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Anno XXX
30.07.2009
Numero
546
periodico di attualità dei comuni di alano di piave, quero, vas, segusino
PRODUZIONE E INGROSSO
Abbigliamento da Lavoro Detergenza Professionale
Quota di partecipazione di 50 €
La quota comprende: pullman; visita guidata di Villa Manin e del Parco; pranzo in agriturismo/ristorante tipico (be-
vande e caffè inclusi); assicurazione medico-bagaglio (massimale di 2.500 €); accompagnatore.
Un intervento per complessivi 250 mila euro. I dettagli dal progettista Antonio Mondin.
Sab. 12 e dom. 13 settembre, Cima Grappa Festa della Montagna: mostra dei prodotti tipici locali.
Organizzazione e info: Consorzio Turistico "Grappa Prealpi Dolomiti", tel. 0439.788441
Domenica 13 settembre, Grappa “Giro della Nave”: escursione guidata gratuita alla scoperta del Grappa, con guide natu-
ralistico-ambientali iscritte agli albi regionali.
Per info e prenotazioni: IAT Treviso, tel. 0422.547632, iattreviso@provincia.treviso.it
4 cronaca
Davanti ad un numeroso pubblico la squadra di casa vince la nona edizione del “Palio di Setteville”.
Secondo Alano e, a seguire, Segusino e Vas. Numerose le attrattive della giornata.
imponendosi anche nella più attesa corsa con gli s’cios. Nella verve agonistica non è mancata qualche polemica su al-
cune decisioni arbitrali o sulle applicazioni dei
regolamenti, ma alla fine il palio ha rispettato lo
spirito di aggregazione per cui è nato coinvolgendo
soprattutto i più piccoli. Non a caso, particolare
risalto alla partecipazione dei bambini, protagonisti
di molte gare, è stata data dai rappresentanti delle
quattro amministrazioni. La giornata era iniziata al
mattino con l’apertura della mostra delle vecchie
arti e mestieri ed è stata arricchita da una sfilata di
moto d’epoca, dalle animazioni di Roberto il clown
e Giulia, dallo spettacolo del gruppo tamburini e
sbandieratori del quartiere Castello di Feltre e dalla
banda di Lentiai. Alla fine, dopo la consegna del
drappo, non sono mancati i tradizionali tuffi in
fontana e le secchiate d’acqua che non hanno
risparmiato, fra gli altri, nemmeno i sindaci (tratto
dal “Corriere delle Alpi” del 6 giugno 2009).
Foto delle squadre di Fotocolor Resegati-Quero: nell’ordine dall’alto: Quero, Vas, Alano, Segusino.
Questi i risultati gara per gara:
N.B. Per regolamento ogni squadra poteva giocare un bonus (B) prima di una gara a scelta, che gli avrebbe as-
segnato un ulteriore punteggio pari alla metà di quello ottenuto in gara.
SAN LORENZO
08-09 Agosto 2009
PROGRAMMA:
Sabato 8 agosto 2009
Ore 12.00: Apertura capanno e pranzo con il Circolo AUSER
Ore 20.30: Serata danzante
Domenica 9 agosto 2009
Ore 10.00: Apertura stand gastronomico
Ore 10.30: S. Messa nella chiesetta di S. Lorenzo
Ore 16.00: Giochi per tutti: rottura delle pignatte,
corsa con i sacchi, baby caccia al tesoro, giochi con
l’acqua (tempo permettendo) e tante altre novità
Ore 19.00 Consegna borse di studio
Ore 20.30: Serata danzante
Il tutto con pastasciutta, carne alla griglia, contorni di
stagione, polenta, vino, birra e… tanta allegria!
LETTERE AL TORNADO
cronaca
CORSA IN MONTAGNA
Giuseppe Dallo “scala” montagne e classifiche!
Lo sky runner di Vas brilla alla Fregona-Cadolten ed a La Valle agordina.
di Alexander Geronazzo
Con la tenacia del tipico combattente razza Piave, il vassese Giuseppe Dallo,
classe 1964, ha iniziato l’estate delle sky run, con ottimi piazzamenti, confer-
mandosi, se ce ne fosse stato bisogno, autentico mattatore nella corsa “off-
road”. Già il 17 maggio, il 38° posto assoluto nella classica Valdobbiadene-
Pianezze, su un novero di ben 400 partecipanti, faceva intravedere uno stato di
forma crescente. La cronaca di una estate da protagonista iniziava a delinearsi
con una prestazione degna, alla N’dar e Tornar dal Doc, il 2 giugno, in quel di
Milies, dov’era secondo miglior piazzato tra i residenti del basso feltrino, dietro al
querese Paolo La Placa. Ma la gara segusinese, fatta di saliscendi, era forse un
banco di prova parziale, visto che “Beppe”, predilige di gran lunga la salita, ben
sapendo di avere ancora dei limiti tecnici sulle discese, Proprio partendo da
questa considerazione il quarantacinquenne di Vas, il 14 giugno si è portato in
quel di Fregona nel vittoriese, dove dalla località Sonego, partiva la 13^ Crono-
scalata Fregona-Cadolten, corsa in salita lung 6505m , con un dislivello di
843m, con arrivo a 1251m s.l..m. Una corsa che negli anni ha visto battagliare e
primeggiare atleti di grosso calibro, trovando negli annali partecipanti del calibro
dei già Campioni del mondo, Tadello, Fregona e Gaiardo. Con un tempo di
41’26’’ , il portacolori bellunese, della trevigiana formazione dell’Atletica Valdob-
biadene GSA, ha strappato un’ottima nona posizione assoluta, risultando anche
migliore atleta della categoria Fidal MM45. Il 20 giugno alla Campo-SanDaniele-
Campo, il massimo impegno profuso, lo portava a inserirsi nei primi 20 assoluti,
nonostante la gara avesse in se una importante discesa, che certo non lo ha favorito. Una posizione più che dignitosa in
una gara dal partèrre d’eccellenza, nella starting list, che lo ha visto terzo tra gli atleti “casalinghi”, preceduto soltanto
dagli alanesi Cristian Pisan e Paolo Rizzotto, tra l’altro siglando il suo miglior tempo personale (50’34’’) su quel percor-
so. La conferma però del fatto, che sia l’ascesa il suo forte, si è avuta recentemente, quando in terra agordina, il 28 giu-
gno, nella cronoscalata La Valle-Malga Foca, manifestazione che propone 4,5 km di gara, per 680 metri di dislivello, da
Conaggia in comune di La Valle attraverso una strada silvo pastorale che si porta a quota 1495m s.l.m. Ebbene, dopo la
settima posizione del 2006, Giuseppe Dallo, con il tempo di 30’09’’ si confermava miglior atleta della sua società, affer-
mandosi ottavo dietro ad una serie di navigati campioni della corsa in montagna, sui quali spiccava la figura dell’ex irida-
to, in forza alla formazione GS Orecchiella Garfagnana, l’azzurro Marco Gaiardo.
