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mero 2. Febbraio 2008. Registrazione Tribunale di Torino numero 5825 del 9/12/2004. E-mail: giornalismo@corep.it
AVVENTURE/1
Su in vetta
o nelle grotte:
come perdersi
restando interi
PAGINE 4-5
AVVENTURE/3
In solitudine
e in silenzio,
la sfida
dei nuovi eremiti
PAGINA 12
IN COSTUME
Tutti pazzi
per la Storia
Sean Penn dietro la macchina dai Celti
AVVENTURE&FUGHE: DOSSIER DA PAGINA 2 A PAGINA 15 CON INTERVENTI
da presa durante la lavorazione
del film “Into the Wild” E INTERVISTE DI GIORGIO DAIDOLA, ANDREA GOBETTI E MASSIMO INTROVIGNE
al Settecento
PAGINE 16-17
P o s t e I t a l i a n e . S p e d i z i o n e i n A . p . 7 0 % - D. C . B . To r i n o - n . 1 / a n n o 2 0 0 8
L’EDITORIALE
Accettare il rischio, non la distruzione
nista di Nelle terre estreme di John
Krakauer, da cui è stato tratto Into the
wild di Sean Penn.
La fuga di McCandless è un ritorno Dossier Fughe & Avventure pag. 3-15
ossessivo alle origini, mosso da un Fuggito da Kabul per vivere pag. 3
idealismo distruttivo, simile a quello
di certi estremismi religiosi. E’ il frut- Perdersi sotto e sopra la Terra pag. 4-5
to di un fanatismo devastante per sè
e per gli altri, senza alcuna speranza
Viaggi e miraggi pag. 6
di migliorare il mondo. Chi fugge in Il camion nel deserto pag. 8
questo modo diventa un
parassita sociale, uno che Il morso della scimmia pag. 9
non si vergogna di so- In cammino, pellegrini pag. 12
pravvivere alle spalle degli
altri, di uccidere animali Vita da roulotte pag. 15
per dimostrare a se stesso In copertina un’immagine dal set di Into the wild
di essere capace di procu-
rarsi il cibo, di utilizzare gli
strumenti tipici della civil-
Scoprire il segreto del tempo p. 16-17
tà che si nega, dalle auto
Sulle tracce del lupo pag. 19
C
i sono opere che in poche pagine nel destino di un’uma- ai treni. Per di più i rischi
dicono “tutto”. Una di queste è sta- nità afflitta da un so- dell’ambiente selvaggio
ta per me Elogio della fuga del bio- vraffollamento spaven- vengono affrontati senza Le donne al tempo della 194 pag. 21
logo francese Henry Laborit. Chi toso. Da 1 a 6,5 miliardi preparazione alcuna , con
ha le idee chiare ed è un uomo di scienza negli ultimi cento anni, la stoltezza e la superfi- La lunga giuris-pazienza pag. 22
come Laborit non ha bisogno di migliaia di + 20% di individui negli cialità di chi arriva da un
pagine. Il libro l’ho scoperto molti anni fa ultimi 10 anni del secolo modo di vivere da salotto “La politica dei quaquaraquà” pag. 23
per caso e l’ho letto in una notte, pur ap- scorso. Un sovraffollamento di tali dimen- borghese e si iscrive ad un corso breve di
partenendo a quella categoria di individui
che sono lentissimi nel leggere. O che non
sioni è la causa prima dell’inquinamento
e dell’effetto serra. L’attenzione dei gover-
survival. Fughe di questo tipo hanno ben
poco a che vedere con l’ascetismo dei sa-
Non sparate sulla Fiera pag. 25
hanno mai terminato di leggere Ulisse di nanti di qualsiasi sponda e di ambientalisti dhu indiani che contemplano il mondo
Joyce (che pure è un’opera esemplare sulla sempre più miopi si concentra invece sullo immobili nella posizione del loto. Il nostro La parola al muto pag. 26
fuga intesa come esilio volontario e come sviluppo della tecnologia e sull’aumento Mc Candless non è un pellegrino errante,
eterno pellegrinare). A proposito di lentez- dei consumi , dimenticando l’insostenibili- erede di una tradizione millenaria. E’ solo Lavatevi le mani di verde pag. 27
za (non solo nel leggere), un altro dei miei tà demografica, una vera bomba destinata un cattivo esempio per tanti giovani d’og-
libri favoriti è La scoperta della lentezza di a cambiare presto le sorti di questo mon- gi, desiderosi di uscire dai ghetti, attirati Donne e immigrazione pag. 28
Sten Nadolny. Il protagonista è nienteme- do sempre più piccolo. Se continuerà così, dal distruggere tutto, compreso se stessi.
no che l’ammiraglio John Franklin, un uo-
mo considerato “lento” fin da piccolo ma
la fuga diventerà pura utopia ed il futuro
sarà paragonabile ad un naufragio collet-
Immolarsi di fronte alla grandiosità della
natura come Mc Candless è senz’altro più
Il break che sa di classico pag. 29
che, proprio grazie alla lentezza unita ad
una intelligenza superiore visse avventure
tivo in un mondo ridotto ad un oceano di
immondizie. Nessuno dei potenti sembra
nobile che farsi scoppiare con un’ auto-
bomba, ma a ben vedere il risultato finale
Appuntamenti e lettere p. 30-31
straordinarie, fino a scoprire il famoso pas- preoccuparsi di questa catastrofe immi- non è molto diverso.
saggio a nord ovest. nente, che non interessa Molto diverso invece è il significato della
Combinando il pensie-
ro di Laborit con quello
di Nadolny, ne risulta il
Se la popolazione
continuerà a
il breve termine, ovvero
le strategie elettorali. Nei
paesi ricchi per rastrellare
fuga implicita nelle imprese dei grandi
esploratori, che spesso pagarono con la
morte la loro scelta.
CHI SIAMO
concetto a me molto voti si arriva addirittura a Anche lo svedese Andrée, che nel 1897
caro di “fuga lenta”, che crescere la fuga distribuire sussidi a chi fa fi- tentò di arrivare per primo al Polo Nord in
non è una moda elitaria gli, come antidoto ai gruppi pallone aerostatico, anche Scott che giun-
ma uno stile di vita che diventerà pura sociali più prolifici dei paesi se al Polo Sud nel 1911, cinque settimane
si contrappone all’at-
teggiamento frenetico
utopia poveri. Di fronte a questa
drammatica situazione,
dopo Amundsen, anche Mallory ed Irvine
che scomparvero sull’Everest nel 1924,
(proiettato allo sviluppo frutto dell’ingordigia e del- anche l’ammiraglio Franklin sono morti
senza fine di ogni cosa) che domina oggi la dilagante stupidità umana, l’alternativa come Mc Candless nella grande natura. Ma
il mondo. La scoperta della “fuga lenta” ha ad una ridicola esistenza da ribelle perden- sono morti nel tentativo di andare oltre i
influenzato profondamente la mia vita, te alla Don Chisciotte è quella di fuggire, limiti del conosciuto. Sono stati sfortunati,
sempre in bilico fra una normalità da pro- alla ricerca degli ultimi spazi liberi. ma hanno accettato fino in fondo il rischio
fessore universitario e una straordinarietà La fuga derivante dalla prima delle tesi-ve- come componente essenziale. Con riferi-
da fuggiasco viaggiatore fra le montagne rità di Laborit non ha neces- mento al suo folle pro-
ed i mari del mondo. La “fuga lenta” è insita sariamente conseguenze getto di arrivare al Polo
nel desiderio mai sazio di scoperta, che poi distruttive e si fonde con la McCandless Nord con un pallone An-
altro non è che una ricerca di libertà e di
beatitudine fra le grandiosità della natura.
voglia di scoprire che si ri-
trova in ogni epoca storica,
non è un vero drée diceva: “Pericoloso?
Forse. Ma che cosa valgo
La “fuga lenta” offre sensazioni uniche, che a prova del fatto che non si eroe, soltanto un io?”. Altri come Shackle-
non si possono descrivere, salvo dire che tratta di una moda. Questa ton con il suo capitano
offrono il sapore di esistere. fuga prevede un “ritorno”, cattivo esempio Worsley ce l’hanno fatta,
Ritornando a Laborit, fra le tante verità due
sono particolarmente importanti.
ricchi di un bagaglio di
esperienze per sé e per gli
per i giovani sono tornati grazie alla
bravura e al coraggio,
Futura è il mensile del Master di Giornalismo dell’Università di Torino.
Testata di proprietà del Corep. Stampa: Sarnub (Cavaglià).
La prima è che l’animale, di fronte al peri- altri. Ogni fuga di questo ma anche grazie ad un Direttore responsabile: Vera Schiavazzi.
colo fugge, e così dovrebbe fare l’uomo, se- tipo è “un privilegio della vita. Chi sa viverlo pizzico, o forse qualcosa di più, di fortuna. Progetto grafico: Claudio Neve.
guendo il suo istinto. L’uomo invece, spinto bene ritorna diverso” scrive il navigatore Tutti, vincitori e vinti, sono veri eroi. Segreteria Redazione: Sabrina Roglio.
dalle ideologie e dalla morale, affronta il Gèrard Janichon nel volume Voyages sans Leggendo i diari di Andrée, di Scott, di Comitato di redazione: Carlo Marletti, Riccardo Caldara, Eva Ferra, Carla Gatti,
pericolo, alla ricerca di un’affermazione o escale. Si tratta di un tipo di fuga utile al si- Shackleton provo profonda ammirazione. Antonio Gugliotta, Sergio Ronchetti, Vera Schiavazzi.
gratificazione della sua “prigione sociale”. stema, una “dissidenza concordata”. La storia di McCandless mi rattrista e basta: Redazione: Sergio Ronchetti, Emmanuela Banfo, Maurizio Tropeano, Battista
Nasce così il mito dell’eroe. Ma il vero eroe La stessa cosa non si può dire per la secon- è una sorta di antipasto della fine probabile Gardoncini, Paolo Piacenza, Silvano Esposito, Carla Piro Mander, Marco Trabucco,
è invece chi fugge come gli altri animali, da verità di Laborit, la fuga dal degrado del della storia di questa umanità. Un’umanità Maurizio Pisani, Andrea Cenni, Rodolfo Bosio, Anna Sartorio, Chiara Canavero, Lu-
misurandosi con mezzi leali con la natura. pianeta. E’ una ricerca disperata dell’uomo che invece continua ad offrirci la straordi- ca Ciambellotti, Gabriella Colarusso, Delia Cosereanu, Antonietta Demurtas, Ma-
La seconda è che quando si mettono trop- primitivo che è in noi, un rifiuto definitivo naria possibilità di fuggire “a tempo” , alla riagiovanna Ferrante, Agnese Gazzera, Ilaria Leccardi, Claudia Luise, Silvia Matta-
pi animali della stessa specie in uno spazio della civiltà industriale con il suo desiderio ricerca di un modo di vivere appassionato, liano, Tiziana Mussano, Francesca Nacini, Stefano Parola, Mauro Ravarino, Carlotta
ristretto essi diventano violenti, aggressivi, ossessivo di “benessere” e di “sicurezza” . sobrio ed intelligente, senza l’assurda pre- Sisti, Alessia Smaniotto, Rosalba Teodosio, Stefania Uberti, Mariassunta Veneziano.
uccidendosi l’un l’altro. Non ci vuole molto Si tratta di una fuga mistica, di un suicidio tesa di eliminare i rischi che, anche oggi, Contatti: futura@corep.it.
a capire che è meglio fuggire da simili ghet- più o meno inconscio, come quello di Chri- ogni vera avventura comporta. Sostengono ‘Futura’: Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte.
ti. Nè per vederne una chiara applicazione stopher McCandless, il giovane protago- Giorgio Daidola
febbraio ‘08
3 DOSSIER/FUGHE
& AVVENTURE
D
eath visits everywhere”. La mor- un gruppo di cinque persone per raggiun- bene, c’erano tanti altri stranieri che di-
te ti può far visita dovunque. «È gere un’isola greca. «Abbiamo comprato sturbavano. Allora siamo scappati e con
questo il proverbio inglese che un gommone a remi, ma nessuno di noi un treno siamo arrivati a Roma, dove ab-
mi ha dato coraggio durante i conosceva il mare né sapeva remare, era- biamo dormito un paio di settimane in
miei lunghi viaggi, nei momenti più diffi- vamo terrorizzati. Era notte, faceva freddo, un parco vicino al Colosseo. Infine, dopo
cili, anche quando sono arrivato davanti al le onde erano altissime». esserci divisi, io sono arrivato a Torino. Era
mare e ho dovuto attraversarlo a bordo di Caricati vicino a riva da una nave più gran- l’agosto del 2005».
un piccolo gommone. La paura di tornare Oggi Ahmed è affidato a una famiglia e
indietro era più forte delle grandi onde che
mi aspettavano».
“Mi consolo frequenta il secondo anno di un istitu-
to professionale. Parla correntemente
C’è chi parte per un’avventura per fuggire
da una realtà troppo complessa e asfissian-
con un proverbio: sei lingue, il dari (una lingua afgana), il
pashtun, il persiano, un dialetto indiano,
te. C’è chi lascia casa e famiglia alla ricerca
di un momento di spiritualità. C’è chi sfida
Death visits l’inglese e l’italiano. E intanto studia il
francese e lo spagnolo. In Inghilterra non
pericoli e ignoto per sentire sulla pelle il
brivido del rischio. Quella di Ahmed è una
everywhere è mai arrivato, ma in Italia si trova bene
e ha tanti amici. «In questi anni sono
storia diversa. Ha diciassette anni e viene
dalla città di Ghazni, nel centro dell’Afgha-
La morte cambiato. Quando ero piccolo vedevo la
gente che faceva la guerra e anch’io vo-
nistan. Il suo volto ha tratti orientali e occhi
a mandorla, tipici dell’etnia hazara. La sua è
ti può far visita levo prendere le armi in mano per com-
battere. Oggi non lo farei mai». E quando
una fuga dalla guerra, nata per rincorrere
il sogno di studiare, quando anche l’istru-
dovunque” gli chiediamo che cosa hanno lasciato
nella sua memoria le lunghe traversate,
zione nel suo paese era diventata un diritto Ahmed risponde: «Credo che siano sta-
per pochi. de, Ahmed e compagni sono accolti allo te utili, anche se a tratti si sono rivelate
«Sono scappato dall’Afghanistan due vol- sbarco dalla polizia greca che prende loro un disastro. Quando la gente mi dice
te. La prima a nove anni, quando i talebani le impronte digitali e li porta in un centro che sono un bravo ragazzo mi vengono
al potere avevano chiuso le scuole. Allora i di accoglienza. «Eravamo tanti, non c’era- in mente i miei genitori. Li ringrazio per
miei genitori hanno pensato di mandarmi no servizi igienici. Siamo stati lì tre mesi, aver pensato al mio futuro».
in Pakistan, a vivere da un amico di fami- dopodiché ci hanno dato un foglio di via. Ilaria Leccardi
glia». Ma anche in Pakistan Ahmed non rie- Entro un mese saremmo dovuti tornare
sce a studiare, non ha i documenti regolari in patria». L’unico modo per proseguire
e non può frequentare la scuola. Allora la il viaggio era andare a Patrasso e provare
famiglia sceglie per lui un’altra strada: pro- a imbarcarsi su una nave diretta in Italia SULLA STRADA DELLA LIBERTÀ. A lato:
vare a chiedere asilo politico in Australia. sfruttando la presenza dei camion che tro- una donna afghana con indosso il burqa
Ma in Australia Ahmed non ci arriverà mai. vano posto nelle grandi stive. «Ho provato cammina con accanto il figlioletto.
