti a un inquina- • bassi fondali
mento di tipo cronico. • stabili condizioni meteolagunari
La principale componente inquinan- estive e conseguente scarso ri-
te è costituita, per la maggior parte, cambio delle masse di acqua
da sostanze organiche e inorganiche • elevata temperatura estiva delle
a effetto fertilizzante - di origine civi- acque
le, industriale e agricola - veicolate al • elevati carichi antropici lungo la
lago sia attraverso le fognature civili e costa dovuti all’attività umana
industriali, che a mezzo degli affluen- • presenza di foci che drenano, so-
ti naturali che raccolgono le acque di prattutto dopo le piogge, apporti
drenaggio delle aree agricole. L’azione di aree a elevato sfruttamento
fertilizzante di taluni composti dell’azo- agricolo-zootecnico.
to e del fosforo – in gran parte nitrati Tuttavia, si definisce “eutrofico” lo sta-
e ortofosfati - provocano, soprattut- to di un lago che è particolarmente ric-
to nei mesi primaverili, un’abnorme co di sostanze organiche e di nutrienti;
produzione di biomassa microalgale parimenti, un lago si dice “oligotro-
che, morendo, sedimenta sul fondo fico” quando è povero di nutrienti,
dove viene degradata con conseguen- “mesotrofico” quando è in condizioni
te consumo di ossigeno. L’insieme dei intermedie e, infine, “distrofico” quan-
fenomeni che favoriscono la produtti- do è ricco di alcuni nutrienti e povero
vità algale è detto eutrofizzazione. Tra di altri.
le potenziali cause di insorgenza del Sono presenti nel territorio campano i
fenomeno, possono essere annoverati laghi costieri Fusaro, Miseno, Lucrino
fattori quali: e Patria.

Il lago Fusaro
Il lago Fusaro, ubicato al margine in quanto la crisi distrofica estiva, di
esterno occidentale del golfo di Napo- intensità e durata sempre maggiore,
li, nel comune di Bacoli, ha una forma ha impedito un utilizzo continuo della
triangolare e un’estensione di circa 97 laguna per produzione di specie com-
ettari. Il suo bacino imbrifero copre merciali. La mitilicoltura è stata prati-
un’area di circa 8,87 chilometri qua- cata fino al 1973, quando nel napole-
drati, con una lunghezza (asse nord- tano ci fu un’epidemia di colera.
sud) di 1,7 e una larghezza (asse est- Negli anni ’80, invece, è stata eserci-
ovest) di 0,8 chilometri. tata una residuale attività di pesca a
Con una profondità massima di cir- opera della locale cooperativa di pe-
ca 9,5 metri e una media di circa 3,6 scatori “Elisea”.
metri, il lago comunica con il mare Attualmente come in passato, la miti-
per mezzo di tre foci, canali scavati licoltura rappresenta l’attività princi-
in epoche diverse lungo il cordone di pale del lago, che ospita allevamenti
dune che lo separa dal mare, distribu- di Mytilus galloprovincialis. Durante
ite a intervalli regolari e, procedendo la stagione primaverile, la loro distri-
da sud a nord, sono identificate con i buzione nella laguna è simile a quella
nomi di foce Vecchia o Romana, foce presente in mare, con l’arrivo dell’esta-
di Mezza Chiaia o Centrale, foce Nuova te, invece, questa si differenzia a causa
o Borbonica. dell’instaurarsi di condizioni ambien-
La laguna salmastra del Fusaro (cono- tali diverse nei due ambienti. Nella
sciuta dal III secolo a.c. come Arche- laguna, infatti, le condizioni più estre-
rusia palus), ha potuto proporre al me di temperatura, salinità e ossige-
mondo, per decenni, ostriche e mitili nazione renderanno molto più veloce
di notevole qualità. la rarefazione delle larve rispetto agli
La situazione produttiva del lago, però, allevamenti in mare. Verso la metà di
è andata peggiorando negli anni ’70 settembre, banchi di mitili provenienti

285
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dal mare e destinati alla coltura, sono namento di origine industriale, agri-
introdotti nella parte centrale del lago, cola e domestica hanno abbassato,
a una profondità ottimale di 2 metri. notevolmente, la produttività del lago
Qui restano fino al mese di giugno, per nell’ambito della mitilicoltura. A causa
completare il loro ciclo di crescita. Pri- dello sversamento in essa di molti in-
ma dell’inizio della crisi distrofica esti- quinanti, che costituiscono i prodotti
va del lago, i mitili vengono raccolti e secondari delle tante attività umane,
venduti. sono stati alterati sensibilmente gli
Resta comunque il fatto che negli ul- originari equilibri della laguna, modi-
timi anni la forte urbanizzazione, ve- ficati sia i rapporti idrici esistenti tra
rificatasi principalmente nell’area di mare e terra, che le condizioni chimico
Torregaveta e Cappella, è stata un evi- - fisiche dello specchio d’acqua. Infatti,
dente elemento d’impatto per l’area, sporadicamente, si verificano eventi di
aggravato ulteriormente dall’immis- inquinamento microbiologico e chimi-
sione nel recettore Fusaro di reflui co da attribuire a scarichi abusivi, at-
domestici provenienti dai suddetti im- traverso i canali di raccolta delle acque
pianti civili. pluviali che si immettono nel lago.
Negli ultimi anni i fenomeni d’inqui-

Il lago Lucrino
Il lago Lucrino è un lago costiero sepa- dei Fondi di Baia.
rato dal mare da una barra sabbiosa ed In passato, il lago è stato utilizzato per
è ubicato nel comune di Pozzuoli. Esso la coltivazione dei mitili e l’allevamen-
ha una superficie di 6,8 ettari, un peri- to dei pesci. Attualmente è notevol-
metro di 1.250 metri e una larghezza mente ridotto nelle sue dimensioni e
media di 120 metri; occupa la metà di presenta problemi di inquinamento. Il
un’area pianeggiante stretta tra i rilievi deflusso naturale avviene attraverso
di monte Nuovo, vulcano Averno e la un canale di larghezza 1,5 metri.
propaggine settentrionale del vulcano

Il lago Miseno
Il lago di Miseno (definito anche Mare- trasporto litoraneo, e risulta attual-
morto) é ubicato fra Monte di Procida mente ostruita. La seconda foce - lun-
e il porto di Miseno ed é collegato al ga 100 metri, con sezione 5 metri qua-
mare con un canale che sfocia in lo- dri - comunica con il mare nella baia di
calità Miliscola. Il lago occupa il cra- Miseno e presenta problemi di ridotto
tere di un vulcano spento e fu adibito deflusso a mare.
a porto dell’antica città di Cuma. Ha Questo scarso ricambio d’acqua, la
forma triangolare ed è circondato da bassa profondità, le periodiche crisi di-
strade comunali, lungo le quali si sono strofiche - con conseguente instaurarsi
espansi gli agglomerati urbani di Mili- di zone atossiche - rendono il lago più
scola, Bacoli e Cappella. La superficie simile a uno stagno che a una laguna.
del lago è di poco superiore ai 40 et- Il bacino imbrifero ha un’estensione di
tari, con un perimetro di 2.800 metri; 2,68 chilometri quadrati.
la profondità massima è di 4, mentre Si riscontra una forte urbanizzazione,
quella media di 2,25 metri. caratterizzata anche dal fenomeno
In prossimità del lago, sulla fascia co- dell’abusivismo e da un conseguente
stiera, vi sono allevamenti di mitili. Il disordine urbanistico. La sponda me-
lago comunica con il mare attraverso ridionale del lago, adibita a coltivazio-
due foci; la prima, lunga 250 metri, ni agricole, è separata dal mare da un
ubicata in prossimità dell’abitato di cordone litoraneo e dalla spiaggia di
Miliscola, è soggetta a interramento Miliscola.
dovuto a fenomeni di erosione e di
286
CAPITOLO 10 - Acqua
Il lago Patria
Il lago Patria è una laguna salmastra di cit idrico è causato dall’evaporazione e
origine vulcanica ubicata nel comune dalla riduzione sia dello scambio con il
di Giugliano, situato ai confini tra le mare e sia dell’apporto degli affluenti.
province di Caserta e Napoli. Ha una Quando la foce è aperta si hanno oscil-
superficie di 1,87 chilometri quadrati, lazioni chimiche e della temperatura
una larghezza di 1,5 e un perimetro di legate al ritmo della marea. Difatti,
5,5 chilometri. La profondità massima la vivificazione marina è limitata alla
è di 3 metri, mentre la profondità me- foce ed è scarsa nelle restanti parti del
dia di 1,5 metri. lago, a causa della dolcificazione delle
Il lago raccoglie le acque provenienti acque per ostruzione della foce e per
da sorgenti di acqua dolce, corsi d’ac- il defluire dell’acqua verso il mare che
qua naturali e artificiali che traspor- ostacola la risalita dell’acqua marina
tano le acque piovane che dilavano anche in fase di alta marea.
i terreni circostanti. Lungo la costa L’ostruzione della foce - e quindi la con-
orientale, alcuni rigagnoli convogliano seguente dissalatura - sono responsa-
acque dolci e debolmente salmastre, bili della scomparsa di biocenosi mari-
mentre più a sud tre sorgenti di acque ne e salmastre: la riapertura della foce
dolci alimentano il lago con apporti li- garantirebbe il ripristino delle caratte-
mitati. ristiche naturali della laguna e il popo-
Vi sono due canali principali che rac- lamento di specie tipiche.
colgono le acque di dilavamento delle Il lago Patria si presenta fortemente
aree agricole situate a nord-est (cana- antropizzato da insediamenti abitati-
le Amore) e a nord-ovest (canale Vena) vi lungo le sponde del canale di foce
del lago. fino al mare, nonché lungo la costa
Il lago comunica con il mare attraverso sud orientale. Una forte urbanizzazio-
un canale di foce a forma di imbuto di ne è localizzata principalmente lungo
circa 1,5 chilometri e con la profondità le sponde del tratto terminale della
di 1metro. Il canale è banchinato nel laguna e del canale di foce. Gli insedia-
tratto terminale, per una lunghezza menti si sviluppano disordinatamente
di circa 400 metri, con pareti in calce- in modo consistente lungo la costa
struzzo e tende a insabbiarsi nel corso sud orientale con una popolazione re-
di mareggiate. sidente stimata di circa 6.000 abitanti.
In autunno e in inverno, nei periodi Nel territorio non urbanizzato è pre-
quindi di forte piovosità, si possono valente l’attività agricola e zootecnica.
registrare aumenti di livello anche pari Nel lago sono praticate la pesca e l’itti-
a un metro, tali da riuscire a rompere coltura di specie pregiate quali spigo-
la barra di foce, provocando il deflusso le, orate e anguille.
delle acque al mare. In estate, il defi-

Monitoraggio delle acque di transizione


I laghi costieri della Campania sono dell’evoluzione ambientale di questi
sicuramente tra gli ambienti a mag- ecosistemi. La campagna di monito-
giore varietà ecologica e ambientale raggio, iniziata con lo studio del lago
da valorizzare e salvaguardare per Fusaro nel 2002, è stata estesa ai la-
la conservazione della biodiversità. ghi Miseno, Patria e Lucrino dove sono
Arpac, a partire dal 2002, ha condot- stati definiti i reticoli di stazioni più
to il monitoraggio dei laghi costieri significative e rappresentative per va-
campani (Fusaro, Miseno, Lucrino, Pa- lutare i fattori di stress antropico. In
tria), acquisendo dati analitici relativi ciascun lago sono eseguono prelievi
ai parametri chimico-fisici e biologici mensili delle acque e semestrali del
ed ecotossicologici, per ottenere la sedimento e del biota.
base conoscitiva finalizzata allo studio In ciascun sito indagato, sono stati scel-

287
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ti punti di campionamento situati sia to area di raccolta di tutti gli apporti
in corrispondenza delle foci - in quanto e immissari, sia, infine, in particolari
rappresentano le zone che risentono zone critiche, quali ad esempio quelle
maggiormente dell’azione vivificatrice interessate da presenza di scarichi o di
del mare - sia del centro lago, in quan- pluviali.

Lago Codice Descrizione punto di prelievo Latitudine longitudine


LF1 In corrispondenza della foce centrale 40° 49’ 22,42” N 14° 3’ 4,26” E
LF2 In corrispondenza della foce vecchia 40° 49’ 46,92” N 14° 3’ 11,97” E
LF3 In corrispondenza di un canale di sfioro 40° 49’ 29,10” N 14° 3’ 32,19” E
Fusaro
LF4 In corrispondenza di un canale misto 40° 49’ 5,80” N 14° 3’ 28,07” E
LF5 Tra canale misto e foce romana 40° 48’ 59,12” N 14° 3’ 3,92” E
LF6 Centro lago 40° 49’ 15,91” N 14° 3’ 6,32” E
LC1 In corrispondenza della foce 40° 49’ 46,39” N 14° 4’ 57,23” E
Lucrino LC2 Centro lago 40° 49’ 45,63 N 14° 4’ 50,09 E
LC3 Presso lo scarico delle terme “Stufe di Nerone” 40° 49’ 42,42” N 14° 4’ 38,28” E
LM 1 Presso la foce ubicata all’altezza della villa comunale 40° 47’ 44,61” N 14° 4’ 39,15” E
Miseno LM2 Centro lago 40° 47’ 40,58” N 14° 4’ 30,67” E
LM3 In corrispondenza della foce di Miliscola 40° 47’ 25,85” N 14° 4’ 0,60” E
LP1 In corrispondenza della foce 40° 55’ 9,14” N 14° 1’ 37,35” E
LP2 In prossimità del tratto intermedio della Riva Sud 40° 55’ 40,19” N 14° 1’ 47,63” E
LP3 In prossimità del tratto intermedio della Riva Nord 40° 56’ 19,17” N 14° 1’ 26,64” E
Patria LP4 In corrispondenza dell’idrovora del consorzio di Bonifica 40° 56’ 39,94” N 14° 2’ 15,89” E
LP5 Riva nord in prossimità di uno scarico 40° 26’ 24,31” N 14° 2’ 25,32” E
Tabella 10.24
LP6 Centro lago 40° 56’ 5,03” N 14° 2’ 1,55” E
Monitoraggio acque di transizione:
punti di campionamento LP7 Presso il canale Palumbo collettore di acque pluviali 40° 55’ 35,48” N 14° 1’ 59,19” E

Matrice Parametri
Trasparenza (con Disco Secchi)
Acqua (in situ) Temperatura, pH, salinità e ossigeno disciolto
con sonda multiparametrica
Acqua, campione
Clorofilla ‘a’, Cloruri, Azoto totale, Azoto ammoniacale, Azoto
prelevato in, superficie,
Acqua (in nitroso, Azoto nitrico, Fosforo totale, o-Fosfato, Ricerca
frequenza mensile
laboratorio) sostanze pericolose (IPA; PCB; metalli pesanti), Enterococchi,
Saggi ecotossicologici
Fitoplancton Analisi quali - quantitativa
Biota, campionamento
banco naturale di Composti organoclorurati, Metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici
Mytilus galloprovincialis, Aromatici,Composti organostannici (TBT).
frequenza semestrale
Sedimento, campione
Granulometria, Composti organoclorurati, Metalli pesanti, Idrocarburi
Tabella 10.25 prelevato in superficie
Policiclici Aromatici, Carbonio organico totale, Composti organostannici (TBT),
Monitoraggio acque di transizione: con benna, frequenza
Spore di Clostridi solfitoriduttori, Saggi ecotossicologici
matrici indagate e parametri ricercati semestrale

La valutazione complessiva dei dati ri- cui si ipotizza che essi non derivino dal
levati nel periodo 2004-2008 consen- normale metabolismo dei laghi, ma da
tono delle osservazioni riguardo allo apporti esterni (dilavamento terreni,
stato dei laghi. canali di scolo). L’ossigeno è general-
Lo stato ecologico degli ambienti di mente abbondante nel corso dell’an-
transizione campani è di tipo subdi- no, risulta più scarso durante il periodo
strofico, con frequenti crisi anossiche estivo, quando si istaurano condizioni
in estate. I nutrienti risultano essere distrofiche, causate dall’aumento del-
abbondanti durante tutto l’anno, per la temperatura, dell’evaporazione,

288
CAPITOLO 10 - Acqua
della salinità. Le alte temperature in- morte delle specie a più bassa valenza
fluiscono direttamente sulla presenza ecologica (stenoterme e stenoaline) e
di ossigeno disciolto in acqua, sull’ac- a una riorganizzazione nella struttura
celerazione delle attività batteriche e della comunità lagunare. Infatti la pu-
sulla salinità, in quanto aumentando trefazione delle specie in decomposi-
l’evaporazione si accresce la concen- zione sottrae alle acque ulteriori quan-
trazione di sali nell’acqua. Inoltre le tità di ossigeno disciolto, innescando
scarse precipitazioni e la scarsa por- processi di anaerobiosi. Tali condizioni
tata degli immissari possono rendere critiche lasciano posto solo al popola-
il ricambio idrico inadeguato, motivo mento di specie in grado di sopporta-
per cui le aree umide rischiano crisi re variazioni dei parametri ambientali
distrofiche. Il clima della zona è attual- entro ampi intervalli. In autunno l’ab-
mente caratterizzato da precipitazioni bassamento delle temperature e un
medie annue di 700-800 millimetri e aumento del ricambio idrico, sia da
da un regime termico tipico delle coste parte del mare che degli affluenti dolci,
mediterranee, con fluttuazione diurna ristabilisce l’attività del lago. Si verifica
moderata e inverni miti. La tempera- un nuovo reclutamento di specie che
tura dell’acqua delle lagune segue un però non riprende in modo “esplosi-
andamento pressoché stagionale per vo”, come accade in primavera, ma si
la scarsa profondità dei laghi, pertan- afferma in modo più mite per l’arrivo
to, essa segue l’andamento termico delle condizioni invernali. I periodi più
dell’aria. La temperatura media annua, critici per i laghi sono:
valutata utilizzando i dati mensili della • la stagione estiva, caratterizzata
stazione di Pozzuoli, comune ubicato dal verificarsi delle esplosioni di
in area flegrea, dal 1951 al 1998, è pari biomasse algali causate dalla no-
a 17,3°C; mentre la variabilità di anno tevole disponibilità di nutrienti,
in anno risulta in genere contenuta. In- con conseguente riduzione della
fine, analizzando statisticamente la se- trasparenza della acque e dal so-
rie temporale dei valori mensili di tem- vraccarico di processi di mineraliz-
peratura, è stata osservata una ciclicità zazione della sostanza organica. A
stagionale con un periodo freddo che ciò fa seguito, poi, la crisi distro-
culmina a gennaio, mentre i mesi più fica, dipendente principalmente
caldi sono luglio e agosto. dall’aumento della temperatu-
In primavera, il miglioramento delle ra cui è associata la distruzione
condizioni climatiche favorisce la pro- della biomassa algale e la ridotta
duzione primaria attraverso la fioritura produzione di ossigeno associata
della vegetazione bentonica e del fito- all’aumento della temperatura,
plancton, sia autoctono che alloctono, dell’evaporazione e della salinità.
proveniente dal mare attraverso le In tali condizioni si ha l’instaurarsi
foci. Ben presto si raggiungono eleva- di un metabolismo di tipo anaero-
te concentrazioni di ossigeno disciolto, bico, con produzione di idrogeno
con una conseguente ripresa anche solforato e di sostanza organica
della fauna sia bentonica che necto- non azotata, per cui le acque ten-
nica; la comunità del lago raggiunge, dono a intorbidirsi facilitando l’in-
nel giro di qualche mese, la sua fase di staurarsi della crisi anossica
massima biodiversità interspecifica. • la stagione invernale caratterizza-
La crescita della biomassa, favorita ta dagli apporti degli effluenti e
dalla disponibilità di ossigeno, conti- quindi da acque torbide e ricche
nua fino alla prima quindicina di giu- di detriti.
gno e si arresta quando, con l’avanzare Alla luce delle risultanze analitiche,
dell’estate, l’aumento della tempera- sebbene non sia stata riscontrata
tura e della salinità provocano un de- anossia nel periodo di tempo conside-
ficit di ossigeno. Si passa così alla fase rato, la presenza di sostanze inquinan-
distrofica estiva, in cui si assiste alla ti nelle acque e del loro bioaccumulo

289
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
riscontrato nel biota e nei sedimenti tispecie le acque di transizione, per il
determina l’assegnazione dello stato raggiungimento degli obiettivi previsti
ambientale scadente dei laghi Fusaro, dal D.Lgs. n. 152/2006:
Lucrino, Miseno e Patria. • prevenire e ridurre l’inquinamen-
Le condizioni scadenti delle lagune to e attuare il risanamento dei cor-
flegree rendono necessaria l’adozio- pi idrici inquinati
ne di azioni mirate alla prevenzione • conseguire il miglioramento dello
e alla riduzione dell’inquinamento, stato delle acque e adeguate pro-
attraverso una sorveglianza territo- tezioni di quelle destinate a parti-
riale costante delle fonti di inquina- colari usi
mento, quali per esempio gli scarichi • perseguire usi sostenibili e dure-
abusivi; l’applicazione, dopo oculate voli delle risorse idriche, con prio-
valutazioni, di adeguate tecniche di rità per quelle potabili
bonifica, il convogliamento dei reflui, • mantenere la capacità naturale di
dopo opportuno trattamento, in pub- autodepurazione dei corpi idrici,
blica fognatura; la manutenzione delle nonché la capacità di sostenere
sponde. L’attuazione di quanto sopra comunità animali e vegetali ampie
esposto è indispensabile per garantire e ben diversificate.
la tutela delle risorse idriche, nella fat-

Lo stato delle acque in Campania


Dal quadro dello stato delle acque in evitare periodi di siccità simili a quello
Campania, illustrato nei paragrafi e degli anni ’90 e probabili alla luce degli
nelle schede tematiche precedenti, scenari di cambiamenti climatici, è poi
emerge una situazione complessa, con da completare la definizione del bilan-
una grande varietà di condizioni am- cio idrico, garantendo la priorità degli
bientali, in relazione sia alle caratte- usi potabili.
ristiche naturali del territorio, sia alle La buona qualità delle acque sorgive e
pressioni antropiche esistenti. la presenza di aree protette nelle zone
Si rileva che le aree interne, in partico- montane e collinari, si riflette anche
lare quelle montane, rappresentano il nello stato ecologico e ambientale dei
patrimonio naturale da proteggere al tratti iniziali e intermedi, dei corsi d’ac-
meglio per garantire la conservazione qua, con uno stato di qualità in genere
degli ecosistemi e la qualità delle ac- buono.
que da destinare al consumo umano, Nelle pianure costiere e in alcune pia-
che sono per oltre il 90% provenienti ne intramontane densamente abitate
dalle falde sotterranee e che nel 99% e con insediamenti industriali, le pres-
dei controlli risultano a norma. Infat- sioni sull’ambiente incidono invece
ti i grandi sistemi acquedottistici sono fortemente sulla qualità dei corpi idri-
alimentati dai copiosi gruppi sorgivi ci delle acque interne, che in genere
ubicati al margine delle dorsali carbo- presentano condizioni dallo scadente
natiche appenniniche e quindi la buo- al pessimo. Questa situazione si riflet-
na qualità delle acque potabili è da te anche nei tratti costieri interessati
proteggere anzitutto alla fonte. A tal dalla confluenza di fiumi, canali e sca-
scopo, un utile contributo normativo e richi, inquinati: lungo il litorale caser-
gestionale potrà arrivare dall’adegua- tano e fra Portici e Castellammare di
mento del Piano di tutela delle acque, Stabia, le acque sono interdette alla
con la definizione aggiornata, sulla balneazione a causa dell’inquinamen-
base delle indicazioni di ATO e Autorità to e finora non è stato osservato un
di bacino, delle zone di protezione del- miglioramento dello stato ambientale
le acque destinate all’uso potabile. Per di questi tratti di costa. La situazione è,

290
CAPITOLO 10 - Acqua
invece, migliore lungo i litorali dove i cessita di un adeguamento in relazione
fiumi presentano una qualità ambien- alle innovazioni del D.Lgs. n. 152/2006
tale sufficiente e dove si riscontra una e alle nuove conoscenze acquisite dal
maggiore efficienza del sistema fogna- 2006 ad oggi.
rio e depurativo, come nelle province In conclusione appare significativo, in
di Napoli e Salerno dove nell’ultimo un’ottica di benchmarking, il confron-
decennio sono aumentati i tratti bal- to tra situazione ambientale e servizio
neabili. idrico della Campania e situazione in
Per far fronte alle situazioni di conta- Italia e in altri Paesi europei, dove si re-
minazione delle acque a livello regio- alizzano le esperienze più significative
nale sono state intraprese azioni di e avanzate per la gestione e tutela del-
adeguamento dei sistemi depurativi, le acque. A tal fine sono stati elaborati
tuttora in corso da parte di diversi sog- alcuni indicatori di sintesi a partire da
getti istituzionali ed è stato approvato dati pubblicati (Onorati, 2008, Gruppo
il Piano di tutela delle acque, che ne- 183) riassunti in tabella 10.26.

Unità di
Indicatore Germania Inghilterra/Galles Francia Italia Campania
misura
Consumi
idropotabili (litri / giorno) 126 154(Ofwat) 183(IWA) 286(CoViRI) 260
pro capite
Allacciamento
(% della
alla rete 99 nd 99 99 99
popolazione)
acquedottistica
Perdite della rete
(% del totale) 7,3 19,2 26,4 28,5 59
acquedottistica
Allacciamento (% della
95 96 95 84 86,4
alla fognatura popolazione)
Allacciamento ai (% della
93 93 79 73 62,4
depuratori popolazione)
Trattamento
(% della
secondario delle 5 60 60 49(Istat) 35,6
popolazione)
acque reflue
Trattamento
(% della
terziario delle 95 39 36 45(Istat) 26,3
popolazione)
acque reflue
Tabella 10.26
Corsi d’acqua di Confronto tra i servizi idrici dei
(% dei tratti
qualità inferiore 38(Eea) 32(Eea) 52(EEA) 63(Apat) 40,6 maggiori Stati europei e la Campania
classificati)
a stato buono
(VEWA 2006, rielaborata Arpac 2009)

Figura 10.33
Confronto tra i consumi di acqua
potabile (litri/giorno) di Campania,
Italia e Stati europei

291
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Per quanto riguarda l’approvigiona- legati quindi solo a malfunzionamenti
mento idropotabile (figura 10.33), in della rete. La situazione delle perdite
Campania i consumi sono in linea con in Campania è, invece, drammatica (fi-
quelli nazionali, che sono palesemente gura 10.35), con uno spreco di risorse
elevati rispetto allo standard europeo. naturali inaccettabile. Si rinvia al pa-
L’allacciamento alle reti idropotabi- ragrafo “Approvvigionamento idrico e
li (figura 10.34) è in linea con quello depurazione delle acque” per una de-
nazionale ed europeo e in Campania i scrizione più dettagliata.
problemi di approvvigionamento sono

Figura 10.34
Confronto delle percentuali di
popolazione servita dalla rete
acquedottistica in Campania, Italia e
Stati europei

Figura 10.35
Confronto delle percentuali di
perdite della rete acquedottistica in
Campania, Italia e Stati europei

Per il sistema fognario e depurativo (fi- Quindi i grafici riportati nelle figure
gura 10.36) la Campania è nettamente 10.33, 10.34, 10.35 e 10.36 illustrano
al di sotto degli standard nazionali ed in maniera chiara il gap esistente tra lo
europei, con una percentuale di allac- standard europeo e quello campano
ciamento ai depuratori per gli agglo- in termini di efficienza, soprattutto in
merati con 15.000 abitanti pari al 60% relazione alle perdite delle reti acque-
e con solo il 25% di abitanti allacciati a dottistiche e della copertura e tipolo-
depuratori con sistema di trattamento gia del servizio di depurazione. In que-
terziario, in grado di abbattere gli in- sto contesto lo stato ambientale non
quinanti organici che favoriscono l’eu- così critico registrato per i fiumi cam-
trofizzazione. pani (figura 10.37), che conservano
292
CAPITOLO 10 - Acqua
una qualità in linea con i dati europei nelle zone pianeggianti del medio e
e migliore rispetto alla media italiana, basso corso dei fiumi, e nella presenza
è il frutto delle peculiarità territoriali di aree protette in zone montane che
già illustrate e riassumibili in una mi- tutelano i bacini di alimentazione dei
nore industrializzazione, concentrata corsi d’acqua e delle falde.

Figura 10.36
Confronto delle percentuali di
popolazione servita da fognatura e
impianti depurazione con trattamenti
delle acque reflue secondari e terziari
in Campania, Italia e Stati europei

Figura 10.37
Confronto delle percentuali di corsi
d’acqua con stato ambientale infe-
riore a “buono” in Campania, Italia e
Stati europei

Questa peculiarità del territorio cam- tuale. Le azioni di miglioramento delle


pano deve essere salvaguardata e raf- qualità delle acque in aree di pianura
forzata in un ottica di sviluppo soste- non devono avvenire a discapito del-
nibile, pertanto tutte le azioni (misure le zone montane. Infine la program-
della Direttiva 2000/60) che incidono mazione negli altri settori deve tener
sul ciclo integrato delle acque devono conto dell’esigenza di garantire la con-
innanzitutto proteggere le zone di ali- servazione e il miglioramento degli
mentazione e i tratti non contamina- ecosistemi e delle acque di falda nelle
ti dei corsi d’acqua per garantire alle zone interne della Campania, che rap-
generazioni future e agli ecosistemi la presentano il cuore e polmone verde
possibilità di godere di una situazione della regione.
ambientale non peggiore di quella at-

293
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia e sitografia

Apat, Ctn Neb. Zone Umide in Italia. Elementi di conoscenza, 2005


Autorità di bacino nord occidentale della Campania (2004). Piano di tutela delle acque - Il contri-
buto al Piano di tutela delle acque della regione Campania, volume I
Carrada G.C., Fresi E. Le lagune salmastre costiere. Alcune riflessioni sui problemi e i suoi metodi,
in Carrada G.C., Fresi E., Cicogna F. (eds.) Le lagune costiere: ricerca e gestione, Clem edizioni,
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Carrada G.C. Profilo ecologico di una laguna salmastra flegrea: il lago Fusaro, Archo Oceanogr.
Limnol., 18 (suppl.), 1973
Enea/Sezione Prot-Idr. Schede descrittive dei laghi flegrei: elementi di primo inquadramento, par-
te V, volume I, 2002
Gaudino G. Le lagune costiere flegree. Relazione su “La biologia marina e quella dei laghi costieri
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La Magna G., Guarino G., Riccardi N., Giovinazzi F. Studio degli impatti antropici sulla qualità am-
bientale di un ambiente di transizione in Campania, Arpac, Napoli, 2003
Renzoni A. Dati sull’accrescimento e ciclo riproduttivo di Mytilus Galloprovincialis nella sacca di
Scardovari, Boll. Piscic. idrobiologia, 28, 205-206, 1973
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Fusaro, Rapp. Proc. Verb., C.I.E.S.M., 46, 1962
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http://www.ebnitalia.it/public/bwbase/pmwiki.php?n=Main.CampiFlegrei
http://www.fiumi.com/acque/index.php?id_g=1238
http://www.fiumi.com/acque/index.php?id_g=1239.

294
NATURA E
BIODIVERSITÀ

Natura e biodiversità

11
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Natura e biodiversità
Salvatore Viglietti, Brunella Resicato, Antonio Carmine Esposito (Regione Campania,
Assessorato Politiche Ambientali) e Nicola Adamo

SCHEDE TEMATICHE
Tartarughe marine
Flegra Bentivegna (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli)

Habitat e specie vegetali


Assunta Esposito (Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento Scienze
della Vita), Sandro Strumia (Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento
Scienze Ambientali), Annalisa Santangelo (Università degli Studi di Napoli Federico II,
Dipartimento Scienze Biologiche)

Salamandrina dagli occhiali


Orfeo Picariello (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Biologia
Strutturale e Funzionale)

Chirotteri forestali
Danilo Russo (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento Ar.Bo.Pa.Ve.),
Luca Cistrone (studio Forestry and Conservation, Cassino)

Picchio rosso mezzano e Status dell’Aquila reale


Filomena Carpino (biologa libero professionista)

SI RINGRAZIANO, PER LA GENTILE CONCESSIONE DI ALCUNE IMMAGINI


Enrica Bronzo, Silvia Capasso, Luca Cistrone, Maria Sarnataro, Sandro Strumia
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

La tutela della biodiversità


Il termine “biodiversità” deriva dal greco gli organismi viventi avviene attraverso
bios (vita) e dal latino diversitas (varietà, meccanismi di selezione naturale, in cui
molteplicità) e significa letteralmente il più adatto sopravvive e si riproduce
“diversità della vita”. La definizione di più rapidamente del meno adatto, por-
diversità biologica universalmente rico- tando anche alla possibilità che da una
nosciuta è quella utilizzata in occasione specie se ne generino molte.
dell’Earth Summit di Rio de Janeiro nel La ricchezza di forme di vita differenti
1992 «… la variabilità degli organismi sulla terra è una diretta conseguen-
viventi di ogni origine, compresi, fra gli za della pressione evolutiva, che porta
altri, gli ecosistemi terrestri, marini e gli all’occupazione di tutte le nicchie ecolo-
altri ecosistemi acquatici e i complessi giche disponibili, anche le più impensa-
ecologici dei quali fanno parte com- bili e le più estreme. Questa vastissima
prende la diversità nell’ambito di ciascu- differenziazione ha portato molte specie
na specie, tra le specie, nell’ambito degli a essere generaliste, ovvero in grado di
ecosistemi». sopravvivere in un largo spettro di habi-
Il termine si riferisce non solo alla varia- tat e di situazioni anche difficili, e altre
bilità delle forme di vita, ma comprende ancora, molto selettive e di diffusione
anche molteplici livelli di organizzazione limitata a situazioni per esse ottimali.
biologica: La differenza più ovvia di quanto detto è
• diversità genetica: riferita a organi- che, al variare delle condizioni ambien-
smi appartenenti alla stessa specie tali, le specie generaliste tendono a ria-
• diversità di specie o specifica: affe- dattarsi alle mutate condizioni, mentre
rente a organismi appartenenti a quelle specialiste tendono a scompari-
specie diverse re. In una regione in cui le emergenze
• diversità di habitat e di paesaggio ambientali sono all’ordine del giorno,
o ecosistemica: comprende i due la salvaguardia di queste ultime riveste
precedenti livelli e rappresenta la un’importanza fondamentale attraverso
varietà tra ecosistemi costituita da azioni di salvaguardia appropriate.
una componente biotica e una com- L’estinzione naturale è una componen-
ponente abiotica. te dell’evoluzione della vita sulla Terra,
Parlare di biodiversità equivale a parlare la quale ha visto nel corso di milioni di
anche e soprattutto di perdita di biodi- anni specie sostituite da altre più adat-
versità; infatti, l’equilibrio biologico se- te. L’ondata di perdita di varietà biolo-
gue una dinamica non lineare, per cui gica dall’inizio del ’900 ha incrementato
anche un piccolo evento negativo può il tasso di estinzione globale di almeno
innescare cambiamenti di più vasta por- mille volte rispetto al tasso “naturale”
tata e modificazioni irreversibili in tutto tipico della storia del Pianeta nel lungo
il sistema. periodo. Nei prossimi 50 anni si prevede
Il 2009 è l’anno del bicentenario della che il tasso di estinzione sia dieci volte
nascita di Charles Darwin e anche il cen- più alto di quello attuale. Per ogni spe-
tocinquantesimo anniversario della pub- cie vegetale che si perde, da 20 a 40 spe-
blicazione de “L’origine delle specie”. In cie animali che da essa dipendono sono
un capitolo dedicato alla biodiversità di a rischio.
una regione difficile come la nostra, par- Le cause della rapida scomparsa della
tire dall’eredità del grande naturalista biodiversità non solo naturali, ma sono
inglese può essere utile al fine di inqua- spesso dovute anche al pesantissimo
drare un tema molto sentito nell’opinio- impatto delle attività umane che agi-
ne pubblica ma poco conosciuto. scono sulle specie in modo sia indiret-
L’intuito di Darwin fu quello di com- to che diretto. La principale di queste è
prendere per primo che l’evoluzione de- la distruzione e il degrado degli habitat
297
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
naturali su larga scala che frammenta e rare, più minacciate, o indicatrici della
circoscrive sempre più gli spazi vitali per qualità dell’ambiente e i relativi proget-
le specie. ti di tutela e di studio intrapresi dalla
Altre cause del degrado sono il prelievo Regione Campania, dalle università,
eccessivo e indiscriminato delle risor- dagli enti di ricerca e dalle associazioni
se che non permette la rigenerazione ambientaliste, o anche dalla stessa Ar-
delle rinnovabili; l’inquinamento e l’im- pac. Si è così deciso di lasciare libertà di
missione di sostanze tossiche nell’am- scelta agli autori delle schede tematiche
biente, la persecuzione diretta da parte che, di volta in volta, hanno tenuto con-
dell’uomo, la caccia e la pesca eccessi- to delle alternative sopra esposte, sele-
ve, il commercio illegale, l’invasione/ zionando quelle più rappresentative.
immissione di specie alloctone estranee Negli ultimi anni si è sviluppata nelle
che introducono nella biosfera locale popolazioni una notevole sensibilità alle
profonde alterazioni, e non per ultimo problematiche ambientali per la cre-
i cambiamenti climatici, cui l’uomo sta scente consapevolezza che le risorse na-
contribuendo con un’enorme immissio- turali non sono inesauribili. Il principio
ne di gas serra in atmosfera. della sostenibilità ambientale si è pro-
Lo studio sulla perdita della biodiversità gressivamente imposto come un fonda-
ha contribuito a innalzare, soprattutto a mentale “parametro” di riferimento di
livello internazionale, il profilo politico ogni politica di sviluppo, globale, locale
di un aspetto critico - e precedentemen- e di settore. Oggi la conservazione della
te trascurato - delle scienze della vita. biodiversità è riconosciuta come valore
Ha inoltre originato un modo preciso e universale.
completo per valorizzare la varietà delle A tal fine è utile sottolineare che il Se-
forme di vita esistenti sulla Terra da cui sto Programma di Azione per l’ambien-
(1) “Ambiente 2010 - il nostro futuro, ne è emersa l’importanza e l’urgenza di te1 dell’Unione europea, prevede, tra le
la nostra scelta” una tutela. aree di azione prioritarie individuate, la
Questo contributo, realizzato con la col- protezione, il ripristino, il funzionamento
laborazione del Settore ecologia dell’As- dei sistemi naturali per arrestare la per-
sessorato alle politiche ambientali, mira dita di biodiversità nei paesi dell’Unione
alla tutela, conservazione e valorizzazio- europea.
ne del patrimonio naturale e ambientale La difesa della biodiversità non si rea-
attraverso una fotografia sullo stato della lizza soltanto attraverso la costituzione
biodiversità in Campania, fornendo dati di aree naturali protette. Sono neces-
e informazioni ai cittadini sulle proble- sarie azioni di promozione, di sensibi-
matiche, ma anche sulle bellezze della lizzazione, di informazione - rivolte sia
nostra regione grazie all’aiuto di esperti alle comunità che vivono in queste
botanici, zoologi e agronomi a cui è stato aree, sia ai cittadini tutti - finalizzate a
chiesto un contributo su alcune specie far acquisire le conoscenze, anche di
animali e/o vegetali da loro ritenute si- tipo scientifico,del patrimonio naturale
gnificative per ampliare lo stato di cono- e ambientale che la stessa biodiversità
scenza e, quindi, di tutela del settore. esprime, per sviluppare nelle coscienze
La difficoltà principale è consistita nel un forte senso di appartenenza.
cosa scegliere e, soprattutto, cosa esclu- Chi conosce il vero valore di un bene lo
dere fra centinaia di specie più belle, più difende in tutti i modi.

Il contesto comunitario
Il continente europeo possiede un tico è inestimabile.
enorme “patrimonio naturale” costi- Tale patrimonio naturale presenta però
tuito da una grande varietà di paesag- un equilibrio “fragile”ed è sottoposto a
gi, di ecosistemi, di specie, animali e continue “erosioni”, nel senso che le at-
vegetali. In altri termini l’Europa rac- tività antropiche contribuiscono a sot-
chiude una notevole “biodiversità” il trarre grandi quantità di beni naturali.
cui valore biologico, genetico ed este- Al fine di salvaguardare, valorizzare
298
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
e favorire una migliore gestione del ne gli Stati membri sono stati chiamati
suo patrimonio naturale (biodiversi- all’individuazione dei singoli siti e alla
tà), l’Unione europea ha provveduto a loro conservazione e corretta gestio-
emanare strumenti finanziari e piani di ne. La rete ecologica europea “Natu-
attuazione, interventi e strategie ope- ra 2000”, è costituita da due tipi di
rative. I principali strumenti normativi aree: le Zone speciali di conservazione
di cui l’Unione europea si è dotata per (ZSC), allo stato indicate come i Siti di
gli obiettivi sopraindicati sono le Diret- importanza comunitaria (SIC), ai sensi
tive comunitarie 92/43/CEE “Habitat” della Direttiva “Habitat”, e le Zone di
e 79/409/CEE “Uccelli”. Le due diretti- protezione speciale (ZPS), ai sensi del-
ve prevedono la tutela degli ambienti la Direttiva “Uccelli”. Nell’ambito dei
naturali e delle specie faunistiche e siti della rete, di notevole pregio e rap-
floristiche e la realizzazione di una rete presentativi per la conservazione del
ecologica europea denominata “Rete patrimonio naturale, è indispensabile,
Natura 2000”. Le direttive si basano pertanto, incentivare e promuovere
sul principio di sussidiarietà, cioè, at- l’uso del territorio e lo sfruttamento
traverso di esse l’Unione europea ha delle risorse in una logica di sviluppo
definito gli obiettivi per la cui attuazio- sostenibile e durevole.

NORMATIVA COMUNITARIA
Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”
Direttiva 92/43/CEE “Habitat”
Direttiva 97/49/CEE “Modifica Direttiva Uccelli”
Tabella 11.1
Decisione della Commissione del 19/07/2006 “Elenco SIC regione biogeografia mediterranea” Biodiversità: Normativa comunitaria

Il contesto nazionale
Il nostro Paese ha una grande respon- specie animali e vegetali di forte va-
sabilità nei confronti della Comunità lenza naturalistica e ambientale.
europea in materia di politica di con- È, infatti, il paese europeo con il più
servazione e di tutela delle Aree natu- alto tasso di biodiversità. In Italia le
rali protette e, di conseguenza, della aree proponibili come SIC e ZPS sono
fauna, della vegetazione, dei paesaggi state individuate, principalmente tra
e degli ecosistemi naturali presenti. il 1995 e 1997, con l’attuazione del
L’Italia, infatti, per la sua collocazione Progetto Bioitaly2, articolato nella rac- (2) Il progetto, cofinanziato dalla
Commissione europea nell’ambito del
geografica entro il bacino del Mediter- colta, organizzazione e sistematizza- Programma LIFE Natura 1994, è stato
raneo, presenta una notevole varietà zione delle informazioni sugli habitat stipulato tra il Ministero dell’ambiente
di ambienti che contribuiscono a de- naturali e seminaturali, nonché sulle e della tutela del territorio, Direzione
per la conservazione della natura, e le
terminare una ricchezza di habitat ed specie vegetali e animali di interesse Regioni e Province Autonome
ecosistemi con presenza di numerose comunitario.

NORMATIVA NAZIONALE
Legge n. 157 del 11/02/1992
DPR n. 357/1997
DPR n. 120/2003 “Modifica DPR n. 357/1997”
DM del 20/01/1999 “Modifica allegati A e A del DPR n. 357/1997”
DM del 03/04/2000 “Elenco dei proposti Siti pSIC”
DM del 03/09/2002 “Linee guida per la gestione”
DM del 25/03/2005 “Pubblicazione elenco pSIC” GU n. 157 del 08/07/2005
DM del 25/03/2005 “Pubblicazione elenco ZPS” GU n. 168 del 21/07/2005
DM del 17/10/2007 “Criteri minimi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciale
di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” GU n. 258 del 06/11/2007
Protocollo di Intesa per la “Redazione del Piano d’Azione Nazionale per la conservazione delle Tartarughe Tabella 11.2
Marine (PATMA)” del 06/06/2008 Biodiversità: Normativa nazionale

299
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il contesto regionale
Il territorio della Campania, situato logia vegetale e botanica), ha permesso
principalmente lungo la dorsale ap- di segnalare al Ministero dell’ambien-
penninica, è interessato da più aree te ben 132 aree proposte quali Siti di
bioclimatiche che determinano una importanza comunitaria (pSIC). Allo
vasta pluralità di valori naturali e am- stato, in ottemperanza alla richiesta da
bientali, che ben si armonizzano e si parte del Ministero di modifiche delle
intrecciano con altri pregevoli valori perimetrazioni dei pSIC, si è provvedu-
che trovano feconde radici nell’arte, to a una verifica tecnico - scientifica
nella storia, nella cultura, delle tante che ha ridotto a 106 i pSIC campani.
popolazioni che nei vari secoli hanno Con la Decisione della Commissione
abitato il territorio campano e che am- del 19 luglio 2006, è stato formalizza-
pliano e accrescono lo stesso concetto to l’elenco dei SIC che, al termine del
di “biodiversità”. processo di riconoscimento da parte
L’azione dell’Assessorato alle politiche della Commissione europea, saranno,
ambientali, in particolare del Settore infine, designati quali Zone speciali di
ecologia, finalizzata alla salvaguardia conservazione (ZSC), entrando così a
delle risorse naturali e ambientali del far parte della rete “Natura 2000”. In
territorio, si concretizza con l’attuazio- attuazione della Direttiva “Uccelli”, in-
ne delle Direttive Comunitarie 92/42/ vece, sono stati individuati e segnalati
CEE “Habitat” e 79/409/CEE “Uccelli”. al Ministero dell’ambiente e della tu-
La realizzazione del progetto “Bioi- tela del territorio, 28 aree con caratte-
taly”, condotto con la partecipazione ristiche di Zone di protezione speciale
dell’Università agli Studi di Napoli Fe- (ZPS).
derico I (Dipartimenti di zoologia, bio-

NORMATIVA REGIONALE
DGR n. 631 del 08/02/2000, a oggetto “Segnalazione di zone di protezione speciale (ZPS) nell’ambito del
territorio regionale”, in attuazione della Direttiva 79/409/CEE - “Uccelli”
DGR n. 3937 del 03/08/2001, a oggetto “Attuazione Direttiva 79/409/CEE - Uccelli - Segnalazione, nell’am-
bito del territorio regionale, di n. 5 Zone di protezione speciale (ZPS)”
DGR n. 6946 del 21/12/2001, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnala-
zione, nell’ambito del territorio regionale, di n. 3 Zone di protezione speciale (ZPS)”
DGR n. 495 del 07/02/2003, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnalazio-
ne, nell’ambito del territorio regionale, della Zona di protezione speciale boschi e sorgenti della Baronia”
DGR n. 2086 del 17/11/2004, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnala-
zione della zona di protezione speciale Le Mortine”
DGR n. 2087 del 17/11/2004, a oggetto “ Sito IT8040007 Lago di Conza della Campania - Ampliamento
Perimetrazione ZPS e pSIC”
DGR n. 2203 del 03/12/2004, a oggetto “Attuazione Direttiva 79/409/CEE in Campania - Completamento
delle Important bird areas (IBA) in Zone di protezione speciale (ZPS)
DGR n. 3431 del 12/07/2002, a oggetto “Rete Ecologica Europea Natura 2000 - Progetto Bioitaly Modifica
perimetrazioni e istituzione di nuovo Sito”
DGR n. 803 del 16/06/2006 “Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Provvedimenti”
DGR n. 23 del 19/01/2007 “Misure di conservazione per i Siti Natura 2000 della regione Campania. Zone
di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza comunitaria (SIC)”
DGR n. 231 del 21/02/2006 “Disegno di legge a oggetto: Disposizioni in materia di conservazione e gestio-
ne dei Siti della Rete Natura 2000”. Tale proposta di legge è, allo stato, in discussione al Consiglio regionale
per la definitiva approvazione
DGR n. 1624 del 20/09/2007: rimodulazione della perimetrazione del Sito di importanza comunitaria
“Monti della Maddalena”
DGR n. 1625 del 20/09/2007: rimodulazione della perimetrazione della Zona di protezione speciale “Mon-
ti e sorgenti della Baronia”

Tabella 11.3 DGR n. 1297 del 01/08/2008: presa d’atto del Protocollo d’Intesa per la redazione del Piano d’azione
Biodiversità: Normativa regionale nazionale per la conservazione delle tartarughe marine (PATMA)

300
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
Un’ulteriore strategia efficace per la di- te, costituito dai parchi e dalle riserve
fesa della biodiversità è rappresentata naturali regionali, che si aggiungono
dall’istituzione di aree naturali protet- ai due parchi nazionali del Vesuvio e
te. È in tale ottica che l’impegno della del Cilento-Vallo di Diano. Nelle tabel-
regione Campania ha assunto una no- le 11.4 e 11.5 viene riportato lo stato
tevole valenza, dimostrato dall’avvio di fatto del sistema delle aree naturali
di un sistema di aree naturali protet- protette della Campania.

TIPOLOGIA NUMERO
Parco nazionale 2
Riserva naturale statale 5
Area naturale marina protetta- Riserva naturale marina 2
Parchi sommersi marini 2
Parco naturale regionale 9
Riserva naturale regionale 4
Zona umida ramsar 2
Sito di importanza comunitaria 106
Tabella 11.4
Zona di protezione speciale 28
Il sistema delle aree naturali protette
Altre aree protette 24 della Campania

TIPOLOGIA DENOMINAZIONE ESTENSIONE (ettari)


Area naturale marina protetta di
1.539,00
Aree naturali marine protette e Punta Campanella
riserve naturali marine Area marina protetta Regno di
11.256,00
Nettuno
Campi Flegrei 7.350,00
Diecimare 220,00
Fiume Sarno 3.436,00
Matese 25.000,00
Parchi naturali regionali Monti Lattari 16.000,00
Monti Picentini 63.797,00
Partenio 16.650,00
Roccamonfina-Foce Garigliano 11.000,00
Taburno-Camposauro 12.370,00
Cilento e Vallo di Diano 178.172,00
Parchi nazionali
Vesuvio 7.259,00
Parco sommerso di Baia 177,00
Parchi sommersi
Parco sommerso di Gaiola 42,00
Castel Volturno 268,14
Cratere degli Astroni 250,00
Riserve naturali statali Tirone Alto Vesuvio 1005,00
Valle delle Ferriere 455,00 Tabella 11.5
Estensione delle aree naturali protette
Vivara 35,63
in Campania

Notevole importanza ha assunto, re- caratteristici dei propri ecosistemi e


centemente, la volontà dell’ammi- paesaggi, anche marini, di notevole
nistrazione regionale di rafforzare e pregio naturalistico e di grande inte-
promuovere l’azione di tutela e di sal- resse comunitario.
vaguardia degli habitat e delle specie
301
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Infatti, il 6 giugno del 2008 è stato sot- vare per il Protocollo di intesa per la
toscritto il Protocollo di intesa con il lontra, attualmente in via di discussio-
Ministero dell’ambiente e della tutela ne. In merito ai siti della Rete Natura
del territorio e del mare concernente 2000, allo stato è necessario provvede-
la “Redazione del Piano d’azione nazio- re ad azioni di monitoraggio e verifica
nale per la conservazione delle tartaru- di particolari specie e habitat, per dare
ghe marine (PATMA)”, specie in serio riscontro a specifiche richieste da parte
pericolo di estinzione. del Ministero dell’ambiente e della Co-
Stesso procedimento si dovrà osser- munità europea.

