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io, ancorch multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola.

Pier Paolo Pasolini

MAESTRI DI STRADA E LE LUCCIOLE

Resistenza e disubbidienza Ma cosa sono queste lucciole? Fare il maestro di strada mestiere antico e, secondo limmagine pasoliniana 1 delle lucciole, che tende a scomparire. Come le lucciole. Un mestiere forse degli anni 50, se non dellOttocento, importante per lalfabetizzazione di adulti e bambini fuori dalla scuola. ppure ancora un la!oro necessario e addirittura modernissimo, che esprime, pi" che una moribonda sopra!!i!enza, una grande resistenza e una diffusa disubbidienza. #on si tratta, pertanto, di a!ere nostalgia del mondo che fu e che perso per sempre, ma di imparare a fare attenzione al mondo che c, a scoprire la luce delle lucciole che ancora brilla. $eguendo la metafora di %asolini, &idi'(uberman ) ci in!ita a osser!are in *uel luccichio modernissime forme di resistenza. Il compito che incombe su di noi oggi sarebbe dunque questo: rifuggire la luce dei riflettori per andare a cercare, nella notte, dove ancora sopravvivono - e si amano - le lucciole. eorges !idi-"uberman +e lucciole, *uindi, come emblema della resistenza. , cosa, spero di narrarlo nelle pagine seguenti. Ma che cos un aest!o di st!ada? -aestro di strada ormai una definizione troppo generica, forse anche falsa, se non !iene spiegata. Maestro di strada era il nome che fu dato a -arco .ossi'&oria, in un progetto archetipico nei /uartieri $pagnoli, per ragazzini che non anda!ano pi" a scuola. &a l0 il nome trasmigrato fino a chiamare maestri di strada una trentina di docenti e *ualche decina di operatori in tre *uartieri 1difficili2 di #apoli per il recupero scolastico e sociale di tredicenni, e!asori, allepoca, scolastici. ra il 1334. Finiti i progetti, il nome c rimasto appiccicato, noi felici del fatto, un po perch5 ribadisce il contatto e la matrice con *uella stagione originaria, a mo di mitopoiesi6 un po perch5 il nucleo di *uel la!oro, andare per strada, stare per strada, lo zoccolo duro e comune di altri progetti, la loro 1pratica2 ine!itabile e irrinunciabile. ,ndare per strada un mandato istituzionale e la casa il teatro7 principale delle nostre azioni. #i pu$ osservare la strada stando dietro il vetro della finestra: i rumori ne vengono attutiti, i movimenti diventano fantomatici e la strada stessa appare, attraverso il vetro trasparente, ma saldo e duro, come una entit% separata, che pulsi in un &al di l%'. (ppure si apre la porta: e si esce dall)isolamento, ci si immerge in questa entit%, vi si diventa attivi e si partecipa a questo pulsare della vita con tutti i propri sensi .
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Pasolini P. P., Il vuoto del potere, Il Corriere della sera, 1 febbraio1975. Ovvero: Larticolo delle lucciole, in Scritti corsari, Garzanti, Milano, I edizione 1975. 2 Didi !"ber#ann G., Come le lucciole. Una politica della sopravvivenza, $ollati $orin%&ieri, 'orino, 2(1(. ) *'eatro+ , #etafora -onsa.evol#ente %off#aniana.

Punto, linea, superficie, 8andins9:, )00;, p. <; %ro!er= a raccontare *uesto nocciolo, che riguarda non solo lesperienza dei 1-aestri di strada2, che esiste ancora come associazione coin!olta in una decina di inter!enti a #apoli e ormai, a macchia, in tutta >talia, attra!erso lopera dellaltro fondatore, Cesare -oreno, e a *ualcuno dei *uali collaboro. +esperienza principale che pro!o a rappresentare *uella che da anni mi !ede attore, direttamente sul campo e?o molto !icino a esso, con progetti ri!olti a ragazze e ragazzi un po pi" grandi, 1@'14nni, in percorsi che !orrebbero a!!icinarli al mercato del la!oro6 in *uesto nocciolo che !orrei pro!are a rintracciare alcune luci delle lucciole di cui parla &idi'(uberman, elementi di resistenza alla riduzione e pianificazione numerica del la!oro sociale. +a narrazione proposta riguarda, infatti, pi" gli adolescenti che i pre'adolescenti, !olendo riferirsi alla dimensione dell agenc*, intesa come 1capacitA di praticare il possibile25, e *uindi pi" riferibile a *uesto contesto. +esperienza esemplare a cui faccio riferimento il progetto +respassing, ri!olto a gio!ani ragazze e ragazzi per a!!icinarli al mercato del la!oro. #on entrer= nel merito, tranne che per un aspetto, che riguarda il rapporto tra ricerca e pratiche. +respassing stato seguito dallUni!ersitA della Bicocca@, allinterno di un progetto europeo CDor9able ' ma9ing capabilities Eor9 <F6 sono stati con noi, a pi" riprese e in !ari modi, +a!inia Bifulco, .affaele -onteleone e Carlotta -ozzana. $ono stati dentro molte fasi del progetto, fianco a fianco6 ma la cosa pi" interessante che le loro restituzioni ci hanno aiutato a approfondire, aiutandoci a nominarlo, il nostro approccio G e i suoi limiti G ri!olto allo s!iluppo delle capabilit* dei soggetti seguiti. Una modalitA rara e proficua, che consente ora di rileggere *uelle pratiche anche col !ocabolario, per esempio, dei fattori di conversione, della capabilit* for voice, della capacit* to aspire, della sofferenza urbana. #on si tratta solo di prossimalitA della ricerca !erso gli atti!isti, ma anche del contrario, nel senso che la riflessione ci spinge a di!entare antropologi di noi stessi e a collocarci ai margini, senza sentirci marginali, della ricerca professionale e accademica. >nfine, consente di rileggere il la!oro di strada come una pratica disubbidiente e resistente, poi !edremo a cosa e come. I aest!i di st!ada studiano "u!e +a narrazione che presentiamo, e che potrebbe esser presa essa stessa come una capabilit* for voice e una prima forma di capacit* to aspire degli operatori di strada, non una cronaca delle pratiche, n5 tantomeno una loro modellizzazione o astrazione. Hratto comune delle esperienze a cui si fa riferimento la riflessi!itA, organizzata in setting appositi, sulle esperienze. %ensiero in azione, siamo soliti dire. .iflessi!itA super!isionata, spesso, da 1esperti2 prossimi al la!oro, mai 1frontali2, interessati allascolto e a forme di restituzione con storie di secondo li!ello. I unoperazione costante di reframing, che ci aiuta a leggere il nostro stesso la!oro in maniera inedita e a farci sentire appartenenti a famiglie pi" ampie6 locali s0, ma con lambizione di leggere in maniera pi" generale il nostro conficcamento. sperti non di troppo, come li
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Citato in De-andia 0., L'apprendimento come esperienza estetica. Una comunit di pratiche in azione, 1ran-o 2n%eli, Milano, 2(11. 5 $or%&i 3., Sociologia e critica nel capitalismo reticolare, in 4asse%na italiana di so-iolo%ia, Il M"lino, $olo%na, n III, 2(12. Ma l5"so del sa%%io di $or%&i va ben oltre 6"esta -itazione. 7 $if"l-o 0., Monteleone 4., Mozzana C.,Capabilities Without ights! "he "respassing #ro$ect in %aples, in 8o-ial 9or: ; 8o-iet< International online =o"rnal, &&&.soc&or'.net(s&s(article(vie&()*+(,), 7 &tt.:>>???.?or:able e".or%>