9 come eravamo
PRIMO RADUNO
ALFA ROMEO
CUORE SPORTIVO
Con 29 auto e 61 partecipanti, si è svolto domenica 12
luglio il primo “Raduno Alfa Romeo” del Basso
Feltrino. Organizzato dal locale gruppo “Cuore
Sportivo” e dal “147 Club” di Segusino, la
manifestazione ha attraversato i comuni di Alano di
Piave, Quero, Vas e Segusino. Il ritrovo era previsto
ad Alano alle 9,30 dove le “Alfa”
facevano bella mostra di sè in piazza
Martiri, e i “piloti” davano le loro iscrizioni
presso il Bar Ricci. Partenza poi per
Quero, rinfresco presso il Caffè Centrale
con sosta delle auto lungo via Dante
appositamente chiusa per l’evento e
tenuta sotto controllo grazie all’aiuto del
presidente e del segretario (“Alfista”
anche lui) della Protezione civile di
Quero. Breve giro nel Comune di Vas e
ulteriore rinfresco presso il Bar Alla Pesa
di Segusino con foto di gruppo a
suggellare la giornata, culminata con il
pranzo alla Trattoria “San
Bastian da Vecia” a
Pederobba. Tramite le pagine
del Tornado gli organizzatori
ringraziano il “Ricci Bar” di
Alano, il “Caffè Centrale” di
Quero, il “Bar alla Pesa” di
Segusino, le Amministrazioni
Comunali di Alano di Piave,
Quero, Vas e Segusino, la
Polizia Stradale di Belluno, la
Polizia Municipale di Quero e
Alano e Veneto Strade per la
collaborazione e danno
l’appuntamento a tutti al
prossimo raduno.
F.to gli organizzatori
Foto di Settimo Rizzotto
Agraria
MARCHI
OFFERTE DEL MESE:
TAVOLO IN LARICE AUSTRIACO CM 200X80 - N. 2 PANCHE CON SCHIENALE
CM 20 290,00 - BOCCONI DI CARNE G 1250 (5 VARIETÀ) 0,99
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LETTERE AL TORNADO
STORIE DI UN TEMPO
L’alanese che parò in Serie A
Il racconto di Paolo Licini, estremo difensore del Vicenza, nel ’43
Lo sport , la politica, la legge e gli aneddoti…
a cura di Alexander Geronazzo
Disarmato dalla naturalezza del racconto e piacevolmente assorto in storie d’un tempo che fu, quest’inverno ho avuto il
piacere di chiacchierare con l’unico alanese ad aver vestito una casacca calcistica in serie A; in un calcio lontano dal pro-
fessionismo attuale, quando correva l’anno 1943 ed infuriava la tremenda svolta bellica ormai in atto. In quella stagione il
Vicenza Palladio, descritto dagli annali come ACIVI Vicenza, militava nella categoria più elevata dello sport del pallone.
Portiere titolare nella stagione che andava ad iniziare era stato designato Domenico Rancan. La chiamata alle armi era
però dietro l’angolo, così come la decisione del governo di guerra, che sospese quel campionato dopo sole due giornate,
tanto che, unico negli annali, di esso non v’è praticamente traccia, se non negli anfratti più angusti degli archivi delle so-
cietà più antiche. Il Rancan sarebbe tornato a vestire la maglia bianco-rossa nel ’49, fortunatamente tornato salvo dal
fronte e in quel campionato , alternandosi a Della Fontana, giocò 11 partite. Ma tornando all’autunno del 1943, fu l’allora
diciassettenne Paolo Licini, di Alano di Piave, a dover sostituire il titolare partito per la prima linea. Dopo una gavetta cal-
cistica iniziata nei “pulcini” della società vicentina, alla scuola calcio di Piazza delle Erbe, l’estremo difensore cresciuto al-
la corte del preparatore Maule fu convocato per giocare nel ruolo di titolare. A Vicenza, Paolo visse l’intera giovinezza, in
una città dove era con i genitori insegnanti e nella quale, abitando proprio dietro al-
lo stadio, poi divenuto “Menti”, era cresciuto osservando il calcio da vicino e facen-
do il raccattapalle, con un gruppo di amici, con i quali era divenuto amico del cu-
stode. Quel campionato descritto come Campionato dell’Alta Italia, vide l’ACIVI
Vicenza affrontare due squadre, vincendo un primo incontro per 2 a 1 contro
l’Alessandria e perdendone un secondo, col medesimo risultato, con una formazio-
ne della quale il nome si perde nei meandri del ricordo. Licini arrivava dalla vittoria
nel ’42 nel campionato Veneto Ragazzi, per poi passare a rivestire il ruolo di portie-
re delle riserve della prima squadra. In quegli anni si allenò e giocò con calciatori,
la cui strada verso il professionismo si aprì negli anni a venire. Tra loro è vivo il ri-
cordo di Alfonso Santagiuliana che giocò 15 stagioni al Vicenza con oltre 300 pre-
senze, vincendo anche lo scudetto 1945 in forza al Grande Torino, ove, riserva di
Rigamonti, segnò anche un gol in 16 presenze, vantando anche un provino in na-
zionale, in anni in cui a centrocampo vi era carenza di talenti. Con lui, in quel Vi-
cenza anche Giancarlo Fabrello, mediano arcigno, che rimase alla corte delle gio-
Adriano Bassetto (illustre compagno al Vicenza)
vanili vicentine fino all’esordio nella serie A del ‘47’48, quando a 22 anni giocò 5
partite in uno sfortunato campionato segnato dalla retrocessione in B e dalla sua
cessione al Treviso F.C. Ma il più celebre compagno di squadra delle giovanili e di quella brevissima parentesi professio-
nistica, fu senza dubbio Adriano Bassetto (in foto), calciatore di grande classe e prolifica mezzala , che ceduto alla Sam-
pierdanese per una cifra record nel 1946, fu a tutti gli effetti il primo marcatore in partite ufficiali di quella squadra che oggi
chiamiamo Sampdoria. Infatti proprio in seguito al suo acquisto, in precarie condizioni condizioni finanziarie la Sampier-
danese si fuse con l’agiata Andrea Doria, dando vita alla formazione blu cerchiata, con la quale Bassetto disputò 196 par-
tite segnando 92 goals, formando peraltro una formidabile coppia con Giuseppe Baldini. Lo si ricorda anche come secon-
da punta della nazionale, con cui disputò però solo tre partite, offuscato dagli immensi Valentino Mazzola prima e
Giampiero Boniperti poi, complice anche il fatto di non aver mai giocato in squadre di vertice. Infatti dopo la Samp vestì
anche la maglia dell’Atalanta, della quale fu bomber storico con 56 reti, superato solo ai giorni nostri da Cristiano Doni.
