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Fausto Intilla

Androidi

Prima edizione: Gennaio 2010 2010 by Fausto Intilla Pubblicazione privata, non commerciale. Disponibile solo ed esclusivamente in formato elettronico (e-book).

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Una nota importante:


Questo libro, il frutto di una raccolta di testi (riportati fedelmente nella loro forma originale), immagini e informazioni tratte prevalentemente dal Web. Alla fine di ogni paragrafo, sar mia premura quindi, fornire ai lettori tutti i link relativi alla sitografia specifica da cui sono state tratte le informazioni.

Il contenuto:
Nel libro viene presentato il percorso evolutivo degli automi artificiali, dallantichit sino ai tempi moderni. Verr quindi descritto il loro progressivo sviluppo, dai tempi in cui era possibile parlare solo di funzionalit meccaniche di tali congegni artificiali, sino ai giorni nostri, in cui la meccanica di questi automi (chiamati sempre pi comunemente androidi o ginoidi, poich sempre pi spesso vengono costruiti con sembianze umane) si fonde con il mondo della bioingegneria, attraverso elementi costruttivi e costitutivi le cui basi poggiano sui moderni concetti di neuro-robotica e cibernetica. Verranno inoltre esaminati i possibili risvolti di una futura interazione tra esseri umani e automi artificiali, quando questi ultimi saranno ormai cos numerosi, da rappresentare una vera e propria societ parallela a quella umana.

INDICE

Parte I I primi automi della storia: dalle idee di Leonardo a quelle di Jacques de Vaucanson. 04 Qualche passo nella fantascienza: da Frankenstein di Mary Shelley ai replicanti di Philip K. Dick. 23 Dalla robotica umanoide agli organismi cibernetici.38 Parte II Bioingegneria e sistemi neuro-robotici. 83

Sviluppo e tecnologia dei moderni automi: dagli androidi della Hanson Robotics a quelli del Prof. Hiroshi Ishiguro. 109 Il futuro degli esseri umani: evoluzione e convivenza con i robot. 126

I primi automi della storia: dalle idee di Leonardo a quelle di Jacques de Vaucanson.

Per inventare hai bisogno di una buona immaginazione e di una pila di cianfrusaglie. Thomas Alva Edison

Lautoma cavaliere di Leonardo Da Vinci. Gli automi ebbero una fase di grande sviluppo in seguito alla riscoperta della cultura greca durante il Rinascimento. Oltre ai progressi nella filosofia della scienza e in discipline come astronomia, matematica e geometria, ci furono diversi avanzamenti tecnologici. La riscoperta degli scritti di scienziati come Ctesibio ed Erone di Alessandria, cos come quelli di Filone di Bisanzio, fortunatamente conservati a opera degli arabi e dei bizantini, ebbe sicuramente influenza sugli studiosi rinascimentali. ormai entrato nellimmaginario comune che tra i tantissimi progetti di Leonardo ci sia anche quello di un cavaliere meccanico. La prima vera tecnologia degli automi meccanici si pu far risalire al medioevo, quando si cominciano a costruire le prime figure mobili che arricchivano i campanili e gli orologi delle chiese.

Il primo progetto documentato di un androide firmato appunto da Leonardo da Vinci e risale al 1495 circa: appunti riscoperti negli anni cinquanta nel codice Atlantico1 e in piccoli taccuini tascabili databili intorno al 1495-1497 mostrano disegni dettagliati per un cavaliere meccanico in armatura, che era apparentemente in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella, emettendo suoni dalla bocca grazie ad un sofisticato meccanismo di percussioni collocato all'altezza del petto. L'automa cavaliere di Leonardo era probabilmente previsto per animare una delle feste alla corte sforzesca di Milano, tuttavia non dato sapere se fu realizzato o meno. Il primo a identificarlo nascosto tra i disegni vinciani stato Carlo Pedretti, nel 1957. Nel 1974, a firma di Ladislao Reti, il cavaliere meccanico viene citato nuovamente, nelledizione da lui curata del Codice Madrid. Per arrivare a un tentativo di ricostruzione, bisogna attendere il 1996: Mark Rosheim pubblica infatti un suo studio e poi collabora con lIstituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, che in una
Il codice Atlantico la pi ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci, comprendente 1119 fogli raccolti in 12 volumi, ed attualmente conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il nome del codice dovuto alla dimensione delle pagine (64,5 x 43,5 cm), simile a quella delle pagine di un atlante. I fogli sono assemblati senza un ordine preciso ed abbracciano un lungo periodo degli studi leonardeschi, dal 1478 al 1519. Sono presenti diversi argomenti: anatomia, astronomia, botanica, chimica, geografia, matematica, meccanica, disegni di macchine, studi sul volo degli uccelli e progetti d'architettura.
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sua mostra dedicher cos una sezione al robot studiato da Rosheim. Ma sar solo nel 2002 che Rosheim costruir un modello fisico completo, per un documentario della BBC. Da allora, in molte mostre e musei di modelli vinciani si pu trovare una copia di un soldato con rotelle chiamato il robot di Leonardo. Gli studi sullargomento riferiscono che i manoscritti del progetto del robot di Leonardo si trovano nel Codice Atlantico, soprattutto sul foglio 579r. Ulteriori ricerche individuano anche i fogli 1077r, 1021r e 1021v come possibile fonte dei meccanismi di questo misterioso robot umanoide.

Modello dell'automa cavaliere di Leonardo e (a fianco) i suoi meccanismi interni (esposizione Leonardo da Vinci. Mensch Erfinder - Genie, Berlino 2005)

L'automa di Leonardo, che era il frutto delle ricerche dei precedenti studi di anatomia e cinetica registrati nel Codice Huygens, rispettava nelle proporzioni il canone delle proporzioni dell'Uomo vitruviano. stato

ipotizzato (secondo voci raccolte da Vasari, Lomazzo e Buonarroti) che Leonardo abbia anche lavorato ad un automa a forma di leone, di cui per non esiste alcuna testimonianza diretta. Il primo automa funzionante La fine del XVIII secolo e il XIX secolo vede fiorire la moda degli automi meccanici, concepiti soprattutto come sofisticati giocattoli, ma talvolta assai perfezionati. Il primo automa funzionante conosciuto venne creato nel 1738 da Jacques de Vaucanson2, che fabbric un automa che suonava il flauto, cos come

Jacques de Vaucanson (Grenoble, 1709 Parigi, 1782) stato un inventore e meccanico francese. Inventore del primo telaio automatico. Costru il suo primo meccanismo automatico nel 1737. Nel 1751 invent una ruota automatica per la dipanatura che utilizzava la tessitura a spina di pesce. Pi tardi cre il primo telaio interamente automatico, di cui fu costruito un modello nel 1745. Tra i suoi congegni mise a punto elementi meccanici che sono tuttora utilizzati per le macchine utensili. Vaucanson inoltre famoso per aver costruito alcuni automi, tra i quali un piccolo flautista completamente automatizzato dotato di labbra mobili, una lingua meccanica che fungeva da valvola per il flusso dell'aria e dita mobili le cui punte in pelle aprivano e chiudevano i registri del flauto. Ma la sua pi grande opera fu un'anatra, un automa di tale versatilit da non essere ancora stato superato. L'anatra poteva bere acqua con il becco, mangiare semi di grano e replicare il processo di digestione in una camera speciale, visibile agli spettatori; ognuna delle sue ali conteneva quattrocento parti in movimento, che potevano simulare alla perfezione tutte le movenze di un'anatra vera. Voltaire fu cosi colpito da questi automi da battezzare Vaucanson "il rivale di Prometeo". Nel 1746 fu ammesso all'Accademia delle Scienze.

un'anatra meccanica che, secondo le testimonianze, mangiava e defecava. Alla fine del Settecento ad un inventore ungherese, il barone Wolfgang Von Kempelen, fu attribuita l'ideazione di un automa in grado di giocare a scacchi, Il Turco, poi rivelatosi (nel 1857) un elaborato imbroglio. Tra il 1770 ed il 1773 due inventori, Pierre e Henri-Louis Jaquet-Droz, costruirono tre sorprendenti automi: uno scrivano, un disegnatore ed un musicista (ancora funzionanti, si trovano nel Muse d'Art et d'Histoire di Neuchtel in Svizzera).

Le Canard digrateur (l'anatra digeritrice) di Jacques de Vaucanson, salutato nel 1739 come il primo automa capace di digestione.

Automi nellantichit Gli automi nel mondo ellenistico erano concepiti come giocattoli, idoli religiosi per impressionare i fedeli o strumenti per dimostrare basilari principi scientifici, come quelli costruiti da Ctesibio, Filone di Bisanzio (III secolo a.C.) ed Erone di Alessandria (I secolo). Quando gli scritti di Erone su idraulica, pneumatica e meccanica, conservati a opera degli arabi e dei bizantini, furono tradotti in latino nel Cinquecento e in italiano, i lettori iniziarono a ricostruire le sue macchine, tra cui sifoni, un idrante, un organo idraulico, l'eolipila3 e, appunto, gli automi, sulla cui

L'eolipila pu essere considerato l'antenato della macchina a vapore. Ideato nel I secolo dal matematico e scienziato greco Erone il vecchio, costituita da una sfera (probabilmente metallica), che si mantiene in rotazione per effetto del vapore contenuto al suo interno, che fuoriesce con forza da due tubi sottili a forma di L. Una sfera cava di rame collegata con due tubicini ricurvi che si dipartono da due punti estremi della sfera posti sullo stesso asse diametrale. I tubicini terminano con due brevi tratti rettilinei paralleli tra loro, ma situati rispetto all'asse diametrale, da parti opposte. Uno dei tubicini saldato alla sfera, l'altro pu essere svitato per riempire d'acqua la sfera. Ambedue terminano con un forellino. La sfera pu ruotare attorno ad un asse diametrale orizzontale per mezzo di due supporti sostenuti da due colonne sagomate di legno, poste su una larga base di legno. Riempita di acqua la sfera, la si riscalda con la fiamma. Quando il liquido raggiunge una temperatura sufficientemente elevata, il getto del vapore dagli orifizi pone in rotazione la sfera intorno all'asse diametrale orizzontale. Il verso del moto naturalmente opposto a quello dei getti. La eolipila fu ideata da Erone di Alessandria, celebre matematico ed ingegnere del I secolo d.C.

costruzione Erone aveva scritto uno dei suoi trattati di maggior successo, Automata, in cui egli illustra teatrini automatici dotati di moto autonomo, rettilineo o circolare, per tutta la durata dello spettacolo. Si conosce l'esistenza di complessi dispositivi meccanici nella Grecia antica, bench l'unico esemplare sopravvissuto sia la Macchina di Anticitera4.

La macchina di Anticitera (greco moderno: O , O michanisms ton Andikithron), nota anche come meccanismo di Antikythera, il pi antico calcolatore meccanico conosciuto, databile intorno al 150-100 a.C. Si tratta di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e - secondo un recente studio pubblicato su Nature - le date dei giochi olimpici. Trae il nome dall'isola greca di Anticitera (Cerigotto) presso cui stata rinvenuta. conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene. Il meccanismo fu ritrovato nel 1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi sull'isoletta rocciosa di Cerigotto. Al largo dell'isola, alla profondit di circa 43 metri, scoprirono il relitto di un'enorme nave affondata, risalente all'87 a.C. e adibita al trasporto di statue in bronzo e marmo. Il 17 maggio 1902 l'archeologo Spyridon Stais, esaminando i reperti recuperati dal relitto, not che un blocco di pietra presentava un ingranaggio inglobato all'interno. Con un pi approfondito esame si scopr che quella che era sembrata inizialmente una pietra era in realt un meccanismo fortemente incrostato e corroso, di cui erano sopravvissute tre parti principali e decine di frammenti minori. Si trattava di un'intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, facenti parte di un elaborato meccanismo ad orologeria. La macchina era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello spessore di un libro, costruita in bronzo e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta da oltre 2.000 caratteri di

scrittura, dei quali circa il 95% stato decifrato (il testo completo dell'iscrizione non ancora stato pubblicato). Il meccanismo attualmente conservato nella collezione di bronzi del Museo archeologico nazionale di Atene, assieme alla sua ricostruzione. Alcuni archeologi sostennero che il meccanismo era troppo complesso per appartenere al relitto ed alcuni esperti dissero che i resti del meccanismo potevano essere fatti risalire ad un planetario o a un astrolabio. Le polemiche si susseguirono per lungo tempo ma la questione rimase irrisolta. Solo nel 1951 i dubbi sul misterioso meccanismo cominciarono ad essere svelati. Quell'anno infatti il professor Derek de Solla Price cominci a studiare il congegno, esaminando minuziosamente ogni ruota ed ogni pezzo e riuscendo, dopo circa vent'anni di ricerca, a scoprirne il funzionamento originario. Il meccanismo risult essere un antichissimo calcolatore per il calendario solare e lunare, le cui ruote dentate potevano riprodurre il rapporto di 254:19 necessario a ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari). L'estrema complessit del congegno era inoltre dovuta al fatto che tale rapporto veniva riprodotto tramite l'utilizzo di una ventina di ruote dentate e di un differenziale, un meccanismo che permetteva di ottenere una rotazione di velocit pari alla somma o alla differenza di due rotazioni date. Il suo scopo era quello di mostrare, oltre ai mesi lunari siderali, anche le lunazioni, ottenute dalla sottrazione del moto solare al moto lunare siderale. Sulla base della sua ricerca, Price concluse che, contrariamente a quanto si era creduto in precedenza, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva effettivamente una tradizione di altissima tecnologia. Il meccanismo di Anticitera, nonostante non trovi pari sino alla realizzazione dei primi calendari meccanici successivi al 1050, rimane comunque perfettamente integrato nelle conoscenze del periodo tardo ellenistico: vi sono rappresentati solo i cinque pianeti visibili ad occhio nudo ed il materiale usato un metallo facilmente lavorabile. Ad Alessandria d'Egitto infatti durante l'ellenismo operarono molti studiosi che si dedicarono anche ad aspetti tecnologici realizzando macchine come quella a vapore di Erone. A Siracusa inoltre gi dal 213 a.C. Cicerone cita la presenza di una macchina circolare costruita da Archimede con la quale si rappresentavano i movimenti del Sole, dei pianeti e della

In origine si pensava provenisse da Rodi, dove sembra esistesse una tradizione di ingegneria meccanica; l'isola era rinomata per i suoi automi. Informazioni ricavate da recenti esami del frammento indicano che potrebbe essere proveniente dalle colonie di Corinto in Sicilia, il che indicherebbe una connessione con Archimede. Vi sono inoltre esempi dal mito: Dedalo utilizz l'argento vivo per installare una voce nelle sue statue. Efesto cre automi per il suo laboratorio: Talo, un uomo artificiale di bronzo e, secondo Esiodo, la donna Pandora. Nell'antica Cina un curioso resoconto sugli automi si trova nel testo del Libro del Vuoto Perfetto5 (Li Z) scritto nel III secolo a.C.. In esso vi una descrizione di un pi antico incontro tra re Mu del

Luna, nonch delle sue fasi e delle eclissi. Tuttavia l'unicit del meccanismo di Anticitera risiede nel fatto che l'unico congegno progettato in quel periodo arrivato sino ai giorni nostri e non rimasto nel limbo delle semplici "curiosit". Il meccanismo di Anticitera a volte citato tra i casi di OOPArt (Out of place artifacts), i cosiddetti "manufatti fuori dal tempo", dai sostenitori dell'archeologia misteriosa, i quali non vi riconoscono un artefatto scientifico ellenistico.

Il Liezi , pinyin Li Z o Lieh Tzu un testo taoista che era incluso nel catalogo della libreria imperiale con il nome di ? Trattato del Vuoto Perfetto . L'autore del testo Lie Yukou, spesso chiamato lui stesso Lie Zi. L'opera completa la famosa trilogia taoista insieme ai testi del pi famoso Lao Zi, fondatore della religione, e di Zhuang Zi. generalmente considerato il pi pratico dei testi taoisti, se comparato alle scritture filosofiche di Lao Zi e ai poemi narrativi di Zhuang Zi.

regno di Zhou (1023-957 a.C.) e un ingegnere meccanico chiamato Yan Shi, un 'artefice'.

Il re rimase stupito alla vista della figura. Camminava rapidamente, muovendo su e gi la testa, e chiunque avrebbe potuto scambiarlo per un essere umano vivo. L'artefice ne tocc il mento e inizi a cantare perfettamente intonato. Tocc la sua mano e mim delle posizioni tenendo perfettamente il tempo... Verso la fine della dimostrazione, l'automa ammicc e fece delle avance ad alcune signore l presenti, il che fece infuriare il re che avrebbe voluto Yen Shih [Yan Shi] giustiziato sul posto ed egli, per la paura mortale, istantaneamente ridusse in pezzi l'automa al fine di spiegarne il suo funzionamento. E, in effetti, dimostr che l'automa era fatto con del cuoio, del legno, della colla e della lacca, bianco, nero, rosso e blu. Esaminandolo pi da vicino il re vide che erano presenti tutti gli organi interni: un fegato completo, una cistifellea, un cuore, dei polmoni, una milza, dei reni, lo stomaco ed un intestino. Inoltre vide che era fatto anche di muscoli, ossa, braccia con le relative giunture, pelle, denti, capelli, ma tutto artificiale ... Poi il re fece la prova di togliergli il cuore e osserv che la bocca non era pi in grado di proferir parola. Gli tolse il fegato e gli occhi non furono pi in grado di vedere; gli tolse infine i reni e le gambe non furono pi in grado di muoversi. Il re ne fu deliziato.
Nell'VIII secolo l'alchimista islamico Giabir ibn Hayyan (Geber) inseriva nel suo trattato Il libro delle pietre delle ricette per costruire serpenti, scorpioni ed esseri umani artificiali che fossero soggetti al controllo del loro creatore. Nell'827 il califfo al-Mamun aveva un albero d'argento e oro nel suo palazzo a Baghdad,

che aveva le caratteristiche di una macchina automatica: c'erano uccelli di metallo che cantavano automaticamente sui rami oscillanti di quest'albero costruito da inventori e ingegneri islamici del tempo. Il califfo abbaside al-Muktadir possedeva a sua volta un albero dorato nel suo palazzo di Baghdad nel 915, con uccelli che battevano le ali e cantavano. Nel IX secolo i fratelli Ban Ms inventarono un flautista automatico che sembra essere stato la prima macchina programmabile, e che descrissero nel loro Libro dei dispositivi ingegnosi. Tra gli altri esempi notevoli di automi vi la colomba di Archita, mezionata da Aulo Gellio. Analoghi resoconti cinesi di automi volanti si trovano negli scritti del V secolo del filosofo moista Mozi e del suo contemporaneo Lu Ban, che costru uccelli artificiali in legno (ma yuan) che potevano effettivamente volare, secondo quanto riportato da Han Fei e in altri testi. Automi dal XIII al XIX secolo Ad Al-Jazari attribuito il primo progetto documentato di automa programmabile nel 1206, usato per una serie di automi umanoidi. Il suo automa era una nave con quattro musicisti che galleggiava su un lago per intrattenere gli ospiti alle feste di corte. Il suo meccanismo aveva una batteria di percussioni programmabile con pistoncini (camme) che battevano su piccole leve che operavano la percussione. Il suonatore di tamburi poteva eseguire differenti ritmi e differenti partiture se i pistoncini erano spostati. Secondo Charles B. Fowler, gli automi erano una

"banda musicale di robot" i quali potevano eseguire "pi di cinquanta movimenti facciali e del corpo durante ogni selezione musicale." Al-Jazari invent anche un automa per il lavaggio delle mani utilizzando per la prima volta il meccanismo di scarico utilizzato oggi per il vaso delle toilette. Si tratta di un automa con sembianze femminili con un bacile riempito d'acqua. Quando l'utilizzatore preme la leva, l'acqua scorre e l'automa riempie nuovamente il bacile. La sua "fontana del pavone" era un altro dispositivo pi sofisticato per il lavaggio delle mani fornito di automi umanoidi come servi che offrono sapone e asciugamani. Mark E. Rosheim la descrive cos: Pulling a plug on the peacock's tail releases water out of the beak; as the dirty water from the basin fills the hollow base a float rises and actuates a linkage which makes a servant figure appear from behind a door under the peacock and offer soap. When more water is used, a second float at a higher level trips and causes the appearance of a second servant figure with a towel! Al-Jazari in tal modo sembra sia stato il primo inventore a mostrare un interesse nel creare macchina di forma umana per scopi pratici come manipolare l'ambiente per il comfort delle persone. Villard de Honnecourt, nel suo taccuino degli anni 1230, mostra progetti per automi zoomorfi e un angelo che rivolge perpetuamente il volto al sole. Un'aquila in legno costruita da Regiomontano (14361476) vol - come riferito da Hakewill - dalla citt di

Konigsberg per incontrare l'imperatore, salutarlo e tornare indietro. Regiomontano costru inoltre una mosca di ferro della quale egli stesso ebbe a dire che ad una festa si fosse levata dalle sue mani, avesse volato in cerchio e fosse ritornata a lui. Lo scrittore cinese Xiao Xun scrisse che quando il fondatore della dinastia Ming Hongwu (r. 13681398) stava distruggendo il palazzo di Khanbaliq che apparteneva alla precedente dinastia Yuan, vi furono trovati - tra i molti altri dispositivi meccanici - degli automi dell'aspetto di tigri. Il Rinascimento testimonia un considerevole ritorno d'interesse per gli automi. I trattati di Erone di Alessandria vennero pubblicati e tradotti in latino e italiano. Nel Settecento furono costruiti numerosi automi per meccanismi ad orologeria, principalmente dagli artigiani delle libere citt imperiali dell'Europa centrale. Questi dispositivi meravigliosi trovarono ospitalit nei "gabinetti delle curiosit" o Wunderkammer delle corti principesche europee. Per le grotte dei giardini furono costruiti automi idraulici e pneumatici, simili a quelli descritti da Erone. In Cartesio si pu riscontrare una nuova attitudine nei confronti degli automi, quando egli suggerisce che i corpi degli animali sono nient'altro che complesse macchine: le ossa, i muscoli e gli organi potrebbero essere rimpiazzati da pulegge, pistoni e camme. In tal modo il meccanicismo divenne lo standard al quale erano comparati la Natura e l'organismo. La Francia settecentesca fu la patria di quegli ingegnosi

giocattoli meccanici che sarebbero divenuti dei prototipi per i motori della rivoluzione industriale. Cos nel 1649, quando Luigi XIV era ancora un bambino, un artigiano di nome Camus progett per lui un cocchio in miniatura, e cavalli completi di fanti e una signora nella vettura; tutte queste figure mostravano un movimento perfetto. Secondo P. Labat, il generale de Gennes constru, nel 1688, oltre a macchine per l'artiglieria e la navigazione, un pavone che camminava e mangiava. il gesuita Athanasius Kircher produsse diversi automi per mettere in scena spettacoli, tra cui una statua che parlava . Maillardet, un meccanico svizzero, costru un automa capace di disegnare quattro figure e scrivere tre poemi (oggi conservato al museo scientifico del Franklin Institute di Filadelfia). John Joseph Merlin, di origine belga, cre il meccanismo dell'automa del Cigno d'argento (ora al Bowes Museum). Secondo il filosofo Michel Foucault, Federico II il Grande, re di Prussia dal 1740 al 1786, era "ossessionato" dagli automi. Secondo Manuel de Landa, "mise insieme le sue armate cos come un meccanismo ben oliato i cui componenti erano guerrieri simili a robot." Il Giappone adott gli automi durante il periodo Edo (1603 - 1867); erano noti come Karakuri ningy ? ( ). Il famoso prestigiatore Jean Eugne Robert-Houdin (1805 - 1871) era conosciuto per aver creato automi per i suoi spettacoli da palcoscenico. Il periodo tra il 1860 e il 1910 conosciuto come "l'et d'oro degli automi". In quegli anni prosperavano a Parigi numerose piccole imprese familiari di costruttori

di automi. Dalle loro officine esportarono in tutto il mondo migliaia di automi meccanici e uccelli meccanici che cantavano. Sono questi automi francesi ad essere collezionati oggi e, sebbene oggi rari e costosi, attraggono collezionisti da ogni parte del mondo. I principali costruttori francesi furono Vichy, Roullet & Decamps, Lambert, Phalibois, Renou e Bontems.