chiama >llich4, *uelli che hanno il 1potere legale di creare il bisogno che solo loro possono soddisfare2, ma ai loro antipodiJ Propongo di chiamare la seconda met% del ,, secolo l)-.ra delle professioni disabilitanti/: un)epoca nella quale le persone avevano dei problemi, gli esperti avevano delle soluzioni, e gli scienziati misuravano realt% sfuggenti come le abilit% e i bisogni. ,nche le tesi di laurea e di dottorato, compresa la mia 3, fiorite intorno ai maestri di strada hanno sempre a!uto la caratteristica dell osservazione partecipata. -olti maestri hanno *uesta caratteristica ibrida, di essere dei practitionner fortemente a ridosso degli attori o attori essi stessi. 0uesti ultimi sono visti non semplicemente come oggetti di ricerca ma come interlocutori e soggetti a pieno titolo di un)indagine che mette in gioco fino in fondo lo stesso ricercatore nella sua capacit% di relazionarsi, di ascoltare e di attraversare contesti. In questa prospettiva il rigore delle metodologie procede assieme a una disposizione aperta e attiva che incontra ed esplora mondi di esperienze e significati il cui senso emerge necessariamente in una dimensione di scambio e di confronto 10. +a G credo G singolaritA di *uesta condizione sta nella natura ibrida delle nostre figureJ operatori che la!orano a stretto contatto con?per i destinatari6 destinatari a nostra !olta di politiche pubbliche e relati!e risorse e affiancati a nostra !olta da esperti. $iamo, per anticipare un argomento, contemporaneamente chi la!ora per fa!orire la pratica della 1!oice2 e chi ha bisogno di accompagnamento per lesercizio della sua stessa 1!oice2, di una sponda per la propria disubbidienza. Una scena "!i a!ia del la#o!o di st!ada +a strada stata la nostra prima formazione. >n un film che amo e per me paradigmatico, 0ualcuno vol$ sul nido del cuculo , c una scena che fa ben comprendere *uel che cerco di dire. Kac9 #. fa e!adere C trespassingF i 1pazzi2 dal manicomio, dal luogo istituzionale in cui tutto prefigurato e nessuno ha il diritto di prender la parola su di s56 !anno su una barca e Kac9 li dispone, fa un piano per cui ognuno ha unatti!itA, presunta piace!ole, da fare6 nel suo schema le disposizioni che mette in cantiere do!rebbero far funzionare, nella presunzione di un senso riconosciuto anche dagli altri, *uella impro!!isata comunitA almeno il tempo necessario affinch5 lui stesso possa perseguire il proprio scopo. ,nche *ui nessuno parla, ognuno incasellato in un ruolo, Kac9 pu= allontanarsi per stare con la sua amica. -a il piano non !a a buon esitoJ i pazzi abbandonano il loro posto, sono curiosi e attratti da *uello che immaginano stia succedendo e scon!olgono gli assetti Cil corpo e le sue pulsioniLF. Una di!ersa relazione, a partire dalle relazioni spaziali, si instaura, fin *uando, finalmente, uno di loro, prende la parola e dice *uello che gli sembra importante direJ che bei capelli, ri!olgendosi alla donna, che rispondeJ grazieM

Illi-& I. e altri, -sperti di troppo. Il paradosso delle pro.essioni disabilitanti , Ari:son, 'rento, 2((@. 9 #oietiche e politiche. #ratiche, meta.ore e competenze di un maestro di strada, &tt.:>>it.s-ribd.-o#>do->/22)(1/@>Poieti-&e e Politi-&e tesi I"av .iroBBI, #a an-&e Pirozzi 8., 4ossi Doria M., Socievolezza e agenc/, http0((&&&.scribd.com(doc(1++++1)2(socievolezza3e3agenc/ 1( Dalla .a%ina dell54IS 5ita 6uotidiana, &tt.:>>???.aisvita6"otidiana.it>&o#e.a%e.as.C.