SCHEDA TEMATICA
LE TARTARUGHE MARINE

Delle sette specie di tartarughe marine che ancora oggi esistono, soltanto due - Caretta
caretta (Tartaruga comune) e Chelonia mydas (Tartaruga verde) - vivono e si riproducono nel
Mediterraneo, perchè Dermochelys coriacea (Tartaruga liuto), pur frequentandolo attivamen-
te, a scopo alimentare, non vi si riproduce.
La Campania, con i suoi 512 chilometri di costa, è una delle aree a maggiore concentra-
zione di tartarughe marine in ambito tirrenico. Esemplari giovani e adulti sono soliti sostarvi
per alimentarsi sui ricchi fondali sabbiosi che si alternano lungo la sua fascia costiera. Tutte le
specie di tartarughe marine sono classificate come endangered nella lista rossa delle specie a
rischio d’estinzione dall’IUCN (International union for the conservation of nature and natural
resources). In particolare, Caretta caretta, la specie più comune e diffusa nelle nostre acque è
inclusa dalla Comunità europea nell’Annex II della Direttiva “Habitat”, come specie prioritaria
la cui conservazione nel Mediterraneo richiede speciali misure di protezione.

Tartaruga comune (Caretta caretta)


Lunghezza carapace (centimetri) 85- 124
Peso (chilogrammi) fino a 180
carapace bruno rossiccio, piastrone
Colore
biancastro-giallognolo
Habitat costiero
Distribuzione mari temperati e subtropicali
Maturità sessuale 20-30 anni
Alimentazione granchi, molluschi, invertebrati vari

È la specie più diffusa nelle nostre acque. Dal 1996 al 2008, sulla fascia costiera, dal golfo
di Gaeta a quello di Policastro (350 chilometri di costa), sono stati censiti gli spiaggiamenti di
504 individui. Delle 504 tartarughe recuperate, 169 erano vive e pertanto sono state ospe-
dalizzate nei Centri di cura e riabilitazione della Stazione zoologica “Anton Dohrn”, prima di
essere reintrodotte in natura.
Le tartarughe, provenienti dal bacino orientale del Mediterraneo in cerca di cibo, si sof-
fermano nelle zone più antropizzate della fascia costiera campana, in corrispondenza degli
sbocchi dei fiumi e degli scarichi urbani, come il tratto di mare a nord dei golfi di Napoli e Poz-
zuoli o, più a sud, in corrispondenza della foce del fiume Sarno e in prossimità della prateria
di Posidonia tra Ischia e Procida.
Grazie alle informazioni raccolte negli ultimi quindici anni sulla presenza di Caretta caretta,
si è rilevato che presso le coste campane il numero di animali aumenta considerevolmente in
primavera-estate, con picchi nel mese di agosto, mentre diminuisce in autunno-inverno con
minimi nel mese di febbraio. Utilizzando la tecnica del monitoraggio satellitare si è accertato
che in autunno molti animali lasciano la nostra regione per dirigersi verso il settore orientale
del Mediterraneo, in cerca di acque più calde.
Purtroppo, proprio nei mesi di maggiore presenza delle tartarughe si verifica un fortissimo
aumento del traffico marittimo e dell’attività di pesca che ne mettono in grave pericolo la
sopravvivenza. Infatti, gli esami necroscopici effettuati sulle carcasse degli animali spiaggiati
hanno evidenziato che oltre il 60% dei decessi è dovuto a catture accidentali in strumenti da
pesca o all’impatto con imbarcazioni. Inoltre, è in crescita allarmante il numero di tartarughe
recuperate ancora vive in grave stato di debilitazione per aver ingerito materiale non biode-
gradabile (plastica, pezzi di rete, cordami di nylon).

302
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

Nel 2002, per la prima volta in Campania è stato documentato un nido di Caretta caretta
a Baia Domitia sul litorale casertano, un altro nel 2006 a Ogliastro Marina nel Cilento e un
altro ancora nel 2008 a Lucrino, nel cuore dei Campi flegrei. Questi eventi sono certamente
da considerarsi eccezionali perché avvenuti al di fuori dei naturali areali di nidificazione della
specie e mai così a nord nel Mediterraneo, ma molto probabilmente si ripeteranno nei pros-
simi anni. Da ciò deriva l’assoluta necessità di predisporre adeguati piani di salvaguardia per
la nostra regione che, oltre alla tutela degli ecosistemi marini costieri, prevedano anche la
protezione di tutte le spiagge idonee alla nidificazione.

Tartaruga verde (Chelonia mydas)


Lunghezza carapace (centimetri) 80-140
Peso (chilogrammi) fino a 235
carapace olivastro con strie e macchie
Colore
più scure, piastrone bianco o giallognolo
Habitat costiero (praterie di fanerogame)
Distribuzione mari tropicali e subtropicali
Maturità sessuale 20-40 anni e oltre
fanerogame marine (Posidonia, Cymodo-
Alimentazione
cea), alghe

È chiamata “tartaruga verde” a causa della presenza di un grasso verde nel corpo. È una
specie migratrice capace di raggiungere luoghi specifici con notevole precisione. Nel Medi-
terraneo vive nel solo settore orientale, ove le temperature sono più alte. Le sue spiagge di
nidificazione si trovano esclusivamente in Turchia e nell’isola di Cipro.
Negli ultimi anni, probabilmente a causa del riscaldamento delle acque, giovani di Chelonia
mydas sono stati rinvenuti nei golfi di Salerno e di Napoli (Torre del Greco, Ischia). Nell’estate
del 2003, un esemplare è stato recuperato nel porto di Pozzuoli ove è ancora presente una
piccola macchia di Cymodocea, pianta marina simile alla Posidonia.

Tartaruga liuto (Dermochelys coriacea)

Lunghezza carapace (centimetri) 132-178


Peso (chilogrammi) fino a 900
carapace nero o bruno scuro con
Colore
macchie bianche; piastrone biancastro
Habitat pelagico
Distribuzione tutti gli oceani eccetto Artico
e Antartico
Maturità sessuale 9-15 anni
Alimentazione meduse e altri invertebrati gelatinosi

È facilmente distinguibile dalle altre specie, oltre che per le dimensioni, per avere il ca-
rapace percorso da sette carene longitudinali e ricoperto da “pelle”. Di abitudini pelagiche,
è una forte nuotatrice e capace di immergersi anche fino ai 1.000 metri di profondità. Der-
mochelys visita il Mediterraneo, probabilmente in cerca di cibo, entrando dallo Stretto di
Gibilterra, ma non vi si riproduce.
Questa specie è osservata raramente in Campania. In passato alcuni esemplari sono stati
trovati morti, annegati in reti da posta , nei golfi di Salerno, di Policastro e in prossimità del
golfo di Gaeta.

303
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

La flora protetta in Campania


La Campania si è dotata di una legge legali.
per la protezione della flora endemica La regione Campania tutela le specie
e rara, ampliando l’elenco delle specie riportate nel Regio Decreto n. 772 del
già protette a livello nazionale. Tutta- 26/05/1932 (tabella 11.8) più tutte le
via, come richiamato in altre parti di specie riportate nella legge regiona-
questo capitolo, essa risulta di difficile le n. 40 del 25/11/1994 “Tutela della
applicazione per le difficoltà insite nel flora endemica e rara” (tabelle 11.6 e
riconoscimento delle specie da parte 11.7).
dei non addetti ai lavori, e per la man- Il Regio Decreto riporta testualmen-
canza di una politica incisiva di divul- te nell’unico articolo «Ai sensi e agli
gazione. Di positivo c’è, comunque, il effetti delle disposizioni portate da-
fatto che molte delle piante considera- gli articoli 1 e 9 della Legge n. 99 del
te si ritrovano in aree protette e, molte 06/11/1931, sono considerate piante
tra esse, sono comunque difficilmente officinali le piante medicinali, aromati-
accessibili, per cui la minaccia arriva che e da profumo comprese nell’elen-
soprattutto dai collezionisti - che per co unito al presente decreto. Elenco
fortuna sono piuttosto rari - e dalla delle piante officinali spontanee sog-
distruzione degli habitat (soprattut- gette alle disposizioni della Legge n.
to costieri) per far posto a nuove co- 99 del 06/01/1931».
struzioni abusive e, purtroppo, anche

Aquilegia champagnatii Moraldo, Nardi et La Valva Oxytropis caputoi Moraldo et La Valva


Asperula crassifolia L. Primula palinuri Petagna
Centauree tenorei Guss. ex Lacaita Prunus cocomilia Ten.
Chamaerops humilis L. Pteris vittata L.
Cyperus polystachyus Rottb. Scabiosa pseudisetensis (Lacaita) Pign.
Tabella 11.6 Stipa crassiculmis P. Smirnov subsp. picentina Mar-
Elenco entità rare perché endemiche Dianthus ferrugines Miller
tinovsky, Moraldo et Caputo
italiane ad areale ristretto o in quanto
molto sporadiche all’interno di areale Ipomoea imperati (Vahl) Griseb. (I. stolonifera (Cyr) Stipa dasyvaginata Martinovsky subsp. appennicola
abbastanza esteso o comunque JF Gmelin) Martinovsky et Moraldo
minacciate di estinzione o in via Kochia saxicola Guss. Valeriana montana L. var. auricolata Lacaita
di scomparsa (Legge regionale n.
40/1994) Lonicera stabiana Guss. ex Pasquale Woodvardia radicans (L.) Sm.

Abies alba Miller Laurus nobilis L. (ove spontaneo)


Acer lobelii Ten. Lilium croceum Chaix
Aquilegia tutte le specie Lilium martagon L.
Arisarum proboscideum (L.) Savi Lithodora rosmarinifolia (Ten.) IM Johnston
Asplenium septentrionale (L.) Hffm. Nupharlutea (L.) Sibth. et Sm.
Berberis athenensis C. Presl. Nymphaea alba L. (ove spontanea)
Betia pendula Roth. (ove spontanea) Orchidaceae: tutte le specie
Brassica gravinae USLC Ten. Paris quadrifolia L.
Carex grioletii Roemer Parnassia palustria L.
Coris monspelensis L. Phyllitis sagittata (DC) Guinea ex Heywood
Tabella 11.7
Elenco entità rare o di notevole Pinus nigra Arnold (nelle stazioni autoctone della
Dictamnus albus L.
significato fitogeografico, la cui Valle della Caccia di Senerchia - AV)
raccolta è consentita, in quantità
Galium palaeoitalioum Ehrend Platanus orientalis L. (ove spontaneo)
da stabilirsi caso per caso, per usi
scientifici o didattici o comunque Genista ephedroides DC. Pteris cretica L.
dietro rilascio di autorizzazione da Gentiana lutea L. Ruscus hypoglossum L.
parte delle autorità competenti
(Legge regionale n. 40/1994) Gladiolus inarimensis Guss. Santolina neapolitana Jordan et Fourr.

304
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
Aconitum Napellus L. Artemisia spicata wulf
Adonis spec. var. Artemisia glacialis L.
Angelica Archangelica L. Artemisia nana Gaud
Arnica montana L. Gentiana lutea L.
Artemisia vulgaris L. Hyosciamus niger L.
Artemisia pontica L. Pencedanum Ostruthium Kock
Artemisia absinthium L. Hissopus officinalis L.
Artemisia vallesiaca All. Achillea Moschata L.
Lappa major D.C. Lavandula officinalis Chaix
Atropa Belladonna L. Lavandula latifolia will
Bryonia dioica iacq. Lycopodium clavatum L.
Acorus calamus L. Dictamnus albus L.
Matricaria Chamomilla Glycyrrhiza glabra L.
Carbenia benedica B. H. Melissa officinalis L.
Erytraea Centaurium Pers Pinus pumilio Hancke
Conium Maculatum L. Plantago Psylium L.
Colchicum autunnale L. Teucrium montanum L.
Citrullus Colocynthis Schrad. Juniperus Sabina L.
Digitalis purpurea L. Saponaria officinalis L.
Solanum Dulcamara L. Urginea maritima Bak
Veratrum album L. Ramnus Cathartica L.
Inula helenium L. Delphinium Staphysagria L.
Achillea Herba-rota All. Datura Stramonium L.
Tussilago Farfara L. Tanacetum vulgare L.
Oenanthe Phellandrium L. Taraxacum officinalis L.
Tabella 11. 8
Rhamnus Frangula L. Corteccia Tilia species
Elenco delle piante officinali sponta-
Fraxinus spec. var. Manna Thymus vulgaris L. nee riportate nel Regio Decreto n. 772
del 26/05/1932 e soggette alle disposi-
Artemisia Mutellina will Valeriana officinalis L.
zioni della Legge n. 99 del 06/01/1931

SCHEDA TEMATICA
HABITAT E SPECIE VEGETALI RAPPRESENTATIVE DELLA BIODIVERSITÀ REGIONALE

Quali emergenze botaniche indicare come rappresentative della biodiversità vegetale del-
la Campania? La risposta non è affatto semplice e tantomeno scontata anche perché diversi
sono i livelli a cui si può intendere la biodiversità e diversi sono i motivi per scegliere alcuni
elementi piuttosto che altri. Inoltre numerose sono le scelte possibili: basti pensare che per
le sole specie vascolari si potrebbe contare su un elenco di più di cento entità tra esclusive,
endemiche e protette per la regione Campania (Conti et al., 2005) e ciò malgrado siano an-
cora tante le aree le cui conoscenze floristiche sono considerate non approfondite (Strumia
et al., 2005).
Sicuramente si sarebbe potuta rivolgere l’attenzione alle specie più appariscenti (prime tra
tutte le molteplici orchidee, alcune delle quali anche piuttosto rare) e proprio per questo tal-
volta oggetto di raccolte indiscriminate. Oppure sarebbe stato egualmente giusto occuparsi
e descrivere quelle più famose, quelle considerate quasi dei preziosi gioielli, ma che proprio
per questo troppo spesso (anzi sempre) sono le sole che vengono mostrate nelle occasioni di
rappresentanza. La scelta non è affatto semplice, soprattutto a causa dello straordinario patri-
monio di biodiversità della nostra regione, purtroppo poco conosciuto e spesso dimenticato.
Pertanto abbiamo in questa sede si cerca di rappresentare la parte più negletta, meno famosa
perché meno appariscente, ma nello stesso tempo di pari (se non maggiore in termini di rarità
sul territorio nazionale) valore fitogeografico:
• sorgenti pietrificanti con formazione di travertino - habitat abbastanza difficile da
individuare (o scoprire nelle fessure più recondite della complessa geomorfologia campana),
ma di particolare rilevanza per “l’ospitalità” che offre ad alcune specie considerate apparte-
nenti “a una flora minore” (tra cui un muschio e un’epatica, piccole piante invisibili ai non
esperti, ma di grande importanza naturalistica)

305
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

• Asperula crassifolia L. - una specie schiva e difficile da riconoscere, che rappresenta inve-
ce una vera gemma preziosa del nostro patrimonio vegetale in quanto endemica della Cam-
pania
• Genista cilentina Vals. - una specie trascurata malgrado la sua importanza e appartenen-
te a un gruppo di piante, comunemente indicato con il generico nome di ginestre e molto ben
rappresentato nella nostra regione da moltissime specie.
Entrambe le due ultime specie sono “esclusive per la Campania” (Conti et al., 2005), per-
tanto non esiste nessun altro posto del mondo in cui sia possibile osservarle. Lo scopo di que-
ste tre schede è quello di diffondere la conoscenza di queste specie: imparando a conoscerle
si potrà contribuire a conservarle gelosamente, trattandole come dei tesori da tutelare.
(3) Codici di riferimento nei sistemi di Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino3 (Cratoneurion). L’habitat delle sor-
classificazione europei degli Habitat: genti pietrificanti (Cratoneurion), è un particolare habitat poco frequente e legato esclusiva-
Natura 2000: 7220* - CORINE Bioto- mente ad ambienti costituiti da pareti calcaree costantemente percorse da continui stillicidi di
pes: 54.12 - EUNIS: C2.121 acque. La vegetazione che vi si insedia è dominata essenzialmente da estesi e spessi tappeti
di briofite che, attraverso l’attività di fotosintesi, determinano la precipitazione di carbonato
di calcio e la progressiva formazione di depositi di “tufo calcareo” e successivamente di tra-
vertino. Il nome Cratoneurion è dovuto al Cratoneuron commutatum, oggi noto col nome di
Palustriella commutata, una caratteristica specie di muschio che ha un ruolo importante nella
formazione di questo habitat.
L’acqua che scorre in profondità nelle rocce carsificate si arricchisce di bicarbonato di cal-
cio; al momento della sua fuoriuscita deposita in prossimità delle sorgenti il carbonato di
calcio formando il travertino. Ciò avviene attraverso due processi: l’evaporazione, che de-
termina il rilascio diretto dell’anidride carbonica nell’atmosfera e la fotosintesi, che altera
l’equilibrio carbonato-bicarbonato, rimuovendo anidride carbonica e innalzando così il pH
con conseguente deposizione di carbonato di calcio. Il Cratoneuron e altri muschi presenti in
questo habitat sottraggono CO2 dal bicarbonato disciolto nell’acqua per la sintesi clorofilliana
liberando così il carbonato di calcio alla loro base. Oltre al processo chimico, i muschi contri-
buiscono alla formazione della roccia anche attraverso un processo fisico perché trattengono
l’acqua dando a essa il tempo di depositare il carbonato. L’aspetto ricco di cavità del traverti-
no è dovuto soprattutto a questo meccanismo di formazione poiché la deposizione avviene
tutt ’attorno alle varie piantine.
Il meccanismo di formazione di questo habitat è stato compreso soltanto pochi anni fa; in
precedenza si pensava che la presenza del muschio fosse dovuta solamente alle sue caratteri-
stiche calcicole. Le colonie di briofite costituiscono un’intelaiatura adatta alla cristallizzazione
del carbonato di calcio. Strutture differenti di travertino si generano da diverse specie di brio-
fite, seppure altri materiali vegetali e l’ambiente in cui la deposizione chimico-fisica avviene
possano avere la loro influenza.
Questo tipo di habitat è caratteristico degli ambienti umidi (pareti stillicidiose, sponde di
ruscelli) o acquatici (letto di corsi d’acqua, cascate). La componente briofitica è dominante e
si manifesta con popolamenti più o meno estesi, più o meno compenetrati, con un mosaico
di aggruppamenti in specie diversificato in relazione alle piccole variazioni ambientali come
struttura e tessitura del substrato, chimismo dello stesso e dell’acqua, oltre che da macrofat-
tori come clima e altitudine. L’habitat delle sorgenti pietrificanti è fortemente minacciato per
il frequente fenomeno di captazione delle acque che determina una profonda alterazione
delle sue particolari condizioni ecologiche.
La specie più comune e peculiare delle sorgenti pietrificanti è la Palustriella commutata
(syn.: Cratoneuron commutatum). Questo muschio presenta caratteristiche foglioline a forma
di falce, con gli apici fogliari rivolti tutti verso una stessa direzione, il fusto è regolarmente
pennato, presentando tanti corti rametti laterali. Forma dense colonie sia su roccia sia su suo-
lo o spesso completamente sommerse, presenta una colorazione giallo dorata e bruna se cre-
sce in piena luce, oppure verde intenso se all’ombra. A essa si associano altre briofite come
Palustriella commutata var. falcata, Didymodon tophaceus, Hymenostylium recurvirostrum,
Gymnostomum calcareum, Pellia endiviifolia, Pellia epiphylla, Bryum pallens, Orthothecium
rufescens.
Recentemente nella Valle delle Ferriere, in questo stesso habitat è stata rinvenuta l’unica
stazione europea di un’epatica con distribuzione prevalentemente tropicale appartenente al
genere Cyatodhium (Duckett and Ligrone, 2006).
Spesso questo tipo di vegetazione si trova in contatto con comunità vegetali che coloniz-
zano le rupi stillicidiose mediterranee caratterizzate dalla presenza di specie come la felce
Adiantum capillus-veneris (capelvenere) e altri muschi come Eucladium verticillatum ed epa-
tiche come Conocephalum conicum.
In particolare nella Valle delle Ferriere presso Amalfi queste rupi stillicidiose ospitano
anche altre pteridofite di elevato valore biogeografico, tra cui la più famosa è Woodwardia
radicans (L.) Sm., specie sottoposta a grave rischio di estinzione secondo i criteri proposti
dall’International Union for Conservation of Nature (IUCN, 2006) e, pertanto, recentemente

306
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

indicata come endangered per l’Italia e critically endangered per la Campania (Spampinato et
al., 2008) Per il suo interesse risulta anche inserita in allegato II e IV della Direttiva CEE/92/43
e nella convenzione di Berna (1979). Altre entità presenti di notevole interesse fitogeografico
sono le felci Pteris creticaL. e P. vittata L.; nelle stazioni più termofile si rinviene anche la pian-
ta carnivora Pinguicola hirtiflora Ten.
Rappresenta un habitat prioritario ai sensi della Direttiva CEE/92/43 e pertanto citato
nell’allegato I della stessa direttiva. Le sorgenti, di qualunque tipo esse siano, rappresentano
una risorsa di eccezionale importanza e non solo per gli aspetti biologici e fitogeografici ma
anche per la stessa sopravvivenza della specie umana. La Direttiva 92/43 ha giustamente
individuato come prioritario questo habitat che si contraddistingue non tanto per i valori
biogeografici in sé, quanto per gli aspetti di natura paesaggistica e storico-evolutiva.
Malgrado il grande valore ai fini della conservazione della biodiversità, la sua distribuzione
in Campania è attualmente molto sottostimata soprattutto per le difficoltà di rinvenimento e
riconoscimento; a questo proposito basti sottolineare che non compare ufficialmente nella
banca dati della regione Campania. Nell’ambito delle esplorazioni floristiche è stata rilevata
la presenza di questo habitat nella Valle delle Ferriere (Esposito et al., 2001) e in alcune lo-
calità del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in particolare alle grotte di Castel Civita
e alle grotte del Bussento, così come riportato da apposita cartografia (Esposito, 2007). Gli
autori di questa scheda tuttavia lo dichiarano sicuramente presente oltre che nelle località
più rappresentative citate in precedenza anche in molte altre aree della Campania (monti
Picentini, Piana di Paestum, Matese campano), sia all’interno che all’esterno di Siti di impor-
tanza comunitaria.

Figura 11.1
Esempio di habitat sorgenti pietri-
ficanti con formazione di travertino
(Cratoneurion): la parete è quasi inte-
ramente coperta da Palustriella com-
mutata.

Riferimenti bibliografici
Duckett J., Ligrone R. Cyathodium Kunze,(Cyathodiaceae, Marchantiales), a tropical liverwort genus and fa-
mily new to Europe, in Southern Italy. Journal of Briology, 28: 88-96, 2006
IUCN. Guidelines for Using the IUCN Red List Categories and Criteria. Version 6.2. Prepared by the Stan-
dards and Petitions Working Group of the IUCN SSC Biodiversity Assessment Sub-Committee in December 2006,
2006
Spampinato G., Cameriere P., Crisafulli A., Gangale C., Picone R., Santangelo A., Uznov D.. Woodwardia radi-
cans (L.) Sm. In: Flora da conservare. Iniziativa per l’implementazione in Italia delle categorie e dei criteri IUCN
(2001) per la redazione di nuove Liste Rosse. Inform. Bot. Ital., 40 suppl. 1: 132-134, 2007
Esposito A. Definizione di una Check-list delle briofite del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Rela-
zione tecnico-scientifica, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, 2007
Esposito A., Aleffi M., Spagnolo R. La flora briologica della Riserva Naturle Orientata “Valle delle Ferriere”.
Braun Blanquetia 31: 51-53, 2001

Asperula crassifolia L.4. Pianta perenne legnosa di dimensioni piuttosto contenute (tra i 15
e i 45 centimetri di altezza) con fusti eretti e legnosi alla base; le porzioni più giovani dei fusti
sono caratterizzate dalla presenza di peli brevi, papillosi e patenti (cioè disposti ad angolo (4) Famiglia Rubiaceae. Etimolo-
retto rispetto al punto di inserzione), presenti anche sulle foglie. Queste ultime sono lanceo- gia: da asper=aspro, per la scabrez-
lato-lineari, piccole (larghe tra 1,5 e 3 mm e lunghe tra 10 e 30 mm), talvolta con il margine za delle foglie (Arcangeli, 1894); da
revoluto e caratterizzate dall’essere piuttosto crassulenti e dotate di un mucrone (una specie crassus=grasso e folia=foglia, per le
foglie crassulente
di piccola punta apicale). I fiori piuttosto piccoli e tutt ’altro che appariscenti sono riuniti in
un’infiorescenza piramidata; corolla pubescente con tubo lungo 2-3 volte i lobi. Frutto molto
piccolo (1,5 - 2,5 mm). Fiorisce tra maggio e giugno.
Nonostante il binomio oggi utilizzato per indicare questa interessantissima specie del baci-
no dl mediterraneo sia quello coniato da Linneo, questa pianta fu studiata dal botanico napo-
letano Michele Tenore sui campioni raccolti nel 1811 dai suoi collaboratori Giovanni Gussone
e Vincenzo Casale sulle rupi del’Isola di Capri. Venne infatti descritta con il nome di Asperula
tomentosa Ten. nel primo volume della Flora Napolitana (Tenore, 1811-1815) a evidenziare

307
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
la caratteristica pelosità che la contraddistingue.
Asperula crassifolia cresce sulle rupi calcaree assolate con esposizioni calde (in gran parte
meridionali), occupando in prevalenza le piccole tasche di terreno che si trovano tra le fessu-
re. Con riferimento alla Direttiva CEE 92/43 A. crassifolia è presente nell’habitat denominato
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (codice Natura 2000: 8210) e conside-
rato di importanza comunitaria proprio perchè caratterizzato da un’elevata densità specifica
costituita soprattutto da specie “nobili”. Infatti sia a Capri che in Penisola Sorrentina questo
habitat si arricchisce anche della presenza di altre specie di particolare bellezza e rilevanza
naturalistica come Campanula fragilis Cyr, Convolvulus cnorum L., Centaurea cineraria L. e
Seseli polyphyllum Ten.
La specie è presente a Capri (Ricciardi, 1996) e in Penisola Sorrentina presso le isole Li
Galli (Guadagno 1913; Caputo, 1961) e Punta della Campanella (Caputo et al., 1989-90). Esi-
ste anche una segnalazione di questa specie per il monte Fellino nel complesso del Partenio
(Moraldo e La Valva, 1989), ma di quest’ultima stazione andrebbe verificata l’attuale presenza
con nuove indagini.
La specie è considerata a minor rischio di estinzione (LR - Lower Risk) sia a livello nazionale
che regionale (Conti et al., 1997). Risulta tra le entità incluse nell’Atlante delle specie a rischio
di estinzione (Scoppola e Spampinato, 2005). La specie è inoltre compresa nella lista delle
specie da tutelare della regione Campania (Legge regionale n. 40 del 25/11/1994).
I fattori di rischio a cui l’entità risulta esposta sono in realtà legati a fenomeni naturali.
Le pareti rocciose sulle quali vive infatti sono sottoposte a un continuo e lento disfacimento
per naturali processi geomorfologici. Molto pericolosi sono però gli interventi antropici atti a
evitare questi processi: la messa in sicurezza di questi versanti tramite copertura con reti di
metallo prevede, infatti, anche la “bonifica” del versante da tutte le piante (compreso quelle
endemiche e rare citate in precedenza) poiché le radici contribuiscono a diminuirne la stabili-
tà. Un’attenta valutazione dell’impatto di questi interventi, una loro migliore pianificazione e
un maggiore controllo in fase di realizzazione limiterebbe sicuramente i danni al patrimonio
vegetale, mantenendo salva le esigenze di sicurezza per la popolazione umana.

Figura 11.2
Infiorescenza di Asperula crassifolia L.
fotografata in Penisola Sorrentina nei
pressi di Nerano

Bibliografia di riferimento
Arcangeli G. Compendio della flora Italiana. Seconda Edizione.Ermanno Loescher, Torino, Roma, 1894
Caputo G. Flora e vegetazione delle isole “Li Galli” (Golfo di Salerno). Delpinoa, n.s., 3:29-54, 1961
Caputo G., La Valva V., Nazzaro R. e Ricciardi M. La flora della Penisola Sorrentina (Campania) Delpinoa, n.s.,
31-32: 3- 97, 1989-90
Conti F., Manzi A., Pedrotti F. Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia. Centro Interdipartimentale Audiovi-
sivi e Stampa. Università di Camerino, 1997
Guadagno M. Prime notizie sulla vegetazione delle isole Sirenuse. Bull. Orto Bot. Napoli, 3: 75-91, 1913
Moraldo B. e La Valva V. La Flora dei Monti del Partenio (Campania, Comunità Montana di Lauro e Baianese).
Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, 14-15: 75-216, 1989
Ricciardi M. Flora di Capri (Golfo di Napoli). Annali di Botanica, LIV: 7-169, 1996
Scoppola A., Spampinato G. Atlante delle specie a rischio di estinzione. Allegato a Scoppola A., Blasi C. (Ed.),
Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d’Italia - Palombi editori, Roma. (Opera Multimediale su CD-ROM),
2005
Tenore M. Flora Napolitana ossia descrizione delle piante indigene del Regno di Napoli e delle più rare specie
di piante esotiche coltivate ne’ giardini. Tomo I. Stamperia Francese, Napoli, 1811-1815

(5) Famiglia Fabaceae (Legumino- Genista cilentina Vals.5 . Arbusto di dimensioni variabili in funzione delle caratteristiche
sae, Papilionaceae). Etimologia: da ambientali (può raggiungere e superare i due metri di altezza); presenta fusti giovani verdi e
genu=ginocchio, per i fusti pieghevoli legnosi alla maturità, striati e dotati di una pelosità evidente.
(Arcangeli, 1894). Cilentina, originaria Le foglie, precocemente caduche, sono divise in tre segmenti (trifogliate) così come ac-
del Cilento
cade spesso in altre specie della stessa famiglia. I fiori sono piccoli (solitamente minori di 1
cm) gialli e riuniti in infiorescenze ricche e dense presenti soprattutto nella porzione apicale

308
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

della pianta.
I frutti (legumi) sono villosi, di forma ellittica e piuttosto piccoli (circa 6 mm), contenenti un
solo seme anch’esso di forma ellittica.
Fiorisce e fruttifica in tarda primavera-estate. Genista cilentina appartiene a una comples-
sa sezione del genere Genista ad areale circum-tirrenico estremamente frammentato.
Fino alla seconda metà del Novecento è prevalsa nel mondo scientifico l’opinione che que-
ste popolazioni appartenessero a un’unica specie, descritta nella prima metà dell’Ottocento
come Genista ephedroides dal botanico francese De Candolle.
Approfonditi studi sulle caratteristiche morfologiche di queste popolazioni hanno poi di-
mostrato la distinzione di gruppi differenti (individuati sulla base delle diverse caratteristiche
dei fiori e dei frutti) che sono quindi stati assegnati a differenti entità a rango specifico, non
senza disparità di vedute da parte degli specialisti (De Castro, 2001).
Le popolazioni del Cilento, in particolare, sono quindi oggi attribuite a Genista cilentina
(Valsecchi, 1993) e soltanto nella letteratura precedente vengono citate con il “vecchio”
nome di Genista ephedroides DC.
Genista cilentina Vals. cresce sulle rupi più o meno acclivi prevalentemente di natura
flyshoide del Cilento a partire dal livello del mare fino a raggiungere le zone collinari più
interne. Può formare popolamenti anche molto densi, ma nei primi mesi dopo un disturbo
(prevalentemente incendio o taglio) i popolamenti si possono presentare anche piuttosto radi
e con molti spazi aperti che vengono occupati da pratelli dominati da specie erbacee annuali.
Con riferimento alla Direttiva CEE 92/43, G. cilentina partecipa alla formazione delle fitoce-
nosi comprese nell’habitat denominato Arbusteti termo-mediterranei e predesertici (codice
Natura 2000: 5330) frequenti nella fascia termomediterranea della Campania.
A seconda dello stadio dinamico della fitocenosi può essere associato a specie cespugliose
come Cistus monspeliensis L., Cistus creticus L. subsp. eriocephalus (Viv.) Greuter & Burdet
(=C. incanus L.), Ampelodesmos mauritanicus (Poir.) T. Durand & Schinz, specie che con la loro
presenza testimoniano il recente passaggio di un incendio.
In situazioni più mature può formare cenosi arbustive a cui partecipano anche altri ele-
menti della macchia piuttosto comuni come Pistacia lentiscus L., Myrtus communis L., Erica
arborea L., Arbutus unedo L..
La specie è presente solamente nel Cilento in maniera frammentata nel settore costiero e
collinare tra Marina di Ascea e Palinuro.
Recentemente in un progetto finanziato dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, sono state condotte ricerche di campo (Santangelo, 2007), realizzando una nuova car-
tografia della sua distribuzione sul territorio cilentano.
Proprio grazie a questo progetto è stato possibile peraltro anche verificare che la maggior
parte delle aree in cui essa è presente risulta essere non compresa nel Sito di importanza
comunitaria denominato Stazione a Genista cilentana di Ascea - IT8050042, istituito proprio
in virtù della sua presenza.
La specie è considerata a grave rischio di estinzione (CR - critically endagered) sia a livello
nazionale che regionale (Conti et al., 1997). Risulta tra le entità incluse nell’Atlante delle spe-
cie a rischio di estinzione (Scoppola e Spampinato, 2005). La specie è inoltre compresa nella
lista delle specie da tutelare della regione Campania (Legge regionale n. 40 del 25/11/1994).
Grazie alle sue spiccate capacità rigenerative, come molte altre leguminose arbustive, que-
sta specie non sembra soffrire particolarmente il passaggio degli incendi, anche se non sono
ancora state condotte ricerche specifiche in merito. Un reale pericolo è invece rappresentato
dall’urbanizzazione, che danneggia in maniera diretta le popolazioni esistenti e comunque
riduce gli spazi potenzialmente utilizzabili da questa specie.

Figura 11.3
Genista cilentina Vals. fotografata
nella stazione di Torre del Telegrafo
presso Ascea

309
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Bibliografia di riferimento
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Aureospartum sect. nova. Webbia, 48: 779-824, 1993

L’attuazione della strategia


comunitaria: azioni regionali dirette
Il settore ecologia dell’area generale diversità: numerosi soggetti (tra cui
di coordinamento “Ecologia, tutela Arpac, Parco regionale Partenio, Par-
dell’ambiente, disinquinamento, pro- co regionale Campi Flegrei, Coordi-
tezione civile” della Regione Campania namento regionale l Corpo forestale
ha le competenze in materia di Natura dello Stato, Autorità di bacino fiume
2000 e Biodiversità, ed è il soggetto Sarno, Autorità di bacino Destra Sele,
preposto per il coordinamento regio- Riserva naturale dello Stato “Cratere
nale, nonché il riferimento istituzio- degli Astroni”, WWF, Regione Campa-
nale per l’invio di informazioni, dati, nia - Sviluppo attività settore primario)
studi e ricerche da parte di tutti i sog- hanno trasmesso i loro contributi che,
getti che, a vario titolo, si occupano di unitamente alle informazioni già di-
biodiversità in Campania (enti locali e sponibili, sono stati utilizzati per l’ela-
territoriali, agenzie, associazioni, isti- borazione del presente documento e
tuti, università). del IV Rapporto nazionale sulla Con-
Per l’elaborazione di questo contribu- venzione per la diversità biologica di
to da parte della Regione, è stato ul- Rio de Janeiro (CBD). I contributi per-
teriormente rafforzato il processo di venuti sono stati sintetizzati e riferiti,
costruzione di una “rete” dei soggetti ove necessario, ai dieci obiettivi prio-
sopra menzionati, al fine di acquisire ritari del “Piano d’Azione Comunitario
lo “stato dell’arte” in materia di bio- 2010 e oltre”.

Settore 1. La Biodiversità nell’Ue


Obiettivo 1: Salvaguardare gli habitat l’altro, l’individuazione degli enti
e le specie più importanti dell’Ue. di Gestione dei siti, azioni di mo-
• Delibera di Giunta Regionale n. nitoraggio e predisposizione dei
231 del 21/02/2006 - Disegno di Piani di gestione degli stessi.
legge a oggetto: “Disposizioni in • Proposta (PD 31444) di Delibera di
materia di conservazione e gestio- Giunta Regionale a oggetto “De-
ne dei Siti delle Rete Natura 2000”. creto 17/10/2007 del Ministero
Il Disegno di legge risulta all’esa- dell’Ambiente e della tutela del
me delle competenti Commissioni territorio e del mare avente per
consiliari ai fini dell’approvazione oggetto “Criteri minimi uniformi
da parte del Consiglio regionale. per la definizione di misure di con-
Tale disegno di legge prevede, tra servazione relative a Zone speciali

310
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
di conservazione (ZSC) e a Zone di Caserta gestisce un impianto per
protezione speciale (ZPS)”: Misu- la produzione di seme proveniente
re di conservazione per la tutela da piante plus di ciliegio selvatico
delle Zone di protezione speciale Nel comune di Napoli l’Utb di Ca-
(ZPS) della Campania. Con alle- serta provvede ad amministrare e
gati”. Tale delibera prevede il re- conservare un bosco ceduo misto
cepimento delle disposizioni del “San Michele Arcangelo” sito in
DM 17/10/2007 anche al fine di zona flegrea, che rappresenta uno
evitare la procedura di infrazione dei pochi ultimi complessi vegetali
comunitaria. significativi dell’intera zona me-
• Acquisizione di informazioni rela- tropolitana, sussistendovi alberi di
tive ad alcuni Siti Natura 2000 (ZPS olmo campestre (Corpo Forestale
“Lago di Conza della Campania”: dello Stato).
avvistamento di 16 esemplari di • L’applicazione in regione Campa-
Tadorna tadorna, 8 esemplari di nia delle procedure di valutazione
Buteo buteo, specie non elencate ambientale (strategica, di impatto
nella scheda attuale) (WWF). ambientale, di incidenza) sono re-
• Aggiornamento effettuato dal Set- golamentate dalla Deliberazione
tore Ecologia, relativo ad alcune della Giunta regionale n. 426 del
schede di siti Natura 2000, già tra- 14/03/2008 “Approvazione delle
smessi al MATTM con nota prot. n. procedure di valutazione di impat-
700555 del 13/08/2008. to ambientale - valutazione d’inci-
• Processo in itinere di istituzione, denza, screening, “sentito”, valu-
di una nuova ZPS (“Invaso del fiu- tazione ambientale strategica”.
me Tammaro”), a seguito della Obiettivo 2: Conservare e ripristinare
richiesta pervenuta dall’Ammini- la biodiversità e i servizi eco sistemici
strazione provinciale di Beneven- nel contesto rurale dell’Ue.
to (si tratta di un’area umida con • Nell’ambito delle azioni finalizzate
notevole presenza avifauna). al perseguimento degli obiettivi
• Il personale del CFS dell’Ufficio di conservazione e recupero della
territoriale per la biodiversità di biodiversità, l’Autorità di bacino
Caserta gestisce le riserve natu- del Sarno ha avviato una pianifica-
rali regionali di “Castel Volturno” zione integrata per il “Riassetto e
e “Valle della Ferriere”, la riserva il recupero delle pertinenze fluvia-
forestale di protezione “Tirone – li nel Bacino del Sarno” (fase pre-
Altovesuvio”, l’arboreo da seme liminare). (Autorità di bacino del
“San Michele - Alife”, il bosco fle- fiume Sarno).
greo “San Michele Arcangelo” e • DGR n. 1285/2008 “Attuazione
la cipresseta di Fontegreca. In tali dell’articolo 33 della Legge regio-
riserve vengono effettuati lavori nale n. 1 del 19/01/2007 n. 1, per
di conservazione e ripristino degli la salvaguardia delle risorse gene-
equilibri naturali, costruzione e tiche agrarie a rischio di estinzio-
manutenzione di recinzioni, realiz- ne” (in via di approvazione presso
zazione di fasce spezzafuoco, pre- il Consiglio regionale della Regio-
venzione incendi, lotta alla proces- ne Campania), prevede, tra l’altro,
sionaria del pino, manutenzione l’istituzione di una rete di conser-
stradelli di servizio ed eliminazio- vazione e sicurezza delle risorse
ne di specie alloctone. Nella riser- autoctone animali e vegetali e di
va naturale di “Valle delle Ferrie- banche regionali del germoplasma.
re” è stata riscontrata la presenza Sono definiti, quindi, gli strumenti
di Woodwardia radicans e si è pro- necessari per l’individuazione, la
ceduto alla recinzione del sito. Nel definizione, la caratterizzazione, la
comune di Alife (CE) l’Ufficio terri- conservazione e la valorizzazione
toriale per la biodiversità (Utb) di delle risorse genetiche autoctone

311
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
di interesse agrario. duzioni significative dei consumi
• Legge regionale n. 8 del energetici e del rilascio di sostan-
24/07/2007 “Disciplina della rac- ze inquinanti in mare attraverso
colta e commercializzazione dei la sostituzione di impianti motore
funghi freschi e conservati” (Area obsoleti con impianti nuovi
Generale di Coordinamento “Svi- - investimenti volti alla selettività
luppo Attività Settore Primario”). degli attrezzi da pesca, compresa
• Legge regionale n. 13 del la sostituzione degli attrezzi da pe-
20/06/2006 “Disciplina della rac- sca verso l’uso di altre tecniche di
colta, coltivazione e commercio pesca più selettive di cui ai sistemi
dei tartufi freschi o conservati de- non trainati, elencati nella tabella
stinati al consumo e tutela degli 3 del Regolamento CE 1799/2006.
ecosistemi tartufigeni” (Area Ge- Misura 1.4 “Piccola pesca costie-
nerale di Coordinamento “Svilup- ra” che prevede iniziative volte,
po Attività Settore Primario”). nell’ambito della piccola pesca,
Obiettivo 3: Conservare e ripristinare alla riduzione dello sforzo di pesca,
la biodiversità e i servizi eco sistemi- attraverso la rinuncia all’utilizzo di
ci nell’ambiente marino dell’Ue (Area un sistema di pesca impattante.
generale di coordinamento “Sviluppo Misura 1.5 “Azioni socioeconomi-
attività settore primario”). che per la gestione della flotta da
Programmazione regionale FEP: le ini- pesca” che prevede interventi fi-
ziative previste sono indicate nel docu- nalizzati alla diversificazione delle
mento programmatico “Linee d’azione attività allo scopo di promuovere
regionali per lo sviluppo della pesca e la pluriattività per i pescatori, in-
dell’acquacoltura” approvato con DGR centivando le attività di pescatu-
n. 942/2008 che individua, nella pro- rismo e ittiturismo che contribui-
pria strategia d’intervento, la necessi- scono alla riduzione degli impatti
tà di applicare i principi di sostenibilità della pesca e offrono opportunità
nelle azioni di sviluppo dell’intera filie- per l’integrazione del reddito degli
ra ittica. In particolare, con riferimento operatori del settore.
ai diversi assi prioritari, alle specifiche • Asse Prioritario II - Acquicoltura,
misure e alle tipologie d’intervento pesca nelle acque interne, trasfor-
sono favorite le seguenti azioni: mazione e commercializzazione
• Asse Prioritario I - Misure per dei prodotti della pesca e dell’ac-
l’adeguamento della flotta da pe- quacoltura.
sca comunitaria. Misura 2.1 “Investimenti produtti-
Misura 1.3 “Investimenti a bordo e vi nel settore dell’acquacoltura”
selettività” che prevede, con riferi- - iniziative volte ad applicare tec-
mento alla biodiversità niche di acquacoltura che riduco-
- investimenti volti a ridurre i riget- no l’impatto negativo o accentua-
ti in mare, l’impatto della pesca su no gli effetti positivi sull’ambiente
specie non commerciali, l’impatto (allevamento off-shore o in mare
della pesca sugli ecosistemi e sui aperto e allevamento con ricircolo
fondali marini, a proteggere le cat- idrico) in modo sostanziale rispet-
ture e gli attrezzi dai predatori sel- to alle normali pratiche utilizzate
vatici, anche attraverso modifiche nel settore dell’acquacoltura
del materiale di parte degli attrezzi - iniziative tese a promuovere la
da pesca, purché non comportino diffusione nel settore della regi-
un aumento dello sforzo di pesca o strazione EMAS, delle pratiche di
una riduzione della selettività degli acquacoltura biologica e delle pra-
attrezzi da pesca e siano introdot- tiche di acquacoltura sostenibile
te tutte le misure appropriate per compatibile con gli specifici vincoli
evitare danni fisici ai predatori ambientali risultanti dalla designa-
- interventi tesi a determinare ri- zione di aree Natura 2000

312
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
- iniziative tese a promuovere la Misura 3.5 “Progetti pilota”, in-
ricerca scientifica nel campo del- terventi volti alla realizzazione di
la riproduzione di nuove specie, progetti pilota, incluso l’uso spe-
al fine di svincolare tale attività rimentale di tecniche di pesca più
dall’esigenza della cattura in mare selettive, finalizzati all’acquisizio-
di esemplari selvatici, e iniziative ne e alla diffusione di nuove cono-
di ricerca scientifica orientate al scenze tecniche
miglioramento delle tecnologie • Asse Prioritario IV - Sviluppo so-
impiantistiche al fine di consentire stenibile delle zone di pesca.
la realizzazione di strutture di alle- Misura 4.1 “Sviluppo sostenibile
vamento ubicate a distanze mag- delle zone di pesca”
giori dalla costa o caratterizzate da - strategie di sviluppo locale a fa-
dispositivi innovativi per il conte- vore di tutte le zone di pesca che
nimento dell’inquinamento. dimostrano la volontà e la capa-
Misura 2.2 “Pesca nelle acque cità di concepire e attuare una
interne”. Offre l’opportunità di strategia di sviluppo integrata e
contribuire alla realizzazione di sostenibile, comprovata dalla pre-
programmi di miglioramento am- sentazione di un piano di sviluppo,
bientale delle lagune salmastre fondata su un partenariato rap-
della regione che prevedano il re- presentativo
cupero di attività di allevamento - iniziative di cooperazione interre-
estensivo di pesci e crostacei, nel gionale e transnazionale tra gruppi
più completo rispetto delle esi- delle zone di pesca con l’obiettivo
genze di tutela del valore naturali- di favorire lo scambio di esperien-
stico e del potenziale di attrattività ze e di migliori pratiche.
turistica di tali corpi idrici. Obiettivo 4: Rafforzare la compatibilità
• Asse Prioritario III - Misure di inte- tra lo sviluppo regionale e territoriale
resse comune. e la biodiversità all’interno dell’Ue.
Misura 3.1 “Azioni collettive” • Il POR Campania FESR 2007-2013
- azioni finalizzate al miglioramen- ha tra i sui obiettivi specifici quel-
to della sostenibilità ambientale lo denominato 1.c -Rete ecologica
del settore della pesca promosse - “Valorizzare il patrimonio ecolo-
da raggruppamenti di operatori gico, il sistema delle aree naturali
del settore, volte non solo a con- protette (parchi, riserve naturali,
tribuire a una migliore gestione aree marine protette, siti della Rete
della pesca e conservazione delle Natura 2000), al fine di preservare
risorse ma anche a promuovere le risorse naturali e migliorarne
l’uso di metodi o attrezzature di l’attrattività come aree privilegiate
pesca selettivi e ridurre le cattu- di sviluppo locale sostenibile”. Tale
re accessorie o anche a rimuove- obiettivo si concretizza attraverso
re dai fondali gli attrezzi di pesca l’Obiettivo Operativo 1.8-Parchi e
smarriti per evitare la pesca fanta- Aree Protette-“Incrementare l’at-
sma se inserito in un piano di ge- trattività e l’accessibilità dei Parchi
stione locale e delle altre aree protette, attra-
- iniziative di sensibilizzazione che verso la riqualificazione dell’am-
vedano il coinvolgimento dei pe- biente naturale, il potenziamento
scatori in progetti finalizzati al sal- delle filiere economiche, e il mi-
vataggio di specie marine tutelate glioramento dei servizi per i frui-
accidentalmente ferite nell’ambito tori del territorio”.
di operazioni di pesca Attività programmate:
- incentivazione al recupero e al - realizzazione di infrastrutture im-
corretto smaltimento dei rifiuti materiali e materiali, finalizzate a
plastici recuperati dal mare nel migliorare la qualità e la fruibilità
corso delle operazioni di pesca. delle sedi e dei servizi accessori

313
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
e al fine di migliorare l’interfaccia filiere imprenditoriali nell’ambito
con l’utenza del parco (cittadini dei sistemi locali naturalistici (par-
dei comuni che ricadono nell’area, chi, aree protette e Rete Natura
imprese, turisti) 2000), con priorità alla diffusione
- valorizzazione del patrimonio dell’innovazione di processo e or-
della rete ecologica, dando priori- ganizzativa nell’offerta di prodotti
tà a progetti e strumenti innovativi tipici e artigianali, nell’offerta turi-
(parchi didattici, mobilità sosteni- stica tradizionale e complementa-
bile, sperimentazione di modelli re, nel piccolo commercio e negli
per l’e-participation) esercizi di vicinato, nei servizi per
- recupero, valorizzazione e pro- la comunicazione e l’infor mazio-
mozione del patrimonio storico - ne, valorizzando l’offerta di servizi
culturale, archeologico, naturale, in rete, in complementarietà con
etnografico presente nel sistema gli interventi finanziati dal FEASR.
dei parchi e delle aree protette e Sarà possibile, pertanto, prevedere
della Rete Natura 2000 una serie di interventi volti a favorire
- incentivi per lo sviluppo di micro- la conservazione della biodiversità.