Una replica moderna delleolipila.

Macchina di Anticitera: Frammento principale del meccanismo

Schema del meccanismo di Anticitera

Macchina di Anticitera: Ricostruzione del meccanismo, Museo archeologico nazionale di Atene.

Macchina di Anticitera: Vista laterale del modello ricostruttivo, Museo archeologico nazionale di Atene.

Sitografia specifica: http://it.wikipedia.org/wiki/Androide http://it.wikipedia.org/wiki/Automa_cavaliere http://it.wikipedia.org/wiki/Automa_meccanico http://it.wikipedia.org/wiki/Codice_Atlantico http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_de_Vaucanson http://it.wikipedia.org/wiki/Eolipila http://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Anticitera http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_del_Vuoto_Perfetto http://www.leonardo3.net

Qualche passo nella fantascienza: da Frankenstein di Mary Shelley ai replicanti di Philip K. Dick

La disumanit del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta. Isaac Asimov

Gli androidi nella letteratura Una volta che la tecnologia avanz al punto che la gente intravedeva delle creature meccaniche come qualcosa pi che dei giocattoli, la risposta letteraria al concetto di essere artificiale riflett le paure che gli esseri umani avrebbero potuto essere rimpiazzati dalle loro stesse creazioni intelligenti. Nella letteratura il primo classico riferito alla creazione di un essere umano artificiale in genere considerato il romanzo Frankenstein (1818) di Mary Wollstonecraft Shelley, che spesso anche citato come la prima opera di fantascienza. La creatura del dottor Frankenstein era assemblata con parti di cadaveri, utilizzando per infonderle la vita una strumentazione scientifica (non si tratta dunque di un automa meccanico, ma piuttosto di quello che molti anni dopo sarebbe stato definito un cyborg).

Il racconto di E.T.A. Hoffmann L'uomo della sabbia (1815) narra l'amore tra un uomo e una bambola meccanica; nel romanzo breve La storia filosofica dei secoli futuri (1860) Ippolito Nievo indic l'invenzione dei robot (da lui chiamati 'omuncoli', 'uomini di seconda mano' o 'esseri ausiliari') come l'invenzione pi notevole della storia dell'umanit, e in Steam Man of the Prairies (1865) Edward S.Ellis espresse la fascinazione americana per l'industrializzazione. Giunse un'ondata di storie su automi umanoidi, che culmin nell' Uomo elettrico di Luis Senarens, nel 1885. Il primo ad utilizzare il termine androide in un romanzo fu per il francese Mathias Villiers de l'IsleAdam (1838-1889) nella sua opera pi celebre, Eva futura (L've future, 1886), nel quale il protagonista addirittura Thomas Edison, il quale inventa una donna artificiale quasi perfetta. Impossibile non citare il racconto dell'italiano Carlo Collodi del 1883, Le avventure di Pinocchio, in cui un bambino di legno prende vita. La storia, pur utilizzando elementi fiabeschi piuttosto che fantascientifici, contiene i temi fondamentali dei successivi racconti sugli androidi. Un precursore del moderno androide da molti considerato il Golem, la temibile creatura protagonista di una vecchia leggenda del ghetto ebraico di Praga. In questo caso si tratta di una statua d'argilla che prende vita grazie alla magia cabalistica e non alla tecnologia scientifica. Una versione pi moderna del Golem6 lo vede per
Il Golem (ebr. ) una figura immaginaria frutto della mitologia ebraica e del folklore medievale. Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraica gelem che significa "materia
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costruito come una specie di androide, nella novella di U.D. Horn (Der Rabby von Prag, 1842) e nel libretto di F. Hebbel per il dramma musicale di Arthur Rubinstein Ein Steinwurf (1858): il Golem viene qui rappresentato come un uomo-macchina di legno con un meccanismo ad orologeria dentro la testa. La leggenda del Golem viene infine ripresa e resa famosa dal romanzo Il Golem (Der Golem) del 1915 dello scrittore e occultista praghese Gustav Meyrink. Nel dramma R.U.R. (Rossum's Universal Robots) (1920) del ceco Karel apek appaiono uomini artificiali organici, utilizzati come forza lavoro a basso costo. L'opera famosa per avere introdotto il termine robot. La procedura di costruzione degli androidi di Rossum comprende macchine per impastare e tini per il trattamento di protoplasma chimico. Quando il dramma di apek introdusse il concetto di una catena di montaggio operata da robot che costruivano altri robot, il tema prese delle sfumature politiche e filosofiche, ulteriormente disseminate da film classici come Metropolis (1927), il popolare Guerre Stellari (1977), Blade Runner (1982) e Terminator (1984). Tra il 1940 e il 1941 Isaac Asimov, con la collaborazione dell'editore John W. Campbell, elabora
grezza", o "embrione". Esso fa la sua prima apparizione nella Bibbia (Antico Testamento, Salmo 139:16) per indicare la "massa ancora priva di forma", che gli Ebrei accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l'anima. In ebraico moderno golem significa anche robot.

le tre leggi della robotica7, divenute un punto fermo della narrativa sui robot. Nel 1976 Asimov scrive L'uomo bicentenario, la storia di un robot che vuole diventare umano a tal punto da fare ci che differenzia
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Nella fantascienza, le Tre leggi della robotica sono un insieme di leggi scritte da Isaac Asimov, noto scrittore di fantascienza, alle quali obbediscono gran parte dei robot che compaiono nei suoi racconti. Le tre leggi hanno subito qualche variazione passando da traduzione a traduzione, ma anche se il succo rimane sempre lo stesso meglio esprimere prima le tre leggi nella versione originale: Inglese 1. 2. 3. A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm. A robot must obey any orders given to it by human beings, except where such orders would conflict with the First Law. A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the First or Second Law.

Italiana 1. 2. Un robot non pu recar danno a un essere umano n pu permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purch tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purch questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.

3.

gli esseri umani dai robot: morire. Pur avendo inserito numerosissimi robot antropomorfi nella sua sterminata produzione di racconti e romanzi, Asimov tuttavia non usa in genere il termine androide, reso popolare solo negli Anni cinquanta quando apparve in alcuni racconti di Jack Williamson. Uno degli autori di fantascienza che fanno maggior uso degli androidi stato Philip K. Dick il quale, scarsamente interessato agli aspetti strettamente tecnico-scientifici, li utilizzava soprattutto come sostituti robotici degli uomini e dunque inquietanti simboli, rispecchiamento/rovescio dell'essere umano, definendoli spesso simulacri. Dal romanzo di Dick Cacciatore di androidi tratto il film Blade Runner, che presenta un vivido ritratto di replicanti che aspirano a quella vita umana loro ineluttabilmente negata. Marvin l'androide paranoico uno dei personaggi principali della Guida galattica per gli autostoppisti, serie di fantascienza umoristica di Douglas Adams. Cinema e televisione Il primo film con un immaginario automa nel ruolo principale fu The Master Mystery del 1920, interpretato da Harry Houdini. Il secondo fu L'uomo meccanico (1921), del comico francese Andr Deed, in cui per la prima volta viene messo in scena uno scontro tra un robot buono e uno cattivo. Esempi famosi di androidi nella cinematografia e nelle serie televisive:

Il robot femmina del film Metropolis (1927) per la regia di Fritz Lang. Il pistolero interpretato da Yul Brynner nel Mondo dei robot (Westworld, 1973), iniziatore della rivolta dei robot contro gli umani del parco dei divertimenti Westworld. Il simpatico androide protocollare C-3PO (D3BO) di Guerre Stellari (1976). Roy Batty, condannato ad una breve esistenza e ribelle in Blade Runner (1982) di Ridley Scott, ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick. L'androide assassino protagonista di Terminator (1984) e dei due seguiti, che per pi propriamente un cyborg. Il bambino artificiale in AI - Intelligenza Artificiale (2001) di Steven Spielberg. Il tenente comandante Data un membro dell'equipaggio della nave stellare Enterprise nella serie televisiva Star Trek - The Nex Generation e in alcuni film derivati dalla serie stessa. L'androide Bishop in Alien di Ridley Scott, compare in diversi episodi della serie.

Dalle Tre Leggi di Asimov alla Legge Zero Asimov attribu le tre leggi a John W. Campbell, a seguito di una conversazione fatta il 23 dicembre 1940. Comunque, Campbell sostiene che Asimov aveva gi in testa le leggi, che avevano solamente bisogno di essere formulate esplicitamente.

Anche se Asimov fissa una data di creazione delle leggi, la loro comparsa nelle sue opere avvenne lungo un periodo di tempo. Asimov scrisse due storie senza menzionare esplicitamente le Tre Leggi ("Robbie" ed "Essere razionale" detto anche "Secondo ragione"); Asimov assunse, comunque, che i robot avrebbero avuto una certa salvaguardia inerente. "Bugiardo!", la terza storia di robot di Asimov, menziona per la prima volta la Prima Legge, ma non le altre. Le Tre Leggi apparvero assieme esplicitamente in "Circolo Vizioso" ("Girotondo"). Quando queste ed altre storie vennero raccolte assieme, nell'antologia Io, Robot, "Essere razionale" venne aggiornata per comprendere le Tre Leggi. Le Tre Leggi vengono spesso usate nei romanzi di fantascienza scritti da altri autori, ma la tradizione vuole che solo Asimov le avrebbe potute citare esplicitamente. Una trilogia ambientata nell'universo immaginario di Asimov, venne scritta negli anni '90 da Roger MacBride Allen (Il calibano di Asimov, L'inferno di Asimov e L'utopia di Asimov). In questa trilogia, viene introdotto un nuovo insieme di leggi, le quali vennero concepite dall'autore durante una discussione con lo stesso Asimov. Alcuni appassionati di robotica sono giunti a credere che le Tre Leggi abbiano una valenza simile alle leggi della fisica; ovvero, una situazione che viola queste leggi inerentemente impossibile. Ci non corretto, in quanto le Tre Leggi sono deliberatamente

codificate nel cervello positronico8 dei robot di Asimov. Asimov infatti distingue la classe dei robot che seguono le Tre Leggi, chiamandoli Asenion robots. I robot delle storie di Asimov sono tutti Asenion robots, e sono incapaci di violare consciamente le Tre

Il cervello positronico un dispositivo immaginario ideato per le sue storie di fantascienza dallo scrittore Isaac Asimov come componente fondamentale del cervello di un robot, il cui pensiero consiste in un flusso fulmineo di positroni. Nella sua descrizione il cervello positronico composto di una lega di platino e iridio, ed realizzato dalla U.S. Robots and Mechanical Men Corporation, l'unica azienda nel mondo capace di costruirne esemplari funzionanti. Il loro software ha come capisaldi quelle che Asimov chiam le Tre leggi della robotica. Asimov scelse l'aggettivo positronico perch nel 1928 il fisico Paul Dirac postul l'esistenza di questa strana particella, e nel 1938 il positrone fu effettivamente osservato sperimentalmente. I primi racconti sui robot positronici risalgono agli anni 1939-1940, perci Asimov scelse l'aggettivo "positronico" semplicemente perch trovava il nome esotico e adatto ad un racconto di fantascienza, al posto del pi consono "cervello elettronico". In effetti i positroni, essendo delle anti-particelle, non potrebbero esistere in un universo come il nostro fatto di elettroni, poich le due particelle opposte si annichilirebbero in una frazione di secondo distruggendo la materia. Nella visione di Asimov, l'annullamento delle due particelle opposte - che per conseguenza produce energia avrebbe dovuto portare i lettori ad immaginare una sorta di scintilla assimilabile a quella che nel pensiero umano si verifica nei neuroni. Il concetto domin le storie di Asimov sui robot, ma fu ripreso da altri soggetti fantascientifici. In particolare, l'androide Data di Star Trek - The Next Generation dotato di un cervello positronico. I romanzi della serie fantascientifica tedesca Perry Rhodan sono incentrati su computer chiamati Positroniken.

Leggi, ma non c' niente che impedisca ai robot di altri racconti, o del mondo reale, di non rispettarle. Ci straordinariamente opposto alla natura dei robot di Asimov. Anche se inizialmente le leggi erano semplicemente delle salvaguardie attentamente ingegnerizzate, nelle storie successive Asimov dichiara chiaramente che occorrerebbe un investimento significativo nella ricerca per creare dei robot intelligenti che siano privi di queste leggi, perch esse sono una parte inalienabile della fondazione matematica che sottende al funzionamento del cervello positronico. Nel mondo reale, non solo le leggi sono opzionali, ma impossibili da implementare: occorrerebbero significativi progressi nel campo dell'intelligenza artificiale per far si che i robot le possano comprendere facilmente. Alcuni hanno fatto notare che, siccome i militari sono la maggior fonte di finanziamento per la ricerca robotica, improbabile che tali leggi vengano implementate. Altri hanno ribattuto che i militari vorrebbero che delle forti salvaguardie venissero inserite in ogni robot, se possibile, quindi leggi simili a queste verrebbero applicate. Le Tre Leggi sono talvolta viste come un ideale futuro da coloro che lavorano nel campo dell'intelligenza artificiale - una volta che un'intelligenza ha raggiunto un livello in cui pu comprendere queste leggi, allora veramente intelligente.

Nessuna delle storie scritte da Asimov facevano complimenti alle Tre Leggi della robotica. Al contrario, ne mostravano le falle e i malintesi, derivanti da impulsi errati. Asimov una volta si meravigli di come riusc ad estrarre cos tante storie dalle poche parole che componevano queste leggi. Per alcune storie, l'unica soluzione fu quella di cambiare le leggi. Le Tre Leggi vennero estese con una quarta legge, la 'Legge Zero', cos chiamata per mantenere il fatto che una legge con numero pi basso soprassedesse a una con numero maggiore. Venne enunciata da un personaggio di Asimov, R. Daneel Olivaw (R. sta per Robot), nel romanzo I Robot e l'Impero, anche se venne precedentemente menzionata in Conflitto evitabile da Susan Calvin. In I Robot e l'Impero, Giskard fu il primo robot ad agire in base alla Legge Zero, anche se ci si rivel distruttivo per il suo cervello positronico, quando viol la Prima Legge. Daneel, nel corso di molte migliaia di anni, fu in grado di adattarsi e obbedire completamente alla Legge Zero che recita: 0. Un robot non pu recare danno all'umanit, n pu permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanit riceva danno. Le altre 3 leggi vengono modificate di conseguenza: 1. Un robot non pu recar danno a un essere umano n pu permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano

riceva danno. Purch questo non contrasti con la Legge Zero 2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purch tali ordini non contravvengano alla Legge Zero e alla Prima Legge. 3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purch questa autodifesa non contrasti con la Legge Zero, la Prima Legge e la Seconda Legge. La legge zero tuttavia risulta essere estremamente complessa rispetto alla programmazione dei cervelli positronici dei robot, poich postula che sia possibile, in qualche modo e qualche situazione, violare la prima legge della robotica (Nessun robot pu recar danno a un essere umano) in funzione di un bene pi ampio e duraturo dell'intera umanit. In pratica, un robot potrebbe uccidere un essere umano, in aperta violazione alla prima legge, commettendo un danno effettivo e certo, a fronte di un ipotetico e incerto bene per l'umanit. La contraddizione al centro del finale del romanzo I robot e l'impero, poich proprio il robot R. Giskard Reventlov sceglier di permettere che un intero pianeta, la Terra, sia condannata ad una lentissima agonia nucleare, insieme a tutti i suoi abitanti, per spingere l'intera umanit ad abbandonare il grembo del pianeta madre e colonizzare l'intero universo. Il suo cervello positronico ne sar danneggiato irrimediabilmente.

In un racconto di Asimov (Il robot scomparso) diversi robot NS-2 (Nestor robots) vennero creati con solo parte della Prima Legge, con questa formulazione: 1. Un robot non pu recare danno a un essere umano. Questo permetteva ai robot di lavorare a fianco degli esseri umani anche quando questi erano sottoposti a piccole dosi di radiazioni: non pericolose, ma comunque "dannose" secondo la Prima Legge. La formulazione originaria della Prima Legge obbligava quindi i robot ad intervenire, ma essendo questi pi vulnerabili degli esseri umani alle radiazioni, invariabilmente si danneggiavano. Nel tipico stile di Asimov, questa modifica port a vari problemi sulla cui soluzione si basa la trama del racconto. I "Solariani" infine, crearono dei robot con le normali Tre Leggi, ma con un concetto distorto di "essere umano". Similarmente ad un racconto breve in cui i robot erano in grado di arrecare danno agli alieni, i Solariani dissero ai robot che solo le persone che parlavano solariano erano umani. In questo modo, i loro robot non avevano alcun problema a recar danno a esseri umani non Solariani (ed in effetti, avevano ordini specifici a riguardo). Nella trilogia di MacBride Allen, gli scienziati di Inferno crearono robot dotati di un nuovo insieme di leggi. Essi non erano pi richiesti di servire gli umani, erano programmati per cercare una loro ragion d'essere, e, anche se comunque non potevano nuocere

agli umani, non avevano bisogno di prevenire i danni, il che permette al capo delle nuove leggi robotiche, Prospero, di progettare l'assassinio perfetto. Il personaggio di Calibano, l'unico robot ad essere programmato senza alcuna legge. Il problema dei robot che si considerano umani stato alluso molte volte. Robot antropomorfi resero il problema pi evidente. Esempi si possono trovare nel romanzo I robot dell'alba e nei racconti brevi "La prova" e "L'uomo bicentenario". Dopo un omicidio su Solaria, in Il sole nudo, Elijah Baley sostenne che le leggi erano state deliberatamente travisate, poich i robot potevano infrangerle tutte senza saperlo. Una parodia delle Tre Leggi venne fatta per Susan Calvin da Gerald Black: 1. Dovrai proteggere i robot con tutta la tua forza e tutto il tuo cuore e tutta la tua anima. 2. Dovrai considerare sacri gli interessi della US Robots and Mechanical Men Inc., a patto che ci non interferisca con la Prima Legge. 3. Dovrai dare una distratta attenzione agli esseri umani, a patto che ci non interferisca con la Prima e la Seconda Legge. Gaia, il pianeta intelligente dei romanzi della Fondazione, adotta una legge simile alla Prima Legge come sua filosofia: Gaia non pu recare danno alla vita, n pu permettere che, a causa del suo mancato intervento, la vita riceva danno.

Le leggi non sono considerate assolute dai robot pi avanzati. In molte storie, come "Circolo vizioso", il potenziale e la gravit di tutte le azioni sono pesati e un robot pu infrangere le leggi il meno che pu, piuttosto che non fare niente. In un'altra storia, venivano evidenziati i problemi della Prima Legge - ad esempio un robot non poteva funzionare da chirurgo, perch avrebbe causato danni a un umano; n poteva ideare strategie per il football americano, in quanto queste potevano causare infortuni ai giocatori. Roger Clarke scrisse un paio di documenti analizzando le complicazioni dell'implementazione di queste leggi, se i sistemi fossero in qualche modo in grado di impiegarle. Egli sostenne che. "Le leggi della robotica di Asimov sono state uno strumento letterario di successo. Forse ironicamente, o forse perch era artisticamente appropriato, la somma delle storie di Asimov confutano la tesi con cui inizi: Non possibile limitare con certezza il comportamento dei robot, inventando ed applicando un insieme di regole." Un racconto breve parodistico di John Sladek, intitolato "Broot Force" (e apparentemente scritto da "I-Click As-I-Move") riguarda un gruppo di robot in stile Asimov, le cui azioni sono limitate dalle "Tre Leggi di Robish", che sono "coincidentalmente" identiche alle leggi di Asimov. I robot nel racconto di Sladek fanno in modo di trovare delle scappatoie alle Tre Leggi, tipicamente con risultati sanguinari.

Alle "tre leggi della robotica" e ad altri romanzi di Isaac Asimov si ispirato il film del 2004 "Io, Robot" (I, Robot), di Alex Proyas, con Will Smith. Con l'evoluzione dei robot nei racconti, le scappatoie escogitate per scavalcare le Tre Leggi divengono sempre pi raffinate. In uno degli ultimi racconti di robot, Che tu te ne prenda cura, il Governo Mondiale intende smantellare la U.S. Robots, per varie motivazioni, alcune delle quali parzialmente legate ai difetti delle Tre Leggi. Keith Harriman, direttore della U.S. Robots, utilizza due robot (George Nono e Decimo) per escogitare uno stratagemma di salvataggio dell'azienda. Questa coppia di robot estremamente sofisticati idea un piano a lunghissimo termine, creando con i loro ragionamenti una particolare modifica delle Tre Leggi. Nella serie Robot City scritta da giovani esordienti del mondo della fantascienza sotto le direttive di Isaac Asimov vengono postulate le tre leggi dell'umanica. Queste leggi, create da particolari Robot autoprodotti, sono basate su dirette speculazioni delle loro controparti robotiche.

Sitografia specifica: http://it.wikipedia.org/wiki/Androide http://it.wikipedia.org/wiki/Tre_leggi_della_robotica http://it.wikipedia.org/wiki/Cervello_positronico

Dalla robotica umanoide agli organismi cibernetici.