Ma questa è storia altrui, mentre vale realmente la pena di proseguire con i racconti di vita vissuta del nostro concittadino.
Il dopo serie A vide infatti il Licini protagonista impavido delle schermaglie partigiane. Fu infatti imprigionato dalle milizie
repubblichine, per sei mesi, dopo essere stato autore di un atto di sabotaggio “bombarolo” dei tratti ferroviari, al fine di ral-
lentare ed impedire il trasporto su vagone di macchinari in terra tedesca. Spedito nella linea di difesa germanica, Alfonsi-
ne-Comacchio-Argenta, a scavare trincee, nel 1945 riuscì a fuggire, prestandosi ad aiutare americani ed inglesi. Nello
stesso periodo prese a lottare per la liberazione dalla prigionia del fratello, imprigionato e torturato, colpevole d’essere
a
considerato partigiano comunista, pur nelle sue idee socialiste. Gli anni a venire segnarono il suo ritorno nel calcio di 1
divisione, l’attuale Eccellenza, convinto dal proprietario della squadra del Montecchio, tale ingegner Ceccato, leader nella
produzione dei compressori. Erano gli anni tra il ’47 ed il ’49. In quel periodo affinò ulteriormente la sua tecnica di giocato-
re, incentrata soprattutto su un notevole senso del piazzamento ed una certa spericolatezza nelle uscite. Ma il racconto di
questa serata di mezzo inverno, davanti ad una stufa a legna, pensata e voluta dal GS Alano in compagnia di Claudio,
Stefano, del “Bepon”, dei giovanissimi ma assorti Nicolas ed Elia e dei due cagnoni affettuosi dell’avvocato, si è spesso
intinto di ricordi sfusi e salti temporali, tra i quali è interessante la divagazione inerente l’attuale Stadio Valcalcino. Stando
al discorso dell’avvocato, è emerso che furono i ragazzi del suo tempo a sistemarlo, tra i primi. Il terreno di gioco era tra-
pezoidale, in quanto una parte della soprastante collina vi cadeva giusto in uno degli angoli, oggi scavati sotto al dirupo.
Alla destra del campo era posto il percorso di guerra, adattato per l’addestramento domenicale dei “balilla”. In quegli anni,
precedenti la seconda guerra mondiale, la gioventù feltrina e trevigiana organizzava l’itinerante Coppa Città di Feltre, cui
si ricorda partecipavano il Valdobbiadene, la Feltrese, l’Alanese, il Covolo, il Segusino ed il Santa Giustina tra le altre. Vi-
vo il ricordo delle ragazze sostenitrici, con il loro tipico spillo e il fiocchetto azzurro, raccoglievano offerte, poi utili a ban-
chettare e bere in quelli che erano i contesti della festa di allora, poiché i campi di calcio erano sempre fulcro di un pieno-
ne di gente. Le squadre erano formazioni paesane e per quanto riguarda Alano, le magliette per giocare erano ricavate
togliendo la scritta ONB (Opera Nazionale Balilla) e colorandole. Procedendo poi nella carriera agonistica, lo sport lasciò
il giusto spazio allo studio per il conseguimento del titolo di avvocato. Paolo Licini si è laureato nel 1950 in legge, otte-
nendo in soli 3 anni il risultato finale che ne avrebbe previsti quattro.
13 PERSONAGGI
L’amore calcistico tornò, con l’occasione offertagli dalla Feltrese in Prima Divisione, negli anni 1951-52-53. Fu il presiden-
te Zugni Tauro, conscio dei suoi precedenti calcistici, a richiederlo in squadra e contestualmente a procuragli il posto di
praticantato nello studio dell’avvocato Granzotto. Il tempo per allenarsi era poco, complice anche il periodo, pregno di im-
pegni, tra i quali il conseguimento del titolo di Procuratore, attraverso le dovute sezioni d’esame. Le tappe bruciarono in
fretta il tempo e fu così che quando il Granzotto divenne Senatore, lo studio legale passò nelle mani del giovane Licini.
Ovviamente l’impegno con il pallone era preso e continuava e, sottolinea Paolo, la Feltrese di allora era pregna di giovani
professionisti, molti dei quali di elevato spessore culturale. L’aneddoto che ne dimostra la veridicità, viene fatto risalire ad
una trasferta in terra alto atesina , quando durante una partita contro il Bolzano, con lo stadio dolomitico gremito di gente,
un facinoroso ed accorato tifoso bolzanino, s’alzò sulla sedia dello spalto centrale, gridando agli avversari feltrini:
<<BIFOLCHI…!!!>>. Nell’udire tale insulto, il metronomo del centrocampo granata, ingegner Piccioni, arrivò al centro del
campo e lì stoppò la palla fermandosi. Prese a dire: <<In porta, l’avvocato Licini, difensore il dottor…, al centro del campo
l’ingegner Piccioni, di punta il maestro “Tal dei tali”…>> e poi concluse…<<ll bifolco sarà lei?!>>. Storia d’un calcio diver-
so, di uno stile certamente perduto. Ma come molti sanno, fu la vita politica a portare l’avvocato Licini, nei palazzi del po-
tere decisionale. E’ stato infatti per due anni sindaco di Feltre nelle fila socialdemocratiche. Precedentemente però fu par-
lamentare inizialmente con la compagine rappresentante la social democrazia e successivamente nel Partito Socialista
Italiano. Si sedette per un anno al governo e tre all’opposizione in sede parlamentare ed è stato Senatore della Repubbli-
ca, attraversando un periodo istituzionale in cui agirono tre governi, nel corso della VI legislatura,dal 1972 al 1976 con a
capo dapprima Giulio Andreotti (DC) , in seguito Mariano Rumor (DC) che compose due governi ed altrettanti Aldo Moro
(DC). La sua fase politica socialista lo vide contrapposto a Gianni De Michelis, che in quegli anni era il vate del PSI e con
il quale sorsero diversità di vedute, specie sulla questione autostradale riguardante la Venezia-Monaco, che DC e PSI vo-
levano sostenere, con l’opposizione interna del leader socialista, poi celebre per altre vicende ad alterna fortuna. Nello
specifico la mozione congiunta riguardante la questione autostradale passò grazie anche al voto dell’alanese, che ebbe
pubblici ringraziamenti dal senatore democristiano Arnaldo Colleselli. Il seguito della vicenda lo vide però essere escluso
dal partito, dal ramo fedele a De Michelis ed in seguito fu anche sciolta la sezione partitica socialista del feltrino. A quel
punto, date le dimissioni da consigliere comunale ad Alano, poté candidarsi ed ottenere la poltrona di Sindaco della citta-
dina del Castaldi.