Settore 4: La base di conoscenze


Obiettivo 10: Potenziare in maniera grammazione e gestione del terri-
sostanziale la base delle conoscenze torio del parco regionale dei monti
per la conservazione e l’uso sostenibi- Picentini”, all’interno del progetto
le della biodiversità, all’interno dell’Ue integrato “Parco regionale dei
e nel mondo. monti Picentini”, FESR-POR Cam-
• Carta della Natura della regione pania 2000-2006, misura 1.9 azio-
Campania scala 1:50.000 al fine di ne c, (Autorità di Bacino del fiume
individuare e tutelare gli habitat Sarno).
prioritari ai sensi della Direttiva • Aggiornamento delle specie di
Habitat (Arpac). habitat ricadenti nel SIC “Dorsale
• Elaborazione dell’annuario dei dati Monti del Partenio (Parco regiona-
ambientali, comprendenti anche le del Partenio).
informazioni sul tema Biodiversi- • Sistematizzazione dei dati rela-
tà e predisposizione del Rapporto tivi ai siti della Rete Natura 2000
sullo stato dell’ambiente della re- ricadenti all’interno del Parco re-
gione Campania (Arpac). gionale dei Campi Flegrei (Parco
• Caratterizzazione ecologica dei regionale dei Campi Flegrei).
Regi Lagni, in provincia di Caserta • Atlante della biodiversità del par-
(Arpac). co regionale dei Campi Flegrei,
• Monitoraggio delle praterie di Po- costituito da 6 monografie su chi-
sidonia oceanica lungo le coste rotteri, rapaci notturni, lucciole,
della Campania (Arpac). rapaci diurni, le viti, paesaggio ve-
• Individuazione di tre siti di ni- getale e quattro quaderni “Un Par-
dificazione della Caretta caret- co da Vivere”, “Le grotte Costiere”,
ta (2002, 2006 e 2008), anche in “Tartarughe marine” “Sentieri del
aree Natura 2000 - nidificazione Parco” (Parco regionale dei Campi
di Ogliastro Marina 2006 nella ZPS Flegrei).
“Costa tra Punta Tresino e le Ripe • Sono stati avviati alcuni proget-
Rosse” (Stazione Zoologica “Anton ti, a cura dei Centri di educazio-
Dohrn”). ne ambientale della Rete Infea,
• È stato condotto, nel corso del nell’ambito della Programmazione
periodo 2000-2006 uno “Studio regionale 2007-2010, in materia
del bacino idrografico Alto Sarno- di Infea (Informazione, formazio-
Solofrana, a supporto della pro- ne ed educazione ambientale), in
314
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
collaborazione con enti, istituzioni stione e diversi studi naturalistici
scientifiche, università, associa- (WWF).
zioni, orientati, in particolare, alla • Oasi di San Silvestro (SIC IT8010004
conoscenza, tutela, conservazione “Bosco di San Silvestro”): proposta
e valorizzazione del patrimonio di piano di gestione (WWF).
naturalistico campano: • Diversi studi di area vasta sulla re-
- “Regione Campania e …biodiver- gione Campania (WWF).
sità” • Azioni dirette alle promozione dei
- “La vegetazione del Salzola” valori naturalistici del parco regio-
- “Monitoraggio deposizioni di tar- nale dei Campi Flegrei mediante le
taruga marina Caretta caretta lun- seguenti iniziative pubbliche:
go le coste della Campania” - Campagna di informazione e sen-
- “Tutela e valorizzazione dei beni sibilizzazione sui valori del parco
ambientali del parco dei monti - Buongiorno...tartarughe
Lattari” - Ciclo di iniziative e conferenze te-
- “AIS 2008 acque interne salerni- matiche sui valori del parco
tane” • Dati ambientali sui processi di
- “Monitoraggio rete Natura desertificazione potenziali in atto
2000” e sullo stato quali - quantitativo
• Riserva naturale Cratere degli di alcuni corsi d’acqua ricadenti
Astroni: proposta di Piano di ge- nell’ambito del territorio di com-
stione e studio forestale (WWF). petenza dell’Autorità di Bacino
• Oasi del lago di Campolattaro Destra Sele. I primi evidenziano
(includente parte del SIC IT8020001 la potenziale perdita di biomassa
“Alta Valle del Fiume Tammaro”): in alcuni contesti territoriali men-
proposta di piano di gestione e tre i secondi caratterizzano alcuni
“Studio e Monitoraggio sull’avi- habitat fluviali (corridoi ecologici)
fauna” (WWF). nell’ambito dei quali si sviluppano
• Lago di Conza della Campania: di- fauna e flora che possono essere
versi studi sull’avifauna (WWF). penalizzate dallo sfruttamento
• Oasi di Diecimare: proposta di Pia- della risorsa idrica o da uno stato
no di gestione e studio naturalisti- di qualità non coerente con le na-
co (WWF). turali vocazioni del territorio (vedi
• Oasi di Persano (inserita nella ZPS Rio secco - parco regionale dei
IT8050021 “Medio corso del fiu- monti Picentini). (Autorità di Baci-
me Sele”): proposta di piano di ge- no Destra Sele).

SCHEDA TEMATICA
PROGETTO CARTA DELLA NATURA

La Legge quadro n. 394/1991 sulle aree protette ha introdotto un elemento di grande


novità nel quadro delle problematiche relative alla gestione del territorio. La legge afferma,
in modo esplicito, che la realizzazione delle aree protette va inserita nel contesto della pianifi-
cazione generale del territorio avvalendosi dello strumento conoscitivo di Carta della natura.
La carta è, pertanto, un momento fondamentale di conoscenza del patrimonio naturale e
ambientale del Paese. La Carta della natura nasce con due norme già definite dalla legge isti-
tutiva, la scala 1:50.000 e l’unità di base che è data dagli habitat secondo CORINE BIOTOPES.
La scala 1:50.000 permette una certa visione di insieme, ma contemporaneamente anche un
buon grado di dettaglio. Il singolo foglio a questa scala copre un’area di circa 500 chilometri
quadrati, nella quale può aver posto un intero sistema montuoso o un bacino idrografico. Il
potere di risoluzione delle immagini satellitari utilizzate è di 30 metri di lato per pixel, che
corrispondono sulla carta a un lato di 0,6 millimetri, quindi ai limiti della percettibilità dell’oc-
chio umano.
Le unità da rappresentare sulla Carta sono quelle descritte nella Habitat Classification CO-
RINE Biotopes. Questo documento è stato approntato dagli organi comunitari alla fine degli

315
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

anni ’80 e pubblicato nel 1991. Si tratta di un documento abbastanza problematico, che pre-
senta lacune e incongruenze, ma la scelta è obbligata, in quanto non esistono al momento
altri documenti che potrebbero sostituirlo. Una revisione di CORINE è stata effettuata me-
diante la Paleartic Classification nel 1996 e da anni è in corso l’elaborazione di un altro siste-
ma chiamato EUNIS. Un manuale interpretativo relativo al territorio italiano è stato elaborato
per conto di Apat da Giuseppe Oriolo e Cristiano Francescato ed è attualmente disponibile ai
tecnici impegnati sul campo nella versione aggiornata da Max Bianco.
L’importanza di Carta della natura è data dal fatto che è, secondo la legge, di supporto alla
definizione delle linee fondamentali dell’assetto del territorio. Alcuni dei più importanti stru-
menti di pianificazione che si raccordano con le linee fondamentali di assetto, sono, infatti:
• Piani dei parchi
• Piani regionali (per esempio agricoltura compatibile, Regolamento Ue 2078/92)
• Piano forestale
• Piani paesistici
• Piano di sviluppo socio-economico
• Piani territoriali di coordinamento
• Piano nazionale dei trasporti.
Sotto questo aspetto, la carta fornisce indicazioni essenziali non solo sui valori conserva-
zionistici e sulla fragilità territoriale, ma anche ai fini della delimitazione sul territorio degli
ambiti in cui predominano le stesse tipologie di processi ambientali, siano essi di natura
antropogenica o naturali.
La carta degli habitat viene realizzata a partire dall’utilizzo di immagini satellitari relative
al satellite LANDSAT TM5, la cui risoluzione al suolo è di 30 x 30 metri. L’elaborazione digitale
guidata delle immagini satellitari viene fatta attraverso il software ERDAS Imagine TM se-
guendo un protocollo standard appositamente strutturato per questo progetto.

Figura 11.4
Carta degli habitat della città di Napoli,
della pianura campana, del litorale
Domitio e dei Campi Flegrei

Questa prima fase del processo termina con il passaggio del dato raster a un modello di
tipo vettoriale, necessario per agevolare l’inserimento della mappa degli habitat in un Siste-
ma informativo territoriale. Il passaggio viene realizzato con il software ESRI ArcGIS e le carte
finali sono esportate in formati standard shapefile e di interscambio (E00) di ArcInfo.
Terminata la cartografia degli habitat si prosegue con le stime della qualità ambientale e
della vulnerabilità territoriale al fine di produrre le seguenti basi cartografiche:
• Carta degli habitat
• Carta del valore ecologico-naturalistico
• Carta della pressione antropica
• Carta della sensibilità ecologica
• Carta della fragilità ecologica.
Va tenuto tuttavia presente che il documento cartografico rappresenta solamente un
aspetto del progetto Carta della natura, e forse nemmeno il più significativo. La carta vera e
propria è il documento di prima consultazione, ma ciascun foglio della Carta è accompagnato
da un fascicolo illustrativo che riporta le informazioni essenziali per la lettura e la corretta
interpretazione del documento cartografico. La Carta della natura deve restituire, quindi, una
immagine aggiornata e facilmente consultabile della situazione del territorio e, nel contem-
po, indicare i valori ambientali che in esso sono contenuti. Altro obiettivo espressamente ri-
chiesto dalla legge istitutiva è una rappresentazione della vulnerabilità. Con questo termine si
intende la sensibilità alle azioni di degrado dei beni ambientali, ovvero una valutazione della
loro capacità di omeostasi e resilienza, non la vulnerabilità dell’ambiente nel suo complesso
che è oggetto di carte di “rischio erosione”.

316
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
L’utilizzazione è prevista a tutti i livelli amministrativi istituzionalmente incaricati della ge-
stione del territorio e i dati, di proprietà del Ministero dell’ambiente (forniti da Ispra), sono
resi disponibili attraverso il Sina (Servizio informativo nazionale ambientale).
Per venire incontro alle esigenze di pianificazione territoriale a livello comunale si sta prov-
vedendo, in parallelo alla scala maggiore, all’approfondimento alla scala 1:10.000 di alcune
aree pilota. In particolare una convenzione stipulata da Arpac con l’Autorità di bacino nord
occidentale della Campania ha consentito di realizzare una carta approfondita del territorio
della suddetta AdB che funge da base di partenza per ulteriori approfondimenti e nuovi al-
goritmi di calcolo degli indicatori necessari alle maggiori esigenze insite in un tale grado di
dettaglio, che per inciso, rappresenta il maggiore attualmente disponibile se si escludono
lavori universitari circoscritti ad aree poco estese.

SCHEDA TEMATICA
LA SALAMANDRINA DAGLI OCCHIALI SALAMANDRINA PERSPICILLATA 6 (6) La linea di separazione tra Sala-
mandrina terdigitata e Salamandrina
perspicillata passa all’altezza del fiu-
In primavera, quando la neve si è sciolta e la temperatura si fa mite, le Salamandrine dagli me Volturno, con la prima specie a sud
occhiali si riproducono nei pressi dei ruscelli più limpidi della Campania. La riproduzione di e la seconda a nord di tale confine
queste piccole salamandre è talmente singolare da sembrare unica nel mondo animale. Il
maschio corteggia per giorni la femmina, coccolandola con carezze della sua lunga coda sul
viso e sul corpo. All’acme del corteggiamento egli depone bene in vista, su di una pietruzza,
una piccola pallina di spermi agglutinati da muco indurito. Non appena egli si è allontanato,
la femmina si avvicina alla pallina e, con precisione e perseveranza, poggia la sua cloaca sulla
pallina, spingendovi sopra il ventre affinché essa penetri nelle sue vie genitali. In questo modo
rimane “incinta” e subito si avvia sulle sponde del ruscello per deporre le uova fecondate.
Passa quindi intere giornate a deporre le piccole uova, fissandole saldamente una per una
alla pagina interna delle foglioline o dei muschi sommersi tramite un muco vaginale molto
appiccicoso. La deposizione dura più di una settimana ed è proprio questo il momento in cui
è possibile vedere le Salamandrine intente ad attaccare le singole uova lungo le sponde dei
ruscelli. In primavera è inoltre possibile osservare nei pressi dei torrenti i maschi che vagano
alla ricerca di femmine con cui accoppiarsi e le femmine che entrano ed escono dall’acqua.
Cento anni fa tutti i piccoli corsi d’acqua della Campania erano popolati dalle Salamandri-
ne, mentre oggi è possibile imbattersi in tali anfibi solo nei pressi di corsi d’acqua cristallini,
che scorrono in ambienti non alterati dall’uomo. In Campania la Salamandrina vive principal-
mente lungo i ruscelli delle aree interne delle province di Salerno, Avellino, Caserta e Bene-
vento.
La Salamandrina dagli occhiali è un indicatore biologico di ambienti integri, perché non
soltanto l’acqua deve essere priva di qualsiasi tipo di inquinante, ma anche il bosco circo-
stante non deve essere assoggettato ai normali piani di assestamento forestale italiani, quali
a esempio il taglio e prelievo di legname con automezzi oppure l’eccessiva pressione del pa-
scolo bovino.
La Salamandrina, infatti, vive per gran parte dell’anno nel bosco circostante i ruscelli, in-
terrata sotto i grossi massi oppure sotto i tronchi e le radici dei vecchi alberi, meglio se morti.
I grandi alberi secchi, infatti, sono il rifugio ideale per questi anfibi che scavano facilmente
nell’humus al di sotto delle radici morte, fino anche alla profondità di un metro. I rigori in-
vernali non raggiungono questa profondità che quindi mantiene una temperatura costante
di 7-9 gradi centigradi per gran parte dell’inverno. Le Salamandrine possono trovarsi anche
nelle numerose cavità carsiche, sempre nei pressi dei corsi d’acqua, caratterizzate da umidità
e temperatura costanti.
Questi urodeli vanno in letargo dalla fine di settembre, quando la tramontana e le piogge
iniziano a raffreddare il terreno e passano tutto l’autunno e l’inverno sotto terra. In primavera
escono dai rifugi per riprodursi ma ritornano sotto terra fin quando la superficie del suolo
non si riscalda definitivamente, cioè a maggio. In estate iniziano finalmente a nutrirsi. Di sera
escono dai rifugi e si cibano di piccoli insetti e larve per tutta la notte e ritornano all’alba ai
nascondigli abituali. Nel corso dell’estate, con il surplus alimentare, si formano due sacchetti
di grasso nell’addome che serviranno da riserva per il letargo e la successiva riproduzione.
Le Salamandrine vivono per lo più in ruscelli situati in boschi misti di leccio, ontano e rove-
rella, dai 100 metri sul livello del mare, come ad esempio i ruscelli delle montagne costiere del
Cilento, sino ai 1.000 metri, come le valli boscose dei Picentini, degli Alburni e del Matese.
Questo piccola salamandra è lunga 8-10 centimetri, ha il dorso di colore marrone scuro,
mentre sul capo sono presenti due piccoli cerchi grigi che danno l’impressione di un minusco-
lo paio di occhiali poggiati sulla fronte. Da questo carattere deriva il nome di Salamandrina da-
gli occhiali. Il ventre presenta estese marezzature bianche, mentre la superficie ventrale della
coda è di colore rosso brillante. Quando l’animale si sente minacciato, arcua la coda in avanti

317
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

mostrando la sua intensa colorazione rossa e immobilizzandosi anche per più di un minuto
in tale posizione. La Salamandrina possiede numerose ghiandole della pelle che secernono
una sostanza sierosa tossica: per questo motivo mostrare a eventuali predatori una coda vi-
stosamente colorata è un segnale di avvertimento della sua tossicità. Se non fosse per questo
piccolo dono di natura, la poverina sarebbe oggetto di facile predazione, in quanto si muove
a terra con lentezza e non possiede nessun altra arma di difesa. In acqua, invece, come tutti
gli anfibi, nuota velocemente e subito si nasconde se minacciata. Le uova si schiudono dopo
un mese, in base alla temperatura dell’acqua. Le piccole larve scure di circa un centimetro di
lunghezza sono caratterizzate da lunghe e vistose branchie piumose esterne. Le larve quindi
sono completamente acquatiche e si cibano attivamente di plancton e di piccoli invertebrati,
raggiungendo una taglia maggiore entro la fine dell’estate, quando nel loro corpo si compie
una profonda metamorfosi. Gli animali perdono le branchie e cominciano a respirare con i
polmoni, allontanandosi dall’acqua per iniziare una dieta a base di insetti terrestri.

Figura 11.5
Salamandrina perspicillata

Le numerose opere di captazione delle sorgenti per far fronte alle elevate esigenze idriche
della Campania, Puglia e Basilicata, hanno prodotto un inaridimento di tutti i corsi d’acqua della
nostra regione, con conseguente estinzione di numerose popolazioni di pesci autoctoni e di
varie specie di animali e piante fortemente legati all’acqua limpida, come la Salamandrina dagli
occhiali. Sin dagli inizi del secolo scorso il legislatore si accorse del grave danno ambientale
determinato dall’eccessiva captazione delle acque e promulgò la ben nota legge del “flusso mi-
nimo vitale” che purtroppo viene sempre più ampiamente disattesa, specialmente nella nostra
regione.
Si spera che questo piccolo anfibio possa sopravvivere nei pochi siti dove oggi è ancora
presente, per ricordarci che noi non siamo gli unici padroni di tutta l’acqua del mondo, ma che
l’acqua è un bene prezioso per tutti gli esseri viventi che non dovrebbe quindi essere sprecata.

Figura 11.6
La vetta del Monte Terminio

318
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

L’attuazione della strategia


comunitaria: azioni regionali indirette
La conservazione della biodiversità, la suolo e acqua)
tutela e la diffusione di sistemi agro- • mantenimento di altre funzioni e
forestali ad alto valore naturale sono condizioni socio-economiche.
garantiti, nel complesso, anche dal I sei obiettivi individuati si articolano
Piano forestale generale 2009-2013, secondo una serie di azioni e misure
che risponde ai seguenti obiettivi prio- per la cui attuazione si farà riferimento
ritari del “Piano d’azione comunitario ai diversi strumenti finanziari comuni-
2010 e oltre”: tari e nazionali disponibili oltre a spe-
• Obiettivo 1 - Salvaguardare cifiche risorse di bilancio per l’attua-
gli habitat e le specie più importanti zione delle Legge regionale di settore
dell’Ue n. 11/1996.
• Obiettivo 2 - Conservare e ri- La conservazione della biodiversità
pristinare la biodiversità e i servizi eco- viene garantita sia direttamente che
sistemici nel contesto rurale dell’Ue indirettamente, mediante le apposite
• Obiettivo 5 - Ridurre sensibil- linee di programmazione, attuate con
mente l’impatto delle specie esotiche specifiche misure del Programma di
invasive e dei genotipi esotici sulla bio- sviluppo rurale (PSR) Campania 2007-
diversità dell’Ue 2013. IL PSR propone difatti alcune
• Obiettivo 9 - Sostenere l’adat- opportunità di finanziamento volte a
tamento della biodiversità ai cambia- conservare e ripristinare la biodiversità
menti climatici. nel contesto rurale, ponendo partico-
L’elaborazione e approvazione del lare attenzione a favorire, accanto alla
nuovo Piano forestale generale 2009- tutela ambientale, lo sviluppo locale.
2013 della Regione Campania si basa In tal senso anche l’applicazione della
infatti sui principi della gestione fore- procedura di Valutazione d’incidenza e
stale sostenibile, che identifica tutte quella di Valutazione ambientale stra-
quelle forme di gestione aventi come tegica applicate al PSR e alle iniziative
obiettivo sia la tutela della qualità da esso cofinanziate rappresentano
dell’ambiente, sia la salvaguardia dei momenti fondamentali per il persegui-
beni ambientali. Il Piano si propone di mento degli obiettivi di tutela.
implementare a livello locale la gestio- Gli obiettivi prioritari del PSR sono:
ne forestale sostenibile in base ai cri- • sostegno a metodi di produzione
teri generali di intervento indicati nel estensivi e biologici
decreto del Ministero dell’ambiente7: • tutela e salvaguardia delle risorse (7) DM 16/06/2005 (cfr. par. 6.3.1
• mantenimento e appropriato svi- genetiche animali e vegetali Parte I)

luppo delle risorse forestali e loro • diversificazione attività agricole


contributo al ciclo globale del car- verso la creazione di nuovi servizi
bonio ambientali
• mantenimento della salute e vita- • collegamento funzionale tra habi-
lità dell’ecosistema forestale tat naturali residui e ripristinati e il
• mantenimento e promozione del- loro ampliamento
le funzioni produttive delle foreste • forestazione dei terreni agricoli
(prodotti legnosi e non) • sostegno a una gestione forestale
• mantenimento, conservazione e sostenibile
adeguato sviluppo della diversità • tutela delle razze e delle specie
biologica negli ecosistemi forestali di interesse agricolo a rischio di
• mantenimento e adeguato svilup- estinzione
po delle funzioni protettive nella • formazione, informazione, ani-
gestione forestale (in particolare mazione e consulenza sulla tutela
319
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ambientale dei suoli agricoli e non, si contribu-
• sostegno agli investimenti per isce alla protezione dell’ambiente,
l’ammodernamento aziendale. alla mitigazione del cambiamento
L’Asse 2 del PSR rappresenta sicura- climatico, alla preservazione degli
mente lo strumento programmatico habitat agroforestali e al poten-
più importante per la biodiversità e il ziamento della biodiversità anche
paesaggio, in quanto riunisce in sé la attraverso la creazione di corridoi
maggiore potenzialità di intervento ecologici
a favore della biodiversità che è tan- • Misura 225 “Pagamenti silvoam-
to più amplificata quanto meglio è bientali”. Comprende azioni di
organizzato il mix di misure e azioni gestione di boschi e foreste verso
programmate. In particolare, la misu- una più accentuata maturazione
ra 214 “Pagamenti agroambientali” è e naturalizzazione e di manteni-
quella che ha maggior impatto sulla mento di habitat per la conser-
biodiversità. Essa prevede le seguenti vazione di specie animali anche a
sette azioni: rischio di estinzione
• Azione a - “Agricoltura integrata” • Misura 226 “Ricostituzione del po-
• Azione b - “Agricoltura biologica” tenziale forestale e interventi pre-
• Azione c - “Mantenimento sostan- ventivi”. Prevede il mantenimento
za organica” e il potenziamento degli ecosistemi
• Azione d - “Azioni extra Buone forestali, il ripristino del potenziale
Condizioni Agronomiche Ambien- silvocolturale nelle foreste e zone
tali”: boschive danneggiate da disastri
- d1 - Pratiche agronomiche con- naturali e dal fuoco, nonché l’in-
servative troduzione di appropriate azioni
- d2 - Sostegno al pascolo estensi- di prevenzione e protezione dagli
vo in aree destinate al pascolo incendi boschivi, il miglioramento
• Azione e - “Allevamento di specie delle condizioni idro-morfologiche
animali locali in via di estinzione” delle aree forestali soggette a fe-
• Azione f - “Allevamento di specie nomeni di degrado ambientale,
vegetali autoctone in via di estin- la diffusione di pratiche forestali
zione” e silvocolturali volte alla gestione
• Azione g - “Conservazione di ceppi sostenibile delle risorse forestali e
centenari di vite”. del suolo, con riguardo anche alla
Altre misure dell’Asse 2 che concorro- qualità dell’acqua ai fini del suo
no direttamente e indirettamente alla complessivo equilibrio nutritivo
tutela della biodiversità sono: • Misura 227 “Investimenti non
• Misura 216 “Sostegno agli investi- produttivi”, come la 216. Permet-
menti non produttivi”. Prevede la te il finanziamento di interventi
realizzazione di interventi specifici accessori alle misure agro e silvo-
che valorizzino, in termini di pub- ambientali favorendo la valorizza-
blica utilità, le zone Natura 2000 e zione e la fruibilità dell’ambiente e
altri siti di elevato pregio naturale, dello spazio naturale in termini di
al fine di consentire in esse l’in- pubblica utilità delle foreste e dei
cremento o la ricostituzione della boschi regionali.
biodiversità, la difesa delle aree da Tra le misure relative all’Asse 3 si ri-
eventuali dissesti idrogeologici e corda la Misura 323 “Sviluppo, tutela
investimenti finalizzati a minimiz- e riqualificazione del patrimonio rura-
zare i conflitti tra attività agricola e le”: si prefigge di realizzare interventi
fauna selvatica volti, da un lato, alla sensibilizzazio-
• Misura 221 “ Imboschimento di ne sui temi dello sviluppo sostenibi-
terreni agricoli” e Misura 223 “Im- le, dell’educazione ambientale, della
boschimento di superfici non agri- tutela dell’ambiente e della migliore
cole”, attraverso la riconversione conoscenza del patrimonio naturale e

320
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
culturale, e dall’altro, alla valorizzazio- dei pagamenti o all’esclusione dal be-
ne dei siti Natura 2000 e di altri siti di neficio del sostegno diretto. Il rispet-
grande pregio naturale. to dei Criteri di gestione obbligatoria
Inoltre nella programmazione FEASR (Cgo) e al mantenimento della terra in
2007-2013 è parte integrante del so- Buone condizioni agronomiche e am-
stegno comunitario nell’ambito dei bientali (Bcaa) sono quindi obbligatori
pagamenti diretti la cosidetta “condi- per i beneficiari dell’asse 2.
zionalità”, ovvero il principio secondo In aggiunta la Regione Campania ha
cui gli agricoltori che non rispettano deciso di rendere obbligatorio il ri-
determinati requisiti in materia di sa- spetto solo della Cgo anche per i be-
nità pubblica, salute degli animali e neficiari imprenditori agricoli di alcune
delle piante, ambiente e benessere misure dell’Asse 1.
degli animali sono soggetti a riduzioni

SCHEDA TEMATICA
I CHIROTTERI FORESTALI

La Campania ospita una ricca chirotterofauna, con 24 specie censite fino ad oggi. L’ultima
scoperta, il vespertilio di Alcathoe (Myotis alcathoe), solo recentemente descritta (Niermann
et al., 2007), è stata segnalata da chi scrive per il territorio del Parco nazionale del Cilento
e Vallo di Diano (Tereba et al., in stampa). Descrivere tutte le specie presenti sul territorio
campano esula dagli scopi di questo lavoro. In questo caso, ci limiteremo a esaminare spe-
cificamente un gruppo “funzionale”, quello dei chirotteri silvicoli, accomunato da esigenze
ecologiche simili, almeno in generale. In Campania esistono diverse specie di chirotteri abi-
tatori dei boschi, ove si rifugiano e/o si alimentano: le nottole (Nyctalus leisleri, N. noctula),
alcuni appartenenti al genere Myotis come il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), il
Vespertilio di Natterer (M. nattereri), il Vespertilio mustacchino (M. mystacinus) e la sua sum-
menzionata specie gemella M. alcathoe, e infine il barbastello (Barbastella barbastellus). Tut-
te queste specie sono accomunate dall’uso di cavità arboree per il rifugio. Ciò può riguardare
tutto il ciclo vitale o almeno una fase (generalmente quella riproduttiva). Particolarmente
rappresentative di questa eterogenea comunità fitofila risultano M. bechsteinii e B. barbastel-
lus, sia in termini di esigenze ecologiche, sia a causa del precario stato di conservazione. Sono,
infatti, entrambe minacciate su scala territoriale europea e nazionale, e come tali figurano
nell’allegato II della Direttiva comunitaria Habitat 92/43, secondo la quale la presenza di una
di esse in un certo luogo determina la designazione di quest’ultimo quale Sito di importanza
comunitaria (SIC).
M. bechsteinii è un vespertilionide di taglia media, inconfondibile per lo sviluppo dei pa-
diglioni auricolari. Si tratta di un chirottero intimamente legato agli ecosistemi forestali a la-
tifoglie, specialmente laddove gli alberi posseggano diametri significativi. Il diametro è infatti
un indice di vetustà, e si accompagna con la presenza di cavità di marcescenza, di origine
meccanica o prodotte da organismi scavatori (in primis uccelli Picidi). I chirotteri non costrui-
scono un nido, a differenza degli uccelli, ma si rifugiano, svernano e si riproducono all’interno
di strutture preesistenti (ipogei, edifici o, appunto, cavità negli alberi).
Le colonie riproduttive di M. bechsteinii (qualche decina di individui) si insediano, nel pe-
riodo estivo, all’interno di cavità costituite spesso, ma non sempre, da scavi di picchio o
marcescenze. La specie accetta di buon grado anche i rifugi artificiali (bat box). Nel periodo
invernale, frequenta spesso ipogei carsici, le cui temperature basse e stabili, unitamente alla
quiete e al buio, permettono di trascorrere periodi anche lunghi in letargia invernale, uno
stato di quiescenza metabolica che permette di superare il periodo freddo ricorrendo solo ra-
ramente all’alimentazione attiva e sopravvivendo, invece, grazie alle scorte adipose accumu-
late nella bella stagione. Oltre a rifugiarsi nei boschi, M. bechsteinii vi si alimenta, catturando
prede che vengono spesso ghermite dalla vegetazione: è, cioè, un gleaner, per utilizzare un
termine diffuso nella letteratura scientifica. Gli spostamenti per la caccia sono limitati, con-
tenuti anche nel raggio di un chilometro o poco oltre. Nel periodo riproduttivo, le femmine
tipicamente danno alla luce un solo piccolo che, come in tutti i chirotteri, viene allattato per
circa un mese prima di rendersi indipendente. Si noti - e questo è tipico di tutti i chirotteri sil-
vicoli - che i gruppi sociali sono costantemente caratterizzati da processi di fusione e fissione,
fatto che implica un continuo rimescolamento della loro composizione (Kerth e König, 1999).
Tale fenomeno implica uno spostamento talora anche quotidiano dei chirotteri da un albero
all’altro: un fenomeno mai completamente spiegato, che forse serve a favorire la socializza-

321
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 11.7
Myotis bechsteinii

zione in gruppi dispersi su ampi territori forestali, a tenere basso il carico dei parassiti oppure
a mantenere e accrescere una mappa mnemonica dei rifugi disponibili (Russo et al., 2005).
Disponiamo di pochissime segnalazioni recenti di M. bechsteinii per la Campania e le aree
immediatamente limitrofe. Se è vero che taluni crani (D. Russo, dati inediti) provengono da
grotte carsiche del Cilento e del Matese molisano, va osservato che essi, non datati, potreb-
bero risalire anche a tempi molto antichi. Tuttavia, studi recenti condotti dal nostro gruppo
di ricerca sul territorio del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano hanno permesso di
confermare la corrente presenza di questa specie in alcune fustaie di faggio. La scarsa dispo-
nibilità di informazioni va sicuramente imputata in buona parte al precario stato di conserva-
zione della specie, anche se si rileva che in generale i chirotteri forestali sono particolarmente
elusivi e sfuggono facilmente al monitoraggio, a meno di non ricorrere a speciali tecniche.
Per il barbastello (B. barbastellus) le osservazioni campane sono ancora più rare. Vesper-
tilionide dotato di orecchie triangolari, che si congiungono alla base sopra la fronte, è specie
dotata di un ampio areale europeo, che risulta però fortemente frammentato. In generale è
tra i chirotteri europei maggiormente minacciati almeno nella porzione occidentale dell’are-
ale. Negli ultimi anni abbiamo condotto studi approfonditi sull’ecologia delle popolazioni ap-
penniniche di barbastello, da cui è emerso il quadro di una specie fortemente dipendente
dalla necromassa forestale in piedi. Piccoli gruppi di femmine, dell’ordine di grandezza di una
dozzina, si insediano in cavità poste infatti soprattutto sugli alberi morti, scegliendo, in par-
ticolare, quelle di desquamazione, localizzate in alto ed esposte a meridione per favorire la
termoregolazione (Russo et al., 2004). Nonostante il barbastello abbia ampi home range e
cacci in una varietà di habitat diversi, incluse foreste e zone umide, presenta una dieta alta-
mente selettiva, quasi esclusivamente costituita da falene. Selettività nella scelta dei rifugi e
dell’alimento costituiscono ambedue fattori di particolare vulnerabilità. Come nel caso di M.
bechsteinii, B. barbastellus presenta un frequente fenomeno di roost switch, con spostamenti
in nuovi alberi rifugio compiuti anche tutti i giorni (Russo et al., 2005). La conseguenza è che
un singolo nucleo riproduttivo di una dozzina di femmine abbisogna di numerosi alberi morti
per sopravvivere e che, ovviamente, una popolazione vitale della specie sarà costituita da
parecchi di tali nuclei.
La specie è sensibile anche a cambiamenti della struttura dell’habitat apparentemente
piccoli, come ad esempio alla densità della vegetazione circostante i rifugi, rispondendovi con
il cambiamento dell’ora di involo serale dai rifugi (Russo et al., 2007).
In Campania, il barbastello è presente, ma senza dubbio con densità assai basse. Disponia-
mo infatti di pochissime osservazioni compiute con rilevatori di ultrasuoni e di una sola cattu-
ra (un maschio osservato nel 2008 nel parco regionale del Matese da D. Russo e L. Cistrone).
Altre segnalazioni, per questa specie come per il summenzionato M. bechsteinii, non sono
state confermate da alcuno studio.
In generale, la rarità dei chirotteri fitofili sul territorio regionale è il risultato, oltre che del
preoccupante fenomeno degli incendi, soprattutto di una politica gestionale dei boschi moti-
vata dal punto di vista produttivo, ma che sfortunatamente risulta spesso non in linea con le
necessità di conservazione della biodiversità forestale. Ampia diffusione dei cedui, gestione
intensiva delle fustaie (con semplificazione strutturale dei boschi e riduzione del diametro
medio) e soprattutto realizzazione di certi approcci gestionali ormai superati in molti Paesi
europei che includono la sistematica rimozione del legno morto e delle piante deperienti,
basati sul falso mito del “bosco che muore” se si rinuncia a tali azioni, hanno avuto un costo
elevato in termini di perdita di diversità biologica nei biotopi forestali della regione (sfortu-
natamente non solo per quanto riguarda la chirotterofauna). Solo un radicale ripensamento

322
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

delle modalità di gestione di questi ambienti fondato sulla necessità di coniugare produttività
e conservazione della natura potrà mitigare la gravità della situazione prima che sia troppo
tardi, evitando che alcune delle creature, meravigliose quanto elusive, che popolano i nostri
boschi scompaiano senza che ciò sia nemmeno notato.

Figura 11.8
Barbastella barbastellus

Bibliografia di riferimento
Kerth, G e König, B. Fission, fusion and nonrandom associations in female Bechstein’s bats (Myotis bechsteinii).
Behaviour 1999, 136:1187-1202, 1999
Niermann, I., Biedermann M., Bogdanowicz W., Brinkmann R., Le Bris Y., Ciechanowski M., Dietz C., Dietz
I., Estók P., Helversen von O., Le Houédec A., Paksuz S., Petrov B. P., Özkan B., Piksa K., Rachwald A., Roué S. Y.,
Sachanowicz K., Schorcht W., Tereba A. e Mayer F. Biogeography of the recently described Myotis alcathoe von
Helversen and Heller, 2001. Acta Chiropterologica, 9: 361-378, 2007
Russo D., Cistrone L., Jones G. & Mazzoleni S. Roost selection by barbastelle bats (Barbastella barbastellus,
Chiroptera: Vespertilionidae) in beech woodlands of central Italy: consequences for conservation. Biological
Conservation 117: 73-81, 2004
Russo D., Cistrone L. & Jones, G. Spatial and temporal patterns of roost use by tree-dwelling barbastelle bats,
Barbastella barbastellus. Ecography 28: 769-776, 2005
Russo D., Cistrone L. & Jones, G. Emergence time in forest bats: the influence of canopy closure. Acta Oeco-
logica 31: 119-126, 2007

SCHEDA TEMATICA
IL PICCHIO ROSSO MEZZANO (Dendrocopos medius, Linnaeus 1758)

Questo picide deve il suo nome alla somiglianza con il più diffuso e noto Picchio rosso
maggiore (Dendrocopos major), rispetto al quale ha dimensioni leggermente inferiori, mostra
elevate esigenze ecologiche, è estremamente localizzato e molto elusivo. Questo ne rende
difficile il censimento, per cui la sua distribuzione in Campania è poco nota, oltre che, pro-
babilmente sottostimata, nonostante il suo pregio conservazionistico. Ma contribuisce alla
scarsa conoscenza della specie anche l’ambiente frequentato, corrispondente alle faggete
mature d’altitudine, e ai boschi di latifoglie con una certa estensione della fascia collinare e
montana. Questi ambienti risultano spesso poco accattivanti agli ornitologi stessi, che spesso
scelgono, per le loro osservazioni e ricerche, aree aperte e costiere, zone umide, laddove si
possano osservare molte specie in migrazione o svernamento, più affascinanti per livrea e
dimensioni, e più facilmente contattabili.
La popolazione italiana si attesta sulle 400-600 coppie (Brichetti & Fracasso, 2007), con
areale limitato all’Appennino centro-meridionale. Gli ultimi aggiornamenti, molto datati, ri-
portano, per la nostra regione, segnalazioni per l’alta Irpinia, monti Picentini, Cilento e Mate-
se (Scebba, 1993). A queste si aggiunge la nidificazione ultimamente segnalata per il Partenio
(Carpino & Capasso, 2007).
La specie è inclusa in allegato I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”, e classificata Vulne-
rabile (VU) nella Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia, ed è in sensibile declino,
situazione generalizzabile al territorio europeo, dove si registrano anche estinzioni locali. Re-
sponsabili le drastiche trasformazioni ambientali causate da attività come i tagli boschivi e gli
incendi, che hanno causato una sempre maggiore frammentazione delle aree idonee per la
specie. Infatti, pur avendo la nostra regione una certa disponibilità di aree boscate appennini-
che, queste sono scarsamente interconnesse tra loro, a scapito di una buona dispersione delle
specie tipiche di questi ambienti. Per questo motivo qualsiasi azione di conservazione attuata
all’interno delle aree protette che pur sono ben distribuite a coprire la fascia appenninica,
non può essere efficacemente condotta senza un’azione di concertazione a livello regionale

323
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

e transregionale che garantisca la ricostituzione della connessione ecologica tra i massicci


appenninici e i relativi ambienti. A livello locale inoltre la ceduazione, ancora pressocché
incontrollata, non permette la persistenza di elementi arborei maturi e marcescenti indispen-
sabili per questa e molte specie dallo status minacciato, anche tra le altre classi di vertebrati.
La naturale espansione dei boschi dovuta all’abbandono del pascolo ha determinato, nella
nostra regione, una ripresa delle specie legate all’habitat forestale, come i picidi, ma alcuni
tra questi necessitano, oltre che di estensione, anche di una certa qualità del bosco, che si
avvicini il più possibile alle condizioni naturali. La base di qualsiasi azione di conservazione
efficace è però sempre costituita dalla reale e puntuale conoscenza della distribuzione e della
biologia della specie. Essa inoltre, date le sue particolari esigenze ecologiche, rappresenta un
importante indicatore ambientale, il cui studio può fornire preziose informazioni sullo stato
di salute dei nostri boschi. In tale ottica il monitoraggio ornitico deve quindi raggiungere
nuove frontiere, diventando strumento utile alla conservazione “attiva”, che non tuteli solo
alcuni aspetti delle biocenosi, ma gli equilibri ecosistemici, il paesaggio, anche negli ambienti
seminaturali con le attività umane a essi associate, compatibili anzi vantaggiose, se condotte
in maniera sostenibile.
Bibliografia di riferimento
Brichetti P. & Fracasso G. Ornitologia Italiana 4. Apodidae-Prunellidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna:
442 pp, 2007
Scebba S. Gli uccelli della Campania. Esselibri ed., Napoli, 1993
Carpino F., Capasso S. I Vertebrati terrestri del Parco Regionale del Partenio. Monitoraggio e indirizzi per la
gestione e conservazione. Ente Parco Regionale del Partenio, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2008, 2007

SCHEDA TEMATICA
STATUS E CONSERVAZIONE DELL’AQUILA REALE (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758)

Specie euroasiatica ad ampia distribuzione, l’Aquila reale, a partire dal XIX secolo, ha visto
una drammatica riduzione del suo areale distributivo. Tra le cause il disturbo antropico, l’in-
controllata attività venatoria, le trasformazioni ambientali. Nell’Italia peninsulare, attualmen-
te, i territori idonei e ancor più quelli di presenza risultano estremamente frammentati rispet-
to alle vicine Alpi, dove invece la specie ha densità ottimale rispetto alle capacità portanti del
territorio. La maggiore persecuzione da parte dell’uomo registrata nel territorio appenninico
è probabilmente alla base di tale discrepanza.
L’Aquila reale è classificata come Vulnerabile (VU) dalla Nuova lista rossa degli uccelli ni-
dificanti in Italia. Tra le principali cause di minaccia le trasformazioni ambientali e il disturbo
diretto presso gli ambienti d’elezione, costituiti prevalentemente da pareti rocciose per la
nidificazione, posti in prossimità di zone aperte alternate a vaste aree boscate. Pur potendosi
definire una specie tipicamente montana, nel caso, appenninica, frequenta anche aree colli-
nari in cui siano presenti vaste zone aperte.
Tra i fattori di minaccia anche la caccia alle specie-preda, come lepri, ungulati e uccelli.
L’Aquila reale possiede un’ampia nicchia trofica, ma la disponibilità di prede di adeguate di-
mensioni e di vaste aree di caccia è alla base del suo successo riproduttivo. Tra le trasforma-
zioni ambientali imputate, l’abbandono della montagna e la conseguente colonizzazione dei
boschi, a scapito di vaste aree a pascolo; per contro, contribuisce in maniera negativa anche
la ceduazione incontrollata dei boschi. La conservazione del rapace per eccellenza compor-
ta quindi un delicato equilibrio di scelte strategiche. Il recupero delle attività tradizionali e
la limitazione di fenomeni ed economie legate alla globalizzazione, come l’urbanizzazione,
l’agricoltura intensiva, gli sport di montagna, la ceduazione incontrollata, costituisce la chiave
per una giusta strategia di conservazione della specie.
Le ultime stime nazionali, risalenti al 2003 (Fasce & Fasce), decretavano un aumento della
popolazione, che su tutto il territorio nazionale annovera più di 500 coppie. In linea con que-
sto trend, gli ultimi aggiornamenti sullo status di questo accipitride in Campania, risalenti al
2004 (Piciocchi et al.), registravano tre coppie accertate più una probabile, e una situazione
generale di ripresa della specie, considerate le sue elevate esigenze ecologiche, come l’esteso
areale e la limitata disponibilità di aree idonee nella nostra regione. Le coppie accertate sono
relative al Matese, dove era in corso un progetto di monitoraggio e alimentazione mediante
carnaio, al monte Accellica, nei Picentini, al Cervati, nel Cilento. Negli ultimi anni, date le
particolari esigenze della specie e i fattori di minaccia persistenti e talvolta in aumento nella
nostra regione, la coppia storica del Matese e quella dell’Accellica hanno subito delle fluttua-
zioni negative. La mancata attuazione dei regimi di protezione nei parchi regionali ha per-
messo il verificarsi di fenomeni di disturbo, come alcuni sport di montagna, tollerati e talvolta
addirittura incoraggiati, e trasformazioni ambientali repentine, come la ceduazione incon-
trollata. Il progetto “Rete ecologica nazionale” avviato nel 2002 dal Ministero dell’ambiente,

324
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità

individua, come il territorio a maggior rischio per la frammentazione degli ambienti idonei
per la specie, le aree montane e collinari del beneventano. Qui si registra una distanza eco-
logica tra l’appennino meridionale e quello centrale, tra aree di presenza storica della specie,
che potrebbe inficiarne la distribuzione su scala nazionale. Tra le cause l’agricoltura intensi-
va e il disturbo antropico. Nonostante i numerosi progetti attuati dai parchi appenninici di
quest’area, poco o nulla è stato destinato allo scopo precipuo della loro stessa istituzione, e
cioè di conservazione degli ecosistemi e recupero delle attività tradizionali.
Il parco regionale dei monti Picentini ha in previsione un progetto integrato pluriennale
di monitoraggio e gestione di alcune specie di superpredatori, tra cui l’Aquila reale, monito-
raggio previsto anche nelle nuove programmazioni del parco nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, per la coppia presente sul Cervati. La conoscenza della biologia ed ecologia di questo
carismatico animale è la base indispensabile di qualsiasi azione di protezione, possibile solo
mediante l’attuazione di progetti mirati, per una specie che può avere un areale dai 250 ai
400 chilometri quadrati e, occupando il vertice della rete trofica, la cui protezione compor-
terebbe una ricaduta positiva per tutti gli ambienti da essa frequentata e le specie che ivi
dimorano.
Bibliografia di riferimento
Fasce P., Fasce L. Stato delle ricerche sull’Aquila reale Aquila chrysaetos in Italia. In Magrini M., Perna P., Scotti M.
(eds). Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell’Italia peninsulare – Stato delle conoscenze e problemi di conservazione.
Atti del Convegno, Serra San Quirico (Ancona), 26-28 marzo 2004. Parco Regionale Gola della Rossa e Frasassi, pp.160,
2007
Piciocchi S., Mastronardi D., de Filippo G. Stato delle conoscenze su Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco
biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Campania. In Magrini M., Perna P., Scotti M. (eds). Aquila reale, Lanario e
Pellegrino nell’Italia peninsulare – Stato delle conoscenze e problemi di conservazione. Atti del Convegno, Serra San
Quirico (Ancona), 26-28 marzo 2004. Parco Regionale Gola della Rossa e Frasassi, pp.160, 2007.

Lo stato della biodiversità


in Campania
La Campania è tristemente nota alle ito di cospicui fondi europei, molti dei
cronache per il disastro ambientale che quali destinati alla tutela dell’ambiente;
caratterizza molte aree del suo territo- tuttavia tali fondi sono stati utilizzati in
rio. I problemi di abusivismo edilizio, buona parte per la ristrutturazione de-
inquinamento selvaggio e sfruttamento gli edifici storici dei comuni dei parchi
eccessivo delle risorse naturali, spesso o altri interventi a carattere urbanistico
causato dalle ecomafie, appesantisco- e, solo raramente, per interventi mirati
no una situazione ambientale già molto allo studio e alla salvaguardia della bio-
provata dal gravissimo problema dello diversità, come invece sarebbe stato le-
smaltimento dei rifiuti. cito attendersi. Altro problema noto agli
Nonostante tale situazione - e il con- addetti ai lavori è la tendenza con cui al-
seguente forte impoverimento della cune amministrazioni locali concedono
biodiversità in molte zone - il territorio permessi per ceduazioni nei periodi di
della regione potrebbe anche apparire riproduzione dell’avifauna, spesso sen-
come uno dei più tutelati dal punto di za alcuno studio di valutazione di inci-
vista ambientale, per il gran numero e denza. Un esempio emblematico in tal
l’estesa superficie delle aree protette senso ha riguardato l’abbandono del
che ospita. Tuttavia, a una più attenta nido da parte di una coppia di aquile
analisi non può sfuggire che tale prote- reali sul monte Accellica nel parco re-
zione sia spesso solo virtuale, per man- gionale dei monti Picentini, in seguito al
canza di fondi ordinari, di personale, taglio boschivo effettuato in pieno pe-
per ritardi burocratici o per semplice riodo riproduttivo.
difficoltà di coinvolgere professionali- Inoltre, manca ancora in Campania una
tà specifiche in materia ambientale da legge per la tutela della piccola fauna
parte degli organi di gestione di molti che in altre regioni è invece presente da
enti parco. tempo. Una tale legge consentirebbe
In questi anni la Campania ha usufru- ulteriori vantaggi per la tutela di moltis-
325
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
sime specie, anfibi, rettili e piccoli mam- • promozione delle attività agricole
miferi, soprattutto chirotteri. In ultimo, ecosostenibili
e in ordine sparso: il flusso minimo vita- • risanamento delle zone costiere e
le dei corsi d’acqua spesso disatteso, la bacini fluviali
gestione forestale che spesso non con- • decontaminazione e riqualificazio-
sente la vetustà dei boschi, le introdu- ne dei siti industriali degradati e/o
zioni di pesci, uccelli e mammiferi a sco- dismessi
po venatorio, le valutazioni di incidenza • protezione e gestione della risorsa
fatte da incompetenti (nel senso buono idrica
del termine), l’inquinamento luminoso • captazione e trattamento delle ac-
di moltissime aree, gli abbeveratoi “di- que reflue
sinfettati” con la calce, l’uso di pesticidi • raccolta, trattamento e riciclaggio
e diserbanti in agricoltura, le gite con dei rifiuti tossici e pericolosi
fuoristrada e motociclette organizzate • controllo e riduzione dei fenomeni
anche da enti parco, gli incendi dolosi di erosione dei suoli
e non, e … si potrebbe continuare. No- Proteggere il patrimonio di biodiversi-
nostante le criticità sopra riportate, la tà equivale sicuramente ad acquisire
Campania rimane un territorio caratte- vantaggi anche di natura economica, in
rizzato da un’eccezionale combinazione quanto l’ambiente ben tutelato, oltre
di ecosistemi di grandissimo pregio, con ad avere un numero maggiore di specie
una ricchissima biodiversità animale e animali e vegetali, ha anche produzioni
vegetale. agricole più sane e di qualità, un indub-
La conservazione di questo patrimo- bio vantaggio commerciale sui mercati.
nio passa attraverso interventi mirati e La piccola grande speranza, che abbia-
prioritari, finalizzati al: mo cercato di rappresentare in queste
• sostegno alle attività degli enti par- pagine, è completamente riposta non
co soltanto nel gran numero di persone di
• promozione delle conoscenze scien- buona volontà che tutti i giorni si dedi-
tifiche, procedendo alla sistematiz- ca allo studio e alla salvaguardia della
zazione e alla messa a disposizione biodiversità negli enti pubblici e nelle
delle informazioni disponibili (carta università, ma anche nel gran numero
della natura, inventari di flora e fau- di “formichine”, come le definisce il na-
na) turalista Maurizio Fraissinet, che con il
• realizzazione di un adeguato ed ef- loro impegno nella società civile e nelle
ficiente sistema di monitoraggio associazioni contribuiscono a preserva-
• promozione di modelli e processi re la “condizione dell’universale armo-
(8) “Ogni vita sorge per il tutto e per la di sviluppo rispettosi dei tempi di nia”8.
felice condizione dell’universale armo-
nia” (Platone – Leggi , libro X, 103 c)
rigenerazione delle risorse

Figura 11.9
Veicolo cingolato in azione e distruzio-
ne delle uova di anfibi nel lago di Cam-
pomaggiore di Summonte

326
SITI CONTAMINATI

Siti contaminati

12
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Siti contaminati e bonifiche


Marinella Vito, Giuseppina Merola, Annalisa Giordano e Gianluca Ragone
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Introduzione
Il problema dei siti contaminati in forse meno evidente di quello associa-
Campania rappresenta una delle prin- bile, ad esempio, ai megasiti industria-
cipali criticità ambientali; il quadro ge- li, ma proprio per questo più subdolo e
nerale è alquanto complesso e varie- meno facilmente controllabile.
gato e vede la presenza di ben 6 dei 55 La prima sistematizzazione organica
siti di interesse nazionale individuati in dei dati relativi ai siti contaminati è
Italia. I siti di interesse nazionale sono stata fatta nel 2005 in occasione della
aree, generalmente di vaste dimensio- predisposizione del Piano Regionale
ni, nelle quali la quantità e/o tipologia di Bonifica (PRB), lo strumento di pro-
degli inquinanti presenti, oltre a costi- grammazione e pianificazione previsto
tuire un rischio per l’ambiente e per la dalla normativa vigente attraverso cui
salute umana, può altresì compromet- la Regione ha definito ed individuato,
tere lo sviluppo di aree di importanza tra l’altro, i siti da bonificare, le carat-
strategica per le loro prerogative sto- teristiche generali degli inquinanti e
rico-paesaggistiche, ovvero per le op- le priorità di intervento; nel PRB 2005
portunità di sviluppo del territorio che erano stati istituiti l’ anagrafe dei siti
conseguirebbero al loro risanamento. inquinati ed il censimento dei siti po-
Oltre a tali siti la Campania presenta tenzialmente inquinati.
una molteplicità di siti a livello locale Erano confluite nell’anagrafe tutte le
che, anche se in genere meno rilevanti aree definibili inquinate ai sensi del
per estensione e per quantità di inqui- D.M. 471/99, vale a dire tutti i siti per
nanti, concorrono a determinare, nel i quali risultava già accertato il supe-
complesso, una situazione di diffuso ramento delle concentrazioni limite
degrado del territorio, con potenziale accettabili nel suolo, sottosuolo o nel-
compromissione dei suoli e dei corpi le acque superficiali e sotterranee in
idrici sotterranei e superficiali. funzione della specifica destinazione
Una buona parte delle aree che ne- d’uso.
cessitano di interventi di bonifica sono Erano invece confluite nel censimento
rappresentate, in Campania come al- tutte le aree definibili come poten-
trove, dai grandi poli industriali sorti zialmente inquinate ai sensi del D.M.
nel corso dell’ultimo secolo e che oggi, 471/99, vale a dire i siti dove, a causa
a seguito di fenomeni di delocalizza- di specifiche attività antropiche pre-
zione e dismissione di impianti, hanno gresse o in atto, sussisteva la possibi-
lasciato in eredità ampie fette di terri- lità che nel suolo o nel sottosuolo o
torio interessate da pesanti fenomeni nelle acque superficiali o nelle acque
di inquinamento, che costituiscono un sotterranee fossero presenti sostanze
rischio per la salute ed un freno per lo contaminanti in concentrazioni tali da
sviluppo. determinare un pericolo per la salute
Ciò che però sicuramente contribuisce pubblica o per l’ambiente naturale o
a rendere la Campania un caso parti- costruito, ma senza che il superamen-
colare è l’apporto fornito al potenziale to delle concentrazioni limite fosse già
inquinamento dalla presenza di una stato accertato.
notevole quantità di aree interessate Il censimento di tali siti era stato con-
dalla presenza di rifiuti: discariche e dotto ai sensi del D.M. 16.05.89 e
abbandoni incontrollati di rifiuti, tal- comprendeva pertanto siti quali di-
volta anche pericolosi, che per la loro scariche, attività produttive dimesse,
dispersione e frammentazione sul ter- aziende a rischio di incidente rilevan-
ritorio rappresentano, in alcuni casi, te, cave abbandonate, aree venute
un pericolo per l’ambiente e la salute, a contatto accidentale con sostanze

329
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
contaminanti, etc. Vennero incluse del D.Lgs. n. 152/2006, affinché un sito
nel censimento anche le aree oggetto possa essere definito potenzialmente
di abbandono incontrollato di rifiuti contaminato è necessario che sia già
con volumi >100m3, sebbene escluse stato accertato il superamento dei li-
dal campo di applicazione del D.M. miti tabellari, mentre un sito può esse-
471/99 (articolo1 comma 2). La scel- re definito contaminato solo quando,
ta fu dettata dalla specificità del ter- a valle della esecuzione del piano di
ritorio campano fortemente investito caratterizzazione, sia stato accertato
dalla problematica, in considerazione anche il superamento delle concen-
della necessità di prevedere, comun- trazioni soglia di rischio, che sono sito-
que, a seguito della rimozione, avvio specifiche e vengono definite caso per
a recupero e smaltimento dei sud- caso a seguito dell’applicazione di una
detti rifiuti, l’esecuzione di verifiche procedura di analisi di rischio sanita-
volte ad accertare il superamento o il rio-ambientale.
pericolo concreto ed attuale di supe- È evidente che questi cambiamenti
ramento dei valori di concentrazione rendono difficilmente confrontabi-
limite accettabili nelle matrici ambien- li i dati acquisiti in vigenza di D.M.
tali potenzialmente compromesse dal 471/99 con quelli acquisiti successiva-
contatto con i rifiuti. mente all’entrata in vigore del D.Lgs.
In totale erano presenti 48 siti inqui- n.152/2006.
nati in anagrafe e 2551 siti potenzial- Malgrado ciò, al fine di fornire comun-
mente inquinati nel censimento. que un quadro dei cambiamenti in-
Nell’aprile 2006 è entrato in vigore il tervenuti negli ultimi anni nella situa-
D.Lgs. n.152/2006 che, al Titolo V del- zione generale dei siti campani, nella
la Parte IV, detta la nuova disciplina tabella 12.1 nonché nei grafici di figura
in materia di bonifiche, abrogando il 12.1 viene riportato il confronto tra la
D.M. 471/99 ed apportando significa- situazione del 2005 e quella del 2008
tivi cambiamenti in tema di gestione con aggregazione del dato su scala
di siti contaminati. Tra l’altro, ai sensi provinciale.