"Non capivo perch un replicante collezionasse foto. Forse loro erano come Rachael: avevano bisogno di ricordi". (Dal film "Blade Runner", di Ridley Scott)

Organismi cibernetici Il termine cyborg o organismo cibernetico (anche organismo bionico) indica un essere, anche umano, di forma umanoide costituito da un insieme di organi artificiali e organi biologici. Nasce dalla contrazione dell'inglese cybernetic organism, per l'appunto organismo cibernetico. Il termine nato nell'ambito della medicina e della bionica9, pur avendo avuto
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La bionica (conosciuta anche come biomimetica, biognosi o ingegneria creativistica bionica) l'applicazione di metodi e sistemi biologici trovati in natura nello studio e nel design di sistemi ingegneristici e della moderna tecnologia. Nella bionica sono inclusi altres alcuni sviluppi della neurofisiologia e dell'elettrofisiologia. Alcune applicazioni sono nell'acquisizione di informazione mediante organi di senso artificiale e della circolazione dei segnali nelle reti nervose. La parola "bionico" fu coniata da Jack E. Steele nel 1958, probabilmente originandola dal lemma greco "" (pronunciato "bion"), che significa "unit

maggior successo nell'immaginario fantascientifico. Il termine cyborg fu reso popolare da Manfred E. Clynes e Nathan S. Kline nel 1960 in riferimento alla loro idea di un essere umano potenziato per sopravvivere in ambienti extraterrestri inospitali. Essi ritenevano che un'intima relazione tra essere umano e macchina fosse la chiave per varcare la nuova frontiera dell'esplorazione spaziale in un prossimo futuro. Il confine tra essere umano e cyborg sempre pi sfumato, basti pensare ai progressi delle tecnologie applicate alle protesi e agli organi artificiali: una persona dotata di un pace-maker potrebbe infatti gi corrispondere alla definizione di cyborg. A seconda della loro origine, tuttavia possibile distinguere i cyborg in due categorie: 1. Esseri umani potenziati. Pu trattarsi di un essere umano che ha subito consistenti modificazioni artificiali ed innesti. Esempio: il protagonista del film RoboCop un poliziotto che, ucciso in servizio, viene fatto resuscitare trasformato in cyborg. 2. androidi, cio robot umanoidi, provvisti di apporti biologici, spesso allo scopo di aumentare la loro somiglianza con l'essere umano. il caso del cyborg assassino
di vita", e il suffisso -ic, che significa "come", "simile a" o "nella maniera di", da cui quindi "come la vita". Diversi dizionari, comunque, spiegano anche che la parola formata dai termini "biologia" e "elettronica".

protagonista del film Terminator (1984) e dei suoi seguiti. La teorica del femminismo Donna Haraway sostiene che la tendenza naturale degli esseri umani quella di ricostruirsi attraverso la tecnologia allo scopo di distinguersi dalle altre forme biologiche del pianeta: un progetto che parte dalle prime forme di manipolazione del corpo umano e continua oggi con l'utilizzo di protesi tecnologiche e lo sviluppo dell'ingegneria genetica. Il desiderio di migliorare ci che ha determinato la natura, secondo la Haraway, sarebbe alle origini stesse della cultura umana. Kevin Warwick, luomo cyborg Kevin Warwick, nacque a Coventry, una citt di circa trecentomila abitanti situata nel West Midlands del Regno Unito, il nove febbraio del 1954. Lasci la scuola allet di sedici anni, per andare a lavorare presso la British Telecom. Riprese in seguito gli studi, ottenendo un primo diploma alla Aston University allet di ventidue anni, per poi conseguire qualche anno dopo, un dottorato allImperial College di Londra. Nel corso degli anni, ebbe la fortuna di lavorare presso le Universit pi rinomate del Regno Unito (quali Oxford, Newcastle e Warwick), ricevendo infine una cattedra allUniversit di Reading, allet di trentatre anni. Attualmente K.Warwick riveste la carica di professore di cibernetica proprio allUniversit di Reading, dove dispone appunto di una cattedra, da circa ventanni. Le sue ricerche spaziano tra lintelligenza artificiale (AI), la robotica e lingegneria

biomedica. Egli anche il direttore del Centro KTP10 dellUniversit di Reading. Il Prof. Warwick, ha effettuato una serie di esperimenti pionieristici nel campo della cibernetica, basati essenzialmente su un impianto neurochirurgico (1998, Progetto Cyborg 1.0) di uno speciale micro-processore (nei nervi mediani del suo braccio sinistro), allo scopo di collegare il suo sistema nervoso direttamente ad un computer (e valutare cos le possibili applicazioni di tale tecnologia nel campo della ricerca sui nuovi sistemi da offrire ai disabili). Egli stato il primo ricercatore-scienziato ad utilizzare una sorta di super sensore ultrasonico immesso in un corpo umano (2002, Progetto Cyborg 2.0), onde stabilire una comunicazione puramente elettronica tra i sistemi nervosi di due esseri umani (la seconda persona quindi che in tali esperimenti ha giocato un ruolo importante, poich anche su di essa si dovuto impiantare un micro-processore in questo caso ricevente stata sua moglie Irena). Nel 2002, alla Radcliffe Infirmary di Oxford il Prof.Warwick d lavvio al Progetto Cyborg 2.0. Poco pi di due ore dintervento e per circa due settimane, grazie a un centinaio di micro-elettrodi innestati nelle terminazioni nervose del braccio, egli sperimenta sensazioni artificiali, fa viaggiare il suo sistema nervoso in Internet, comunica telegraficamente con la moglie e manovra un robot a migliaia di chilometri di distanza.

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Tale istituto collega lUniversit di Reading con le piccolemedie imprese, ricevendo ogni anno un contributo finanziario per la ricerca scientifica, di circa due milioni di sterline.

Con queste parole, lo stesso Warwick (durante unintervista), spiega in parole povere ad un giornalista della rivista italiana LEspresso, i risultati pi eclatanti del progetto Cyborg 2.0:(...)Effettivamente in Cyborg 2.0 abbiamo avuto la possibilit di raccogliere un quantitativo notevole di dati. Molti di quelli relativi al sistema nervoso li stiamo ancora analizzando a causa della loro complessit. I successi dellesperimento per sono stati molteplici e assolutamente sorprendenti. Le faccio qualche esempio: a proposito del comportamento extrasensoriale, durante Cyborg 2.0, ero capace di muovermi bendato usando gli ultrasuoni, esattamente come fa normalmente un pipistrello di notte11. Ho inoltre guidato una sedia a rotelle direttamente con i segnali nervosi emessi dal mio cervello (e le anticipo che la prossima volta potrebbe trattarsi di una vera automobile!). Mentre fisicamente mi trovavo a New York, il mio sistema nervoso viveva invece in Internet. I miei segnali nervosi venivano inviati in rete e viaggiavano fi no in Gran Bretagna dove riuscivano a muovere una mano robotizzata. Dopodich tornavano indietro a New York e potevo sentire sulle dita della mia mano
Warwick, volendo confutare la tesi secondo cui il cervello umano non pu captare gli ultrasuoni, ha indossato, bendato, una cuffia dotata di due antenne; la prima emetteva ultrasuoni che rimbalzavano sugli oggetti vicini, venivano catturati dalla seconda e trasmessi ai suoi elettrodi che li inviavano al suo sistema nervoso sotto forma di impulsi. Ogni volta che Warwick si avvicinava, ad esempio, ad un tavolo, il suo cervello avvertiva una piccola scarica. Di fatto un po come avere un senso in pi rispetto a tutti gli altri esseri umani, un sesto senso!
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con quanta forza la mano artificiale si era mossa nellaltro continente. Il mio sistema nervoso, esteso attraverso Internet, aveva percorso di fatto 5.000 chilometri di distanza. Anche mia moglie Irena ha degli elettrodi inseriti nel suo sistema nervoso. Insieme comunicavamo telegraficamente dal sistema nervoso delluno a quello dellaltra e viceversa. Rispetto al controllo delle macchine direttamente con il cervello, resta da sperimentare ancora un po, ma sono convinto che questo tipo di impianti ci porter ad utilizzarlo nel prossimo futuro(...). I confini fra umano e artificiale sono destinati a confondersi sempre di pi: applicare a organismi biologici delle componenti robotiche non appare pi un traguardo cos lontano. I vantaggi delle strutture biologiche, ossia le loro capacit di autoriparazione e la loro flessibilit, andrebbero infatti ad intrecciarsi con i vantaggi delle macchine, adattabili a condizioni estreme e altamente differenziabili nella scelta dei materiali e delle caratteristiche costruttive. Le ricerche di Warwick cercano applicazione nello sviluppo di nuove tecnologie a favore delle persone disabili, ma mirano anche a rendere possibile un radicale cambiamento di ci che oggi concepiamo come essere umano. In scenari futuribili potremmo essere in grado di collegare in un grande network le nostre intelligenze, non solo fra loro, ma anche con altre intelligenze artificiali. Le nostre capacit di calcolo potrebbero essere moltiplicate e le nostre emozioni essere trasmesse intatte attraverso la rete fino a raggiungere persone lontane centinaia di chilometri.

Tutte le informazioni presenti nel nostro cervello potrebbero essere trasferibili in supporti informatici, o addirittura in un altro cervello, mettendo radicalmente in crisi il nostro concetto di individuo. La cosa ancora pi sorprendente per provare a immaginare quali incredibili macchine potrebbero nascere da questa pletora di studi, ancora in odore di fantascienza, nel momento in cui si riuscisse a utilizzare molecole di Dna per costruire dei super computers, facendo cio in modo che i codici della vita incontrino quelli della materia. A quel punto, reputano gli esperti, le macchine avranno raggiunto una tale complessit che sar per loro possibile replicare i 100 miliardi di neuroni e i triliardi di sinapsi che costituiscono il cervello umano. E da questi complessi labirinti di interconnessioni potrebbero un giorno affiorare i primi veri sistemi dintelligenza non umana. In molti laboratori del mondo gli scienziati hanno gi iniziato a sperimentare luso di vere reti neurali animali per creare computer organici, oltrepassando la linea di confine tra materia animata e materia inanimata. Uno dei pionieri di questo nuovo filone della ricerca senza dubbio William L. Ditto, un giovane fisico del Georgia Institute of Technology, che stato capace, in via sperimentale, di combinare i normali circuiti di silicio con neuroni di sanguisuga, cio con cellule nervose viventi. Ditto e i suoi colleghi sono partiti dallidea che un elaboratore biologico, ossia in grado di sfruttare reti neurali organiche, dovrebbe presumibilmente fornire risposte corrette anche basandosi su informazioni parziali (cosa che

invece non avviene nei computer attuali, che hanno bisogno di programmazione e immissione di dati per elaborare qualsiasi risposta). I neuroni di sanguisuga hanno dimostrato proprio questa superiore funzionalit: facendo rimbalzare i dati fra loro (un po con lo stesso principio con cui opera un computer quantistico), sono in grado di eseguire attivit simili al pensiero umano. Stanno dunque nascendo entit capaci di fondere la nostra intelligenza organica, basata su cromosomi e neuroni, con quella inorganica subatomica. Questi futuri computers combineranno il livello umano dintelligenza con la velocit, laccuratezza e la capacit di condivisione dellinformazione dei computers quantistici. In altre parole, con queste macchine luomo sta ponendo le basi per il superamento della sua stessa specie. Nel suo libro The Age of Spiritual Machines, Raymond Kurzweil ha dato una splendida sintesi della mente e della macchina. In una serie di argute, ingegnose e profonde meditazioni, ha esplorato il momento di metamorfosi quando le macchine raggiungeranno e sorpasseranno le capacit del cervello umano. The Age of Spiritual Machines non una mera lista di presagi ma un disegno profetico per il futuro. Kurzweil ci guida attraverso linesorabile avanzamento che sar il risultato del superamento delle capacit della memoria e delle abilit computazionali del cervello umano. Secondo Kurzweil, le macchine compieranno tutto questo entro il 2020. Cominceremo ad avere relazioni con personalit automatizzate e le utilizzeremo come insegnanti, compagni ed amanti. Fra 10 anni, linformazione sar alimentata

direttamente dal nostro cervello attraverso dirette vie neurali. La distinzione tra noi e i computer sar sfocata a tal punto che le macchine pretenderanno di essere coscienti. Inoltre il 21 secolo di Kurzweil, promette di essere unet in cui lunione della sensibilit umana e dellintelligenza artificiale fondamentalmente modificata, migliorer la nostra vita. Gli studi e gli esperimenti di Warwick puntano a infrangere le barriere imposte dai limiti biologici della natura umana, attraverso upgrade tecnologici che porteranno luomo in una nuova fase sulla strada dellevoluzione della specie. Suo centro di ricerca delezione il MadLab, il laboratorio del Dipartimento di Cibernetica nel quale lavorano i suoi pi stretti collaboratori e dove si svolgono gli esperimenti pi importanti legati agli impianti sottocutanei e alla bioingegneria di cui il professore lo stesso protagonista (www.madlab.rdg.ac.uk). AllEuropean Futurist Conference di Lucerna, in Svizzera, Kevin Warwick ha affermato che nel futuro non avremo pi passaporto o le chiavi della macchina, ogni persona avr un impianto simile al suo che collegato al sistema nervoso potr sostituire numerose attivit delluomo, oltre a far s che egli possa essere sempre identificato, ovunque e in qualsiasi momento. Dopo anni di ricerca su se stesso, in questo momento Warwick vuole allargare la sua ricerca, sperimentando lo scambio, il networking, e la comunicazione attraverso impianti collegati al cervello. Alla moglie ad esempio aveva anche regalato una collana che cambia colore e intensit a seconda del suo umore. Kevin

Warwick la dimostrazione vivente di come gli impianti di microchips non siano pi solo una caratteristica del genere fantascientifico, ma che ormai, che lo vogliamo oppure no, appartengono alla realt odierna.

Kevin Warwick con la moglie Irina

La mano biomeccatronica: il progetto LifeHand. Con il progetto LifeHand, i ricercatori dell'Universit Campus Bio-Medico di Roma e della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa sono riusciti a collegare, con elettrodi neurali inseriti nei nervi mediano e ulnare di un paziente amputato della mano sinistra, una protesi biomeccatronica a cinque dita, indipendenti con il suo cervello. In un mese di sperimentazione,il paziente

sottoposto a questa operazione, riuscito a muovere con i soli impulsi cerebrali la mano artificiale, compiendo tutti e tre i movimenti prefissati dal programma di ricerca: opposizione pollice-indice, pugno, movimento del mignolo. Unanalisi dei dati registrati in tempo reale durante la sperimentazione, servita ad assicurare che i movimenti della protesi sono avvenuti per puri impulsi cerebrali e hanno corrisposto alle reali intenzioni del paziente in pi del 95 per cento dei casi. LifeHand si proposto limpianto di elettrodi a strato sottile (thin-film Longitudinally-implanted IntraFascicular Electrodes tf-LIFE) in un paziente volontario con amputazione di arto superiore. In particolare, il protocollo sperimentale prevedeva la possibilit di utilizzare i tf-LIFE come interfacce neurali per il controllo bi-direzionale (dal cervello alla mano e viceversa) della protesi cibernetica di mano. Gli elettrodi sono stati progettati per consentire al soggetto amputato, da una parte, di ricevere informazioni sensoriali da speciali sensori posti nella mano cibernetica, attraverso una stimolazione elettrica e, dallaltra, di inviare comandi specifici per il controllo dei movimenti della protesi. In questa prima fase del progetto gli elettrodi sono stati rimossi dopo circa un mese di addestramento del paziente. I ricercatori della Scuola Superiore SantAnna di Pisa (SSSUP) hanno progettato e realizzato i prototipi di mano biomeccatronica, sviluppando, insieme con i Laboratori di Bioingegneria dellUniversit Campus Bio-Medico di Roma, gli algoritmi di comunicazione

tra protesi e sistema nervoso del paziente. LUniversit Campus Bio-Medico di Roma ha rivestito il ruolo di responsabile della sperimentazione clinica dei tf-LIFE sulluomo, sia per quanto riguarda gli aspetti medici che per il supporto tecnologico. Nellambito di LifeHand stato realizzato per la prima volta limpianto su due nervi diversi del braccio (mediano e ulnare) di quattro elettrodi tf-LIFE di nuova generazione, dotati di otto canali di registrazione/stimolazione ciascuno. Le 32 vie di comunicazione differenti tra paziente e protesi biomeccatronica disponibili attraverso gli elettrodi tfLIFE hanno aumentato fortemente lefficacia dellinvio e della ricezione di informazioni tra cervello e mano. Gli elettrodi, inoltre, dopo lintervento chirurgico dimpianto sono stati collegati a una protesi di mano sensorizzata, comandabile dal soggetto per vie neurali, anzich meccaniche e muscolari, e capace al contempo di restituire al soggetto informazioni sensoriali. prevista in futuro una nuova effettuazione dellesperimento con altri soggetti volontari, al fine di confermare lefficacia dei tf-LIFE come interfacce neurali. Saranno nel frattempo ottimizzati la meccanica della protesi, lelettronica e i software necessari per lanalisi dei segnali neurali registrati. Si proceder inoltre alla miniaturizzazione dei componenti della mano biomimetica. Le interfacce neurali sono dei dispositivi capaci di far comunicare il nostro sistema nervoso centrale (cervello o midollo spinale) o periferico (nervi periferici) con dispositivi elettronici in grado di attuare compiti o

azioni complesse, di norma compiute, a livello fisiologico, dal nostro sistema muscolo-osteoarticolare. Nel caso del progetto LifeHand, queste interfacce sono state utilizzate per muovere la protesi di mano cibernetica. In particolare, gli elettrodi tf-LIFE sono stati scelti come mezzo attraverso il quale il cervello e i nervi periferici del paziente hanno potuto inviare e ricevere informazioni alla e dalla protesi di mano, senza utilizzare nessun muscolo n alcun organo di senso. Dopo un primo periodo di addestramento, il paziente riuscito a controllare fino a tre differenti tipi di prese da parte della mano robotica, con una percentuale di successo da parte dellinterfaccia neurale nel riconoscimento del comando inviato dal cervello superiore all85%. La possibilit di effettuare i tre tipi di presa, interfacciandosi tramite gli elettrodi tf-LIFE con una mano robotica a cinque dita, pu mettere una persona in condizioni di svolgere la quasi totalit delle attivit della vita quotidiana e lavorativa. Queste prestazioni sono state possibili anche grazie a un complesso sistema di acquisizione ed elaborazione dei segnali neurali, sviluppato dai Bioingegneri della Scuola Superiore SantAnna di Pisa e dellUniversit Campus Bio-Medico di Roma. Dopo quasi un mese di allenamento fianco a fianco con il paziente, il sistema si dimostrato in grado di estrarre da tutti i segnali nervosi che il cervello inviava tramite le interfacce tf-LIFE solo quelli effettivamente utili a codificare lintento di compiere una specifica

presa. Come previsto, gli elettrodi tf-LIFE sono inoltre stati utilizzati nelle prime settimane dellesperimento per veicolare stimoli ai nervi del moncherino e il paziente ha avvertito e tradotto questi stimoli in sensazioni tattili naturali, provenienti dalla regione di arto persa anni prima. I canali percettivi hanno per inaspettatamente smesso di funzionare dopo due settimane, probabilmente a causa di fenomeni di reazione locale allinterno del nervo in corrispondenza della zona di inserzione dellelettrodo. Tali fenomeni sono attualmente oggetto di ulteriori studi, per capire come possano essere mitigati e controllati in modo da non influenzare il funzionamento dellinterfaccia. Per la prima volta, inoltre, i ricercatori italiani hanno valutato le modificazioni intervenute a livello della corteccia cerebrale i cosiddetti fenomeni di neuroplasticit in conseguenza dellimpianto e dellutilizzo delle interfacce neurali tf-LIFE da parte del paziente. In particolare, la stimolazione magnetica transcranica (TMS) ha dimostrato una significativa riorganizzazione delle aree motorie relative ai muscoli del moncherino, che si associata clinicamente a una riduzione significativa del dolore da arto fantasma una patologia che affligge oltre il 65% degli amputati che continuano ad avvertire dolore dallarto mancante. Gli esperimenti condotti hanno cos fornito dati oggettivi fondamentali per confermare una delle ipotesi finora avanzate, e cio che la patologia del dolore da arto fantasma sia direttamente causata da una riorganizzazione corticale aberrante, ovvero sia

dovuta allinvasione delle aree motorie del cervello originariamente correlate allarto amputato da parte di aree contigue. Anche se i tempi non sono maturi per unampia diffusione clinica di questo sistema di controllo di protesi di mano, le evidenze fornite dalla sperimentazione nella sua fase applicativa su uomo rappresentano una tappa importante verso il raggiungimento dellobiettivo finale: mettere direttamente in comunicazione il cervello e le sue diramazioni nervose con macchine artificiali. Nel caso specifico, i risultati ottenuti con il progetto LifeHand aprono interessanti prospettive sulluso delle interfacce neurali periferiche quale soluzione alternativa ad altre. Una di queste il trapianto di mano da cadavere, che ha dato risultati finora molto controversi a livello di recupero funzionale e ha costretto il paziente a fortissime terapie antirigetto. Unaltra rappresentata dalle interfacce direttamente impiantate nella corteccia cerebrale, gi attualmente in fase di sperimentazione su uomo. Lo studio italiano sembra rendere decisamente pi indicato limpiego di interfacce periferiche, almeno per il controllo di protesi di arto, in quanto tali dispositivi possono garantire al momento migliori prestazioni con un pi basso livello di invasivit e una minore complessit dei segnali fisiologici da interpretare. I problemi tecnologici e medici da risolvere sono tuttavia ancora molti. per esempio in fase di realizzazione una versione integrata, miniaturizzata e impiantabile di tutti i dispositivi elettronici necessari sia per acquisire i segnali neurali in uscita dal cervello