«Con documenti falsi e insieme a un signo- come fanno in tanti ad attaccarmi sotto Quello che ha percorso Ahmed è un
re che si è finto mio padre sono andato in il camion, ma la polizia mi ha scoperto e tragitto comune a tanti ragazzini che, da
Malesia e poi in Indonesia. Lì però la poli- mi ha anche picchiato. Alla fine, insieme a quel Paese, decidono di venire in Italia.
zia ci ha fermati, ci siamo divisi e io sono Per molti l’unico modo per imbarcarsi è
finito in carcere per sette mesi. Più volte attraversare il Mediterraneo e appendersi a un camion. Mohamed, 18 anni, da qualche mese a
ho chiesto aiuto a organizzazioni interna- “A Kabul Torino, racconta: «C’è un piccolo spazio sotto l’autista, oppure nel box per gli attrezzi, o ancora
zionali come Iom (Organizzazione Inter- sopra le ruote, ma devi stare attento perché se non ti metti su quella giusta rischi di rimanere
nazionale per la Migrazione) e Unhcr (Alto ho visto le case schiacciato. C’è gente che prova anche ottanta volte prima di riuscire a partire, se la polizia ti
Commissariato dell’Onu per i Rifugiati) trova rischi molto». E l’amico Mahmud gli fa eco: «Ho provato a imbarcarmi su una nave un paio
per ottenere asilo, ma è stato inutile». distrutte di volte vestendomi da turista, ma mi hanno scoperto. Allora anch’io ho scelto la strada del ca-
Una volta uscito dal carcere, Ahmed torna mion e sono stato appeso sei ore». A gennaio un ragazzo afghano di 14 anni sbarcato ad Ancona
in patria. Gli mancano gli amici e la fami- dalle bombe era stato trovato morto, appeso con delle corde all’asse di trasmissione di un Tir spagnolo
glia. Quando arriva in Afghanistan scopre
Non ho più
la realtà del conflitto. «A Kabul ho visto le
case distrutte dalle bombe e una volta nel
mio paese non ho più trovato i miei geni- trovato Il kit per chi emigra
tori, erano scappati dalla guerra, in Iran o
i miei genitori”
forse in Pakistan».
È così che inizia la seconda fuga di Ahmed
dall’Afghanistan. «Sono tornato in Pakistan un altro ragazzo afghano, sono riuscito a
è finito nella rete
dall’amico di mio padre, ma neanche lui farmi caricare nel rimorchio di un Tir, pa- Spesso per gli stranieri che arrivano in Italia è difficile Il sito è rivolto principalmente agli immigrati che si tro-
c’era più. Ho dormito qualche giorno in gando l’autista. Ci siamo nascosti sotto un orientarsi, tra carte bollate, uffici, enti pubblici. Ma c’è vano a Roma, ma in realtà fornisce consigli riguardanti
una moschea, poi ho trovato lavoro in un mucchio di cartoni e siamo partiti. Con noi chi ha pensato a uno strumento, una sorta di bussola tutta Italia e notizie sulla legislazione nazionale. E tra
negozio. E il padrone mi dava anche da avevamo solo una bottiglia d’acqua e un virtuale, che aiuti i migranti a trovare la giusta strada. le altre cose propone un vero e proprio “kit di soprav-
dormire. Sono stato lì più di due anni poi pacco di biscotti». È il sito www.immiweb.org (nella foto), pensato alcuni vivenza”, che riassume le principali informazioni utili:
sono ripartito, volevo andare in Inghilterra I ragazzi riescono a scendere dal camion anni fa dalla cooperativa Help e finanziato dalla pro- le prime cose da fare una volta arrivati in Italia, cos’è
per ricominciare a studiare». solo dopo 54 ore di tragitto e non in Ita- vincia di Roma. Un sito multiculturale in diverse lingue importante avere sempre con sé, quali sono i numeri
Ahmed parte per l’Iran, poi va in Turchia lia, bensì in Austria. Fermati dalla polizia (italiano, arabo, francese, inglese, albanese, spagnolo, telefonici utili per le emergenze e cosa si debba fare in
attraversando il confine con una cammi- vengono condotti al di qua del confine, a bosniaco, romeno e ucraino), gestito da una redazione caso di smarrimento o furto dei documenti e ancora in-
nata lunga sei notti. Arriva a Istanbul su un Udine, in un centro di accoglienza. «Siamo composta da mediatori culturali provenienti da diversi dicazioni su sanità, istruzione, casa, lavoro e trasporti.
camion e lì poco per volta si organizza con stati qualche mese. Ma non ci trovavamo paesi europei, africani e mediorientali. i.l.
DOSSIER/FUGHE 4
& AVVENTURE
Perdersi sotto e
Brividi sì
ma in allegria
Le “fughe” di Andrea Gobetti, regista e scrittore.
E anche arrampicatore, speleologo, alpinista...
S
peleologo,alpinista,arrampica- la stessa soddisfazione di berci insieme?».
tore, viaggiatore e un cognome Come giudica chi pratica sport estremi?
che sa di storia (il nonno, Piero, «Il rischio più grosso è di impegnarsi in cose
fu emblema dell’Antifascismo). banali con l’unica motivazione di dire “lo faccio
Andrea Gobetti, regista e scrittore cin- perché è difficile”. Credo che ci siano tante ma-
quantaseienne di origine torinese ma niere migliori di spendere 50 mila euro che an-
trapiantato nel lucchese, è la persona dare sull’Everest solo per dire di essere stati in
giusta con cui parlare di evasione, di punta.Tanto vale fare jogging. Non ho mai fatto
fuga, di tempo perso e guadagnato. spedizioni di questo tipo, ho sempre preferito i
Andrea Gobetti Gobetti, perché si sceglie di evadere, viaggi geografici, in cui si va alla scoperta delle
a volte mettendo a rischio la propria montagne».
sicurezza? Talvolta basta la fantasia per scappare dalla
«Evadere è anche un po’ ritirarsi dentro se stessi, realtà. Qualche consiglio letterario?
non essere spettacolo ma ombra, luogo insicu- «Sono rimasto affascinato da Il paese delle ma-
ro. Nel rischio è insito il concetto di allegria. Se ree di Amitav Ghosh. Parla di luoghi gorghi,
passi una serata con degli assicuratori ti diverti che si spostano con la marea. È il mondo do-
meno che con degli scapicollati. L’evasione è ve sfociano il Gange e il Bramaputra e dove gli
anche andare nell’improbabile». uomini si spostano in grandi migrazioni. È una
Come si fa? bella storia, indescrivibile: delfini, tigri, pulsioni
«Non lo si può fare con regole precise. È una della natura e dell’umanità. È Rainer Maria Rilke
questione di scelta di tempo, è una soluzione recitato in bengali».
che passa di lì per caso. Ormai anche essere di- Stefano Parola
sponibili verso gli altri è un po’ evadere. Oggi la
gente ti impresta mal volentieri il denaro, ma è
ancora peggio se chiedi in prestito del tempo».
I ragazzi scelgono vie di fuga diverse rispet-
to a quelli di un tempo?
«Credo che evadano in altre maniere. Noi era-
vamo figli di Louis Robert Stevenson, di Salgari,
Salvataggio Nella fotografia in alto
Riccardo Dondana,
istruttore del Gruppo
speleologico piemontese
del romanticismo fin-de-siècle. Sognavamo
l’avventura, gli scenari esotici, le spedizioni sul-
l’Himalaya. Nei miei viaggi nelle Indie o nelle
giungle messicane ho realizzato la mia idea di
nel ventre e membro del Soccorso
alpino. A sinistra, il sal-
vataggio dello speleologo
croato rimasto intrappolato
evasione. Ci sono giovani che in Internet eva-
dono e altri che ne restano prigionieri. Di sicuro
sono più pudichi»
Il pericolo, il rischio, sono fattori necessari?
di un monte per quattro giorni nelle
grotte del Marguareis.
Al gruppo di soccorso ha
preso parte
«La ricerca di un qualcosa dentro di te ha un Infilarsi in un buco tra le rocce per scendere in cunicoli e gallerie fino anche Dondana
ché di pericoloso, perché vengono messe alla a centinaia di metri sottoterra per la gente comune è un rischioso
prova delle tue verità interiori. Senza un po’ di sport estremo. Per gli speleologi no: è una passione con scopi scien- Marguareis. È sceso nella grotta dei Grassi Trichechi per cercare un nuovo percorso
rischio non riesci ad essere sincero con te stes- tifici. «I brividi e il rischio non c’entrano nulla, la speleologia non è uno sport e che portasse a Piaggiabella, ma quando il suo gruppo si trovava a 550 metri di
so fino in fondo. Quando impari a fare delle co- tantomeno è uno sport estremo - racconta il torinese Riccardo Dondana - . È una profondità le piogge hanno creato una piena nella grotta.
se che non conosci, un po’ di azzardo è sottin- disciplina in cui si mette alla prova se stessi, perché scendere nelle grotte è molto L’acqua ha cominciato a filtrare in cascate e ha impedito loro sia di avanzare sia
teso. Dobbiamo morire tutti in ospedale? Fosse faticoso, ma la spinta non viene dal desiderio del virtuosismo tecnico. Piuttosto di tornare indietro. Bagnati, senza giacche, senza acetilene per farsi una bevanda
così, la vita sarebbe un po’ noiosa». nasce dall’ansia di scoprire luoghi inesplorati e di aprire percorsi sconosciuti». Ar- calda, hanno trovato uno spiazzo in cui sistemarsi a più di 400 metri sottoterra e
Alcuni scelgono di scappare andando a vi- chitetto specializzato in esplosivi, Riccardo non ha ancora 30 anni e da quando ne hanno cominciato ad aspettare. Sono passate 17 ore prima che il gruppo di soc-
vere da eremiti. Cosa ne pensa? aveva 16 è appassionato di speleologia. Oggi, con anni di esperienza alle spalle, è corso li trovasse. Si appisolavano e venivano svegliati dal battere dei propri denti
«Bene degli eremiti, peggio dei fanatici che istruttore del Gruppo piemontese e fa parte del Soccorso alpino. per il freddo, ma non avevano paura. «In momenti simili non si pensa a se stessi o
rischiano di cadere in qualcosa di peggiore di Il rischio non fa parte della sua concezione di speleologia, perché secondo lui solo alla propria incolumità: ero sicuro che i soccorsi sarebbero arrivati ed ero tranquillo
ciò da cui fuggono. Il fanatismo è sempre al- chi è davvero esperto riesce a spingersi nei cunicoli e nelle gallerie “difficili”. Quel- perché conoscevo bene la grotta e i percorsi lì intorno – racconta Riccardo –. Quel-
l’erta nelle situazioni estreme. Lo stesso accade, lo che conta, per Riccardo, è cercare nuovi percorsi, scoprire gallerie e grotte mai lo che non riuscivo a togliermi dalla testa era la preoccupazione che di certo tor-
per esempio, per chi arrampica e parla solo ed visitate prima, allargare e dettagliare le mappe: «Siamo gli ultimi esploratori: sulla mentava chi era fuori: avrei voluto dire ai miei genitori, agli amici e alla mia ragazza
esclusivamente di quello». superficie tutto è stato scoperto, nello spazio indagano le tecnologie, l’unico luogo di non stare in ansia, che stavo bene. Mi tormentava non poterli tranquillizzare,
Si rischia di passare da una gabbia all’altra? ancora da esplorare è il mondo sotterraneo». Le sue colonne d’Ercole, dunque, so- continuavo a pensare a loro e alla loro angoscia, che dal mio punto di vista era
«Prendiamo le palestre artificiali: vai lì, arram- no i buchi tra le rocce che aprono mondi bui fatti di gallerie, grotte e laghi. immotivata».
pichi, trovi tante persone per bene. Però è pur Nelle tante puntate del suo viaggio al centro della terra, in pochi mesi l’anno scor- In quella situazione, racconta, pensava alle cose concrete da fare: difendersi dal
sempre un ambiente da palestra, chiuso.Vai più so è passato dal ruolo di soccorritore a quello di salvato. Ad agosto è sceso insieme freddo, preparare bevande calde con cui scaldarsi, fare la spola verso i passaggi per
lontano, anzi evadi molto con una bella salita in ad altri speleologi nella grotta di Piaggiabella, nel massiccio cuneese del Margua- farsi notare dai soccorritori, ma anche cogliere l’occasione per fare rilievi e misura-
montagna con una banda di amici e con una reis. Sapevano dell’esistenza di percorsi da scoprire, ma a sette ore dall’ingresso zioni, per non sprecare gli sforzi di una discesa durata ore. A proposito della fatica,
bella bevuta alla fine, come accadeva più spes- un compagno si è infortunato: spalla e caviglia rotte l’hanno imprigionato per 4 dice che proprio per questo gli appassionati sono sempre meno: su circa 3.500
so nell’arrampicata di una volta. Stare in banda giorni. Insieme a soccorritori provenienti da tutta Italia, Riccardo l’ha assistito e poi iscritti ai gruppi italiani, solo il 15% si impegna davvero a scendere per esplorare
è un modo per essere più che se stessi. Comu- fatto uscire in barella, allargando i passaggi troppo stretti con piccole esplosioni. le profondità.
nicare con una persona su Internet chissà se dà Dopo due mesi, i ruoli si sono ribaltati e lui è rimasto a sua volta imprigionato nel Agnese Gazzera
5 febbraio ‘08
In cerca di sassi
da esplorare
In italiano si chiama sassismo, in inglese boulder. Consiste nell’ar-
rampicarsi attorno a un masso creando percorsi inediti, che non si
staccano da terra per più di due o tre metri. Niente corde di sicu-
rezza, ma materassi sul terreno per attutire le cadute. «È una specie
In alto Marabotto. di arrampicata “fast food”, in sintonia con i ritmi della società in cui
A lato, il campo viviamo», spiega Enrico Verra, regista torinese che sul boulder ha
a 7450 metri (foto girato un documentario di 30 minuti intitolato Rubare metri al cielo,
di Svevo Mondino) uscito nel 2007. «La contraddizione che mi ha affascinato - aggiunge
- è che, a differenza dell’arrampicata classica, è uno sport di gruppo,
in cui si creano tribù metropolitane». Stesso look, stessi rituali, stesso
gergo, nel documentario come nella realtà i sassisti si muovono in
branco alla ricerca di nuovi sassi da esplorare: «Nell’ultima parte del film - dice
“Ecco come siamo saliti Verra - racconto proprio ciò che accade quando viene individuato un nuovo masso:
i ragazzi lo ripuliscono dalle sterpaglie e di fronte a loro si apre un numero quasi
illimitato di vie da arrampicare, proprio come succedeva agli alpinisti di inizio
Ottocento davanti a una parete». I protagonisti di Rubare metri al cielo sono alcuni
fin sul tetto del mondo” tra i massimi boulderisti italiani, ma con loro ci sono molti principianti: «In genere
- racconta il regista - nei prati attorno al sasso si creano bivacchi in cui i campioni
scambiano pareri con chi è all’inizio. Un po’ come allenarsi al campetto con la Juve».
s.p.