Lo shoc$ della "!esa di "a!ola 0uanto si 1 prodotto di inaudito 1 questo: ci siamo messi a parlare. #embrava fosse la prima volta. !a ogni dove uscivano tesori, addormentati o silenziosi, di esperienze mai nominate. Mentre i discorsi a verit% garantita si zittivano e le -autorit%/ si facevano silenziose, esistenze congelate si schiudevano in un mattino prolifico. /uesto &e Certeau che parla del maggio francese11. /uello che successo, allimpro!!iso, e che succede, per la strada, stata la presa di parola del nostro target, che ci ha imposto di portare a pubblicitA il fenomeno. #on si tratta!a pi" di !edere se loro a!e!ano capito *uello che dice!amo, la nostra offerta, ma se noi, e tramite noi le istituzioni, ascolta!ano *uesto parlare. %oter parlare il primo indizio di un processo di riconoscimento, reciproco. +a separazione tra frasi fatte e afasia !eni!a messa in discussione. Una lettu!a "!i a!ia 2e istituzioni della contraddizione fu, in un parallelo non !oluto, la lettura che mi diede una chia!e di lettura di *uello che ci accade!a, rispetto a un processo di de' istituzionalizzazione che si s!olge!a sotto i nostri occhi e a una !iolenta trasformazione del nostro mandato istituzionaleJ #i 1 trattato soprattutto di un movimento di tecnici, di addetti al settore. 3erto, esso ha attratto e coinvolto molte altre figure ed istanze critiche, e accolto diversi tipi di impegno politico e sociale. Ma al centro della storia c)1 un mandato istituzionale 4 un potere espresso da un sapere tecnico certificato, una delega statuale al -lavoro su altri/, uno statuto pubblico dei luoghi e delle forme del suo esercizio 4 su cui i protagonisti di questa storia, a tutti i livelli, hanno investito per portarne alla luce la natura politica, per trasformarlo. 5on si sono tolti il camice per dedicarsi alla lotta politica6 ma 4 in un)epoca nella quale era politico il vocabolario del cambiamento sociale 4 hanno fatto politica, -politica delle istituzioni/ si potrebbe dire, in nome e per conto del loro mandato istituzionale. #i 1 trattato di prenderne sul serio le promesse di finalizzare davvero quel -lavoro su altri/ alla individuazione e alla socializzazione delle persone: promesse difficili da onorare, per la psichiatria, se non decisamente incongrue con il suo -statuto speciale/ costitutivamente collocato sull)intreccio di cura e controllo, dedicato alla normalizzazione dell)abnorme, dove l)esperienza soggettiva, esprimendo al dove l)esperienza soggettiva, esprimendo al suo massimo l)irriducibilit% della differenza individuale, resiste alla socializzazione. 7a ricordato, perch 1 decisivo, che questa sfida quel movimento l)ha affrontata costruendo e ricostruendo nella quotidianit% delle pratiche le condizioni perch gli internati, e i cosiddetti malati in genere, potessero esprimere e vedersi riconosciuta la loro soggettivit% piena, dall)autonomia della volont% al diritto di parola pubblica. #i parlava di -protagonismo/ degli utenti, e lo si coltivava come la leva cruciale per contrastare e trasformare il proprio 4 di tecnici 4 potere di oggettivazione 1). +e analogie sono note!oli.
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De Certea" M., La presa della parola e altri scritti politici, Melte#i, 4o#a, 2((7. De 0eonardis O., A##ene%%er '., Le istituzione della contraddizione, 4ivista s.eri#entale di freniatria, fas-i-olo ), 2((5, 1ran-o 2n%eli, Milano.
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Il "ote!e di no ina!e le cose Un mandato comun*ue contraddittorio, ambi!alente. Un mandato che ci consegna!a un !ocabolario dellesclusione, una classificazione degli indi!idui giA definito. Uno strumento di classificazione e di !alutazione. Che cosa cambiato nella praticaN Hutto, credo, nasce dal fatto che abbiamo imparato a cambiare i nomi 17 con cui, istituzionalmente, !engono classificate le persone. +e pratiche istituzionali, ancora oggi e soprattutto oggi, nominano i beneficiari a partire da ci= che non sono, attra!erso un meccanismo di negati!izzazioneJ dispersi, esclusi, analfabeti, incapaci, inadatti, inci!ili, incompetenti, non buoni ecc. I o!!io che *uesto processo di nominazione delle persone per *uello che non sono G per la loro difetti!itA rispetto al target pre!isto, alle risorse, agli strumenti cogniti!i degli adulti ' stabilisce un sistema di autoritA, attra!erso il linguaggio, monopolizzante, con le forme del paternalismo o *uelle della atti!azione autonoma. ,i destinatari non riconosciuto alcun ruolo per parlare di se stessi. Ci tro!iamo di fronte al terribile potere di nominare le cose, che rassomiglia al potere di non identificare, a uno 1scenario di non identificazione2 1;. Forse !a sottolineato che, pur dentro le retoriche dellatti!azione, *uesta pratica di autoritA consegna i beneficiari alla pi" sottomessa passi!itA6 oppure al mercanteggiamento, tipico dello stigma, della propria 1mono'identitA2 15 in cambio di un riconoscimento sociale e *uindi dei pre!isti sussidi. +a commedia ' nel senso dantesco ' di Insegnare al principe di !animarca 1@, a cui rimando, ci consegna anche immagini di *uesta umanitA. 8 forse questo potere che ignora, non identifica, non nomina 4 qualcosa di pi9 di deficit e interruzioni del riconoscimento 4 1 tale da rendere problematico il ricorso stesso alla metafora del servo e del signore per come da un paio di secoli ha organizzato 4 dicevamo - il riconoscimento del legame tra dominanti e dominati, la diseguaglianza, e le tensioni attorno ad essa1<. +a naturalizzazione della condizione di senza nome o la naturalizzazione delletichetta occultano, agli occhi di *uesti ultimi lautoritA da cui pro!iene la classificazione. +etichetta di!enta sinonimo di condizione umana e di destino. +esperienza e la potenza del la!oro di strada ci hanno portati a stra!olgere le pratiche linguistiche a a partire dal !ocabolario, le modalitA comunicati!e e un approccio cogniti!o, ancora dominante, in cui la soluzione !iene prima del problema, capo!olgendone totalmente la se*uenzaJ profezie che si autoa!!erano, cos0 come spesso il nome attribuito ai ragazzi aiuta a a!!erarne il destino. +a deistituzionalizzazione dei setting comunicati!i di!entato lo spazio aperto per nuo!e relazioni dialogiche. +e pratiche di strada hanno trasformato i legami dellautoritA tra noi, unistituzione, e loro, i ragazzi e le famiglie6 occorre insistere sul fatto che parliamo delle pratiche e non delle intenzioni progettuali, il cui linguaggio e i cui frame inclina!ano anchessi !erso De 0eonardis O., 7uesiti attorno al potere di nominare 8o di non nominareD, in 4asse%na Italiana di 8o-iolo%ia, n/, Il M"lino, $olo%na, 2((7.
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Il sa%%io della De 0eonardis si riferis-e al vol"#e di Pizzorno 2, Il velo della diversit, 1eltrinelli, Milano, 2((7, -&e andrebbe t"tto #editato. 15 4i-avo 6"esta riflessione s"lla *#ono identitE+ da "n arti-olo di $enedetto 8ara-eno, 9alla :so..erenza urbana; alla cittadinanza di..usa, 2ni#azione so-iale I, 'orino, 2((@. A -o#e "na .oliti-a abilitante debba inve-e .rod"rre "n5identitE .oli#orfa .er t"tti. 17 Melazzini C., Insegnare al principe di 9animarca, 8ellerio, Paler#o, 2((1. 17 De 0eonardis O., o.. -it.