(efferenti) e tradurli in comandi per la protesi, sia per generare segnali in ingresso al cervello (afferenti) ottenuti a partire dai sensori artificiali a contatto con lambiente. I ricercatori di LifeHand sono gi al lavoro in vari nuovi progetti nazionali ed europei focalizzati su questo e sui molti altri fronti di ricerca medica e bioingegneristica, con lobiettivo di non vanificare le aspettative di molti pazienti che non trovano attualmente una risposta adeguata per recuperare la piena autonomia dopo la perdita di un arto. Prima dellesperimento di LifeHand, gli studi che hanno preso in esame limpianto di elettrodi intraneurali sono stati due, uno americano e uno cinese. Tra il 2004 e il 2005 ricercatori americani, guidati dal Prof. Ken Horch (University of Utah), hanno impiantato elettrodi LIFE di generazione precedente nei nervi del braccio prossimali allamputazione di un gruppo di otto pazienti con amputazione cronica. Hanno dimostrato in due casi la possibilit di aprire e chiudere con il pensiero una protesi a pinza e di generare, tramite stimolazione elettrica artificiale, percezioni sensoriali di diversa natura, quali tatto, pressione, movimento, localizzate a livello delle dita dellarto mancante. Gli stessi ricercatori hanno registrato unattivit neurale efferente, evidenziando come i soggetti, modulando volontariamente questattivit, fossero in grado di direzionare un cursore verso un punto target, rappresentato sullo schermo di un computer. I due elettrodi usati nello Utah garantivano tuttavia in totale solo 4 canali indipendenti di comunicazione, mentre lesperimento svolto in Italia ha potuto utilizzare 4

elettrodi pi potenti, arrivando ad avere fino a 32 canali contemporaneamente attivi per scambiare una mole maggiore dinformazioni tra i nervi periferici e la mano robotica. La mano robotica utilizzata in Italia per LifeHand inoltre dotata di cinque dita, tutte controllabili in modo indipendente. La protesi impiegata dai ricercatori della University of Utah era invece una protesi a due dita. Per quanto riguarda lo studio cinese, gli autori di questultimo, pubblicato nel 2007 e compiuto presso lo Zhong Shan Hospital della Fudan University (Shanghai, Cina), hanno realizzato un impianto acuto intraoperatorio di sei elettrodi intrafascicolari di diversa fattura in un singolo soggetto, registrando lattivit neurale efferente e dimostrando che il soggetto era in grado di modulare lattivit registrata dagli elettrodi posizionati a livello del nervo radiale, comandando lestensione di un dito della protesi di mano collegata tramite gli stessi elettrodi. Anche in questo caso, le novit di LifeHand sono significative. Il paziente operato presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico ha condotto una sperimentazione durata quasi un mese, anzich in sede esclusivamente intra-operatoria. il periodo pi lungo mai raggiunto per la sperimentazione di tali tecnologie nel sistema nervoso periferico umano. Lidea di realizzare protesi di arto collegabili alluomo mediante speciali interfacce neurali nasce negli anni 90. La sperimentazione effettuata con il progetto LifeHand costituisce latto conclusivo di uno

specifico percorso iniziato nel 2003, nellambito del programma di ricerca NEUROBOTICS. La replica della mano umana una sfida notevole dal punto di vista ingegneristico. Una mano naturale, infatti, mossa da oltre 30 muscoli, ha oltre 10mila sensori ed in grado di eseguire compiti di presa, manipolazione, esplorazione e comunicazione estremamente complessi. Il gruppo di ingegneri degli Arts Lab della Scuola Superiore SantAnna di Pisa, guidati dal Prof. Paolo Dario e dalla Prof.ssa Maria Chiara Carrozza, hanno raccolto la sfida cercando di sviluppare una mano biomeccatronica in risposta a un bisogno definito: quello di favorire il reintegro sociale e lavorativo dei soggetti che hanno subito lamputazione dellarto. Nel caso specifico, il ruolo della Scuola Superiore SantAnna di Pisa stato quello di progettare e costruire, nel tempo, vari prototipi di mano biomeccatronica, di realizzare gli algoritmi di classificazione dei segnali neurali, di definire i segnali di stimolazione, di co-progettare le interfacce neurali: tutte le componenti che permettono lazione volontaria della mano e la percezione della stessa. La mano biomeccatronica utilizzata per il protocollo sperimentale di LifeHand stata ribattezzata CyberHand. CyberHand dispone di cinque dita antropomorfe dotate di sensori propriocettivi ed esterocettivi. Ogni dito mosso da un singolo motore, che permette la flessione e lestensione delle tre falangi. Un motore aggiuntivo (per un totale di 6 motori nella mano) utilizzato per il movimento di opposizione del pollice, fondamentale per effettuare

prese di oggetti. I motori e i sensori sono controllati da schede elettroniche che regolano il funzionamento secondo unarchitettura gerarchica, il cui livello superiore direttamente controllabile dal PC che classifica i segnali neurali. Per la costruzione del prototipo CyberHand sono stati utilizzati materiali molto diversi, a seconda delle esigenze richieste per il suo funzionamento. Le dita sono state realizzate in alluminio, leggero e resistente. I meccanismi di attuazione sono in acciaio. Per il palmo e le coperture stata usata la fibra di carbonio. La parte elettronica di CyberHand costituita da materiali standard, utilizzati di norma per la realizzazione di schede elettroniche. CyberHand pesa circa due chili e ha dimensioni comparabili con quelle della mano di un uomo adulto. Il sistema di attuazione ed elettronico collocato su una struttura a torre da laboratorio (non ottimizzato per applicazioni protesiche) delle dimensioni di un avambraccio. Le sue caratteristiche peculiari sono: 1. Sottoattuazione: un motore agisce sulla contemporanea flessione di tre giunti. Questo semplifica il controllo e permette una presa avvolgente sulloggetto; 2. Meccanismo di attuazione irreversibile: grazie a questo, una volta preso loggetto, possibile spegnere il motore senza che il dito si riapra. un meccanismo fondamentale della protesi, perch permette di risparmiare energia delle batterie; 3. Cinque dita indipendenti e movimento di opposizione del pollice;

4. Attuazione a guaine: simile al meccanismo dei freni della bicicletta, permette di situare i motori lontano dalla mano, senza particolari difficolt di trasferimento del moto. CyberHand capace di compiere prese di forza (bottiglie, oggetti di forma parallelepipeda che stanno nel palmo), prese laterali (chiave, carta di credito), prese di precisione (palline, piccoli oggetti). Il prototipo anche in grado di fare gesti. Nellambito di LifeHand, la connessione fra le interfacce neurali e la mano stata realizzata attraverso un collegamento transcutaneo (con fili che fuoriuscivano dalla cute del braccio del paziente). Nel prossimo futuro, tuttavia, verr utilizzato un sistema telemetrico (wireless) tra interno ed esterno del corpo umano. Il gruppo di lavoro degli Arts Lab della Scuola Superiore SantAnna di Pisa, coordinato dallIng. Silvestro Micera, si occupato dello sviluppo degli algoritmi per lestrazione dei comandi motori e per la stimolazione delle fibre sensoriali, al fine di realizzare il collegamento bi-direzionale fra le interfacce (impiantate) e la mano (esterna), parti essenziali di una protesi cibernetica. I prossimi passi di LifeHand riguarderanno la ripetizione dellesperimento in altri soggetti volontari, al fine di valutarne la ripetibilit e di testare lefficacia dei tf-LIFE come interfacce neurali. Sono inoltre previsti levoluzione e il miglioramento dellelettronica e dei software necessari per lanalisi dei segnali registrati, cos come la miniaturizzazione dei sistemi

impiantabili, della meccanica, della sensoristica e dei sistemi di controllo della protesi biomeccatronica. Essendo LifeHand un progetto non ancora concluso, leventuale beneficio per il candidato potr essere valutato soltanto a medio-lungo termine. In caso di riuscita delle successive fasi sperimentali, comunque, al soggetto sar garantito di poter usufruire per primo e gratuitamente dellultima versione di protesi di mano cibernetica, nel momento in cui sar disponibile per un utilizzo clinico. Contemporaneamente, un programma di ricerca finalizzato alla realizzazione di protesi bioniche controllate dal paziente a livello neurale in corso negli Stati Uniti d'America, presso la DARPA, lAgenzia per Progetti di Ricerca Avanzati del Dipartimento della Difesa americano.

La mano bionica a cinque dita indipendenti, realizzata dalla Scuola Sant'Anna di Pisa.

La mano bionica a cinque dita indipendenti, realizzata dalla Scuola Sant'Anna di Pisa: senza rivestimento.

La mano bionica a cinque dita indipendenti, realizzata dalla Scuola Sant'Anna di Pisa: con rivestimento in lattice.

Il braccio bionico del RIC Al Rehabilitation Institute of Chicago (RIC), stato di recente realizzato un braccio bionico a neuro-controllo, che permette al paziente di muovere il dispositivo come un braccio vero, semplicemente PENSANDO. Il braccio permette ai pazienti movimenti pi naturali, un ampio raggio di motilit e il recupero delle funzioni perse. Utilizzando le conoscenze chiave ricavate dal primo impianto di un braccio bionico, eseguito nel Tennessee su Jesse Sullivan, il Dr. Kuiken e il suo team hanno compiuto significativi avanzamenti nell'area della risposta sensoriale, cosicch il paziente pu attualmente 'sentire' e capire quindi se sta toccando oggetti caldi oppure freddi. Questo braccio bionico stato denominato RIC (dal nome dellIstituto in cui stato sviluppato). Per fornire il RIC del movimento neuro-controllato, i nervi nella spalla del braccio amputato vengono 'reindirizzati' e connessi con i muscoli sani del torace: questa operazione chiamata "reinnervazione mirata del muscolo" e permette di dirigere i segnali nervosi direttamente al braccio bionico, come se si trattasse del braccio naturale.Le attuali braccia artificiali hanno solo 3 motori: Il Braccio bionico RIC include un sistema a 6 motori, sviluppato in collaborazione con i laboratori di ricerca di tutto il mondo: utilizza diverse parti della protesi simultaneamente, con l'obiettivo di ricreare i movimenti naturali del braccio. Claudia Mitchell, 26 anni, ex marine, la prima donna al mondo ad avere un braccio bionico, nuovo gioiello della tecnologia delle protesi americana, frutto di

vent'anni di ricerche: lo muove con il pensiero. Claudia perse il braccio sinistro, amputatole all'altezza della spalla, due anni fa, in seguito a una caduta in moto. La Mitchell ha mostrato le funzionalit della protesi durante una conferenza stampa a Washington, "dando il cinque" a Jesse Sullivan, il primo uomo in assoluto ad aver ricevuto un braccio bionico.

Claudia Mitchell

Locchio bionico Un occhio bionico un apparato costituito da una telecamera e da una retina elettronica, progettato per sostituire le funzionalit dell'occhio umano.La telecamera pu essere montata sugli occhiali e trasmette senza fili (per mezzo di onde radio) le sue immagini ad un impianto che simula la funzionalit della retina, collocata sul fondo del bulbo oculare.

Questa tecnologia, sviluppata nei primi anni del XXI secolo riesce a interpretare e produrre immagini composte da un numero variabile tra 16 e 60 pixel in toni di grigio, ma rappresenta un primo passo verso la realizzazione di impianti di prestazioni maggiori (attualmente si punta al migliaio di pixel). Sono stati ottenuti dei risultati interessanti, ad esempio in Inghilterra: i malati di una specifica malattia oculare genetica, la retinite pigmentosa (il nervo ottico12 deve essere integro), hanno recuperato parzialmente la vista con una bassa risoluzione. Uno di essi riuscito a leggere alcune parole brevi sullo schermo mentre un altro riuscito a distinguere grandi quadrati bianchi da grandi riquadri neri. L'occhio bionico rappresenta il primo esempio di interfaccia funzionale tra un apparato elettronico e il cervello. Nel 2006 cominciata in California la sperimentazione su esseri umani, che mira a realizzare un sistema per
12

Il nervo ottico il secondo di 12 paia di nervi cranici, ma considerato come parte del sistema nervoso centrale; infatti, le fibre sono ricoperte dalla mielina prodotta dagli oligodendrociti, e il nervo ottico avvolto nelle meningi (dura madre, aracnoide, pia madre). Tecnicamente, assieme al nervo olfattivo, non sono nervi ma una continuazione del sistema nervoso centrale. Il nervo ottico - lungo circa cinque centimetri - lascia l'orbita attraverso il canale ottico, raggiungendo il chiasma ottico, in cui si assiste ad una parziale decussazione (incrocio) delle fibre nervose: infatti quelle provenienti dalle emiretine nasali si incrociano e proseguono nel tratto ottico controlaterale. La maggior parte degli assoni del nervo ottico termina nel corpo genicolato laterale, da dove le informazioni visive vengono trasmesse alla corteccia visiva.

restituire la vista ai disabili visivi. L'azienda californiana Second Sight Medical Products ha presentato alla American Association for the Advancement of Science di San Francisco, un progetto per la realizzazione di retine artificiali. Un primo prototipo, denominato Argus IRetinal Prosthesis System a 16 pixel stato testato tra il 2002 e il 2004 su sei pazienti, di cui uno solo ha creato problemi al volontario che lo ospitava e ha dovuto essere rimosso. in corso di test la versione Argus II (60 pixel). Il dispositivo,primo nel suo genere, consiste in una videocamera montata su un paio di occhiali. Questo collegato ad una retina artificiale che trasmette, in modalit wireless , le immagini catturate dalla videocamera lungo il nervo ottico al cervello. Questultimo pu ricostruire le immagini rappresentandole sotto forma di zone di luce e di ombra.

1: La fotocamera posta sugli occhiali cattura le immagini e invia le informazioni al processore; 2: il processore converte le immagini in segnale elettronico;

3: il segnale elettronico quindi trasmesso, in modalit wireless, alla retina artificiale; 4: i dati vengono inviati, attraverso un cavo molto piccolo legato alla retina, al nervo ottico; 5: il nervo ottico trasmette tutti i dati al cervello.

Le operazioni sono state condotte come parte di uno studio clinico internazionale che ha gi dimostrato la propria efficacia nel ripristino della visione rudimentale nei pazienti che sono diventati ciechi a causa di condizioni comuni quali la degenerazione maculare legata allet o la retinite pigmentosa. Circa 1,5 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da retinite pigmentosa e, ad una persona su dieci con et superiore ai 55 anni, viene diagnosticata la degenerazione maculare legata allet. In entrambe le malattie degenerative, le anormalit delle cellule della retina (fotorecettori) portano ad una perdita della vista graduale e progressiva. Un caso straordinario quello di una paziente americana a cui stato impiantato il dispositivo. Era completamente cieca da pi di dieci anni a causa di una forma ereditaria di retinite pigmentosa. Con laiuto della telecamera montata su un paio di occhiali da sole, pu ora avere una vaga immagine del mondo fatto di luci ed ombre. Ricercatori americani sperano di sviluppare una macchina fotografica delle dimensioni di un pisello che potrebbe essere impiantata allinterno del bulbo oculare, sostituendo i tessuti naturali con la tecnologia artificiale. Anche se lintervento non garantisce il recupero della vista, ma solo la possibilit di creare un meccanismo di trasmissione delle informazioni visive al cervello, si

tratta di un approccio sicuramente rivoluzionario soprattutto per i risultati che permette di conseguire. Le lenti bioniche per la realt aumentata Alcuni ricercatori americani sono riusciti di recente a sviluppare delle lenti a contatto bioniche con circuiti elettronici e LED, in grado di generare immagini virtuali. Come nei film di fantascienza, in perfetto stile Minority Report o Terminator, un domani nemmeno troppo lontano potremo controllare la casella di posta elettronica o guardare le foto delle vacanze senza lausilio di computer o telefonino, oppure visualizzare le indicazioni del navigatore Gps senza la necessit di rivolgere lo sguardo al display del dispositivo e senza che altri si accorgano di quel che sta accadendo davanti ai nostri occhi. Il tutto sar possibile grazie alla cosiddetta augmented reality (letteralmente realt aumentata) ovvero linsieme delle tecnologie che potenziano il nostro rapporto con la realt e al suo utilizzo nella produzione di una nuova generazione di lenti a contatto, come quelle allo studio presso i laboratori della University of Washington. Il prototipo di lente messo a punto dal professor Babak A. Parviz e dal suo team di studenti incorporano led e microcomponenti come antenne miniaturizzate, biosensori e circuiti semitrasparenti in grado di generare immagini virtuali nel campo visivo di chi le indossa. A completamento della tecnologia, un piccolo apparecchio portatile, separato, per la trasmissione delle informazioni ai circuiti. Come spiega Parviz, al di l del semplice arricchimento visivo, le lenti in questione si prestano a diversi utilizzi nel campo

medicale. Uno di questi, per esempio, potrebbe essere il monitoraggio della glicemia nei diabetici, possibile grazie a un particolare sensore incorporato nella lente in grado di rilevare la concentrazione della molecola del glucosio. Si tratta ancora di esperimenti, e i prototipi di Parviz sono stati testati con successo e senza effetti collaterali solo sui conigli, e per 20 minuti al massimo.

Fonte: Spectrum.ieee.org

Lorecchio bionico sottocutaneo Si chiama "Carina", e potrebbe essere il primo orecchio bionico al mondo in grado di ridare l'udito ad almeno alcuni sordi e nel contempo rendere un ricordo del passato la necessit di indossare apparati esterni. Al contrario di molti apparecchi acustici, infatti, Carina viene installato a diretto contatto con gli organi deputati all'ascolto, fissato sul cranio con bulloni di

titanio e richiede una manutenzione minima in confronto agli impianti tradizionali. Carina, un apparecchio acustico di nuova generazione, miniaturizzato e hi-tech, formato da diverse parti interconnesse l'una all'altra impiantate nella testa del paziente nel corso di una operazione chirurgica. Il primo pezzo il microfono, che viene posizionato dietro l'orecchio esterno. Per compensare la minore sensibilit alle onde sonore dovuta alla sua installazione dietro la pelle - dove essa si riduce di un fattore 10 - la superficie del ricevitore stata aumentata di dieci volte rispetto a quella di un comune auricolare esterno, arrivando in sostanza alla grandezza di un'unghia. Subito dopo viene l'unit di elaborazione dei segnali sonori, il vero e proprio cuore del dispositivo che ne occupa la stragrande maggioranza ed alimentata da una batteria ricaricabile agli ioni di litio. Per caricare l'accumulatore viene usato il terzo componente dell'orecchio bionico, una spirale induttiva che converte le onde radio di un apposito trasmettitore esterno in energia. Per un giorno di funzionamento continuo occorre applicare tale trasmettitore per una o due ore, tempo che pu essere impiegato liberamente dal paziente come pi preferisce. Il quarto e ultimo componente poi un pistone vibrante da installare nell'orecchio medio, fissandolo con quattro bulloni di titanio alle ossa del cranio. Il pistone il principale responsabile della generazione delle vibrazioni sonore da inviare al processore

centrale e quindi al cervello, si sostituisce al timpano e stimola molto pi efficacemente i tre fragili ossicini preposti alla propagazione del suono nell'orecchio interno come un vero e proprio amplificatore. Un'installazione complessa, che richiede un gran lavoro di chirurgia e che va ripetuta ogni 5-10 anni, intervallo di tempo stimato per la durata totale della batteria dell'aggeggio: ogni volta va sostituito quasi tutto l'apparato, essendo i vari componenti intimamente connessi l'uno all'altro, con l'eccezione del pistone nell'orecchio medio. Ogni successiva installazione dovrebbe quindi essere pi semplice: si toglie il vecchio orecchio bionico e si mette quello nuovo, sostengono i ricercatori. Che sia dunque sopraggiunta la fine per gli ingombranti auricolari che le persone con difetti all'udito sono condannate a portare come segno ben visibile dei loro difetti? Parrebbe di si, almeno per chi se lo pu permettere visto che negli USA l'orecchio bionico non coperto dall'assicurazione medica esattamente come un apparecchio di alto livello, ma costa esattamente il quadruplo - circa 20mila dollari. I risultati dell'impianto sono inoltre ancora al vaglio della Food and Drug Administration, che ne sta studiando la sicurezza e l'efficacia sui pazienti: il test ha superato la fase uno (quella sulla sicurezza) con risultati ambigui, i 20 soggetti impiegati hanno avuto difficolt maggiori ad ascoltare i suoni deboli con il Carina piuttosto che con un dispositivo tradizionale, ma le impressioni soggettive di tutti sull'impianto sono state migliori dei risultati stessi.

Veronika Koch, venticinquenne tedesca studente di medicina, invece la rappresentazione del successo completo dell'impianto: la ragazza parla di "esperienza meravigliosa" in relazione alla sensazione di sentire di nuovo in maniera naturale per mezzo del Carina quando esso stato attivato la prima volta, di controindicazioni praticamente inesistenti visto che "non devi pensarci affatto" e in sostanza di una qualit della vita nettamente migliorata dopo l'operazione. insomma ancora presto per poter definire in pieno l'efficacia della nuova soluzione contro la sordit, occorre aspettare la fine dei test della FDA e l'ulteriore raffinamento della tecnologia alla base del Carina. Il piede bionico stata recentemente sviluppata una nuova protesi del piede dal costo contenuto e dalle prestazioni superiori per persone attive, vittime di mine. Dal design innovativo e con forte rendimento (da un punto di vista energetico); con caratteristiche di robustezza e di flessibilit elevate, grazie ad un elastomero termoplastico poliestere che fornisce stabilit, efficacia e comfort. La protesi stata sviluppata all'interno del programma di soccorso in favore delle vittime di mine del Canadian Centre for Mine Action Technology, da parte dell'azienda Niagara Prosthetic & Orthotics International Ltd. (Ontario, Canada), con l'assistenza dei partner del settore Hippo Design (Montebello, Qubec), Prcicad (Qubec City, Qubec), DuPont

(USA e Canada) e un team di ingegneri della Queens University (Kingston, Ontario). La protesi stata specificamente progettata per persone dalla vita attiva e per coloro che camminano su terreni accidentati. Una caratteristica chiave del design la chiglia, una parte unica, a forma di S, che agisce da molla per accumulare e rilasciare energia durante la marcia. Il principio della redditivit energetica incorporato nel design delle protesi consente all'utilizzatore di camminare in modo pi naturale rispetto a protesi dal design convenzionale - spiega Rob Gabourie, fondatore di Niagara Prosthetic & Orthotics Corporation e inventore della protesi I pazienti percepiscono e apprezzano le prestazioni offerte da questa apparecchiatura, che diminuisce lo sforzo muscolare richiesto per camminare. La combinazione di un basso livello di fatica sotto flessione e di un'alta resistenza alle sollecitazioni fornita dal materiale con cui stata realizzata questa protesi , stata un elemento fondamentale per la realizzazione di questo concetto e Rob Gabourie addirittura convinto che il suo design non funzionerebbe con nessun altro materiale. Mentre altre resine, inclusi i poliossimetileni e le poliammidi, non hanno superato i due milioni di carichi ciclici e hanno subito deformazioni o, in alcuni casi, cedimenti strutturali, questa ha nettamente superato questo limite durante i severi collaudi effettuati alla Queens University, come richiesto dagli standard ISO 10328.

Di particolare interesse la capacit di questo materiale di accumulare e rilasciare energia - ha dichiarato Dan Curran-Blaney, referente per lo sviluppo delle applicazioni presso DuPont Canada Esso soddisfa le specifiche del design imitando il movimento naturale dell'articolazione della caviglia. Oltre a questo requisito fondamentale, il materiale deve poter sopportare cicli severi di carico, come avviene durante un uso normale. Sua caratteristica esclusiva la capacit di riacquistare la forma originale anche durante cicli continui sotto carico, qualit che accresce le sue propriet elastiche. Un'ulteriore motivo per la sua eccellente prestazione in una applicazione talmente esigente viene fornita dal comportamento del materiale durante la lavorazione, come ha spiegato Helga Plishka, referente tecnico presso DuPont Canada: La geometria del design attuale richiede pareti particolarmente spesse. Questo materiale cola facilmente negli stampi e produce parti molto compatte, pertanto la presenza di vuoti, molto diffusi nelle parti stampate con POM o poliammide, viene eliminata. Per prevederne il funzionamento e la durata, la protesi del piede stata sottoposta a collaudi in laboratorio, clinici e sul campo, inclusi test di prestazione con mutilati sia in Canada che in San Salvador. La protesi disponibile in diverse misure, con un rivestimento cosmetico opzionale. Progettata per adulti che conducono una vita attiva e fino a 80 chili di peso, la protesi pu essere facilmente personalizzata dal protesista locale a seconda del peso dell'utilizzatore, i livelli di attivit e le preferenze personali.

Il Niagara Foot dellazienda Niagara Prosthetic & Orthotics International Ltd.

Il Polmone artificiale BioLung un polmone artificiale che rimpiazza le normali funzioni di un polmone durante gravi infortuni o in attesa di un trapianto, e in futuro magari come 'pacemaker respiratorio'.Gli ingegneri della MC3 hanno disegnato e brevettato tutto il sistema in collaborazione con diversi Istituti Accademici in America: attualmente in fase di test per essere approvato dalle autorit sanitarie USA. In caso positivo, BioLung sar commercializzato da un'azienda tedesca, la Novalung.