Himalaya, istruzioni per l’uso nel racconto di due scalatori
Magnesite e libertà
«Almeno una volta nella vita, come un musulmano alla Mec- giorno almeno 1 litro di acqua per ogni 1000 metri d’altezza,
ca, bisogna andare a dare una sbirciata a quei giganti», scrive a cui ci si trova, altrimenti si rischia la disidratazione. Poi non
Erri De Luca nel suo libro Sulla traccia di Nives riferendosi alle si dovrebbe mai dormire al di sopra dei 400 metri di dislivel-
vette dell’Himalaya. Scalare un 8000 è un traguardo e un pun- lo rispetto alla notte precedente, per consentire al fisico di
to di partenza che da sempre affascina. E così è stato anche adattarsi alla quota. Inoltre è opportuno fare attenzione al- Evadere con il climbing. Anche restando in città
per i cuneesi Roberto Marabotto e Svevo Mondino, compa- l’alimentazione.
gni di spedizione sul Cho Oyu, la Dea turchese, il sesto monte «Quando sei in cima non si può improvvisare, devi già cono- Un’evasione non verso il fuori ma verso se stessi. Marzio Nardi in-
per altezza sulla Terra situato al confine tra Tibet e Nepal. Due scere tutti i meccanismi, non hai la forza di prendere decisioni, tende così l’arrampicata: «Sei costretto a scappar via da tutto quello
modi diversi di avvicinarsi alla montagna, ma per entrambi devono essere automatiche», afferma l’alpinista, che ha se- che hai intorno per concentrarti esclusivamente su di te e sui tuoi
gli alpinisti raggiungere quota 8000 è stato un traguardo e guito un percorso di quasi 5 anni prima di arrivare sulla vetta movimenti, per avere il dominio del tuo corpo». Lui è uno dei vol-
«un’emozione unica». dello Cho Oyu e ne ha impiegati 2 per preparare la spedizio- ti storici del climbing torinese, fondatore del B-side, vero e proprio
«Ho provato talmente tante percezioni, che non riesco a de- ne. «Il lavoro che mi piace di più è organizzare l’attrezzatura punto di riferimento cittadino della specialità. «La cosa per me più
scriverle – racconta Roberto Marabotto, 42 anni, insegnante – spiega Svevo -. Sarebbe più facile pagare una guida per gli affascinante – dice – è proprio la gestione del proprio fisico: vedere
di sostegno e libero professionista -. È stato un percorso impossibile e adattarsi come se fossi un animale, senza
il coronamento di un sogno e una grande elementi intermedi tra te e la natura».
sofferenza fisica che però non ha intaccato
la voglia di ritornare».
Per Roberto Marabotto, nella scalata ad un
Tre passi verso il cielo Il B-side di via Ravina 28, il BoulderBar di via Romoli 122, la Sasp di
corso Tazzoli 78 e il Cus Torino di via Braccini 1 sono i luoghi di Torino
in cui ci si può allenare su pareti artificiali e anche approfittarne per
8000 una buona condizione fisica conta so- Tre passi verso il cielo è il titolo della mostra fotografica e del do- fare due chiacchiere: «È la montagna che viene in città e diventa un
lo per il 30% perché lo sforzo è soprattutto cumentario realizzati da Svevo Mondino. Raccontano il percorso luogo di socializzazione e di ritrovo – spiega Marzio –. È un primo
mentale e bisogna essere molto motivati che l’alpinista ha seguito per preparasi alla scalata del Cho Oyu gradino per poi effettuare un percorso più lungo». Il
per superare i propri limiti. «Fin da piccolo, e tracciano un metodo di allenamento per affrontare un 8000 in passo successivo è la falesia, parete di roccia attrezzata
mi ha sempre affascinato il Tibet. Anche la sicurezza. «Il primo passo è la scalata dell’Aconcagua (6962 metri) con degli spit, cioè dei chiodi con un anello al termi-
montagna è sempre stata la mia passione – racconta Mondino -. L’accesso è facile ma c’è il primo approccio ne in cui attaccare i rinvii per far passare la corda di
e per carattere, mi sono sempre sentito at- con la quota». Il secondo passo è la scalata del McKinley in Alaska, sicurezza. E poi c’è l’alpinismo classico, in cui è lo stesso
tratto dalle avventure» racconta Marabotto. una delle montagne più fredde della terra. «È un buon modo per scalatore ad assicurarsi tramite friend e nut da inserire
Sono proprio questi tre elementi che hanno testare l’attrezzatura In questo caso mi sono esercitato a soppor- nelle fessure della roccia.
fatto scaturire in lui la voglia di andare in tare il freddo e a prevedere i fattori che possono portare al con- Ma per restare in città bisogna trovare altre soluzioni.
Himalaya. «Non ho mai creduto di mollare, gelamento», spiega Mondino. Il terzo passo è la scalata del Cho L’arrampicata in palestra, scalando verso l’alto e utiliz-
nemmeno quando sono rimasto per tre Oyu, 8201 metri. Per informazioni su come affrontare al meglio zando la corda, oppure in senso orizzontale e senza
giorni a 7600 metri senza nulla – ricorda Ro- l’alta quota e per conoscere progetti ed esperienze dell’alpinista, corda, cioè facendo il cosiddetto boulder. Marzio Nardi
berto -. Poi sono arrivato a 8050 metri molto si può consultare il sito www.svevomondino.com predilige quest’ultimo: «Ne sono rimasto affascinato
stanco e mancavano solo 150 metri alla vet- – racconta – quando, nel 1985, ho visto alcuni ragaz-
ta. Ho valutato se fare ancora questo sforzo zi che lo praticavano su un sasso vicino a casa mia,
o no, ma non ce l’ho fatta. Non ho rimpianti a Trana, in val Sangone». Già, perché a differenza di
perché so che ero allo stremo delle forze e bastava nulla per aspetti logistici, ma la soddisfazione non è tanto essere arri- quanto credono in molti, il boulder è tornato di moda recentemente, ma esiste da almeno
correre rischi di cui non sarei stato più consapevole». vato in vetta quanto essere riuscito ad organizzare una spe- ottant’anni.
Dei due, Svevo Mondino è stato l’unico ad aver raggiunto dizione che è arrivata in vetta». «Il mio sogno è scalare cinque Oggi ne esiste anche una versione ancora più cittadina, ovvero lo street boulder, l’arrampi-
la vetta. La parola che descrive meglio il suo approccio alla 8000, perché sono cinque le montagne che mi attraggono, cata su strutture urbane. Gli appassionati torinesi organizzano un contest all’anno: «È anche
montagna è “consapevolezza”. Per l’alpinista di Cuneo, infatti, tutte legate alla storia delle prime spedizioni di cui ho sempre un modo per riappropiarsi di certi spazi, per vedere la città con gli occhi dell’arrampicatore».
la motivazione deve nascere da un desiderio che non deve letto molto. L’Everest sarà l’ultimo traguardo», racconta Svevo L’edizione di quest’anno è prevista per la prossima primavera, ma niente pubblicità, perché
essere solo un “pallino”. «Arrivare in vetta è un grande sfor- Mondino. «Il mio legame con le vette himalayane nasce nel l’evento ha un taglio semiclandestino, dato che nessuno richiede autorizzazioni di sorta per
zo per la mente, ma deve essere suffragata dal fisico», spiega 99. Ero al campo base dell’Everest, poi sono arrivato a Gokyo poter scalare le pareti cittadine. Gli organizzatori hanno una lista con i nomi dei partecipanti
Mondino, 35 anni, grafico e istruttore di alpinismo al Cai di Ri da dove si vedono cinque 8000. Lì ho deciso che dovevo e inviano loro un messaggio sul telefonino solamente poche ore prima che l’arrampicata
Cuneo. Infatti ci sono delle regole fondamentali, che andreb- salire in cima. E ci sono riuscito». abbia inizio.
bero sempre rispettate. Per prima cosa bisognerebbe bere a Claudia Luise s.p.
DOSSIER/FUGHE 6 febbraio ‘08
& AVVENTURE
ggii e mira
Viagg
Via iragg
ggii
Andare, ma dove? Non è soltanto una questione di denaro.
Oggi a chi parte manca un ingrediente essenziale: la fantasia
F
uggire, che fatica. L’avventura on denti impegnati con i corsi e gli esami. di tutti, costano troppo – continua Pon- del treno. Chi rimane in Europa,
the road non è più il sogno dei Fare un viaggio di scoperta, con pochi tarollo – per cui gli studenti richiedono, anche d’inverno, non viaggia più
ragazzi. «Il viaggio alla Kerouac soldi e lo zaino in spalla, è molto im- per le vacanze estive, molto il Mediterra- in treno con il vecchio inter rail,
non affascina i giovani torinesi pegnativo. Noi abbiamo proposto, ad neo: la Grecia e le Cicladi, con Mykonos ormai in disuso, ma in aereo gra- Un fotogramma da Viaggio nella Luna (1902), il primo film
– afferma Andrea Pontarollo, responsa- esempio, un coast to coast in Harley in testa, Santorini, Paros, Ios. Ibiza e Palma zie alle compagnie low cost per di fantascienza del cinema, opera del regista Georges Méliès
bile di Cts (centro turistico studentesco) Davidson, che non ha avuto successo. de Maiorca, magari per fare l’alba tutte passare qualche giorno nelle in-
– e i backpackers, i viaggiatori indipen- Probabilmente perchè richiedeva trop- le notti. Un modo per riposarsi e stare tramontabili capitali: Parigi, Amsterdam, guardano lontano e scelgono gli States
denti e solitari degli anni 70 e 80, non po tempo e preparazione». in libertà. Esistono, da due anni a questa Barcellona, Madrid, Berlino». per la vacanza studio. «New York è la
esistono più; oggi i ragazzi sognano an- I giovani fantasticano, quindi, ma all’eva- parte, nuovi obiettivi: India e Cina, per cui La vacanza studio è ancora l’occasione più richiesta, anche se la più cara, se-
cora il viaggio esotico, alla scoperta del sione della mente spesso corrisponde proponiamo itinerari guidati a cifre con- per scoprire un altro Paese e per cre- guita da San Francisco e Miami pur se
mondo e di se stessi, ma lo realizzano una destinazione più tradizionale, anche tenute: 1.650 euro per due settimane in scere. La più “gettonata” rimane Londra, gli Stati Uniti obbligano lo studente a
concretamente in modo diverso. Il so- perché quelle più affascinanti, di solito, India, 1.400 euro per una in Cina. Il viag- dove molti scelgono di studiare l’ingle- stipulare una polizza assicurativa, di cir-
gno viene mediato con la disponibilità sono le più care. «In Europa non esistono gio accompagnato qui è ancora più im- se d’estate, preferendo i residence uni- ca 150 euro, richiesta dalle scuole che
di tempo, dato che si tratta soprattutto posti inesplorati e i pochi luoghi “lontani” portante per la lingua: senza guida diven- versitari (1.000 euro, tutto compreso, li ospitano».
di stu- come Capo Nord, non sono alla portata ta difficile anche acquistare un biglietto per due settimane). Sempre più giovani Tiziana Mussano
I
Giovani barcastoppisti scoprono l vento nei capelli, le onde che s’infrangono sulla prua, mi- più richieste sono un forte spirito di adattamento (sopportando
il mondo. Zaino in spalla e forte steriose terre da esplorare. Chi non ha mai pensato di ab- anche turni notturni), capacità di vivere in barca per lunghi pe-
capacità di adattamento sono bandonare tutto per partire verso mete sconosciute? Per chi riodi e saper fare lavoro di squadra con il resto dell’equipaggio.
tutto ciò di cui hanno bisogno non ha soldi, non possiede una barca, ma non vuole comun- Ci sono diversi porti al mondo dov’è facile trovare un passaggio
que rinunciare all’avventura, una soluzione esiste. gratis, cinque in particolare: Las Palmas alle Canarie, Panama,
È il “barcastoppismo”, versione nautica dell’autostop: ci s’imbar- Margarita ai Caraibi, Papete a Bora Bora e Phuket, in Thailandia.
Pedalando
ca su uno yatch (un barcone quando le cose vanno male!) e ci Nei bar al molo, s’incontrano i comandanti, nelle bacheche e su
si adatta a fare piccoli lavori a bordo, fino al porto successivo, internet trovi le loro richieste.
quando si alza nuovamente il pollice lungo la banchina. In que- Il lungo viaggio di Di Stefano si è concluso a La Spezia, dopo
sto modo molti giovani attraversano i mari di mezzo mondo. «In esser passato per Algeri, Canarie, Antille, Galapagos, Polinesia,
Italia il barca stop non è ancora molto diffuso – spiega Alberto Fiji, Australia, Sri Lanka, Corno d’Africa, Suez e Malta. Attraverso
coast to coast
Cinquemila chilometri per vedere Spielberg
di Stefano, autore del libro Il giro del mondo in barca stop – men-
tre gli australiani e i neozelandesi, ad esempio, lo fanno già da
anni». Lui in mare ci è stato per un anno, partendo dal porto di
Fiumicino e nel suo libro raccoglie consigli pratici e racconti di
viaggio. Alberto scrive: “Avevo letto un annuncio sul giornale
di vela Bolina che proponeva di presentarsi a Fiumicino per far
gli oceani a bordo di barche con equipaggi internazionali con
abitudini sociali, alimentari ed economiche diverse dalle sue,
ma tutti accomunati dalla stessa grande passione per il mare
e la vela.