una concezione dellatti!azione indi!idualistica, responsabilizzante e colpe!olizzante, un po prigioniera nellorizzonte del rifiuto dellassistenzialismo, giA allora 1di moda2. Una di%!essione sulle "!atiche +insistenza sulle pratiche ser!e a capire *uello che successe e *uel che ancora accade. #on solo il mandato istituzionale , per cos0 dire, prescritti!o, nel senso che predispone lagire finalizzato degli operatori, per esempio attra!erso i format F$ , ai *uali solo sono assegnate la funzione e le dotazioni della riflessi!itA, espropriandone i destinatari e gli stessi attori periferici progettuali6 ma spesso le stesse progettazioni esecuti!e incorporano la rigiditA del mandato, per cui le persone de!ono esser ridotte a target e lincommensurabilitA delle !ite singolari riportate a numeri e relati!a misurabilitA 14. > meccanismi di *uesta 1pianificazione2 delle condotte degli operatori si condensano giA nella selezione dei destinatari, indi!iduati attra!erso la pre!isione del 1successo2 Ce *uindi della !alutazione a sua !olta positi!a del progettoF, attra!erso la presunzione di una loro congruenza con lofferta. Bisogna selezionare *uelli che si pensa siano capaci di passare attra!erso la cruna dellago. Un apparente compromesso con *uesto mandato che in!ita a ridurre le persone a un dato oggetti!o il collo*uio dal *uale si spera di rica!are un elemento di !alutazione soggetti!o e *ualificati!oJ la moti!azione a cogliere loccasione CchanceLF. Horner= su *uesto aspetto. +a potenza dellincontro scon!olge il piano. +e pratiche degli operatori sono ben altro, e il paradosso che sono descri!ibili solo a posterioriJ 5el tracciato dei percorsi si perde ci$ che 1 stato: l)atto stesso del passare. Cde CerteauF /uando parlo di pratiche, ne parlo pensando a &e Certeau13J Per strategia intendo il calcolo dei rapporti di forza che diviene possibile a partire dal momento in cui un soggetto di volont% e di potere 1 isolabile in un ambiente. .ssa presuppone un luogo che pu$ essere circoscritto come proprio e fungere dunque da base a una gestione dei suoi rapporti con un)esteriorit% distinta. 2a razionalit% politica, economica o scientifica 1 stata costruita su questo modello strategico. Intendo al contrario per tattica un calcolo che non pu contare su una base propria, n dunque su una frontiera che distingue l)altro come una totalit% vivibile. 2a tattica ha come luogo solo quello dell)altro. #i insinua, in modo frammentario, senza coglierlo nella sua interezza, senza poterlo tenere a distanza. 5on dispone di una base su cui capitalizzare i suoi vantaggi, prepararsi a espandersi e garantire un)indipendenza in rapporto alle circostanze. Il -proprio/ 1 una vittoria del luogo sul tempo. :l contrario, in virt9 del suo non luogo, la tattica dipende dal tempo, pronta a -cogliere al volo/ possibili vantaggi. Ma ci$ che guadagna non lo tesaurizza. !eve giocare continuamente cogli eventi per trasformarli in occasione. #enza posa il debole deve trar partito da forze che gli sono estranee8 la loro sintesi intellettuale ha come forma non gi% un discorso, bens; la decisione stessa, ovvero l) atto e il modo di -cogliere/ l)occasione. C)001, p.15F
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2l#eno: Desrosi,res 2., <uono o cattivo!Il ruolo del numero nel governo della citt neoliberale, 4asse%na italiana di so-iolo%ia > a. 0II, n. ), Il M"lino, $olo%na, 2(11. 19 de Certea" M., Linvenzione del 6uotidiano, Adizioni 0avoro, 4o#a, 2((1. Ma vedi an-&e: La pratica del credere, Adizioni Med"sa, Milano, 2((7.