Il polmone artificiale BioLung

Un disegno schematico del funzionamento di BioLung, nel corpo umano.

Il cuore artificiale Il cuore artificiale sta lentamente uscendo dalla fase sperimentale. Nel giro di pochi anni diventer una valida alternativa al trapianto tradizionale. Per adesso usato nei casi disperati, con risultati incoraggianti. Il forte sviluppo delle tecnologie applicate al campo medico sta cercando di superare le barriere terapeutiche in vari campi, tra cui quello della cardiologia. Ultimamente, ad esempio, ha portato alla progettazione e realizzazione di sistemi definiti cuori artificiali definitivi per il trattamento di soggetti affetti da gravi cardiopatie. Ad esempio, il sistema LionHeart, Left Ventricular Assist System (sistema di assistenza del ventricolo sinistro, LVAS), il frutto di sette anni di

collaborazione tra la facolt di medicina della Pennsylvania State University allHershey Medical Center e lArrow International, un produttore ed innovatore mondiale di apparecchi medicali con sede negli Stati Uniti. un sistema che lavora assieme al cuore naturale del paziente, pompando il sangue e gestendone la circolazione in entrata ed in uscita. Il primo impianto di questo sistema avvenuto nel 1999 in Germania, su un soggetto di 65 anni, che ha potuto in questo modo riprendere una vita normale. Nel quadro di una sperimentazione clinica europea che ha coinvolto molti centri, un intervento di impianto stato condotto anche presso il reparto di Cardiochirurgia del Policlinico San Matteo di Pavia dallequipe del Prof Vigan. Il destinatario del nuovo sistema litaliano Rino Fulgoni, che soffriva di una grave cardiopatia, operato a settembre del 2001. La sua unica speranza era rappresentata da questo intervento. Ha lasciato a novembre il reparto di terapia intensiva, e le sue condizioni migliorano costantemente, presentando parametri renali, epatici e metabolici nella norma. La sua vita cambiata in modo radicale. Visti i risultati incoraggianti, il professor Vigan ha riferito di valutare la possibilit di effettuare altri due interventi di impianto del sistema Lionheart. Unaltra societ, la Abiomed, ha sviluppato il sistema Abiocor, in grado di sostenere il sistema circolatorio e mimare la funzione del cuore che sostituisce. stato disegnato con lintento non solo allungare le vite dei pazienti che altrimenti morirebbero a causa dellinsufficienza cardiaca, ma soprattutto per offrire una buona qualit di vita. stato studiato per sostituire il cuore seriamente malato e per molti pazienti

rappresenta lunica alternativa al trapianto di cuore. destinato a soggetti con ventricoli destri e sinistri gravemente danneggiati, per i quali i metodi chirurgici attualmente in uso o la terapia farmacologica sono inadeguati.

Un esemplare di Abiocor, prodotto dalla statunitense Abiomed.

Lanca bionica Helix3D Hip Joint System la prima anca bionica al mondo: offre un ampio raggio di movimenti, imita benissimo le dinamiche di una camminata normale e grazie ad un complesso sistema meccanico ripartisce perfettamente i pesi prevenendo gli errori di postura e le complicazioni della deambulazione.

Pu sopportare un peso di 100Kg.

Lanca bionica Helix3D Hip Joint System

La Pelle Sintetica Le nuove ricerche in questo campo mostrano passi da gigante nella ricostruzione della pelle attraverso l'utilizzo di una speciale materia sintetica unita all'applicazione di cellule staminali ossee adulte.In un articolo riportato sulla rivista Artificial Organs, lo scienziato Yan Jin spiega che, applicata ad un paziente, questa speciale materia permette alle cellule staminali di 'diventare' cellule della pelle e di ricostruire ferite gravi e da ustioni in modo definitivo. Una compagnia Inglese di Cambridge ha creato un "prodotto per l'innesto epidermico": essenzialmente

una pelle sintetica. Utilizza molti degli elementi che si trovano in effetti nella vera pelle umana (fibroblasti di collagene), ed in sostanza un innesto da donatore generico. In un esperimento, sei volontari hanno utilizzato questo prodotto di laboratorio innestandolo su una ferita o su un ustione. Ventotto giorni dopo, la sintopelle si integrata perfettamente con quella dei pazienti, coprendo il danno.

Sintopelle per innesto epidermico.

Recentemente un team di Ricercatori dellUniversit di Tokyo ha creato un nuovo materiale che possiede caratteristiche simili alla gomma, ma con una conduttivit elettrica 570 volte maggiore: ancora un'altra conquista della nanotecnologia, dato che si ottenuto questo materiale mescolando la gomma con nanotubi di Carbonio e un liquido ionico. La scoperta pu giovare anche agli umani, che potrebbero usufruire nel prossimo futuro di una classe nuova di tessuti elettronici: questa nanopelle sintetica pu stirarsi di 1.7 volte la sua lunghezza senza perdere la conduttivit. Manca davvero poco alla pelle dei

robot, dunque, una membrana sintetica e dotata di sensibilit. Secondo Tsuyoshi Sekitani, membro del team di ricerca, questo nuovo materiale dovrebbe consentire agli androidi di percepire il calore e la consistenza delle superficie toccate.

Il tessuto elettronico e il suo ideatore: Tsuyoshi Sekitani

I Muscoli Pneumatici Un muscolo pneumatico di fatto una membrana che si espande e si contrae mimando il movimento del muscolo tradizionale. Sono attualmente allo studio forme diverse per funzioni muscolari diverse: il pi

noto muscolo pneumatico il cosidetto "Muscolo McKibben", utilizzato gi in robot di ultima generazione. Presto gli studi troveranno applicazione anche in campo del tutto umano.

Il muscolo pneumatico McKibben

Il fegato bionico HepaLife, un'azienda di Boston, ha annunciato i risultati positivi di un test effettuato su PICM-19, un gruppo di cellule brevettate per funzionare all'interno di un bioreattore che mima le funzioni di un fegato umano.Se la seconda fase avr successo ci troveremo di fronte ad un vero e proprio fegato bionico, per ora utilizzabile all'esterno del corpo ma in futuro anche dentro.

Lo stomaco artificiale Questo dispositivo non stato abbastanza ridotto da poter essere impiantato, ma testimonia lo stato di avanzamento nelle ricerche condotte allo scopo di realizzare uno stomaco bionico che in futuro possa assolvere a tutte le funzioni di un normale apparato umano. Un gruppo di scienziati inglesi ne ha costruito un prototipo che ha la capacit di circa met di un normale stomaco ed in grado di digerire...una zuppa (per ora ha mangiato solo quella).

Un prototipo di stomaco artificiale

I Reni Artificiali Due ricercatori della UCLA, Martin Roberts e David B.N. Lee, hanno disegnato un 'Rene indossabile' che pu rimpiazzare gli organi deficitari dei pazienti: funziona a ciclo continuo e non sar pi necessario affidarsi ad una macchina che lavora solo 4 ore al giorno per 3 volte alla settimana. La dialisi come la conoscono oggi i pazienti con insufficienza grave potrebbe presto essere solo un ricordo. AWAK, questo il nome del dispositivo: uno dei suoi creatori dichiara: "Ci che davvero c' di nuovo in AWAK la libert per il paziente, che non avr pi bisogno di sottoporsi ad una dialisi periodica. Il lavoro a ciclo continuo di AWAK, poi, permetter al processo di migliorare in qualit, di far sentire meglio i pazienti e di regalare loro una vita migliore e pi lunga".

Il dispositivo ideato da Roberts & Lee, della Universit della California (Los Angeles)

Sitografia specifica: http://it.wikipedia.org/wiki/Cyborg http://www.coscienza.org/cyborg.htm http://www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=101 http://www.unicampus.it/lifehand/una-sfida-lifehand http://futuroprossimo.blogosfere.it/2009/05/16-veretecnologie-per-cyborgs.html http://it.wikipedia.org/wiki/Occhio_bionico http://www.medicitalia.it/02it/notizia.asp?idpost=7988 3 http://punto-informatico.it/2145448/PI/News/orecchiobionico-sottopelle.aspx http://italiasalute.leonardo.it/News.asp?ID=8507 http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2009/ 12/01/visualizza_new.html_1623008194.html http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_dicem bre_01/mano-bionica-dialoga-cervello_6e6b8734deb5-11de-b977-00144f02aabc.shtml http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_ottobre _19/mano-bionica-sente-presa_1d906652-bcb6-11de9662-00144f02aabc.shtml http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_settem bre_02/lenti_contatto_alessandra_carboni_2ae7cfea97c0-11de-b29b-00144f02aabc.shtml http://archiviostorico.corriere.it/2007/febbraio/03/prim a_donna_dal_braccio_bionico_co_9_070203048.shtml http://lescienze.espresso.repubblica.it/multimedia/hom e/410536/3 http://futuroprossimo.blogosfere.it/2007/05/gli-occhibionici.html http://futuroprossimo.blogosfere.it/2008/07/chemeraviglia-e-la-fine-della-dialisi-grazie-ad-awak.html

Bioingegneria e sistemi neuro-robotici.


Mago: Ed ora veniamo a te, mio luccicante amico. Tu desideri un cuore, non immagini quanto tu sia fortunato a non averlo; il cuore non sar mai una cosa pratica finch non ne inventeranno di infrangibili. Uomo di Latta: S, ma io lo vorrei lo stesso. Mago: Nel paese dal quale provengo ci sono uomini che passano la vita facendo opere buone, sono chiamati benefattori. I loro cuori non sono pi grandi del tuo, ma hanno una cosa che tu non hai: un riconoscimento. E dunque in considerazione della tua grande bont con gioia che ti offro questo piccolo pegno come simbolo della nostra stima e del nostro affetto. E ricordati, mio sentimentale amico, un cuore non si giudica solo da quanto ami, ma da quanto tu riesci a farti amare dagli altri! (Il meraviglioso Mago di Oz) Lyman Frank Baum Quando linformatica abbraccia la biologia. Una delle ultime frontiere delle neuroscienze la neuro robotica, disciplina che si propone di far interagire robot e cervelli. Oggigiorno esistono diversi modelli sperimentali di cyber-robot che rappresentano il massimo risultato del connubio tra alta tecnologia e fondamenti di biologia e neuroscienze. Se definiamo lapprendimento come la capacit di acquisire nuovi comportamenti attraverso lesperienza, possiamo affermare che studiando sistemi bio-artificiali neuro-

robotici, siamo in grado di investigare i meccanismi di plasticit sinaptica alla base dellapprendimento. Lintervento della robotica in questo contesto, attraverso un nuovo paradigma sperimentale che permette losservazione di un sistema neuronale connesso con un corpo artificiale, pu aiutare alla comprensione dei meccanismi che sono alla base dellapprendimento. Con questo obiettivo sono stati realizzati dei sistemi ibridi, dove un cervello stato interfacciato ad un sistema robotico al fine di studiare le propriet adattive del sistema nervoso in modo controllato. Fornendo un corpo, sebbene robotico, ad una coltura di neuroni, il significato dellattivit e della dinamica neuronale emerge in maniera pi evidente. In questo caso infatti, lattivit stessa della rete anche frutto delle stimolazioni indotte dallinterazione con lambiente. La rete di neuroni possiede un corpo che, muovendosi nellambiente, fornisce esperienza permettendo lo studio di comportamenti "intelligenti". Il primo esempio: un cervello di lampreda connesso a un robot mobile. Alla fine degli anni 90 il gruppo di Mussa-Ivaldi presso la Northwestern University di Chicago ha proposto per primo il paradigma sperimentale dove una porzione di cervello di lampreda (una sorta di anguilla dotata di un sistema nervoso molto semplice) stata collegata ad un corpo artificiale, ovvero un piccolo robot mobile dotato di due ruote ed alcuni sensori di prossimit. Individuati specifici percorsi neuronali mediante micro-pipette di vetro (usate in registrazione) ed elettrodi di metallo (usati in stimolazione) si

creato un anello chiuso collegando il segnale elettrofisiologico alle ruote del robot e gli stimoli visivi del robot al sistema di stimolazione del preparato neurale (vedi figura).

Il sistema neuro robotico sviluppato alla Northwestern University dal gruppo del Prof. Mussa- Ivaldi. Lo schema della preparazione neuronale e della posizione dgli elettrodi (sinistra). Il robot mobile Khepera (destra). Linterfaccia hw/sw (centro) tra robot (destra) e lampreda (sinistra). Adattato da Karniel et al. (2005). Attraverso opportuni, semplici schemi di codifica e decodifica dellinformazione, il segnale elettrofisiologico tradotto in comandi motori per le ruote del robot, il quale si muove in un ambiente ricco di stimoli luminosi. I sensori di prossimit (usati in modo solo passivo, per monitorare dove sia collocata la fonte luminosa) raccolgono informazioni sullambiente circostante, che vengono tradotte in forma di impulsi elettrici che ritornano al cervello in vitro al fine di stimolarne lattivit neurale e chiudere il ciclo di informazione. In questo modo il robot, comandato dal cervello in

vitro, si trova a compiere un task di tracking del segnale luminoso (figura 1). Loriginalit dellidea ha aperto un nuovo filone di ricerca a cavallo tra le neuroscienze e la neuro ingegneria favorendo una serie di nuovi approcci teorico-sperimentali. Questa nuova modalit sperimentale di un sistema neurale incorporato (i.e., embodied) e situato in un ambiente (i.e., situated) permette di investigare il rapporto corpo-cervello ed i meccanismi di base di comunicazione ed apprendimento in condizioni controllate. Neuroni in coltura e "animat". Il gruppo di Potter al Caltech (CA; USA) ha invece proposto un nuovo paradigma sperimentale di neurorobotica in vitro in cui una rete di neuroni (accoppiata ad una matrice di microelettrodi) connessa bi-direzionalmente ad un animat (i.e., simulated animal). Lattivit neuronale registrata ed utilizzata per muovere un topo virtuale in un ambiente simulato. Il sistema cos descritto un esempio di modello semplificativo a parametri controllabili del cervello dove una rete di neuroni non-strutturata ma embodied pu interagire con lambiente circostante ed possibile studiare le capacit intrinseche adattive e le dinamiche neuronali, intese come modalit di elaborazione dellinformazione in risposta agli stimoli esterni. A partire dai pattern di attivit elettro-fisiologica si elabora una direzione di movimento (sinistra, destra, avanti, indietro) e opportune stimolazioni elettriche trasducono13 linput
13

Si veda trasduzione: nota a pi pagina 14.

sensoriale, ovvero chiudono il loop con il risultato dellinterazione nellambiente virtuale. Leffetto globale dellattivit della rete in qualche modo espresso dal comportamento (traiettorie) del robot. Il sistema proposto, bench non sia stato in grado di mostrare comportamenti orientati a compiti specifi ci (i.e., evitare gli ostacoli, muoversi in direzione privilegiate seguendo stimoli particolari), realizza una semplice modalit per cui possibile passare dal correlato neuronale ad aspetti macroscopici di tipo comportamentale (figura 2).

Sistema neuro robotico proposto dal gruppo di S. Potter.

A partire da questo modello sperimentale sia il gruppo di ricerca di Potter (Bakkum et al. 2004) che il gruppo del prof. Sergio Martinoia del DIBE- Dipartimento di Ingegneria Biofisica ed Elettronica dellUniversit di Genova (Novellino et al. 2007), hanno proposto nuovi sistemi dinterazione di tipo senso-motorio in anello chiuso che realizzano una comunicazione bi-direzionale tra neuroni e robot in tempo reale. Il

primo gruppo ha sviluppato il sistema chiamato hybrot che si muove in un ambiente definito con compiti di navigazione finalizzati ad evitare un altro piccolo robot mobile, che si muove in maniera casuale (figura 3).

Hybrot (http://www.neuro.gatech.edu/groups/potter/)

Il secondo gruppo ha realizzato uninterfaccia neurorobotica che realizza in tempo reale un compito reattivo volto ad evitare ostacoli reali (figura 4).

Interfaccia neuro-robotica proposta dal gruppo di Martinoia

Neuroni in coltura accoppiati a un robot autonomo. In parallelo ad alcuni altri autori che hanno proposto paradigmi sperimentali simili, il gruppo del professor Sergio Martinoia (http://www.bio.dibe.unige.it/) in collaborazione con il gruppo del professor Vittorio Sanguineti del DIST (Dipartimento di Informatica Sistemistica e Telematica) dellUniversit di Genova, ha sviluppato un nuovo sistema di misura costituito da una matrice di microelettrodi accoppiata in modo cronico ad una rete di neuroni, interfacciata bidirezionalmente ad un robot autonomo. Il robot si muove in unarena circolare di 80 cm di diametro, contenente ostacoli circolari della stessa dimensione del robot. Al robot sono assegnati semplici compiti di navigazione (quali esplorare lo spazio circostante evitando gli ostacoli); in particolare, distribuiti pochi ostacoli allinterno dellarena, si studiano i meccanismi di controllo reattivo e di capacit di apprendimento rispetto al compito assegnato. Il robot connesso con la rete di neuroni, accoppiata alla matrice di microelettrodi, che ne costituisce il sistema di controllo. Il sistema sperimentale stato sviluppato secondo una architettura modulare a multiprocessore il cui elemento principale costituito da un sistema ad anello chiuso in tempo reale. Parte del software di controllo stato realizzato in collaborazione con la societ ETT srl di Genova: elettro(http://www.ettsolutions.com/).Lattivit fisiologica (acquisita tramite le matrici di microelettrodi) analizzata in tempo reale per

estrapolare lattivit neurale (motoria) che andr a controllare la velocit delle ruote del robot, allo stesso tempo i neuroni ricevono la trasduzione14 in stimoli elettrici del feedback sensoriale che codifica la prossimit del robot agli ostacoli (figura 5).

Sequenza da una sessione sperimentale

La trasduzione intracellulare del segnale la catena di reazioni che trasmette segnali (soprattutto idrofilici) dalla superficie cellulare verso bersagli intracellulari di vario tipo. Una parte non trascurabile di questi bersagli rappresentata dai fattori di trascrizione o da molecole coinvolte in vie che comprendono questi stessi fattori. necessario sottolineare questo concetto: l'importanza che assume questo fenomeno della biologia cellulare legata al suo ruolo preponderante nella risposta di messaggi extracellulari (come ad esempio gli ormoni) e al controllo della trascrizione di determinate proteine che ne consegue. Le proteine che effettuano la trasduzione sono i recettori di membrana: questi, con procedimenti differenti, legano il segnale extracellulare, o ligando, e trasmettono il messaggio alle proteine bersaglio dette mediatori intracellulari o secondi messaggeri.

14

Prospettive future. Una popolazione di neuroni in coltura che cresce su di un substrato planare rappresenta una struttura indifferenziata nella quale le funzioni sono in qualche modo offuscate (non facilmente identificabili come in un sistema in-vivo) anche se le propriet computazionali sono comunque presenti. evidente, come pi volte sottolineato, che non abbiamo nessuna architettura pre-definita ma possiamo sfruttare, anche se solo in 2-D, le capacit della rete di autoorganizzarsi e di ri-modellare le sue connessioni sinaptiche se provvediamo a fornire alla rete le opportune interazioni con lambiente, ad esempio attraverso la connessione ad un corpo robotico. La novit introdotta dal nuovo paradigma sperimentale neurorobotico rappresentata dalla possibilit di coniugare, in un sistema controllabile ed analizzabile, le parti costitutive con cui opera un sistema complesso come un organismo vivente: cervello, corpo e ambiente. Queste tre realt, che non possono venir facilmente disgiunte, sono, anche se a livello rudimentale, ri-comprese nel sistema sperimentale descritto. Rodney Brooks (Brooks 1991) descrive l'intelligenza come la capacit di interagire con successo con l'ambiente per raggiungere comportamenti finalizzati ("goal directed behavior"). I neuroni hanno,d'altro canto, intrinseci scopi e funzioni (trasmettere segnali, integrare gli ingressi sinaptici, ottimizzare le connessioni,ecc...); queste funzioni intrinseche stanno alla base dei comportamenti intelligenti finalizzati, cos come sono stati introdotti. Ovviamente, le basi per lo sviluppo dell'intelligenza

sono innate ma le interazioni con un ambiente sufficientemente complesso sono altrettanto necessarie perch l'intelligenza possa manifestarsi e svilupparsi. Nel modello sperimentale neuro-robotico, gli scopi "intrinseci" e "locali" della rete di neuroni sono soggetti ad una dettagliata analisi morfo-funzionale, mentre l'esecuzione di comportamenti finalizzati (come evitare gli ostacoli) sono osservati attraverso le attivit del corpo robotico. La convinzione che questi sistemi bio-artificiali possano condurre ad una pi precisa definizione e ad una migliore comprensione delle basi neurofisiologiche dell'intelligenza. Queste semplici osservazioni, ci inducono a pensare che forse anche alcune parti e studi di base riferiti alle neuroscienze vadano in parte ripensati alla luce delle possibilit offerte dalle tecnologie robotiche. Lo studio del sistema neuronale isolato, sebbene fondamentale per la comprensione dei meccanismi fini a livello neurofisiologico e biochimico, comunque intrinsecamente limitato ed in parte fuorviante se si vogliono investigare gli aspetti computazionali, di apprendimento e se si vogliono studiare in maniera quantitativa i processi cognitivi. L'interesse nei sistemi neuro-robotici introdotti pu quindi avere un impatto rilevante per cogliere i nessi tra i meccanismi intrinseci di base e le funzioni cognitive ad un pi alto livello. Questi sistemi ibridi si potrebbero rivelare interessanti non solo per studi di neuroscienza di base ma anche (o soprattutto) per gli aspetti applicativi legati allo sviluppo di sistemi intelligenti artificiali "bio-ispired" o per lo sviluppo di neuroprotesi di nuova generazione.

Il futuro nei ..neuro-chip Partendo dagli studi che hanno recentemente portato alcuni ricercatori tedeschi a realizzare chip composti da circuiti semiconduttori e neuroni di lumaca, i cosiddetti "neuro-chip", un team di scienziati di Infinenon ha sviluppato una nuova tecnologia che permetter ai chip di interagire direttamente con le cellule nervose del cervello umano e leggerne i segnali elettrici. Gli scienziati sostengono che questa tecnologia potr essere impiegata per combattere malattie neurologiche come il morbo di Alzheimer, ma il connubio fra circuiti e cellule umane fa gi pensare a classici della fantascienza come gli androidi, ovvero robot umanoidi dotati di un cervello biologico. Roland Thewes, senior director della divisione ricerche di Monaco di Infineon, ha spiegato che le prime applicazioni pratiche di questi neuro-chip saranno prevalentemente legate alla medicina e permetteranno agli scienziati di sperimentare nuovi farmaci senza intervenire su uomini o animali: applicando un farmaco ad una porzione di cellule nervose connesse ad un chip si potr infatti leggere e interpretare la reazione delle cellule. Il neuro-chip sviluppato dai ricercatori di Infineon ha circa le dimensioni di un'unghia e integra 16.000 sensori in grado di monitorare gli impulsi elettrici di un certo numero di cellule nervose immerse in una soluzione elettrolitica nutriente che riveste il semiconduttore e permette alle cellule di mantenersi in vita. Il neuro-chip in grado di amplificare i segnali

emessi dalle cellule nervose e trasmetterli verso un computer che si occuper di trasformarli in grafici. Gordon: il primo robot con cervello biologico Gordon si muove in maniera autonoma e, come molti suoi simili, riconosce e schiva gli ostacoli. Ma c' una caratteristica che lo rende unico: il primo robot al mondo ad avere un cervello biologico. Il suo controllo non avviene attraverso chip di silicio, ma tramite vere cellule nervose di ratto coltivate in laboratorio. L'esperimento, stato messo a punto nell'universit britannica di Reading. L'obiettivo studiare i meccanismi legati alla memoria: gli studiosi sperano che da questo si possano fare nuove scoperte su malattie come l'Alzheimer, il Parkinson, l'ictus o le conseguenze di lesioni cerebrali.