Il barcastoppista ama il viaggio come esperienza in sé: per que-
sto una barca va scelta non per la sua bellezza ma per la com-
parte dell’equipaggio di Okianos, pagnia (importante perciò considerare il carattere del coman-
Una pedalata lunga un mese. Ufficial- no momenti indimenticabili, una goletta di 21 metri che stava dante). Sul sito di Alberto di Stefano venticinquemilamiglia.it,
mente, il viaggio comincia a New York tutti riportati nel suo diario di per salpare per i Caraibi”. alcuni siti dove andare a caccia di un imbarco come 7knots.com
il 19 luglio 2006. In realtà si parte già viaggio in rete, che aggiorna- Ci s’imbarca in cambio di normali e findacrew.net . Inoltre, immagini di viaggio, letture ‘propedeu-
un anno prima. «L’idea mi è venuta va costantemente nelle soste mansioni di bordo, non è necessa- tiche’ e un forum dove
guardando il film Thelma e Louise, mi agli internet point. rio essere dei provetti lupi di mare: scambiarsi pareri, idee
ha colpito la scena del ciclista nel Grand Qui descrive, ad esempio, il le barche sono spesso piccole, con e contatti.
Canyon. Odiavo la bici, ma subito dopo passaggio per le Montagne poco personale a bordo. Le doti Chiara Canavero
ne ho comprata una». Così racconta Rocciose. «È stato fantasti-
l’inizio della sua avventura Renato Gau- co - scrive -, nonostante la
dino, classe ’76, autista aziendale per stanchezza e i dolori. Giunto A sinistra e sotto: Renato Gaudino durante l’avventura statunitense
dovere e tante altre cose per passione: in cima ho pensato che la A destra: Marco Banchelli pedala sulle acque dell’Arno
regista, pittore, sportivo. Partito dalla discesa sarebbe stata un mo-
campagna biellese per «evadere dal mento di relax, invece avevo
quotidiano», ma non solo. L’obiettivo problemi a frenare, le mie
era incontrare il suo regista preferito, mani erano quasi paralizzate.
Steven Spielberg. E non per strappargli Vedendo che davanti avevo
un autografo, ma per proporgli il sog- altre montagne, ho deciso di
getto di un suo film sull’ambiente, The deviare a sud, anche se avrei
green war. Un’audacia che ha immedia- allungato un po’. Quando so-
tamente lasciato perplessi i suoi fami- no arrivato alla Monument
liari. «All’inizio hanno cercato di dissua- Valley... Non ho parole per
dermi, poi hanno capito che non sareb- descrivere l’emozione». Emo-
bero riusciti a fermarmi», commenta.
È stato soprattutto l’amore per la causa
ambientale a spingere Gaudino a peda-
lare per 5200 Km, «per sensibilizzare la
zioni che però, al ritorno, hanno pre-
sentato il conto. «Ho avuto uno shock
fisico - ricorda -. Sono stato male per tre
mesi, sia per lo sforzo sia per la cattiva
Il mondo su una bicicletta
gente», dice. Così, dopo il comodo viag- alimentazione. Per tutto il tempo in cui «La bicicletta è una filosofia. Partire per Banchelli è stato in Australia, Cina, India, mont, venticinquenne scozzese che il
gio in aereo fino alla Grande Mela, con sono stato negli Stati Uniti, infatti, ho un’impresa è più un viaggio interiore America Latina, Kenya, Thailandia, ma 15 febbraio ha concluso a Parigi il giro
un carico di 20 chili e una bandierina mangiato male, nei fast food, sempre che una ricerca del rischio». A raccon- l’esperienza che più l’ha segnato, sia del mondo sui pedali. Ha impiegato 195
italiana montata sulla bici, è cominciato vicino alla bicicletta per controllare che tarlo è Marco Banchelli, toscano, 51 anni, fisicamente che umanamente, è stata giorni per percorrere 29.611 chilometri
il coast-to-coast statunitense. Racconta: non mi rubassero nulla». che in bici ha macinato chilometri dal- quella in Nepal, affrontata per la prima attraverso 20 paesi, stabilendo un nuovo
«Mi ero fatto una tabella di marcia, do- Poi, finalmente, Gaudino ha messo il l’Himalaya all’Australia. Ha fatto delle sue volta nel 1985. «Tutto mi sembra più primato che ha cancellato quello di Ste-
vevo stare sui mille km alla settimana. cavalletto. A Los Angeles, dove la pri- avventure un modo per testimoniare piccolo se confrontato a quella terra. Le ve Strange al quale, tre anni fa, sono stati
Non sempre, però, riuscivo a rispettarla. ma cosa che ha fatto è stata cercare un l’impegno per la pace e la solidarietà. È mie avventure precedenti sono servite necessari 276 giornate per compiere la
Temporali improvvisi, ad esempio, mi ostello e dormire per quasi due gior- stato rappresentante dell’Unicef durante per avvicinarmi all’Himalaya. È stato co- stessa impresa.
impedivano di raggiungere gli ostelli o i ni, alzandosi solo per i pasti. «È stata i suoi viaggi e, dal luglio 1998, è porta- me studiare per conseguire una laurea». Quella dello scozzese è solo la più recen-
campeggi per la notte, allora dovevo ar- un’esperienza che mi ha dato molto sul bandiera dell’Unione Europea. Proprio in Nepal, nel 1998, il biker tosca- te pedalata attorno al globo. E, per ora, la
rangiarmi a dormire dove capitava». Per piano personale. Mi ha insegnato che «La bicicletta è un contenitore. Se pe- no ha realizzato anche la sua impresa più veloce. Prima di lui, quest’avventura
strada, spesso in luoghi completamen- nulla è impossibile. Quando vuoi fare dalare può anche essere utile fa molto più grande: pedalare lungo il lago più è stata portata a temine anche dall’ar-
te isolati, dove non passava neanche una cosa non ci devi pensare su, ma far- piacere» spiega Banchelli. In realtà il suo alto del mondo, a 5300 metri. Una volta gentino Mariano Lorefice e dall’inglese
un’auto. «C’era emozione e paura nello la e basta. Io mi sono buttato: non co- amore per le due ruote è nato alcuni an- raggiunto lo ha battezzato Sanu Pokhari, Alistair Humphreys. Il primo ha realizza-
stesso tempo». Come a Tierra Amarilla, noscevo bene l’inglese e non sapevo se ni fa, quasi per caso. «Il motto “hai voluto ossia Lago dei bambini. to due giri attorno al mondo sulle due
in New Mexico, quando, ritrovatosi con avrei resistito fisicamente. Però, se non la bicicletta, adesso pedala” fa proprio Oggi però la sua passione per la biciclet- ruote: 130 mila chilometri e 60 paesi
le pile scariche, ha percorso 30 km al l’avessi fatto, mi sarebbe rimasto il chio- per me. Non ho mai avuto moto né mo- ta sta diventando un vero lavoro. «Faccio visitati, attraversando anche deserti con
buio in mezzo alla foresta. O a Walsen- do fisso. E poi ora mi sento più forte, do- torino e la bici è stata semplicemente un da guida per gruppi e presto farò una temperature superiori ai 55 gradi e aree
burg, in Colorado, quando si è risveglia- po aver dormito nella foresta da solo al mezzo per non andare a piedi. All’inizio puntata radiofonica con Ciclisti per caso. estremamente fredde come l’Alaska e il
to di notte per le molestie dell’uomo buio non ho più paura di niente». era una necessità poi si è trasformata in Non è una professione facile, ci vuole un circolo polare artico. Humphreys , inve-
che lo ospitava. E poi la fatica, il sole E Spielberg? «Non mi ha ricevuto, ma una vera passione. L’importante per me po’ di fantasia». E al giro del mondo non ce, nel 2001, appena finiti gli studi, ha
forte, le temperature desertiche. «Dopo non mi arrendo». Vuol dire che potreb- era trovare una dimensione personale ha mai pensato? «È una cosa che mi atti- inforcato la bicicletta e iniziato un giro
cinque giorni mi sono detto: chi me lo be ripetere l’esperienza? «Sì, ma solo in e sociale che non fosse solo dettata dai ra, ma non lo vedrei come una gara. Pen- del mondo in solitaria a scopo benefico
fa fare?». La voglia d’avventura però, alla compagnia di qualcuno». soldi e la bicicletta in questo senso mi ha so che ci metterei almeno un anno». durato quattro anni.
fine ha prevalso e ha regalato a Gaudi- Mariassunta Veneziano aiutato molto». A pensarla diversamente è Mark Beau- Claudia Luise
DOSSIER/FUGHE 8 febbraio ‘08
& AVVENTURE
A
zeglio, a pochi chilometri da Ivrea: in una no francese, ha convinto l’organizzazione a sospende- - dice Pattono - parteciperemo al Ral- si perde più. «Ti perdi anco-
stretta stradina del centro c’è un piccolo re tutto. «Un disastro, sia morale che economico - dice ly di Tunisia, o faremo questa gara in ra ma perdi la rotta ideale»,
concessionario di moto. È la base del team Pattono - morale perché dopo tanto lavoro tutto sva- Ungheria, ma non si capisce bene quale sarà il terreno precisa Pattono. «Prima ti poteva capitare di non sa-
Dakar del camion Iveco disegnato dall’Ital- nisce in un attimo. Economico perché queste gare so- più adatto ai camion. Gli spazi africani ti consentono di pere veramente più dov’eri. Ci si allontanava di più
design di Giugiaro. Il team si forma nel 2004, con no costosissime e si fanno solo grazie agli sponsor. Per gestire un mezzo del genere, ma nei boschi lo distrug- dalle vie principali, si passava da luoghi dove non
l’arrivo alla guida di Luisa Trucco, torinese di 34 an- la preparazione del camion abbiamo anticipato molti gi. Aver speso tutti i soldi per prepararsi alla Dakar, non si va più. I rischi sono per chi va molte forte, come
ni: «Il team siamo io e Corrado Pattono, suo fratello soldi, ma gli sponsor finanziano i piccoli team perché correre e rovinare il camion in una gara meno impor- in qualsiasi altra gara». Secondo loro a rischiare non
Germano, è un’aggiunta». Quella del 2008 sarebbe è la Dakar. Se salta l’evento, salta lo sponsor. I nostri per tante e con poco seguito diventa impegnativo». sono tanto le persone quanto i mezzi: «Se ti si rompe
stata per Trucco la quarta Dakar, mentre Pattono è fortuna ci sono venuti incontro, quindi cercheremo di La Dakar è il rally del deserto per definizione. Alla do- il camion tra le dune e non trovi nessuno che te lo
un veterano alla 18esima edizione. Dei due, lui, il na- fare qualche altra gara». manda se la vera sfida è tra i concorrenti o con il terre- recuperi, se ti prende fuoco e non riesci a spenger-
vigatore, è il più taciturno, ma risponde per primo La Aso, l’ente organizzatore, non ha perso tempo e no di gara, i due piloti rispondono sicuri. «Il deserto è lo». Entrambi soffrono già del «mal d’Africa» mentre
quando gli viene chiesta la reazione dei piloti all’an- già si parla di una Dakar Series in Argentina il pros- ciò che cercano tutti quelli che fanno la Dakar. Il deser- mostrano il camion nel cortile. C’è ancora la sabbia
nullamento del rally il giorno prima della partenza. simo anno, ma è stato anticipato ad aprile un raid in to, la sabbia, gli spazi africani - afferma Pattono -. Sem- delle prove attaccata agli enormi pneumatici.
Il rischio di attentati terroristici segnalato dal gover- programma per il 2009 in Ungheria. «Probabilmente bra che in Argentina ci siano le stesse condizioni, non Luca Ciambellotti
Muoversi all’estero?
di. È la scommessa vinta di Alain De Carolis, che ha sono rimasto in silenzio e da
viaggiato in sella alla sua moto, una Kawasaki ER-5, solo. Non mi era mai capitato
dall’Abruzzo a Capo Nord. Andata e ritorno in soli- e credo non capiterà più. Sono
tario verso il circolo polare artico. esperienze impossibili da rac-
Sapeva che correva dei rischi, «se consideri che il contare. Bisogna viverle».
viaggio più lungo che avevo fatto fino ad allora in
moto era stato di 60 km, tre settimane prima, per
andare a prendere la patente». Una follia. Ma per-
Lui ce l’ha fatta, anche se il suo
fisico non era preparato ad
un’avventura del genere. «La
Aiutatevi col Mobigiò
ché farlo? Per Alain era un modo per sentirsi indi- concentrazione è sempre mol- La prossima settimana aprirà a Torino MobiGiò, un Schede orientative del centro InformaGiovani e or-
pendente: dalle regole sociali che gli sono sempre to alta e la fatica fisica si fa sentire da subito. Dopo punto informativo dedicato al turismo e alla mobi- ganizzare, con l’aiuto di persone competenti e in-
state strette, da paure sull’inutilità della sua esi- un’ora di guida iniziano i dolori, ma dopo un’ora e lità giovanile nato dalla collaborazione tra Informa- formate, vacanze a tema e soggiorni studio. Da oggi,
stenza e da un amore tormentato. Persino lei era mezza sembra di stare seduti sui chiodi. Bisogna Giovani e Centro Turistico Studentesco (Cts). Mobi- quindi, non sarà più un problema reperire indirizzi
passata in secondo piano. Il viaggio era l’unica cosa fermarsi spesso per sgranchirsi le ossa». giò vuole essere un punto di riferimento per tutti i utili sulle famiglie che offrono ospitalità o sui giovani
che contava. Non sapeva se sarebbe arrivato a de- Per il ritorno Alain ha scelto, su consiglio di veterani giovani torinesi alla ricerca di opportunità per viag- che propongono lo scambio dell’alloggio.
stinazione. L’importante era partire. dei viaggi estremi in moto, le strette curve della E6 giare e muoversi all’insegna del divertimento, dello Mobigiò è anche uno strumento per tutti coloro che
Armato di tenda e sacco a pelo, una tuta imper- norvegese. «Avevo solo voglia di tornare a casa per studio, ma anche del volontariato. cercano opportunità di tirocini e stage in Europa e
meabile e la sua determinazione, Alain ha iniziato il incassare la vittoria dinanzi a coloro che mi aveva- Lo sportello, quindi, offre informazioni sulle iniziative vogliono partecipare ai principali programmi per la
suo viaggio in un giorno d’aprile. «Cadute, inciden- no dato per spacciato. Molti scommettevano che proposte dalla Città di Torino sul tema della mobi- mobilità studentesca all’interno dell’Unione Euro-
ti, pioggia forte, guasti meccanici, malattie. Non mi sarei arrivato in Germania. I più stronzi pronostica- lità giovanile: scambi internazionali, servizio volon- pea. Oltre a questo, sarà possibile usufruire di tutti
spaventava tutto questo. Quello che mi terrorizza- vano un viaggio lungo qualche chilometro». L’ul- tario europeo, agevolazioni per viaggiare in Italia e i vantaggi e i servizi destinati ai soci Cts.
va era la solitudine estrema. L’isolamento. La com- timo giorno, ha guidato per 3300 km. «Ce l’avevo all’estero. Ma anche notizie utili sui documenti ne- Il punto Mobigiò si trova in corso San Maurizio 6 ed è
pagnia di me stesso. La noia». Ma l’avventura non fatta. Forse quel viaggio segnava per me la fine di cessari, sui trasporti, sulle strutture ricettive a basso aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 e il saba-
gli ha permesso di annoiarsi. All’andata, attraver- qualcosa. O l’inizio di qualcos’altro. Sta di fatto che costo e sulle vaccinazioni per viaggiare in sicurezza to dalle 10 alle 14. È anche reperibile all’indirizzo web
sando l’Austria, la Germania, la Svezia, la Finlandia non me lo scorderò mai». in tutti i paesi del mondo. www.comune.torino.it/infogio.
e arrivando in Norvegia a Capo Nord, pensava solo Delia Cosereanu Inoltre sarà possibile consultare la Banca dati e le Claudia Luise
febbraio ‘08
9 DOSSIER/FUGHE
& AVVENTURE
C
i sono luoghi, al confine tra Laos e scito ad afferrarla e a scagliarla lontano. Così
Rifugio spirituale
Sempre più giovani trovano
la loro strada nei nuovi culti.