Ooglio dire che o!!iamente le pratiche non sono prescri!ibile n5 predicibili ed impossibile aspettarsene manuali e schemi per la riproducibilitA. +e pratiche non possono essere 1buone2. sse, infatti, richiedono una forma di intelligenza che non ha a che fare col logosJ 8 la metis 1 una forma di intelligenza che implica un sistema complesso di atteggiamenti mentali, di comportamenti intellettuali, che combinano l)intuito, la sagacia, la previsione, la spigliatezza mentale, la finzione, la capacit% di trarsi d)impaccio, la vigile attenzione, il senso dell)opportunit%, l)abilit% in vari campi, un)esperienza acquisita dopo lunghi anni, esse si applica a realt% fugaci, mobili sconcertanti e ambigue, che non si prestano alla misura precisa, n al calcolo esatto, n al ragionamento rigoroso)0. %erci= non si pu= chiedere alle pratiche di di!entare 1progetto2, nellaccezione che *uesto termine ha assunto. +aleatorietA delle pratiche della strada enfatizzata dal carattere dialogico dellincontro, dalla attribuzione di dignitA locutoria ai destinatari. +a struttura dialogica dellinterlocuzione rende le pratiche 1aperte2, imprescri!ibili. #on solo. +e pratiche, in *uesta dimensione, non possono appartenere esclusi!amente allagire indi!iduale ma sono un costrutto interazionale continuo, che tira in ballo lo stesso discorso sullidentitA. ,bituati come siamo a concepire le identitA come preesistenti allincontro G operatore sociale e destinatario di politiche, nel nostro caso G e obbligati come siamo a definirci prima dellagire, perch5 la definizione prescri!a lagire stesso, non ci rendiamo immediatamente conto di come le identitA si costruiscano, emergano, attra!erso linterazione. I *uanto giA &eEe: descri!e!aJ 0uesta transazione fa di uno dei partecipanti un compratore e dell'altro un venditore. 5essuno dei due 1 un compratore o un venditore se non in una transazione e a causa di una transazione in cui l'uno e l'altro siano impegnati. 8 :bbiamo citato come transazione quella commerciale per richiamare l'attenzione sulle caratteristiche che debbono ricercarsi nel senso comune e nella scienza in quanto transazioni, viste nel pi9 generale fatto che la vita umana stessa, individualmente quanto collettivamente considerata, consiste in transazioni alle quali prendono parte gli esseri umani insieme con un milieu di cose non-umane insieme con altri esseri umani, cos; che senza questa congiunta partecipazione di esseri umani e non-umani non potremmo neanche vivere, per non parlare della impossibilit% di mandare ad effetto qualcosa. !alla nascita alla morte, ogni essere umano 1 una parte, cos; che n esso, n qualsiasi cosa fatta o subita, pu$ mai essere compreso quando venga separato dalla sua effettiva partecipazione ad un vasto corpo di transazioni - alle quali ogni particolare essere umano pu$ contribuire e che ogni particolare essere umano modifica, ma soltanto in virt9 del suo prendervi parte)1. #on solo &eEe:, se un antropologo studioso della cultura, come ,lessandro &uranti,
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Detienne M., 3ernant =.P., Le astuzie dellintelligenza nellantica =recia, 0aterza, $ari 4o#a, 19@5. 21 De?e<, =., $entle<, 2. 1., Conoscenza e transazione, in .arti-olare il -a.itolo Interazione e transazione, 0a F"ova Italia, 1irenze G197/D. Ma -redo sia "tile ri.rendere la -itazione an-&e attraverso Crosta P.0., eti translocali. Le pratiche duso del territorio come politiche e come politica, in 1oed"s, n. 7, G2(()D. 2 Pier 0"i%i Crosta e al s"o dottorato devo #olto.