Gordon: il primo robot con cervello biologico

Il cervello di Gordon, composto dalle 50mila alle 100mila cellule nervose prelevate da embrioni di ratto. Coltivate in vitro, sono state riprogrammate per essere adattate al robot e disposte all'interno di una matrice con 60 elettrodi in grado di registrare i segnali elettrici delle cellule. Ogni volta che l'automa si avvicina a un oggetto, partono dei segnali inviati per mezzo degli elettrodi. In risposta, il cervello guida le ruote del robot in modo da fargli schivare l'oggetto. "E' un risultato davvero eccitante perch per la prima volta un cervello biologico controlla i movimenti del robot nel quale installato", racconta Kevin Warwick, uno degli autori dell'esperimento. "Questa ricerca ci far fare un passo in avanti nella comprensione del modo in cui il cervello lavora e potr avere conseguenze importanti in molte aree della scienza e della medicina". L'attenzione degli esperti concentrata sui meccanismi legati alla memoria; la speranza di arrivare a studiare le malattie umane che ne provocano il deterioramento. Il prossimo obiettivo dei ricercatori ottenere un prototipo in grado di apprendere sulla base di segnali di tipo diverso. In modo da potere osservare, con la progressione dell'apprendimento, la maniera in cui la memoria si manifesta nel cervello ogni volta che il robot rivisita territori e situazioni che gli sono familiari.

Reti neurali biologiche e artificiali Tradizionalmente il termine rete neurale (o rete neuronale) viene utilizzato come riferimento ad una rete o ad un circuito di neuroni biologici, tuttavia ne affermato l'uso anche in matematica applicata con riferimento alle reti neurali artificiali, modelli matematici composti di "neuroni" artificiali. L'espressione pu acquisire pertanto due significati distinti: 1. Le reti neurali biologiche: sono costituite dai neuroni biologici, cellule viventi tipiche degli animali connesse tra loro o connesse nel sistema nervoso periferico o nel sistema nervoso centrale. Nel campo delle neuroscienze, sono spesso identificati come gruppi di neuroni che svolgono una determinata funzione fisiologica nelle analisi di laboratorio. 2. Le reti neurali artificiali: sono modelli matematici che rappresentano l'interconnessione tra elementi definiti neuroni artificiali, ossia costrutti matematici che in qualche misura imitano le propriet dei neuroni viventi. Questi modelli matematici possono essere utilizzati sia per ottenere una comprensione delle reti neurali biologiche, ma ancor di pi per risolvere problemi ingegneristici di intelligenza artificiale come quelli che si pongono in diversi ambiti tecnologici (in elettronica, informatica, simulazione, e altre discipline).

Una rete neurale artificiale pu essere realizzata sia da programmi software che da hardware dedicato (DSP, Digital Signal Processing). Questa branca pu essere utilizzata in congiunzione alla logica fuzzy.

Struttura di una rete neurale artificiale.

Fondamenti biologici. In molti organismi viventi pluricellulari sono presenti complesse organizzazioni di cellule nervose, con compiti di riconoscimento delle configurazioni assunte dall'ambiente esterno, memorizzazione e reazione agli stimoli provenienti dallo stesso. Il cervello umano rappresenta probabilmente il pi mirabile frutto dell'evoluzione per le sue capacit di elaborare informazioni. Al fine di compiere tali operazioni, le reti biologiche si servono di un numero imponente di semplici elementi computazionali (neuroni) fittamente interconnessi in modo da variare la loro configurazione in risposta agli stimoli esterni: in questo senso pu

parlarsi di apprendimento ed i modelli artificiali cercano di catturare questo tratto distintivo della biologia. Generalmente un neurone costituito di 3 parti principali:

il soma: corpo cellulare. l'assone: linea di uscita del neurone unica ma che si dirama in migliaia di rami. il dendrite: linea di entrata del neurone che riceve segnali in ingresso da altri assoni tramite le sinapsi.

Il corpo cellulare esegue una "somma pesata" (integrazione) dei segnali in ingresso. Se il risultato supera un certo valore di soglia allora il neurone si attiva ed prodotto un "potenziale di azione" che trasportato all'assone. Se il risultato non supera il valore di soglia, il neurone rimane in uno stato di riposo. In neuroscienze, una rete neurale descrive una popolazione di neuroni fisicamente interconnessi tra loro, od un gruppo di neuroni cui diversi fattori di produzione o di segnalazione definiscono un circuito riconoscibile. La comunicazione tra i neuroni spesso comporta un processo elettrochimico. L'interfaccia attraverso la quale essi interagiscono con i neuroni circostanti costituita, come precedentemente indicato, da diversi dendriti (ingresso della connessione), che sono collegati tramite sinapsi ad altri neuroni, ed un assone (output della connessione). Se la somma dei segnali in ingresso supera una certa soglia, il neurone invia un potenziale d'azione (AP "Axon potential" in inglese) presso l'assone e trasmette questo segnale

elettrico lungo l'assone. Invece, un circuito neurale un ente funzionale di neuroni interconnessi che si influenzano a vicenda (simile a quello di un loop di un controllo in cibernetica).

Esempio schematico di un singolo neurone.

Fondamenti matematico/informatici. Una rete neurale artificiale (ANN "Artificial Neural Network" in inglese), normalmente chiamata solo "rete neurale" (NN "Neural Network" in inglese), ed un modello matematico/informatico di calcolo basato sulle reti neurali biologiche. Tale modello costituito da un gruppo di interconnessioni di informazioni costituite da neuroni artificiali e processi che utilizzano un approccio di connessionismo di calcolo. Nella maggior parte dei casi una rete neurale artificiale un sistema adattivo che cambia la sua struttura basata su informazioni esterne o interne che scorrono attraverso la rete durante la fase di apprendimento.

In termini pratici le reti neurali sono strutture nonlineari di dati statistici organizzate come strumenti di modellazione. Esse possono essere utilizzate per simulare relazioni complesse tra ingressi e uscite che altre funzioni analitiche non riescono a rappresentare. Una rete neurale artificiale riceve segnali esterni su uno strato di nodi (unit di elaborazione) d'ingresso, ciascuno dei quali collegato con numerosi nodi interni, organizzati in pi livelli. Ogni nodo elabora i segnali ricevuti e trasmette il risultato a nodi successivi. Storia. L'ampia variet di modelli non pu prescindere dal costituente di base, il neurone artificiale proposto da W.S. McCulloch e W. Pitts in un famoso lavoro del 1943: "A logical calculus of the ideas immanent in nervous activity", il quale schematizza un combinatore lineare a soglia, con dati binari multipli in entrata e un singolo dato binario in uscita: un numero opportuno di tali elementi, connessi in modo da formare una rete, in grado di calcolare semplici funzioni booleane. Le prime ipotesi di apprendimento furono introdotte da D. O. Hebb nel libro del 1949: "The organization of behavior", nel quale vengono proposti collegamenti con i modelli complessi del cervello. Nel 1958, J. Von Neumann nella sua opera "The computer and the brain" esamina le soluzioni proposte dai precedenti autori sottolineando la scarsa precisione che queste strutture possedevano per potere svolgere operazioni complesse. Nello stesso anno, F. Rosenblatt nel libro "Phychological review" introduce il primo schema di rete neurale, detto Perceptron (percettrone),

antesignano delle attuali reti neurali, per il riconoscimento e la classificazione di forme, allo scopo di fornire un'interpretazione dell'organizzazione generale dei sistemi biologici. Il modello probabilistico di Rosenblatt quindi mirato all'analisi, in forma matematica, di funzioni quali l'immagazzinamento delle informazioni, e della loro influenza sul riconoscimento dei patterns; esso costituisce un progresso decisivo rispetto al modello binario di McCulloch e Pitts, perch i suoi pesi sinaptici sono variabili e quindi il percettrone in grado di apprendere. L'opera di Rosenblatt stimola una quantit di studi e ricerche che dura per un decennio, e suscita un vivo interesse e notevoli aspettative nella comunit scientifica, destinate tuttavia ad essere notevolmente ridimensionate allorch nel 1969 Marvin Minsky e Seymour A. Papert, nell'opera "An introduction to computational geometry", mostrano i limiti operativi delle semplici reti a due strati basate sul percettrone, e dimostrano l'impossibilit di risolvere per questa via molte classi di problemi, ossia tutti quelli non caratterizzati da separabilit lineare delle soluzioni: questo tipo di rete neurale non abbastanza potente, infatti non in grado di calcolare neanche la funzione or esclusivo (XOR). Di conseguenza, a causa di queste limitazioni, ad un periodo di euforia per i primi risultati della cibernetica (come veniva chiamata negli anni '60), segue un periodo di diffidenza durante il quale tutte le ricerche in questo campo non ricevono pi alcun finanziamento dal governo degli Stati Uniti d'America; le ricerche sulle reti tendono, di fatto, a

ristagnare per oltre un decennio, e l'entusiasmo iniziale risulta fortemente ridimensionato. Il contesto matematico per addestrare le reti MLP (Multi-Layers Perceptron, ossia percettrone multistrato) fu stabilito dal matematico americano Paul Werbos nella sua tesi di dottorato (Ph.D.) del 1974. Non fu dato molto peso al suo lavoro tanto fu forte la confutazione dimostrata da Minsky e Papert anni prima, e solo l'intervento di J. J. Hopfield, nel 1982, che in un suo lavoro studia dei modelli di riconoscimento di pattern molto generali, si oppose in modo diretto alla confutazione di Minsky riaprendo cos degli spiragli per la ricerca in questo campo. Uno dei metodi pi noti ed efficaci per l'addestramento di tale classe di reti neurali il cosiddetto algoritmo di retropropagazione dell'errore (error backpropagation), proposto nel 1986 da David E. Rumelhart, G. Hinton e R. J. Williams, il quale modifica sistematicamente i pesi delle connessioni tra i nodi, cos che la risposta della rete si avvicini sempre di pi a quella desiderata. Tale lavoro fu prodotto riprendendo il modello creato da Werbos. L'algoritmo di backpropagation (BP) una tecnica d'apprendimento tramite esempi, costituente una generalizzazione dell'algoritmo d'apprendimento per il percettrone sviluppato da Rosenblatt nei primi anni '60. Mediante questa tecnica era possibile, come detto, trattare unicamente applicazioni caratterizzabili come funzioni booleane linearmente separabili. L'algoritmo di apprendimento si basa sul metodo della discesa del gradiente che permette di trovare un minimo locale di una funzione in uno spazio a N dimensioni. I pesi associati ai collegamenti tra gli strati di neuroni si inizializzano a valori piccoli (ovvero

molto inferiori ai valori reali che poi assumeranno) e casuali e poi si applica la regola di apprendimento presentando alla rete dei pattern di esempio. Queste reti neurali sono capaci di generalizzare in modo appropriato, cio di dare risposte plausibili per input che non hanno mai visto. L'addestramento di une rete neurale di tipo BP avviene in due diversi stadi: forward-pass e backward-pass. Nella prima fase i vettori in input sono applicati ai nodi in ingresso con una propagazione in avanti dei segnali attraverso ciascun livello della rete (forward-pass). Durante questa fase i valori dei pesi sinaptici sono tutti fissati. Nella seconda fase la risposta della rete viene confrontata con l'uscita desiderata ottenendo il segnale d'errore. L'errore calcolato propagato nella direzione inversa rispetto a quella delle connessioni sinaptiche. I pesi sinaptici infine sono modificati in modo da minimizzare la differenza tra l'uscita attuale e l'uscita desiderata (backward-pass). Tale algoritmo consente di superare le limitazioni del percettrone e di risolvere il problema della separabilit non lineare (e quindi di calcolare la funzione XOR), segnando il definitivo rilancio delle reti neurali, come testimoniato anche dall'ampia variet d'applicazioni commerciali: attualmente la BP rappresenta un algoritmo di largo uso in molti campi applicativi. Reti di Hopfield. Nel 1982, il fisico John J. Hopfield pubblica un articolo fondamentale in cui presenta un modello matematico comunemente noto appunto come rete di Hopfield: tale rete si distingue per "l'emergere spontaneo di nuove capacit computazionali dal

comportamento collettivo di un gran numero di semplici elementi d'elaborazione". Le propriet collettive del modello producono una memoria associativa per il riconoscimento di configurazioni corrotte e il recupero di informazioni mancanti. Inoltre, Hopfield ritiene che ogni sistema fisico pu essere considerato come un potenziale dispositivo di memoria, qualora esso disponga di un certo numero di stati stabili, i quali fungano da attrattore per il sistema stesso. Sulla base di tale considerazione, egli si spinge a formulare la tesi secondo cui la stabilit e la collocazione di tali attrattori sono propriet spontanee di sistemi costituiti, come accennato, da considerevoli quantit di neuroni reciprocamente interagenti. Tra le nuove idee messe in luce da Hopfield, quella pi degna di menzione riguarda il capovolgimento del rapporto, fino allora esistente, tra calcolo e numeri: mentre era universalmente noto che il calcolo producesse numeri, assai meno banale era l'osservazione di Hopfield che, viceversa, anche i numeri potessero spontaneamente generare calcolo, e che questo potesse emergere quale attributo collettivo di sistemi interattivi siffatti. Le applicazioni delle reti di Hopfield riguardano principalmente la realizzazione di memorie associative, resistenti all'alterazione delle condizioni operative, e la soluzione di problemi d'ottimizzazione combinatoriale. Da un punto di vista strutturale, la rete di Hopfield costituisce una rete neurale ricorrente simmetrica, di cui garantita la convergenza. Una rete ricorrente un modello neurale in cui presente un flusso bidirezionale d'informazioni; in altri termini, mentre nelle reti di tipo feedforward la

propagazione dei segnali avviene unicamente, in maniera continua, nella direzione che conduce dagli ingressi alle uscite, nelle reti ricorrenti tale propagazione pu anche manifestarsi da uno strato neurale successivo ad uno precedente, oppure tra neuroni appartenenti ad uno stesso strato, e persino tra un neurone e s stesso. Reti di Elman. Un significativo e noto esempio di semplice rete ricorrente dovuto a Jeffrey L. Elman (1990). Essa costituisce una variazione sul tema del percettrone multistrato, con esattamente tre strati e l'aggiunta di un insieme di neuroni "contestuali" nello strato d'ingresso. Le connessioni retroattive si propagano dallo strato intermedio (e nascosto) a tali unit contestuali, alle quali si assegna peso costante e pari all'unit. In ciascun istante, gli ingressi si propagano nel modo tradizionale e tipico delle reti feedforward, compresa l'applicazione dell'algoritmo d'apprendimento (solitamente la backpropagation). Le connessioni retroattive fisse hanno come effetto quello di mantenere una copia dei precedenti valori dei neuroni intermedi, dal momento che tale flusso avviene sempre prima della fase d'apprendimento. In questo modo la rete di Elman tiene conto del suo stato precedente, cosa che le consente di svolgere compiti di previsione di sequenze temporali che sono difficilmente alla portata dei percettroni multistrato convenzionali. Mappe auto-organizzanti Organizing Maps). o reti SOM (Self-

Infine, un'ultima interessante tipologia di rete costituita dalla cosiddetta mappa auto-organizzante o rete SOM (Self-Organizing Map). Tale innovativa tipologia di rete neurale stata elaborata da Teuvo Kohonen dell'Universit Tecnologica di Helsinki; il suo algoritmo d'apprendimento senza dubbio una brillante formulazione di apprendimento non supervisionato, e ha dato luogo a un gran numero di applicazioni nell'ambito dei problemi di classificazione. Una mappa o rete SOM basata essenzialmente su un reticolo o griglia di neuroni artificiali i cui pesi sono continuamente adattati ai vettori presentati in ingresso nel relativo insieme di addestramento. Tali vettori possono essere di dimensione generica, anche se nella maggior parte delle applicazioni essa piuttosto alta. Per ci che riguarda le uscite della rete, al contrario, ci si limita di solito ad una dimensione massima pari a tre, il che consente di dare luogo a mappe 2D o 3D. In termini pi analitici, l'algoritmo pu essere agevolmente descritto, come accennato, nei termini di un insieme di neuroni artificiali, ciascuno con una precisa collocazione sulla mappa rappresentativa degli output, che prendono parte ad un processo noto come winner takes all (Il vincitore piglia tutto), al termine del quale il nodo avente un vettore di pesi pi vicino ad un certo input dichiarato vincitore, mentre i pesi stessi sono aggiornati in modo da avvicinarli al vettore in ingresso. Ciascun nodo ha un certo numero di nodi adiacenti. Quando un nodo vince una competizione, anche i pesi dei nodi adiacenti sono modificati, secondo la regola generale che pi un nodo lontano dal nodo vincitore, meno marcata deve essere la variazione dei suoi pesi.

Il processo quindi ripetuto per ogni vettore dell'insieme di training, per un certo numero, usualmente grande, di cicli. Va da s che ingressi diversi producono vincitori diversi. Operando in tal modo, la mappa riesce alfine ad associare i nodi d'uscita con i gruppi o schemi ricorrenti nell'insieme dei dati in ingresso. Se questi schemi sono riconoscibili, essi possono essere associati ai corrispondenti nodi della rete addestrata. In maniera analoga a quella della maggioranza delle reti neurali artificiali, anche la mappa o rete SOM pu operare in due distinte modalit:

durante la fase di addestramento si costruisce la mappa, pertanto la rete si configura ed organizza tramite un processo competitivo. Alla rete deve essere fornito il numero pi grande possibile di vettori in ingresso, tali da rappresentare fedelmente la tipologia di vettore che le sar eventualmente sottoposta nella seconda fase; nel corso della seconda fase ogni nuovo vettore d'ingresso pu essere velocemente classificato o categorizzato, collocandolo in automatico sulla mappa ottenuta nella fase precedente. Vi sar sempre un unico neurone vincente, quello il cui vettore dei pesi giace a minor distanza dal vettore appena sottoposto alla rete; tale neurone pu essere determinato semplicemente calcolando la distanza euclidea tra i due vettori in questione.

Sitografia specifica: http://punto-informatico.it/77263/PI/News/siliciolumache-sulla-via-dei-neurocomputer.aspx http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_neurale http://punto-informatico.it/265845/PI/News/chipsimbiosi-cellule-del-cervello.aspx http://salute24.ilsole24ore.com/biotech/innovazioni/81 3_Arriva_il_biocomputer_che_parla_con_le_cellule_.p hp http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/21/rob ot_umani_hanno_neuroni_nel_ce_0_090921071.shtml http://www.giugliano.info/public/reprints/lescienze99. pdf http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/scienza_e_te cnologia/robot-legge-pensiero/gordon-cervelloratto/gordon-cervello-ratto.html

Sviluppo e tecnologia dei moderni automi: dagli androidi della Hanson Robotics a quelli del Prof. Hiroshi Ishiguro.

Niente pi pericoloso di un grande pensiero in un piccolo cervello. Hippolyte Taine

I robot umanoidi della Hanson Robotics. Il dottor David Hanson fondatore e presidente della Hanson Robotics lavora da anni a robot umani nellaspetto, nelle movenze e nella capacit di apprendimento. Uno dei primi robot presentati al pubblico dalla Hanson Robotics stato Albert Hubo(2005), un umanoide con il volto di Albert Einstein. Tutti i robot sono realizzati in un materiale speciale chiamato Frubber, in grado di conferire una particolare fluidit alle loro espressioni facciali. La Hanson pu ricreare una persona reale (viva o defunta) in forma robotica con un processo chiamato Identity Emulation. Ray Kurzweil convinto che nel 2030 sar impossibile distinguere tra esseri umani e macchine dotate di intelligenze artificiali. Secondo il futurologo, teorico della legge del ritorno accelerato, lo sviluppo tecnologico e i progressi degli studi in tutte le discipline porteranno alla nascita di macchine

coscienti. Kurzweil, da alcuni scienziati a dire il vero un po snobbato, vanta per un certo seguito anche in ambito accademico e di ricerca, tanto che Google e la NASA lo hanno chiamato per dirigere la Singularity University, una scuola di alta formazione tecnologica, destinata a formare coloro che si troveranno, fra qualche anno, di fronte a macchine sempre pi intelligenti e autocoscienti, in grado di oltrepassare i limiti dellintelligenza umana. I robot nel corso degli anni hanno acquisito sembianze e caratteristiche sempre pi vicine a quelle proprie dellessere umano. Secondo David Hanson, fondatore e presidente di Hanson Robotics, fra 10 anni i robot saranno dotati di una mente identica a quella umana. Albert Hubo, cos si chiama il robot in versione Einstein, si affida a un software sviluppato dal California Institute for Telecommunications and Information Technology. Esso mostra un aspetto che davvero molto simile alluomo, grazie a Frubber, un polimero elastico brevettato dalla Hanson Robotics, capace di replicare la pelle umana in ogni dettaglio.

Albert Hubo

Un altro prodotto della Hanson Robotics Jules; ossia una vera e propria testa-robot che replica, alla perfezione, un volto umano. E ci che ancor pi incredibile, mimandone tutte le espressioni. Il trucco di Jules, progetto al quale ha collaborato l'esperto di animatronica David Hanson, sta nel suo rivestimento in gomma speciale e in ben 34 motorini pronti a creare le diverse espressioni. Sta poi a una videocamera riprendere un volto umano e impartire i comandi facciali a Jules. In realt i motorini del robot non hanno niente a che vedere coi muscoli facciali, e il loro funzionamento si rif a un repertorio di espressioni raccolte grazie all'interpretazione di un attore professionista. Cos, una volta che uno speciale software rileva, per esempio, un'espressione di felicit dal volto umano, dall'archivio di Jules viene richiamata la relativa mimica, poi riprodotta dai motorini.