Situazione rilevata nell’anno 2005 Situazione rilevata nell’anno 2008


Siti con Siti con
Siti Siti
Abbandoni superamento dei Abbandoni superamento dei
censiti censiti
limiti tabellari limiti tabellari
Avellino 88 40 3 100 43 27
Benevento 82 33 10 100 58 63
Caserta 404 417 6 1.219 851 79
Napoli 964 244 22 2.006 526 199
Salerno 295 32 7 308 70 94
Totale
1.833 766 48 3.733 1.548 462
parziale
Tabella 12.1
TOTALE 2.599 5.281
Confronto di sintesi: Anno 2005-2008

Nella figura 12.1 sono riportati tre incontrollato di rifiuti e Siti per i qua-
grafici con la rappresentazione del li si è riscontrato il superamento, ai
confronto dei dati 2005-2008 relati- sensi dell’ex D.M. 471/99 e del D. Lgs.
vamente alle singole categorie di siti: n.152/2006, dei limiti tabellari.
Siti censiti, Siti oggetto di abbandono

330
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Figura 12.1
Confronto dati: Anno 2005-2008

Come si può osservare il numero totale le”; in aumento costante, purtroppo,


di siti censiti ai sensi del DM 16.05.89, anche il numero di siti di abbandono
è considerevolmente lievitato negli ul- incontrollato di rifiuti.
timi tre anni nelle province di Napoli Si osserva inoltre come sia considere-
e Caserta a causa della realizzazione volmente aumentato anche il numero
degli interventi di subperimetrazione dei siti per i quali è stato accertato il
dei SIN “Litorale Domitio Flegreo ed superamento dei limiti tabellari.
Agro Aversano” e “Aree del Litorale A tal fine è utile mostrare il rapporto,
Vesuviano” e dell’aggiornamento del relativo alla situazione del 2005 (I2005)
censimento del SIN “Napoli Orienta- e a quella del 2008 (I2008) , fra il numero
331
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
di siti con superamento dei limiti tabel- stato introdotto, come già evidenziato,
lari ed il numero complessivo dei siti per le peculiari caratteristiche del ter-
censiti; dal calcolo sono stati esclusi i ritorio campano e non sulla scorta di
siti oggetto di abbandono incontrolla- uno specifico indirizzo normativo.
to di rifiuti, perché il loro censimento è

Numero di siti con superamenti dei limiti tabellari


I=
Numero di siti censiti
48 462
I2005= = 0.026~3% I2008= = 0.124~12%
1833 3733

Dall’analisi di questo semplice indice certi aspetti, un elemento positivo a


è possibile verificare come il rappor- dimostrazione del fatto che in molti
to sopra riportato sia cresciuto sensi- casi sono state avviate le procedure
bilmente, passando dalla percentuale per l’esecuzione di indagini prelimina-
del 3% circa nel 2005 all’12% circa nel ri, caratterizzazione e bonifica.
2008; tale aumento costituisce, per

Descrizione
La descrizione dello stato dei siti con- avanzamento degli iter procedurali di
taminati è rappresentato da una serie bonifica. Gli indicatori utilizzati per la
di indicatori che riassumono in modo descrizione della tematica siti contami-
sintetico le criticità ambientali pre- nati sono riportati nella tabella 12.2.
senti in Campania, nonché lo stato di

DPSIR Nome indicatore Finalità


Fornire il numero di siti contaminati e potenzialmente conta-
Siti contaminati minati presenti sul territorio della Regione Campania e lo stato
di avanzamento dell’iter procedurale
Siti contaminati Fornire il numero dei Siti di Interesse Nazionale e lo stato di
di Interesse Nazionale avanzamento dell’iter procedurale
Estensione superficiale dei siti Fornire le superfici dei siti contaminati ricadenti nei Siti di In-
contaminati e potenzialmente teresse Nazionale e lo stato di avanzamento dell’iter procedu-
contaminati ricadenti nei SIN rale
Pressione
Fornire il rapporto fra il numero di siti contaminati presenti in
Impatto territoriale dei siti con-
ciascuna provincia campana (dentro e fuori i SIN) con l’esten-
taminati
sione territoriale della stessa.
Fornire la percentuale di siti con una o più matrici impattate
Matrici impattate e tipologie di
e l’incidenza dei più frequenti contaminanti in dette matrici
contaminanti
ambientali

Tabella 12.2 Fornire l’incidenza percentuale delle principali tecnologie di


Tecnologie di bonifica
Quadro sinottico indicatori bonifica impiegate per il risanamento dei siti contaminati

I primi due indicatori, Siti contaminati mente contaminati.


e Siti contaminati di Interesse Nazio- L’indicatore “Estensione superficiale
nale, già utilizzati dall’ISPRA nella Re- dei siti contaminati ricadenti nei SIN”
lazione sullo Stato dell’Ambiente 2007, descrive lo stato di attuazione e di
descrivono lo stato di attuazione e di avanzamento degli interventi di boni-
avanzamento degli interventi di boni- fica per i siti contaminati e potenzial-
fica per i siti contaminati e potenzial- mente contaminati all’interno del pe-

332
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
rimetro dei siti di interesse nazionale, glie di contaminanti presenti.
con riferimento alle superfici e non al L’indicatore “Tecnologie di bonifica”
numero dei siti. descrive, per i siti per i quali è in corso
L’indicatore “Impatto territoriale dei l’intervento di bonifica e per quelli che
siti contaminati” descrive l’impatto hanno comunque presentato un pro-
della contaminazione in funzione della getto definitivo, le principali tecnolo-
superficie delle singole province. gie di bonifica adottate o da adottare,
L’indicatore “Matrici impattate e tipo- in relazione sia alla tipologia di conta-
logie di contaminanti” descrive il nu- minanti che alla matrice ambientale
mero e il tipo di matrice ambientale impattata.
impattata, nonché le principali fami-

Siti contaminati
L’indicatore fornisce informazioni, di- 16.05.89, vale a dire quelli che erano
stinte a livello provinciale, relative allo definibili come potenzialmente inqui-
stato di attuazione e di avanzamento nati ai sensi del D.M. 471/99.
degli interventi di bonifica adottati per Poiché sono presenti contempora-
i siti contaminati e/o potenzialmente neamente siti che hanno avviato le
contaminati presenti sull’intero ter- procedure in regime di D.M. 471/99 e
ritoriale regionale, inclusi quelli rica- siti che le hanno avviate in regime di
denti nei SIN (esclusi gli abbandoni D.Lgs. n. 152/2006, nelle colonne rela-
incontrollati di rifiuti). tive all’iter procedurale è stato inseri-
Nella seconda colonna della tabella to anche lo step “Progetto Preliminare
12.3 è riportato, per ogni provincia, il di Bonifica”, non più contemplato dalla
numero di siti censiti ai sensi del D.M. nuova normativa.
Indagini preliminari

Bonificati (a)
presentato

presentata
approvato

approvato

PB o MISP
approvata

Totale siti
approvati
Provincia

attivati (b)
eseguito
o MISE
censiti

PdC

PdC

PdC
Siti

AR

AR

PP

AV 100 2 1 7 2 6 0 1 2 1 22

BN 100 4 4 3 14 19 1 1 1 5 52

CE 1.219 17 167 13 51 10 0 2 4 1 265

NA 2.006 49 132 149 77 3 0 11 21 0 442

SA 308 18 6 6 54 4 0 1 0 6 95

Tot 3.733 90 310 178 198 42 1 16 28 13 876


(a)
in questa categoria rientrano anche i siti restituiti agli usi legittimi a valle di caratterizzazione
(b)
in questa categoria rientrano tutti i siti per i quali si è attivata almeno una fase dell’iter procedurale

MISE – Messa in Sicurezza d’Emergenza


PdC – Piano di Caratterizzazione
AR – Analisi di Rischio Sanitario Ambientale Sito-Specifica
PP – Progetto Preliminare di Bonifica
Tabella 12.3
PB – Progetto Definitivo di Bonifica
MISP – Messa in Sicurezza Permanente Siti Contaminati in Campania,
anno 2008

333
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 12.2
Siti Contaminati in Campania,
anno 2008

Dall'esame dei dati si può osservare zione del Progetto Preliminare e/o del
che il 23,4%, ovvero 876 siti contami- Progetto definitivo di Bonifica/ Messa
nati e/o potenzialmente contaminati in Sicurezza Permanente.
sui 3.733 censiti, ha attivato l’iter pro- Soltanto per 13 siti si sono concluse
cedurale; la maggior parte di essi però le procedure con la certificazione di
(818 siti), si trova ancora nelle prime avvenuta bonifica oppure con la re-
fasi dell’iter, non essendo ancora ar- stituzione agli usi legittimi all’esito di
rivato all’approvazione dell’Analisi di indagini di caratterizzazione che non
rischio. hanno evidenziato superamenti delle
Degli 876 siti analizzati 44, invece, han- CSC o delle CSR.
no già presentato e ricevuto l’approva-

Siti contaminati di interesse nazionale


L’indicatore fornisce informazioni re- estese, nel decreto di perimetrazione
lative ai Siti di Interesse Nazionale, di provvisoria viene demandato a livello
seguito SIN. I SIN sono individuati e regionale il compito di procedere alla
perimetrati provvisoriamente dal Mi- subperimetrazione, ovvero all’indivi-
nistero dell’Ambiente e della Tutela duazione all’interno del SIN di tutti i
del Territorio e del Mare, sulla base dei siti potenzialmente inquinati ai sen-
criteri di cui all’articolo 252 del D.Lgs. si del D.M. 16.05.89 e s.m.i. sui quali
n.152/2006. procedere ad effettuare gli interventi
Per alcuni di essi, quelli che ricoprono di caratterizzazione.
superfici territoriali particolarmente Nella tabella 12.4 sono riportati i sei
334
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Siti di Interesse Nazionale presenti in e di perimetrazione, e della superficie
regione Campania con l’indicazione delle aree perimetrate.
degli atti normativi di individuazione

Riferimento Riferimento Estensione (Ha)


Denominazione Sito Normativo di Normativo di
Individuazione Perimetrazione Acqua Terra Totale
Napoli Orientale (*) Legge n. 426/1998 O.C. 29/12/1999 1.433 834 2.267
D.M. 10/01/2000
Litorale Domitio Flegreo ed
Legge n. 426/1998 D.M. 08/03/2001 22.414 157.000 179.412
Agro Aversano (**)
D.M. 31/01/2006
Napoli – Bagnoli Coroglio (*) Legge n. 388/2000 D.M. 31/08/2001 1.494 945 2.439
Aree del Litorale Vesuviano (**) Legge n. 179/2002 D.M. 27/12/2004 167.827 9.615 177.442
Bacino Idrografico
Legge n. 266/2005 D.M. 11/08/2006 - 44.350 44.350
del fiume Sarno (***)
Pianura (*) D.M. 11/04/2008 D.M. 11/04/2008 - 156 156
(*) Intervento di subperimetrazione non previsto
(**) Intervento di subperimetrazione effettuato Tabella 12.4
(***) Intervento di subperimetrazione da effettuare Siti di Interesse Nazionale

L’indicatore fornisce informazioni rela- procedure in regime di D.M. 471/99 e


tive allo stato di attuazione e di avan- siti che le hanno avviate in regime di
zamento degli interventi di bonifica D.Lgs. n. 152/2006, nelle colonne rela-
per i siti interni ai SIN, il cui numero tive all’iter procedurale è stato inseri-
è stato definito attraverso attività di to anche lo step “Progetto Preliminare
censimento e/o subperimetrazione. di Bonifica”, non più contemplato dalla
Poiché sono presenti contempora- nuova normativa.
neamente siti che hanno avviato le

Stato di avanzamento della procedura di bonifica


Totale
Bonificati (a)
completato
presentato

presentata

Siti
approvato

approvato
PB o MISP
approvata

approvati

Denominazione Sito siti


censiti
attivati
PdC

PdC

PdC

AR

AR

PP

Napoli Orientale (*) 409 10 55 35 0 0 5 10 0 115


Litorale Domitio Flegreo
1.966 268 45 54 6 0 5 5 1 384
ed Agro Aversano (**)
Napoli – Bagnoli Coroglio
29 (b) 5 3 10 1 0 1 2 0 22
(*)
Aree del Litorale Vesuvia-
387 0 38 14 0 0 2 0 0 54
no (**)
Bacino Idrografico del Fiu-
101 1 4 4 0 0 0 0 2 11
me Sarno (***)
Pianura (*) 1 0 1 0 0 0 0 0 0 1
Totale 2.893 284 146 117 7 0 13 17 3 587
(*) Intervento di subperimetrazione non previsto
(**) Intervento di subperimetrazione effettuato
(***) Intervento di subperimetrazione da effettuare
(a)
in questa categoria rientrano anche i siti restituiti agli usi legittimi a valle di caratterizzazione
(b)
censimento parziale
PdC – Piano di Caratterizzazione
AR – Analisi di Rischio Sanitario Ambientale Sito-Specifica
PP – Progetto Preliminare di Bonifica Tabella 12.5
PB – Progetto Definitivo di Bonifica Siti Contaminati di Interesse
MISP – Messa in Sicurezza Permanente Nazionale, anno 2008

335
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 12.3
Siti Contaminati di Interesse
Nazionale, anno 2008

Dall'esame dei dati si può osservare per “Pianura”. La maggior parte di essi
che i siti che hanno attivato l’iter pro- (554 siti), però, si trova ancora nelle
cedurale sono circa il 28% (115 su 409 prime fasi dell’iter, non essendo anco-
siti censiti) per “Napoli Orientale”, cir- ra arrivato all’approvazione dell’Analisi
ca il 20% (384 sui 1966 siti censiti) per di Rischio.
il “Litorale Domitio Flegreo ed Agro Dei 587 siti con procedure attivate 30,
Aversano”, circa il 76% (22 sui 29 siti invece, hanno già presentato e ricevu-
censiti) per “Bagnoli-Coroglio”, sito to l’approvazione del Progetto Prelimi-
per il quale però deve essere comple- nare e/o del Progetto definitivo di Bo-
tato il censimento, circa il 14% (54 sui nifica/Messa in Sicurezza Permanente.
387 siti censiti) per le “Aree del Litora- Soltanto n.3 siti risultano bonificati o
le Vesuviano”, circa l’11% (11 sui 101 comunque restituiti agli usi legittimi
siti censiti) per il “Bacino Idrografico all’esito di indagini di caratterizzazione
del Fiume Sarno” , che deve anco- che non hanno evidenziato supera-
ra essere subperimetrato, ed il 100% menti delle CSC o delle CSR.

Estensione superficiale dei siti contaminati e potenzialmente


contaminati ricadenti nei SIN
L’indicatore permette di effettuare tato nella figura 12.4, che l’estensione
un’analisi più dettagliata dello stato di areale dei SIN interessa il 16% del ter-
avanzamento degli interventi nei sei ritorio regionale campano; nell’ambi-
SIN della regione Campania, riferita to di tale rappresentazione sono state
alla superficie delle aree censite a ter- considerate le superfici dei SIN così
ra e non solo al loro numero. A tal pro- come riportate nei rispettivi decreti di
posito è utile evidenziare, come ripor- perimetrazione.

336
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Figura 12.4
Territorio campano interessato da SIN

Nella tabella 12.6 sono stati riportati, dell’iter è stato rappresentato utiliz-
per ciascun SIN, la superficie totale zando la somma delle superfici delle
dell’area perimetrata o subperimetra- aree che si trovano in una determinata
ta, il numero dei siti con procedimenti fase del procedimento o che l’hanno
avviati e l’iter della bonifica; lo stato già conclusa.

Stato dell’iter di bonifica


procedimenti avviati
Denominazione sito

bonifica approvato
Caratterizzazione

e/o bonificati
Procedimenti

Siti svincolati
complessiva

Progetto di
N° siti con
Superficie

Superficie

conclusa
avviati
(m2)

m2 5.691.623 4.517.357 1.505.400 159.900


Napoli Orientale 8.340.000 115
% 68,24 54,16 18,05 1,92
2
m 7.270.939 6.758.607 1.855.850 0
Bagnoli-Coroglio 9.450.000 22
% 76,94 71,52 19,64 0

Litorale Domitio Flegreo m2 26.170.996 6.892.547 102.912 230.000


75.635.364 384
ed Agro Aversano* % 34,60 9,11 0,14 0,30

Aree del Litorale Vesu- m2 2.722.993 445.536 120.250 0


9.552.167 54
viano* % 28,51 4,66 1,26 0

Bacino idrografico del m2 517.587 99.050 50 1150


443.500.000 11
Fiume Sarno % 0,12 0,022 1,1*10-5 2,6*10-4
m2 1.560.000 0 0 0 Tabella 12.6
Pianura 1.560.000 1
% 100 0 0 0 Estensione superficiale dei siti conta-
minati e potenzialmente contaminati
*Per tale SIN è stata considerata la somma delle aree subperimetrate ricadenti nei SIN, anno 2008

È interessante notare come la tabella con la figura 12.5 si nota come le per-
12.6 rechi un’informazione più signi- centuali, considerate rispettivamente
ficativa dal punto di vista dell’impatto in termini numerici e di superfici, dei
territoriale, riferendosi alle superfi- “siti attivati” rispetto a quelli censiti
ci dei siti e non solo al numero degli varino sensibilmente, aumentando nel
stessi con procedimento di bonifica at- secondo caso.
tivato. Dal confronto della figura 12.4

337
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 12.5
Estensione superficiale dei siti
contaminati e potenzialmente
contaminati ricadenti nei SIN,
anno 2008

Impatto territoriale dei siti contaminati


L’indicatore fornisce informazioni, di- stribuzione dei siti contaminati della
stinte a livello provinciale, per unità di regione Campania per ciascuna pro-
superficie, relative ai 105 siti definibili vincia, nonché il valore dell’indicatore,
come contaminati ai sensi del D.Lgs. n. ottenuto dal rapporto fra il numero dei
152/2006, vale a dire a quei siti per i suddetti siti e la superficie di ciascuna
quali è in corso o risulta necessario av- provincia. Tali dati risultano rappre-
viare la bonifica. sentati graficamente nelle figure 12.6
Nella tabella 12.7 è riportata la di- e 12.7.

Superficie delle province


Siti per unità di superficie
Provincia (dato istat) Siti contaminati
(numero siti/Km2)*1.000
(Km2)
Avellino 2.792 13 4,656
Benevento 2.071 17 8,209
Caserta 2.639 34 13,263
Tabella 12.7 Napoli 1.171 33 28,171
Impatto territoriale
Salerno 4.922 8 1,625
dei siti contaminati, anno 2008

Figura 12.6
Distribuzione, su scala provinciale, dei
siti contaminati, anno 2008

338
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Figura 12.7
Siti contaminati per unità di superficie
[n.siti/Km2]*1000,
anno 2008

Analizzando i dati dell’indicatore si senta l’estensione superficiale minore,


evidenzia un indice sensibilmente più risulta interessata, in toto o in parte,
alto per la provincia di Napoli, seguita dalla presenza di 6 SIN. Il maggior nu-
da Caserta, mentre la provincia Saler- mero di siti per i quali risulta già accer-
no risulta avere l’indice più basso, at- tata la contaminazione ricade nel SIN
tesa anche la sua maggiore estensione di Napoli Orientale, perimetrato per
superficiale. primo nel 1999, nel quale di conse-
A tal proposito è opportuno evidenzia- guenza gli interventi sono in uno stato
re che la provincia di Napoli, che pre- più avanzato .

Matrici impattate e tipologie di contaminati


L’indicatore fornisce informazioni ine- contaminanti presenti.
renti le caratteristiche dei 105 siti con- Nella tabella 12.8 e nella figura 12.8 è
taminati ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 sintetizzata la situazione dei siti con-
relativamente alle matrici impattate, taminati in funzione del numero e del
nonché alla tipologia prevalente di tipo di matrice impattata.

Siti specifici Siti (n.)


Siti con impatto sul suolo 15
Siti con impatto sulle acque sotterranee 15
Siti con impatto sui sedimenti 30
Siti con impatto sugli arenili 1
Siti che presentano una matrice ambientale impattata 61
Siti che presentano due matrici ambientali impattate 43
Siti che presentano tre matrici ambientali impattate 1 Tabella 12.8
Siti contaminati in funzione delle
Siti contaminati 105
matrici impattate, anno 2008

Il 58% dei siti contaminati presenta taminazione della matrice sedimenti è


una sola matrice ambientale impatta- stata determinata dagli interventi di
ta, rappresentata nel 25% dei casi dal caratterizzazione effettuati sui fondali
suolo, nel 25% dei casi dalle acque sot- delle aree marine dei Siti di Interesse
terranee, nel 2% dei casi da arenili e Nazionale, nonchè su un’area molto
nel 48% dei casi da sedimenti. L’elevata estesa del comune di Castel Voltur-
percentuale di siti che presentano con- no, interessata dalla presenza di n. 25

339
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 12.8
Matrici impattate, anno 2008

laghetti. Il 41% dei siti presenta due Prima di analizzare le tipologie di con-
matrici ambientali che sono sempre il taminanti che interessano le varie ma-
suolo e le acque sotterranee, mentre l’ trici ambientali è utile rappresentare
1% presenta tre matrici ambientali im- la distribuzione percentuale delle ti-
pattate (1%) rappresentate da suolo, pologie di attività antropiche svolte in
acque sotterranee e sedimenti. corrispondenza dei siti contaminati.

Figura 12.9
Attività antropiche svolte in
corrispondenza dei siti contaminati,
anno 2008

340
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Dall’analisi della figura 12.9 si evince Per il resto i siti contaminati risultano
che la maggior parte dei siti per i quali distribuiti con frequenza simile tra di-
è stata già accertata la contaminazione scariche, punti vendita carburante, ed
è rappresentata dalla categoria “cave attività produttive.
dimesse”, nella quale rientrano i 25 Di seguito, per ciascuna matrice am-
“laghetti di Castel Volturno”, formatisi bientale impattata, viene presentata
appunto in vecchie aree di cava a se- l’incidenza percentuale delle principali
guito della risalita delle acque di falda. tipologie di contaminanti.

Suolo
Nella figura 12.10 è rappresentata la • inorganici
distribuzione percentuale delle fa- • idrocarburi + aromatici
miglie di inquinanti che interessano i • idrocarburi + inorganici
siti contaminati nella matrice suolo; i • idrocarburi + inorganici + IPA
contaminanti sono stati raggruppati in • idrocarburi + inorganici + aroma-
categorie e sono state considerate le tici
combinazioni più frequenti dovute alla • idrocarburi + inorganici + IPA +
contemporanea presenza nello stesso Aromatici.
sito di analiti appartenenti a categorie Le combinazioni non riconducibili alle
diverse. Le categorie prese in conside- precedenti sono state incluse nella ca-
razione sono le seguenti: tegoria “altre combinazioni”.
• idrocarburi

Figura 12.10
Siti con presenza di specifiche fami-
glie di contaminanti nei Suoli,
anno 2008

Acque sotterranee
Nella figura 12.11 è rappresentata la • metalli
distribuzione percentuale delle fami- • idrocarburi
glie di inquinanti che interessano i siti • inorganici
contaminati nella matrice acque sot- • idrocarburi + metalli
terranee; i contaminanti sono stati rag- • idrocarburi + metalli + alifatici clo-
gruppati in categorie e sono state con- rurati
siderate le combinazioni più frequenti • idrocarburi + aromatici + MTBE.
dovute alla contemporanea presenza Le combinazioni non riconducibili alle
nello stesso sito di analiti appartenenti precedenti sono state incluse nella ca-
a categorie diverse. Le categorie prese tegoria “altre combinazioni”.
in considerazione sono le seguenti:

341
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 12.11
Siti con presenza di specifiche
famiglie di contaminanti nelle
Acque Sotterranee, anno 2008

Sedimenti
Per i siti che presentano inquinamento • Diossine e Furani, Pesticidi
dei sedimenti le sostanze contaminan- • Diossine e Furani, Inorganici, Pe-
ti sono state raggruppate secondo gli sticidi
stessi criteri adottati per i suoli e le ac- • Diossine e Furani, Inorganici, IPA,
que sotterranee e la distribuzione dei Pesticidi
siti con presenza di specifiche famiglie • Diossine e Furani, Inorganici, IPA,
di contaminanti è rappresentata nella PCB, Pesticidi
figura 12.12. Le categorie prese in con- Le combinazioni non riconducibili alle
siderazione sono le seguenti: precedenti sono state incluse nella ca-
• Inorganici tegoria “altre combinazioni”.
• Inorganici, Pesticidi

Figura 12.12
Siti con presenza di specifiche fami-
glie di contaminanti nei Sedimenti,
anno 2008

In figura 12.13 si riporta la distribuzio- quinanti considerate sono state: “Inor-


ne, su scala provinciale e distinta per ganici”, “Idrocarburi” e “Solventi”; in
le matrici suolo ed acque sotterranee, questa ultima classe confluiscono aro-
del numero di siti con almeno una so- matici, clorobenzeni e organoclorurati
stanza contaminante appartenente ad ed organoalogenati.
una specifica famiglia. Le famiglie di in-

342
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Inorganici

Acque Terreni

Idrocarburi

Acque Terreni

Solventi

Acque Terreni

Figura 12.13
Siti con almeno una sostanza
contaminante

343
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Tecnologie di bonifica
L’indicatore fornisce le percentuali dei ti con bonifica in corso, con progetto
105 siti contaminati relativamente alle definitivo di bonifica e/o messa in si-
tecnologie di bonifica adottate per il curezza permanente approvato o con
risanamento degli stessi, suddivise se- bonifica conclusa.
condo le due principali matrici impat- Nella figura 12.14 è riportata la distri-
tate, suolo e acque sotterranee. Per il buzione percentuale delle tecnologie
popolamento di tale indicatore sono di bonifica adottate per la matrice
stati considerati solo i siti contamina- suolo.

Figura 12.14
Tecnologie di Bonifica impiegate per
la matrice Suolo, anno 2008

Come si può osservare purtroppo il del terreno contaminato (escavazione


ricorso all’asportazione in toto delle con conferimento in discarica) e l’iso-
porzioni di suolo contaminate ed al lamento del corpo contaminato (uti-
successivo conferimento in discarica è lizzo di barriere/diaframmi e capping
ancora la tendenza predominante. orizzontale).
Tra le tecnologie in situ le più applicate Per le acque sotterranee la tecnica
risultano la Soil Vapor Exctraction , che predominante è il contenimento sta-
permette, tramite un flusso controlla- tico mediante barriere e diaframmi
to di aria, la rimozione di contaminanti (36%), seguita dal Pump & Treat (27%);
organici volatili presenti nella zona in- mentre la prima tecnica è finalizzata
satura del terreno , ed il Landfarming. ad interrompere i percorsi della conta-
In qualche caso risultano applicate an- minazione mediante il contenimento
che l’Air Sparging e la Bioventilazione. del corpo idrico inquinato, la seconda
È da evidenziare che gli interventi di prevede l’estrazione dei contaminanti
Messa in Sicurezza Permanente, adot- e la loro successiva depurazione con
tati per le discariche, sono sempre eventuale reimmissione in falda.
stati effettuati mediante la rimozione

344
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Figura 12.115
Tecnologie di Bonifica impiegate per
la matrice Acqua Sotterranea,
anno 20088

SCHEDA TEMATICA
INTERVENTO DI CARATTERIZZAZIONE PER LE AREE RESIDENZIALI, SOCIALI E
AGRICOLE DEL SIN “NAPOLI ORIENTALE”
Il SIN di Napoli Orientale occupa una superficie di circa 830 ettari. Nel censimento realizzato
da ARPAC le aree interne al SIN sono state suddivise in: Aree private, Aree pubbliche e Aree
residenziali, Sociali ed Agricole.
Le Aree Residenziali, Sociali ed Agricole (RSA), che occupano il 13% della superficie del SIN,
sono zone che, sulla base delle conoscenze disponibili, non presentano un passato di tipo
industriale, ma che potrebbero essere oggetto di inquinamento indotto. All’interno di tale
tipologia risultano incluse tutte le aree su cui sorgono palazzi destinati ad abitazione e relative
pertinenze (garage, parcheggi, giardini, vani destinati a commercio e/o piccole attività arti-
gianali), scuole, chiese, ospedali, aree pubbliche destinate a verde ed infine aree destinate a
coltivazioni oppure attualmente incolte, ma con un uso pregresso di tipo agricolo.
Tali aree, pari a circa 1.053.000 m2 e relative al censimento di 276 siti, sono distribuite in aree
residenziali per il 7%, in aree agricole per il 5% ed in aree sociali per l’1%.

Figura 12.16
Percentuale delle Aree Residenziali,
Sociali ed Agricole (RSA)

Per la caratterizzazione delle Aree Residenziali, Sociali ed Agricole, ARPAC ha predisposto ed


eseguito un unico Piano di Caratterizzazione. A tal fine, il SIN di Napoli Orientale è stato sud-
diviso in otto ambiti che ricalcano, laddove possibile, quelli individuati dalla variante al PRG
del Comune di Napoli: Serre Pazzigno, Cirio, Corradini, Zona Franca, Fiat–Italcost, Tabacchi–
Gianturco, MecFond, Ansaldo-Montedison.
Per ciascun ambito delle RSA sono state effettuate, in via preliminare, indagini indirette e
successivamente, in funzione della superficie interessata, sono stati effettuati carotaggi e
terebrati piezometri per la definizione dello stato di contaminazione di suolo, sottosuolo
ed acque sotterranee. Nella tabella seguente sono riportate le indagini dirette effettuate in
ciascuno degli ambiti interessati (tabella 12.9).

345
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Suoli Acque Top- soil


Ambito N. Profondità N. N. Profondità N. N. Profondità
sondaggi (m) campioni piezometri (m) campioni campioni (m)
Serre
76 10 228 10 10 10 7 0-0,1
Pazzigno
Cirio 36 10 108 5 10 5 2 0-0,1
Corradini 33 10 99 4 10 4 5 0-0,1
Zona Franca 13 10 39 5 10 5 2 0-0,1
Fiat-Italcost 44 10 132 8 10 8 4 0-0,1
Tabacchi
16 10 48 4 10 4 3 0-0,1
Gianturco
MecFond 35 10 105 7 10 7 4 0-0,1
Ansaldo
27 10 81 7 10 7 3 0-0,1
Montedison
Tabella 12.9
TOTALE 280 - 840 50 - 50 30 -
RSA: Attività di Caratterizzazione

Gli analiti ricercati nelle aree indagate, riportati nella tabella 12.10 sono quelli della cosid-
detta “short list di Napoli Orientale”, elaborata dall’Istituto Superiore di Sanità ed ARPAC per
tutte le aree del SIN.

Matrice Analiti
Composti Inorganici, Composti Organici Aromatici, Aromatici Policiclici, Fe-
SUOLI noli clorurati e non, Idrocarburi, PCB, MTBE, Alifatici clorurati cancerogeni
e non, Clorobenzeni
Metalli, Composti Organici Aromatici, Aromatici Policiclici, Fenoli e clorofe-
Tabella 12.10 ACQUE SOTTERRANEE noli, Idrocarburi totali, Cloruro vinile monomero, MTBE, Alifatici clorurati
RSA: Analiti ricercati cancerogeni e non, Clorobenzeni

Si riportano, in figure 12.17 e 12.18, grafici riepilogativi degli esiti della caratterizzazione re-
canti le percentuali dei superamenti del limite normativo (D.Lgs. n. 152/2006, colonna A,
tabella 1 per i suoli e tabella 2 per le acque) di ciascun analita rispetto al numero di campioni
analizzati, suddivisi per matrice contaminata e famiglie di inquinanti.

Figura 12.17
Superamenti: Inorganici
Suoli, Acque

346
CAPITOLO 12 - Siti contaminati

Figura 12.18
Superamenti:
Microinquinanti organici
Suoli, Acque

I risultati ottenuti nei suoli evidenziano la presenza di superamenti diffusi dei limiti di colonna
A per alcuni metalli, in particolare berillio e stagno, che sono molto probabilmente ascrivibili
alla composizione naturale dei suoli dell’area, ma anche per il selenio e per alcuni microin-
quinanti organici, di sicura origine antropica, quali piombo tetraetile, Idrocarburi leggeri e
pesanti ed alcuni Idrocarburi Policiclici Aromatici.
Le acque sotterranee si confermano molto inquinate, come in tutto il resto del SIN, con su-
peramenti diffusi di metalli, idrocarburi, IPA, organoclorurati, organoalogenati, idrocarburi
aromatici e MTBE.
Nella figura 12.19, relativa all’ambito Serre di Pazzigno, si riporta, a titolo esemplificativo, la
rappresentazione cartografica della distribuzione spaziale delle concentrazioni di piombo de-
terminate per la matrice suolo (nella porzione compresa fra le profondità di 0-3m), ottenuta
mediante elaborazione geostatistca dei dati (interpolazione Kriging ordinario).

Figura 12.19
Distribuzione spaziale delle
concentrazioni di piombo nella
matrice suolo
(elaborazione geostatistica)

347
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Valutazioni
Le principali criticità che emergono principalmenteagli aspetti di seguito
dalla disamina dei dati sui siti conta- riportati.
minati in Campania sono riconducibili

Ritardi nella realizzazione degli interventi


La disamina dei due indicatori sull’iter prendere azioni in danno dei soggetti
procedurale per i siti in Campania evi- obbligati, a causa della carenza delle
denzia un generale ritardo nell’avvio risorse economiche da anticipare per
delle procedure previste dalla norma- la esecuzione degli interventi.
tiva vigente. Laddove esse siano state Va peraltro evidenziato come solo
avviate si osserva, d’altro canto, una in tempi relativamente recenti nella
generale lentezza nell’espletamento nostra regione si sia dato impulso ad
dell’iter, tale che di fatto la maggior una serie di strumenti, come ad esem-
parte dei siti si trova ancora nelle fasi pio l’Accordo di Programma di Napoli
iniziali di messa in sicurezza e caratte- Orientale, che, con le semplificazioni
rizzazione, mentre solo in pochissimi previste sia in termini procedurali che
casi si è pervenuti alla realizzazione economici, potrebbero risultare utili
degli interventi di bonifica. all’accelerazione degli interventi di bo-
Tale situazione, di certo imputabile in nifica, non solo per gli scopi di tutela
parte alla inerzia dei soggetti obbliga- della salute e dell’ambiente, ma an-
ti, è determinata però anche dai ritar- che al fine di garantire la competitività
di degli enti a diverso titolo coinvolti del sistema produttivo, e pervenire in
nelle diverse fasi del procedimento e tempi certi alla riqualificazione ed al
dalla oggettiva difficoltà, da parte del- riutilizzo delle aree .
la pubblica amministrazione, ad intra-

Ricorso allo smaltimento in discarica come principale


tecnologia di bonifica
La disamina delle principali tecnologie che fa della riduzione della produzione
di bonifica adottate evidenzia come il dei rifiuti uno dei suoi cardini principa-
ricorso all’asportazione dei materiali li. Nel caso della Campania tale scelta
contaminati ed al loro conferimento in è da considerarsi ancor più inidonea
discarica rappresenti ancora il sistema se si pensa alla indisponibilità di siti di
più diffuso, a dispetto di una normativa smaltimento finale.

Incremento del fenomeno degli abbandoni incontrollati


di rifiuti
Il problema degli abbandoni incon- 2005. La recente introduzione delle
trollati di rifiuti, con il loro potenziale sanzioni penali previste in Campania
di contaminazione delle matrici am- dall’ articolo6 della Legge n. 210/2008
bientali interessate, rimane un aspet- ha sicuramente contribuito a scorag-
to particolarmente critico nella nostra giare in parte il fenomeno, agendo da
realtà territoriale, con un considere- deterrente soprattutto nei confronti
vole incremento dei siti attualmen- del malcostume diffuso di singoli citta-
te censiti rispetto alla situazione del dini, che spesso trovano più pratico e

348
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
veloce liberarsi di suppellettili e ingom- rifiuti industriali o di rifiuti da costru-
branti abbandonandoli per strada, piut- zione e demolizione, che vede spesso
tosto che ricorrere ai servizi pubblici di il coinvolgimento della criminalità or-
raccolta, che, dal canto loro, non sem- ganizzata, per il cui contrasto si ritie-
pre sono caratterizzati da tempestività ne indispensabile il potenziamento
ed efficienza. Di più difficile risoluzione di tutte le possibili forme di controllo
il fenomeno degli smaltimenti illeciti di del territorio.

349
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
RIFIUTI E FLUSSI
DI MATERIA

Rifiuti

13
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Rifiuti e flussi di materia


Alberto Grosso, Giuseppe De Palma, Anna Ballirano, Giuseppe Onorati

SCHEDE TEMATICHE
Attività produttive lattiero-casearie

Claudio Marro, Sandra Botticelli (con la collaborazione di Pasquale Falco,


Pasquale Iorio, Danilo Lubrano, Luigi Lucariello)
CAPITOLO 13 - Rifiuti

Introduzione
La crisi economico-finanziaria ha tra- mercati, con la conseguente minore
volto il mercato delle materie prime, i produzione di scarti. A questo quadro
cui prezzi sono in forte flessione anche generale si è associata poi una flessio-
a causa del calo del costo del greggio, ne dei consumi finali, dovuta anch’essa
ridotto in pochi mesi a quasi un terzo alla situazione di crisi economica con-
delle quotazioni (40 dollari al barile at- tingente, cui seguirà presumibilmen-
tuali rispetto ai 110 di agosto 2008) e te una contrazione dei rifiuti prodotti
del deprezzamento del dollaro. L’effet- post consumo. Al di là di flussi specifici
to immediato della crisi è stato il ral- legati al mercato dei prodotti a basso
lentamento della domanda delle ma- costo (low cost) che potrebbero segui-
terie prime, necessarie a far muovere re invece un andamento opposto.
la locomotiva dell’industria primaria, e In congruenza con lo schema del ciclo
la conseguente diminuzione dei flussi di vita delle materie, riportato in figura
diretti e indiretti di materia. 13.1, a livello globale la conseguenza
Con un processo a catena tale riduzio- diretta della flessione della domanda
ne ha avuto - e avrà - effetti anche sulle di materie prime dovrebbe tradursi,
attività secondarie di trasformazione, per gli anni 2008-2009, in una riduzio-
che immetteranno minori prodotti sui ne del totale dei rifiuti prodotti.

Figura 13.1
Ciclo di vita delle materie

Altra conseguenza derivante dal ri- che mai attivare tutte quelle politiche
basso delle materie prime è il riflesso utili a incentivare il recupero dei rifiuti
avuto sul valore delle materie prime e dare maggiori possibilità di rialloca-
seconde (le materie prime ottenute zione dei prodotti ottenuti sul mercato
dal recupero dei rifiuti). Infatti, le quo- delle materie prime seconde.
tazioni del rottame d’acciaio sono pas- Gli effetti della crisi finanziaria, quindi,
sate da 700 a 300 dollari (USD) la ton- stanno provocando anche sul settore
nellata; quelle del rottame d’alluminio del recupero e riciclo dei rifiuti una cri-
da 1.000 a 400 dollari e la carta da si preoccupante che, se non fronteg-
macero ha addirittura quote con se- giata da adeguati provvedimenti, po-
gno negativo. Tale scenario non aiuta trà assumere aspetti devastanti. In tale
il settore del riciclo dei rifiuti, già in dif- ottica, ad esempio, potrebbe avere un
ficoltà, e risulta quindi necessario più ruolo una maggiore incisività dello
353
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
strumento del Green Public Procure- corso della progressiva integrazione
ment (Acquisti verdi nelle pubbliche dei principi comunitari nelle normati-
amministrazioni) ad oggi poco attua- ve nazionali, siano state “costrette” a
to e di altri strumenti di incentivazio- importare nuove regole da paesi più
ne similari (accordi di programma, ad avanzati, che spesso restano in parte
esempio). inapplicate o derogate, con la conse-
Per quanto riguarda il contesto regio- guente attivazione di innumerevoli
nale, da anni purtroppo la Campania procedure di infrazione.
si conferma leader a livello nazionale Ad oggi, tuttavia, è auspicabile una re-
per il numero di reati ambientali, in ale coerenza tra i valori affermati e le
particolare connessi alla gestione dei azioni quotidiane e, quindi, demolire
rifiuti. con azioni concrete la triste fama d’es-
Un triste primato che stride con le sere il paese dell’abusivismo e delle
semplificazioni e le deroghe ambien- discariche illegali (impatti).
tali a volte previste, in quanto allo Non essendo al momento possibile
smaltimento illegale di rifiuti speciali sviluppare indicatori relativi al livello
(anche di provenienza extraregionale), di criminalità (sociale, associata e or-
legato alla carenza di impianti adegua- ganizzata), infiltratasi nella gestione
ti di trattamento a livello nazionale e ai del ciclo dei rifiuti in Campania, né tan-
conseguenti elevati costi di gestione, tomeno sviluppare indicatori di corre-
che rendono appetibile per le imprese lazione tra le dinamiche economiche e
la strada dello smaltimento illegale. A la gestione dei rifiuti, nel presente ca-
ciò si aggiungano le deroghe in mate- pitolo si è cercato di valutare i fattori
ria ambientale derivanti dalla gestio- classici di pressione/stato/impatto/ri-
ne emergenziale dei rifiuti urbani che sposta quali, ad esempio, produzione
dura ormai da 15 anni. In tale contesto rifiuti (speciali e urbani), percentuale
si inserisce spesso la criminalità orga- di rifiuti pericolosi, risultati di raccolta
nizzata, il che pone questioni molto differenziata e recupero, fabbisogno di
più ampie relative all’educazione alla discarica, movimentazione e gestione
legalità. dei rifiuti, normativa di settore e piani-
Insomma l’impressione è che l’Italia ficazione in materia.
tutta, e in particolare la Campania, nel

I rifiuti urbani
I dati relativi alla produzione dei rifiuti che, negli ultimi anni, sono cresciuti, in
urbani in Campania, trattandosi di ri- modo diverso nelle diverse regioni.
fiuti gestiti dal sistema pubblico, sono L’informazione è disponibile a livello
comprensivi dei rifiuti domestici, dei regionale, provinciale e comunale e
rifiuti raccolti in aree pubbliche, oltre per tipologia di rifiuto (CER).
quelli assimilati (sia da servizi che da La base informativa è costituita da ela-
attività produttive) e vi sono compresi borazioni Arpac effettuate su dati co-
anche i quantitativi raccolti in modo municati da Comuni in ottemperanza
differenziato. I valori della produzione all’Ordinanza del Commissario di Go-
di rifiuti urbani procapite, quindi, di- verno Emergenza rifiuti n. 164/2006.
pendono sia dall’effettiva produzione Nonostante l’obbligo di trasmissione
domestica dei singoli abitanti (che do- dei dati da parte dei Comuni, scarsa
vrebbe variare secondo stime da 700 a è la percentuale degli stessi che han-
1.000 grammi al giorno, per un totale no trasmesso puntualmente i dati e,
annuo compreso tra i 250 e i 350 Kg/ pertanto, ogni anno è stato necessario
anno), sia dall’ammontare di rifiuti as- attivare complesse attività di sollecito,
similati raccolti insieme ai rifiuti urbani con dati pervenuti anche con diversi

354
CAPITOLO 13 - Rifiuti
mesi di ritardo rispetto alle scadenze vello provinciale e regionale sono stati
fissate dall’Ordinanza n. 164/2006. considerati anche i rifiuti urbani indif-
Ciononostante, in più occasioni è stato ferenziati, stimati in base al seguente
necessario fare ricorso all’integrazione meccanismo: per i comuni che non
della base dati con le informazioni rice- hanno trasmesso i dati relativi all’anno
vute dai Consorzi di bacino (ex LR n. 10 2007 sono stati utilizzati i dati di pro-
del 10 febbraio 1993), dagli Osservato- duzione RU del 2006; per i comuni che
ri provinciali sui rifiuti, dal Sottosegre- non hanno trasmesso i dati nel 2005
tariato di Stato per l’emergenza rifiuti e nel 2006 si sono utilizzati i dati di
e, in alcuni casi, da aziende municipa- produzione RU del 2004, con un pro-
lizzate di gestione dei servizi di igiene cedimento che potremmo definire a
urbana. Così facendo, per l’anno 2007 cascata sino ad arrivare ai dati di pro-
sono stati elaborati i dati di 496 comu- duzione RU del 2002.
ni su 551, per una copertura in termini I dati presentati si discostano legger-
di popolazione residente pari al 95%. mente dai dati pubblicati da Apat (oggi
Al fine di considerare anche i rifiuti Ispra) a causa dei differenti criteri di
prodotti e non dichiarati dai comuni stima, aggregazione ed elaborazione
inadempienti, per i dati aggregati a li- dei dati.

La produzione
La produzione dei rifiuti urbani in dovuto presumibilmente a una certa
Campania nell’anno 2007 è stata pari influenza sui dati dei periodi di emer-
a 2.793.896 tonnellate segnando un genza acuta nello smaltimento dei ri-
incremento complessivo di 7,1 punti fiuti indifferenziati, con cali di produ-
percentuali alla produzione registrata zione, come ad esempio nel 2004, che
nel 2002. Tale dato tuttavia potrebbe potrebbero essere attribuiti a quanti-
essere sottostimato a causa della gra- tativi di rifiuti indifferenziati stoccati
ve crisi nella raccolta dei rifiuti urba- in emergenza dai Comuni e non con-
ni, avutasi negli ultimi mesi del 2007 tabilizzati dagli stessi o contabilizzati
con ingenti quantitativi di rifiuti urbani in un anno diverso (ad esempio 2005)
prodotti e rimasti per strada e, quindi, da quello effettivo di produzione. In
non contabilizzati in tale anno. tabella 13.1 sono riportati i dati di pro-
Analizzando la variazione della pro- duzione totali e per provincia relativi
duzione di anno in anno, emerge in all’arco temporale 2002-2007.
generale un andamento altalenante,

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007


Avellino 154.098 157.678 143.097 166.624 143.711 151.788
Benevento 103.735 104.731 106.731 112.209 103.904 99.432
Caserta 402.415 419.229 401.474 443.532 399.495 375.193
Napoli 1.483.907 1.566.209 1.632.684 1.597.557 1.658.179 1.673.616
Salerno 464.943 455.043 445.943 475.584 469.842 493.866 Tabella 13.1
Rifiuti urbani totali (tonnellate)
CAMPANIA 2.611.100 2.704.893 2.731.933 2.797.511 2.777.137 2.795.902 prodotti in Campania, anni 2002-2007

Come rilevabile anche dalla figura le province di Salerno e Caserta, che


13.2, ben il 58% della produzione di insieme coprono il 32% della produ-
rifiuti urbani della Campania è attribu- zione, e infine, Avellino e Benevento
ibile alla provincia di Napoli, a seguire che insieme coprono il 10%.

355
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 13.2
Contributo percentuale provinciale
alla produzione di rifiuti urbani

Nel 2007 la produzione procapite re- bella 13.2 è riportato il trend dei dati
gionale è stata pari a 478 Kg/anno pari dal 2002 al 2007, dal quale si rileva un
a 1,31 Kg per abitante al giorno. In ta- incremento pari al 6,2%.