propone di sostituire the much abused and al<a*s controversial notion of culture )) con 1intersubPecti!it:2, alludendo al fatto che intersub=ectivit* is the possibilit* of >trading places) e che nella interazione si costruiscono le identitA. >nsomma, la disubbidienza dei mandati non stata intenzionale o startegica, non appartene!a ai pre're*uisiti dei progetti, ma, se chiaro il concetto, la disubbidienza stessa un costrutto sociale e situato, do!uto alla forza dellincontro. La "!atica della disubbidienza >n *uesta tradimento dellidentitA funzionale prescritta c la prima disubbidienza dei maestri di strada, che si fonda sulla riappropriazione della capacitA riflessi!a, rimettendola in mano agli attori e sottraendola al monopolio del format. I come se il fare esperienza si separasse dalla presunzione dellesperto, di un sapere giA definito. Ci= che !iene messo in discussione sono i dati informati!i. #ei loro primi giorni, i maestri di strada si sforza!ano di tradurre gli incontri e la loro ricchezza G uno shoc9 che ricorda Baudelaire e BenPamin G in una planimetria di dati. sistono filmati in cui li si pu= !edere allopera con minuziose tabelle Eord o eQcel per sminuzzare le !ite in informazioni, onde poter misurare e comparare ragazze e ragazzi in una gerarchia di difetti!itA o di !icinanza rispetto ai target pre!isti. +ambizione, come al solito, era *uella di a!ere dei dati oggetti!i. >l fatto che *uasi mai la selezione poi a!!enuta seguendo la classifica. ,lloggetti!itA, semmai, succeduta lintersoggettivit%, nel senso che G abbandonati i numeri G ci si confronta!a sulle storie che ciascuno di noi si era costruito sui ragazzi. ra un confronto che costrui!a i dati, un conflitto che costrui!a una con!enzione, non li postula!a come pre're*uisiti. /uesta disposizione alla riduzione a dato delle !oci ancora pi" marcata nei progetti con adolescenti da inserire nel mercato del la!oro, ma anche *ui a!!iene, pur con educatori di!ersi, la stessa cosaJ nonostante la pressione ancor pi" forte a scegliere i destinati al successo, il riduzionismo a target fallisce. I *uello che capitato col progetto Hrespassing e *uello che forse sta capitando con gli ultimi progetti sui prototipi scolastici per la lotta alla dispersione. >ntendiamoci, resta il problema di includere escludendo e resta il tema di una CipoteticaF congruenza tra indi!iduo e istituzione6 resta per= il problema che, consape!olmente o meno, il !ero target di!entano le associazioni che si candidano, nel senso che i destinatari scompaiono nella loro 1referenzialitA2 e di!entano essi stessi target, sono obbligati a a!ere successo secondo i crismi della !alutazione. .iprendendo il tema della disubbidienzaJ a due li!elli. &a un lato, il target sfugge alla sua etero'definizione e impone una sua narrazione di s56 dallaltro, sono anche gli operatori che disobbediscono, resistono, al loro processo di standardizzazione. ntrambi i destinatari si costruiscono una capacitA di !oce e di aspirazione. $ono con!into che le pratiche degli operatori di strada sono leggibili anche come un processo di 1disubbidienza2 al mandato commesso e che la loro ricchezza in *uesta 1de!iazione2, e nel conseguente apprendimento, e non nellesecuzione progettuale. &isubbidienza, riflessi!itA e apprendimento sono facce dello stesso fenomeno. Ca bia!e i no i alle "e!sone >n che senso abbiamo cambiato i nomi dati alle personeN $iamo passati dalle etichette al nome proprio Cda intendere letteralmente, osser!ando le pratiche comunicati!eJ gli adulti finiscono col chiamare i ragazze e le ragazze con il loro nome di battesimoF.
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D"ranti 2., >usserl, 4nthropolog/, and the %otion o. Intersub$ectivit/. Pa.er delivered at t&e 2"strian 2-ade#< of 8-ien-es, 3ienna, ="ne 2((7. &tt.:>>???.ss-net."-la.ed">ant&ro>fa-"lt<>d"ranti>."blis&.&t#

%rima faseJ attribuzione di un nome con!enzionale a un soggettoJ letichetta che ne predispone classificazione e misura, target e *uindi bersaglio Cil baseline, *uesto, scoprii, di!enta un ragazzo nei progetti %O#6 ma i test di ingresso, per es., hanno la stessa logicaF. $econda faseJ attribuire a ogni baseline un suo !alore incrementale per poterlo misurare. Herza fondamentale operazioneJ glossari ormai impongono un linguaggio standard, con!enzionale, europeo, in cui anche i cammelli de!ono passare per la cruna dellago. O!!iamente del cammello non c pi" traccia, ma importante *uel che resta, perch5 *uel che resta di ciascuno sostanzialmente simile a tutti. /uarta faseJ le grandezza cos0 ottenute sono !alutabili, o almeno classificabili, lungo le scale pre!iste, e sono, cosa importante, commisurabili, in modo che si !ede chi ce lha pi" lungo. Finalmente siamo di fronte alloggetti!itA, anzi alla naturalitA. /uello che nato come con!enzione, attra!erso anche conflitti interpretati!i, alla fine appare come *ualcosa di naturale. Ci= che costruisce *uesta naturalitA il linguaggio che, sottratto alla pratica creati!a delle interazioni umane, si presenta come un repertorio precostituito a cui attingereJ solo usandolo si appartiene a una comunitA. +a condotta degli operatori di!enta *uella di misuratori. Hempi e metodi della fabbrica fordista, luomo moderno di Chaplin, lalienazione dellintelligenza, eccoli tutti *uiL condizioni umana naturalizzata o al massimo chiamata postmoderna, prigioniera e carceriera a un tempo. #ella loro condotta scompare il comando esterno, unautoritA a cui e!entualmente opporsi, con cui discutere. +operatore anzi in!itato a essere autonomo, imprenditi!o addirittura nel suo mandato. $ii autonomo ha la stessa ridanciana credibilitA dellingiunzione paradossale sii spontaneoM #on solo, non tanto in *ueste righe, perch5 lautonomia un mito fallace Cnon c un uomo che no abbia bisogno e non ricorra a risorse esterneF, ma soprattutto perch5 *ui ci tro!iamo di fronte a unautos?nomia senza lautos, senza la partecipazione alla decisione di *uali siano i nostri nomos. Cio una presa per culoJ sii autonomo su scelte eteronome. /uesta mi appare, oggi, la merce, il !ero prodotto dei dispositi!iJ un soggetto autonomo, pri!ato di risorse e responsabilitA pubbliche e politiche nei suoi confronti, pri!ato della !isibilitA di una norma e di unautoritA esterna a cui riferirsi, un elemento terzo nelle relazioni bilaterali, solo e fragile di fronte alla responsabilitA 1autonoma2 del successo, colpe!ole e !ergognoso del proprio insuccesso. +indi!iduo autonomo alle soglie della disistima e della depressione. +e magnifiche sorti e progressi!e dei risultati misurabili, delle performance G intendiamociJ problemi !eri e compiti ardui a cui far fronte G cco a cosa disubbidisce loperatore, alla prescrizione della condotta. Facciamo un passo indietro. ,ffinch5 ci possa essere la riduzione di una persona a baseline, *uesta persona non pu= parlare di s5, de!e affidarsi a una metrica gestita da esperti6 solo *uesti 1sanno2 classificare, diagnosticare e tro!are la terapia, o!!iamente non per la persona ma per il deficit. +e persone sono espropriate del loro diritto alla parola su se stessi e alluso della parola per costruire una loro aspirazione. #on soloJ una persona di!enta una monoidentitA Ccol paradosso che tu sei un deficit di *uello che do!resti essere, sei un non essereF e lesperienza e la letteratura che ci insegnano da anni la complessitA dei fattori incapacitanti, lintersezione tra emoti!o e cogniti!o, la fragilitA cogniti!a che si intreccia con *uella delle competenze sociali, la coazione a ripetersi dello stigmatizzato, di!entano un rumore, un disturbo. %ratiche e letteratura che ci dicono sulla relazione significati!a cogli adulti, sulla richiesta, spesso tragicamente afasica, di riconoscimento, anchesse non ser!ono.