Come racconta Introvigne
C
omunità, movimen- nità o organizzazioni religio-
ti religiosi, piccole e In alto a sinistra, Massimo Introvigne, accanto l’ingresso a Damanhur se minoritarie appartiene a
grandi chiese, vecchi classi sociali marginali, povere.
e nuovi culti. Da Da- al suo sviluppo, nelle organizzazioni che Guardiamo a Damanhur o a Scientology, due realtà
manhur al Soka Gakkai passan- nascono alla periferia del religioso, l’im- completamente diverse tra loro: in entrambi i casi i
do per i pentecostali e Sciento- pegno è totale». membri dell’organizzazione sono mediamente per-
logy, anche in Piemonte decine Che capacità di attrazione hanno sui sone ricche o comunque benestanti».
di giovani decidono ogni anno giovani? Quale è il rapporto tra la Chiesa Cattolica e que-
di abbracciare nuove forme di «Non molta. Generalmente queste or- ste organizzazioni?
religiosità e diverse filosofie ganizzazioni restano piccole, di nicchia, «Quello che la Chiesa Cattolica cerca di evitare è
di vita, in cerca di un rapporto perchè danno alti benefici, come il vive- la confusione. Per questo dialoga meglio con chi
più spirituale con l’esistente. re in una comunità calda, con relazioni distingue nettamente il proprio credo e la propria
Bisogno del sacro o desiderio corte tra le persone, ma implicano anche impostazione teologica e filosofica».
di evasione dalla realtà difficile alti costi per chi entra a farne parte, in Quali sono in Piemonte le realtà religiose che at-
dirlo, ma una cosa è certa: nella maggior parte dei tuali e alle nuove organizzazioni religiose? termini di impegno e di stigmatizzazione da parte traggono di più i giovani?
casi si tratta di scelte di vita totalizzanti, che spesso «Più che di evasione io parlerei di ricerca di esperien- dell’opinione pubblica. E i consumatori religiosi gio- «Sicuramente il Soka Gakkai, un movimento bud-
segnano una cesura netta con la vita condotta in ze alternative. Si tratta nella maggior parte dei casi vani disposti a pagare alti costi per alti benefici sono dista fondato da Nichiren Daishonin, che è partico-
precedenza. Massimo Introvigne è uno dei massimi di comunità molto coinvolgenti alle quali bisogna pochi». larmente radicato in Piemonte. Sono 4000 in tutta
esperti italiani di nuove religioni, fondatore nel 1988 dedicare tempo e tante energie. Diversamente dalla I ragazzi che ricercano nuove forme di religiosità la regione e 2000 solo a Torino. Hanno dovuto co-
del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni). Chiesa Cattolica nella quale è possibile trovare un hanno un profilo sociale definito? stituire dei gruppi di soli giovani perché ce n’erano
Professor Introvigne, c’è un bisogno di evasione free rider, ovvero qualcuno che beneficia dei servizi «No. Ormai è definitivamente tramontato il modello veramente tanti».
nei giovani che si avvicinano alle comunità spiri- offerti da quella comunità senza contribuire molto economicistico per cui chi entra a far parte di comu- Gabriella Colarusso
In cammino, pellegrini
Verso Santiago frotte di devoti e di sportivi
percorrono a piedi anche mille chilometri
Dentro
N
on è difficile trovare qualcuno che voglia di San Jacopo di Compostela ed è autorizzato per il
parlare del Cammino di Santiago. Il vis- Piemonte e la Valle d’Aosta a fornire di Credenziale
suto è così intenso che non si perde mai
l’occasione. Nilo Marocchino, farmacista
di Saluzzo, ha 67 anni e non ricorda quante volte ha
chi diventa pellegrino verso Santiago. Basta chia-
mare la confraternita o il centro studi, entrambi con
sede a Perugia (www.confraternitadisanjacopo.it).
lo zaino
raggiunto Compostela: «La prima volta in bicicletta, Credenziale in tasca, resta da scegliere quale dei Lo zaino è il primo
ma non andavo a fare qualcosa di spirituale: sono cammini intraprendere. Ogni tragitto ha la sua compagno di viaggio del
un viaggiatore, tutto mi incuriosisce. Poi, quando particolarità, la sua lunghezza e la sua storia. C’è il pellegrino. Il suo peso non
sono arrivato, ho capito che il Cammino di Santia- cammino classico, o camino francés, da Saint Jean deve superare un decimo
go era cosa diversa. Mi aveva insegnato a dare una Pied de Port: 800 chilometri prima di trovarsi difron- del proprio, e non vale
diversa impostazione alla vita: a darle il tempo giu- te la massiccia cattedrale che conserva le spoglie di ingrassare per riempirlo di
sto, a vedere ogni giorno come una sorpresa che ti San Giacomo e dove ogni anno giungono milioni più. D’estate: tre magliette,
arricchisce senza che tu lo chieda». di pellegrini. Poi ci sono il camino del norte (detto due pantaloni, tre paia di
Certo, il Cammino può essere anche puro trekking, anche camino de la costa o camino primitivo, perché calzini, tre mutande, una
ma la connotazione di “pellegrinaggio” lo collo- il primo a essere praticato), lungo la costa atlantica; tuta per il freddo serale.
ca in ambito devozionale o di ricerca spirituale. A la ruta de la plata, che parte da Siviglia; il camino por- Gli indumenti sportivi
Compostela si va a piedi, in bicicletta, a cavallo. L’im- tugues e il camino aragones, uno dei più corti (162 di ultima generazione
portante è avere con sé la Credenziale, che lì è più chilometri). aiutano: sono leggeri e si asciugano in mezz’ora. attaccandoli allo zaino), ago e filo, che (oppor-
importante della carta d’identità: attesta lo stato di Oggi non è più necessario fare testamento prima di Non possono mancare un k-way o un grande tunamente sterilizzati ) servono a curare le
pellegrino, permette di avere pasti garantiti (tra i 3 partire, ma il Cammino resta un’avventura. Né man- poncho che copra anche lo zaino, una banda- vesciche. E ancora: bustine di zucchero per i cali
e i 10 euro) e di dormire negli hospitaleros (parroc- ca un’insidia che non tutti sono in grado di affronta- na per proteggere la gola dalla polvere e un di pressione, sacchetti di plastica per conservare
chiali, comunali o privati) al di sotto dei 10 euro. re: scoprire se stessi. cappello contro il sole, scarponi da escursione, alimenti e indumenti Poi una pila, tappi per le
Nilo Marocchino è uno dei priori della Confraternita Alessia Smaniotto sandali, un asciugamano e il sacco a pelo. Da orecchie se si ha il sonno leggero, stringhe di
non dimenticare: coltellino svizzero, pinzetta, ricambio, cerotti, farmaci base (mal di testa, an-
Un milione di passi
sapone di Marsiglia per lavare se stessi e i panni, tinfiammatori), ammoniaca per le punture degli
crema solare e qualche molletta (la Spagna è insetti e, soprattutto, un rotolo di carta igienica:
un paese ventoso, si possono asciugare i vestiti si percorrono decine di chilometri nel nulla.
Alberto, Giacomo e Carmela sono partiti nell’agosto del desiderio di avventura. Volevo capire se, spogliata delle tutti quanti si salutano, si aiutano, nessuno è indifferen- ne della messa. Oggi è un simbolo.
2006 per percorrere il cammino classico, quello che pas- comodità a cui sono abituata, sarei stata in grado di ar- te»: è uno dei ricordi più belli di Carmela. E dopo Santiago c’è Finisterre (dal latino, fine delle ter-
sa per Roncisvalle. Un milione e cinquecentomila passi, rangiarmi con il minimo indispensabile». Lo spirito di adattamento, la voglia di scoprire se stessi re, il punto più occidentale della Spagna), dove al faro,
28 giorni, una media quotidiana di trenta chilometri tra Lungo il percorso Carmela ha scoperto che, delle sue senza temere di essere deboli, stanchi, di avere dei di- circondati dall’oceano, ci si gode il tramonto. Qui i pelle-
le cinque e trenta del mattino e le due del pomeriggio, tre magliette, ne bastavano due («l’importante era che fetti, è la chiave per arrivare: «Molti fanno resistenza, ma grini di un tempo compivano il bagno di purificazione,
momento di ristoro e pulizia. fossero pulite!»). E Giacomo, dopo quattro giorni, ha la fatica così è doppia», spiega Giacomo. bruciavano un indumento indossato durante il cammi-
Giacomo, 26 anni, che fa parte della onlus Nuovi Oriz- rispedito a casa un po’ dei chili in eccesso. Come loro, Arrivati sotto la cattedrale, le lacrime scenderanno no e raccoglievano una delle conchiglie sulla spiaggia.
zonti di Piglio (Frosinone), è stato il motore del gruppo. molti cercano l’avventura. Ma per tutti il Cammino si spontanee: «Non importa chi hai vicino», ricorda Car- Il cammino non è finito, per molti ricomincia, e da San-
Cercava compagni. Hanno risposto Alberto, 25 anni, trasforma diventando metafora della vita: non sempre mela. Poi, il tempo dei rituali: la colonna all’ingresso tiago si riportano immagini, come quella impressa nel-
che si occupa di formazione del personale alla L’Oréal è controllabile e ogni meta è un nuovo inizio. della navata è stata toccata da così tante mani da por- la mente di Alberto: «Una mattina, partiti alle cinque, la
di Milano, e Carmela, 26, studentessa in ingegneria am- «Per me è il cammino dei segni – racconta Alberto - tarne il calco; la statua di San Giacomo da abbracciare; marcia è iniziata in un bosco, dove faceva più buio del
bientale a Padova. Alberto e Carmela non sono partiti sono partito senza una meta, ma l’ho trovata lungo il la cripta dove un banco attende chi vuole affidare una solito. Davanti a noi c’era un padre che teneva per ma-
per motivi religiosi o sportivi, ma spinti dal desiderio percorso». Un percorso fatto anche di incontri. I tre pel- preghiera. Il botafumeiro, invece, un enorme incensiere no il figlio, avrà avuto otto anni. Quando il bosco è finito
di sfidare se stessi. «Non sapevo nemmeno fosse un legrini hanno visto il loro gruppo aumentare, cambiare alto circa 10 metri, ricorda i tempi in cui i pellegrini puz- e la luce si è alzata, il bimbo ha lasciato la mano del pa-
cammino religioso – racconta Carmela - ma era forte il e riformarsi lungo il tragitto. «Andando verso Santiago zavano così tanto da rendere impossibile la celebrazio- dre, riprendendo il cammino, sicuro». a.s.
E
così fuggirono nei boschi. Dalla civiltà, dalla parlarono prima i giornali locali ed è proprio da quelle
«Valutiamo sempre - sottolinea Valen- madre, dalle botte del padrone. Erano i pri- pagine che ne venimmo a conoscenza» spiega Vitto-
tini - se è opportuno trattare o no una mi anni ‘80 quando Renzo Pellazza, all’epoca ria Polato, giornalista di “Chi l’ha visto”, la trasmissone
vicenda. Interveniamo in genere quando trent’anni, e il fratello minore Franco, abbando- di Raitre che si è occupata più volte del caso. In tutto
sono coinvolti soggetti a rischio. Se, per narono Ormea, un borgo di duemila anime sulle Alpi il territorio di Ormea furono disseminati volantini con
esempio, uno fugge dai creditori la storia Liguri (provincia di Cuneo), per rifugiarsi in montagna. i volti dei “cinghiali”, pure il Comune si impegnò nella
Le ragioni
ovviamente non compete a noi. Nell’affrontare Al riparo da quel mondo crudele, che li aveva emargi- ricerca: «Preparammo l’appello:“Renzo, Franco, vostra
le varie vicende collaboriamo con i nati. I“fratelli cinghiali”,così chiamati in paese per il loro madre non sta bene, vuole vedervi. Nessuno vi farà
parenti, le forze dell’ordine e aspetto “selvatico”,si diedero alla macchia. del male”» ricorda Ferraris. “Chi l’ha visto” affittò un
gli psicologi». Non ne potevano più della gente che li scherniva, del- piccolo aereo con appeso uno striscione. A novem-
dell’oblio
Lavoro o studi, soldi o sentimenti. Sono
Le ragioni di chi scompare, oltre
che a mancate realizzazioni nel
lavoro o a crisi di coppia, sono le-
gate frequentemente all’universi-
la madre che li ignorava e del capo che li picchiava.