Oggi, l’avvocato e senatore Licini, quindi unico giocatore professionista dello sport, assieme a Dino Meneghin, della no-
stra conca, non ha nulla da pensare sulla politica moderna, se non sulla sua personale fedeltà ai principi della sinistra
democratica. In chiave calcistica , ritiene che il “soccer” moderno sia divenuto più uno spettacolo o forse ancor più un
mestiere, a scapito della pura natura sportiva.
“Vorrei concludere ringraziando per la disponibilità e gentilezza, il signor Licini, che io non avevo personalmente cono-
sciuto prima. Posso ora attribuirgli un volto semplicemente umano, di chi ha alle spalle un’esperienza ed un bagaglio cul-
turale e sportivo, del quale, da alanese, posso dire di essere orgoglioso, portandolo ad esempio civico per la mia e le
nuove generazioni. Quella serata in compagnia, ad ascoltare storie d’altri tempi, incredibilmente tribolate almeno quanto
genuinamente vere, ci ha lasciato nel cuore un pensiero fisso, puntato alla possibilità di creare occasione pubbliche di
ascolto, come la nostra. Perché l’esperienza, la vita, il racconto di essa vale molto più di una fiction televisiva o di un rea-
lity show e può servire a far capire come il mondo cambi, attraverso gli occhi di chi ha potuto vedere cose che il tempo ri-
schia irrimediabilmente di portarsi via” A.G.
cronaca
Ricordo di
Giovanna Andreazza
I nipoti di Quero ricordano la zia Giovanna, vedova Uttone, morta il 28
novembre 2008 a Bergerac (Francia), alla età di 96 anni.
La sua è stata una vita di lavoro; emigrò in Francia con il marito nel 1933,
dove hanno avuto la loro figlia Giannamaria.
Finché ha potuto la Zia non si dimenticava di tornare ogni anno al suo paese,
a cui era molto legata.
Alla figlia ed ai nipoti in Francia siamo vicini ed il suo ricordo c'è sempre
presente come una donna molto gentile e sempre sorridente.
Ringraziamo i relatori del convegno, tenutosi il 24 giugno scorso a Belluno sul tema dell’analisi dell’economia provinciale
alla luce dell’attuale crisi economica globale, per averci messo a disposizione lo studio frutto delle loro ricerche. Del cor-
poso compendio riprendiamo le pagine conclusive che ne sono il sunto, segnalando che la pubblicazione integrale, ricca
di dati, analisi e testimonianze di attori del mondo economico si può richiedere alla Camera di Commercio di Belluno.
http://www.bl.camcom.it/
1
Camera di Commercio I.A.A., 7a Giornata dell’Economia, maggio 2009.
15 attualità
come quella che recentemente l’ha preceduta, ci ha posto di fronte al fatto che lavorare con abnegazione non basta più,
perché il mondo tutt’attorno è cambiato e i punti di riferimento verso cui, per anni, la nostra attività si è protesa, non sono
più gli stessi. Da qualche anno si parla di una rivalutazione del turismo, della sua connessione con il paesaggio e del
suo stretto rapporto con l’agricoltura. Questo processo, che passa attraverso la promozione di tutta una serie di iniziati-
ve - basti pensare ai prodotti tipici - ci ricorda un po’ chi eravamo.
Chi siamo? Rispondere a questa domanda è assai più difficile. Dalle testimonianze raccolte emerge un forte grado
di incertezza nei riguardi del futuro da parte di tutti gli operatori. La sensazione generale è che la crisi ci è piovuta ad-
dosso, che è venuta dall’esterno e che si è un po’ disarmati per fronteggiarla. Quella che viviamo è, inoltre, una crisi a-
nomala, “molto molecolare, fatta di tanti focolai diversi e non sempre riconducibili a letture unitarie: crisi degli investi-
menti, dell’export, del lavoro, dei consumi, il tutto con una dose rilevante di irrazionalità2”. E tutto ciò traspare dalla
struttura economico-sociale che è divisa, che riflette l’emotività del momento e i sentori internazionali: da una parte ab-
biamo i pessimisti, quelli che vedono nero e dicono che il manifatturiero bellunese è destinato a morire, e dall’altra gli ot-
timisti, quelli che sanno che sarà difficile, ma si stanno attrezzando per superare il momento contingente. Nel mezzo un
certo numero di rassegnati che attende. Secondo i pessimisti, ad ogni crisi la nostra economia diventa sempre più fragi-
le, il numero delle imprese si assottiglia sempre più, soprattutto nell’occhialeria e il tessuto produttivo si impoverisce.
Non possiamo dar loro completamente torto, la nostra è, in effetti, anche una crisi strutturale. Guardando alle relazioni
economiche della Camera di Commercio degli anni passati, si è notato che i problemi che si abbattono periodicamente
sul sistema produttivo locale sono sempre gli stessi fin dagli anni Settanta3. In parte questo è inevitabile: è difficile, infat-
ti, convertire e diversificare una struttura economica strettamente intrecciata come è la nostra (attorno alle aziende
grandi, non solo dell’occhialeria, ruotano una miriade di piccole e piccolissime imprese a volte di carattere familiare).