Jules

I robot umanoidi di Hiroshi Hishiguro. Lo scrittore (nonch biochimico) di origine russa, Isaac Asimov, propose tre regole doro onde poter programmare e disciplinare nel migliore dei modi, quelli che sarebbero stati, a suo avviso, gli amici pi fedeli che luomo del futuro avrebbe mai avuto: i robots. Queste tre regole vennero, dallormai indiscusso Maestro della fantascienza, cos definite: Prima regola: Un robot non dovrebbe mai in alcun modo assumere dei comportamenti che potrebbero nuocere agli esseri umani, o permettere agli stessi di danneggiarlo. Seconda regola:Un robot dovrebbe obbedire sempre agli esseri umani ( a meno che ladempimento di tali ordini, vada ad infrangere la prima regola). Terza regola:Un robot dovrebbe sempre proteggere se stesso ( a meno che ladempimento di tale principio, non vada ad infrangere la prima o la seconda regola). Il Dr. Shuji Hashimoto, direttore del Centro di robotica umanoide alla Waseda University di Tokio (JP), sostiene che queste tre regole di Asimov, potrebbero in qualche modo inibire il potenziale che gli androidi utilizzerebbero per il loro auto-sviluppo. Lintelligenza dei robot, ritiene Hashimoto, dovrebbe accrescere man mano che esso invecchia, ossia col passare del tempo, e quindi imparando attraverso esperienze, prove ed errori (un po come accade con i cuccioli di qualsiasi specie animale). Nel settembre del 2006, sulla rivista internazionale New Scientist, il Dr. Hashimoto espresse inoltre queste sue ulteriori

opinioni: Attualmente i robot pi evoluti manifestano semplicemente una sorta di gioco del tipo botta e risposta, in cui viene simulata una certa sensibilit umana; dando cos lillusione a chi li osserva o interagisce con loro, che anchessi hanno un cuore ma essi ovviamente non hanno alcun cuore, sono solo delle macchine, aggiungendo infine che: Finche i robot obbediranno alle leggi di Asimov, non avremo mai delle macchine che si possano considerare dei veri e propri partner per gli esseri umani. Noi umani non dovremmo continuare a considerarci delle entit al centro di ogni cosa, dovremmo invece iniziare a stabilire un nuovo tipo di rapporto tra noi e le macchine. Delle opinioni che a mio avviso, appaiono del tutto discutibili. Nei laboratori nipponici dell IRC ( Intelligent Robotics and Communication, un dipartimento dellIstituto internazionale ATR; lacronimo si traduce in: Advanced Telecommunication Research), il Prof. Hiroshi Ishiguro, ha recentemente (2006-2007) realizzato, uno dei primi prototipi di robot umanoide (androide) , costruito interamente a sua immagine e somiglianza. Cercando di spiegare i motivi di questa sua scelta nella progettazione di Geminoid H1-1, il Dr.Hishiguro ha fatto osservare che: Laspetto fisico degli androidi importante; non possiamo ignorare leffetto che esso produce sulla nostra psiche nel momento in cui avviene la comunicazione uomorobot. Hishiguro praticamente un pioniere in questo ramo della scienza , i cui obiettivi sono quelli di unificare la ricerca sulla robotica tradizionale, con gli sviluppi lenti ma sicuri della psicologia conoscitiva. Il mio scopo,

continua Ishiguro, quello di capire gli esseri umani costruendo gli androidi, () luso pratico degli androidi, lo considero come una sorta di sottoprodotto. Attualmente, gli androidi realizzati in vari istituti di robotica in Giappone, Corea e pochi altri stati del mondo, non sono autonomi ; debbono quindi essere continuamente alimentati o disporre di batterie in grado di rifornirli con una sufficiente quantit di energia che permetta loro di compiere tutti i movimenti necessari (ovvero una sorta di gestualit umana) ed effetti audio (vocali), onde poter simulare una vera propria interazione con gli esseri umani circostanti. Essi non possono ancora compiere delle riparazioni su se stessi, come neppure ragionare sulla loro stessa esistenza o dellintero Universo; non sono quindi da considerarsi (per ora) degli esseri coscienti o senzienti. Il Dr. Phillip McKerrow, esperto di robotica alla Scuola di Informatica e Tecnologia della Programmazione dellUniversit di Wollongong , in Australia, riassume cos le attuali capacit degli androidi: Sono solo dei giocattoli assai costosi, con una destrezza ancora assai limitata e dotati di ben poca intelligenza. Il Prof. Ishiguro, oltre allandroide denominato Geminoid H1-1, ne ha contemporaneamente realizzato un altro, con sembianze femminili, che risponde al nome di: Repliee Q2. Questo androide, sviluppato allUniversit di Osaka presso il Dipartimento di Robotica, stato in origine modellato sulla base delle fattezze della figlia del Prof. Ishiguro, quando ella aveva circa quattro anni. I suoi movimenti, orchestrati

da una serie di 42 azionatori pneumatici (di cui 13 posti allinterno della testa), sono assai simili a quelli di un comune essere umano; landroide, oltre a far fluttuare le proprie palpebre con movimenti rapidi e regolari, sembra addirittura che respiri. Le videocamere omnidirezionali di cui dispone, riconoscono inoltre le varie tipologie dei gesti umani; quali ad esempio un braccio che si solleva oppure dei piccoli cambiamenti di espressione sul volto di una persona ad esso vicina (in parole povere landroide in grado di distinguere un sorriso da un espressione di dolore, ad esempio; e di reagire quindi di conseguenza secondo dei criteri appropriati al caso). I delicati sensori fisiologici, incastonati nella pelle flessibile a base di silicone, sono invece in grado di rilevare il tocco ed altre sensazioni indotte. I microfoni, collegati ad un sistema di riconoscimento vocale, gli permettono di sentire e quindi di rispondere ad una domanda o ad un discorso umano. La voce di Repliee Q2 (come del resto quella di Geminoid H1-1), suona in modo assai realistico, nel senso che decisamente paragonabile a quella umana; dove invece vi ancora parecchio da lavorare, sullarticolazione delle frasi e dei discorsi, che per il momento non rispondono ai canoni dei modelli usuali del pensiero e del linguaggio umano. Come Geminoid, Repliee pu rispondere soltanto (per ora) con una dozzina di parole, ed oltretutto non in grado di rispondere adeguatamente, qualora si trovi in posti rumorosi (un problema riscontrabile con tutti i sistemi di riconoscimento vocale). Lincapacit degli androidi di comunicare in modo intelligente con gli esseri umani, attualmente il loro handicap pi grande. Nonostante siano in grado di discutere (in

modo comunque assai limitato) su argomenti specifici, essi rimangono completamente spiazzati, di fronte a discorsi pi ampi di natura astratta-filosofica. In parole povere, essi sono ancora molto lontani dal superare la leggendaria prova di Turing15. Attualmente, le membra di questi androidi, sono quasi interamente in Alluminio; ma in futuro, questo elemento verr molto probabilmente sostituito con la fibra di Carbonio. I muscoli artificiali, unaltra importante area di ricerca nel campo della tecnologia androide, attualmente tendono a consistere di dozzine (a volte centinaia) di motori elettrici a torsione retroattiva. Alcuni androidi sono dotati di compressori che alimentano i loro muscoli ad aria (tubi di gomma che si contraggono quando dellaria ad alta pressione viene soffiata al loro interno.Quando laria invece viene rilasciata, essi si distendono e si allungano). Degli esperimenti sullutilizzo di nuovi materiali alternativi sono attualmente in corso; tra questi materiali, vi sono anche le fibre in nitinolo, una lega assai forte ma leggera derivata dallutilizzo di elementi quali Nickel e Titanio, e polimeri elettroelastici in grado di distendersi e contrarsi. Assai incoraggiante
Questa prova (o test), descritta nel 1950 dal matematico inglese Alan Turing , consisteva nel far conversare un essere umano (giudice), con un altro essere umano e un robot ( ai tempi di Turing definito come un calcolatore), senza che egli (il giudice) conoscesse chi fosse la persona reale e chi invece la macchina programmata per rispondere. Se questa persona, ovvero il giudice, non fosse stato in grado di riconoscere la persona reale dalla macchina, essa (robot, calcolatore, macchina, che dir si voglia), avrebbe superato il test.
15

invece la ricerca sui muscoli artificiali, che comprendono delle lamine (o fogli) di nanotubi al Carbonio; ovvero delle grandi molecole di forma cilindrica costituite da Carbonio puro, con insolite propriet elettriche e meccaniche.Quando una tensione elettrica viene applicata gradualmente, gli ioni allinterno del Carbonio si muovono tutti verso un solo lato, piegando cos le lamine costituite da nanotubi; la velocit e il limite della curvatura delle lamine, dipendono dalla quantit e dalla velocit con cui lenergia di alimentazione viene aumentataincrementata. Quando non vi alcun flusso di corrente, le lamine si distendono nuovamente e tornano cos alla loro figura-sagoma originale. Alcuni di questi materiali succitati, in un futuro prossimo, potrebbero venir impiegati per realizzarecostruire le dita degli androidi (le fibre in nitinolo, ad esempio, possono piegarsi o allungarsi se vengono riscaldate da una corrente elettrica). I ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Cambridge (USA), dal canto loro, stanno sviluppando un tipo di pelle artificiale in grado di percepire un oggetto che scivoli attraverso le dita di un androide, e quindi di segnalare linformazione ai centri di coordinamento motorio del robot umanoide, affinch possa reagire di conseguenza (eventualmente afferrando loggetto con la mano intera, per esempio). I processori e i sistemi operativi che alimentano gli androidi, variano ampiamente. Alcuni processori sono di tipo convenzionale, e adottano una tecnologia da PC (da un gigahertz o poco oltre), mentre altri, ma ben pochi, sono molto pi evoluti. La maggior parte funzionano su sistemi operativi in tempo reale, come lRT-Linux, ad esempio. Alcuni androidi comunicano

addirittura senza fili con un calcolatore centrale, grazie al sistema bluetooth. Moltissimi androidi funzionano grazie ad un alimentazione principale (di rete), mentre solo alcuni, sono quasi del tutto autonomi. Al laboratorio di Robotica di Bristol (GB), per esempio, si riusciti a far funzionare dei dispositivi robotici, utilizzando delle particolari cellule di combustibile (microbiche), in grado di convertire lenergia chimica in elettricit. Anche se questi dispositivi non si possono certamente paragonare a degli androidi, e si muovono molto lentamente, essi comunque riescono ad estrarre la propria alimentazione dalla bio-massa (quali la frutta in decomposizione, ad esempio, ed altri alimenti). Gli esperti di robotica prevedono che negli anni a venire, i sistemi pi avanzati ( ovvero quelli che includeranno delle reti neurali, algoritmi genetici e logica incoerente), funzioneranno su un assorbimento di energia piuttosto piccolo ma al contempo assai veloce, grazie a dei particolari processori , ognuno dei quali sar in grado di effettuare delle specifiche operazioni in parallelo e di comunicare simultaneamente su delle reti in cui linformazione scorrer in modo molto pi rapido di come avviene attualmente. Uno o pi processori guida (centralizzati), molto probabilmente sincronizzeranno e coordineranno lintero labirinto relativo alle funzioni di corpo e cervello. Non da escludersi che un giorno, i cervelli degli androidi possano funzionare grazie ad unalimentazione che origini e prenda forma, sulla base della computazione quantistica.

Unaltra promettente area di ricerca, gi in corso in alcuni laboratori, coinvolge dei robot equipaggiati con dei particolari software (rilevatori di umore), in grado di fornir loro delle prime forme rudimentali di intelligenza sociale ed emotiva. Dotare gli androidi di emozioni personali, potrebbe essere essenziale, se essi un domani dovessero trasformarsi in macchine senzienti e artificialmente intelligenti (nel qual caso non potrebbero pi essere classificabili come macchine). Il neuroscienziato Antonio Damasio sostiene che, negli esseri umani, ragione ed emozione sono inestricabilmente collegate; un concetto questo, che forse potrebbe venir relazionato anche allintelligenza artificiale. La ricerca si sta inoltre intensificando nel campo dellauto-apprendimento; ovvero sui sistemi robotici in grado di imparare autonomamente nuove forme di comportamento e di analisi dellinformazione (alcuni credono che questa sia la strada migliore, per poter superare un giorno, il test di Turing). Tutto questo conduce ad una domanda intrigante: Potrebbe un androide, che abbia sviluppato una determinata capacit di auto-apprendimento, e in cui fossero insiti in esso, i semi di unintelligenza emotiva, sorprendere un giorno i relativi costruttori, manifestando delle qualit e dei comportamenti inattesi, quali ad esempio alcuni vizi o virt umane? B, non dimentichiamo che da un punto di vista fisicomatematico, oltre una determinata soglia di complessit, per qualsiasi sistema dinamico che venga considerato, possono comparire delle propriet inattese, in modo assolutamente brusco e casuale. Sicuramente siamo ancora ben lontani dalla

realizzazione di intelligenze artificiali paragonabili a quella umana; oltretutto non siamo in grado di prevedere gli sviluppi a lungo termine che tali intelligenze non umane, attualmente agli albori, potranno rivelare in futuro. Solo col tempo quindi, scopriremo se alcuni film di Hollywood degli anni 80 (come Terminator, ad esempio), contenessero gi qualcosa di profetico o meno. Il rapporto uomo-androide e rispettivi segnali di Riconoscimento Inconscio. Nellinterazione tra robot ed esseri umani, sia il movimento che laspetto fisico sono da considerarsi degli aspetti fondamentali per i robot. Il Dr. M. Mori, gi nel 1970, aveva ipotizzato una sorta di zona di non-controllo psico-fisico (da egli stesso denominata: Valle dellImprudenza), in grado di descrivere il rapporto che sussiste tra laspetto fisico di un robot (o di un androide), e il tipo di sensibilit che questultimo pu produrre negli esseri umani. Nella progettazione e lo sviluppo di robot umanoidi in grado di interagire con un certo successo con gli esseri umani, necessario quindi conoscere la struttura della Valle dellImprudenza. Gli esseri umani manifestano dei comportamenti inconsci quando interagiscono con altri esseri umani; si presume quindi che luomo possa esternare tali comportamenti, anche in presenza di robot con sembianze umane (androidi), dotati di una certa intelligenza. Ipotizzando questo, possibile modificare i movimenti e laspetto fisico dei robot, onde poter studiare i rispettivi cambiamenti comportamentali inconsci sugli esseri umani. In questo modo, si esplora

quindi la Valle dellImprudenza (dallinglese: Uncanny Valley). Studiando un determinato tipo di comportamento inconscio, in cui il maggior peso si dato allo sguardo, stato scoperto che i movimenti dellocchio vengono usati per trasmettere dei segnali sociali durante la conversazione. Ci che si osservato in particolare, che gli esseri umani, quando pensano ad una risposta, tendono a distogliere lo sguardo da chi ha posto loro la domanda. Delle ricerche fatte su tre tipi differenti di soggetti con il compito di porre una domanda, ovvero su un essere umano, un androide e un comune robot dallaspetto metallico-meccanico; hanno messo in luce che il soggetto interrogato rivolge il proprio sguardo sulla parte sinistra del volto di chi gli ha posto la domanda (questioner), per un lungo tempo nel caso di un questioner umano o androide. Nel caso invece di un questioner dallaspetto metallico-meccanico, il soggetto interrogato tende a guardare verso il basso. Emerge quindi una differenza significativa in mezzo a questi due comportamenti.Ci che stato possibile dedurre da questo semplice esperimento, che un questioner androide, viene inconsciamente trattato come un questioner umano. In generale si potrebbe quindi affermare che un robot meccanico,venga trattato in modo assai diverso, rispetto a un robot con sembianze umane, dalla maggior parte degli esseri umani. Tali risultati, si stanno attualmente trasformando in indizi da correlare alla Valle dellImprudenza, e presto contribuiranno al progresso della comunicazione tra androidi ed esseri umani.

La Valle dell'Imprudenza

Fig.1.1

Un problema significativo per lo sviluppo degli androidi, appunto la Valle dellImprudenza (suggerita allinizio degli anni 70 dal Dr. M. Mori). Nel grafico riportato qui in alto (Fig. 1.1), indicato il rapporto fra la somiglianza di un robot ad un essere umano (Similarity), e la percezione di familiarit del soggetto in questione (Familiarity). Dal grafico si evince che la familiarit del robot aumenta in modo pi o meno proporzionale alla somiglianza, fino a che non viene raggiunto un certo punto, in cui le imperfezioni inducono il robot a sembrare repulsivo. Questa goccia improvvisa stata chiamata: Uncanny Valley (italianizzando il tutto: Valle dellImprudenza).

Un robot che si trovi nella Uncanny Valley, potrebbe apparire, agli occhi di un essere umano, addirittura come una salma, come un cadavere. Gli scienziati che si occupano di robotica, impegnati nella costruzione di androidi sempre pi simili alluomo (sotto tutti i punti di vista), dovranno quindi tener sempre presente leventualit che i loro prodotti,possano cadere nella Uncanny Valley (a causa di determinate imperfezioni nellaspetto fisico); di conseguenza, essi dovranno adottare una metodologia che sia in grado di oltrepassare questa Valle, onde poter ovviare a questo problema.

Geminoid H1-1 (sinistra) e il Dr.Hishiguro (destra)

Repliee Q2

Sitografia specifica: http://www.webmasterpoint.org/news/robot-confaccia-di-einstein-video_p33533.html http://pesanervi.diodati.org/pn/?a=344 http://www.corea.it/robot_errata_corrige.htm http://www.digitalnoise.it/2008/09/05/i-robot-umanidella-hanson-robotics/ http://futuroprossimo.blogosfere.it/2008/09/i-robotsdella-hanson-fanno-impressione.html http://news.robot-golem.org/robot-umanoidi/14-alberthubo-i-robot-imitano-einstein.html http://www.focus.it/Tecnologia/robot/speciale/Ai_conf ini_dellignoto_gli_umanoidi.aspx

Il futuro degli esseri umani: evoluzione e convivenza con i robot


"Le scienze,ognuna tesa nella propria direzione,finora non ci hanno nuociuto gran che;ma un giorno,il confluire di frammenti di conoscienza dissociati schiuder panorami della realt talmente terrificanti...che o impazziremo per la rivelazione,o fuggiremo dalla sua luce mortale,cercando rifugio nella pace e nella sicurezza di nuovi secoli bui". H.P. Lovecraft

La Singolarit Tecnologica Nella futurologia, una singolarit tecnologica un punto, previsto nello sviluppo di una civilizzazione, dove il progresso tecnologico accelera oltre la capacit di comprendere e prevedere degli esseri umani moderni. La Singolarit pu, pi specificamente, riferirsi all'avvento di una intelligenza superiore a quella umana, e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero, salvo un importante aumento artificiale delle facolt intellettive di ciascun individuo. Che una singolarit possa mai avvenire, materia di dibattito. Concetto iniziale. Sebbene si creda comunemente che il concetto di Singolarit sia nato negli ultimi 20 anni del XX secolo, esso nasce realmente negli anni cinquanta del 1900:

Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che d l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarit della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare. (Stanislaw Ulam, Maggio 1958, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann). Questa citazione stata parecchie volte utilizzata fuori dal suo contesto ed attribuita allo stesso von Neumann, probabilmente a causa della grande fama ed influenza di questi. Nel 1965, lo statistico I. J. Good descrisse un concetto anche pi simile al significato contemporaneo di singolarit, nel quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana:

Diciamo che una macchina ultraintelligente sia


definita come una macchina che pu sorpassare di molto tutte le attivit intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine una di queste attivit intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sar l'ultima invenzione che l'uomo avr la necessit di fare.

La Singolarit vingeana. Il concetto di singolarit tecnologica come conosciuto oggi viene accreditato al matematico e

romanziere Dr. Vernor Vinge. Vinge cominci a parlare della Singolarit negli anni '80, e raccolse i suoi pensieri nel primo articolo sull'argomento nel 1993, con il saggio "Technological Singularity". Da allora questo divenuto il soggetto di molte storie e scritti futuristici e di fantascienza. Il saggio di Vinge contiene l'affermazione spesso citata che "Entro trenta anni, avremo i mezzi tecnologici per creare una intelligenza superumana. Poco dopo, l'era degli esseri umani finir." La singolarit di Vinge comunemente ed erroneamente interpretata come l'affermazione che il progresso tecnologico crescer all'infinito, come avviene in una singolarit matematica. In realt, il termine stato scelto come una metafora prendendolo dalla fisica e non dalla matematica: mentre ci si avvicina alla Singolarit, i modelli di previsione del futuro diventano meno affidabili, esattamente come i modelli della fisica vanno a pezzi mentre ci si avvicina ad una singolarit gravitazionale. La Singolarit spesso vista come la fine della civilizzazione umana e la nascita di una nuova civilt. Nel suo saggio, Vinge chiede perch l'era umana dovrebbe finire, e argomenta che gli umani saranno trasformati durante la Singolarit in una forma di intelligenza superiore. Dopo la creazione di un'intelligenza superumana, secondo Vinge, la gente sar, al suo confronto, una forma di vita inferiore. La legge di Kurzweil del ritorno accelerato. L'analisi storica del progresso tecnologico dimostra che, l'evoluzione della tecnologia, segue un processo esponenziale e non lineare come invece si sarebbe

portati a pensare. Nel suo saggio, The Law of Accelerating Returns, Ray Kurzweil propone una generalizzazione della Legge di Moore che forma la base delle convinzioni di molta gente a riguardo della Singolarit. La Legge di Moore descrive un andamento esponenziale della crescita della complessit dei circuiti integrati a semiconduttore. Kurzweil estende questo andamento includendo tecnologie molto precedenti ai circuiti integrati ed estendendolo al futuro. Egli crede che la crescita esponenziale della legge di Moore continuer oltre l'utilizzo dei circuiti integrati, con l'utilizzo di tecnologie che guideranno alla Singolarit. La legge descritta da Ray Kurzweil ha in molti modi alterato la percezione della Legge di Moore da parte del pubblico. un credo comune (ma errato) che la legge di Moore faccia previsioni che riguardino tutte le forme di tecnologia, quando in realt essa riguarda solo i circuiti a semiconduttore. Molti futurologi utilizzano ancora il termine "Legge di Moore" per descrivere idee come quelle presentate da Kurzweil. Realizzare previsioni a lungo termine, almeno in parte corrette, su dove riuscir ad arrivare la tecnologia, praticamente impossibile. Ancora troppo spesso si pensa al progresso tecnologico come qualcosa che procede in maniera lineare, secondo quello che la linea di progresso intuitiva. Per esprimere il concetto in termini matematici, potremmo pensare di rappresentare tale velocit con una curva esponenziale. Ci tuttavia non sarebbe ancora esatto; un andamento esponenziale, infatti

corretto, ma solo per brevi intervalli di tempo: se prendiamo in considerazione, per esempio, un periodo di 100 anni, una curva esponenziale, non risulter corretta. Tipicamente i giornalisti stilano le loro previsioni, quando considerano il futuro, estrapolando la velocit d'evoluzione attuale per determinare ci che ci si pu aspettare nei prossimi 10 e magari pure 100 anni. Questo ci che Ray Kurzweil chiama intuitive linear view. Quello che Kurzweil chiama the law of accelerating returns si pu schematizzare nei seguenti punti:

lo sviluppo applica le risposte positive, in quanto metodo migliore derivato da una fase di progresso. Queste risposte positive costituiscono la base per il successivo sviluppo; di conseguenza il tasso di progresso di un processo evolutivo aumenta esponenzialmente col tempo. Col tempo l'ordine di grandezza delle informazioni che vengono incluse nel processo di sviluppo aumenta; di conseguenza il guadagno in termini di tecnologia si incrementa esponenzialmente; in un altro ciclo di risposte positive, di un particolare processo evolutivo, queste vengono utilizzate come trampolino di lancio per un ulteriore progresso. Ci provoca un secondo livello di sviluppo esponenziale e il processo di sviluppo esponenziale cresce esso stesso in maniera esponenziale; lo sviluppo biologico anch'esso uno di tali sviluppi;

lo sviluppo tecnologico fa parte di tale processo evolutivo. Effettivamente, la prima tecnologia che ha generato la specie ha costituito la base per lo sviluppo della tecnologia successiva: lo sviluppo tecnologico una conseguenza ed una continuazione dello sviluppo biologico; un determinato paradigma (=metodo) (come per esempio l'aumento del numero di transistor sui circuiti integrati per rendere pi potenti i calcolatori) garantisce crescita esponenziale fino a che non esaurisce il suo potenziale; dopo accade un cambiamento che permette allo sviluppo esponenziale di continuare.