Variazione media
RU tot procapite Variazione annua Variazione annua
Anno 2002-2007
Kg/abitante Kg/abitante % %
2002 450 - -
2003 466 16 3,6
2004 472 6 1,2
6,2
Tabella 13.2 2005 483 11 2,3
Procapite rifiuti urbani e variazione 2006 480 -3 - 0,6
annua in quantità e percentuale in
Campania, anni 2002-2007 2007 478 -2 - 0,4

Anche per la produzione procapite testa intorno ai 450 Kg/abitante*anno


(tabella 13.3) si distinguono compor- e, insieme alla provincia di Napoli (530
tamenti diversi tra provincia e provin- Kg/abitante*anno), presenta un trend
cia. In particolare le province di Avel- di crescita della produzione procapite.
lino e Benevento, meno urbanizzate, Un andamento altalenante si registra
hanno una produzione procapite di nella provincia di Caserta, per la qua-
circa 350 Kg/abitante*anno con un le si ritiene attendibile la produzione
andamento di decrescita a partire dal procapite media registrata nei 6 anni
2005; la provincia di Salerno, con un pari a 471 Kg/abitante*anno.
assetto territoriale diversificato, si at-

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007


Avellino 350,06 358,20 325,07 378,52 326,47 344,29
Benevento 354,25 357,65 364,30 383,19 354,83 341,19
Caserta 463,45 482,82 468,31 517,38 466,01 433,27
Napoli 477,97 504,48 525,89 514,58 534,11 530,41
Tabella 13.3
Procapite rifiuti urbani (Kg/abitante) Salerno 425,59 416,53 408,20 435,33 430,08 451,60
prodotti nelle province campane, CAMPANIA 449,97 466,15 471,70 483,04 479,52 477,82
anni 2002-2007

356
CAPITOLO 13 - Rifiuti

Figura 13.3
Distribuzione territoriale della
produzione di rifiuti urbani e grafico
di correlazione con il numero di
abitanti, anno 2007

La cartografia tematica di figura 13.3 ovest nel casertano e a ovest nel


evidenzia che in Campania la gran par- giuglianese verso il litorale domi-
te della produzione dei rifiuti urbani zio, lungo l’autostrada Napoli-Bari
è individuabile in una ristretta fascia tra Napoli e Avellino e lungo la
di comuni, quasi tutti localizzati nella Napoli-Salerno ad est
zona costiera, corrispondenti a circa • un decremento nell’Alta Irpinia e a
l’11,8% della superficie regionale, nel- sudest (Alburni, Alto Calore, Lam-
la quale è concentrato il 59% circa del- bro e Mingardo, Bussento)
la popolazione residente, con il 65% • un incremento diffuso nel qua-
della produzione di RU regionale. drante territoriale compreso tra i
L’immagine, confrontata con il trend quattro sistemi urbani di Napoli,
storico, rispecchia la redistribuzione Caserta, Avellino e Salerno.
della popolazione sul territorio regio- Il grafico di confronto tra numero di
nale, che vede un triplo movimento: abitanti residenti per comune e pro-
• un incremento concentrato a nord duzione comunale di rifiuti urbani,
357
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
com’era lecito attendersi, dà ottimi i 1.000 Kg/abitante*anno. Tale valuta-
risultati di correlazione con R2=0,9. In zione trova conferma nel grafico a di-
particolare, in base alla funzione line- spersione del procapite di figura 13.4
are ricavata, sembrerebbe che ogni dal quale si evince chiaramente che i
abitante campano tenda a produrre comuni con una popolazione superio-
508 Kg/anno di rifiuti urbani. Tuttavia, re ai 10.000 abitanti hanno una produ-
analizzando nel dettaglio il grafico, si zione procapite ricadente tra i valori di
nota una certa deviazione negativa 400 e 600 Kg/abitante*anno, mentre
per i comuni sotto i 10.000 abitanti, la quasi totalità dei comuni con una
quindi, con una produzione procapite popolazione inferiore ai 10.000 abi-
tendenzialmente inferiore, fatte salve tanti ha una produzione procapite ri-
le eccezioni dei comuni con particolari cadente nella fascia compresa tra i 200
flussi turistici che arrivano anche oltre ed i 400 Kg/abitante*anno.

Figura 13.4
Distribuzione territoriale della
produzione procapite di rifiuti urbani
e grafico di correlazione con il
numero di abitanti, anno 2007

358
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Ulteriori indicazioni arrivano dall’ana- • le aree periurbane quali, ad esem-
lisi territoriale della distribuzione del- pio, la Piana del Sele, la Valle
la produzione procapite (figura 13.4) dell’Irno, la Valle Caudina e la Valle
dalla quale si rilevano zone omogenee del Lauro con produzione procapi-
di produzione in parte sovrapponibili te compresa tra i 360 ed i 550 Kg/
ai sistemi territoriali individuati dal abitante*anno
PTR (Piano territoriale regionale) della • le aree con vocazione turistica,
Campania. In particolare sono distin- quali la Costiera Sorrentina ed
guibili: Amalfitana, i Campi Flegrei e le
• vaste zone del territorio con ca- Isole, e la zona Costiera del Cilento
ratteristiche rurali e con proca- con procapite superiore alla media
pite basso (inferiore ai 360 Kg/ regionale fino a raggiungere picchi
abitante*anno), identificabili in di 1.000 Kg/abitante*anno.
particolare con alcuni territori Complessivamente i dati denotano una
delle province di Salerno (Cilento inefficacia delle politiche di riduzione
e Vallo di Diano), Avellino (Irpinia perseguite dalle strategie di gestione
e Baronia), Caserta (Alto Caserta- dei rifiuti comunitarie, nazionali e re-
no), Benevento (Sannio) gionali, anche se risulta confortante lo
• la conurbazione che si estende “stato attuale” con produzione proca-
tra i centri di Napoli, Caserta e Sa- pite regionale (478 Kg/abitante*anno)
lerno con produzione procapite ben al di sotto dei valori della media
mediamente superiore ai 480 Kg/ nazionale di 550 Kg/abitante*anno.
abitante*anno

La raccolta differenziata
L’informazione relativa alla quantità di • Multimateriale. L’Ordinanza n.
rifiuti urbani raccolti in modo differen- 164/2006 prevede che il Comu-
ziato in Campania è disponibile a livel- ne dichiari i quantitativi di scarto
lo regionale, provinciale e comunale e derivanti dalla selezione del multi-
per tipologia di rifiuto (CER) prodotto. materiale, nel caso il Comune non
I dati vengono raccolti secondo moda- dichiari tale quantitativo si applica
lità comuni, a livello regionale, e vali- ai quantitativi di multimateriale
dati secondo metodologie condivise dichiarati il 15% di scarto. L’Ispra
così come previsto dall’Ordinanza n. applica il 5% di scarto
164/2006 a partire dai dati 2005. • Criteri di stima dei quantitativi di
La fonte dei dati è la medesima utiliz- rifiuti prodotti per i Comuni che di-
zata per i dati relativi alla produzione chiarano un procapite eccessiva-
dei rifiuti urbani. È da evidenziare che mente basso o che non dichiara-
i dati presentati si discostano legger- no alcun dato. Tali criteri di stima
mente da quelli pubblicati dall’Ispra attualmente diversi, hanno effetto
(ex Apat), a causa dei differenti criteri soprattutto sui livelli di RD regio-
di aggregazione ed elaborazione, ri- nale e provinciali.
conducibili sostanzialmente ai seguen- Tra il 2002 e il 2007, la raccolta diffe-
ti punti: renziata ha fatto registrare, a livello re-
• Coefficiente di spazzamento ri- gionale, un incremento in valore asso-
fiuti. L’Ordinanza commissariale luto pari a circa 200.000 tonnellate (da
n. 164/2006 individua un coeffi- 202.000 a circa 400.000 tonnellate).
ciente di correzione calcolato in Quattrocentomila tonnellate (tabella
base alla produzione procapite 13.4) costituite per oltre il 70% da fra-
di rifiuti, che contribuisce ad un zione organica, carta e cartone e vetro
lieve aumento della percentuale che pur costituendo una risposta nel
di raccolta differenziata; nessun modello DPSIR, costituiscono a loro
coefficiente a riguardo è previsto volta una pressione a cui rispondere
dall’Ispra con un numero adeguato di impianti
359
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per il recupero di tali frazioni, che in è del tutto paragonabile a quella della
Campania, per vetro e organico, ri- provincia di Benevento, con il proble-
sultano essere notevolmente sottodi- ma, che tale dato incoraggiante deve
mensionati. essere poi confrontato con la maggio-
Molto interessante risulta l’analisi dei re produzione complessiva di rifiuti
dati disaggregati a livello provinciale della provincia di Napoli.
(tabella 13.4), che confermano le pro- Altra indicazione rilevante è che, seb-
porzioni mastodontiche della provin- bene in termini percentuali le province
cia di Napoli, che pur non eccellendo di Avellino e Salerno raggiungano risul-
in materia di raccolta differenziata, tati comparabili, il dato di produzione
risulta ugualmente la provincia dalla procapite di raccolta differenziata rive-
quale si origina il maggior quantitativo la un comportamento nettamente più
in termini assoluti di raccolta differen- virtuoso dei comuni salernitani con
ziata. Maggior indicazioni si ritrovano 119 Kg/abitante*anno contro i 95 dei
in tabella 13.5, dalla quale risulta che comuni avellinesi. Notevole, invece,
la produzione procapite di raccolta risulta il ritardo della provincia di Ca-
differenziata della provincia di Napoli serta.

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007


Avellino 14.915 17.434 18.381 26.349 35.902 42.239
Benevento 7.770 9.160 9.153 12.387 14.612 17.327
Caserta 21.841 24.651 35.275 44.885 41.989 26.460

Tabella 13.4 Napoli 99.344 125.437 145.031 138.290 146.372 183.354


Rifiuti urbani (tonnellate) raccolti in Salerno 58.324 71.872 88.457 90.477 100.109 130.423
maniera differenziata in Campania,
anni 2002-2007 CAMPANIA 202.194 248.554 296.297 312.388 338.984 399.803

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007


Avellino 33,88 39,61 41,76 59,86 81,56 95,81
Benevento 26,53 31,28 31,24 42,30 49,90 59,46
Caserta 25,15 28,39 41,15 52,36 48,98 30,56

Tabella 13.5 Napoli 32,00 40,40 46,71 44,54 47,15 58,11


Rifiuti urbani procapite (Kg/abitante) Salerno 53,39 65,79 80,97 82,82 91,64 119,26
raccolti in maniera differenziata in
Campania, anni 2002-2007 CAMPANIA 34,84 42,83 51,16 53,94 58,53 68,33

Come rilevabile dalla tabella 13.6 il una variazione complessiva del 94,3%
trend di produzione procapite di rac- dal 2002 al 2007 e soprattutto con in-
colta differenziata della regione Cam- crementi annuali in crescita esponen-
pania risulta in costante crescita, con ziale dal 2005 al 2007.

RU differenziati pro capite Variazione annua Variazione annua Variazione 2002-2007


Anno
Kg/abitante Kg/abitante % %
2002 35
2003 43 8 22,9
2004 51 8 18,6
Tabella 13.6 94,3
2005 54 3 5,9
Procapite rifiuti urbani raccolti in
maniera differenziata e variazione 2006 59 5 9,3
annua in quantità e percentuale in
2007 68 9 15,2
Campania, anni 2002-2007

360
CAPITOLO 13 - Rifiuti

Figura 13.5
Composizione merceologica di
raccolta differenziata in Campania,
anno 2007

Figura 13.6
Composizione merceologica di
raccolta differenziata provinciale,
anno 2007

La frazione organica e verde (32%), la 2007, che, se trasformate in valore


carta (27%), gli ingombranti (14%), il procapite, evidenziano tuttavia il for-
vetro (10%) e il multimateriale (10 %) te ritardo della Campania rispetto alle
sono le frazioni merceologiche mag- media nazionale, con valori nella me-
giormente raccolte, come si evince dia del Sud Italia soltanto per le pro-
dalle figure sopra riportate. vince di Salerno e Benevento, anche
Delle 130.000 tonnellate di frazione se i segnali positivi (incremento della
organica raccolte nel 2007, in gran media regionale dai 15,5 chilogrammi
parte proveniente dalle province di Sa- annui/abitante del 2006 ai 18,8 del
lerno e Avellino, la quasi totalità è sta- 2007) fanno ben sperare per il futuro.
ta avviata in impianti fuori regione, in Discorso del tutto analogo per la fra-
prevalenza in Sicilia e in minor parte in zione del vetro (41.000 tonnellate/
Calabria e Puglia, con aggravio di costi anno) per la quale, analizzando il valo-
e disagi ambientali per i comuni cam- re di raccolta procapite, si distinguono
pani che virtuosamente hanno raccol- le province di Salerno e Avellino che
to in maniera separata tale frazione di mostrano risultati paragonabili al Cen-
rifiuti con picchi di raccolta procapite tro Italia, mentre le altre province e la
superiore ai 105 chilogrammi annui/ media regionale si attestano su valori
abitante. inferiori finanche alla media del Sud
Centodiecimila sono invece le ton- Italia.
nellate di carta e cartone raccolte nel In generale è necessario evidenzia-
361
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
re che per tutte le frazioni il risultato Commissario di Governo n. 164 del 26
nettamente superiore del Nord Italia maggio 2006, e per tale motivo come
è favorito dal netto divario della do- precedentemente detto i valori pre-
tazione impiantistica di recupero della sentati non coincidono con quelli pub-
materia rispetto sia al Centro Italia che blicati dall’Ispra (ex Apat).
al Sud Italia, dove regna incontrastata Le percentuali riportate in tabella 13.7
la cultura delle discariche. indicano la quantità di rifiuti urbani
I dati relativi ai livelli di raccolta diffe- raccolti in forma differenziata rispetto
renziata raggiunti sono stati analizzati al totale dei rifiuti prodotti e permet-
attraverso il calcolo della percentua- tono di verificare il raggiungimento
le di raccolta differenziata secondo degli obiettivi fissati dalla normativa
quanto stabilito dal Regolamento Re- vigente in materia.
gionale, approvato con Ordinanza del

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007


Avellino 10,30 11,76 13,66 17,19 26,58 29,60
Benevento 7,97 9,30 9,13 12,00 14,96 18,54
Caserta 5,90 6,39 9,55 11,00 11,42 7,67
Napoli 7,28 8,71 9,66 9,41 9,59 11,91
Tabella 13.7 Salerno 13,64 17,17 21,56 20,68 23,16 28,70
Percentuale di raccolta differenziata
CAMPANIA 8,42 10,00 11,80 12,15 13,28 15,55
in Campania, anni 2002-2007

Rispetto all’obiettivo campano del 25% tivo principale della raccolta differen-
di raccolta differenziata entro il 2009, ziata è, in generale, quello di minimiz-
fissato con la legge di conversione n. zare la quantità di rifiuti indifferenziati
123 del 14 luglio 2008 (per le altre avviati a smaltimento. In Campania il
regioni italiane l’obiettivo è del 50%), trend positivo della crescita della rac-
nel 2007 è stato raggiunto il risultato colta differenziata è risultato poco
del 15,5% presentando, quindi, un in- significativo sino al 2005, a causa
cremento di poco superiore ai 2 punti dell’incremento della produzione to-
percentuali rispetto al 2006. tale. Tuttavia si assiste a una variazio-
Analizzando i dati a livello provinciale, ne della tendenza con la registrazione
emerge una situazione abbastanza di- dei primi decrementi di produzione di
versificata. Le province di Avellino, con rifiuti indifferenziati. Tale valutazione
il 29,6% di raccolta differenziata (incre- cambia notevolmente se si analizzano
mento di 3 punti percentuali rispetto al i dati a livello comunale, con ben 152
2006), e di Salerno, con il 28,7% (incre- comuni (per un totale di 920.759 abi-
mento di 5 punti e mezzo percentuali tanti) che al 2007 superano il 35% di
rispetto al 2006), staccano notevol- raccolta differenziata e che dal 2002
mente le altre province e si pongono hanno ridotto la produzione di rifiuti
su risultati ben superiori alla media indifferenziati da 297.805 tonnellate a
regionale e all’obiettivo del 2009. Se- 206.641, con un decremento del 31%.
gue la provincia di Benevento con il Tuttavia, tali zone non coincidono con
18,5% (anche qui con un incremento le zone di maggior produzione dei ri-
di 3 punti e mezzo percentuali rispet- fiuti della Campania, accogliendo di
to al 2006). Sotto la media regionale si fatto appena il 16% della popolazione
presentano le province di Caserta, con campana, motivo per cui tali virtuo-
7,7% (unica provincia in controten- si risultati hanno scarsa incidenza sul
denza, con addirittura un decremen- dato regionale.
to di 3,7 punti percentuali rispetto al Lo sguardo d’insieme sul territorio re-
2006) e di Napoli, con l’11,9% (con un gionale (figura 13.7) evidenzia ancora
incremento più contenuto di 2,3 punti una volta che la raccolta differenzia-
percentuali rispetto al 2006). L’obiet- ta è attuata per la maggior parte dai
362
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Comuni delle province di Salerno, pratiche di raccolta differenziata adot-
Avellino e Benevento. Ancora più inte- tate da alcuni Comuni (di color verde
ressante è l’evoluzione storica (figura intenso) si sono via via estese ai comu-
13.8), che evidenzia una sorta di con- ni confinanti, con un meccanismo che
tagio di prossimità, per cui le buone potremmo definire a macchia d’olio.

Figura 13.7
Distribuzione territoriale della raccolta
differenziata e grafico di correlazione
con il numero di abitanti, anno 2007

363
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 13.8
Distribuzione territoriale della raccolta
differenziata, anni 2002-2007

La frazione indifferenziata
I dati della produzione regionale di temporale 2002-2007. Per tutte le pro-
rifiuti urbani indifferenziati (totale e vince emerge un andamento alquanto
procapite) evidenziano come solo per altalenante sicuramente attribuibile ai
alcuni territori virtuosi tale frazione vari periodi di emergenza avuti nello
possa essere considerata una “frazio- smaltimento dei rifiuti indifferenziati,
ne residuale”, mentre per la gran parte con un andamento via via decrescente
della regione tale frazione costituisca a partire dal 2005. Tale continuo de-
ancora la principale problematica da cremento, pur essendo in parte pro-
affrontare. vocato dalla grave crisi emergenziale
In particolare nella tabella 13.8 è ri- avuta a fine 2007, in particolare per le
portata la produzione di rifiuti indiffe- province di Napoli, Caserta e Beneven-
renziati per provincia relativa all’arco to, è certamente attribuibile anche al

364
CAPITOLO 13 - Rifiuti
costante incremento dei quantitativi colta differenziata.
sottratti dalla buona pratica della rac-

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Avellino 139.183 140.244 124.716 140.275 107.809 109.549

Benevento 95.965 95.571 97.578 99.822 89.292 82.105

Caserta 380.574 394.578 366.199 398.647 357.506 348.733

Napoli 1.384.563 1.440.772 1.487.653 1.459.267 1.511.807 1.490.262


Tabella 13.8
Salerno 406.619 383.171 357.486 385.107 369.733 363.443 Rifiuti urbani indifferenziati
(tonnellate) prodotti in Campania,
CAMPANIA 2.408.906 2.456.339 2.435.636 2.485.123 2.438.153 2.396.099
anni 2002-2007

Le considerazioni fatte trovano confer- i procapite particolarmente bassi della


ma anche nell’analisi della tabella 13.9, provincia di Avellino per gli anni 2006
dalla quale si ritiene utile sottolineare e 2007.

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Avellino 316,18 318,59 283,31 318,66 244,91 248,48

Benevento 327,72 326,37 333,06 340,89 304,93 281,73

Caserta 438,30 454,43 427,16 465,02 417,03 402,71

Napoli 445,97 464,08 479,18 470,04 486,96 472,30


Tabella 13.9
Salerno 372,20 350,74 327,23 352,51 338,44 332,34 Rifiuti urbani indifferenziati procapite
CAMPANIA 415,13 423,32 420,54 429,10 420,99 409,49 (Kg/abitante) prodotti in Campania,
anni 2002-2007

In tabella 13.10 è riportata l’analisi riduzione dei rifiuti raccolti in maniera


della variazione annuale della produ- indifferenziata a favore di quelli raccol-
zione procapite regionale dal 2002 al ti separatamente
2007, che conferma la tendenza alla

RU indifferenziati Variazione Variazione Variazione


Anno pro capite annua annua 2002-2007
Kg/abitante Kg/abitante % %

2002 415 - -

2003 423 8 1,9

2004 421 -2 - 0,5


- 1,4
2005 429 8 1,9 Tabella 13.10
Produzione procapite di rifiuti urbani
2006 421 -8 - 1,9 indifferenziati e variazione annua in
2007 409 - 12 - 2,8 quantità e percentuale Campania,
anni 2002-2007

Si è detto che, da sempre, la forma di conseguenza a continue gestioni


prevalente di gestione dei rifiuti urba- emergenziali.
ni nel Sud Italia è stata rappresentata Proprio in funzione della verifica di
dallo smaltimento in discarica: tale fabbisogno di territorio e anche sulla
(1) La discarica, secondo l’articolo 2,
forma di gestione, tuttavia, risulta in- scorta della definizione di discarica1,
comma 1, lett. g) del D.Lgs. n. 36 del
sostenibile per il relativo fabbisogno per valutare l’utilizzo della forma di 13 gennaio 2003, è definita come:
di territorio che ne deriva, portando smaltimento in discarica in Campania <<area adibita a smaltimento dei rifiu-
ti mediante operazioni di deposito sul

365
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
suolo o nel suolo, compresa la zona in- si è ritenuto opportuno introdurre nel certo calo delle quantità smaltite in
terna al luogo di produzione dei rifiuti
adibita allo smaltimento dei medesimi calcolo anche le quantità di rifiuti og- discariche regionali o stoccate in de-
da parte del produttore degli stessi, getto di stoccaggio/messa in riserva positi provvisori di eco-balle. Tale an-
nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono “provvisori” sotto forma di eco-balle. damento non è correlabile al trend po-
sottoposti a deposito temporaneo per
più di un anno. Sono esclusi da tale de- In base a tale scelta è stata poi cal- sitivo della raccolta differenziata, che
finizione gli impianti in cui i rifiuti sono colata la percentuale di rifiuti indiffe- sino al 2007 ha inciso solo lievemente
scaricati al fine di essere preparati per
il successivo trasporto in un impianto
renziati smaltiti in discarica in regione sul quantitativo totale di rifiuti indiffe-
di recupero, trattamento o smaltimen- Campania dal 2003 al 2007, riportata renziati da smaltire in Campania.
to, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa in tabella 13.11. I dati evidenziano un
di recupero o trattamento per un pe-
riodo inferiore a tre anni come norma
generale, o lo stoccaggio di rifiuti in
attesa di smaltimento per un periodo Quantità totale rifiuti urbani
Quantità totale Percentuale dei rifiuti urbani Procapite
smaltiti in discarica
inferiore a un anno>> Anno rifiuti urbani prodotti
e in siti di stoccaggio balle
prodotti smaltiti in discarica rifiuti urbani smaltiti
(tonnellate/anno) e in siti di stoccaggio balle (Kg*abitante/anno)
(tonnellate/anno)

2003 2.704.893 2.266.015 83,77 396

2004 2.731.933 2.100.441 76,88 365

2005 2.797.511 2.262.979 80,89 391


Tabella 13.11
Quantità rifiuti urbani indifferenziati 2006 2.777.137 2.161.960 77,85 373
smaltiti in discarica Campania,
2007 2.795.902 2.094.125 74,90 358
anni 2003-2007

Pertanto si rileva che i dati sopra ri- che come siti di stoccaggio balle, con
portati sono sotto stimati, in termini la riapertura di numerose vecchie di-
di fabbisogno di discarica del ciclo dei scariche per brevi periodi e per picco-
rifiuti in Campania, perché non com- le volumetrie residue.
prensivi dei quantitativi: Analizzando i flussi di rifiuti in detta-
• delle giacenze presenti in numero- glio, infatti, si rileva che tra le discari-
si siti di stoccaggio provvisori alle- che soltanto quelle di Serre, Villaricca
stiti in emergenza e dei quali non e Caserta risultano essere state utiliz-
si è tenuto conto per il calcolo dei zate per conferimenti massicci, con
quantitativi smaltiti in discarica quantitativi superiori alle 150.000 ton-
• delle giacenze presenti negli im- nellate/anno; mentre tra i siti di stoc-
pianti di trattamento meccanico caggio provvisorio/messa in riserva la
biologico (ex CDR) quasi totalità dei flussi è concentrata
• di rifiuti indifferenziati smaltiti in nel sito di Giugliano in Campania, con
discariche extra regionali un quantitativo stoccato nel corso del
• degli scarti provenienti dal recu- 2007 superiore alle 990.000 tonnella-
pero della raccolta differenziata. te/anno.
Detto questo, risulta evidente come la In conclusione possiamo dire che il
regione Campania continua a essere ciclo dei rifiuti urbani in Campania
una di quelle regioni fortemente di- all’anno 2007 risulta ancora poco inte-
pendente dallo smaltimento di rifiuti grato con diversi punti di criticità indi-
solidi urbani in discarica e in partico- viduabili in particolare:
lare per il 2007, considerando anche • negli scarsi livelli di raccolta dif-
le giacenze negli impianti ex CDR, i siti ferenziata a livello regionale
di stoccaggio provvisori e i quantitati- (15,5%)
vi di rifiuti avviati a smaltimento fuori • nella carenza di impianti di re-
regione, si stima che almeno l’89% dei cupero rifiuti raccolti in maniera
rifiuti urbani prodotti in un anno fini- differenziata, con punte di critici-
sca in discarica. tà per quanto riguarda la frazione
In particolare risulta che nel 2007 sia- organica (avvio a recupero fuori
no stati 19 (9 discariche e 10 siti di regione)
stoccaggio) i siti utilizzati complessiva- • nella eccessiva movimentazione
mente in regione sia come discariche dei rifiuti causata in parte dalla
366
CAPITOLO 13 - Rifiuti
frammentazione gestionale e in 200 del D.Lgs. n. 152/2006
parte dalla carenza di impianti • nell’utilizzo quale forma prevalen-
• nella non autosufficienza della ge- te di gestione dello smaltimento in
stione dei rifiuti urbani non peri- discarica o dello stoccaggio “prov-
colosi all’interno degli Ambiti ter- visorio” delle eco-balle.
ritoriali ottimali di cui all’articolo

I rifiuti speciali
Lo strumento del Modello unico di • Imprese ed enti che producono ri-
dichiarazione (MUD) è stato previsto, fiuti pericolosi
quale mezzo di semplificazione degli • Imprese agricole di cui all'articolo
adempimenti in materia ambientale, 2.135 del codice civile con un vo-
con la Legge n. 70/1994; sin da allora lume di affari annuo superiore a
si sono succedute modifiche “tecni- Euro 8.000,00
che”, che hanno visto sia l’aggiunta al Produttori iniziali di rifiuti non peri-
Modello di specifiche sezioni, sia mo- colosi
difiche riguardanti i soggetti obbligati • Imprese ed enti produttori iniziali
alla sua presentazione. di rifiuti non pericolosi da lavora-
In particolare il D.Lgs. n. 152/2006 zioni industriali2 che hanno più di
ha apportato notevoli modifiche per 10 dipendenti (cioè con 10 dipen-
quanto riguarda l’obbligo della presen- denti non si presenta la comunica-
tazioni delle dichiarazioni MUD, por- zione rifiuti mentre con 11 dipen-
tando di fatto a un drastico calo delle denti deve essere presentata)
dichiarazioni presentate (dalle 34.000 • Imprese ed enti produttori iniziali
del 2005 alle 27.500 del 2007) e a un di rifiuti non pericolosi da lavora-
notevole scostamento tra le quantità zioni artigianali2 che hanno più di (2) Per lavorazione industriale o arti-
di rifiuti dichiarati e quelli effettiva- gianale si intende qualsiasi attività di
10 dipendenti (cioè con 10 dipen- produzione di beni, anche condotta
mente prodotti, in particolare per i ri- denti non si presenta la comunica- all'interno di un'unità locale avente ca-
fiuti speciali non pericolosi. zione rifiuti, mentre con 11 dipen- rattere prevalentemente commerciale
o di servizio, purché tale lavorazione
Tale scostamento dovrebbe tuttavia denti deve essere presentata) sia identificabile in modo autonomo
essere alleviato dal “correttivo am- • Imprese ed enti che producono e non finalizzata allo svolgimento
bientale”, il D.Lgs. n. 4/2008, che ha rifiuti non pericolosi da attività di dell'attività commerciale o di servizio
reintrodotto l’obbligo di presentazione recupero e smaltimento di rifiu-
del MUD per i produttori di rifiuti non ti, fanghi non pericolosi prodotti
pericolosi, ferma restando una serie di dalla potabilizzazione e da altri
esenzioni in parte già previste anche trattamenti delle acque e dalla de-
dalla precedente normativa. purazione delle acque reflue e da
Ad ogni modo si è ritenuto opportuno abbattimento fumi
presentare i dati di produzione e ge- Produzione di rifiuti pericolosi con-
stione dei rifiuti speciali dedotti dal- feriti al servizio pubblico di raccolta
le elaborazioni dei MUD, che ad oggi competente per il territorio previa
costituiscono comunque l’unica fonte apposita convenzione
informativa in materia di rifiuti specia- • Gestore del servizio (limitatamen-
li. In particolare allo stato attuale per te alla quantità conferita)
quanto riguarda la “comunicazione ri- Gestione dei rifiuti
fiuti”, ai sensi della normativa ad oggi • Chiunque effettua a titolo profes-
in vigore, risultano obbligati alla pre- sionale attività di raccolta e tra-
sentazione del MUD in base alla peri- sporto di rifiuti
colosità o meno dei rifiuti e in base alla • Commercianti e intermediari di ri-
tipologia di attività. fiuti senza detenzione
Produzione di rifiuti pericolosi • Chiunque svolge operazioni di re-

367
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
cupero e smaltimento dei rifiuti • Gestore dell'impianto portuale di
• Consorzi istituiti con le finalità di raccolta e del servizio di raccolta
recuperare particolari tipologie di Imballaggi immessi sul mercato (per
rifiuto ciascun materiale e per tipo di imbal-
• Soggetti istituzionali responsabili laggio) e riutilizzati (per ciascun ma-
del servizio di gestione integrata teriale), rifiuti di imballaggio riciclati
dei rifiuti urbani ed assimilati e recuperati provenienti dal mercato
Gestione dei veicoli fuori uso e dei re- nazionale
lativi componenti e materiali • Consorzio nazionale imballaggi
• Chiunque svolga le attività di rac- (Conai)
colta, di trasporto e di trattamento • Produttori che hanno organizzato
dei veicoli fuori uso e dei relativi autonomamente, anche in forma
componenti e materiali ai sensi associata, la gestione dei rifiuti di
del D.Lgs. n. 209/2003 (utilizzando imballaggio o che hanno messo in
l’apposita sezione) atto un sistema di restituzione dei
• Chiunque svolga attività di gestio- propri imballaggi (queste casisti-
ne di veicoli fuori uso non rien- che comprendono tutti i produtto-
tranti nel campo di applicazione ri che non hanno aderito a consor-
del D.Lgs. n. 209/2003 (utilizzando zi, che possono presentare il MUD
la modulistica generale) per coloro i quali hanno aderito ai
• Rifiuti prodotti dalle navi e da que- loro sistemi gestionali, inviandone
ste consegnati nei porti contestualmente copia al Conai).

La produzione
In tabella 13.12 sono riportati i dati di rifiuti speciali non pericolosi, sia stata
produzione di rifiuti speciali totali e comunque registrata una produzione
non pericolosi in Campania, con detta- di 1.413.000 tonnellate/anno di rifiuti
glio provinciale dal 2002 al 2006. I dati speciali non pericolosi, forse a testi-
rappresentati non tengono conto della monianza di una certa prudenza del-
stima dei rifiuti speciali da costruzione le imprese ormai abituate a continui
e demolizione (C&D), mancando per cambiamenti normativi in materia.
essi il necessario livello di dettaglio Nel grafico di figura 13.9 sono ripor-
provinciale. In analogia ai dati di pro- tate le variazioni in percentuale della
duzione dei rifiuti urbani, la gran par- produzione provinciale e regionale dei
te della produzione dei rifiuti speciali rifiuti speciali non pericolosi. È interes-
si concentra nelle province di Napoli, sante notare un andamento comune
Caserta e Salerno; importante anche a tutte le province tranne che per la
la produzione di rifiuti speciali in pro- provincia di Caserta, che, in linea con
vincia di Avellino. l’esenzione MUD prevista, evidenzia
La produzione totale di rifiuti specia- un decremento di produzione già dal
li regionale si attesta sui 1.700.000- 2005.
1.800.0000 tonnellate/anno nel Nel 2006 le province di Napoli e Avel-
periodo 2002-2004, con un forte incre- lino segnano i maggiori cali di produ-
mento nel 2005 (2.071.000 tonnellate/ zione dei rifiuti speciali non pericolosi
anno) per poi scendere al sottostimato rispetto al 2005, mentre leggermente
1.612.000 tonnellate/anno del 2006. più contenuta è la riduzione della pro-
È da rilevare al riguardo che nono- duzione dichiarata per i territori delle
stante la totale esenzione prevista dal altre province.
D.Lgs. n. 152/2006 per i produttori di

368
CAPITOLO 13 - Rifiuti
2002 2003 2004 2005 2006
Provincia
RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT

Avellino 250.355 272.396 215.756 232.751 164.253 175.203 200.387 213.338 140.299 152.666

Benevento 26.231 29.444 40.598 44.694 38.447 43.452 47.515 59.897 38.159 47.384

Caserta 315.723 333.623 376.971 404.435 425.032 447.942 387.133 423.695 318.788 357.473

Napoli 653.524 710.126 678.946 755.599 661.384 755.274 813.579 920.378 551.195 663.668
Tabella 13.12
Salerno 381.258 427.792 419.154 440.310 375.486 390.546 432.579 454.306 365.317 391.741 Produzione di rifiuti speciali totali e
non pericolosi (tonnellate) in
CAMPANIA 1.627.091 1.773.381 1.731.425 1.877.789 1.664.602 1.812.417 1.881.193 2.071.614 1.413.758 1.612.933
Campania, anni 2002-2006

Figura 13.9
Variazione percentuale di produzione
rifiuti speciali non pericolosi,
anni 2003-2006

In Tabella 13.13 sono riportati i dati di che gli oltre 2 milioni di tonnellate sti-
produzione dei rifiuti da costruzione e mati vanno sommati ai rifiuti speciali
demolizione stimati per il quadriennio non pericolosi rilevati da dichiarazioni
2003-2005 da Apat e per il 2006 dal- MUD. Ad oggi, il dato relativo ai rifiuti
la Sezione regionale del Catasto rifiuti speciali non pericolosi è frutto per ol-
della Campania sulla base di indicatori tre il 50% di stime statistiche per cui
economici (PIL e numero di addetti del è necessario prendere coscienza del
settore costruzioni), della serie storica fatto che i livelli di conoscenza del fe-
e dei dati di gestione anno 2006. È si- nomeno sono parziali e distanti dalla
gnificativo a tal riguardo evidenziare auspicata “tracciabilità dei rifiuti”.

Anno C & D (tonnellate)

2002 2.027.830

2003 2.476.952

2004 2.531.901
Tabella 13.13
2005 2.007.164 Rifiuti speciali da attività di
costruzione e demolizione
2006 2.275.281
in Campania, anni 2002-2006

Analizzando nel dettaglio i dati di pro- duzione 2005) è possibile individuare


duzione degli oltre 2 milioni di ton- le principali tipologie di rifiuti speciali
nellate rilevabili dal MUD 2006 (pro- prodotti in Campania (figura 13.10).

369
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
AVELLINO BENEVENTO

CASERTA NAPOLI

SALERNO CAMPANIA

Figura 13.10
Composizione percentuale della
produzione rifiuti speciali per
provincia (anno 2005)

In particolare, la distribuzione per- Significativa nelle province di Salerno


centuale per macroclassi CER dei ri- e Benevento la produzione di rifiuti
fiuti speciali prodotti nelle 5 province con codice CER 10 attribuibile, per la
campane evidenzia come, in tutte le provincia di Benevento, in gran parte
province, il CER 19 (rifiuti prodotti da alla presenza di un impianto di produ-
impianti di trattamento rifiuti) costitu- zione di zinco, piombo e stagno e, per
isca la produzione preponderante di la provincia di Salerno, alla presenza di
rifiuti speciali. Entrando poi nel detta- alcune importanti fonderie di materia-
glio si rileva che la quasi totalità di tale li ferrosi.
produzione è attribuibile ai percolati La provincia di Avellino, invece, si ca-
di discarica, ai fanghi e altri rifiuti de- ratterizza per la consistente produ-
rivanti dal trattamento di acque reflue zione di rifiuti con CER 03 - dovuta in
e trattamenti chimico-fisici. Altri rifiuti buona parte alla presenza di una gran-
presenti in maniera abbastanza uni- de azienda di lavorazione del legno e
forme in tutte le province sono i rifiuti di produzione di pannelli e mobili - e
prodotti dal trattamento superficiale rifiuti con CER 04 derivanti dal polo
di metalli (CER 12), costituiti prevalen- conciario di Solofra.
temente da limatura e trucioli di mate- Per quanto riguarda i CER 15, 16 e 20,
riali ferrosi e non ferrosi. presenti in maniera consistente in tut-
Altra classe molto presente è quella te le province, è da rilevare che trattasi
dei rifiuti con CER 02 derivanti in gran di rifiuti non caratteristici di particola-
parte dall’industria lattiero casearia, ri produzioni industriali o artigianali e
dalla produzione di conserve alimen- pertanto distribuiti su diverse attività
tari e, in parte minore, da altre produ- produttive, ad eccezione dei CER 16
zioni come la panificazione e il tratta- che in gran parte possono essere ri-
mento di carne e pesce. Sottostimata condotti ad attività di manutenzione
al riguardo è sicuramente la produzio- di autoveicoli o simili e ad attività di
ne di rifiuti da agricoltura a causa delle autodemolizione.
esenzioni previste dal MUD.

370
CAPITOLO 13 - Rifiuti

Figura 13.11
Distribuzione territoriale della
produzione di rifiuti speciali in
Campania, per comune
(anno 2005, elaborazione
da fonte MUD)

L’analisi territoriale della distribuzio- ai rifiuti speciali pericolosi risultano


ne della produzione di rifiuti speciali, più robuste e consolidate in quanto, ad
riportata nella figura 13.11, evidenzia eccezione delle imprese agricole con
come la produzione sia concentrata un volume di affari annuo inferiore a
lungo la fascia costiera del territorio, 8.000 Euro, non sono mai state previ-
corrispondente alle province di Napo- ste esenzioni in merito e, pertanto, si è
li, Caserta e Salerno e, in particolare, ritenuto opportuno sviluppare alcune
nella piana Campana e nella piana del analisi di dettaglio per tale tipologia di
Sele. Si evidenziano, inoltre, alcuni poli rifiuti. In particolare in tabella 13.14
di produzione interni quali il conciario sono riportati i dati di produzione di
di Solofra. rifiuti speciali pericolosi in Campania
Risultano importanti, inoltre, i poli di con dettaglio provinciale dal 2002 al
produzione di alcune zone ASI quali 2006: anche in questo caso la gran par-
quelle di Napoli, Salerno, Giugliano, te della produzione si concentra nelle
Marcianise, Pomigliano D’Arco, Cai- province di Napoli, Caserta e Salerno.
vano, Acerra, Battipaglia e Pignataro La produzione totale di rifiuti specia-
Maggiore. li pericolosi regionale si attesta sulle
Nell’ambito dei dati di produzione dei 146-147.000 tonnellate/anno nel pe-
rifiuti speciali, le banche dati relative riodo 2002-2004, con un forte incre-

371
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mento nel 2005 (190.421 tonnellate/ un andamento altalenante comune
anno) e un calo dell’8% nel 2006 con a tutte le province tranne che per la
174.884 tonnellate/anno. Nel grafico provincia di Napoli che, invece, pre-
di figura 13.12 sono riportate le varia- senta in tutto il periodo un continuo
zioni in percentuale della produzione incremento di produzione, sebbene
provinciale e regionale dei rifiuti spe- con una variazione percentuale via via
ciali pericolosi. È interessante notare decrescente.

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006

Avellino 22.041 16.995 10.950 12.951 12.362

Benevento 3.213 4.096 5.005 12.382 9.114

Caserta 17.900 27.464 22.910 36.562 20.594

Napoli 56.602 76.653 93.890 106.799 109.766


Tabella 13.14
Produzione di rifiuti speciali pericolosi Salerno 46.534 21.156 15.060 21.727 23.048
(tonnellate) in Campania, CAMPANIA 146.290 146.364 147.815 190.421 174.884
anni 2002-2006

Figura 13.12
Variazione percentuale della
produzione rifiuti speciali pericolosi,
anni 2003-2006

La distribuzione percentuale per ma- no e Roccabascerana. A tale comparto


croclassi CER, riportata in figura 13.13, produttivo è attribuibile inoltre la con-
evidenzia anche per gli speciali peri- sistente produzione di rifiuti prodotti
colosi una predominanza dei CER 19 dalla lavorazione superficiale di metal-
la cui produzione è attribuibile in gran li (CER 12).
parte a rifiuti derivanti da attività di Altra classe di rifiuti pericolosi con rile-
bonifica di siti inquinati. vante produzione è costituita dai CER
Notevole, inoltre, il contributo degli 16, costituiti in gran parte da batte-
oli esauriti (CER 13), provenienti certa- rie e accumulatori o loro parti, rifiuti
mente da numerose micro raccolte sul dalla pulizia di serbatoi per trasporto
territorio, ma con un consistente con- e di fusti e veicoli fuori uso con una
tributo derivante dagli oli di sentina e rilevante produzione in particolare in
in generale dagli oli raccolti in ambito provincia di Caserta, dovuta prevalen-
portuale. Significativa in termini per- temente alla presenza di un importan-
centuali (25%) la produzione in provin- te impianto di trattamento di batterie
cia di Avellino attribuibile in parte a un e accumulatori esausti.
significativo contributo derivante da I codici 17, che rappresentano il 12%
alcuni importanti realtà produttive nei della produzione di rifiuti pericolosi,
comuni di Pratola Serra, Vallata, Avelli- sono costituiti in gran parte da rifiuti
372
CAPITOLO 13 - Rifiuti
di terre e rocce contenenti sostanze distribuzione uniforme su tutte le pro-
pericolose e da rifiuti da costruzione e vince e caratterizzati in gran parte da
demolizione contenenti amianto, con rifiuti sanitari infettivi.
produzioni significative in particolare Da segnalare, infine, la consistente
nelle province di Napoli e Caserta con produzione di rifiuti pericolosi costi-
provenienza prevalente da attività di tuiti da acidi da decappaggio (CER 11),
bonifica sul territorio. con un picco di produzione in provin-
Nell’ordine dei 6 punti percentuali la cia di Benevento attribuibile in gran
produzione delle classi CER 06, CER parte a un importante sito produttivo
12 e CER 18, con rifiuti contenenti me- localizzato nel comune di Paolisi. Non-
talli pesanti (CER 06) concentrati nelle ché la non trascurabile produzione di
province di Salerno e Caserta e attribu- scorie di fonderia (CER 10) in provin-
ibili in gran parte alla presenza di due cia di Benevento, dovuta a un impian-
impianti di trattamento rifiuti, i rifiuti to di produzione primaria di zinco e
prodotti dalla lavorazione superficia- piombo e, in provincia di Napoli, alla
le di metalli (CER12), come già detto presenza di due fonderie di seconda
concentrati in provincia di Avellino e, fusione dell’alluminio.
infine, i rifiuti sanitari (CER 18) con una

AVELLINO BENEVENTO

CASERTA NAPOLI

SALERNO CAMPANIA

Figura 13.13
Composizione percentuale della
produzione rifiuti speciali pericolosi
per provincia, anno 2006;
le etichette numeriche relative a valo-
ri inferiori al 3% non sono riportate

373
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La gestione
La quantificazione dei rifiuti specia- un quadro generale della gestione dei
li gestiti in Campania è stata desunta rifiuti speciali in Campania, è assoluta-
dalle pubblicazioni Apat (oggi Ispra) mente necessario introdurre un bilan-
“Rapporto rifiuti” 2008, 2007, 2006, cio di materia (estremamente semplifi-
2005, 2004. Il sistema di gestione cato) che di seguito riportiamo (figura
dei rifiuti speciali appare abbastanza 13.14), fermi restando tutti i limiti e le
complesso e difficile da interpretare criticità relativi alla contabilità dei ri-
e standardizzare, anche riguardo ai fiuti speciali più volte evidenziati.
differenti sistemi autorizzativi adottati Il bilancio è elaborato per i dati di pro-
a livello locale, nonché alla continua duzione e gestione relativi all’anno
evoluzione normativa in materia. 2005 che, nonostante le esenzioni già
In Campania, non tutti i rifiuti speciali in vigore, come visto offre comunque
prodotti vengono gestiti sul territorio un livello di copertura paragonabile
regionale. Per tale motivo, per avere agli anni precedenti.

Figura 13.14
Bilancio dei dati di produzione e
gestione dei rifiuti e dei flussi
di materia, anno 2005

Il bilancio di massima sopra riportato to sui quantitativi dichiarati nei MUD,


evidenzia come dei 4 milioni di tonnel- vanno sicuramente aggiunti dei fattori
late di rifiuti speciali prodotti in Cam- di “generazione” e “accumulo” dei ri-
pania nel 2005, circa 870 mila siano fiuti smaltiti illegalmente e oggetto di
stati destinati fuori regione, mentre abbandono incontrollato sul territorio
3,4 milioni di tonnellate sono stati ge- campano che, in base ai dati del cen-
stiti in Campania con flussi di rifiuti in simento Arpac, risulta essere un feno-
ingresso pari a circa 260 mila tonnel- meno in crescita passando dai 766 siti
late. Il bilancio è confortante rispet- censiti nel 2005 ai 1.548 siti del 2008.
to a una analisi di coerenza dei dati Chiarito il quadro complessivo di rife-
complessivi di produzione e gestione rimento, sulla scorta dei dati già pub-
dei rifiuti speciali in Campania, anche blicati da Apat, è possibile analizzare
se sarebbe necessario un più rigoroso nel dettaglio i dati di gestione dei ri-
bilancio di dettaglio per tipologia di ri- fiuti speciali per il periodo 2002-2006,
fiuto. Al bilancio sopra riportato, basa- riportati in tabella 13.15.

374
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Totale rifiuti
da D1 Totale rifiuti
da R1 a avviati ad
Anno a D12 R12 e R13 D13 e D15 avviati Totale gestione
R11 operazioni di
e D14 a stoccaggi
trattamento
2006 1.740.868 485.265 2.226.133 398.703 38.571 437.274 2.663.407

2005 2.074.711 841.063 2.915.774 427.702 69.096 496.798 3.412.572

2004 1.553.577 631.496 2.185.073 392.048 47.952 440.000 2.625.073

2003 2.284.582 682.672 2.967.254 420.298 8.226 428.524 3.395.778

2002 1.341.033 835.331 2.176.364 365.021 47.946 412.967 2.589.331

da R1 a da D1 a
Anno Totale R12 e R13 D13 e D15 Totale Totale gestione
R11 D12 e D14
2006 65% 18% 84% 15% 1% 16% 100%

2005 61% 25% 85% 13% 2% 15% 100%

2004 59% 24% 83% 15% 2% 17% 100%


Tabella 13.15
2003 67% 20% 87% 12% 0% 13% 100% Quadro riepilogativo della gestione
dei rifiuti speciali (tonnellate)
2002 52% 32% 84% 14% 2% 16% 100%
in Campania, anni 2002-2006

Il trend di gestione dei rifiuti evidenzia caggio ai fini del recupero o dello
un andamento alquanto altalenante. smaltimento.
In particolare, analizzando il dato di Analizzando separatamente i dati di
gestione complessivo, si riscontra un gestione dei rifiuti speciali pericolosi
andamento periodico alternante tra e non pericolosi, emerge che i rifiuti
2.600.000 e 3.400.000 tonnellate/ non pericolosi sono destinati preva-
anno. I dati di dettaglio inoltre eviden- lentemente a operazioni di recupero;
ziano le seguenti tendenze: viceversa i pericolosi vengono tenden-
• in calo risultano i rifiuti avviati a zialmente smaltiti con operazioni di
operazioni di smaltimento defini- trattamento chimico-fisico-biologico
tivo (incenerimento D10) oppure o tramite l’incenerimento. Altra infor-
in altre operazioni di smaltimento mazione rilevante è la costante ridu-
quali pretrattamenti chimici, fisici zione dello smaltimento in discarica
e biologici (D8 e D9) dovuta principalmente, piuttosto che
• in crescita, almeno in termini per- a comportamenti virtuosi in linea con i
centuali, il quantitativo di rifiuti principi europei, all’esaurimento e alla
speciali avviati a operazioni di re- conseguente chiusura delle ultime due
cupero (in particolare R4 ed R9) discariche per rifiuti speciali in Campa-
• costante la quantità di rifiuti avvia- nia, i cui ultimi conferimenti risalgono
ta a operazioni di giacenza/stoc- ai primi mesi del 2005.