Horno, finalmente, alla disubbidienza. +esperienza, le pratiche degli educatori ci insegnano, in!ece, che c un grado zero del loro operare che *uello dellinterlocuzione coi destinatari. >nterlocuzione !uol dire che lincontro si fonda su una dimensione dialogica, in cui il destinatario ha il diritto alla presa di parola su se stesso indipendentemente dalla domanda e dallofferta che gli !iene fatta, che *uel momento il primum movens della relazione. .iconoscere *uesta agenc* il primo atto delleducatore, che disubbidisce al mandato istituzionale della riduzione dellaltro a baseline. /uesta disubbidienza pone basi differenti di azione. &i fronte al mondo chiuso della misura e del paragonabile, linterlocuzione inaugura un sistema aperto, che si costruisce di !olta in !olta in forme imprescri!ibili. ,ncoraJ a dispetto del tempo chiuso, del tempo segmentato dei dispositi!i, *ui ci tro!iamo nel tempo della lentezza, che il tempo della pazienza, del tatto e della cura. +a differenza pi" enorme forse nella concezione del futuro. +a cultura del benchmar9 fa del futuro un dato, una meta giA decisa, da cui discende il percorso, perch5 la !alutazione ha bisogno di a!ere caselle predefinite. #elle pratiche degli educatori, il futuro un costrutto, il prodotto lento e re!ersibile, nel senso di correggibile, dellinterazione e della costruzione della capacitA a immaginarlo realisticamente, se lossimoro chiaro, perch5 esso il frutto dellaspirazione ma anche dei !incoli. Un nuo!o possibilismo si oppone al realismo del benchmar9. Come *uesta fase, *uella della pari dignitA interlocutoria, sia ineliminabile in un processo di atti!azione, non *ui la sede. Credo che gli operatori disubbidienti abbiano molte storie simili da raccontare, di esperienze in cui il presunto baseline in!ece parla, e da l0 comincia tutto. , ogni indi!iduo, a ogni bersaglio riconosciuto il suo primo e inalienabile diritto, il diritto alla presa di parola, anche e soprattutto laddo!e la sua parola emerge come 1!oice2, ossia come la forza di dire egli stesso *ualcosa su di s5, *uello di cominciare, anche se molto flebilmente, a dissentire Cvoice in *uesto caso !ale per protestaF. I *uesto dissenso che crea il legame, non lassenso o il silenzio ricattato dello stigmatizzato a cui concessa lunica libertA di parlare di s5 dentro lidentitA che gli stata consegnata. I *uesto il grado zero del ruolo, la misura che bisogna tro!are e il risultato che bisogna esibire, educatoreJ fiat !oQ, siamo tutti locutori $e *uesta presa di parola che fonda la relazione, da *uesto setting inalienabile che inizia il la!oro. d ine!itabilmente un la!oro di disubbidienzaL %arliamo di futuro, perch5 la disubbidienza ha il futuro come oggetto del contendere. Credo sia e!idente che il futuro del benchmar9 sia un falso futuro, perch5 sottratto allambito della possibilitA, e in effetti uno strumento per la codificazione Cle condotteF del presente +autonomia G e chi non sarebbe daccordo con *uesto obietti!oN ' tra le retoriche pi" diffuse nella scuola 1normale2, si pensi anche ai docenti della scuola dellautonomia, ma nasconde in s5 un occultamento. #elle retoriche diffuse, assolutamente performati!e, anche e soprattutto in molti teorici progressisti, essa si manifesta come il fine dellempoEerment)7. >n realtA essa uningiunzione paradossale Cdel tipo sii spontaneoMF, che !incola lautonomia al raggiungimento di obietti!i giA predefiniti, come se lauto?nomia do!esse liberarsi del 1nomos2, dellautodeterminazione di un progetto sensato per le persone coin!olte, come se lindi!iduo do!esse esser pri!ato di altre risorse e relazioni. +autonomia di!enta solitudine ed condannata a far ri!i!ere lesperienza dellincapacitA, della colpe!olizzazione per linsuccesso e della disistima.
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$if"l-o 0., ?elinda e ?elinda. %ote su partecipazione, agenc/ e capacit di aspirare, in De 0eonardis O., Deri" M., Il .uturo del 6uotidiano, A%ea, Milano, 2(12. Gda le%%ere t"ttoD.