Se applichiamo questi principi all'evoluzione della Terra, notiamo come siano aderenti al processo di sviluppo che avvenuto. Il primo punto possiamo paragonarlo alla creazione della cellula, ossia l'introduzione del paradigma della biologia. Conseguentemente il DNA ha fornito un metodo digitale per registrare i risultati degli esperimenti evolutivi. Dopo l'evoluzione della specie ha unito il pensiero razionale con un'appendice opposta: la tecnologia. Questo ha spostato in maniera decisiva il paradigma dalla biologia alla tecnologia. Ci che sta per avvenire, sar il passaggio da intelligenza biologica ad una combinazione ibrida di intelligenza biologica e non biologica. Esaminando i tempi di questi passi, possiamo notare come il processo abbia continuamente accelerato. Per esempio l'evoluzione delle forme di vita, ha richiesto parecchi milioni di anni per il primo passo (es. la cellule primitive), ma, dopo, il processo ha sempre pi accelerato. Ora la tecnologia

biologica, diventata troppo lenta rispetto alla tecnologia creata dall'uomo, che utilizza i suoi stessi risultati per andare avanti in maniera nettamente pi veloce di quanto non possa fare la natura. Curve di crescita asintotiche. Alcuni presumono che una sempre pi rapida crescita tecnologica arriver con lo sviluppo di una intelligenza superumana, sia potenziando direttamente le menti umane (forse con la cibernetica), o costruendo intelligenze artificiali. Queste intelligenze superumane sarebbero presumibilmente capaci di inventare modi di potenziare se stesse anche pi velocemente, producendo un effetto feedback che sorpasserebbe le intelligenze preesistenti. Semplicemente avere una intelligenza artificiale allo stesso livello di quella umana, presumono altri, potrebbe produrre lo stesso effetto, se la Legge di Kurzweil continua indefinitamente. All'inizio, si suppone, una simile intelligenza dovrebbe essere pari a quella umana. Diciotto mesi dopo sarebbe due volte pi veloce. Tre anni dopo, sarebbe quattro volte pi veloce, e cos via. Ma dato che le Intelligenze Artificiali accelerate stanno, in quel momento, progettando i computer, ogni passo successivo impiegherebbe circa diciotto mesi soggettivi e proporzionalmente meno tempo reale ad ogni passo. Se la Legge di Kurzweil continua ad applicarsi senza modifiche, ogni passo richiederebbe met del tempo. In tre anni (36 mesi = 18 + 9 + 4,5 + 2,25 + ...) la velocit del computer, teoricamente, raggiungerebbe l'infinito. Questo esempio illustrativo, e comunque,

molti futurologi concordano che non si pu presumere che la legge di Kurzweil sia valida anche durante la Singolarit, o che essa possa rimanere vera letteralmente per sempre, come sarebbe richiesto per produrre, in questo modo, una intelligenza realmente infinita. Una possibile conferma all'inattuabilita' di una tale singolarita' tecnologica, riguardante i limiti dello sviluppo di un'intelligenza sostenibile, provenne qualche tempo fa da un noto cosmologo inglese Martin Rees, il quale sostenne che l'attuale dimensione organica del cervello umano, sia in realta' gia' il limite superiore massimo della capacita' animale di sviluppare concetti intelligenti, oltre il quale le informazioni tra le sinapsi (trasportate alla velocita' tuttora insuperabile della luce) impiegherebbero troppo tempo per costituire ragionamenti costruttivi ed evolutivi esaurienti, e sarebbero limitate all'accumulo di concetti intesi come memoria a lungo termine. Per intendersi, un cervello che fosse il doppio di quello di un essere umano, immagazzinerebbe il doppio di dati possibili ma al doppio del tempo e alla meta' della velocita' di apprendimento,(e cosi' via in maniera esponenziale), rendendo, di fatto, negativi i progressi. Se tale teorema venisse applicato anche ai sistemi informatici evoluti quindi, avremo anche qui un limite fisico superiore, oltre il quale la distanza fisica tra i processori e le conseguenti ipotetiche velocita' di elaborazione dati originali, sarebbero soggette a limiti che seppur elevati culminerebbero al pi in una supermemoria di massa pi che in un super-computer dotato di intelligenza infinita.

Tipi di singolarit tecnologiche. I futurologi hanno speculato su un ampio spettro di tecnologie possibili che potrebbero giocare un ruolo nel realizzare la Singolarit. L'ordine di arrivo di queste tecnologie viene spesso discusso, e naturalmente alcune di queste accelereranno lo sviluppo delle altre, alcune sono dipendenti dallo sviluppo di altre, etc. Esistono molte dispute tra le previsioni di molti futurologi, ma le seguenti descrivono alcuni dei temi pi ricorrenti tra di esse. Intelligenza artificiale. Una intelligenza artificiale capace di migliorare s stessa in modo ricorsivo oltre il livello dell'intelligenza umana, conosciuta come una seed AI (seme), se possibile, causerebbe probabilmente una singolarit tecnologica. Semplicemente una di queste AI, credono in molti, sarebbe necessaria per produrre la Singolarit. La maggioranza dei Singolaritisti credono che la creazione di una seed AI sia il mezzo pi probabile con il quale l'umanit raggiunger la Singolarit. Molto del lavoro del Singularity Institute fondato su questa premessa. Nanotecnologia. I pericoli potenziali della nanotecnologia sono ampiamente conosciuti anche al di fuori dei circoli dei futurologi e dei transumanisti, e molti Singolaritisti considerano la nanotecnologia controllata dagli uomini come uno dei maggiori rischi esistenziali che l'umanit si trova di fronte (fate riferimento al concetto di Grey Goo per un esempio di come questo rischio potrebbe diventare reale). Per questa ragione, spesso essi

credono che la nanotecnologia dovrebbe essere preceduta dalla seed AI, e che la nanotecnologia non dovrebbe essere a disposizione delle societ prima della Singolarit. Altri sostengono gli sforzi per creare una nanotecnologia molecolare o zettatecnologia, credendo che la nanotecnologia pu essere sicura anche se usata prima della Singolarit o pu accelerare l'arrivo di una singolarit benefica. Tecnologie pre-singolarit. Altre tecnologie, (ad es. una struttura di comunicazione connessa globalmente a banda elevata e senza fili; una rete di computer infetti da virus o worm interconnessi tra loro), sebbene non siano, probabilmente, in grado di produrre una singolarit di per s stesse, sono considerate come segni di un livello di avanzamento tecnologico che produrr la Singolarit. Per alcuni, una delle tecnologie pi anticipate la possibilit di potenziamento dell'intelligenza umana: Interfacce dirette mente-computer potenzialmente potrebbero aumentare la memoria degli individui, la loro capacit elaborativa, l'abilit comunicativa e le conoscenze. Anche una interfaccia tra computer e uomo pi tradizionale potrebbe essere vista come un progresso che aumenta l'intelligenza: i sistemi esperti tradizionali, i sistemi di computer che riconoscono e prevedono il comportamento umano, il software di riconoscimento vocale e di riconoscimento della scrittura, etc.

L'aumento dell'intelligenza attraverso i nuovi medicinali e l'ingegneria genetica potrebbe anche diventare una possibilit per gli umani esistenti, oltre a quello che permesso dalle moderne sostanze nootropiche. Ai neonati potrebbe essere migliorata l'intelligenza nello stesso modo (vedi ingegneria genetica). Tecnologie avanzate. Sebbene la seed AI e la nanotecnologia siano considerate le pi probabili tecnologie che possano produrre una Singolarit, altri hanno speculato sulla possibilit che altre tecnologie avanzate arrivino prima della Singolarit. Queste tecnologie, sebbene improbabili, sono spesso utilizzate da alcuni futurologi (come Ray Kurzweil) come una "prova" della Singolarit -- anche se la seed AI e la nanotecnologia molecolare non saranno state inventate entro la fine del XXI secolo, altre tecnologie potrebbero causare la Singolarit. Il Mind uploading, per esempio, un metodo alternativo proposto per creare una intelligenza artificiale -- invece di programmare una intelligenza, essa sarebbe prodotta partendo dall'intelligenza umana gi esistente. Comunque, il livello tecnologico necessario per scannerizzare il cervello umano alla risoluzione necessaria per un mind upload rende improbabile il mind uploading in un mondo pre Singolarit. La capacit elaborative dei computer e la comprensione delle scienze cognitive necessarie anche fondamentale.

Altri, come George Dyson in Darwin Among the Machines, hanno speculato che una rete di computer sufficientemente complessa potrebbe produrre una "swarm intelligence". Gli sviluppatori dedicati all'AI potrebbero utilizzare le accresciute capacit elaborative per creare reti neurali artificiali cos grandi e potenti che potrebbero diventare genericamente intelligenti. I sostenitori della Intelligenza Artificiale Amichevole vedono questo come un tentativo di risolvere il problema di creare una AI utilizzando la "forza-bruta" (testando, letteralmente, tutte le possibilit fino a che non si ottiene il risultato voluto), e un modo che potrebbe produrre forme di intelligenza artificiale inacettabilmente pericolose. Tecnologie post singolarit. Le speculazioni sulla Singolarit spesso riguardano i supercomputer esistenti dopo la Singolarit stessa. Alcuni ricercatori sostengono che anche senza il quantum computing, utilizzando una forma avanzata di nanotecnologia, la materia potrebbe essere manipolata in modo da avere capacit elaborative inimmaginabili. A tale materiale ci si riferisce spesso, tra i futurologi, come computronium. Alcuni pensano che interi pianeti o stelle potrebbero essere convertiti in computronium, creando rispettivamente degli "Jupiter brain" e "Matrioshka Brain". Critiche: Ci sono due tipi principali di critiche alla previsione della Singolarit: quelle che mettono in dubbio che la Singolarit sia probabile o anche possibile e quelli che

si domandano se sia desiderabile o non piuttosto da ritenere pericolosa e da avversare per quanto possibile. La possibilit e la probabilit della singolarit. Alcuni non credono che una singolarit tecnologica abbia molte possibilit di realizzarsi. I detrattori si riferiscono ad essa come "l'Estasi dei nerds". La maggior parte delle speculazioni sulla Singolarit presumono la possibilit di una intelligenza artificiale superiore a quella umana. controverso se creare una simile IA sia possibile. Molti credono che i progressi pratici nell'intelligenza artificiale non abbiano ancora dimostrato questo in modo empirico. Vedi la voce sull'intelligenza artificiale per i dettagli sul dibattito. Alcuni discutono sul fatto che la velocit del progresso tecnologico stia aumentando. La crescita esponenziale del progresso tecnologico potrebbe diventare lineare o flettersi o potrebbe cominciare ad appiattirsi in una curva che permette una crescita limitata. La desiderabilit e la sicurezza della singolarit. Ci sono state spesso delle speculazioni, nella fantascienza e in altri generi, che una AI avanzata probabilmente avr degli obiettivi che non coincidono con quelli dell'umanit e che potrebbero minacciarne l'esistenza. concepibile, se non probabile, che una AI (Artificial Intelligence) superintelligente, semplicemente eliminer l'intellettualmente inferiore razza umana, e gli umani saranno incapaci di fermarla. Questo uno dei maggiori problemi che preoccupano sia i sostenitori della Singolarit che i suoi critici, ed era il soggetto di un articolo di Bill Joy apparso su

Wired Magazine, intitolato Perch il futuro non ha bisogno di noi. Alcuni critici affermano che le tecnologie avanzate sono semplicemente troppo pericolose per noi per permettere che si causi una Singolarit, e propongono che si lavori per impedirla. Forse il pi famoso sostenitore di questo punto di vista Theodore Kaczynski, l'Unabomber, che scrisse nel suo "manifesto" che l'AI potrebbe dare il potere alle classi elevate della societ di "semplicemente decidere di sterminare la massa dell'umanit". In alternativa, se l'AI non venisse creata, Kaczynski sostiene che gli umani "saranno ridotti al livello di animali domestici" dopo che ci sar stato un sufficiente progresso tecnologico. Parte degli scritti di Kaczynski sono stati inclusi sia nell'articolo di Bill Joy che in un recente libro di Ray Kurzweil. Deve essere notato che Kaczynski non solo si oppone alla Singolarit, ma un Luddista e molte persone si oppongono alla Singolarit senza opporsi alla tecnologia moderna come fanno i Luddisti. Naturalmente, gli scenari come quelli descritti da Kaczynski sono considerati come indesiderabili anche dai sostenitori della Singolarit. Molti sostenitori della Singolarit, comunque, non ritengono che questi siano cos probabili e sono pi ottimisti sul futuro della tecnologia. Altri credono che, senza riguardo ai pericoli che la Singolarit pone, essa semplicemente inevitabile -noi dobbiamo progredire tecnologicamente perch non abbiamo un'altra strada da seguire.

I sostenitori dell'Intelligenza Artificiale Amichevole, e in particolar modo il SIAI, riconoscono che la Singolarit , potenzialmente, molto pericolosa e lavorano per renderla pi sicura creando seed AI che agiranno benevolmente verso gli umani ed elimineranno i rischi esistenziali. Questa idea cos connaturata alle Tre Leggi della Robotica di Asimov, che impediscono alla logica di un robot con intelligenza artificiale di agire in modo malevolo verso gli umani. Comunque, in uno dei racconti di Asimov, a dispetto di queste leggi, i robot finiscono per causare danno ad un singolo essere umano come risultato della formulazione della Legge Zero. La struttura teoretica della Intelligenza Artificiale Amichevole viene attualmente progettata dal Singolaritiano Eliezer Yudkowsky. Un altro punto di vista, sebbene meno comune, che l'Intelligenza Artificiale alla fine dominer o distrugger la razza umana, e che questo scenario desiderabile. Dr. Prof. Hugo de Garis il pi conosciuto sostenitore di questa opinione. L'opinione dei tecno-individualisti che ogni individuo debba poter aumentare artificialmente ogni facolt possibile (intellettiva e non), per poter affrontare sia le Singolarit sia le lites del Potere. Secondo loro gli investimenti e le ricerche e sviluppo in tecnologia dovrebbero potenziare gli individui, non le Autorit, e la casta dirigente non consapevole delle prospettive. Fondamentale, per loro, la forza della completa libert di comunicazione tra gli individui

(inter-individualismo, transumanesimo, Teoria dello Sciame - swarming intelligence). Organizzazioni. Il Singularity Institute for Artificial Intelligence (SIAI), un istituto di ricerca ed educazione nonprofit, fu creato per lavorare sul potenziamento cognitivo sicuro (i.e. una singolarit benefica). Essi enfatizzano l'Intelligenza Artificiale Amichevole, in quanto essi credono che una intelligenza artificiale generalista pi verosimile possa incrementare la capacit cognitiva sostanzialmente prima che l'intelligenza umana possa essere incrementata significativamente dalle neurotecnologie o dalla terapia genetica somatica. L'Institute for the Study of Accelerating Change (ISAC), anche esso una entit dedita all'educazione senza fini di lucro, fu fondato per attrarre un'ampia gamma di scienziati, umanisti e uomini d'affari interessati negli studi sull'accelerazione del cambiamento e sulla singolarit. Tengono una conferenza annuale alla Stanford University dove si tenta di comprendere in modo multidisciplinare l'accelerazione del cambiamento tecnologico.

Roboetica. La roboetica letica applicata alla robotica. letica degli umani e non dei robot che progettano, costruiscono e usano i robot.

Argomenti fondamentali. Nel corso di pochi decenni, la robotica diventata una delle principali discipline scientifico-tecnologiche, in cos rapida evoluzione che in un vicino futuro noi umani coabiteremo il pianeta, e collaboreremo, con un nuovo tipo di macchine automatiche: i robot. Questo comporter molti e nuovi e problemi etici, psicologici, sociali ed economici. La roboetica un'etica applicata, il suo scopo sviluppare strumenti e conoscenze scientifiche, culturali e tecnici che siano universalmente condivisi, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali e religiose. Questi strumenti potranno promuovere e incoraggiare lo sviluppo della robotica verso il benessere della societ e della persona. Inoltre, grazie alla roboetica, si potr prevenire limpiego della robotica contro gli esseri umani (Veruggio, 2002). Per la prima volta nella sua storia, lumanit ha la possibilit di costruire entit intelligenti e autonome. Da questo punto di vista, necessario che la comunit scientifica riesamini il concetto di intelligenza, non pi associata solo agli umani o agli animali, ma anche alle macchine. Analogamente, concetti complessi come autonomia, apprendimento, coscienza, libero arbitrio, capacit decisionale, libert, emozione, e molti altri ancora non hanno lo stesso significato semantico, n pratico, se posti in relazione agli esseri umani, agli animali o alle macchine. In questo contesto, diventa ancor pi naturale e necessario che la robotica coinvolga nel suo progredire numerose altre discipline, tra cui la logica, la linguistica, le neuroscienze, la psicologia, la biologia, la fisiologia, la filosofia, la letteratura, lantropologia, le arti. In tal senso, la robotica

contribuir de facto ad avvicinare le cosiddette due culture, quella scientifica e quella umanistica. La costruzione della roboetica dovr tenere conto di questa specificit: ci significa che gli studiosi dovranno considerare la robotica nella sua globalit -a dispetto del suo attuale stadio iniziale di sviluppo, quasi un melting pot culturale per poter sviluppare una visione corretta del futuro di questa disciplina. Le principali posizioni sulla roboetica. Gi durante il primo Simposio Internazionale sulla roboetica (Sanremo, Italia, 2004), emersero nella comunit dei robotici tre diverse posizioni etiche, rispetto alle loro responsabilit nei confronti della loro attivit tecnico-scientifica (D. Cerqui,2004):

Robotici non interessati alletica ( la posizione di coloro che considerano le proprie ricerche come attivit strettamente tecniche, esenti da responsabilit morali o sociali). Robotici interessati a questioni etiche sul breve termine ( la posizione di coloro che esprimono le proprie preoccupazione morali, rispetto alla propria attivit professionale, in termini immediati e semplici di buono e cattivo, rifacendosi per la loro definizione ai valori culturali accettati e alle convenzioni sociali). Robotici interessati a problemi etici sul lungo termine ( la posizione di coloro che esprimono la propria preoccupazione morale, rispetto alla propria attivit professionale, in termini globali e sul lungo termine. Per esempio, essi

considerano problemi come il digital divide tra Nord e Sud, o tra le diverse generazioni). Discipline coinvolte nella roboetica. Lelaborazione della roboetica richiede limpegno di esperti di diverse discipline che, collaborando in progetti internazionali, in comitati e in commissioni, possano aggiornare le leggi e le norme in base ai problemi risultanti dagli sviluppi scientifici e tecnologici della robotica. possibile che in corso dopera nascer la necessit di creare nuovi curricula studiorum e nuove specializzazioni atte a gestire una situazione cos complessa (come successo, per esempio, nel caso della medicina forense). Le principali discipline coinvolte nella roboetica sono, oltre alla robotica stessa: informatica, intelligenza artificiale, filosofia, teologia, biologia, fisiologia, scienze cognitive, neuroscienze, giurisprudenza, sociologia, psicologia e disegno industriale. Princpi. In quanto etica umana, la roboetica deve conformarsi ai princpi e alle norme fondamentali accolti, sanciti e universalmente accettati nelle principali Carte sui Diritti dellUomo, e tra questi:

Rispetto della dignit e dei diritti umani. Uguaglianza, giustizia ed equit. Benefici e svantaggi di ogni attivit. Rispetto per le differenze culturali e il pluralismo. Nessuna discriminazione n stigmatizzazione. Diritto alla protezione dei propri dati personali.

Difesa della Privacy. Riservatezza. Solidariet e collaborazione. Responsabilit sociale. Condivisione dei benefici. Responsabilit per la salvaguardia della biosfera.

Problemi etici generali relativi alla scienza e tecnologia. La robotica condivide con altri settori della scienza e della tecnologia molti dei problemi etici derivati dalla seconda e dalla terza rivoluzione industriale, tra cui:

Dual use della tecnologia. Impatto della tecnologia sullambiente. Effetti della tecnologia sulla distribuzione globale delle ricchezze. Gap socio tecnologico, digital divide. Accesso alle risorse tecnologiche. Disumanizzazione degli umani rispetto alle macchine. Dipendenza dalla tecnologia. Antropomorfizzazione delle macchine.

L'opportunit di creare esseri intelligenti superiori agli esseri umani viene messa spesso in discussione, in quanto si dice che tali esseri non sarebbero dei servitori ma dei padroni. Noi riteniamo, al contrario, che sarebbe saggio dal punto di vista economico che i membri di specie evolutesi per via naturale costruissero dei robot intellettualmente molto superiori a se stessi. Ricordiamo che ogni ricchezza in ultima istanza Informazione. Robot dall'intelligenza superiore aumenterebbero la quantit di Informazione a disposizione di una civilt ben al di l di quanto potrebbero fare i soli sforzi dei creatori. La cooperazione tra robot superintelligenti e membri della specie che li ha creati, porterebbe ad un aumento della ricchezza disponibile per entrambi i gruppi, e la specie creatrice sarebbe pi ricca con i robot che senza. Che la cooperazione tra due entit economiche A e B, con A superiore a B sotto tutti i punti di vista, comporti un miglioramento economico per entrambe, una ben nota conseguenza della teoria del vantaggio relativo in economia. Noi esseri umani non dovremmo avere paura dei nostri discendenti robot pi di quanto ne abbiamo di quelli fatti di carne e sangue, che un giorno l'evoluzione render diversi dall'Homo sapiens. Decisamente non sarebbe saggio attaccare o tentare di ridurre in schiavit i robot intelligenti nostri discendenti. Non dimentichiamo che nel racconto originale Frankestein era inizialmente un essere gentile e generoso, diventato malvagio solo per lo spietato trattamento ricevuto dagli uomini". (John D. Barrow & Frank J. Tipler - Il Principio Antropico; pag. 587).

Sitografia specifica: http://it.wikipedia.org/wiki/Singolarit%C3%A0_tecnol ogica http://it.wikipedia.org/wiki/Roboetica

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