Uno lavorava nei campi, l’altro in ferrovia, decisero di
vendere la cascina e di scomparire. Vivranno come
“uomini primitivi” nella boscaglia, tra casolari e grotte,
bre i fratelli ricomparvero. Ormai sospettosi del ge-
nere umano, non si sarebbero fatti più vedere se non
fossero entrati in contatto con una persona di fiducia.
Arrivarono al ricovero, pian piano come giganti buoni,
questi i motivi più ricorrenti delle scom- tà: tesi di laurea solo raccontate e nutrendosi dei frutti della natura, della caccia o gra- e incontrarono finalmente la mamma.
parse dei giovani tra i 20 e i 30 anni. mai scritte, esami dati ma solo per zie a piccoli furti. «Ma danni non ne hanno mai fatti», Dopo poco tempo, tornarono in montagna, ma que-
Complessivamente nella provincia di i familiari. «È il caso di Luca Spoto precisa Giorgio Ferraris, per quasi vent’anni sindaco di sta volta senza perdere di vista né i paesi, né la mam-
Torino, secondo la Questura, sono 220 i ragazzi di cui non sappiamo nulla dall’aprile Ormea e ora consigliere regionale del Pd, che raccon- ma, che morì nel 2004. Da quel giorno non sono più
fino ai 30 anni, che nel 2007 hanno fatto perdere del 2004» aggiunge Valentini. E poi, ci sono ta: «Renzo e Franco hanno deciso di vivere senza un scomparsi. Anziani (58 e 55 anni) si sono riavvicinati a
le loro tracce (il 50% è poi tornato a casa). Di loro storie come quelle di Johnny Roberts, inglese, domicilio fisso. Muovendosi tra le montagne: d’inver- quella che chiamiamo civiltà e ora vivono in un con-
spesso si occupa “Chi l’ha visto”, format Rai giun- che nel ‘99 intraprese un viaggio ai limiti della no sul versante ligure e d’estate in Piemonte a più alte tainer abbandonato nel comune di Armo. Lavorano
to quest’anno alla ventesima edizione. «Se per gli follia, in compagnia di due pony, un asino, un quote, dormendo nelle borgate abbandonate». nei campi aiutando i contadini, sono meno diffidenti
adolescenti i problemi scatenanti la fuga sono i cane e un puledrino. Obiettivo? Ripercorrere la La loro è una storia quasi dell’800: inesistenti per l’ana- di una volta ma non del tutto. Sono pur sempre i fra-
conflitti con i genitori o le questioni di cuore, per storia del Signore degli anelli. Partito dall’Inghil- grafe ma non per i boschi dove si aggiravano con telli cinghiali, i briganti d’Ormea, quelli che hanno vis-
i giovani i fattori sono più articolati: è una fase terra, voleva raggiungere l’Europa meridionale. barbe lunghe e occhio furtivo. È una vicenda che si suto come nomadi, senza un tetto, e che i misteri della
di crescita e di bilanci delicata», spiega Renata Sul Monte Bianco si persero le sue tracce. E’ stato presta alla leggenda e, in parte, così è stato. Nel 1993 natura sicuramente conoscono più di noi.
Valentini, curatrice del programma. trovato 7 anni dopo a Istanbul. m.r. la mamma Ida che viveva in una casa di riposo a Pieve Mauro Ravarino
di Teco in Liguria si ammalò e chiese di rivederli. «Ne
P
azienza, passione e una buona dose di ri- è più forte. Tu sei lì che ti dedichi alla tua opera, ma di tutti. «L’arte è condivisione – afferma
schio. Un writer l’avventura non deve an- devi continuamente guardarti alle spalle». A dirlo Ufo5 –. Le mostre sono belle, ma per
dare a cercarsela in capo al mondo. La sua è El Euro, 25 anni, che fa l’allevatore in provincia di strada c’è uno scambio più immediato
avventura è la città. Da solo o in gruppo, di Vercelli. con la gente». Lui ha 26 anni ed è di No-
giorno o di notte, quando è più facile confondersi Br1 invece è di Biella, ha 23 anni e studia giurispru- vara, a metà strada tra le due città in cui
con le ombre. Muri, tram e treni come enormi tele su denza a Torino. «Preferisco essere più un illustratore si svolge la sua vita. Studia Design al Po-
cui rivendicare la propria libertà, il possesso di spazi che un pittore di quadri da vendere. La vera soddi- litecnico di Milano, ma preferisce Torino.
urbani colonizzati dalla pubblicità. Opere precarie, sfazione non sono i soldi, ma quando attacchi gli «A Milano qualsiasi cosa abbia successo
soggette alla mano distruttrice del tempo o delle sticker: un’adrenalina unica. L’emozione la provi poi diventa moda – spiega -. Anche la street
amministrazioni municipali. Il disegno per amore, la ogni volta che ripassi e vedi quello che hai fatto. Sai art. Ormai viene spesso utilizzata per
fuga per necessità. E se non è abbastanza veloce si quando nei libri o nei film dicono che i criminali tor- scopi commerciali, attraverso la vendita
becca la multa, quando non va peggio. Ma pazienza, nano sempre sulla scena del delitto? Tu torni conti- di gadget, magliette e cappellini
il rischio è il suo mestiere, anzi, la sua arte. nuamente lì solo per contemplare la tua opera». ispirati a essa. Ma così perde tutto
El Euro, Paolo, Br1 e Ufo5 si dedicano alla street art Non c’è solo la voglia di marcare un territorio, ma il suo senso». Rischio e adrenalina,
da anni. Vengono da quattro province piemonte- anche quella di rendersi visibili in un luogo pubblico va bene. E la gratificazione? Ufo5
si diverse, come diversi sono i loro percorsi di vita, attraverso qualcosa che appartiene solo a loro. Co- risponde raccontando un episodio:
ma quando gli chiedi perché disegnano per strada me spiega Paolo, cuneese, 23 anni, studente all’Ac- «Di solito indosso un costume, una
la parola che usano è la stessa: adrenalina. In questi cademia di Belle Arti. Il colpo di fulmine l’ha avuto tuta blu con una maschera di car-
giorni alcune loro opere compaiono nell’esposizio- in stazione, dove andava a prendere il treno che tone sul viso. È un personaggio che
ne “Street Art… O almeno 4 giovani esempi”, fino lo portava alla scuola di grafica pubblicitaria, dove riproduco spesso nei miei disegni,
al 29 febbraio al circolo culturale Amantes di via si è diplomato. «Vedevo i vagoni con i graffiti e ne in una posa caratteristica. Una volta
Principe Amedeo 38. «Una mostra ti dà molte soddi- ero affascinato – racconta –, soprattutto pensando l’ho usato per decorare una parete
sfazioni, ma per strada è tutta un’altra cosa. Hai una al lavoro che c’era dietro e al rischio che correva ad Arezzo. Dopo un po’ che avevo
visibilità maggiore e poi è più divertente, l’emozione chi li faceva. Mi sentivo attratto da questa dimen- finito è arrivata una bambina con
sione, così mi sono informato e ho sco- il padre. Si è fermata e si è messa
perto qualcosa che mi appaga davvero, a imitare il mio omino. Questa è la
che sento veramente mio». Qualcosa di gratificazione».
molto personale, ma allo stesso tempo Mariassunta Veneziano
Vita da roulotte
Trenta famiglie nel campo nomadi di corso Unione Sovietica.
Un’identità in bilico: ecco chi sono e come vivono i Sinti
fidarsi di te.
Non ama-
no chi va a imporre la propria maniera di vivere,
allontanano subito che cerca di trasformarli in
“gente normale”. Libertà è la parola d’ordine. Lo
sottolineano le roulotte posteggiate accanto alle
case. Case grandi, che tuttavia rappresentano una
sorta di gabbia. Ecco allora che, quando arriva la
sera, abbandonano quelle quattro mura e dormo-
no nelle roulotte. Più piccole, eppure metafora del
movimento. «La mia casa è grande, ma non riesco
a dormirci, è più forte di me, di sera io, mia mo-
L
’identità dei Sinti piemontesi nasce glie, i miei bambini, andiamo nelle nostre roulot-
dal’incontro della cultura nomade ro- te», racconta un trentenne. E poi mi accompagna
manì con quella piemontese contadi- qualche metro più in là. Ci fermiamo davanti a un
na. Nomadi quindi, e piemontesi. cancello e indica la chiesetta in legno che hanno
Discendenti della comunità sinta segnalata costruito i Sinti del campo. «Ogni domenica chi
in Germania meridionale e in Svizzera tra il può va a messa. Tra noi vive un pastore evangelico
1417 e il 1419, i Sinti in Piemonte sono quasi che è riuscito a coinvolgerci senza mai obbligarci
tremila. A Torino vivono tra due campi no- a far nulla. L’abbiamo accolto con gioia», dice.
madi, coi loro bambini, la loro cultura, i fur- Roulotte, furgoni e uno dei diversi camion da paninaro. A sinistra, la chiesa evangelica in legno che i Sinti hanno costruito all’interno del campo Le macchine intanto entrano ed escono dal cam-
goni e le roulotte. Metà case, metà lavoro. po. Ragazze, ragazzi, donne, bambini, anziani. Una
Campo di Corso Unione Sovietica: la prima cosa un gusto tutto occidentale, tende bellissime, tv al te per risolvere i problemi di consanguineità tra gli normalità che abita a Torino e che si confonde coi
che colpisce è l’ordine degli spazi perfettamente plasma. Al centro, la grande stufa a legna. I bambi- animali. Oggi, ci sono circa una decina di partite ritmi della città. Un’avventura quotidiana, a metà
divisi tra le circa trenta famiglie che lo abitano. Un ni, anche piccolissimi, parlano il piemontese: è un Iva, alcuni Sinti fanno i paninari mantenendo la tra nomadismo e integrazione. Sinti ma non Rom,
piccolo “villaggio” poco distante dal centro, spazi dialetto intatto il loro. «Qualche anno fa – dicono loro natura girovaga, altri si adattano. Nel campo Sinti e neanche torinesi. Alcuni di loro hanno in-
verdi, un cortile davanti a ogni porta. Uno scenario – sono venuti da noi dei puristi della lingua». Il pie- di corso Unione Sovietica, tre ragazzi sono diven- tenzione di trasferirsi in una casa vera e propria,
molto diverso da quello dei campi rom, con un’at- montese fa parte della loro cultura, che i Sinti cer- tati calciatori: di serie A, B e C, e uno ha aperto una lontana dal campo. Ma sanno già che oltre alle va-
tenzione quasi maniacale alla pulizia. Mi fanno cano di mantenere intatta. Erano commercianti, scuola di calcio. Eppure, le famiglie non amano lige porteranno con sè le loro roulotte. Simbolo di
accomodare. Il pavimento è uno specchio, ma si abili artigiani, circensi, giostrai, addirittura girava- parlarne. Sono riservati i Sinti, gente di poche pa- appartenenza a un mondo difficile da raccontare.
scusano per il disordine. Le case sono arredate con no coi loro cavalli tra le fattorie isolate del Piemon- role. Ti osservano e cercano di capire se possono Rosalba Teodosio
ATTUALITÀ 16 17 febbraio ‘08
RIEVOCAZIONI
Un costume per scoprire il segreto del tempo
Pagine a cura di Sabrina Roglio
DA 34 ANNI SI RIEVOCA L’EROISMO DI PIETRO MICCA
E ADESSO ARRIVANO GLI SBANDIERATORI Nel 1974 nasce il Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino, con lo scopo di ricostruire
Cosa spinge oltre 50 giovani a ritrovarsi una volta alla settimana in palestra ad allenarsi storicamente ed in modo dinamico la realtà di alcuni Corpi militari del Ducato di Savoia, durante
per provare coreografie, trascorrere i fine settimana a fare spettacoli con ogni condizio- l’assedio francese del maggio - settembre 1706. La ricostruzione, racconta Luciano Astegiano
ne atmosferica, vestiti con una calzamaglia e una casacca? L’abbiamo chiesto a Maurizio presidente dell’associazione, è minuziosa. Le divise riproducono fedelmente quelle dell’epoca e
Procaccini, responsabile delle pubbliche relazioni dell’ Associazione Sbandieratori e sono cucite da sarti accreditati, le armi dai cannoni ai fucili sono perfette copie funzionanti (a salve)
musici della città di Avigliana. «Sicuramente da noi il palio è molto sentito. Siamo nati di quelle d’epoca, per non parlare delle bandiere, delle parrucche o dei movimenti delle truppe che
nel 1987 come gruppo coreografico di figuranti del “Borgo Vecchio”, all’interno della rispettano rigorosamente quelli descritti sugli antichi manuali d’addestramento.
manifestazione del Palio Storico e ci siamo poi trasformati in associazione autonoma Il gruppo storico è composto da 80-90 elementi, molti giovani, che si ritrovano quasi tutte le
nel 2001. Ma anche perchè ci si diverte molto, è un modo per stare insieme e fare qual- settimane nella palestra della caserma Cernaia per l’addestramento. L’atmosfera è militare e di
cosa di utile per la città, per sentirsi linfa vitale della tradizione». conseguenza lo è anche la goliardia.
Il gruppo si divide in sbandieratori e musici. I costumi, confezionati in proprio, sono ri- La passione, condivisa da tutti, per la storia di Torino insieme all’orgoglio di far parte di un gruppo
produzioni di abiti della fine del XIV secolo. È un’attività molto impegnativa soprattutto prestigioso induce i partecipanti a rievocare nel modo più fedele possibile le sensazioni e gli usi di
dal carnevale in poi quando le uscite si intensificano. Gli sbandieratori, che usano aste quel tempo. Vengono quindi eseguiti esercizi militari con comandi in antica lingua francese, la stes-
in fibra di carbonio del peso circa di 850 gr, provano una volta alla settimana i volteggi sa che le truppe parlavano nel ‘700, dal caricamento dei fucili a pietra focaia e la scarica di fucileria
e le coreografie da loro stessi inventati , e così fanno anche i musici: durante le parate è al passo di carica, dal lancio delle granate a mano al fuoco di artiglieria. Per partecipare contattare
prevista, infatti, una serie di movimenti coordinati con la musica. gli organizzatori su www.associazione-amici-pietro-micca-1706.it. (foto di Aldo Bonino)
Per poter far parte dell’associazione basta contattare i responsabili attraverso il sito
www.sbandieratorimusiciavigliana.net. Dopo un periodo di addestramento si può
cominciare ad esibirsi.