Dall’altra, però, mette in evidenza che - come è stato sottolineato da più di un imprenditore e osservatore economico
anche nel corso di queste nostre conversazioni - quando parte la ripresa si tende a dimenticare quello che è appena
passato. Più voci insistono sul fatto che per andare avanti il manifatturiero ha assolutamente bisogno di trasformarsi, di
trovare unitarietà e di presentarsi compatto di fronte al mercato internazionale accettando la sfida dei Paesi a basso co-
sto di manodopera. Questo confronto, secondo molti, lo si potrebbe vincere se si punta sull’innovazione, sulla creatività,
sulla qualità del manufatto e se si accompagna il consumatore verso la scelta di un prodotto garantito da regole precise
che lo salvaguardino nei propri consumi. E proprio dentro questo spazio si inseriscono tanti imprenditori, fortemente ra-
dicati nel territorio, che “stringono i denti e la cinghia”, assieme ai propri dipendenti. Va detto che ci sono delle realtà
produttive, che pur in questo periodo difficile, si muovono bene, sono aziende elastiche in grado di adattarsi rapidamen-
te ai cambiamenti, che riescono a diversificare i prodotti e i mercati di destinazione assai velocemente, oppure, hanno
avuto una visione più ampia e hanno stretto alleanze con partner, anche stranieri. Dopo la logica di nicchia, quello che
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premia è la versatilità . Il Censis, in una delle recenti relazioni sulla crisi, ha sottolineato come chi rimane fermo ad at-
tendere gli eventi, aspettando che il momento critico passi, è colui che rischia di trovarsi poi spiazzato. Tutti indistinta-
mente ci hanno detto che il mondo che verrà non sarà più quello di prima e che bisogna agire tempestivamente. Un se-
gnale sintomatico di questo cambiamento sta già avvenendo a livello politico, il G20 sta subentrando al G7 nel
coordinare lo sviluppo economico mondiale. Si tratta di una trasformazione epocale, ma dovuta: questi 20 Paesi deten-
gono il 90% del PIL mondiale. La crisi che ci attanaglia non ha lasciato, comunque, immune nessuno nel mondo, ma è
del tutto probabile che i Paesi in via di sviluppo saranno i primi a ripartire e lo slancio dell’economia di domani sarà det-
tato da loro5. Per questo, da più parti, si ribadisce che le decisioni non devono essere rinviate. Nella ricerca della qualità
gli imprenditori non sono soli, sono con loro anche molti operai, nei quali il desiderio di lavorare bene e di essere parte-
cipi alla crescita dell’azienda è molto forte. La qualità e il servizio sono fortemente sentiti anche dal consumatore che si
è fatto più esigente, come evidenziano le nostre testimonianze e anche molte note di autorevoli osservatori. Lo stile di
consumo infatti, sembra stia profondamente cambiando: il consumatore è più attento, è alla ricerca di un buon rapporto
qualità-prezzo e guarda anche alle etichette. Appare anche dalle nostre, seppur sommarie, ricerche, che il brand da solo
non si sostiene, la gente non è più disposta a pagare per un prodotto superfluo e privo di qualità. Se il consumatore è
insoddisfatto del prodotto, nonostante appartenga a una nota marca, non lo acquista più. Anche l’imprenditore Diego
Della Valle ha messo in luce questo nuovo comportamento, riconoscendo che certi marchi, soprattutto quelli senza re-
putazione, sono crollati nel momento stesso in cui la gente ha cominciato a dire “spendo meglio”. Il suo invito e monito
rivolto agli ascoltatori presenti al Festival dell’economia di Trento, ma in realtà a tutti gli imprenditori, è quello di tornare a
6
fare buoni prodotti, altrimenti si farà un’enorme fatica a riposizionarsi a crisi finita . Un’altra importante considerazione
2
Censis, Diario dell’inverno della crisi n. 4, Roma, 9 maggio 2009
3
Camera di Commercio, Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nell’anno 1970: “Occhialeria: in questo settore è stata
segnalata una contrazione di esportazioni nel nord America; sono state incontrate altre difficoltà dovute all’aumento della concor-
renza, all’obbligo imposto di produrre solo lenti infrangibili, ecc.”.
Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel primo trimestre 1973: “Alcune aziende lamentano anche una certa penuria
di capitali liquidi e ciò sembrerebbe in contrasto con la notevole massa di mezzi liquidi giacenti presso le banche, non investiti nel
processo produttivo, ma ciò si spiega con il freno usato nelle concessioni di credito ad aziende già impegnate e la minor richiesta di
credito da parte delle imprese più solide.”
Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel secondo trimestre 1975: “Anche nel settore occhialeria (…) si comincia a
risentire della generale situazione recessiva. Una certa contrazione delle ordinazioni rende precaria soprattutto l’attività delle aziende
di modeste dimensioni.”
Andamento dell’economia della Provincia di Belluno nel terzo trimestre 1976: “Le caratteristiche strutturali dell’industria bellunese
impediscono comunque di considerare definitivamente superata la fase congiunturale negativa. Com’è noto, le maggiori difficoltà
del settore dipendono dalla presenza di una struttura industriale a scarsa potenzialità tecnologica, dalle limitate capacità concorren-
ziali, oltre che dal notevole incremento del costo del lavoro.”
4
Censis, Diario dell’inverno di crisi n. 3, Roma, 4 aprile 2009
5
I cambiamenti non necessariamente dovranno risolversi negativamente per la nostra economia. La stessa Cina ha capito da questa
crisi che è necessario sviluppare anche un adeguato mercato interno.
6
Gianpaolo Fabris, nel corso dello stesso dibattito, ha rincalzato quest’affermazione dicendo che: “Fare un buon prodotto è oggi una
condizione necessaria per fare una marca, ma avere nome e costruire un brand sono due cose diverse.”