I rifiuti del settore conciario


L’arte della concia delle pelli, senza nere, comunque, è costituito da una
dubbio una delle attività umane di serie di trattamenti chimici e mecca-
origini più remote, ha il fondamentale nici che consentono la trasformazione
compito di bloccare la decomposizione della pelle grezza in cuoio finito; tali
ed evitare che il cuoio si secchi e mar- operazioni chimiche e meccaniche
cisca se esposto all’acqua, inoltre lo sono atte a eliminare l’epidermide e
mantiene flessibile e poroso. Esistono il tessuto sottocutaneo dal restante
vari metodi di concia, ma i più utilizzati derma che viene convertito in cuoio.
sono solitamente la concia al cromo o Il processo produttivo a ciclo comple-
minerale e la concia vegetale. to prevede delle fasi a umido e delle
Il processo produttivo conciario in ge- fasi a secco. Le fasi a umido compren-

375
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dono i cosiddetti “lavori di riviera” altre lavorano a partire da uno stadio
(rinverdimento, calcinaio, decalcina- preciso del ciclo produttivo, altre an-
zione-macerazione), quelli “di concia” cora sono caratterizzate dalla com-
propriamente detti e le operazioni di presenza di un ciclo completo e cicli
“riconcia”, tintura e ingrasso. Le fasi parziali. Molte lavorazioni vengono
a secco riguardano alcune operazioni effettuate da terzisti, con ingressi e
meccaniche e il processo di rifinizio- uscite in diversi punti del ciclo di lavo-
ne. razione.
Il settore della concia in Italia è essen- L’industria conciaria italiana si contrad-
zialmente composto da piccole e medie distingue da quella del resto d’Europa
imprese ed è concentrato all’interno in quanto essenzialmente costituita da
di distretti specializzati per tipologia di piccole e medie imprese, molte del-
lavorazione e per destinazione merce- le quali a forte carattere artigianale.
ologica di prodotto (calzatura, pellet- Anche il distretto conciario solofrano
teria, arredamento, abbigliamento, tra evidenzia una “balcanizzazione” del
gli altri) e, di conseguenza, tipologia di tessuto produttivo (è netta, infatti, la
lavorazione della pelle. I principali di- prevalenza nell’area industriale di uni-
stretti produttivi sono concentrati ad tà di piccole e piccolissime dimensioni)
Arzignano, Zermeghedo e Montebello con un continuo avvicendarsi di nuove
Vicentino, in provincia di Vicenza, tra unità produttive, spesso derivanti da
(3) Riorganizzazione del processo pro- Turbigo e Castano Primo, in provincia spin-off3, scorpori e acquisizioni, con
duttivo
di Milano, a Santa Croce sull’Arno e un’intensa mortalità di imprese (in
Ponte a Egola, nel pisano, e a Solofra specie marginali) che porta a frequenti
in provincia di Avellino. trasferimenti a quelle sopravvissute di
Ogni singola azienda, inoltre, in funzio- risorse strumentali e umane così libe-
ne della specifica articolistica che pro- ratesi. Inoltre, dal 2001 al 2005, la crisi
duce, è caratterizzata da una propria che ha investito il settore ha ridotto
particolare configurazione d’impianto, ulteriormente le dimensioni medie
non esistendo un unico standardizzato aziendali. Di seguito si riporta una sin-
ciclo di lavorazione, anche all’interno tesi dei principali indicatori economici
di una stessa realtà industriale. Alcune caratteristici del comparto conciario in
aziende hanno un ciclo di lavorazione Italia.
completo (dalla pelle grezza al finito),

Regione Addetti 2003 Addetti 2004 Addetti 2005 Addetti 2006


Campania 4.676 4.034 3.844 3.892
Lombardia 1.627 1.530 1.463 1.450
Toscana 8.453 7.967 7.927 8.036
Veneto 12.746 12.154 11.851 12.082
Tabella 13.16
Numero di addetti nel settore Altre regioni 3.061 2.901 2.789 2.853
conciario in Italia, anni 2003-2006
TOTALE NAZIONALE 30.563 28.586 27.874 28.313
(Fonte: UNIC)

Regione Imprese 2003 Imprese 2004 Imprese 2005 Imprese 2006


Campania 501 466 452 438
Lombardia 144 139 135 133
Toscana 969 947 936 910
Veneto 697 684 673 658
Tabella 13.17
Numero di imprese nel settore Altre regioni 190 185 180 177
conciario in Italia, anni 2003-2006
TOTALE NAZIONALE 2.501 2.421 2.376 2.316
(Fonte: UNIC)

376
CAPITOLO 13 - Rifiuti
La produzione di rifiuti nel polo indu- le e cuoio derivanti dalla spaccatura e
striale conciario è caratterizzata dai rifilatura. Altri rifiuti sono costituiti da
fanghi di depurazione di risulta dal imballaggi e rifiuti solidi assimilabili ai
trattamento di liquami conciari, non- rifiuti urbani.
ché da altri rifiuti solidi tipici del pro- La tabella 13.18 riporta le principa-
cesso della concia e della preparazio- li tipologie di rifiuto caratteristiche
ne della concia; si tratta di carniccio del ciclo industriale e i relativi codici
da operazioni di scarnatura e rasatura, CER in base decisione 2000/532/CE e
piuttosto che cascami e ritagli di pel- 2001/118 CE.

Carniccio e frammenti di calce 04 01 01


Rifiuti di calcinazione 04 01 02
Bagni di sgrassatura esausti contenenti solventi senza fase liquida 04 01 03*
Liquido di concia contenente cromo 04 01 04
Liquido di concia non contenente cromo 04 01 05
Fanghi contenenti cromo 04 01 06
Fanghi non contenenti cromo 04 01 07 Tabella 13.18
Tipologie di rifiuto caratteristici
Cuoio conciato, scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura contenenti cromo 04 01 08 dell’industria conciaria e relativo
Cascami e ritagli da operazioni di confezionamento e finitura 04 01 08 codice CER (* i CER contrasse-
gnati con asterisco sono rifiuti
Rifiuti non specificati altrimenti 04 01 99 “pericolosi” per definizione)

La lavorazione delle pelli dà luogo a una ingresso al ciclo di produzione viene


produzione di rifiuto pari ad oltre il 50% trasformata in cuoio, come evidenzia il
in peso della materia prima lavorata, bilancio di materia delle linee guida di
senza considerare i fanghi derivanti riferimento per le BAT4 nell’industria (4) Best Available Techniques: per “mi-
dalla depurazione degli effluenti. In della concia riportato in figura 13.15. gliori tecniche disponibili” si intendono
non soltanto le tecnologie di processo,
pratica solo il 25% della pelle grezza in ma anche la loro progettazione, ge-
stione, manutenzione, messa in eser-
cizio e dismissione

Figura 13.15
Bilancio di materia ciclo di
produzione secondo le BAT

I dati di produzione rifiuti dal 2002 al calo della produzione di rifiuti speciali
2005 evidenziano per il settore della non pericolosi, passando da un valore
concia campano (Ateco 19) un drastico di 74.824 tonnellate nel 2002 ad un

377
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
valore di 20.912 nel 2005, andamento ciari italiani come rilevabile dalla figu-
comune anche agli altri distretti con- ra 13.16.

Figura 13.16
Confronto trend produzione rifiuti
non pericolosi da industria conciaria
(Elaborazione Arpac su fonte Apat)

I dati riportati in figura 13.16 si riferi- 2004 al 2007 ha portato a isolare in


scono all’intera classe Ateco 19 e, per- tale periodo 407 imprese di prepara-
tanto, non sono rappresentativi del zione e concia del cuoio (Ateco 19.1)
processo di concia vero e proprio (Ate- che trasformano pellame ovi-caprino
co 19.1), inoltre, non tengono conto destinato essenzialmente all’abbiglia-
dei fanghi derivanti dal trattamento mento e alla calzatura e a conteggiare
delle acque reflue del processo di con- 73 imprese che, pur svolgendo attività
cia che in genere derivano da impianti diverse dalla concia (magazzinaggio,
di depurazione consortile e, quindi, ri- commercio all’ingrosso di prodotti
entrano negli Ateco 90. chimici, laboratori o rivenditori di pro-
Escludendo le attività di fabbricazione dotti chimici a servizio delle concerie),
di articoli da viaggio (Ateco 19.2) e di producono rifiuti assimilabili a quelli
calzature (Ateco 19.3) e includendo prodotti dalla filiera.
comunque tutte le attività che han- In tabella 13.19 sono sintetizzati i risul-
no dichiarato la produzione di codici tati di tali elaborazioni dei MUD 2004-
CER caratteristici del ciclo di concia, 2007.
l’analisi delle dichiarazioni MUD dal

Imprese
Produzione Produzione Produzione Produzione
registrate nel
Codice Ateco rifiuti 2003 rifiuti 2004 rifiuti 2005 rifiuti 2006
periodo 2003-2006
(tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate)
(n.)
19.1 407 47.960.415 36.157.930 17.537.769 16.926.105

Tabella 13.19 altri Ateco 73 10.129.549 4.011.496 1.766.739 448.727


Numero concerie e produzione rifiuti
TOTALE 480 58.089.964 40.169.426 19.304.507 17.374.832
di settore, anni 2003-2006

Risulta a tal riguardo assolutamente certamente in parte attribuibile a ciò il


significativa la perdita di informazio- forte calo di produzione rifiuti che, per
ni dovuta alla esenzione MUD intro- tali anni, sono quindi da considerare
dotta dal D.Lgs. n. 152/2006 (tabella fortemente sottostimati.
13.20), evidenziata dal drastico calo In generale risulta preoccupante il fat-
di dichiarazioni pervenute dal settore to che anche per i MUD 2004 e 2005,
della concia a partire dal MUD 2006 anni in cui non erano previste esenzio-
(produzione 2005), motivo per cui è ni, non sia garantita la totale copertura
378
CAPITOLO 13 - Rifiuti
rispetto alle imprese attive nel setto- individuare con precisione il livello di
re risultanti da altre fonti quali UNIC. copertura dei dati MUD, attraverso il
Saranno determinanti in tal senso i confronto puntuale con il registro sta-
risultati dello studio avviato in colla- tistico delle unità locali delle imprese
borazione con Istat, che consentirà di (ASIA-Unità locali).

Imprese registrate
Codice Ateco MUD 2004 MUD 2005 MUD 2006 MUD 2007
nel periodo 2003-2006

19.1 407 326 295 201 148

Altri Ateco 73 54 46 25 17 Tabella 13.20


Numero concerie e dichiarazioni
TOTALE 480 380 341 226 165
MUD, anni 2003-2006

Figura 13.17
Distribuzione territoriale delle
imprese conciarie
su base MUD 2004-2007

L’analisi territoriale delle elaborazioni considerevole anche la presenza nei


fatte, riportata in figura 13.17, eviden- comuni di Montoro Superiore (14%)
zia come il 70% delle imprese censite e Inferiore (3%) e, in parte, anche nel
nel periodo di riferimento 2003-2006 comune di Napoli (3%).
sia concentrata nel comune di Solofra;

379
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 13.18
Distribuzione territoriale della
produzione rifiuti nel settore della
concia, anni 2003-2006

I dati di produzione, in particolare de- posizione merceologica dei rifiuti pro-


gli anni 2003 e 2004, più rappresenta- dotti dal settore riportata nella figura
tivi in termini di copertura delle infor- 13.19.
mazioni evidenziano ulteriormente la I dati evidenziano una trasformazione
concentrazione del fenomeno nel co- in corso del settore che tende sempre
mune di Solofra all’interno del quale di più a partire da prodotti semilavo-
si produce l’81% dei rifiuti provenienti rati importati dall’estero (wet blue)
dalla preparazione e concia del cuoio e, quindi, a ridurre le operazioni di
campani, a seguire Montoro Superio- concia vera e propria (significativa a
re con il 7% e Montoro Inferiore con riguardo la riduzione dei dati di pro-
il 2%. duzione del liquido di concia), incen-
In base alle elaborazioni fatte sulle trando maggiormente la lavorazione
dichiarazioni MUD relative ai dati di sulle fasi di rifinitura, come testimonia
produzione del 2003 e 2004, che of- il forte incremento di rifiuti costituiti
frono maggiori garanzie di copertura da sospensioni e soluzioni acquose di
del dato, è possibile analizzare la com- scarto contenenti vernici e pitture.

380
CAPITOLO 13 - Rifiuti

2003

2004

Figura 13.19
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal settore della concia,
anni2003-2004

Significativa la sostanziale differenza concia desunti dallo schema di figura


che si ottiene se oltre ai rifiuti dichia- 13.15 delle BAT.
rati dalle industrie conciarie si tiene Il confronto evidenzia come il polo
conto anche dei rifiuti (in particolare conciario di Solofra dichiari bassissimi
dei fanghi) prodotti dall’impianto con- quantitativi di carniccio e ritagli non
sortile a servizio delle concerie, che conciati di pelle rispetto a un bilancio
per la quasi totalità non sono dotate teorico di concia al cromo.
di impianto di depurazione proprio (fi- Altra possibile spiegazione a tale fe-
gura 13.20). nomeno è che alcuni residui come
Le valutazioni sulla trasformazione del carniccio, residui di spaccatura in cal-
ciclo produttivo verso l’utilizzo di pro- ce, grasso, ritagli di pelle e polveri di
dotti semilavorati sono confortate an- rasatura, possano essere stati venduti
che dal confronto con la figura 13.21, o ceduti come materie prime o sotto-
che riporta la composizione tipica dei prodotti ad altri settori industriali e,
rifiuti prodotti da un ciclo completo di quindi, non contabilizzati come rifiuti.

381
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

2003

2004

Figura 13.20
Composizione percentuale dei
rifiuti prodotti dal settore della concia
compresi i rifiuti della depurazione
consortile, anni 2003-2004

Figura 13.21
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal ciclo della concia
secondo le BAT

382
CAPITOLO 13 - Rifiuti

2003

2004

Figura 13.22
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal ciclo della concia
secondo le BAT

Come si evince dalle torte di figura be auspicabile intraprendere la strada


13.22, oltre la metà dei rifiuti prodotti del trattamento in loco con operazioni
dal settore conciario campano (com- quali la disidratazione, la compattazio-
presi i rifiuti della depurazione) vengo- ne, il trattamento dei grassi, la dige-
no smaltiti fuori regione, evidenziando stione anaerobica, il compostaggio e il
una carenza di impianti di trattamento trattamento termico.
a servizio del polo, che si traduce sia in A causa degli elevati costi d'investi-
una pericolosa dipendenza dalla dispo- mento, molte opzioni di trattamento
nibilità di trattamento extra regionale, non sono economicamente fattibili
sia in un aggravio dei costi di gestione su piccola scala. Per questo motivo le
dei rifiuti che, in altre realtà produtti- concerie condividono spesso impianti
ve, vengono gestiti a livello consortile di trattamento situati altrove oppure
alla stregua delle acque reflue. portano i propri residui agli impianti
Per i fanghi in particolare si evidenzia di trattamento come complemento
l’utilizzo quasi esclusivo della discarica ad altri rifiuti. Le principali problema-
come forma di smaltimento che, no- tiche legate ai rifiuti della concia sono
nostante il D.Lgs. n. 36/2003, continua dovuti alla contaminazione chimica,
a essere l’opzione più economica. al materiale putrescibile e agli odori.
In generale per i rifiuti della concia, se- Dal punto di vista tecnico, le opzioni
condo il principio di prossimità, sareb- di trattamento ulteriore, riutilizzo o

383
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
smaltimento dipendono dalla natura pianificazione e controllo, che allo sta-
e dal contenuto di sostanze chimiche to attuale si basa su dati del 1998.
nelle rispettive frazioni di rifiuti. A tal riguardo sarà di estremo interes-
In conclusione è possibile dire che se verificare il livello di copertura del
l’analisi di dettaglio dei rifiuti del set- MUD 2008, al momento ancora non
tore conciario evidenzia e conferma disponibile, che grazie al correttivo
quanto già anticipato per i rifiuti spe- ambientale D.Lgs. n. 4/2008, dovreb-
ciali, per i quali il sistema normativo be garantire un’informazione più com-
attuale non ha garantito né una ade- pleta e aggiornata del fenomeno rifiuti
guata e completa conoscenza del fe- speciali, fatta eccezione per le imprese
nomeno (esenzione MUD), né tanto- con un numero di dipendenti inferiore
meno una adeguata programmazione, alle 10 unità.

I rifiuti del settore lattiero-caseario


In Campania la filiera lattiero casearia vallo Silano DOP, fiordilatte Appenino
è diffusa su quasi tutto il territorio, con Meridionale DOP) ma anche con altre
una particolare concentrazione nelle produzioni tipiche del territorio.
province di Napoli, Caserta e Salerno La struttura del settore della trasfor-
e presenta caratteristiche di assoluta mazione casearia si sviluppa in modo
eterogeneità strutturale, tecnologi- analogo a molte altre realtà produttive
ca e organizzativa per la produzione italiane con la presenza di un notevole
di un’ampia gamma di prodotti della numero di imprese di piccole dimen-
trasformazione lattiero-casearia, con sioni (media di personale dipendente
alcune produzioni trainanti di punta di poco superiore alle 5 unità) concen-
dell’agroalimentare nazionale (mozza- trate in alcune macro-zone del territo-
rella di bufala campana DOP, cacioca- rio regionale (tabella 13.21).

Imprese con Addetti Addetti


Media n. Media n.
PROVINCIA ATECO 15.51.2 Indipendenti Dipendenti
Addetti Ind. Addetti Dip.
(n.) (n.) (n.)
Avellino 49 32 170 2 5

Benevento 21 5 79 1 5

Caserta 249 89 779 1 5

Napoli 335 138 879 1 5

Tabella 13.21 Salerno 231 249 901 2 6


Elaborazioni Arpac su fonte Camera CAMPANIA 885 513 2.808 2 5
di commercio di Napoli, anno 2007

Attraverso alcuni procedimenti lavora- base alla sua acidità, in “siero dolce” e
tivi, il latte può fornire diversi prodotti “siero acido”.
alimentari, ognuno dei quali, anche se Siero che a sua volte può costituire,
in misura variabile, mantiene le carat- a seconda del processo produttivo e
teristiche della materia prima; sono delle esigenze di mercato, la materia
cioè prodotti ad alto contenuto protei- prima per la produzione:
co ed elevata percentuale di grasso. • di ricotta, che porta poi alla pro-
La lavorazione industriale del latte per duzione di uno scarto costituito da
la produzione di burro e formaggi dà siero deproteinizzato che prende il
origine a notevoli quantità di rifiuti li- nome di “scotta”
quidi e acque reflue. • di burro, che porta poi alla produ-
In particolare il rifiuto caratteristico zione di uno scarto costituito da
del processo produttivo dei formaggi siero deproteinizzato che prende
è il “siero”, a sua volta classificato, in il nome di “latticello”.

384
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Oltre ai rifiuti caratteristici del proces- pianto di depurazione delle acque
so di produzione quali il siero, la scotta reflue qualora l’azienda sia dotata
e il latticello, le imprese casearie pos- di depuratore
sono produrre le seguenti tipologie di • reflui derivanti dalla pulizia delle
rifiuti: linee di produzione, depurati a li-
• resi di produzione vello aziendale o inviati a depura-
• imballaggi, sia dei detergenti e tori pubblici o consortili.
delle sostanze chimiche utilizzati, I rifiuti caratteristici del ciclo produtti-
sia dei prodotti lattiero-caseari fi- vo lattiero caseario, pertanto, in base
niti al quanto previsto dal Catalogo euro-
• reagenti chimici esausti, fanghi di peo dei rifiuti, possono essere classifi-
depurazione provenienti dall’im- cati come riportato in tabella 13.22.

CER Descrizione

02 05 01 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

02 05 02 Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

02 05 99 Rifiuti non specificati altrimenti

15 01 01 Imballaggi in carta e cartone

15 01 02 Imballaggi in plastica

15 01 06 Imballaggi in materiali misti Tabella 13.22


Rifiuti caratteristici dell’industria
15 01 07 Imballaggi in vetro
lattiero-casearia

In base all’analisi delle dichiarazioni elencati, in alcuni casi sono utilizzati,


MUD presentate dalle imprese lattie- anche se non del tutto appropriati, i
ro-casearie, oltre ai codici CER sopra codici CER riportati di seguito.

CER Descrizione

02 03 04 Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

02 03 05 Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti


Fanghi prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali, diversi da quelli di cui alla
19 08 14
voce 19 08 13 Tabella 13.23
20 01 01 Carta e cartone Altri rifiuti caratteristici dell’industria
lattiero-casearia campana

L’analisi dei dati di produzione di rifiuti zione di rifiuti con codici CER ca-
del settore in Campania è stata con- ratteristici del ciclo di produzione
dotta attraverso l’elaborazione delle lattiero caseario.
dichiarazioni MUD presentate dalle Come per il settore della concia, si-
imprese: gnificativa è la perdita di informazioni
• classificate con ATECO 15.51.2 dovuta alla esenzione MUD introdotta
(Produzione dei derivati del latte: dal D.Lgs. n. 152/2006 (tabella 13.24),
burro, formaggi, etc. - la fabbrica- evidenziata dal drastico calo di dichia-
zione di latte concentrato, dolcifi- razioni pervenute a partire dal MUD
cato o meno - la fabbricazione di 2006 (produzione 2005).
latte in polvere - la produzione di Anche in questo caso come per la con-
burro - la produzione di formaggio cia è necessario approfondire il motivo
e cagliata - la produzione di siero per il quale anche per i MUD 2004 e
di latte in polvere - la produzione 2005, anni in cui non erano previste
di caseina greggia o lattosio) esenzioni, non sia garantita la totale
• che hanno dichiarato la produ- copertura rispetto alle imprese atti-

385
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ve nel settore risultanti da altre fonti minanti in tal senso i risultati dello stu-
quali la Camera di commercio di Napo- dio avviato in collaborazione con Istat,
li (986 unità locali nel 2007) o dall’8° che consentirà di individuare con pre-
censimento generale dell'industria cisione il livello di copertura dei dati
e dei servizi dell’Istat che, nel 2001, MUD per ciascun anno di riferimento,
contava 649 imprese classificate con attraverso il confronto puntuale con il
Ateco 15.51, per un totale di 769 unità registro statistico delle unità locali del-
locali e 4.122 addetti. Saranno deter- le imprese (ASIA-Unità locali).

Imprese casearie attive MUD


Provincia tra il 2003 ed il 2006 (n.)
(n.) 2004 2005 2006 2007
Avellino 74 33 29 24 8
Benevento 33 14 13 12 5
Caserta 363 123 124 113 52
Napoli 467 139 155 112 46

Tabella 13.24 Salerno 315 90 91 71 43


Numero caseifici e dichiarazioni MUD, CAMPANIA 1.252 399 412 332 154
anni 2004-2007

Imprese casearie attive Produzione rifiuti


Provincia tra il 2003 ed il 2006 (tonnellate)
(n.) 2003 2004 2005 2206
Avellino 74 9.946.839 11.693.294 13.101.845 6.212.631
Benevento 33 2.994.099 3.704.787 6.343.238 232.765
Caserta 363 64.126.331 87.925.845 79.051.885 46.084.086
Napoli 467 62.027.507 64.807.075 85.125.007 81.286.131

Tabella 13.25 Salerno 315 32.534.282 23.551.227 14.638.767 5.579.997


Numero caseifici e produzione rifiuti CAMPANIA 1.252 171.629.058 191.682.227 198.260.743 139.395.610
di settore, anni 2003-2006

La tabella 13.25 evidenzia in particola- Cellole, Marcianise e Villa Literno


re per l’anno 2006 il fittizio calo di pro- • provincia di Salerno: Battipaglia,
duzione dei rifiuti attribuibile, come Eboli, Sassano, Capaccio, Campa-
già detto, al calo di dichiarazioni MUD gna, Albanella, Sala Consilina, Tra-
presentate. monti, Fisciano, Serre, e Bellizzi.
L’analisi territoriale delle imprese cen- Il confronto tra la figura 13.23 e la
site, riportata in figura 13.23, eviden- 13.24 evidenzia dal punto di vista gra-
zia come le imprese lattiero casearie fico quanto già detto sui livelli di co-
siano distribuite su buona parte del pertura dei dati MUD rispetto alle im-
territorio regionale, anche se il 50% prese attive del settore.
delle unità locali censite nel periodo di Analizzando i dati di produzione re-
riferimento 2003-2006 è concentrata lativi all’anno 2004 (MUD 2005 che
nei seguenti comuni: offre un maggior grado di copertura
• provincia di Napoli: Napoli, Vico in termini di numero di dichiarazioni
Equense, Giugliano In Campania, presentate), si rileva che l’84% della
Agerola, Castellamare di Stabia, produzione di rifiuti del settore risulta
Gragnano, Melito di Napoli, Nola, concentrata nei seguenti comuni:
Sant'Antonio Abate, Villaricca e • provincia di Napoli: Pollena Troc-
Frattamaggiore chia, Sant’Anastasia, Frattamag-
• provincia di Caserta: Cancello e giore, Napoli, Giugliano in Cam-
Arnone, Mondragone, Aversa, Ca- pania, Vico Equense, Agerola e
stel Volturno, Maddaloni, Capua, Frattaminore
San Cipriano d'Aversa, Grazzanise, • provincia di Caserta: Mondrago-

386
CAPITOLO 13 - Rifiuti

Figura 13.23
Distribuzione territoriale delle
imprese lattiero casearie attive
tra il 2003 e il 2007

ne, Cancello e Arnone, Castel Vol- zione rifiuti di settore sia costituita dal
turno, Teverola, Lusciano, Marcia- siero che viene classificato con il codi-
nise, Alvignano, Castel di Sasso, ce CER 02 05 01 (scarti inutilizzabili per
Sessa Aurunca, Aversa, Cellole, il consumo e la trasformazione); consi-
Pietramelara, Vitulazio, Grazza- stenti anche le produzioni di fanghi dal
nise, Teano, Capua e Caianello in trattamento in loco degli effluenti (CER
Sassano 02 05 02) e del CER 02 05 99 (a volte
• provincia di Salerno: Fisciano, Ca- utilizzato per classificare il siero); del
paccio, Cava Dei Tirreni ed Eboli tutto irrilevanti i quantitativi di altre
• provincia di Avellino: Rotondi e tipologie di rifiuti prodotti.
Ariano Irpino i Come si evince dai grafici riportati in
• provincia di Benevento: San Salva- figura 13.26, a differenza del settore
tore Telesino. della concia la quasi totalità dei rifiuti
L’analisi di dettaglio degli anni a mag- dei caseifici campani è stata inviata in
gior copertura (2003 e 2004) eviden- impianti di trattamento campani dedi-
zia come oltre i tre quarti della produ- cati a tale tipologia di rifiuti.

387
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 13.24
Distribuzione territoriale della
produzione rifiuti nel settore
lattiero-caseario, anni 2003-2006

In particolare, come si rileva dalle torte sulta alcuna dichiarazione MUD e che
di figura 13.26, la gran parte dei flussi potrebbero sottendere gestioni illegali
di rifiuti prodotti è stata concentrata di tali tipologie di rifiuti.
verso l’impianto di Trentola Ducenta, A tal riguardo è però necessario ag-
che effettuava il trattamento del sie- giungere che, in alternativa allo smalti-
ro di latte per la produzione di siero mento, tradizionalmente il siero è sta-
concentrato, siero proteine e polvere to spesso utilizzato come integratore
di siero destinate alla consumazione nell’alimentazione di animali di alleva-
umana, farmaceutica e animale. mento, in particolare suini, in quanto
L’analisi dei flussi di rifiuti dichiara- possiede un modesto valore nutritivo
ti quindi sembra essere confortante. (8 Unità foraggiere equivalenti/100
Infatti, salvo alcune eccezioni, la gran Kg), miscelandolo direttamente con
parte dei rifiuti dell’industria lattiero altri prodotti (mais, sfarinati vari).
casearia è stata gestita in Campania e A causa delle difficoltà di conserva-
indirizzata a impianti di valorizzazione zione e trasporto del siero, l’impiego
del siero. Resta, tuttavia, il vuoto dei diretto per l’alimentazione zootecnica
numerosi caseifici per i quali non ri- è però una pratica conveniente solo
388
CAPITOLO 13 - Rifiuti

2003

2004

Figura 13.25
Tipologie di rifiuti prodotti dal settore
lattiero-caseario, anni 2003-2004

per situazioni in cui l’allevamento è ponenti a sostanze ad alto valore ag-


adiacente, o quasi, al caseificio stesso giunto che li caratterizzano, sembra
e non costituisce una soluzione propo- rappresentare un proficuo esempio di
nibile nella generalità dei casi. trasformazione di uno scarto in una ri-
L’opzione apparentemente più sem- sorsa economica in parte già praticata
plice, quella di considerare il siero in Campania.
niente di più di un refluo da smaltire, Fra le possibili alternative per la valo-
costituisce tuttavia un problema non rizzazione dei reflui di caseificio, quel-
indifferente. Infatti, pur essendo del le che si sono dimostrate suscettibili di
tutto privo di agenti tossici o inibitori effettiva applicazione nel contesto eu-
dell’attività batterica, a causa del suo ropeo e nazionale sono le seguenti:
elevato contenuto organico, il siero • trattamento con tecnologie se-
non può comunque essere scaricato parative (nanofiltrazione, ultra-
direttamente nei corpi idrici e, per lo filtrazione e osmosi inversa), per
stesso motivo, il suo trattamento me- separare le proteine, gli zuccheri
diante i classici sistemi di depurazione (lattosio) e i sali minerali
biologica risulta essere notevolmente • conversione del lattosio in levulo-
difficile e dispendioso. sio, trealosio e lattulosio da utiliz-
Ecco perché la valorizzazione dei re- zare nell’industria farmaceutica
flui caseari, con l’estrazione dei com- • utilizzo delle proteine per la pre-

389
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
parazione di prodotti da forno, produzione di energy drink
creme e gelati • trasformazione in bioenergia (di-
• impiego dei sali minerali per la gestione anaerobica).

2003

2004

Figura 13.26
Destinazione dei rifiuti del settore
lattiero-caseario campano,
anni 2003-2004

SCHEDA TEMATICA
LE ATTIVITÀ ARPAC RELATIVE ALLA FILIERA LATTIERO CASEARIA
Nell’ambito della convenzione stipulata fra Apat (Ispra) e Arpac per l’emergenza diossina, Ar-
pac, a partire dal mese di agosto 2008, ha intrapreso un’indagine conoscitiva sui cicli tecnolo-
gici di settore finalizzata a mettere complessivamente in evidenza:
• le possibili problematiche connesse con la contaminazione chimica dei prodotti di tra-
sformazione del latte e dei relativi sottoprodotti, con particolare riferimento al problema
della diossina
• i possibili problemi ambientali e il relativo impatto sul territorio delle attività in esame.
Per l’esecuzione dello studio si è operato da un lato attraverso l’analisi dei dati disponibili e la
relativa letteratura, dall’altro attraverso la verifica in campo delle tecnologie e degli impatti,
con lo scopo di correlare i dati con la realtà territoriale.
La georeferenziazione dell’elenco delle 986 unità produttive, reso disponibile dalla Camera di
commercio di Napoli, ha consentito di individuare le seguenti sei macro-aree, con particolare
concentrazione di aziende lattiero casearie attive:
• area 1 provincia di Caserta - asse stradale litorale Domizio
• area 2 provincia di Caserta - asse stradale SS Appia

390
CAPITOLO 13 - Rifiuti

• area 3 province di Napoli e Caserta - Napoli Nord e Agro Aversano


• area 4 province di Napoli e Salerno - monti Lattari
• area 5 provincia di Salerno - piana del Sele e asse stradale SS n.18
• area 6 provincia di Salerno - vallo di Diano.
La possibilità di individuare particolari aree geografiche riconducibili a una sorta di “distretti
del comparto caseario” lascia intravedere l’opportunità di sviluppare una politica di integra-
zione che coniughi le esigenze delle aziende, sia di tipo tecnico che economico, con quelle di
salvaguardia ambientale nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
Anche in tale ottica è stata quindi sviluppata l’indagine sul territorio, che ha riguardato un
campione del 10% delle aziende ubicate in ogni provincia, concentrando i sopralluoghi in
particolare nelle macroaree sopra individuate, per un totale di 106 aziende, distribuite come
segue:
• provincia di Avellino, 10
• provincia Benevento, 10
• provincia Caserta, 34
• provincia Napoli, 22
• provincia Salerno, 30.
Le attività poste in atto durante i sopralluoghi sono consistite in:
• georeferenziazione dell’azienda
• verifica del ciclo di lavorazione e dei macchinari utilizzati
• acquisizione dati, attraverso il riempimento di una scheda tecnica elaborata da ARPAC,
relativamente a:
- lavorazione (quantità di latte lavorato e relativi prodotti)
- quantità di energia utilizzata
- emissioni all’esterno (scarichi, emissioni in atmosfera, rumore) e relativi dati tecnici
- analisi sulle materie prime, sulla strumentazione e sui prodotti
- altre informazioni.

Figura 13.27
Input ed output di una unità
produttiva per la trasformazione
del latte

In figura 13.27 è riportato un bilancio qualitativo di massima di un ciclo di produzione della


trasformazione del latte nei suoi derivati, con indicazione degli input e degli output in im-
pianto, che in base all’indagine svolta possono variare notevolmente sia in funzione delle
dimensioni aziendali che in funzione di peculiarità produttive (“ricette”) relative a produzioni
tipiche.
L’indagine svolta sui 106 caseifici individuati ha permesso di acquisire informazioni specifiche
sui cicli di lavorazione utilizzati e su tutti gli input e output di processo.
In particolare per ciò che riguarda l’utilizzo del siero/scotta si è rilevato quanto riportato in
tabella 13.26.
Si rivela che rispetto al target indagato il 27% dei caseifici identifica il siero/scotta come un
sottoprodotto e lo destina al riutilizzo come mangime, con trasporto a carico del produttore
stesso. I dati acquisiti confermano il fatto che tale pratica venga utilizzata soprattutto per gli
allevamenti di suini mentre questo riutilizzo sembrerebbe avere un minor impiego in altri tipi
di allevamenti, per i quali potrebbe essere interessante valutare eventuali sviluppi. Di entità
estremamente inferiore il riutilizzo di siero/scotta presso industrie agroalimentari o di altra
tipologia; infatti solo il 2% delle aziende intervistate dichiara un tale impiego.

391
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

PROVINCE
UTILIZZI DEL SIERO/SCOTTA TOTALI
NA AV BN CE SA %
Smaltimento come rifiuto
7 - 1 6 8 22 21
(con indicazione della destinazione e della quantità)
Allevamento zootecnico
9 5 - - - 14
(con indicazione della destinazione e della quantità)
27
Allevamento zootecnico
- 5 - 2 8 15
(con indicazione della destinazione senza quantità)
Industria alimentare
1 - - 1 - 2 2
(con indicazione della destinazione e quantità)
Utilizzo incerto - - 3 9 - 12 11

Tabella 13.26 Dato non fornito 5 - 6 16 14 41 39


Utilizzi del siero sul campione
sottoposto ad indagine TOTALI 22 10 10 34 30 106 100

In generale per il destino del siero/scotta dall’indagine emerge un dato abbastanza preoccu-
pante: solo 38 aziende su 106 (tabella 13.26), dichiarano dati completi circa la quantità di siero
prodotto e la sua destinazione (in azienda o al di fuori dell’azienda); altre 15 aziende dichiara-
no solo la destinazione, per un totale complessivo pari al 50% delle aziende intervistate.
La gestione delle acque di lavaggio, che presentano un minore carico organico rispetto al siero/
scotta, è operata in modo diverso come risulta da tabella 13.27. Rispetto al campione indagato
i reflui di lavaggio, in alcuni casi (28%), sono trattati in impianti di depurazione a piè di fabbri-
ca. Questa soluzione, sia per motivi economici sia per motivi tecnici, non è sempre possibile.
Infatti, diverse attività (32%) optano per lo smaltimento presso impianti di depurazione terzi
autorizzati al trattamento di questi rifiuti. Un 10% del campione scarica i propri reflui in una
fogna collegata ad un depuratore consortile. Anche per le acque reflue alto è il numero dei
caseifici (30%) che non dichiara le modalità di smaltimento attuate.

PROVINCE
TIPO DI TRATTAMENTO TOTALE AZIENDE %
AV BN CE NA SA
Impianto di depurazione 0 5 13 2 10 30 28
Smaltimento con autobotti 0 4 12 8 10 34 32
Scarico in fogna 0 0 0 10 0 10 10

Tabella 13.27 Non comunicato 10 1 9 2 10 32 30


Gestione delle acque reflue relativo al TOTALE 10 10 34 22 30 106 100
campione sottoposto a indagine

Normativa e pianificazione
in materia di rifiuti
In Italia, e in particolare in Campania, ni o speciali).
le attività di pianificazione e program- Sembra, quindi, opportuno avere un
mazione sono spesso concentrate approccio integrato ai dati di produzio-
nell’individuazione di impianti dedicati ne rifiuti complessivi e in tale direzione
alla gestione dei rifiuti urbani. Tuttavia sembra andare anche la normativa eu-
se è lecito parlare di impianti dedica- ropea ad esempio nella definizione di
ti per i rifiuti urbani indifferenziati, la Bio-rifiuto, contenuta nel Green paper
stessa cosa non può essere detta per “Libro verde sulla gestione dei biorifiu-
gli impianti di trattamento e recupero ti nell’Unione Europea” pubblicato nel
dei rifiuti oggetto di raccolta differen- dicembre 2008.
ziata, che in genere sono autorizzati Sulla base dei dati presentati nei pre-
per ricevere e trattare rifiuti compa- cedenti paragrafi, si rileva che dal
tibili con il proprio ciclo tecnologico 2003 la produzione totale di rifiuti in
senza distinzioni di provenienza (urba- Campania oscilla attorno ai 7 milioni
392
CAPITOLO 13 - Rifiuti
di tonnellate annue, fermo restando rifiuti speciali. Ciononostante questi
la probabile sottostima più volte ri- ultimi rappresentano circa il 60% della
marcata del dato sulla produzione dei produzione totale.

Provincia 2002 2003 2004 2005 2006


Avellino 426.494 390.429 318.300 379.962 296.377
Benevento 133.179 149.425 150.183 172.106 151.288
Caserta 736.038 823.664 849.416 867.227 756.968
Napoli 2.194.033 2.321.808 2.387.958 2.517.935 2.321.847
Salerno 892.735 895.353 836.489 929.890 1.039.050
CAMPANIA (C&D) 2.027.830 2.476.952 2.531.901 2.007.164 2.275.281 Tabella 13.28
Rifiuti totali (tonnellate) prodotti
CAMPANIA 6.412.311 7.059.634 7.076.251 6.876.289 6.842.818
in Campania, anni 2002-2007

Un’adeguata pianificazione in mate- teria, per quanto in alcuni punti con-


ria di rifiuti, sia urbani che speciali, traddittori e controversi, sono certa-
in Campania quindi deve garantire la mente i seguenti:
realizzazione di un sistema di gestione • Ordinanza Commissariale n. 434
integrata di un flusso annuale di 7 mi- del 14/09/2001 - Piano stralcio ri-
lioni di tonnellate di rifiuti, caratteriz- fiuti speciali
zato da una forte flessibilità e comple- • Legge Regionale 4/2007 - “Norme
mentarità, in modo che questo possa in materia di gestione, trasforma-
adattarsi all'evoluzione quantitativa e zione, riutilizzo dei rifiuti e bonifi-
qualitativa dei rifiuti, ai rendimenti di ca dei siti inquinati”
raccolta differenziata e alle nuove op- • Piano regionale dei rifiuti urbani
portunità tecnologiche. della regione Campania adottato
Il sistema integrato di gestione dei ri- con Ordinanza Commissario de-
fiuti prevede, per la sua realizzazione, legato n. 500 - adozione, ai sensi
una pluralità di azioni che coinvolgono della Legge n. 87/2007
soggetti istituzionali (Stato, Regioni, • Legge Regionale 4/2008 - Modi-
Province, Comuni) e soggetti privati, fiche alla Legge Regionale n. 428
responsabili a vario titolo della produ- del marzo 2007 “Norme in mate-
zione e gestione dei rifiuti, un sistema ria di gestione, trasformazione, ri-
integrato appunto in cui ogni attore utilizzo dei rifiuti e bonifica dei siti
deve svolgere bene la propria parte inquinati”
per non mandare in crisi l’intero ciclo • Legge n. 123 del 14 luglio 2008,
di gestione. “Conversione in legge, con modi-
In quest’ottica i piani di gestione, la ficazioni, del decreto-legge n. 90
loro applicazione e il loro monitorag- del 23 maggio 2008, recante mi-
gio costituiscono uno strumento fon- sure straordinarie per fronteggia-
damentale per garantire il rispetto re l’emergenza nel settore dello
dei principi della corretta gestione dei smaltimento dei rifiuti nella regio-
rifiuti sanciti dalle direttive comunita- ne Campania e ulteriori disposi-
rie. zioni di protezione civile”
I dati e le informazioni di seguito ripor- • Delibera n. 1653 del 15/10/2008
tate definiscono lo stato della pianifi- - “Criteri attuativi delle sopravve-
cazione in regione Campania e la co- nute disposizioni legislative statali
erenza degli scenari di pianificazione in materia di gestione dei rifiuti
con i principi generali richiamati. urbani”
Sebbene non sia semplice definire il • Decreto Legge 208/08 - “Misure
quadro programmatico e di pianifica- straordinarie in materia di risorse
zione in materia di rifiuti in regione idriche e di protezione dell'am-
Campania, è necessario dire che ad biente”
oggi i documenti di riferimento in ma- • Prima relazione al parlamento sul-
393
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
lo stato di attuazione della Legge l’emergenza nel settore dei rifiuti
n. 123 del 14 luglio 2008 “Misu- nella regione Campania e ulteriori
re straordinarie per fronteggiare disposizioni di protezione civile”.

Gli scenari futuri


Dalla lettura dei documenti sopra attuazione) è stato possibile tracciare
elencati è possibile individuare alcuni gli scenari futuri in materia di gestione
elementi certi della pianificazione sui dei rifiuti urbani che in maniera estre-
quali si ritrova una certa coerenza tra mamente semplificata si riassumono in
i vari documenti e altri elementi che tabella 13.29. Assolutamente carente,
presentano considerevoli aspetti di in- invece, risulta la pianificazione in ma-
certezza e di contraddizione. teria di rifiuti speciali che, allo stato at-
Sulla base degli elementi comuni e de- tuale, è ferma al 2001 e si basa sui dati
finiti (anche in termini di tempistica di di produzione e gestione del 1998.

Anno Impianti di compostaggio Inceneritori Discariche


Savignano Irpino (AV) - localita' Postarza
700.000 m3 inizio conferimenti 06/2008

Sant'Arcangelo Trimonte (BN) - localita'


Teora (AV) Nocecchie – 750.000 m3 inizio conferi-
2008 0
6.000 tonnellate/anno menti 06/2008

Serre (SA) - localita' Macchia Soprana –


700.000 m3– chiusa a 08/2008

Napoli, localita' Chiaiano (Cava del Poli-


gono - Cupa del cane) 700.000 m3 inizio
conferimenti 02/2009
Molinara (BN)
10.000 tonnellate/anno inizio Terzigno (NA) - localita' Pozzelle; -
attività prevista per il 2009 650.000 m3
e localita' Cava Vitiello tempi inizio con-
S. Tammaro (CE) ferimenti non definiti
Acerra (NA)
30.000 tonnellate/anno inizio
2009 600.000 tonnellate/anno a
attività prevista per il 2009 San Tammaro (CE) – località Maruzzel-
regime da 06/2009
la – 1.600.000 m3 ai quali è necessario
Teora (AV) sottrarre i 450.000 m3
6.000 tonnellate/anno da chiu- Santa Maria La Fossa (CE) - localita' Fer-
dere con l’inizio dei lavori di randelle -stoccaggio provvisorio
ampliamento
San Tammaro (CE) – località Maruzzella
+ 150.000 m3 - stoccaggio provvisorio –
inizio conferimenti 01/2009
Altri 9 impianti di compostaggio
finanziati con fondi POR 2000- Salerno (SA)
2006 – per un totale di 223.000 450.000 tonnellate/anno
Serre (SA) - località Valle della Masseria
tonnellate/anno
Tempi + Santa Maria la Fossa (CE) -
Caserta - località Torrione (Cava Mastro-
non Impianti di TMB di Avellino e
ianni)
ancora Casalduni convertiti ad impianti Napoli (NA)
definibili di compostaggio di qualità
Andretta (AV) - località Pero Spaccone
+ Termovalorizzazione eco
(Formicoso)
Tabella 13.29 Altri impianti di compostaggio balle – non localizzato e
Quadro impiantistico di gestione e digestione anaerobica finan- non definito
dei rifiuti urbani, anni 2008-2009 ziati con fondi POR 2007-2013

Le previsioni impiantistiche sopra A tal riguardo, in base alle informazio-


sintetizzate evidenziano come il legi- ni attualmente disponibili, se per la
slatore abbia incentrato la propria at- prima sembrano essere ben definiti i
tenzione sulle due grandi emergenze tempi di realizzazione degli impian-
campane: la gestione della frazione in- ti necessari ad affrontare la gestione
differenziata e la gestione della frazio- degli stessi almeno per i prossimi tre
ne organica da raccolta differenziata. anni (inceneritori e discariche), meno

394
CAPITOLO 13 - Rifiuti
definiti sembrano i tempi relativi alla viare a discarica contenuti nel D.Lgs. n.
dotazione impiantistica per la valo- 36/2003.
rizzazione della frazione organica in Si ritiene utile evidenziare che per ne-
ammendante compostato ai sensi del cessità di semplificazione del modello,
D.Lgs. n. 217/2006. anche a fini divulgativi, lo scenario svi-
Tale aspetto in vista della Direttiva eu- luppato non tiene conto:
ropea sui Bio-rifiuti deve essere visto • del fatto che tecnicamente non è
come una opportunità da non perde- corretto parlare della potenzialità
re, considerati anche i numerosi van- degli inceneritori in termini di ton-
taggi agronomici dell’uso di compost nellate/anno, bensì sarebbe più
sul suolo anche in riferimento agli corretto parlare di carico termi-
obiettivi della Direttiva nitrati e all’uti- co che il forno può sopportare in
lizzo di tale pratica come carbon sink termini di chilocalorie/ora, speci-
nell’ambito delle politiche per i cam- ficando che le tonnellate di rifiuti
biamenti climatici. che possono essere alimentate da
Considerato che a regime ben 500.000 un inceneritore variano in funzio-
tonnelate/anno di frazione organica da ne del potere calorifico inferiore,
raccolta differenziata in Campania po- stimato in base alle analisi merce-
trebbero essere destinate alle attività ologiche degli stessi
di digestione anaerobica e compostag- • delle perdite di processo derivanti
gio, è necessario puntare sulla qualità dal trattamento meccanico biolo-
di tale raccolta e sulla previsione di gico che verrà effettuato negli ex
incentivi economici per la collocazio- impianti CDR (attualmente STIR)
ne sul mercato del prodotto ottenuto, a seguito dei lavori di revamping5 (5) Ristutturazione/riconversione degli
impianti
magari prevedendo certificazioni con previsti
marchi di qualità in analogia a quanto • dei flussi di materia delle ceneri
fatto da altre Regioni italiane. di combustione degli inceneritori
Scarse sono le informazioni relative alla che possono trovare diverse collo-
dotazione e alla previsione impiantisti- cazioni a seconda delle caratteri-
ca delle filiere di recupero degli altri ri- stiche chimico fisiche delle stesse
fiuti raccolti in maniera differenziata, a • degli scarti di selezione e recupe-
eccezione della ricognizione presente ro della raccolta differenziata, che
nel piano regionale dei rifiuti urbani possono essere avviati a loro volta
della regione Campania, adottato con all’incenerimento con recupero di
Ordinanza commissario delegato n. energia
500 - adozione, ai sensi della Legge n. • della prevedibile riduzione dei
87/2007. rifiuti urbani prodotti dovuta sia
Sulla base delle stime previsionali di- alla crisi finanziaria, sia a alla dif-
sponibili relative al quadro impiantisti- fusione della raccolta rifiuti porta
co regionale è possibile delineare con a porta nei comuni campani, che
buona approssimazione gli scenari di in genere riduce i flussi di rifiuti
gestione dei rifiuti urbani in Campania speciali che vengono assimilati dal
per il periodo 2007-2012, sintetizzati ciclo degli urbani
in tabella 13.30, che con il raggiungi- • della possibile attivazione entro
mento del 50% di raccolta differenzia- il 2012 di altri impianti di incene-
ta previsto e la messa a regime degli rimento previsti (Napoli e Santa
impianti di incenerimento di Acerra e Maria La Fossa).
Salerno verrebbe ridursi enormemen- Sebbene non rigoroso si tratta, comun-
te il fabbisogno regionale di discarica que, di uno scenario prudenziale nel
dalle attuali 2.400.000 di tonnellate/ quale si è scelto volutamente di man-
anno a 350.000 tonnellate/anno. Di tenere costante la produzione di rifiu-
fatto in base a tale previsione, sareb- ti urbani, si sono ritenuti rispettati gli
bero raggiunti gli obiettivi di riduzione obbiettivi di raccolta differenziata pre-
dei rifiuti biodegradabili (RUB) da av- fissati dal Piano regionale e si è data

395
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per certa la realizzazione e l’avvio degli dello smaltimento delle “eco balle”
impianti di incenerimento con recupe- stoccate dal 2001 ad oggi per le quali
ro di energia di Acerra entro il giugno si richiamano comunque le valutazioni
2009 e di Salerno entro il 2012. contenute nel paragrafo 10.6 del Pia-
La realizzazione di un ulteriore ince- no regionale di gestione rifiuti.
neritore di dimensioni paragonabili a Ulteriori valutazioni e scenari potreb-
quello di Salerno, nel medesimo spa- bero essere condotti nel caso si valu-
zio temporale, garantirebbe l’utilizzo tasse l’opportunità di uniformare gli
della discarica solo a valle dell’incene- obbiettivi di raccolta differenziati cam-
rimento. pani agli obiettivi nazionali previsti dal
La realizzazione di ulteriori impianti D.Lgs. n. 152/2006.
di incenerimento sarebbe a servizio

Raccolta Discarica
Anno Produzione RU Incenerimento
Differenziata o simile
2007 2.800.000 400.000 0 2.400.000

2008 2.800.000 550.000 0 2.250.000

2009 2.800.000 700.000 300.000 1.800.000

2010 2.800.000 980.000 600.000 1.220.000

2011 2.800.000 1.400.000 600.000 800.000


Tabella 13.30
Gestione dei rifiuti speciali 2012 2.800.000 1.400.000 1.050.000 350.000
in Campania, anni 2002-2005

Il quantitativo totale di rifiuti, da allo- Molto positiva, infine, la previsione, se


care a discarica o in siti di stoccaggio pur limitata, di una impiantistica de-
di eco balle nel periodo 2008-2012 in dicata al trattamento del percolato di
base a tali previsioni, si attesterebbe discarica presso i siti di discarica di Sa-
intorno a 6.000.000 tonnellate che tro- vignagno Irpino, San Tammaro e Terzi-
verebbero allocazione nei 3.800.000 gno. A tal riguardo è importante sot-
metri cubi delle discariche di Savigna- tolineare che dai dati MUD relativi alla
no Irpino, Sant’Arcagelo Trimonte, Na- produzione 2005-2006 la produzione
poli, San Tammaro e Terzigno e nelle di percolato di discarica (CER 19 07 03)
volumetrie da definire delle discariche si attesta in Campania tra le 300.000 e
di Serre, Caserta, Andretta e Terzigno le 400.000 tonnellate/anno.
(Cava Vitiello).