LA VITA DEI CELTI AI GIORNI NOSTRI
« Se ricordassimo 80 nomi dei nostri antenati saremo nell’età del ferro». Così Riccardo Graziano,
presidente dell’associazione Terra Taurina, spiega quanto siano vicini a noi i Celti. Salvaguar-
dare e divulgare il patrimonio storico, archeologico, linguistico, tradizionale e artistico del
AD ALPIGNANO SI CORRE CON LE ZUCCHE territorio piemontese e valdostano a partire dalle sue radici, anche grazie alle rievocazioni
storiche, è uno degli obiettivi dell’associazione. Attraverso uno studio coordinato con la so-
Correre con due bastoni sulle spalle a cui sono legate otto zucche piene di acqua cercando di vraintendenza archeologica del Piemonte, il gruppo ricostruisce fedelmente gli usi e i costumi
arrivare prima, facendo attenzione a non perderne troppa. Accade ad Alpignano a luglio du- di questo popolo. Druidi, guerrieri, bardi, guaritori, arcieri e artigiani imparano a fabbricare
rante il Palio dei Cusot, cioè degli zucchini. Da 9 anni per rievocare gli scontri armati, che nel archi, spade, elmi e scudi. Durante le manifestazioni costruiscono campi, preparano il fuoco,
1678 opposero qui l’esercito di Luigi XIV di Francia alle truppe sabaude ed alleate, le quattro dormono nelle capanne, insegnano ai più giovani a riconoscere le piante. La sede operativa
borgate in cui è diviso il comune tornano indietro nel tempo e si trasformano. Ogni borgo per l’incontro settimanale è in via Grassi 12, gli allenamenti per i combattimenti si svolgono in
affida a sarte esperte la confezione vestiti che riproducono i costumi dell’epoca. Gianni Bri- palestra. « È divertente perchè si combatte davvero. I Celti non erano dei militari ma dei guer-
gnolo, Abbà del borgo Vecchio, spiega che la vita associativa dura tutto l’anno. Si organizzano rieri, far parte di un evento bellico fa capire quanto fosse facile a quel tempo morire». La vita
il capodanno, il carnevale, la festa a maggio, i mercatini di natale. Non mancano la goliardia associativa è dunque intensa, si organizzano conferenze, si festeggiano le ricorrenze celtiche
e lo spirito di convivialità nelle lunghe tavolate in mezzo alla strada dove si può mangiare e si celebrano persino i matrimoni (vedi foto centrale) che sono di sette tipi diversi. Entrare a far
pane e salame, o nei cortili a pigiare l’uva. Info: www.comune.alpignano.to.it parte del gruppo non è difficile: è previsto un periodo di osservazione e di prova di un anno
alla fine del quale attraverso una vera e propria cerimonia il futuro guerriero, bardo o artigia-
no, riceverà il suo nome celtico scelto dal Druido e dal Re. Info: www.terrataurina.it.
TUTTE LE DATE PER VIAGGIARE NEL TEMPO
Nasce l’albo dei gruppi storici
Adesso si chiamano Reenactor, ma non tutti lo sanno. Sono i grup- appartenenza. Si chiama Viaggio nel Tempo il circuito di 14 rievoca- 29 giugno 14 settembre
pi e le associazioni che prendono parte alle rievocazioni storiche Per poter essere iscritti all’albo è necessario possedere alcuni zioni che ripercorrono gli usi e i costumi e le tradi- Storie d’Amore - Piossasco C’era una volta un Re -
(re-enacting è il termine inglese che indica la ricostruzione storica). requisiti come la residenza in Torino o nella provincia, rievocare zioni del Piemonte dall’XI al XIX secolo. Rivoli
Questo fenomeno in Piemonte è così radicato e variegato che da episodi accaduti sul territorio provinciale o essere un gruppo 12 luglio
diversi anni l’Assessorato al Turismo e Sport della Provincia di attivo da almeno un anno. Esiste poi una commissione tecnica di 1-3-4-9-10 maggio Rievocazione del Beato Bernardo di Baden - 21 settembre
Torino ha creato un vero e proprio albo dei gruppi storici. «Il nostro esperti in storia, comunicazione, allestimenti scenografici e teatra- Calendimaggio - Oglianico Moncalieri Palio di Semna-sal - Pianezza
– spiega Marisa Agirò dell’ufficio Turismo – è l’unico in Italia. È nato li, usi, costumi e usanze del territorio, selezionata dalla Provincia
per dare valore e visibilità ai numerosi gruppi presenti sul territo- per valutare ogni nuova richiesta di inserimento. 24-25 maggio 11-12-13 luglio 20-21 settembre
rio che coinvolgono migliaia di volontari coordinati dalle pro loco Da aprile sarà inoltre disponibile il nuovo opuscolo Viaggio nel Nella Rocca di Landolfo - Chieri XIV Rievocazione storica di Re Arduino - Rievocazione Fructuariense -
e dalle associazioni». I gruppi censiti finora sono 100 e l’elenco Tempo (nella foto a sinistra l’edizione 2007), un vero e proprio circuito Sparone San Benigno Canavese
completo è consultabile sul sito della provincia all’indirizzo www. di 14 rievocazioni che ricostruisce tradizioni e vicende locali con 31 maggio/1-2-6-7-8 giugno
provincia.torino.it/turismo/gruppi_storici. Suddiviso per epoche grande accuratezza e fedeltà storica. Il viaggio inizierà a maggio Ferie Medioevali - Pavone Canavese 18-20 luglio 27-28 settembre
dalle origini fino al 1800, comprende gruppi di rievocazioni teatra- con Calendimaggio ad Oglianico per terminare a ottobre con La Palio dij Cossot - Alpignano Battaglia della Marsaglia -Volvera
li, di antichi mestieri, le accademie di combattimento, i musicanti, maschera di ferro a Pinerolo. 31 maggio/8-15 giugno
i giocolieri, gli sbandieratori e altri. Per ognuno è infine possibile Per ulteriori informazioni: Ufficio Turismo tel 011/8612639, e-mail Palio Storico alla Corte del Conte Rosso - 26 - 27 luglio 4-5 ottobre
visualizzare il numero dei componenti, i contatti e la categoria di turismo@provincia.torino.it. Avigliana Torneo storico dei borghi di Susa - Susa La Maschera di ferro -Pinerolo
febbraio ‘08
19 ATTUALITÀ
UOMINI&ANIMALI
C
on le tue acque irrighiamo il nostro prato”, essere equivoco: i marxisti detti “eretici” erano quelli
è la frase che Petrarca dedicò al suo più ortodossi. I miei maestri hanno, tra le tante cose in
maestro, Cicerone. Quando pensia- comune, l’idea di un individuo che non è isolato, la mo-
mo ai nostri, di maestri, li vediamo nade, ma sa dire “no”, anche al capoufficio. L’individuo è
allo stesso modo? È uno dei tanti interrogativi legato alla rivolta. Ma, scrive Arendt, il problema è saper
nati alla presentazione, martedì 19 febbraio al pensare da soli, e tutti i miei maestri mi hanno aiutato a
Circolo dei lettori, di Maestri irregolari di Filippo distinguere ciò che è reale da ciò che è irreale».
La Porta, con Alfonso Berardinelli, Giorgio Ficara, Cita anche Rāmakrsna: un maestro deve avere espe-
Giancarlo Gaeta e Marcello Cini, “cattivo maestro” rienza di ciò che insegna e deve mostrare il limite.
suo malgrado, così chiamato per aver inviato la let- Oggi mancano entrambe le cose?
tera di dissenso per l’invito fatto al Papa all’inaugu- «Al contrario di tutte le civiltà umane che ci sono state
razione dell’anno accademico alla Sapienza . finora, la cultura contemporanea nega il limite. I mae-
Il saggio di La Porta fa riflettere sul valore del pensie- stri, invece, mi hanno insegnato a capire quando una
ro scomodo e sull’importanza di sviluppare un’ottica cosa, superato un certo limite, diventa sbagliata. Fare
critica tenendo conto, come ha detto Berardinelli, che Da sinistra, in senso orario: la rivoluzione è un bisogno giusto, ma si deve sapere
studiare non è un fine, ma un mezzo per capire. la copertina del saggio di comprendere dove sta il punto oltrepassato il quale la
L’introduzione al suo saggio si intitola Dalla caverna Filippo La Porta, Maestri rivoluzione diventa mitologia, o un narcotico».
si esce uno alla volta, in che senso? irregolari. Una lezione per Lei scrive che l’idea di maestro è incompatibile con
«La dimensione del “noi” in cui ha creduto la mia ge- il nostro presente, edito da la democrazia di massa.
nerazione, quella del ’68, per la quale “o si salva tutti o Bollati Borighieri; Simone «Il maestro è qualcuno che io scelgo, quasi tutti i veri
nessuno”, era in realtà alienante: uno si salva da solo, ma Weil; Pier Paolo Pasolini; maestri sono stati involontari. Uno degli effetti perversi
questo non è un elogio dell’individualismo egoista. Ca- Ignazio Silone; Hanna della democrazia è l’incompatibilità implicita di uno dei
mus diceva “mi ribello dunque siamo”.Ci si ribella contro Arendt. Sono cinque suoi principi, “siamo tutti uguali”, con l’ammirazione. Al
una situazione comune a tutti: il potere, l’oppressione». (insieme a George Orwell giorno d’oggi l’ammirazione è un sentimento obsoleto,
La prima citazione parla del concetto di eresia di De nella foto di copertina) ci si sente sminuiti nel pensare che qualcuno è migliore
Maistre. degli undici intellettuali di noi. E allora lo invidiamo».
«“È eretico chi ha idee personali”. Il termine “eretico” può scelti dall’autore Alessia Smaniotto
La lunga giuris-pazienza
Percorsi e difficoltà di chi vuole entrare in magistratura: dal concorso all’uditorato giudiziario
P
erseveranza, passione, coraggio, vo, e può anche (ma presto diventerà que- profondimento utile degli argomenti già lo è il periodo migliore – ricorda un giova-
equilibrio psicologico, capacità di sta la strada maestra) essere effettuata in svolti all’Università, anche se, salvo borse di ne giudice al momento in servizio in una
rapportarsi con gli altri, grande vo- una delle tante scuole di specializzazione studio, costa molto». piccola città della regione – dopo la gran
lontà di aggiornamento continuo per le professioni legali sparse sul territorio Una volta superato lo scoglio enorme del fatica del concorso, venire a contatto con
e consapevolezza di vivere con umiltà un nazionale. concorso per i giovani futuri magistra- la professione è stupendo. Tutto a un tratto
servizio che ha di per sé una forte carica si comincia ad avere uno stipendio e lavo-
di potere: è sufficiente possedere tutte rare a fianco dei vari magistrati. È davvero
queste caratteristiche per diventare un stimolante, anche se soprattutto all’inizio si
buon magistrato? No, a sentire i giovani assiste solo».
piemontesi che hanno superato o stanno «Ricordo quell’esperienza come molto
ancora affrontando il concorso nazionale interessante – gli fa eco un giovane magi-
per uditore giudiziario, per entrare nella strato in servizio a Torino – avere a dispo-
professione. sizione per molto tempo la capacità e le
«Se ce la fai vuol dire che lo avevi scritto conoscenze dei colleghi più anziani, non
nel destino – dice Manuela Accurso, 26 solo è un’occasione eccezionale ma è an-
anni, già avvocato, che da sempre sogna che molto utile per il futuro. Spesso lo si
di entrare in magistratura – il concorso è Diventare magistrato capisce solo a posteriori quando ci si trova
durissimo, ci vogliono anni a prepararlo e è uno dei sogni più diffusi da soli dinnanzi al primo processo».
come ogni selezione pubblica cui parte- tra gli studenti di Legge: Le dolenti note arrivano quando, dopo i
cipano migliaia di persone è molto condi- ma delle migliaia di giovani primi 13 mesi, arriva il tempo del cosiddet-
zionato dalla fortuna». che provano a superare to “tirocinio mirato” e bisogna scegliere, o
Per diventare magistrati, infatti, la strada il concorso nazionale subire la scelta, di sede e funzioni: chi non è
è tutta in salita: il concorsone nazionale solo 15-20 piemontesi in cima alla graduatoria, infatti, viene quasi
viene bandito circa ogni due anni sulla ogni 24 mesi varcano sempre mandato lontano da casa, magari
Gazzetta Ufficiale ed è aperto, salvo alcune le porte del Tribunale di Torino al Sud, dove c’è più bisogno. Ma non fa un
eccezioni, a chi abbia meno di 40 anni, una come uditori giudiziari po’ paura questa possibilità? «No, la si mette
laurea in Giurisprudenza o l’avvocatura in in conto – ammette sorridendo l’ispettrice
tasca. I tempi di selezione e svolgimento Quella di Torino, in via delle Rosine, è la ti, inizia l’avvicinamento al lavoro vero e al superamento delle prove, si chiama udi- del lavoro – il problema maggiore, piuttosto,
delle prove, tre scritti e un orale, sono sem- più grande d’Italia e ogni anno mette a proprio: «A differenza di altre professioni torato giudiziario». è diventare magistrati. Se si viene mandati a
pre lunghi e spesso ci vogliono molti mesi disposizione dei laureati in Giurisprudenza – chiarisce un’ ispettrice del lavoro , di 31 Ad ogni concorso sono circa 15-20 i nuovi chilometri di distanza si può sempre chiede-
per completare il tortuoso iter. La prepara- circa 180 posti e diploma un’ottantina di anni,attualmente in attesa di sapere se ha uditori giudiziari che arrivano da tutto il re il trasferimento. Ci vuole tempo ma prima
zione richiesta, inoltre, è ampia, comprende studenti. «Io che l’ho frequentata – spiega passato gli scritti dell’ultimo concorso – per Piemonte al Tribunale di Torino per 18 mesi o poi tutti tornano a casa».
tutto il diritto penale, civile e amministrati- Accurso – posso dire che fornisce un ap- la magistratura il praticantato è posteriore di esperienza un po’ in tutti i settori. «Quel- Francesca Nacini
febbraio ‘08
23 ATTUALITÀ
E POLITICA
V
incenzina hai guardato la fabbrica,
come se non c’è altro che fabbri-
ca”. Per una volta questi versi non
sono stati cantati da Enzo Jannac-
ci ma da Gianmaria Testa, al Teatro Regio lo
scorso 28 gennaio, in memoria dei morti
nell’incendio dell’accaieria Thyssen. «Credo
che, oltre a intrattenere, – dice il quasi cin-
quantenne cantautore cuneese – le perso-
ne che vanno in giro e hanno un pubblico
devono anche evitare che la gente dimen-
tichi certe tragedie».
Quindi non disdegna l’etichetta di musi-
cista impegnato?