16 attualità
che è scaturita dalle nostre interviste è stato il rapporto con il credito. In questa sede non approfondiremo un tema che è
già stato ampiamente dibattuto, ma dobbiamo mettere in evidenza quello che è già stato percepito da molti a livello na-
zionale, e cioè che le banche territoriali, seppur molto prudenti nel concedere il credito, non hanno abbandonato del tut-
to né l’imprenditore né il singolo. Questo atteggiamento è il riflesso di un sistema che il Censis ha definito micro welfare
vincente, fatto di enti locali attivi e attenti, di piccole banche territoriali, di rapporti sociali coesi, che hanno saputo tam-
ponare tante emergenze e hanno permesso al sistema di “tenere”7. Un altro aspetto che è emerso dalle osservazioni dei
nostri interlocutori è stato il concetto della necessità di liberarsi da certi schemi mentali e di acquisire una mentalità più
aperta sia nei confronti del mondo che degli eventi. Questo aspetto ha valenze economiche e sociali. L’apertura mentale
in senso spaziale che i nostri intervistati hanno evidenziato, è da riferirsi prima di tutto al fatto che non si può più pensa-
re a Belluno come a un’area marginale e fuori mano, in quanto internet e tutti i supporti tecnologici e informatici disponi-
bili hanno accorciato le distanze e reso la comunicazione più veloce e diretta. Secondariamente, si riferisce alla necessi-
tà di sapersi adattare velocemente ai cambiamenti e di rendersi disponibili alle mutate condizioni economiche. Un
pensiero diretto, in questo senso, è stato espresso nei confronti degli operatori del settore turistico, che devono impara-
re a saper cogliere e anticipare tutte le nuove esigenze del turista moderno. Infine, molti imprenditori e operatori del cre-
dito hanno manifestato la loro preoccupazione nel dover constatare la tendenza -viva nel passato e nel presente- di al-
cuni imprenditori bellunesi che dopo aver fatto crescere la loro impresa, posizionandola sul mercato, con una
produzione vivace e qualitativamente alta, cedono ad altri la loro creatura. Anche questo, ci dicono, è sintomo di una
mentalità sbagliata, significa che siamo i primi a non credere in noi stessi. A molti nostri interlocutori è venuta spontane-
amente in bocca la parola umanità. La cosa ci ha sorpreso perché è stata pronunciata indistintamente dal datore di lavo-
ro e dal lavoratore. C’è un desiderio di riscatto, di riprendersi certi valori che non sono solo sociali, ma anche economici.
C’è la consapevolezza da parte di tutti che si è vissuto al di là delle proprie possibilità e che lo sfrenato consumismo ha
minato le coscienze. C’è la voglia di tornare un po’ nei ranghi, come ci ha detto qualcuno. La crisi serve, secondo molti,
a riposizionarci nella società. Il desiderio di umanità vuole essere riconquistato nei rapporti quotidiani, nel lavoro, nel
contatto con il negoziante del piccolo negozio (in questa fase preferito ai grandi), nella famiglia e nel vicinato. Molti pic-
coli operatori in questo momento si sentono abbandonati a se stessi e auspicano un ritorno del vecchio rapporto di so-
stegno da parte delle loro associazioni di categoria, ma lo stesso malessere serpeggia tra i lavoratori che non si sento-
no più sufficientemente tutelati e rappresentati dai sindacati. Probabilmente questi sentimenti sono dettati dal fatto che
siamo in piena crisi ed è quindi normale riversare rabbia e impotenza su altri, però, forse, è anche indice di una richiesta
di un atteggiamento diverso, di riallacciare un rapporto più personale. Da molte parti si guarda con interesse e con fidu-
cia al confronto costruttivo maturato in questi mesi tra tutte le parti sociali e a tutte quelle iniziative che sono state intra-
prese, per una volta tanto, congiuntamente per il bene comune. Una sorta di coesione sociale, che non si vedeva da
tanto (e che molti auspicavano), e che questa crisi ha fatto emergere.
Dove andiamo? Il timore che esprimono molti nostri interlocutori è che si perda un’occasione per cambiare, per
rinnovarci. Il futuro è nostro e non di chi viene dopo di noi perché siamo noi a fondarne le basi irrimediabilmente. “Non
sprechiamo una buona crisi”8.
Studio curato da Giovanni Larese, Paola Menazza e Monica Sandi
Nell’impossibilità di farlo personalmente, il personale del Servizio Studi e Statistica desidera ringraziare
tutti coloro che hanno, con le loro osservazioni, partecipato alla stesura di questo rapporto.
7
Censis, Diario dell’inverno di crisi n. 4, Roma, 9 maggio 2009
8
Dall’intervento di Federico Rampini del 1 giugno 2009 al Festival dell’economia di Trento, ma la paternità di questa afferma-
zione è di Rham Emanuel, consigliere del presidente Obama.
ASTERISCO
Alimentari Via D. Alighieri, 26 - FENER (BL)
PUTTON GABRIELE Tel. 0439 789388
Rispondo molto brevemente alla cortese replica del signor Tessaro. Non entro volutamente nel merito di quanto
scrive sia per non…“investirlo” ulteriormente con una “gran mole di parole” (scherzo, ma quello della volta scorsa -
lo avevo premesso - era un discorso di carattere più generale rispetto al suo intervento; per questo, parlare di nervi
scoperti per un semplice e garbato scambio di opinioni mi sembra un tantino esagerato!) sia, soprattutto, perché ho
il massimo rispetto delle opinioni di ciascuno (e per questo non condivido la definizione di “signor nessuno” che si è
dato: perché mai?). Non sono solo riuscito a capire il suo riferimento al “conflitto d’interessi”: fare il Tornado da 30
anni, come nel mio caso, mi sembra più che altro...contro il proprio interesse, in termini di tempo e denaro, ma tutti
noi lo facciamo molto volentieri, gratificati come siamo dall’attenzione e dall’affetto di tantissimi lettori, e credo che il
signor Tessaro su questo converrà con me... Così come mi hanno fatto sorridere i suoi continui passaggi dal “tu” al
“voi”: mi creda, faccio già fatica a rappresentare me stesso, figuriamoci piccoli gruppi o addirittura masse di perso-
ne… Do solo due doverose risposte alle sue domande: 1. Premesso che tra Nicaragua e Padania c’è qualche “lie-
ve” differenza, non era forse il signor Tessaro che girava con l’adesivo “Nicaragua libero” sulla macchina o chi lo
conosce bene tra i suoi compaesani è un bugiardo? E non ha forse spiccate simpatie leghiste o chi lo conosce be-
ne tra i suoi compaesani è un bugiardo? 2. Nell’articolo “Era proprio necessario?” mi sono invece limitato a racco-
gliere il parere di moltissimi (e sottolineo moltissimi) feneresi, alcuni dei quali abitanti proprio a Fener Basso… Detto
questo, lo invito nuovamente a scriverci su qualsiasi argomento vorrà. Cordialmente.
Silvio Forcellini
19 cronaca
LETTERE AL TORNADO
(M.M.) Dopo l’articolo dello scorso numero, con il quale abbiamo conosciuto Yonne Sophia Forcellini, ora è la volta
di un contributo di Claudia Zuliani, nipote di “Carletto” Forcellini, marito di Yonne. Claudia racconta un po’ di storia di
“Carletto”, dal punto di vista della moglie, ed ha autorizzato il nostro contatto, Giacomo Siragna, a rendere partecipi
anche i lettori de “Il Tornado” di queste memorie.