396
PARTE QUARTA
LE OPPORTUNITÀ DI AZIONE
STRUMENTI

Strumenti

14
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Strumenti
VAS
Raffaele Russo

EMAS
Gianluca Esposito

IPPC
Maria Rosaria Marchetti

INFORMAZIONE AMBIENTALE
Silvana Del Gaizo, Luigi Mosca

HANNO COLLABORATO
Savino Cuomo, Andrea Tafuro, Francesco Tartaglione

EDUCAZIONE AMBIENTALE
Antonio Carmine Esposito (Regione Campania, Assessorato Politiche Ambientali)
CAPITOLO 14 - Strumenti

VAS: VALUTAZIONE
AMBIENTALE STRATEGICA

La Valutazione ambientale strategica come un momento esterno e conclu-


(VAS), formalmente introdotta all’in- sivo rispetto alla programmazione, ma
terno dell’Unione europea con la Di- piuttosto come una procedura che af-
rettiva 2001/42/CE (Direttiva VAS) fianca l’elaborazione di P/P in tutte le
entrata in vigore il 21 luglio 2001, si fasi di elaborazione degli stessi e che,
riferisce alla valutazione degli effetti in corso d’opera, verifica la coerenza
di determinati Piani e Programmi (P/P) e la rispondenza delle azioni e degli
sull’ambiente. effetti rispetto agli obiettivi di sosteni-
Coerentemente con gli obiettivi di svi- bilità ambientale individuati.
luppo sostenibile delineati con le Stra- In tal senso va interpretata come uno
tegie di Lisbona e di Göteborg, la VAS strumento dinamico che, prevedendo
rappresenta uno strumento essenziale una procedura di monitoraggio dei
al fine di : P/P, consente la rivalutazione delle
• favorire iter trasparenti e parte- scelte di piano in funzione degli effetti
cipativi, per il previsto coinvolgi- rilevati.
mento sia delle amministrazioni Una VAS di successo è un processo at-
sia del pubblico tivo, partecipativo e di apprendimento
• integrare e valutare preventiva- sociale per tutte le parti. Le parti inte-
mente la componente ambientale ressate possono influenzare il proces-
all’interno delle politiche di piani- so decisionale e l’autorità preposta a
ficazione e programmazione del prendere le decisioni può aumentare
territorio la propria consapevolezza riguardo la
• fornire supporto alle decisioni e dimensione strategica del P/P.
alle scelte di pianificazione territo- In quest’ottica, la procedura di VAS
riale in funzione degli obiettivi di per i P/P deve essere tesa ai risultati
sostenibilità ambientale piuttosto che ridotta a un mero adem-
• comprendere e valutare gli effetti pimento burocratico/amministrativo.
ambientali determinati dalla rea- La VAS può diventare uno strumento
lizzazione di piani e programmi at- capace di informare riguardo gli aspet-
traverso le azioni di monitoraggio ti chiave delle conseguenze ambien-
degli stessi. tali di determinati piani e programmi
La VAS, sebbene sia esplicitamente attraverso un processo trasparente e
richiamata come strumento di valu- sistematico con il coinvolgimento di
tazione, non deve essere interpretata diverse istituzioni in una struttura co-

401
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mune. spongono l’integrazione degli aspetti
Il panorama normativo nazionale e ambientali negli atti di pianificazione e
regionale - che include sia disposi- programmazione - viene riassunto, in
zioni normative riferite alla Direttiva ordine cronologico, nella tabella 14.1.
2001/42/CE sia provvedimenti che di-

Normativa comunitaria
Direttiva 2001/42/CE del Parlamento
Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001
sull’ambiente
Gazzetta Ufficiale n. L 197 del 21/07/2001
Normativa nazionale
D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006
Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 - Norme in materia ambientale
Supplemento Ordinario n. 96
D. Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs.
Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 n. 152 del 3 aprile 2006, recante norme in materia
- Suppl. Ordinario n. 24/L ambientale
Normativa regionale
Delibera GR n. 421 del 12 marzo 2004 Approvazione disciplinare delle procedure di valutazione
Pubblicata nel BUR Campania n. 20 del 26 di impatto ambientale - valutazione d'incidenza,
aprile 2004 Screening, "sentito" - valutazione ambientale strategica
Legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004
Pubblicata nel BUR Campania 28 dicembre Norme sul governo del territorio
2004 Supplemento al n. 65
Informativa dell’Assessore all’Ambiente Obbligo di applicazione valutazione Ambientale
Pubblicata nel BUR Campania n. 9 del 7 strategica: Informativa Rif. Normativi: Direttiva 2001/42/
febbraio 2005 CE, pubblicate GUCE LR Campania n. 16/2004, articolo 47
Delibera GR n. 420 del 19 marzo 2005 Approvazione disciplinare procedure di Valutazione di
Pubblicata nel BUR Campania n. 24 del 2 Impatto Ambientale”. Modifiche e Integrazioni. Con
maggio 2005 allegato
Individuazione delle organizzazioni sociali, culturali,
Delibera n. 627 GR 21 aprile 2005
ambientaliste, economico-professionali e sindacali di cui
Pubblicata nel BUR Campania n. 26 del 16
all’articolo 20 della Legge regionale n. 16 del 22/12/2004
maggio 2006
(con allegato)
Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da
Delibera GR n. 834 del 11 maggio 2007 allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed
Pubblicata nel BUR Campania n. 33 del 18 urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli
giugno 2007 artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre
2004 "Norme sul governo del territorio" (con allegato)
Delibera GR n. 426 del 14 marzo 2008 Approvazione delle procedure di valutazione di impatto
Pubblicata nel BUR Campania n. 16 del 21 ambientale - valutazione d'incidenza, screening, "sentito",
aprile 2008 valutazione ambientale strategica
DPGRC n. 80 del 22 aprile 2008
Adeguamento del Comitato Tecnico per l’ambiente di cui
Tabella 14.1 Pubblicato nel BUR Campania n. 20 del 19
alla delibera di Giunta Regionale n. 426 del 14/03/2008
VAS: riferimenti normativi maggio 2008

Le fasi
La VAS, ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 allo stesso tempo, definiscono il
come modificato dal D.Lgs. n. 4/2008, quadro di riferimento per l’appro-
si applica ai Piani e ai Programmi: vazione, l’autorizzazione, l’area di
• che sono elaborati per la valutazio- localizzazione o comunque la re-
ne e gestione della qualità dell’aria alizzazione di opere o interventi i
ambiente, per i settori agricolo, cui progetti sono sottoposti a Valu-
forestale, pesca, energetico, indu- tazione di Impatto Ambientale
striale, trasporti, gestione dei rifiuti • per i quali si ritiene necessaria una
e delle acque, telecomunicazioni, Valutazione d’incidenza ai sensi
turismo, pianificazione territoria- dell’articolo 5 del DPR n. 357/1997
le o destinazione dei suoli e che, e smi.
402
CAPITOLO 14 - Strumenti
Per facilitare la lettura, si riportano di • la decisione attraverso la trasmis-
seguito alcune definizioni tratte dai sione della proposta di Piano e del
suddetti riferimenti normativi nazio- Rapporto ambientale, insieme con
nali: il parere motivato e la documen-
• autorità competente «…..la pub- tazione acquisita nell'ambito della
blica amministrazione cui compe- consultazione, all’autorità proce-
te l'adozione del provvedimento dente e/o proponente il P/P
di verifica di assoggettabilità, l'ela- • l’informazione della decisione fi-
borazione del parere motivato, nel nale mediante la pubblicazione
caso di valutazione di piani e pro- nella Gazzetta ufficiale o nel Bol-
grammi» lettino ufficiale della Regione
• autorità procedente «…..la pub- • il monitoraggio, effettuato avva-
blica amministrazione che elabora lendosi del sistema delle Agenzie
il piano o programma soggetto alle ambientali, finalizzato ad assicu-
disposizioni del presente decreto, rare il controllo degli impatti si-
ovvero nel caso in cui il soggetto gnificativi sull'ambiente derivanti
che predispone il piano, program- dall'attuazione dei P/P approvati.
ma sia un diverso soggetto pubbli- Il documento fondamentale della
co o privato, la pubblica ammini- procedura di VAS, che assume un’im-
strazione che recepisce, adotta o portanza decisiva per l’efficacia della
approva il piano o programma» stessa, è il Rapporto ambientale, con il
• proponente «…..il soggetto pub- quale deve essere effettuata una stima
blico o privato che elabora il piano attendibile di tutti gli effetti prodotti
o programma soggetto alle dispo- sull’ambiente dalle azioni di Piano, ri-
sizioni del suddetto decreto». costruendo le relazioni con la situazio-
L’autorità procedente, contestualmen- ne iniziale.
te al processo di formazione del P/P, In riferimento a quanto sopra esposto,
avvia la procedura di VAS che com- il Rapporto ambientale nel corso delle
prende: diverse fasi del processo di formazione
• lo svolgimento di una verifica di as- del Piano:
soggettabilità che si conclude con • acquisisce lo stato e le tendenze
l’emissione di un provvedimento evolutive dei sistemi naturali e
da parte dell’autorità competen- antropici, restituendo un quadro
te che esclude o meno il P/P dalla conoscitivo complessivo delle loro
VAS sulla base della significatività interazioni a supporto del proces-
degli impatti sull’ambiente prodot- so decisionale (analisi del conte-
ti dalla loro attuazione sto)
• l’elaborazione del Rapporto am- • assume gli obiettivi di sostenibilità
bientale, redatto in conformità ambientale, territoriale e sociale,
alle previsioni di cui all' articolo di salubrità e sicurezza, di quali-
13 e riferito ai contenuti previsti ficazione paesaggistica e di pro-
dall’Allegato VI del citato Decreto tezione ambientale stabiliti dalla
• lo svolgimento di consultazioni normativa e dalla pianificazione
mediante forme di informazione e sovraordinata, nonché gli obiettivi
partecipazione delle amministra- e le scelte strategiche fondamen-
zioni e del pubblico nella procedu- tali che l'Amministrazione proce-
ra di VAS dente intende perseguire con il
• la valutazione del rapporto am- Piano (definizione degli obiettivi)
bientale e degli esiti delle con- • valuta, anche attraverso modelli
sultazioni, svolta dall’autorità di simulazione, gli effetti sia delle
competente attraverso attività politiche di salvaguardia sia degli
tecnico-istruttorie, che si conclu- interventi significativi di trasfor-
dono con l’espressione di un pare- mazione del territorio previsti dal
re motivato Piano, tenendo conto delle possi-

403
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
bili alternative (individuazione de- singole previsioni che delle misure
gli effetti del Piano) e delle azioni funzionali al raggiun-
• individua le misure atte a impe- gimento delle condizioni di soste-
dire gli eventuali effetti negativi nibilità indicate, tra cui la conte-
ovvero quelle idonee a mitigare, stuale realizzazione di interventi
ridurre o compensare gli impatti di mitigazione e compensazione
delle scelte di Piano ritenute co- (valutazione di sostenibilità)
munque preferibili, sulla base di • definisce, nei casi specifici indi-
una metodologia di prima valuta- viduati, i fattori di pressione e gli
zione dei costi e dei benefici per indicatori necessari ai fini della va-
un confronto tra le diverse possi- lutazione quantitativa e della pre-
bilità (localizzazioni alternative e disposizione di un sistema di mo-
mitigazioni) nitoraggio degli effetti del Piano,
• illustra in una dichiarazione di sin- con riferimento agli obiettivi ivi
tesi le valutazioni in ordine alla so- definiti ed ai risultati prestazionali
stenibilità ambientale e territoriale attesi (monitoraggio degli effetti).
sia dei contenuti dello strumento È proprio su questo documento, nel
di pianificazione, con l'eventuale quale si concretizza la procedura di
indicazione delle condizioni, an- VAS, che l’autorità competente espri-
che di inserimento paesaggistico, me il proprio parere motivato.
cui è subordinata l'attuazione di

Le procedure in Campania
In Campania, con Deliberazione di gettabilità e formulare il parere di
Giunta regionale n. 426 del 14 marzo compatibilità ambientale
2008, “Approvazione delle procedure • monitoraggio.
di valutazione di impatto ambientale, I compiti dei Tavoli tecnici sono:
valutazione di incidenza, screening, • verificare la completezza della
"sentito", valutazione ambientale stra- documentazione prodotta e la
tegica”, viene individuata nel Comitato rispondenza delle informazioni
(1) Regione Campania AGC 05 Settore tecnico per l’ambiente (CTA)1 l’autorità fornite con quanto richiesto dal-
Tutela dell’Ambiente Servizio VIA-VAS
competente che esprime il proprio pa- la normativa vigente e richiedere
rere di compatibilità ambientale sulla eventuali richieste di integrazioni
base di relazioni riassuntive dell’esame • procedere all’istruttoria delle
della proposta di P/P e del Rapporto istanze in ordine strettamente cro-
ambientale, elaborate dai Tavoli tecni- nologico di presentazione al proto-
ci istituiti con la stessa Deliberazione. collo, con particolare riferimento
La suddetta Deliberazione individua la al quadro programmatico del rap-
figura del Direttore generale dell’Agen- porto ambientale presentato dai
zia regionale protezione ambientale proponenti, alla congruenza della
della Campania (Arpac), o un suo dele- pianificazione e programmazione
gato, quale componente del CTA e dei con il regime vincolistico e norma-
Tavoli tecnici e definisce i compiti dei tivo di riferimento e alla correttez-
predetti organi. za delle analisi delle componenti
I compiti del CTA sono: ambientali
• esaminare e verificare il rapporto • procedere in ordine strettamen-
ambientale te cronologico di presentazione
• verificare le consultazioni delle al protocollo all’istruttoria delle
autorità e del pubblico e relativa richieste di assoggettabilità alla
informazione procedura di VAS
• esprimersi sulla verifica di assog- • redigere apposita relazione rias-

404
CAPITOLO 14 - Strumenti
suntiva delle risultanze dell’esame di norme tecniche rivolte a una pianifi-
delle proposte di pianificazione o cazione territoriale spesso poco soste-
programmazione, sulla base della nibile per l’ambiente e il loro caparbio
quale il Comitato tecnico per l’am- mantenimento per volontà o inerzia,
biente formulerà il parere di com- nonché il ricorso al finanziamento
petenza. pubblico per rispondere a esigenze
Inoltre, Arpac svolge, parallelamente produttive (prevalentemente per fini
alle attività di istruttoria e in regime di occupazionali), senza particolari at-
collaborazione istituzionale, attività di tenzioni per l’ambiente, ha certamen-
supporto ai soggetti proponenti i P/P, te rallentato l’iter della VAS.
finalizzata alla definizione dei conte- Oggi, la forte spinta impressa dai prin-
nuti, della portata e del livello di det- cipi di sviluppo sostenibile e dai suoi
taglio delle informazioni da includere metodi e strumenti applicativi sta por-
nel Rapporto ambientale, nonché alla tando le amministrazioni pubbliche,
individuazione degli indicatori da adot- come si evidenzia nella figura 14.1,
tare nel piano di monitoraggio. ad adottare sempre maggiormente la
Chi da tempo si interessa di procedure VAS per garantire la compatibilità am-
di valutazione sa bene che il percorso bientale di P/P nelle accezioni "natura-
affrontato dalla VAS e dai suoi sosteni- listico-ecosistemica" e "paesaggistico-
tori non è stato dei più facili. L’insieme culturale".

Figura 14.1
Numero attivazioni di procedure VAS
per provincia, 2005-2008

L’analisi dei dati2 mostra un incremen- predominanza è da attribuire princi- (2) Elaborazione Arpac da attività di
supporto al CTA
to annuale del numero di istanze pre- palmente a due fattori contingenti.
sentate, presso il Servizio regionale Da una parte, prima dell’entrata in vi-
VIA-VAS, per le province di Salerno, gore del D.Lgs. n. 152/2006 e smi, che
Napoli e Caserta mentre un decre- ha disciplinato la verifica di assogget-
mento a partire dall’anno 2007 per le tabilità, l’unico riferimento normativo
province di Benevento e di Avellino. di recepimento e attuazione della Di-
Le procedure di VAS attivate sono rela- rettiva 42/2001/CE era rappresentato
tive a diverse tipologie di Piani come si dall’articolo 47 della Legge regionale
evince dalla figura 14.2. n. 16/2004, il quale, indistintamen-
Il grafico evidenzia che la maggiore te, prevedeva l’assoggettabilità alla
percentuale di Piani, per i quali si ri- procedura di VAS per tutti i Piani ter-
chiede il parere di compatibilità am- ritoriali di settore e i Piani urbanistici
bientale, è rappresentato dai Piani ur- senza tener conto dell’esclusione per
banistici attuativi (PUA) e dalle Varianti quelli che determinano l’uso di piccole
agli strumenti urbanistici vigenti. Tale aree a livello locale e per le modifiche

405
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
minori. (PUC) risultano contenute le attivazio-
Dall’altra, le amministrazioni comuna- ni di procedure VAS in quanto, sino ad
li avendo strumenti di pianificazione oggi, non si registrano approvazioni
(PRG o PDF) datati e di conseguenza dei Piani territoriali di coordinamento
non sottoposti a VAS, sono state obbli- provinciale, la cui entrata in vigore de-
gate all’applicazione della procedura termina, ai sensi della Legge regionale
di VAS anche per i Piani attuativi e le n. 16/2004, i tempi entro i quali le am-
Varianti minori del proprio strumento ministrazioni comunali dovranno ot-
urbanistico vigente. temperare alla adozione dei loro PUC.
Infine, per i Piani urbanistici comunali

Figura 14.2
Tipologie di Piani sottoposti a
procedure di VAS, 2005-2008

406
CAPITOLO 14 - Strumenti

EMAS: ECO MANAGEMENT


AND AUDIT SCHEME

Il Sistema comunitario di ecogestione sistematica attenzione alle problema-


e audit EMAS (Eco Management and tiche ambientali, oltre che di un og-
Audit Scheme) è un sistema ad adesio- gettivo e attendibile impegno verso la
ne volontaria per le imprese e le orga- prevenzione e il miglioramento conti-
nizzazioni che vogliono impegnarsi a nuo.
valutare i propri impatti ambientali e La Dichiarazione ambientale è un do-
a ridurli. Esso è stato istituito dalla Co- cumento redatto annualmente, al
munità europea nel 1993 e sottoposto fine di comunicare a tutti i portatori
a successive revisioni. di interesse le proprie prestazioni am-
Lo scopo di EMAS è promuovere mi- bientali, nonché il loro andamento nel
glioramenti continui delle prestazioni tempo. Al sistema aderiscono gli Stati
ambientali delle organizzazioni di tutti membri della Unione europea e quelli
i settori, attraverso le seguenti azioni: dello spazio economico europeo.
• l'introduzione e l'attuazione da Per le organizzazioni che adottano una
parte delle organizzazioni di siste- politica ambientale corretta e "attiva",
mi di gestione ambientale è consentito, da una parte, di preve-
• la valutazione obiettiva e periodi- nire episodi che possano ostacolare i
ca di tali sistemi processi produttivi o incorrere a san-
• la formazione e la partecipazione zioni penali e civili, dall'altra, di sfrut-
attiva dei dipendenti delle orga- tare tutti i vantaggi competitivi che un
nizzazioni corretto approccio a questo tema può
• l'informazione del pubblico e delle consentire.
altre parti interessate. Una politica ambientale impostata
EMAS ha come prerequisito il rispet- sulla volontarietà è il presupposto
to della normativa ambientale appli- per superare il principio limitativo del
cabile. Da un lato, fornisce alle orga- command and control finora adottato
nizzazioni uno strumento di gestione e portare a una maggiore responsa-
dell'impatto ambientale, e dall’altro bilizzazione e impegno da parte del-
permette alle autorità di controllo e le imprese. La finalità, ampiamente
ai cittadini di riconoscere e valutare riproposta dal nuovo Regolamento
l’impegno profuso in questa direzione, EMAS II (Regolamento CEE n. 761/01),
grazie all’utilizzo del logo EMAS e alla è quella di attivare un miglioramento
Dichiarazione ambientale. delle prestazioni ambientali secon-
Il logo è garanzia di una pianificata e do tempi e criteri che dipendono più

407
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dalle pressioni di natura competitiva vede il miglioramento continuo, si va
che dalle prescrizioni normative. Il no- avanti verso una ulteriore revisione
tevole potenziale di EMAS è emerso EMAS III. Infatti il 16 luglio 2008, dopo
soprattutto negli ultimi cinque anni di circa 2 anni di attesa, il percorso per
attuazione, in quanto ha portato al mi- la revisione del regolamento vigente
glioramento continuo dell'immagine e ha raggiunto il primo obiettivo: l’ap-
del prestigio ambientale, nonché alle provazione da parte della Commissio-
innovazioni dei prodotti e dei proces- ne europea della proposta di testo da
si che scaturiscono dal miglioramento inoltrare alle Istituzioni europee, per
delle performance ambientali. concludere l’iter approvativo prima
In tal modo sono emersi notevoli van- della definitiva adozione in Consiglio.
taggi per le imprese, sia nell'aumento Il processo di revisione introdurrà,
della competitività che nell'accresci- come illustrato in queste pagine, al-
mento della fiducia verso l'esterno, dal cuni significativi miglioramenti, pur
momento che la certificazione diventa restando aderente allo schema iniziale
un riconoscimento pubblico dell'impe- che lo ha visto basarsi su un consoli-
gno assunto per l'ambiente. dato sistema gestionale per ribadirne
Difatti, con l’attuale Regolamento in sostanza e credibilità. Da una parte
vigore, si estende il campo di applica- la Commissione intende riaffermare
zione non più al solo "sito", ma a tutti i principi di eccellenza di questo stru-
i settori, anche non produttivi, che vo- mento di politica ambientale anco-
gliono migliorare le proprie prestazio- ra ritenuto valido, dall’altra si pone
ni ambientali complessive, e che sono l’obiettivo di facilitare l’adesione del-
definiti "organizzazioni". Tra questi le organizzazioni affinché un numero
anche le amministrazioni pubbliche sempre più elevato di partecipanti allo
possono utilizzare questo strumento schema possa contribuire significativa-
per integrare lo sviluppo e le esigenze mente al miglioramento dell’ambiente
di pianificazione territoriale. nella Ue.
Tuttavia, poiché il Regolamento pre-

I vantaggi dell’adesione
L’adesione al regolamento EMAS da dipendenti e della loro partecipa-
parte di una organizzazione, oltre ad zione, con conseguente riduzione
attenuare gli impatti ambientali e pro- delle conflittualità interne
durre un miglioramento dell'immagi- • la creazione di un rapporto di
ne aziendale, può comportare tutta maggiore fiducia con gli organismi
una serie di benefici di tipo econo- preposti al controllo ambientale e
mico, organizzativo e amministrativo, con quelli che rilasciano le autoriz-
con ancora maggiori prospettive per il zazioni
futuro dato l'impegno delle istituzioni • la riduzione delle probabilità di
a sostegno dell'iniziativa. eventi che possono arrecare dan-
Di seguito, sono elencati alcuni dei be- no all'ambiente
nefici che si possono avere con l'ade- • maggiori garanzie in termini di
sione ad EMAS: certezza del rispetto delle norma-
• la riorganizzazione interna e con- tive ambientali
seguente crescita dell'efficienza • la crescita delle conoscenze tecni-
• la riduzione dei costi a seguito di co-scientifiche e il loro uso per il
una razionalizzazione nell'uso del- miglioramento continuo delle pre-
le risorse e nell'adozione di tecno- stazioni ambientali
logie più pulite • la riduzione del carico burocratico
• la crescita della motivazione dei (corsie preferenziali)

408
CAPITOLO 14 - Strumenti
• maggiori garanzie di accesso ai fi- no di ogni sito. Il risultato dell’analisi
nanziamenti per le piccole impre- condotta ha portato a un bilancio eco-
se nomico positivo, legato principalmen-
• l'incremento del valore patrimo- te alla diminuzione di:
niale per la garanzia di una cor- • acqua approvvigionata
retta gestione ambientale che ne • rifiuti prodotti e relativa ottimizza-
esalta la valutazione. zione delle materie prime impie-
L’esperienza delle organizzazioni euro- gate nei processi
pee che hanno implementato un Siste- • consumi energetici
ma di gestione ambientale aderendo • emissioni atmosferiche inquinan-
ad EMAS già dal 1995, ha permesso di ti.
valutare gli effetti ambientali all’inter-

Le registrazioni in Campania
Negli ultimi anni il processo di ade- zazioni attualmente iscritte al registro
sione allo schema comunitario EMAS EMAS, come si evince dal confronto
da parte delle organizzazioni della delle figure 14.3 e 14.4. Questo dato
Campania ha vissuto un momento di è facilmente comprensibile, tenendo
crescita, seguendo il trend nazionale conto del fatto che molte organizzazio-
che continua a mantenersi positivo. A ni, una volta ottenuta la registrazione,
fronte di 959 organizzazioni registrate non sempre decidono di mantenerla
in Italia alla fine del 2008, ben 59 - pari nel corso degli anni per diversi moti-
al 6% del totale nazionale - sono state vi, economici e gestionali. Non è raro,
effettuate in Campania. per determinati tipi di organizzazioni,
Da notare che, negli ultimi due anni, manifestare uno scarso interesse agli
il numero di registrazioni ottenuto per aspetti ambientali, e quindi al “mante-
organizzazioni campane è quasi rad- nimento”, dopo avere ottenuto incen-
doppiato, potendo contare 20 iscri- tivi grazie al marchio EMAS.
zioni al registro EMAS sia nel 2007 che A discapito della tendenza nazionale,
nel 2008, dato che situa la Campania in Campania non vi è alcuna ammini-
al quarto posto in Italia per numero di strazione pubblica registrata e la pro-
organizzazioni registrate. mozione di EMAS potrebbe essere la
Come si evince dalle figure seguenti, prossima sfida, in modo da incremen-
la provincia di Napoli vanta il numero tare un settore che è anche punto di ri-
di registrazioni maggiore, seguita da ferimento per i cittadini e le industrie.
quella salernitana, mentre sembrano Riguardo alla sezione del Regolamen-
andare più a rilento le altre province, to EMAS per gli APO (Ambiti produttivi
come quella di Caserta con sole 6 or- omogenei) definiti come una o l'unio-
ganizzazioni registrate all’attivo. ne di più zone industriali, o a prevalen-
I settori più attenti alle certificazioni za industriale, delimitate e in cui siano
ambientali sono quello edile (9 orga- individuabili specifici settori di attività
nizzazioni), della carta (8 organizza- o parti di filiere produttive, è impor-
zioni) ed ecologico (6 organizzazioni), tante segnalare come diverse organiz-
mentre quello alimentare appare non zazioni nel Distretto conciario di Solo-
decollare, nonostante la grande tradi- fra (AV) sono attualmente impegnate
zione e il grande numero di aziende in percorsi certificativi (o di passaggio
presenti in Campania. ISO 14001-EMAS) che potrebbero por-
Il numero totale di registrazioni con- tarle all'ottenimento della registrazio-
seguite nel corso degli anni non cor- ne EMAS.
risponde a quello di effettive organiz-

409
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 14.3
Distribuzione delle organizzazioni
registrate EMAS per regione

Figura 14.4
Organizzazioni registrate EMAS in
Campania, 2004-2008

Figura 14.5
Organizzazioni registrate EMAS per
provincia, 2008

410
CAPITOLO 14 - Strumenti

Figura 14.6
Organizzazioni registrate EMAS in
Campania per settore, 2004-2008

411
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

IPPC:
INTEGRATED POLLUTION
PREVENTION AND CONTROL

L’Autorizzazione integrata ambienta- integrate dell’inquinamento”, che con-


le (AIA) rappresenta uno strumento sidera la prestazione globale dell’im-
strategico ai fini della prevenzione e pianto nei confronti dell’ambiente. Le
riduzione integrate dell’inquinamen- autorizzazioni AIA devono tener conto
to. Sono soggetti al rilascio dell’Auto- delle emissioni in aria, degli scarichi in
rizzazione integrata ambientale gli im- acqua, delle emissioni al suolo, della
pianti elencati nell’allegato 1 del D.Lgs. produzione di rifiuti, dell’impiego di
n. 59/2005 che modifica il precedente materie prime, dell’efficienza ener-
D.Lgs. n. 372/1999 e recepisce inte- getica, del rumore, della prevenzione
gralmente la Direttiva europea 96/61/ degli incidenti e, infine, della gestione
CE, nota come direttiva IPPC (Integra- dei rischi.
ted Pollution Prevention and Control). Il Parlamento europeo ha emesso, il
L’AIA deve contenere prescrizioni sul 15 gennaio 2008, la Direttiva 2008/1/
controllo delle emissioni che indichino CE che aggiorna la precedente relati-
i metodi da usare, le frequenze di mi- vamente ai nuovi impianti, alla temati-
surazione, le procedure di valutazione, ca dei rifiuti e alle modalità di rilascio
le modalità di trasmissione alle com- dell’AIA e ribadisce la prevenzione e
petenti autorità dei dati e la pubblica- riduzione integrate dell’inquinamento
zione e trasparenza degli stessi. come fattori importanti per raggiunge-
La tradizionale visione settoriale del re un equilibrio più sostenibile tra atti-
sistema autorizzatorio lascia il posto a vità umane e sviluppo socioeconomi-
un sistema di valutazione integrato, fi- co, tra risorse e capacità rigenerativa
nalizzato alla “Prevenzione e riduzione della natura.

Le finalità della Direttiva IPPC


L’attenzione del valutatore non è più iniziativa economica con la salvaguar-
incentrata sulle tecnologie di abbatti- dia dei fattori ecologici.
mento, ma si sposta sulla prevenzione, All’articolo 1, la Direttiva 96/61/CE
promuovendo la compatibilità della enuncia gli obiettivi:
412
CAPITOLO 14 - Strumenti
• evitare o comunque, ove ciò non A tale scopo sono stati prodotti docu-
sia possibile, ridurre le emissioni menti tecnici, denominati “BRef” (Re-
(scarichi diretti di un inquinante in ference Douments sulle BAT), che defi-
aria o nell’acqua; indiretti, da fonti niscono, sulla base di studi di settore,
puntiformi o diffuse) quali siano da considerarsi le “migliori
• privilegiare la prevenzione e la mi- tecniche disponibili”; sono state pro-
nimizzazione dell’inquinamento mulgate con decreti linee guida set-
alla fonte toriali e generali, al fine di assicurare
• evitare la produzione dei rifiuti, lo scambio di informazioni tecnologi-
ovvero, ove ciò non sia possibile, che; è stato istituito l’inventario INES
provvedere al recupero degli stes- (Inventario nazionale delle emissioni e
si o allo smaltimento nel modo loro sorgenti), al fine di realizzare l’In-
meno impattante sull’ambiente ventario delle emissioni dei principali
• assicurarsi che siano adottate le impianti; l’Osservatorio IPPC (attivato
misure necessarie per prevenire attualmente allo stato di prototipo) al
gli incidenti ed eliminarne le con- fine di garantire lo scambio di informa-
seguenze. zioni sull’applicazione della direttiva a
Il rilascio delle AIA si basa sul crite- livello comunitario; è stato predispo-
rio delle Migliori tecniche disponibili sto il nuovo modello MUD (Modello
(MTD) - in inglese Best available tech- unico di dichiarazione ambientale).
niques (BAT) - ovvero delle tecniche L’iter amministrativo è completato dal-
più efficaci per ottenere un elevato le attività di controllo, anello indispen-
livello di protezione dell’ambiente nel sabile della catena degli adempimen-
suo complesso. Infatti la normativa ti finalizzati ad attuare con coerenza
IPPC non fissa Valori limite di emis- le normative ambientali. Il controllo
sione (VLE) predeterminati e uguali è assegnato dal già citato D.Lgs. n.
per tutti gli impianti, ma determina le 372/1999 al sistema delle agenzie am-
principali sostanze inquinanti, famiglie bientali, che acquistano così un valore
o categorie di sostanze, di cui si deve strategico nella verifica dell’attuazione
tener conto per stabilire i valori limite delle prescrizioni contenute nell’auto-
di emissione in relazione all’applica- rizzazione integrata ambientale e, in
zione di una specifica BAT. I Valori limi- particolare, dell’efficacia del Sistema di
te, quindi, non sono valori assoluti, ma monitoraggio delle emissioni (SME), in
derivati dal grado di efficienza della cui ruolo centrale è assunto dal gesto-
tecnologia disponibile: è l’applicazione re dell’impianto attraverso il sistema di
del concetto di compatibilità economi- autocontrollo. Il monitoraggio è quin-
ca, più volte ripreso nella “direttiva di una BAT fondamentale di gestione
IPPC”. Pertanto l’Autorità competente, dell’impianto, in quanto consente la
nell’individuare le BAT e i valori limite verifica di conformità e il controllo del-
di emissione di un impianto, dovrà te- le prestazioni tecniche dell’impianto,
ner conto anche della fattibilità econo- favorisce l’implementazione dell’in-
mica, oltre che tecnica, dell’ammoder- ventario delle emissioni, la pianifica-
namento proposto, nonché dei relativi zione dei miglioramenti dell’efficienza
costi e benefici. e dei processi di negoziazione.

Le opportunità di azione per uno


sviluppo sostenibile
Attraverso il procedimento IPPC, la nella definizione dei processi produtti-
pubblica amministrazione (PA) può vi e aspirare, quindi, al raggiungimen-
ottenere un maggiore coinvolgimento to di un più alto grado di protezione
413
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dell’ambiente. Per l’impresa, un’unica grado, infine, di esemplificare le mo-
autorizzazione ambientale sostituti- dalità di controllo indiretto degli effetti
va di tutte le precedenti, rappresenta dell’attività economica sull’ambiente.
innegabili vantaggi di semplificazione Si riportano, a titolo esemplificativo,
dei percorsi burocratici, di possibilità alcuni indicatori di valutazione delle
di accesso ai fondi comunitari, di in- prestazioni di impianto, utili per la va-
staurazione di un miglior rapporto con lutazione dell’impatto sull’ambiente di
la pubblica amministrazione: il percor- attività produttive:
so autorizzatorio non si fonda, infatti, • Indicatori di impatto: capacità
su scelte e decisioni imposte unilate- produttiva (quantità di prodotto in
ralmente dall’alto, ma su procedure un anno); flussi riferiti al prodotto
concordate tra PA e impresa, su pro- versato a magazzino (quantità ma-
poste dell’impresa stessa. teria prima pericolosa/quantità di
Tale processo è una sfida sia per versato a magazzino del prodotto
l’azienda che per la pubblica ammini- finale: questo valore fornisce i dati
strazione: quest’ultima deve essere in sul consumo medio effettivo di
grado di superare la tipica razionalità versato a magazzino, quindi, mag-
“procedurale” (una richiesta è autoriz- giore è il valore dell’indicatore e
zabile se tutti i passi formali risultano maggiore sarà l’impatto o il rischio
debitamente espletati e certificati) per ambientale); emissione di sostan-
passare a una razionalità “sperimenta- ze pericolose (CO emessa dalla
le”, basata sulla ricerca della corretta combustione)
soluzione attraverso forme di parte- • Indicatori di consumo di risorse:
cipazione e di dialogo costruttivo con consumo di energia elettrica o di
i destinatari dei provvedimenti. Le energia termica (considerando
aziende sono chiamate a operare non i consumi globali dell’impianto,
soltanto al fine di “dimostrare” ma l’indicatore permette di costruire,
anche al fine di “fare”. In tale quadro sulla base di dati annuali, trend di
le Agenzie ambientali, nel ruolo isti- andamento, di individuare le inef-
tuzionale di supporto tecnico scien- ficienze e mirare le azioni di inter-
tifico alle amministrazioni nazionali vento); impiego di fonti combusti-
e regionali, sono chiamate a svolgere bili (permette di misurare l’impatto
una funzione centrale nel processo di energetico dello stabilimento e di
adeguamento tecnologico del sistema stimare la presenza massiccia di
produttivo e di adozione delle migliori alcuni inquinanti emessi); produ-
tecniche disponibili. zione di energia rinnovabile (quo-
Per pervenire alla decisione perse- ta percentuale di energia prodotta
guendo gli obiettivi posti dal processo da fonti rinnovabili sull’energia
avviato con la normativa IPPC, occorre totale); consumo effettivo per-
dare una risposta ad alcune domande centuale di acqua (esprime la per-
fondamentali: qual è la migliore op- centuale di risorsa effettivamente
zione per l’ambiente? quale il miglior consumata); rapporto di riciclo
investimento in termini economici? e, (quantifica la capacità di riutilizza-
infine, l’opzione scelta è economica- re, mediante riciclo, le acque re-
mente percorribile per il settore? La flue al proprio interno); produzio-
verifica dell’efficacia delle azioni e delle ne di residui per unità di prodotto
scelte sarà successivamente affidata a (permette di confrontare la quan-
indicatori di performance ambientale, tità di rifiuti prodotti, indipenden-
opportunamente individuati in base a temente dalla capacità produttiva
caratteristiche di semplicità e misura- dell’impianto); destinazione dei
bilità e idonei a identificare priorità residui (fotografa la destinazione
di intervento, evidenziare i risultati dei rifiuti permettendo di valutare
ambientali, valutare il contributo alla possibili recuperi/riutilizzi).
conservazione del sito produttivo; in

414
CAPITOLO 14 - Strumenti

Attuazione della Direttiva IPPC:


il contesto nazionale
Fare il punto sull’attuazione della Di- zazioni pre-IPPC. Per i rimanenti 1.479
rettiva IPPC a livello nazionale è reso impianti, alla stessa data, non sono
difficile dalla molteplicità e disomo- state rilasciate o rivedute le relative
geneità delle autorità competenti sul autorizzazioni. Al 1 maggio 2008, quin-
piano nazionale - che sono deputatie di, risulta completato l’iter istruttorio
a fornire i dati - e dal ritardo nell’at- per circa il 73% degli impianti esisten-
tivazione dell’Osservatorio IPPC, ad ti: dato, questo, non in grado di esplici-
oggi disponibile solo come prototipo, tare il diversificato stato di attuazione
e che dovrebbe divenire a breve utile a livello regionale.
strumento per la raccolta e diffusione Nel merito della fase istruttoria, le
delle informazioni. Ulteriore criticità è principali criticità sono riferibili a una
riferibile alle carenze informative sul non esaustiva documentazione tecni-
contesto territoriale e ambientale, i cui ca allegata dalle aziende alla domanda
dati dovrebbero pervenire attraverso i di autorizzazione, in particolare per
Sistemi Informativi, sia territoriali che quanto attiene il sistema di monito-
ambientali. raggio delle emissioni, le modalità di
Alcuni dati, pertanto, sono disponibili autocontrollo e le relative forme di
soltanto in forma aggregata e aggior- comunicazione; nonché una genera-
nati al 1 maggio 2008: risultano (fon- lizzata difficoltà istruttoria generata
te Ispra) complessivamente in Italia dalla complessità tecnica della stessa,
5.481 impianti esistenti in esercizio: a fronte di ridotti tempi a disposizione
di questi, per 4.002 impianti esistenti e di modalità procedurali non omoge-
sono state concesse 3.934 nuove au- nee.
torizzazioni e riesaminate 68 autoriz-

Attuazione della Direttiva IPPC:


il contesto regionale
Per quanto attiene specificamente la La Regione Campania, con DGR n.
regione Campania, una stima sinteti- 62/2007, a modifica e integrazione
ca, elaborata nel 2004 da Ispra su dati della precedente DGR n. 3582/2002,
Istat, valutava la presenza in regione assegna le funzioni di Autorità com-
di 287 impianti esistenti ricadenti nel- petente ai cinque Settori provinciali
la normativa IPPC, a fronte di 7.000 regionali e all’Area 05 “Ecologia, tu-
impianti “IPPC” complessivi stimati tela ambiente, ciclo integrato acque,
in Italia: il dato complessivo nazio- Protezione civile” dell’Assessorato alle
nale del 2008, pari a 5.481 impianti politiche ambientali, con funzioni di
esistenti, indica una riduzione di tale indirizzo e coordinamento.
stima di circa il 20% che, applicato alla La Regione ha inoltre dato attuazione
Campania, farebbe passare la stima a convenzioni con le Università per
del numero di impianti “IPPC” esisten- dotare i Settori provinciali del sup-
ti in Campania da 287 a circa 230. Ar- porto tecnico-scientifico allo svolgi-
pac non dispone, allo stato attuale, del mento dell’istruttoria e valutazione
dato relativo al numero di domande di delle istanze e, inoltre, ha istituito una
AIA presentate all’autorità competen- commissione regionale di valutazione
te. I dati disponibili sono illustrati, nel integrata ambientale per garantire i
dettaglio nella tabella 14.2. rapporti istruttori.
415
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Arpac, in base all’articolo 11 del D.Lgs. cedendo ora all’avvio delle conferenze
n. 59/2005, ha il compito di accertare, di servizio.
secondo quanto previsto e program- Le criticità riscontrate non si discosta-
mato nell’autorizzazione, il rispetto no molto da quelle nazionali: tempi di
delle condizioni delle AIA; la regolari- istruttoria troppo brevi rispetto alla
tà degli autocontrolli, sia in termini di complessità di analisi; una non omo-
SME, sia per quanto attiene il rispetto geneità organizzativa e procedurale
dei VLE; l’ottemperanza da parte del e, nel merito tecnico, carenze nella
gestore degli obblighi di comunicazio- documentazione presentata dalle
ne. L’Agenzia riveste quindi un ruolo aziende (descrizione non esaustiva del
fondamentale nelle attività di control- ciclo produttivo, dei flussi di materie
lo e, per le caratteristiche assegnate in ingresso e in uscita, dei sistemi di
dalla norma all’autorizzazione am- abbattimento; non ottimale gestione
bientale integrata, già nella fase istrut- dei rifiuti e trattamento delle acque
toria. Infatti, pur in assenza di conven- meteoriche di dilavamento e delle ac-
zione, tutti i Dipartimenti provinciali que reflue; inadeguatezza o assenza
Arpac sono da tempo impegnati, con i del Piano di monitoraggio; descrizione
tecnici dei rispettivi Servizi territoriali, non dettagliata del contesto; assenza
nell’esame istruttorio delle istanze tra- di valutazione degli impatti sulle ma-
smesse dai Settori provinciali e nella trici delle emissioni inquinanti; caren-
partecipazione alle Conferenze di ser- za di documentazione relativamente ai
vizio indette per l’esame della bozza processi lavorativi e ai sistemi di sicu-
di rapporto istruttorio preliminare al rezza).
rilascio dell’AIA. I dati di dettaglio sono Nella tabella 14.2 si riportano i dati,
riportati nella tabella 14.1. in possesso dei Servizi territoriali dei
Da questi si rileva che l’iter per il rila- cinque Dipartimenti provinciali Arpac,
scio dell’AIA ha uno stato di avanza- per un quadro riepilogativo dello sta-
mento della fase istruttoria molto dif- to di attuazione della Direttiva IPPC in
ferenziato nelle diverse province, con Campania.
la provincia di Napoli in cui si sta pro-

Numero
domande AIA
Dipartimento Numero
Numero di impianti, presentate
provinciale istruttorie
per categoria di attività industriale e categoria IPPC e istruttorie
Arpac Arpac
avviate (dato
noto ad Arpac)
n. 4: Metalli non ferrosi , cat. 2.5.b
n. 6: Rifiuti non pericolosi , cat. 5.3 In corso: n. 5
n. 1: Produzione vetro , cat. 3
AVELLINO n. 1: Produzione laterizi, cat. 3 Concluse: n. 16 n.n.
n. 1: Ind. alimentare e del latte (macellazione ), cat. 6.4 a
n. 2: Trattamento superf. metalli , cat. 2.6 TOTALE = n. 21
n. 1: Imp. trattamento e trasformaz. , cat.6.4
n. 1: cat. 3.1/3.5
n. 3: cat. 6.4b
n. 3 : cat. 2.3c
In corso: n. 10
n. 2: cat. 6.6 c
n. 1 : cat. 1.1
Concluse: n. 6
BENEVENTO n. 1 : cat. 2.1 n.n.
n. 1 : cat. 2.5b
n. 1 : cat. 6.6 a
TOTALE = n. 16
n. 1: cat. 2.4
n. 1 : cat. 3.5
n. 1: cat. 5.1/5.3
(segue)

416
CAPITOLO 14 - Strumenti
Numero
domande AIA
Dipartimento Numero
Numero di impianti, presentate
provinciale istruttorie
per categoria di attività industriale e categoria IPPC e istruttorie
Arpac Arpac
avviate (dato
noto ad Arpac)
n. 4: Impianti dil trattamento sup , cat. 6.7
n. 3: Metalli non ferrosi, cat. 2.5b
n. 3: Trattamento superficiale metalli , cat. 2.6
n. 3: Cemento e calce, cat. 3.1
n. 3: Gestione dei rifiuti, cat. 5 In corso: n 9
CASERTA n. 3: Allevamenti e carcasse , cat. 6.6 n. 32 procedi-
n. 2: Ind carta , cat. 6.1b Concluse: n. 23 menti istruttori
n. 1: Imp. chimica organica di base, cat. 4.1b avviati
n. 1: Imp. chimica inorganica di base, cat. 4..2 a TOTALE = n. 32
n. 1: Prodotti farmaceutici , cat. 4.5
n. 1: Concerie , cat. 6.3
n. 1: Ind. alimentare e del latte (alimentare) , cat. 6.4b
n. 1: Ind. alimentare e del latte (trasformazione latte) cat. 6.4c

Ind. alimentare e del latte (conserviere), cat. 6


In corso: n. 21
Trattamento rifiuti pericolosi , cat. 5.1 n. 71 domande
Impianti di depurazione , cat. 5 di autoriz-
NAPOLI Concluse: n. 12
Industria aeronautica, zazione AIA
Aziende farmaceutica , cat. 4.5 presentate
TOTALE = n. 33
ecc.

n. 3: Produzione vetro , cat. 3.3


n. 5: Ind. carta , cat. 6.1b
n. 3: Chimica inorganica , cat. 4.2 a
n. 1: Allevamenti e carcasse , cat. 6.5
n. 3: Cemento e calce , cat. 3.1 In corso: n. 44
n. 2: Industria ceramica , cat. 3.5
n. 8: Impianti di trattamento sup., cat. 6.7 Concluse: n. 15
SALERNO n.n.
n. 1: Fonderie ghisa o acciaio , cat. 2.2
n. 1: Metalli non ferrosi , cat. 2.5b
n. 1: Rifiuti pericolosi , cat. 5. 1 TOTALE = n. 59 Tabella 14.2
n. 2: Imp. chimica organica , cat. 4.1b Dati provinciali riepilogativi dello
n. 2: Grandi Impianti di combustione, cat. 1.1 stato di attuazione della direttiva
n. 2: Allevamento e carcasse, cat. 6.6 IPPC in Campania al 31 gennaio 2009
n. 25: Ind. alimentare e del latte (alimentari) , cat. 6.4b (elaborazione su dati noti ad Arpac)

I dati a disposizione, pur non com- percentuali ricavate potrebbero,


pleti, possono fornire un’indicazio- in realtà, sottostimare l’effettivo
ne di massima, pur solo orientativa, stato di attuazione dell’iter istrut-
del complessivo stato di attuazione torio a livello regionale
dell’IPPC in Campania. Se ne propone • INDICATORE 2. Numero totale
una lettura, illustrata nella successiva di Conferenze di servizio indet-
tabella 14.3, attraverso alcuni indica- te dalla Regione sul numero di
tori di prestazione: istruttorie svolte da Arpac. Evi-
• INDICATORE 1. Numero totale di denzia il grado di coinvolgimen-
istruttorie, concluse o in corso, to dell’Agenzia nei procedimenti
di Arpac sul totale degli impianti istruttori regionali. La mancanza
esistenti IPPC stimati in Campa- del dato relativo alla provincia di
nia. Il confronto delle istruttorie, Salerno sottostima il numero com-
avviate, in corso o concluse, è sta- plessivo di Conferenze indette a
to effettuato con il numero totale livello regionale che, pertanto, è
di impianti esistenti in Campania stato indicato con il valore minimo
stimato dall’allora Apat, oggi Ispra, noto
nel 2004: è un dato probabilmente • INDICATORE 3. Numero di Confe-
sovradimensionato che, in assen- renze di servizio concluse sul nu-
za di dati certi, potrebbe essere mero di Conferenze di servizio in-
ridotto del 20% per essere com- dette. Anche in tal caso il dato che
patibile con il dato ufficiale nazio- emerge è solo orientativo e deve
nale sul numero di impianti IPPC intendersi come sovrastimato
esistenti in esercizio. Pertanto le • INDICATORE 4. Numero di Auto-

417
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
rizzazioni integrate ambientali, denziare lo stato complessivo di
rilasciate o negate, sul numero di attuazione dell’IPPC in Campania.
Conferenze di servizio concluse. Anche in tal caso vale quanto già
Tale dato, come il precedente, può precisato sul dato relativo al nu-
evidenziare lo stato di avanzamen- mero di impianti esistenti
to del processo istruttorio a livello • INDICATORE 6. Numero di Auto-
regionale rizzazioni integrate ambientali
• INDICATORE 5. Numero di Auto- rilasciate sul numero di Autoriz-
rizzazioni integrate ambientali, zazioni integrate ambientali nega-
rilasciate o negate, sul numero te”. Rappresenta un’informazione
totale di impianti IPPC stimati integrativa del dato precedente.
in Campania. Tale dato può evi-

Indicatore 5
Indicatore 1 Indicatore 2 Indicatore 4
Indicatore 3 (numero AIA Indicatore 6
(numero (numero (numero AIA
Dipartimento (numero CdS rilasciate (numero
istruttorie CdS indette/ rilasciate
provinciale concluse/ o negate/ AIA negate /
Arpac/numero numero o negate/
Arpac numero CdS numero numero AIA
impianti IPPC istruttorie numero CdS
indette) impianti IPPC rilasciate)
stimati) Arpac) concluse)
stimati)
Avellino 21/287 16/16 14/16 14/14 14/287 3/14
Benevento 16/287 16/16 6/16 2/6 6/287 0/6
Caserta 23/287 23/23 2/23 1/2 1/287 0/1
Napoli
33/287 0/12 0/0 0/0 0/287 0/0

Salerno
59/287 np/15 4/np 4/4 4/287 0/4

CAMPANIA 161/287 55*/82 26/55* 21/26 25/287 3/25


PERCENTUALE
DEL NUMERO
TOTALE
ISTRUTTORIE
55% > 67% < 47% 81% 9% 12%
ARPAC SU
TOTALE
Tabella 14.3 IMPIANTI IPPC
Stato di attuazione dell’IPPC in STIMATI
Campania attraverso indicatori di * non essendo pervenuti tutti i dati, nel totale è riportato un valore minimo stimato
prestazione (al 31 gennaio 2009)

Questo lo stato di attuazione dell’IPPC in grado di porre in essere, la corret-


in Campania: eventuali effetti positivi tezza delle scelte effettuate dell’auto-
sull’ambiente potranno essere verifi- rità competente nella fase istruttoria,
cati soltanto tra qualche anno, quando la capacità dell’agenzia nelle attività di
potranno essere costruiti, sul popola- controllo e di costruzione delle banche
mento annuale di indicatori di perfor- dati. Oggi non rimane che continuare
mance ambientale, trend di andamen- a cogliere questa “opportunità di azio-
to in grado di evidenziare l’efficacia ne”.
delle azioni che le aziende sono state

418
CAPITOLO 14 - Strumenti

COMUNICAZIONE E
INFORMAZIONE AMBIENTALE

Le riforme per rendere la pubblica am- ne per gli enti che operano in materia
ministrazione italiana più efficace e ambientale. In questo settore, infat-
trasparente hanno avuto come tappa ti, viene riconosciuta la particolare
importante l’approvazione della Legge natura degli interessi pubblicistici da
n. 150/2000, che disciplina le attività tutelare: in materia ambientale, ogni
di informazione e comunicazione pub- azione è interdipendente rispetto alle
blica. Fin dall’articolo 1, questo prov- azioni di tutti, ed è particolarmente
vedimento individua la comunicazione difficile circoscrivere la sfera d’interes-
come una leva strategica fondamenta- se dei singoli relativamente alle critici-
le per applicare i principi costituzionali tà ambientali. Ecco perché il diritto di
di imparzialità e buon andamento della accesso è garantito per legge a chiun-
pubblica amministrazione. Un’ammi- que e l’informazione ambientale è ri-
nistrazione che garantisce l’accesso a conosciuta come fattore di base della
dati e documenti, che promuove la dif- partecipazione consapevole.
fusione delle informazioni di interesse Già la Legge n. 349/1986, istitutiva
generale, che si impegna nell’ascolto del Ministero dell’ambiente, aveva
di cittadini e utenti di riferimento, è espresso una tutela rafforzata dell’ac-
un’amministrazione che lavora in modo cesso ai dati ambientali, attribuendo-
più efficiente ed efficace, garantendo ne il diritto genericamente a «qualsiasi
nel contempo imparzialità e controllo cittadino» facente richiesta. Successi-
da parte dei portatori di interesse. Se vamente, la Convenzione di Aarhus
si tiene conto che tra le finalità che la (1998) invitava gli stati aderenti a
Legge n. 150 si propone, c’è il «favo- garantire la partecipazione pubblica
rire processi interni di semplificazione ai processi decisionali in materia am-
delle procedure e di modernizzazione bientale, e a rendere disponibili i dati
degli apparati», si comprende come la ambientali in possesso delle pubbliche
comunicazione venga riconosciuta dal amministrazioni. Il Decreto legislativo
legislatore come dimensione fondan- n. 195/2005, che corona un percorso
te del funzionamento della pubblica di definizione regolamentare europeo,
amministrazione, non certo come un disciplina in maniera sistematica l’ac-
complemento “decorativo” e accesso- cesso del pubblico all’informazione
rio. ambientale, distinguendo tra “accesso
Se questo è vero, in generale, per tutti puntuale” alle informazioni richieste
gli enti pubblici, lo è a maggior ragio- dai singoli cittadini, e “diffusione siste-