la responsabilitA assume i caratteri della blame responsibilit:, dellimputazione di colpa. /uesto il registro nel *uale !iene riconosciuto al destinatario delle politiche lo statuto di soggetto morale, responsabile delle proprie azioniJ *uesta persona costantemente 1in pro!a2, sotto il profilo morale );. /uesta cornice nasconde dentro di s5 la !iolenza del disconoscimento, del disconoscimento del bisogno di legami, nella consape!olezza di una relazione asimmetrica. +autonomia postula un soggetto capace di fare da solo e colpe!olizzato se non si atti!a, e *uindi responsabile egli stesso della propria incapacitA e del proprio fallimento. Che cosa successo in!ece nelle pratiche di strada, al di lA delle stesse teorizzazioni al propositoN >l la!oro di strada stato un incontro antropologico, diciamo abitualmente. -a cosa significaN #ella disposizione, che chiamerei della curiositA)5, il destinatario o beneficiario sottratto, si sottrae, alla sua etichettatura Cil targetingF e di!enta un locutore, uno che parla di se stesso. +a curiositA o!!iamente de!e essere reciproca. #on ricordo con precisione la fonte, ma Cal!ino C>taloF narra di come non solo gli spagnoli che arri!arono in ,merica fossero curiosi se gli indigeni a!essero o meno unanima6 ma anche *uesti, tenendo gli spagnoli sottac*ua, si chiede!ano se per caso non fossero pesci. >l paradigma dellinformazione cede il posto a *uello dellinterlocuzione. $embra banale, ma il riconoscimento dello status di locutore, puoi parlare tu di te stesso e puoi farlo indipendentemente dal mio orizzonte dattesa, dalla mia offerta e dal mio pre' giudizio, fonda la dignitA dellaltro. #on *uesto, in un discorso sullautoritA, che preme sottolineare, maJ *uali sono i legami dautoritA, *uali, insomma, anche i bisogni di autoritA che emergono in *uesta relazioneN >l mito dellautonomia !orrebbe distruggere le dissimmetrie e affermare, finalmente, luguaglianza uni!ersalistica degli indi!idui. >l legame dellinterlocuzione in!ece un legame asimmetrico, riconosce le differenze di potere tra i soggetti e fonda su *uesta asimmetria la potenza del proprio legame. &el resto, una delle prime letture che circolarono G *uesto non lo si dice mai, ma a Chance e nell,/$, associazioni dedite alle pratiche e non certo alla ricerca accademica, si legge molto G fu DatzlaEic9 )@ e la pragmatica della comunicazione umana. Forse non ne comprendemmo lattinenza e la potenza. 1$cegliamo in modo del tutto arbitrario di cominciare il nostro discorso con *uesta ipotesiJ la persona & dA la definizione di s5 a O. & pu= farlo in di!ersi modi ma RLS il prototipo della sua comunicazione sarAJ ecco come mi vedo. +a comunicazione umana consente tre possibili reazioni da parte di O alla definizione che % ha dato di s5 e si aspetta ansiosamente che chi entra in relazione mandi un segnale di rispostaJ ecco come ti !edo, che potrA tran*uillizzarci o in*uietarci ma aiuterA comun*ue a mettere in relazione con linterlocutoreJ la c o n ' e ! a Canchio ti !edo come tu mi !ediF, che una forma di rassicurazione e di rinforzo che coopera positi!amente allaccrescimento della consape!olezza di s5 e allo s!iluppo dellecologia della comunicazione6
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De 0eonardis O., #rincipi, culture e pratiche di giustizia sociale, in 2ni#azione so-iale, n.12, 2((2. 25 Mi fa se#.re .ia-ere ri-ordare -&e -"ra e -"riositE &anno la stessa eti#olo%ia. 27 9atzla?i-:, P., $eavin, =.!., =a-:son, D.D., #ragmatica della comunicazione umana, 2strolabio Aditore, 4o#a, 1997.

il ! i ' i u t o, ma il rifiuto presuppone il riconoscimento, sia pure limitato, di *uanto si rifiuta e *uindi esso non nega necessariamente la realtA dellautogiudizio6 la d i s c o n ' e ! a 1$e fosse realizzabile non ci sarebbe pena pi" diabolica di *uella di concedere a un indi!iduo la libertA assoluta dei suoi atti in una societA in cui nessuno si accorga di lui2 C&. +aingF +a disconferma il sintomo di una relazione patologica, non si occupa pi" della !eritA o della falsitA, ma piuttosto nega la realtA del soggettoL -entre il rifiuto significa hai torto, la disconferma significaJ tu non esisti. $cartata la 1disconferma2, *ual era limmagine di s5 che ci !eni!a proposta G come si !ede!ano ' e che nella scuola standard non riesce *uasi mai a tro!are uno spazioN %ur rifiutando le classificazioni, propongo due tipologieJ un *uadro della sofferenza urbana molto pi" complesso delle categorie a priori che a!e!amo in testa Cci= che non sei, la tua difetti!itAF6 la capacitA di esprimere, comun*ue, una opzione di libertA. di ci= bisognerebbe parlare. Che cosa intendo dire con *uesto sostanti!o tanto impegnati!oN ntrambe *ueste categorie hanno a che fare con unesperienza per noi fondamentale, *uella che !iene definita la voice)<, che non semplicemente la 1!oce2, ma la protesta, la dissidenza dalla proposta che !iene portata e il rifiuto della sua intrinseca etichettatura. +a disubbidienza ha a che fare con un atteggiamento tendenzialmente coloniale. +a prefigurazione dei ragazzi a!!iene per difetti!itA anche su un paino pi" complesso, *uello che Borghi chiama storia 1 e storia ). +a difetti!itA misurata sullo scarto tra la condizione reale, supposta tale, dei ragazzi e lo schema astratto che li pre!ede, nel nostro caso, studenti o disoccupati 1medi2 Cun modello pre!istoF. Tli inter!enti chiusi dentro *uesto schema, allora, sono inter!enti che prefigurano il futuro, perch5 il futuro *uello che manca alle !ite di scarto Cma ormai a chiun*ueF rispetto allipotesi del modello di s!iluppo pre!isto C-onti e de leonardisF. >l futuro stretto un benchmar9 e atti!arsi rispetto a esso la grande mistificazione. +opera dei maestri di strada riporta il futuro al possibile, a un costrutto. +a stessa speranza si sottrae al benchmar9 e torna a essere un costrutto e *uindi un terreno di atti!azione

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!irs-&#an 2. O., Lealt, de.ezione, protesta, $o#.iani, Milano, 2((2.

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