All'organizzazione appartenevano, soltanto a San Paolo, due canali TV: Tupy e Difusora, due stazioni radiofoniche e
due giornali: Diário de Sào Paulo e Diàrio da Noite. Oltre a ciò, c'erano i giornali pubblicati a Rio de Janeiro ed in altre
città. Anche la famosa rivista "O Cruzeiro" faceva parte di questa organizzazione, conosciuta come la più potente del
Brasile.
Lui era rimasto molti anni in testa al Dipartimento Tecnico senza mai chiedere una vacanza. Però, mesi dopo il no-
stro matrimonio, ha chiesto permesso di assentarsi del lavoro per andare in Italia. E così siamo partiti. Non è stato un
buon viaggio, perché io ero incinta ed il barcollamento della nave mi faceva male.
A Genova, abbiamo trovato suo fratello Giacomo Forcellini e sua madre Carla Zuliani Forcellini che erano ve-
nuti a prenderci.
Giunti a Fener, di sera, mi sono messa subito a letto, Ero molto stanca! Il giorno dopo, Carletto ha aperto le finestre
della nostra stanza e mi ha chiamata.
- Vieni a vedere.
Mai e poi mai scorderò quella mattina. Dinanzi ai miei occhi, inondato dal sole, appariva uno spettacolo magni-
fico: Davanti, c'era l'albergo Tegorzo e una piccola e graziosa chiesetta alpina; a fianco il Ponte Tegorzo e una
piazzetta con l'obelisco dedicato a Egidio Forcellini; dietro, il fiume Tegorzo, che sfociava nel Piave. In lonta-
nanza sorgevano le montagne; le belle montagne alpine. Ero a Fener, ed ero felice.
Ho anche scritto a mia madre per dirle che non capivo come mai Carletto aveva avuto il coraggio di abbandonare
quei posti.
Passavano i giorni e mi sentivo sempre meglio vicino a Mamma Carla, che attendeva contenta la nascita di Fulvia,
dicendo:
- Questa sarà una veneta.
Però (c'è sempre un "però" o un "ma” per niente gradevoli nella vita!) Carletto è stato richiamato d'urgenza in Brasi-
le. Erano arrivati a San Paolo i nuovi apparecchi RCA Vitor, importati dagli Stati Uniti, per l'installazione dell'antenna di
Interlagos; e non avevano trovato un altro tecnico in tutto lo Stato capace di montarli.
Carletto ha risolto facilmente il problema dell'antenna. Con ciò la sua fama è salita alle stelle; ma la sua libertà è sta-
ta ridotta.
Nessuna misura tecnica era presa senza il suo intervento. Quando il Sindaco di Santos, sotto richiesta dell’attrice
Hebe Camargo, ha deciso, anche lui, d'installare un'antenna nella città; il compito è toccato a Carlo. Le feste di Natale
e di Capodanno le passavamo, il giorno 25, nella Piazza della Cattedrale ed il giorno 31, dinanzi alla sede del giomale
"A Gazeta Esportiva", perchè lui doveva comandare le trasmissioni della Messa Natalizia e dell'arrivo degli atleti nella
corsa internazionale di Sào Silvestre.
Non era una vita facile, però Carlo amava il suo lavoro e lo eseguiva con gioia, con serenità e senza orgoglio. Anzi,
la modestia era la sua caratteristica dominante. Credo fosse questa sua qualità la responsabile per gli innumerevoli
amici che lo circondavano.
Gli anni volavano e le figlie crescevano. Nel 1964 sono ritornata da sola a Fener, per aiutare Mamma Carla a fare i
bagagli ed a preparare i documenti per venire ad abitare a San Paolo. Lei è rimasta due anni con noi.
La situazione in Brasile, con i Colpo di Stato dei militari e l'impianto della Dittatura, era diventata intollerabile. Molte
aziende hanno chiuso le porte e tanti lavoratori hanno perso l'impiego.
Perfino quello che pareva impossibile, accadde: l'Impero di Assis Chateaubriand, in seguito alla sua morte, crollò.
L'Organizzazione è andata in fallimento.
All'epoca, il nome di "Carlito" era già noto nell'ambiente televisivo e Vitor Costa gli offrì il posto di Direttore Tecnico
Generale della OVC. Fu allora che l'ascesa di Carlo nella sua professione si è accelerata. Il suo stipendio è aumentato
e, passo a passo, è riuscito a metter su una ditta, in società con me, diretta alla fabbricazione di trasformatori e flyback
per televisori e orologi industriali, con macchine comperate alla Fiera Campionaria di Milano. Lui, ovviamente, coman-
dava la sezione tecnica ed io ero responsabile per il reparto commerciale.
Più tardi, ci siamo messi a fabbricare anche apparecchi TV; e grazie alle
conoscenze tecnico-scientifiche di Carlo in elettronica, siamo riusciti a
concorrere con grandi ditte, come la Stevaux; a conquistare clienti come la
Phillips, con i nostri trasformatori, ed a vendere gli apparecchi in molte città
dell'interno.
Carlo ha sempre lavorato, nonostante la sua salute, che si era affievolita
negli ultimi anni; obbligandolo a ricoverarsi all'ospedale Dante Pazzanesi, a
San Paolo e all'ospedale di Padova, per una serie d'interventi chirurgici.
Anche in questi momenti difficili, seguitava a camminare nella strada della
(buona) fortuna. Oltre ad avere eccellenti medici nei due ospedali; a San
Paolo aveva, tutti i giorni al suo fianco, l’amico Giacomo Siragna (con lui
nella foto), che lo aiutava a camminare, con ammirevole sollecitudine; ed a
Padova ricevette l’appoggio inestimabile di suo nipote Alessandro Conti.
Francesco Forcellini (Carlito) è morto serenamente addì 23 marzo del 2004, all’età di 79 anni.
attualità
Gli alunni sono stati seguiti dalle insegnanti Amalia Codemo e Romina Calarga
Tutti hanno dei diritti e dei doveri. Per gestire i diritti ci vogliono dei doveri. Queste due cose secondo me aiutano la
società a rimanere sulla buona strada. Per me il diritto più importante è il diritto di vivere.
Mi ha colpito il diritto alla libertà perché la libertà non è infinita, ma termina dove ci sono i diritti degli altri. Ad esem-
pio, noi siamo liberi di andare in giro per il paese: nelle strade, in biblioteca, in palestra, però non possiamo dan-
neggiare le cose pubbliche perché andiamo contro i nostri doveri e contro i diritti degli altri.