419
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
matica” dell’informazione ambientale. blico. Il diritto di accesso ambientale,
Nel primo ambito, conferma quanto quindi, risulta più estensivo rispetto al
già stabilito dalla Legge n. 349/1986, diritto di accesso generale - introdotto
ovvero che «l’autorità pubblica rende dalla Legge n. 241/1990 e riformato
disponibile l’informazione ambientale dalla Legge n. 15/2005 - e il decreto
detenuta a chiunque ne faccia richie- circoscrive con un elenco puntuale la
sta, senza che questi debba dichiara- definizione di “informazione ambien-
re il proprio interesse». Nel secondo tale” che riguarda qualsiasi informa-
ambito, impone alle amministrazioni zione circa lo stato dell’ambiente (aria,
pubbliche di istituire «appositi cata- suolo, territorio, siti naturali), nonché i
loghi pubblici dell’informazione am- fattori (sostanze, energia, rumore, ra-
bientale» e di adoperarsi affinché dati diazioni, emissioni) che possono inci-
e informazioni detenute siano resi dere sull’ambiente stesso.
progressivamente disponibili al pub-

Le attività Arpac
Coerentemente con le disposizioni nor- tenziali utenti finali, tra i quali i deciso-
mative, le attività di Arpac in materia ri politici e il grande pubblico.
di comunicazione, informazione, edu- Il dato, infatti, rappresenta una nozio-
cazione e accesso sono state amplia- ne, di natura generalmente quantitati-
te nel corso degli ultimi quattro anni, va e descrittiva, ma che non racchiude
con il duplice obiettivo di rafforzare la in sé una intrinseca valutazione della
capacità di risposta alle richieste dei realtà, una informazione. Richiamando
singoli utenti, nonché la produzione la nota definizione di Gregory Bateson
informativa tecnica e divulgativa. sull’informazione come “differenza”,
Le attività rappresentano il momen- un dato diventa informazione soltan-
to conclusivo di complessi e articolati to quando sottolinea una differenza,
processi produttivi basati sull’acquisi- producendo cambiamento nella men-
zione e validazione dei dati ambientali, te, nell'atteggiamento, nel comporta-
che sono raccolti dall’Agenzia nel cor- mento delle persone raggiunte. Il solo
so delle attività tecniche e analitiche. dato, per quanto veritiero, non provo-
L’azione di informazione si pone, quin- ca alcuna differenza. Esso diventa in-
di, al vertice della cosiddetta piramide formazione soltanto nel momento in
della conoscenza, rappresentazione cui viene:
elaborata da Ispra (già Apat) integran- • contestualizzato
do due schemi in qualche misura • confrontato
omologhi: la piramide dell’informa- • inserito in una più vasta rete co-
(1) Allen L. Hammond e alii, 1994. Alla zione(1), e la catena MDIAR(2), utilizza- gnitiva
base della piramide si situano i dati • accompagnato da criteri di valuta-
primari, derivanti da attività di rac-
ta dall’Agenzia europea dell’ambiente
colta e di monitoraggio. Dai dati de- (Aea) per rappresentare elementi e zione
rivano indicatori e indici sintetici, che funzioni dell’azione conoscitiva. • finalizzato all'azione (qualunque
semplificano il passaggio informativo
relativo a fenomeni complessi (“cao-
La piramide descrive la produzione essa sia, anche semplicemente
ticamente” espressi dai dati grezzi), informativa come un processo che, quella di saperne davvero di più di
per migliorare la comunicazione (tra partendo dalle principali fonti di pro- un certo problema).
esperti, decisori e cittadini) e, al tem-
po stesso, quantificano l’informazione duzione ordinaria di dati ambientali - il Il che vuol dire che i dati devono, cer-
affinché il suo significato si riveli in monitoraggio e il controllo - attraverso tamente, essere «attendibili, puntuali,
modo più evidente. precisi, rigorosi, omogenei, confron-
le fasi di gestione e valutazione dell’in-
formazione, consente di elaborare tabili, ma che ciò non basta a renderli
prodotti informativi per i differenti po- "informazione". Essa è molto di più: è

420
CAPITOLO 14 - Strumenti
fare di quei dati una "differenza" so- mente consolidato sia nella teoria co- (2) Lo schema MDIAR presenta, in
modo sintetico e sequenziale, le at-
cialmente accessibile, comprensibile, municativa che nella prassi delineata tività dell’AEA centrate sul flusso di
utilizzabile».(3) dalle norme vigenti, nel quale l’insie- dati dal monitoraggio dell’ambiente
Questo modello piramidale, che risul- me dei feedback (obiettivi, atteggia- a livello nazionale fino al reporting di
livello europeo: Monitoraggio dei Dati
ta di estrema utilità nella descrizione menti, azioni) provenienti dall’utenza - Informazione - Analisi/valutazione -
dei processi interni di produzione ed appaiono come un fattore co-determi- Reporting.
emissione informativa, non codifica nante nella costruzione degli strumen- (3) Stefano Beccastrini. La comunica-
però un aspetto fondante dei siste- ti e dei temi in agenda. Il feedback può zione per la sostenibilità, 2004.
mi comunicativi, ovvero la necessaria pervenire attraverso gli stessi canali
interazione dinamica tra emittente e comunicativi utilizzati/resi disponibili
destinatario. Lo schema di flusso in- dall’emittente ma, più spesso, utilizza
formativo, generalizzato in figura 14.7, molti e diversificati strumenti di infor-
appare maggiormente aderente a un mazione e discussione pubblica.
modello concettuale, ormai ampia-

Figura 14.7
Flusso della produzione informativa

Prodotti e servizi
La diffusione di informazioni su vasta Come corollario, e insieme fondamen-
scala si realizza attraverso un pluralità to, di questi due macrosettori di attivi-
di strumenti: il periodico istituzionale tà, l’Agenzia conduce il monitoraggio,
dell’ente, la newsletter settimanale, il diretto e indiretto, dei bisogni informa-
sito web www.arpacampania.it, pro- tivi dei pubblici di riferimento. Le ana-
dotti editoriali tematici e istituzionali, lisi dirette sono collegate a sondaggi
convegni e attività educative, attività di opinione e ricerche sulla customer
di ufficio stampa e campagne di comu- satisfaction realizzate su temi specifi-
nicazione su temi specifici. ci. Più costante è l’analisi indiretta dei
Il rilascio puntuale di informazioni bisogni, che avviene principalmente
ai soggetti interessati, si configuri o attraverso il monitoraggio dei media –
meno attraverso richieste d’accesso quali interpreti delle esigenze informa-
formali ai documenti, avviene attra- tive dei cittadini in materia ambientale
verso i canali di sportello telefonico e – nonché delle tipologie di richieste di
telematico resi disponibili sia nell’am- tipo ambientale pervenute ai settori
bito delle attività dell’ ufficio relazioni operativi della comunicazione e delle
con il pubblico, che entro tutte le ar- statistiche relative al sito web istituzio-
ticolazioni organizzative interessate da nale.
richieste da parte dell’utenza.
421
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Alcuni dati sottolineano il costante svi- zione di 11 volumi a stampa o su sup-
luppo delle attività di informazione, porto Cd-Dvd, per un totale di 13.250
nell’ambito della vita dell’Agenzia: la ri- copie. Tra i volumi stampati nel corso
vista bimestrale ArpaCampaniAmbien- del 2008, ci sono monografie sulla
te, avviata nel 2005, ha raggiunto alla gestione dei rifiuti in Campania, sulla
fine del 2008 il numero di 21 edizioni qualità dell’aria, sugli agenti fisici e sui
pubblicate. Le attività di ufficio stam- siti contaminati. In più di un’occasione,
pa risultano in costante aumento: il la pubblicazione dei volumi ha avuto
crescente interesse dei media sui temi eco sui media regionali, fornendo ai
ambientali, infatti, ha reso necessaria vertici dell’Agenzia un’ulteriore occa-
un’attività sempre più sistematica per sione per diffondere informazioni su
gestire i rapporti con la stampa. temi di interesse preminente da parte
La pubblicazione di volumi tecnici, dell’opinione pubblica. Tutte le edizio-
istituzionali e divulgativi, è andata ni a stampa, ma anche la pubblicistica
crescendo negli anni e, nel corso del “grigia” (non edita a stampa) di inte-
2008, anche grazie al forte contribu- resse, sono rese ampiamente disponi-
to dei fondi europei POR Campania bili anche attraverso il sito web.
2000-2006, è stata curata la pubblica-

Anno Titolo ISBN

2008 LE CRITICITÀ DELLE AREE COSTIERE DELLA CAMPANIA (DVD) 978-88-96122-05-1

2008 SITI CONTAMINATI IN CAMPANIA 978-88-96122-02-0

2008 ANNUARIO DATI AMBIENTALI CAMPANIA 2007 978-88-96122-04-4

2008 ATLANTE AMBIENTALE INTERATTIVO (CD-ROM) 978-88-96122-03-7

2008 RIFIUTI, PRODUZIONE E GESTIONE IN CAMPANIA 2002-2007 978-88-96122-01-3

2008 QUALITÀ DELL'ARIA, IL MONITORAGGIO IN CAMPANIA 2005-2007 978-88-96122-00-6


LA METODOLOGIA DEL CONTROLLO DI GESTIONE AMBIENTALE IN IMPIANTI
2008 978-88-902451-9-0
DI TRATTAMENTO E SELEZIONE DEI RIFIUTI URBANI
2008 AGENTI FISICI, IL MONITORAGGIO IN CAMPANIA 2003-2007 978-88-902451-8-3

2008 ANNUARIO DATI AMBIENTALI CAMPANIA 2006 978-88-902451-7-6


ATMOSNET - AEROBIOLOGICAL TERRITORIAL MEDITERRANEAN-ORIENTAL
2008 978-88-902451-5-2
SYSTEMIC NETWORK (esaurito)
ATMOSNET - AEROBIOLOGICAL TERRITORIAL MEDITERRANEAN-ORIENTAL
2008 978-88-902451-6-9
SYSTEMIC NETWORK (CD-ROM) (esaurito)
2007 ACQUA – IL MONITORAGGIO IN CAMPANIA 2002 -2006 (esaurito) 978-88-902451-4-5

2007 CENTRO REGIONALE SITI CONTAMINATI (opuscolo)

2006 SANNIO: UN MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE 978-88-902451-2-1


GESTIONE E TUTELA DELL’AMBIENTE MARINO-COSTIERO IN CAMPANIA
2006 978-88-902451-0-7
(esaurito)
2004 SECONDA RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE IN CAMPANIA (esaurito) 88-492-0542-2

2003 PRIMO ATLANTE AMBIENTALE DELLA CAMPANIA – 2003 (esaurito)

2003 LA LEGIONELLOSI (opuscolo, esaurito)

2003 AGENDA 21 (opuscolo, esaurito)

2002 ONDE IN CAMPO (opuscolo, esaurito)


LA NUOVA DISCIPLINA DI TUTELA DELL ACQUE - LE COMPETENZE DELLE
Tabella 14.4 2001
AUTORITÀ LOCALI – DECRETO LEGISLATIVO 11/05/1999 N°152 (esaurito)
Elenco pubblicazioni a stampa o su
IL DANNO AMBIENTALE-PREVENZIONE RESPONSABILITA' RISARCIMENTO
supporto CD/DVD edite da Arpac 2000
(esaurito)
(2000 – 2008)

422
CAPITOLO 14 - Strumenti
Sempre nel 2008, sono stati diffusi 56 volumi in formato elettronico, per un
numeri della newsletter telematica av- totale di 492 nuovi item. La mole di
viata nel 2007, raggiungendo, per ogni informazioni diffusa attraverso il sito è
edizione, una media di circa 1.400 passata, dunque, dai 47 item del 2004,
destinatari con notizie di carattere ai 136 del 2005, ai 314 del 2006, fino
normativo e giurisprudenziale, con ai 381 del 2007 e, appunto, ai 492 del
informazioni sull’attività di Arpac e su 2008.
convegni e iniziative anche di soggetti Il settore convegnistico vede l’Agen-
terzi che operano in campo ambienta- zia impegnata nell’organizzazione di
le. Il numero di utenti della newsletter eventi e, tra questi, i workshop di pre-
istituzionale è cresciuto dai circa 1.000 sentazione dei volumi editi da Arpac
nel 2007, ai circa 2.300 raggiunti a fine e dei risultati di ricerche realizzate in
2008. ambito regionale, nazionale ed euro-
Il sito istituzionale dell’Agenzia, www. peo. Costante è la partecipazione a
arpacampania.it, ha registrato, nel svariati convegni ed eventi organizzati
corso del 2008, un aumento del 18% da altri soggetti istituzionali: un modo
dei visitatori e del 10% delle pagine per rafforzare la riconoscibilità dell’en-
visitate rispetto all’anno precedente. te, consolidare i rapporti con le altre
Nel corso dell’anno sono state pubbli- organizzazioni che operano nel settore
cate nelle aree informative del sito 226 ambientale e diffondere i prodotti in-
notizie, 126 avvisi di concorso, 129 in- formativi.
formative e documenti scaricabili, 11

Attività di ascolto
La raccolta e sistematizzazione dei risultano avere un costo il più delle
feedback provenienti dall’utenza rap- volte non sostenibile dalle pubbliche
presenta una componente essenziale amministrazioni, che superano que-
nella costruzione dei processi di co- sta criticità ricorrendo a metodologie
municazione: le informazioni di ritor- meno qualificate, ma pur sempre uti-
no – siano esse dirette o indirette – li all’acquisizione di dati indicativi dei
permettono di adeguare le attività in bisogni e delle aspettative dell’utenza.
corso, o di programmarne di nuove, in L’aspetto negativo delle metodiche ba-
una logica di costante miglioramento sate sull’adesione non mediata da un
dell’efficacia, basando le scelte sulla operatore dedicato, è dato da un bas-
relazione piuttosto che su un processo so tasso di partecipazione degli utenti
di emissione unilaterale. alle rilevazioni di opinione, così come
Le attività di ascolto dirette – sondag- registrato costantemente dall’Agenzia.
gi di opinione, indagini statistiche e di Nel 2007, furono invitati a rispondere
customer satisfaction, questionari su al questionario sui bisogni informativi
base volontaria, focus group e con- ambientali – realizzato nell’ambito del
sultazioni pubbliche – hanno il pregio progetto POR Campania 2000-2006
della pre-individuazione del settore/ per la realizzazione di un sistema strut-
attitudine da indagare, permettendo turato di reporting dei dati ambientali
di interrogare singoli pubblici di riferi- – circa 2.100 soggetti che operano nei
mento su temi specifici che, di volta in settori ambientali di enti pubblici e lo-
volta, risultano di interesse ai fini della cali campani. I questionari compilati
programmazione delle attività. sono stati 46, pari al 2,2% degli invitati
Lo strumento principale, in tali casi, alla consultazione. Il questionario fu
è rappresentato dalle indagini stati- anche reso liberamente accessibile at-
stiche realizzate con consolidati me- traverso il sito istituzionale dell’Agenzia
todi di intervista telefonica. Si tratta e, in questo caso, l’interesse è apparso
però di attività che, sia pur a fronte più consistente: 54 questionari resti-
di risultati scientificamente affidabili, tuiti, con una stima che situa questo

423
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dato tra il 6 e il 9% dei visitatori della trano gli interessi personali o profes-
pagina dedicata. sionali) e i bisogni informativi (intesi
Anche i risultati, in termini di risposte come tematiche ambientali sulle quali
acquisite, dell’indagine di customer gli utenti sentono il bisogno di essere
satisfaction realizzata tra il febbraio e meglio/più costantemente informati).
il marzo 2009, permette di riscontrare Gli interessi del campione “pubblico
percentuali simili: su un totale di circa generico” appaiono più uniformemen-
2.300 utenti della newsletter, soltanto te distribuiti rispetto al campione co-
40, pari all’1,7% dell’universo di riferi- stituito dai dipendenti di enti che ope-
mento, ha aderito all’invito di esprime- rano in campo ambientale (figure 14.8
re la propria valutazione sul servizio. e 14.9) e, sebbene le tematiche acque
Sono numerose le ipotesi che possono superficiali e rifiuti appaiano come le
essere considerate per valutare questo più frequenti per entrambi i gruppi,
tipo di risposta: la mancanza di tempo, per gli enti esse risultano ampiamente
la sottovalutazione e/o lo scetticismo preminenti rispetto alle restanti tema-
rispetto a un eventuale reale peso del- tiche.
le proprie opinioni entro l’amministra- La forbice tra interesse e bisogno in-
zione pubblica, la mancanza di abitu- formativo suggerisce, nella maggio-
dine alla partecipazione attiva, intesa ranza dei casi, la percezione di un de-
come presa in carico di una responsa- ficit informativo. Per gli operatori che
bilità, seppur minima nei casi citati. Si lavorano in campo ambientale, i temi
aggiunga la possibilità, che va sempre biodiversità, acque sotterranee e, in
tenuta presente, che i temi proposti e qualche misura, acque superficiali ap-
le domande fornite potrebbero non paiono abbastanza ben documentati,
essere state abbastanza efficaci nel mentre la sproporzione più evidente
coinvolgimento dell’utenza. viene percepita nei settori inquina-
Nonostante la scarsa numerosità del mento atmosferico e rifiuti. Anche per
campione, tuttavia, le indicazioni rile- il pubblico generico “aria” e “rifiuti”
vate dalla elaborazione delle risposte rappresentano i settori di maggiore
pervenute rivelano un potenziale di deficit informativo, accompagnati da
analisi da valutare con attenzione. In uso delle risorse idriche e biodiversità.
particolare, il questionario sui bisogni Per il pubblico generico, inoltre, appa-
informativi ambientali ha permesso di re equilibrata l’emissione informati-
realizzare un confronto tra le temati- va relativa a campi elettromagnetici,
che ambientali di interesse (ovvero cambiamenti climatici, acque superfi-
quelle intorno alle quali si concen- ciali, rischio sismico e vulcanico.

Figura 14.8
Questionario sui bisogni informativi
ambientali, Arpac 2007. Enti (n=46)

424
CAPITOLO 14 - Strumenti

Figura 14.9
Questionario sui bisogni informativi
ambientali, Arpac 2007. Pubblico
generico (n=54)

Le finalità principali dell’azione di cu- bliche, ricalca la struttura dell’universo


stomer satisfaction realizzata nei pri- di riferimento, rappresentato dall’indi-
mi mesi del 2009 sono state connesse rizzario utilizzato che, appunto, vede
principalmente alla rilevazione del gra- la componente pubblico generico at-
do di soddisfazione per la newsletter testarsi sul 30% del totale.
informativa diffusa dall’Agenzia ma, Per più della metà degli intervistati
nel contempo, la struttura del que- i temi di maggiore interesse (figura
stionario ha permesso di registrare le 14.10) sono rappresentati da rifiuti e
tematiche di maggiore interesse e la acqua, dato che conferma quanto ri-
tipologia di informazioni più gradite. Il levato con l’indagine diretta svolta nel
campione, composto per circa il 65% 2007.
di dipendenti di enti e istituzioni pub-

Figura 14.10
Questionario customer satisfaction
newsletter, Arpac 2009. Temi di inte-
resse (n=38)

Le attività di ascolto cosiddette indiret- direttamente dagli utenti. Gli strumen-


te non scaturiscono da una richiesta di ti di analisi utilizzati dall’Agenzia sono
collaborazione mirata, ma si realizzano rappresentati dal media reporting,
attraverso l’analisi di feedback indiretti nonché dai risultati dell’elaborazione
provenienti sia dai media cartacei, sia per frequenza delle tematiche am-
425
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
bientali relative alle richieste di acces- alla qualità dell’aria, per l’8% in me-
so (formali e informali) e alle statisti- rito ai siti contaminati e per un altro
che di fruizione del sito web. 8% in merito alla qualità delle acque.
L’attività di media reporting consiste In un anno in cui le criticità ambientali
nel monitoraggio quotidiano delle ci- campane – e in particolare quelle re-
tazioni dell’Agenzia negli articoli pub- lative al riproporsi dell’emergenza ri-
blicati dalle maggiori testate nazio- fiuti – sono state oggetto di vastissima
nali e regionali, la cui registrazione e attenzione giornalistica, questi valori
catalogazione permette di applicare non sorprendono e risultano indicativi
un metodo di valutazione del poten- dell’attenzione dell’opinione pubblica
ziale di immagine veicolato dalla carta nei confronti dei vari temi ambientali:
stampata. Nel contempo, l’indagine sia perché i media orientano la pro-
permette di registrare quali siano – e pria attenzione in base al concetto di
come varino nel tempo – le tematiche notiziabilità – che si conforma in linea
di interesse ambientale che risultano generale alla richiamata teoria del-
associate alle attività Arpac. Le elabo- la differenza di Bateson – mutuando
razioni si basano sui set di dati dispo- le segnalazioni di cittadini e soggetti
nibili, relativi agli anni 2008 e 2003. vari soltanto se queste appaiono utili
Dallo screening della produzione gior- a produrre notizie di sicuro richiamo,
nalistica 2008 riguardante l’ente (fi- sia perché un interesse estremamen-
gura 14.11), risulta che il 58% degli te focalizzato dei media contribuisce
articoli che hanno citato Arpac tratta- a orientare a sua volta l’attenzione del
vano il tema dei rifiuti. Per il 17% delle pubblico.
volte, l’Agenzia è stata citata in merito

Figura 14.11
Media reporting 2008: citazioni Arpac
sulla stampa, per area tematica (cam-
pione ristretto, n= 277; il campione
non comprende le testate a diffusione
provinciale e non assicura la completa
copertura dei giorni non lavorativi)

Per tracciare un quadro che vada al di testate a diffusione sub-regionale). Nel


là della contingenza storica del 2008 2003 (figura 14.12) il 22% delle notizie
(come è noto, uno degli anni più critici che citavano Arpac riguardava la qua-
dell’emergenza rifiuti in Campania), è lità delle acque, il 19% i rifiuti, il 16% i
stata effettuata un’analoga rilevazione siti contaminati. A seguire, il 15% delle
sulla rassegna stampa di cinque anni notizie riguardava aspetti organizzati-
prima. Nel censire gli articoli che nel vi dell’Agenzia, un altro 15% rientrava
2003 citavano l’ente, sono state prese nel capitolo “agenti fisici” (soprattutto
in considerazione le stesse testate del elettrosmog) e soltanto il 7% trattava
campione utilizzato per il 2008 (esclu- della qualità dell’aria.
dendo perciò, anche in questo caso, le
426
CAPITOLO 14 - Strumenti

Figura 14.12
Media reporting 2003: citazioni Arpac
sulla stampa, per area tematica (cam-
pione ristretto, n=525; il campione
non comprende le testate a diffusione
provinciale e assicura la completa
copertura dei giorni festivi)

La base di dati non è ancora sufficiente La forte focalizzazione della stampa


a tracciare con certezza delle tenden- sul tema rifiuti, che ha caratterizzato
ze storiche, eppure è possibile intuire il 2008, ha certamente “mascherato”
alcune linee di evoluzione nell’atten- tutte le altre tematiche, relegandole
zione dei media (e quindi dell’opinio- in posizione di interesse residuale. La
ne pubblica) nei confronti dei temi tematica agenti fisici, entro la quale si
ambientali in Campania. La questione situano essenzialmente le problema-
rifiuti è arrivata quasi a monopolizzare tiche connesse all’inquinamento elet-
l’agenda dei media nel 2008, mentre tromagnetico, è praticamente sparita,
cinque anni prima era inserita, seppu- nel 2008, dall’agenda media campana.
re con posizione di rilievo, in uno spet- Effettivamente, i dati provenienti da
tro più variegato di criticità ambienta- attività di ascolto diretto (figure 14.8
li. L’attenzione verso la qualità delle e 14.9) sembrano dipingere uno sce-
acque non appare costante nel corso nario di soddisfazione, relativamente
dell’anno, ma dipende in modo deci- alle emissioni informative, e il tema ri-
sivo dalla stagione balneare e, proba- sulta agli ultimi posti per frequenza di
bilmente, dal rallentamento del flusso interesse. Ciò può essere dovuto all’ef-
di notizie di cronaca e politica durante ficacia delle numerose e capillari azio-
l’estate. Gli aspetti organizzativi costi- ni realizzate a fronte dei timori che,
tuivano, fino a qualche anno fa, una proprio negli anni tra il 2002 e il 2005,
dimensione decisiva della “copertura” hanno rappresentato uno dei settori di
che i media dedicavano all’Agenzia. criticità comunicativa più consistente
Via via che Arpac ha superato la fase in campo ambientale. Probabilmen-
di avvio organizzativo, l’attenzione te, una maggiore consapevolezza che
verso le sue funzioni tecniche sembra i rischi connessi sono comunque ben
al contrario prevalere. D’altra parte, i controllati può rappresentare una
campi elettromagnetici erano un tema causa ragionevole per spiegare una
molto considerato dai media nel 2003, tale dinamica. D’altra parte, nell’ana-
con numerosi articoli specialmente at- lisi delle richieste che arrivano presso
tinenti l’installazione di nuovi impianti l’indirizzo e-mail reso disponibile da
per la telefonia mobile, ma in seguito Arpac attraverso il sito web, i campi
questo filone di notizie sembra esser- elettromagnetici rappresentano senza
si in qualche modo eclissato. E, infine, dubbio il tema di maggiore interesse
l’attenzione verso la qualità dell’aria, (figura 14.13). Le ipotesi interpretative
soprattutto nelle aree metropolitane, per tale differente dinamica appaio-
appare in netta crescita. no strettamente collegate alle diverse
427
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tipologie di pubblico analizzato, ma, sta che prevede una risposta da parte
soprattutto, alla diversità di obiettivi. dell’Agenzia nel ruolo di fornitore di
Se le risposte a questionari, infatti, informazioni al pubblico: le richieste si
impegnano l’utente in uno sforzo di sono attestate, infatti – a fronte di un
generalizzazione e gerarchizzazione costante aumento nel numero assolu-
del proprio pensiero, per rispondere to di arrivi – al 58% del totale nel 2006,
alle sollecitazioni stabilite dal richie- al 37% e al 27% rispettivamente nel
dente, le e-mail fotografano bisogni 2007 e 2008. Queste percentuali risul-
informativi più strettamente legati alla tano perfettamente inquadrabili in re-
vita quotidiana di quei cittadini che, in lazione alle attività tecniche di Arpac,
forma singola o associata, si rivolgono che sono prevalentemente orientate
all’istituzione per la risoluzione di un a clienti/utenti di tipo istituzionale.
problema, la richiesta di informazioni Ma il dato più interessante scaturisce
legate a casi puntuali e territori ristret- dall’analisi delle tipologie di richiesta
ti o, più semplicemente, per esprime- da parte del pubblico: soltanto il 7%
re i propri timori. nel 2007 e il 14% nel 2008, infatti, han-
Una parte consistente delle e-mail in no avuto come oggetto una domanda
arrivo, in realtà, risulta finalizzata allo di informazione ambientale in senso
scambio informativo o alla ricerca di generale, mentre la percentuale di esi-
contatti da parte di istituzioni e enti di genza di veri e propri dati ambientali si
ricerca. In media meno della metà del- attesta in media a meno del 3%.
le mail pervenute contiene una richie-

Figura 14.13
Richieste ambientali generiche per-
venute a info@arpacampania.it: anni
2007 (n=60) e 2008 (n=94)

L’integrazione delle indicazioni rilevate propensione, risultano maggiormente


dai differenti metodi di ascolto, quin- specializzati.
di, si configura come uno strumento di L’esperienza accumulata in questi anni
interpretazione delle esigenze dei nu- permette di verificare, soprattutto, che
merosi pubblici con i quali Arpac viene l’accesso ai dati ambientali detenuti da
in contatto. È interessante verificare, Arpac, inteso come ricerca attiva del
nella realtà fattuale, le discrepanze tra dato/informazione ambientale ed ele-
i bisogni dei utenti cosiddetti generi- mento fondante della partecipazione
ci, portatori di esigenze territoriali e consapevole ai processi decisionali, ri-
di migliore comprensione degli stru- sulti interessare in Campania una per-
menti informativi disponibili, e quel- centuale minima di pubblico. Tale dato
li di pubblici che, per professione o non deve soprendere, considerato che

428
CAPITOLO 14 - Strumenti
risulta perfettamente in linea con la mazione ambientale”, in gran parte
situazione nazionale descritta nel do- dei casi, è rappresentata da elementi
cumento sull’attuazione in Italia della tecnici e normativi che risultano diffi-
convenzione di Aarhus: «…di fatto il cilmente “leggibili” nell’immediato dal
pubblico non fa ampio uso dei diritti di grande pubblico o dalle figure di me-
accesso all’informazione ambientale… diazione classiche quali, ad esempio,
il livello di richieste di accesso dipen- gli organi di informazione di massa. Le
de dal grado di consapevolezza delle richieste di dati ambientali sono carat-
tematiche ambientali raggiunto dalle teristiche, infatti, di pubblici con com-
comunità locali, dagli sforzi profusi nel petenze tecniche, maturate su base
divulgare le informazioni e dal dibat- professionale o volontaria, come nel
tito generatosi intorno a determinate caso delle associazioni ambientaliste e
questioni maggiormente controver- territoriali. Ai fini di una maggiore ef-
se»(4) ficacia divulgativa, quindi, appare cer- (4) Primo aggiornamento del rapporto
nazionale sull’attuazione della conven-
I dati locali e nazionali, quindi, impon- tamente necessario realizzare un co- zione di Aarhus. Ministero ambiente e
gono un maggiore approfondimento stante rafforzamento delle attività di tutela territorio, dicembre 2007
sulle cause di tale bassa fruizione. In “diffusione sistematica” previste dalla
realtà, il rapporto stilato dal Ministero normativa e, probabilmente, l’avvio di
dell’Ambiente sottolinea, nel contem- percorsi di maggiore condivisione tra
po, anche il forte impegno degli enti gli enti “detentori di dati ambientali”
pubblici – e del sistema delle agenzie e le figure sociali che rappresentano la
di protezione ambientale, in partico- funzione mediatrice tra i territori e le
lare – nella produzione e diffusione di istituzioni. La convenzione di Aarhus
informazione ambientale, sia essa ge- e, successivamente il Decreto legisla-
nerale e divulgativa oppure specifica e tivo n. 195/2005, rappresentano archi
tecnica, e riconosce il costante lavoro di volta fondanti per la costruzione di
svolto in campo educativo, sostenuto percorsi partecipativi basati sulla con-
dal sistema nazionale INFEA, oltre che sapevolezza, piuttosto che su “prese
da innumerevoli iniziative pubbliche e di posizione” aprioristicamente de-
private. terminate. Il mutamento culturale
Si può ipotizzare, quindi, che i processi determinato da tali disposti normativi
di diffusione informativa e di sostegno e, soprattutto, le potenzialità ancora
educativo, ormai saldamente avvia- inespresse di tale processo di condivi-
ti, rappresentino sempre più una ri- sione informativa, possono e devono
sposta credibile ed efficace ai bisogni rappresentare la base condivisa per un
informativi. D’altra parte, non si può rapporto innovativo tra “decisori”, tec-
mancare di sottolineare che la “infor- nici e cittadini.

429
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

EDUCAZIONE AMBIENTALE:
LA RETE INFEA IN CAMPANIA

L’educazione ambientale, o meglio terventi finalizzati alla diffusione delle


l’edicazione alla sostenibilità, riveste informazioni e dei dati ambientali che
un ruolo peculiare nel sostenere le rappresentano le basi per costruire e
comunità locali in un percorso di iden- attivare percorsi di educazione am-
tificazione dei problemi di sviluppo, di bientale rivolti essenzialmente all’af-
convivenza civile, di governo eco-com- fermazione di strategie dello sviluppo
patibile del proprio territorio. sostenibile e, contestualmente, finaliz-
Negli ultimi anni l’accezione di edu- zati ad alimentare i processi decisiona-
cazione ambientale si è venuta mo- li. L’adulto, quindi - in quanto cittadino,
dificando in funzione degli scenari consumatore, amministratore, ope-
globali e locali a livello ambientale, ratore economico - attraverso i suoi
economico, sociale, culturale, nonché comportamenti e le sue scelte riveste
delle nuove prospettive professio- un ruolo principale nelle politiche tese
nali, dello sviluppo delle tecnologie a coniugare sviluppo e qualità della
informatiche, di una maggiore e più vita, tutela e salvaguardia delle risorse
diffusa consapevolezza in merito alle naturali e ambientali.
responsabilità collettive e personali Anche in Italia, da un decennio a que-
circa la qualità dell’ambiente, della ri- sta parte, l’educazione ambientale ha
conosciuta necessità ed opportunità assunto un particolare rilievo e uno
di coinvolgere i cittadini nelle politiche spazio crescente, non soltanto per i
di governo del territorio. contenuti di elevato profilo che una
La comunicazione della Commissio- pluralità di soggetti pubblici e priva-
ne Europea relativa al VI Programma ti ha prodotto, ma anche per la sua
d’azione comunitario per l’ambiente collocazione all’interno di un disegno
“Ambiente 2010 – Il nostro futuro, la istituzionale che vede coinvolti a pieno
nostra scelta”, si caratterizza per il ruo- titolo lo Stato e le Regioni, uniti in un
lo fondamentale che viene assegnato percorso di condivisione e concerta-
ai cittadini per un loro attivo coinvol- zione per assicurare a questo settore
gimento nei processi decisionali, at- strategico una necessaria evoluzione,
traverso l’acquisizione di un nuovo in termini di qualità, verso forme e
atteggiamento culturale – positivo e modalità di azione più riconosciute,
consapevole – rispetto ai problemi garantite e perseguite.
ambientali. Assumono, pertanto, no- Il sistema nazionale dell’Informazione,
tevole spessore e legittimazione gli in- Formazione ed Educazione Ambienta-

430
CAPITOLO 14 - Strumenti
le (INFEA) assume, quindi, un significa- formazione e di sostegno al processo
to innovativo e di notevole importanza di crescita culturale – su cui inevita-
per il ruolo che queste linee strategi- bilmente si fonda un rapporto equi-
che occupano nelle politiche di gestio- librato con l’ambiente – nonché la
ne del territorio e delle sue risorse. Va penetrazione e la rapidità necessarie
altresì rilevato che il processo di rea- a una migliore efficacia, può trovare
lizzazione dello stesso sistema INFEA nei sistemi educativi a rete, che le Re-
presenta elevati gradi di complessità e gioni stanno realizzando e ampliando,
che il suo perseguimento, in forme or- un supporto versatile e dinamico, già
ganiche ed equilibrate sull’intero terri- sperimentato in diverse situazioni. Il
torio nazionale, non può prescindere patrimonio di lavoro, esperienza e cul-
da una programmazione che veda il tura amministrativa, costruito in que-
suo fulcro principale nella concer- sti anni a livello regionale, deve essere
tazione e nel confronto costante fra sostenuto e valorizzato, si deve confi-
Stato e Regioni. Lo Stato e le Regioni gurare come una forte trama su cui è
hanno peraltro già da tempo sviluppa- possibile intervenire ulteriormente at-
to forme di collaborazione su questo traverso un processo di condivisione e
versante. costruzione, fondato sull’ente Regione
L’azione della pubblica amministrazio- quale cardine organizzativo e di coor-
ne nello sviluppo dell’azione educati- dinamento.
va, informativa, di sensibilizzazione, di

La programmazione Infea Campania 2007 – 2010


Nel marzo 2007, la Conferenza per- cordo, di durata triennale, prevede la
manente per i rapporti tra lo Stato e realizzazione di azioni a livello nazio-
le Regioni ha approvato il documento nale, interregionale e regionale.
”Orientamenti e obiettivi per il nuovo Già nel maggio 2007, la Giunta Regio-
quadro programmatico per l’educazio- nale della Campania, sulla base delle
ne all’ambiente e allo sviluppo soste- attività già realizzate per la costruzio-
nibile” e successivamente, il 1 agosto ne del sistema integrato di educazione
2007, è stato approvato il relativo ambientale regionale negli anni prece-
strumento di programmazione “Nuo- denti, ha approvato la programmazio-
vo quadro programmatico Stato – Re- ne delle attività 2007-2010(5). (5) Deliberazione di Giunta Regionale
n° 856 del 18.05.2007, su proposta
gioni e Province Autonome di Trento e Le iniziative previste sono orientate, dell’Assessorato alle Politiche Ambien-
Bolzano per l’Educazione all’Ambiente in particolare, a dare sostegno e con- tali – Settore Ecologia «Programma
e alla Sostenibilità”, con il quale lo Sta- cretezza ai principi ispiratori del DESS di attività Regionale INFEA (Informa-
zione, Formazione ed Educazione Am-
to e le Regioni si sono impegnati a ri- (Decennio UNESCO dell’Educazione bientale) – Quadriennio 2007-2010».
lanciare e completare la realizzazione per lo Sviluppo Sostenibile), nonché
dei sistemi regionali INFEA, intesi quali ad assicurare contenuti e continuità
strumenti efficaci di supporto alla stra- alla strategia UNECE (United Nations
tegia di rafforzamento della consape- Economic Commission for Europe)(6). (6) La strategia UNECE per l'educazio-
ne allo sviluppo sostenibile, approvata
volezza ambientale nei cittadini. L’ac- dai Ministri dell'ambiente e dell'istru-
zione nel corso della Conferenza di
Vilnius (maggio 2005), ha lo scopo di
promuovere il DESS (Decennio dell'Edu-
cazione allo Sviluppo Sostenibile )nella
regione UNECE (United Nations Eco-
nomic Commission for Europe), di cui
fanno parte l'Europa, intesa nel senso
più ampio del termine, l'Asia Centrale
e il Nord America.

431
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009

Figura 14.14
Schema del sistema regionale INFEA
Campania

In particolare, le attività previste: terregionale sugli indicatori, per la


• approvazione del «Disegno di leg- rete regionale INFEA dei Centri di
ge sul Sistema Regionale in mate- educazione ambientale, tenendo
ria di Informazione, Formazione conto delle specifiche peculiarità
ed Educazione Ambientale (IN- regionali
FEA) orientato allo Sviluppo Soste- • monitoraggio attività svolte dai
nibile» Centri di educazione ambientale
• partecipazione alle attività della della rete regionale INFEA
RES (rete delle Regioni Europee • analisi e verifica delle procedure
per l’educazione alla Sostenibilità) per un nuovo accreditamento dei
• rafforzamento del sistema regiona- Centri di educazione ambientale
le in materia di INFEA, attraverso il della rete regionale INFEA
potenziamento e la valorizzazione • sviluppo e valorizzazione dei rap-
della rete regionale INFEA dei cen- porti con il sistema delle aree pro-
tri di educazione ambientale tette regionali e della rete ecologi-
• incremento dei rapporti con le al- ca europea Natura 2000
tre agenzie del territorio regionale • predisposizione e realizzazione
che hanno titolarità in materia di condivisa, da parte dei CEA della
educazione ambientale e di svilup- rete regionale INFEA, di un percor-
po sostenibile (sistema scolastico, so progettuale concernente tema-
enti locali, Arpac, imprese, asso- tiche ambientali
ciazioni) • aggiornamento degli operatori dei
• predisposizione di progetti di coo- CEA della rete regionale INFEA,
perazione internazionale tenendo conto dei nuovi scenari
• partecipazione a progetti interre- nazionali e internazionali in mate-
gionali, condivisi nell’ambito dei ria di educazione ambientale e di
lavori del Tavolo tecnico INFEA educazione allo sviluppo sosteni-
Stato – Regioni bile e durevole
• organizzazione di una Conferenza • predisposizione di adeguata docu-
regionale in materia di INFEA mentazione didattica, divulgativa
• individuazione e applicazione dei e di sensibilizzazione
criteri di qualità, sulla base dei • partecipazione ad eventi regionali,
criteri individuati dal Progetto in- nazionali ed internazionali in ma-
teria di educazione ambientale e
di sviluppo sostenibile.

432
CAPITOLO 14 - Strumenti
Ente accreditante Prov. Denominazione CEA Comune
Amministrazione Provinciale
1 Na Parco Letterario del Vesuvio Torre del Greco
di Napoli
Amministrazione Provinciale
2 Na Il Melograno Vico Equense
di Napoli
Amministrazione Provinciale
3 Na Area Flegrea Bacoli
di Napoli
4 Comune di Villaricca Na Villaricca Villaricca
Laboratorio Territoriale di
5 Comune di Pomigliano d’Arco Na Pomigliano d’Arco
E.A.
6 Comune di Palma Campania Na Palma Campania Palma Campania
7 Parco Nazionale del Vesuvio Na Righi e VIII Napoli
8 Parco Nazionale del Vesuvio Na Parco Nazionale del Vesuvio Ottaviano
Riserva Naturale Marina di
9 Na Punta Campanella Massa Lubrense
Punta Campanella
Comunità Montana Monte-
10 Na Montedonico-Tribucco Roccarainola
donico-Tribucco
Regione Campania (Ass Istru-
11 Na Cratere degli Astroni Pozzuoli -Napoli
zione e Cultura)
Comune di Piedimonte Ma-
12 Ce CE.DA. Piedimonte Matese
tese
13 Comune di Castello Matese Ce Castello del Matese Castello Matese
14 Comune di Succivo Ce La Vite e il Pioppo Succivo
15 Comune di Casagiove Ce Casagiove Casagiove
Comune di San Potito Sanni-
16 Ce A.R.I.A. San Potito Sannitico
tico
Comunità Montana Vallo Lau-
17 Av Vallo Lauro-Baianese Quadrelle
ro- Baianese
Comune di Mugnano del Car-
18 Av Mugnano del Cardinale Mugnano del Cardinale
dinale
19 Comune di Taurasi Av Taurus Taurus
20 Comune di Montella Av Vito Bianucci Montella
21 Comune di Mercogliano Av Parco del Partenio Mercogliano
22 Comune di San Potito Ultra Av Ecomuseo Salzola San Potito Ultra
Comunità Montana del For-
23 Bn Verde Fortore San Bartolomeo in Galdo
tore
Comunità Montana del Ta- Comunità Montana del Ta-
24 Bn Frasso Telesino
burno burno
Comune di San Giorgio del
25 Bn San Giovanni San Giorgio del Sannio
Sannio
26 Comune di Campolattaro Bn Tammaro Campolattaro
27 Comune di San Lupo Bn Casa Natura San Lupo
28 Comune di Ceppaloni Bn Ophris Ceppaloni
Comunità Montana Vallo di Comunità Montana Vallo di
29 Sa Padula
Diano Diano
Comunità Montana del Ta- Comunità Montana del Ta-
30 Sa Buccino
nagro nagro
Comunità Montana dei Monti
31 Sa Monti Picentini Giffoni Valle Piana
Picentini
Amministrazione Provinciale Assessorata Politiche Am-
32 Sa Salerno
di Salerno bientali
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Vallo
33 Sa Sala Consilina
di Salerno di Diano – Ist. De Petrinis
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Mon-
34 Sa Montesano sulla Marcellana
di Salerno tesano sulla Marcellana
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Torre
35 Sa Torre Orsaia
di Salerno Orsaia
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Ist.
36 Sa Contursi Terme
di Salerno Corbino
(segue)

433
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Ente accreditante Prov. Denominazione CEA Comune
Amministrazione Provinciale
37 Sa Valle delle Ferriere Scala
di Salerno
Parco Nazionale del Cilento e
38 Sa Alburni- Calore Castel San Lorenzo
Vallo di Diano
Parco Nazionale del Cilento e
39 Sa Rocca Cilento Lustra
Vallo di Diano
Parco Nazionale del Cilento e
40 Sa Stio Stio
Vallo di Diano
Parco Regionale del Bacino
41 Sa Fiume Sarno-Scafati Scafati
Idrografico del Fiume Sarno
Comune di Mercato San Se-
42 Sa Mercato San Severino Mercato San Severino
verino
43 Comune di Capaccio Sa Torre Laura Capaccio
Comune di Pontecagnano-
44 Sa Parco Eco-Archeologico Pontecagnano- Faiano
Faiano
45 Comune di Contursi Terme Sa Contursi Terme Contursi Terme
46 Comune di Pisciotta Sa La Primula Pisciotta
47 Comune di Furore Sa Fiordo di Furore Furore
Tabella 14.5
48 Comune di Piaggine Sa Cervati- Piaggine Piaggine
INFEA Campania: la rete dei Centri di
educazione ambientale (CEA) 49 Comune di Celle di Bulgheria Sa Stella di Bulgheria Celle di Bulgheria

Allo stato sono in corso di attuazione tribuiscono allo sviluppo e al sempre


numerose attività di educazione am- più forte radicamento in Campania del
bientale per lo sviluppo sostenibile sistema regionale in materia di INFEA.
proposti dai Centri di Educazione Am- In particolare, le iniziative attualmente
bientale della rete regionale INFEA, che in atto sono orientate, tra l’altro, alla
è composta da un totale di 49 centri, promozione e alla conoscenza del pa-
tra i quali alcuni attualmente in corso trimonio naturalistico e ambientale
di realizzazione. Tali progetti sono stati della Campania, con l’obiettivo di va-
elaborati in sinergia con altre agenzie lorizzare e sviluppare il rapporto con il
educative, enti, istituzioni, associazio- sistema delle aree naturali protette e
ni, imprese, università della regione. con la rete europea Natura 2000. Inol-
La valorizzazione e il potenziamento tre, la sinergia operativa con gli altri
dei CEA della rete, attraverso la realiz- soggetti territoriali coinvolti favorisce
zazione delle attività progettuali, con- la creazione di micro-reti territoriali.

TITOLO REGIONE CAMPANIA E …BIODIVERSITÀ


• Azioni di sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio
di appartenenza del CEA e dell’ASL NA 5
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Valorizzazione del territorio del Parco Regionale del Fiume Sarno
• Produzione di materiale didattico ed informativo

CEA INCARICATO Fiume Sarno-Scafati

ASL NA 5 Pompei: servizio formazione e aggiornamento professionale,


ALTRI SOGGETTI COINVOLTI
settore salute e sicurezza
TITOLO VIAGGIO NELLA GEOLOGIA D’ITALIA
• Azioni di sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio
della Provincia di Benevento
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI • Seminari, convegni, visite didattiche per la promozione del ricco pa-
trimonio geologico del Parchi Regionali del Matese e del Taburno-
Camposauro
• Produzione di materiale didattico ed informativo
Ophris
CEA INCARICATO
con la partecipazione dei CEA della Provincia di Benevento
Museo Civico di Scienze Naturali “E:Caffi” di Bergamo; Associazione Ita-
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI
liana “Geologia e Turismo”; Università degli Studi del Sannio
(segue)

434
CAPITOLO 14 - Strumenti
TITOLO LA VEGETAZIONE DEL SALZOLA
• Azioni di sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio
della Provincia di Avellino
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Con seminari, convegni, visite didattiche per la promozione del ric-
co patrimonio naturalistico del Parco Regionale del Partenio.
• Produzione di materiale didattico ed informativo
CEA INCARICATO Ecomuseo del Salzola
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comune di S.Potito Ultra (AV)
MONITORAGGIO DEPOSIZIONI DI TARTARUGA MARINA CARETTA CARETTA
TITOLO
LUNGO LE COSTE DELLA CAMPANIA
Progetto Pilota a grande valenza scientifica, culturale e sociale, in difesa e
tutela della biodiversità campana e in particolare della tartaruga Caretta
caretta, specie catalogata da IUCN a rischio di estinzione. Le attività sono
orientate anche alla promozione della conoscenza dei territorio dei Siti
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
Natura 2000 della regione
• Predisposizione di una mostra didattica
• Con seminari, convegni, visite didattiche,
• Produzione di materiale didattico ed informativo
CEA INCARICATI La Primula, La Vite e il Pioppo, Torre Laura
Stazione Zoologica “A.Dohrn” di Napoli; Comuni di Pisciotta (SA), Succivo
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI
(CE) e Capaccio(SA)
TITOLO PULIAMO IL MONDO
• Sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio della
Campania
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Seminari, convegni, visite didattiche per la conoscenza della proble-
matica dei rifiuti, dell’inquinamento.
• Produzione di materiale didattico ed informativo.
CEA INCARICATI La Vite e il Pioppo, Parco Eco-Archeologico, Casa Natura

ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Legambiente Campania

TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI AMBIENTALI DEL PARCO DEI MONTI


TITOLO
LATTARI
• Azioni di sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio
di appartenenza dei CEA
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Seminari, convegni, visite didattiche per la promozione del ricco
patrimonio naturalistico del Parco Regionale del Monti Lattari-
• Produzione di materiale didattico ed informativo.
CEA INCARICATI Valle delle Ferriere, Fiordo di Furore, Il Melograno
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Parco Regionale dei Monti Lattari
TITOLO ACQUE INTERNE SALERNITANE 2008
Progetto grande valenza scientifica e sociale per la realizzazione di at-
tività in difesa e tutela della biodiversità campana, in particolare delle
acque dei fiumi e del mare della provincia di Salerno. Le attività sono
orientate anche alla promozione della conoscenza dei territorio dei Siti
Natura 2000 del salernitano
ATTIVITA’ E OBIETTIVI • Sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio di appar-
tenenza dei CEA
• Predisposizione di una mostra didattica
• Seminari, convegni, visite didattiche per la promozione del ricco pa-
trimonio naturalistico del Parco Regionale del Monti Picentini.
• Produzione di materiale didattico ed informativo
CEA INCARICATI Monti Picentini, Torre Orsaia
Provincia di Salerno, Comuni di Giffoni Valle Piana e Torre Orsaia; Parco
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Regionale Monti Picentini; Comunità Montana Zona Monti Picentini; As-
sociazione “Sout Land onlus”
(segue)

435
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
TITOLO LA SOSTENIBILITÀ IN MOSTRA
Il progetto costituisce una concreta e valida azione orientata alla pro-
mozione e diffusione di “buone pratiche”nelle politiche settoriali della
Campania, al fine di rafforzare corretti atteggiamenti individuali e collet-
tivi, per la costruzione di una forte coscienza ambientale per la tutela del
territorio e delle comunità
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Predisposizione di una mostra didattica
• Seminari, convegni, visite didattiche
• Sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio di appar-
tenenza dei CEA
• Produzione di materiale didattico ed informativo,
CEA INCARICATO Laboratorio Territoriale di Pomigliano d’Arco
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comuni, enti, associazioni, imprese della Campania
TITOLO MONITORAGGIO RETE NATURA 2000
Progetto con notevole valenza scientifica, attività in difesa e tutela della
biodiversità campana, in particolare dei siti della rete europea Natura
2000. Le attività sono orientate anche alla promozione della conoscenza
dei territori dei Siti Natura 2000.
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Sensibilizzazione con interventi anche nelle scuole del territorio di
appartenenza dei CEA della Rete INFEA.
• Produzione di materiale didattico ed informativo
• Elaborazione e aggiornamento delle schede Natura 2000.
CEA INCARICATO Bianucci
Tabella 14.6 ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comuni, enti, associazioni naturalistiche, aree protette,università
INFEA Campania: progetti in corso

436
Finito di stampare nel mese di maggio 2009
su carta ecologica non sbiancata con cloro

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