Io ho il dovere di rispettare tutti, ma ho il diritto di essere rispettata. Questo per me è il diritto e il dovere più impor-
tante.
Secondo me il diritto alla libertà è il più importante perché tutti i diritti e i doveri dipendono dalla libertà di ognuno.
Anche la libertà ha i suoi limiti: finisce quando c’è un diritto da rispettare.
Il dovere più importante secondo me è quello di rispettare i diritti delle persone.
Un diritto è quello alla salute: di essere soccorsi. Secondo me è un diritto giusto per la propria persona e per la so-
cietà. La mia opinione è che questo è basato sulla vita dell’umanità.
Il diritto e il dovere principali sono quelli di essere liberi.
Noi abbiamo dei diritti, come quello di essere rispettati, ma abbiamo anche dei doveri, come quello di rispettare gli
altri. Secondo me il diritto che domina sugli altri e che li comprende tutti è il diritto alla libertà che è limitato.
Noi bambini abbiamo il diritto di essere istruiti, però abbiamo il dovere di andare a scuola e di impegnarci. Il nostro
governo ha il dovere di far costruire scuole e palestre.
Noi come cittadini abbiamo il diritto di essere ascoltati, di dire la nostra opinione. Abbiamo il dovere di ascoltare gli
altri, però dobbiamo capire se quello che ci viene detto è giusto o sbagliato, se è contro la legge o con la legge.
Dobbiamo sempre chiedercelo.
La cosa più importante è che la Costituzione ci permette di essere liberi. La Costituzione è di tutti.
L’articolo 3 non sempre viene rispettato. Ad esempio nella nostra classe ci sono persone con la pelle scura, che
vengono da altri paesi, e noi li prendiamo in giro, anche perché parlano un’altra lingua.
Gli stranieri vengono presi in giro anche perché non sono della nostra religione. C’è ancora chi ritiene che le fem-
mine siano inferiori all’uomo.
Quando vado in corriera vedo che certi compagni prendono in giro un bambino cinese ripetendo le parole che dice
e con parolacce in italiano. Il bambino si sente offeso perché capisce con il cuore quello che gli viene detto, in ita-
liano non gradevole.
Non sempre gli articoli della Costituzione vengono rispettati: osservazioni
L’articolo 3 non sempre viene rispettato. Ad esempio nella nostra classe ci sono persone con la pelle scura, che
vengono da altri paesi, e noi li prendiamo in giro, anche 24
perché parlano un’altra lingua.
attualità
Gli stranieri vengono presi in giro anche perché non sono della nostra religione. C’è ancora chi ritiene che le fem-
mine siano inferiori all’uomo.
Quando vado in corriera vedo che certi compagni prendono in giro un bambino cinese ripetendo le parole che dice
e con parolacce in italiano. Il bambino si sente offeso perché capisce con il cuore quello che gli viene detto, in ita-
liano non gradevole.
Per me i bambini poveri non sono uguali agli altri perché non sono istruiti e quindi possono fare brutte scelte, come
quella di rubare per vivere. I poveri sono trattati male dalle persone ricche. Tutte le persone devono essere trattate
bene, non per quello che hanno, ma per quello che sono.
Quando passo per la strada trovo sempre qualche persona ignorante che mi dice: “Eh, ’sti africani…”. E io mi sento
offeso. Ma ci sono anche delle dolcissime donne anziane che mi salutano con un sorriso, e io mi sento rispettato.
Mi dispiace dirlo, ma certe volte anch’io non rispetto l’articolo 3 perché mi faccio trascinare dai compagni e prendo
in giro le bambine.
Secondo me non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti: i maschi hanno più diritti, le femmine meno. Di solito sono i
maschi ad essere direttore di un negozio o di un’azienda, invece le femmine lavorano per il direttore che è maschio.
Secondo me i maschi sono i capi e i padroni perché si credono forti, intelligenti, sinceri, ma non tutti lo sono.
I ricchi sono più rispettati perché hanno tanti soldi, si possono permettere tutto quello che vogliono, invece i poveri
faticano di più, lavorando tutti i giorni per mantenere la famiglia. Secondo me se una persona è ricca, viene rispetta-
ta, me se è povera, no. Insomma, per essere rispettati bisogna essere ricchi.
L’articolo 3 non viene rispettato quando una donna chiede un posto di lavoro, ma il lavoro viene dato a un uomo
perché il padrone crede che lui sia più intelligente, ma non è vero.
L’articolo 3 non viene rispettato quando i bambini vengono picchiati e mandati a lavorare, privandoli del loro diritto
all’istruzione.
L’articolo 3 non viene rispettato quando i gruppi dei partiti si scontrano violentemente con scontri armati e la polizia
deve intervenire per fermarli.
I bambini a volte non vengono rispettati, o per violenza o perché non vengono istruiti o perché a loro viene insegna-
to a rubare, o a stare ai lati delle strade a lavare i vetri delle macchine, invece che andare a scuola, e sono obbligati
a chiedere la carità.
Car.Edil esegue opere murarie, rivestimenti interni in acciaio di camini (canne fumarie),
strutture in cartongesso, opere di ristrutturazione in genere, copertura/scopertura tetti
esistenti (risanamenti). E' disponibile anche per preventivi senza alcun impegno.
26 cronaca
Il racconto sopra riportato è frutto del sunto automatico operato sul file prodotto dagli interessati, già pubblicato in
versione integrale nell’opera: “Come eravamo… Ritratto del Basso Feltrino e dell’Alto Trevigiano dagli anni ruggenti
al secondo dopoguerra” a cura di Piero Tessaro, Edizioni Dbs, Rasai di Seren del Grappa, Aprile 2006.
Enea Zancaner
si
presenta
di Alessandro Bagatella
Il piccolo Enea, che vediamo ritratto in foto, è nato il 3 novembre
2008, diventando fonte di gioia per papà Luca e mamma Patrizia e
nondimeno per i nonni Zancaner, residenti a Quero, e Catterin.
Purtroppo…
MUSICA
La
supercuoca
di
Cilladon
In trasferta a casa della
figlia e del genero, la
supercuoca di Cilladon
(Quero): Maria Mondin, ha
organizzato una
indimenticabile cena a
base di minestrone.
Fioreria “Manuela”
Fiori e addobbi floreali
per ogni occasione.
accurato servizio
a domicilio
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Tel. e fax 0439.779778 - 0439.779482 via Monte Grappa, 28 · Feltre
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