«Non so bene quali siano i contorni di que-
sta definizione. Io sono me stesso, con le
mie felicità e le mie indignazioni. Però cre- A fianco, Gianmaria Testa in uno
do che quel minimo di visibilità in più che scatto di Gianni Ansaldi. Attualmente
deriva da avere qualche articolo sul gior- il cantautore cuneese è impegnato
nale o qualche passaggio in radio richieda in una tournée europea che prevede
una responsabilità maggiore». otto date in Olanda, una in Belgio
Allora ne approfitto. Come vede l’attua- e 14 in Francia (di cui l’ultima a
le situazione politica? Parigi). Per tutto febbraio e marzo,
«Sempre più confusa. Non è nemmeno più l’unico spettacolo in Italia sarà al
un problema di conflitto di interessi, ma è Teatro Giacosa di Ivrea il 1° marzo.
“La politica
un tentativo continuo di mantenere i pro- Nella foto piccola in basso,
pri interessi. Come tutti, anche io allibisco la copertina del libro di Antonella
di fronte a uno che viene condannato a Antonelli “Salim el Katami
cinque anni di carcere e fa fatica a capire e altre fiabe berbere”
che deve dimettersi (il riferimento è al
governatore della Sicilia Salvatore Cuffa-
dei quaquaraquà”
ro, ndr). Qualche sera fa in televisione ho mercati, dei problemi della Confindustria,
visto Mastella che pontificava: ho cambia- di competitività».
to canale. Prima non avevo mai capito chi Lei viene da Cuneo, una provincia sto-
sceglieva di non andare a votare. Adesso, ricamente devota alla Democrazia Cri-
invece, lo capisco». stiana. Che differenza c’è rispetto a una
I giovani hanno perso la fiducia nelle volta?
istituzioni? «Le cose sono cambiate in peggio. Ci è
«Io vengo da anni veramente diversi, in
cui c’erano ideali e ideologie. Venendo a
Idee e speranze di Gianmaria Testa, cantautore (volutamente) impegnato capitato almeno una volta nella vita di
pensare che Andreotti sia una persona
mancare queste ultime, mi sembra si sia intelligente, con un certo stile. Perchè gli
creato un grande buco. Sciascia divideva avuto pazienza. Ha cercato di fare quello è diventato un insulto, come lo era “fasci- quello. Per inseguire questi argomenti si esponenti di questa nuova Dc, che nel frat-
le persone in uomini, mezzuomini, omi- che poteva, ma era difficile mettere d’ac- sta”, un termine che adesso adesso suona dimenticano cose più importanti come la tempo si è ramificata in vari partiti, sono
nicchi, pigliainculo e cordo le istanze di molto meno offensivo. gente che non arri- Casini, Mastella. Personaggi che hanno un
quaquaraquà. Oggi “Troppo spesso persone che espri- In questi tempi in cui “Una volta la Dc va a fine mese o gli senso dello Stato molto più vago dei loro
di quaquaraquà ce mevano concetti tutto è estremamente immigrati che sono predecessori. Siamo arrivati a una porno-
ne sono tantissimi e la Sinistra si e voglie diverse. confuso, la sinistra vive aveva almeno un trattati alla stregua politica. Spesso mi capita di essere all’este-
per un giovane la si- Invece il governo è di questa confusione e di appestati». ro per lavoro: vedere da lì come va il nostro
tuazione è disperata. è trovata a caduto per una cosa in qualche caso ha rin- certo stile. Ora c’è Il Partito demo- paese è veramente disarmante».
Comunque è inutile veramente assurda, corso i temi proposti cratico è la rispo- Insomma, ci attende un futuro grigio?
delegare le respon- rincorrere i temi più per un pretesto dalla destra». poco senso dello sta giusta? «Credo che con questi personaggi le spe-
sabilità agli altri, bi- che per altro». In quale circostanza? «Ben venga una ranze siano poche. Sto aspettando che
sogna rimboccarsi le della Destra” Come ne è uscita la «Penso alla sicurezza, Stato” forza così, se riesce arrivi una ventata nuova, ma non so come
maniche e darsi da sinistra? che certamente non almeno a stare nel- possa succedere visto che la gente norma-
fare». «Molto frammentata. Ha subìto questa con- è un tema centrale. Invece sembra ci sia l’ambito del riformismo. Anche se non ne le è troppo impegnata a sopravvivere per
Romano Prodi ha fatto il possibile? trorivoluzione rappresentata dalla caduta un’emergenza nazionale e vengono co- sono entusiasta, ho un’idea vecchia di giu- poter affrontare un impegno politico».
«Non sono un suo fan, ma certamente ha del muro. Al punto in cui siamo “comunista” struite campagne politiche incentrate su stizia sociale, non riesco a interessarmi dei Stefano Parola
L
e polemiche che accompagnano la confronti delle espressioni della Israele addossandogli tutte le colpe dell’at-
partecipazione di Israele alla pros- società civile. Non si potrebbero tuale situazione, analogamente a come, un
sima edizione della Fiera del Libro altrimenti spiegare le ricorrenti tempo, si criminalizzavano gli ebrei ritenuti
mi spingono ad alcune considera- proposte di boicottaggio tra cui responsabili di tutti i mali del mondo; ad
zioni: devo dire innanzitutto che la più che quelle odierne. Israele si negano diritti che non si neghereb-
condivisibile solidarietà nei confronti del Numerosi paesi compiono crimini bero ad alcun altro Stato; l’idea che lo Stato
martoriato popolo palestinese, il sostegno e perseguono al loro interno poli- di Israele possa essere eliminato è analoga
alla sua causa o la critica anche severa alle tiche repressive e discriminatorie: all’idea che fossero gli ebrei a dover essere
politiche del governo israeliano, non pos- la Cina coi tibetani, la Russia con i eliminati e sappiamo come è andata a finire.
sano minimamente giustificare le manife- ceceni, la Turchia con i curdi e con Ma vi è ancora un ulteriore aspetto di questa
stazioni di pregiudizio e di intolleranza cui gli armeni; eppure l’atteggiamen- contestazione che, indipendentemente dal
abbiamo dovuto assistere in questa occa- to nei confronti di fatto che riguardi Israele, non può non allar-
sione. quei drammi non mare: si è anche sentito dire che i più noti
E’ per contro da rilevare come moltissime è certo comparabi- scrittori israeliani, che generalmente sono
voci di grande autorevolezza si siano pronta- le a quello assunto assai critici nei confronti delle politiche del
mente levate per condannare quelle prese di nei confronti dei proprio governo, in realtà farebbero parte
posizioni: tutte indistintamente le Pubbliche palestinesi. del gioco ed il loro, neanche tanto recondito
Istituzioni, l’intero mondo politico ed asso- Si tratta di mani- fine, sarebbe quello di offrire copertura ad un
ciativo e i rappresentanti delle più rilevanti festazioni di “stra- inesistente pluralismo della società israelia-
entità operanti sul territorio, si sono espressi Banchetto e cartelli contro la presenza di Israele in Fiera a Palazzo Nuovo. Il 21 febbraio alcuni docenti bismo” che sono na; sullo stesso piano vengono posti coloro
all’unisono in favore della partecipazione di hanno protestato contro questa iniziativa con le bandiere dello Stato di Gerusalemme. A fianco: Tullio Levi emerse in tutta che operano in favore del dialogo israelo-pa-
Israele; il suggello a questo chiaro e genera- evidenza nel corso lestinese: si tratta soltanto di “fiancheggiato-
lizzato orientamento della società civile è in- no ad essere lanciati i missili o che Israele sia soltanto di Israele. di queste settimane. Per la sensibilità di co- ri” di un regime che va comunque abbattuto.
fine giunto dallo stesso Capo dello Stato che stato costretto ad erigere una barriera difen- E ancora. Soltanto nel caso di Israele i piani loro che hanno dovuto fare i conti nel corso Sono concetti che abbiamo già sentito negli
ha deciso di presenziare all’inaugurazione siva per fermare le stragi dei kamikaze che del governo e della società si confondono della loro storia con le conseguenze del pre- “anni di piombo” che hanno segnato la storia
della Fiera. hanno provocato centinaia di morti e reso con quello dello stato: la condanna per le giudizio, preoccupa cogliere nei confronti di recente del nostro paese: l’obbiettivo è mu-
Ho avuto occasione nei giorni scorsi di parte- il paese invivibile; che i palestinesi abbiano azioni del governo israeliano diventa auto- Israele atteggiamenti per certi versi analoghi tato ma un certo tipo di approccio e di visio-
cipare ad una pubblica riunione in cui si sono purtroppo avuto una classe dirigente in cui maticamente condanna di Israele e l’intolle- a quelli che sono stati, nel corso dei secoli, ne del mondo, ahimé, è sempre lo stesso.
confrontate le posizioni dei rappresentanti è dilagata la corruzione. Le colpe sono tutte e ranza verso Israele diventa intolleranza nei assunti nei propri confronti: si criminalizza Tullio Levi
delle numerose associazioni islamiche ope-
ranti in città, dei vertici della Fiera, dei respon-
sabili delle amministrazioni locali e di alcuni
contestatori provenienti dai centri sociali, dal-
l’università e dai vari gruppi di filopalestinesi
nostrani. Da quell’incontro è emerso chiara-
Viaggiare tra le righe Lingue perdute (e parole ri-
trovate) di Anna Piovesan
edito da Sovera racconti
mente che, mentre gli esponenti del mondo è una dichiarazione di
mussulmano, pur nell’ampio ventaglio delle Grecia, solo ritorno di Infi- Nelle terre estreme di Jon Krakauer appartenenza alle valli e
opinioni espresse, anche di estrema durezza, nito Edizioni è il libro del edito da Corbaccio racconta la ai monti dove sono nate
hanno dimostrano tolleranza e disponibilità musicista bresciano Alan storia di Christopher McCandless, le comunità valdesi.
al dialogo, gli oppositori hanno dato prova di Zamboni. Contiene il che a 24 anni si laurea e decide di L’autrice si immagina
essere impermeabili a qualunque ragiona- romanzo breve Fabulae graecae seguire il richiamo della foresta nei panni di una can-
mento, se non anche faziosi. E a nulla è valso e i due raffinati racconti La strada per Grikòs e Il che fin da piccolo sente, grazie tastorie per caso, che
chiarire per l’ennesima volta che la Fiera non bacio di Eco. Sullo sfondo di Nissiros, Tilos, Simi e alle sue letture appassionate, tra scopre e raccoglie piccoli frammenti di
ha inteso festeggiare alcunché ma si è limi- Patmos si snodano le vicende di personaggi al con- cui London, Tolstoj, Pasternak e vita quotidiana che fanno sorridere.
tata ad invitare Israele quale paese ospite e a fine tra favola e realtà, verità e leggenda. Viaggia- Thoreau. Spinto ad abbandonare Nella prefazione di Domenico Maselli
dare spazio alla sua letteratura. tori spesso solitari percorrono strade mai scontate, la sua vita e la sua famiglia ipocrita viene definito “Frammenti di un dialo-
Si rimane innanzitutto esterrefatti di fronte dove cadono certezze e si rimane sostenuti solo e un po’ troppo bugiarda parte go tra due anime”. Tanti bozzetti che
ad una visione manichea ed astorica di un dall’immaginazione, immersi nel fascino del viag- on the road attraverso l’America. Il suo obiettivo vanno dal ricordo di viaggi nel lontano
conflitto così complesso quale quello che gio. I tre scritti legano l’Hellas classica, quella del è l’Alaska, bellezza e solitudine, in cui ritrovare se Oriente e nella vicina Linguadoca agli
vede contrapposti israeliani e palestinesi, secondo dopoguerra e la Grecia contemporanea. stesso, la verità e la libertà assoluta. Eroe romantico incontri avvenuti nel passato tra Buratti
secondo la quale Israele è il solo responsa- Le storie si svolgono nel Dodecaneso, sfiorando e ribelle vero, è un eremita con straordinarie capaci- e personaggi come Pier Paolo Pasolini.
bile della situazione in cui si trovano oggi i continuamente il mare, la terra e il mito. tà di socializzazione. s.u.
palestinesi ed in particolare gli abitanti della
striscia di Gaza.
E’ irrilevante che nel 1947 una risoluzione
delle Nazioni Unite abbia decretato la spar-
tizione del territorio e che tale spartizione sia
stata accettata da Israele e rifiutata dal mon-
do arabo; che, in nome di quel rifiuto, i paesi
arabi abbiano ripetutamente mosso guerra
Il Circolo dei Lettori di Torino
(nella foto accanto la presen-
Un anno ben sfogliato
ad Israele e siano stati sconfitti; è irrilevante tazione a Roma) è ospitato a Una media di 450 visitatori al giorno Dare una casa ai lettori di qualsiasi età, metterli in con-
che, fin dal 1948, i paesi arabi, prospettando Palazzo Graneri della Roccia (90mila in tutto, dall’inaugurazione a tatto, per creare occasioni di confronto e di scambio,
il miraggio del rientro nelle proprie case, in Via Bogino 9. È aperto dal oggi), quasi 1500 eventi organizzati, più incontrare scrittori e intellettuali: con questi scopi è
abbiano esercitato pressioni sui palestinesi lunedì al sabato dalle 9.30 di ottomila iscritti e 400 contatti quoti- nato il Circolo dei Lettori di Torino, un’esperienza uni-
affinché rimanessero nei campi profughi; alle 22.30. Dispone di un diani al sito web. Sono questi i numeri ca nel suo genere che può diventare però un modello
che i paesi arabi abbiano sempre sfrutta- grande salone di ricevimento che fotografano il primo anno di vita del da esportare e un esempio da imitare.
to la questione palestinese per i propri fini ispirato al salone di Diana Circolo dei Lettori di Torino, nato nell’ot- La Regione Piemonte investe un milione di euro l’an-
ed abbiano a più riprese compiuto orrendi della Reggia di Venaria, tobre 2006 su iniziativa della Regione no in questo progetto, ulteriore prova del ruolo che la
massacri (Giordania, Libano, Siria); che la un salotto per conferenze Piemonte. città riveste a livello nazionale e non solo come capi-
Giordania abbia rifiutato di continuare ad e video proiezioni da 60 Quale modo migliore per festeggiare il tale del libro e della cultura.
occuparsi della Cisgiordania e che l’Egitto posti, un salotto di lettura primo compleanno se non una presen- Mercedes Bresso e Giovanna Melandri hanno fatto
abbia rifiutato di occuparsi della striscia di da 40 posti, una sala adibita tazione in grande stile ? Lo scorso 14 riferimento alle polemiche suscitate dalla scelta di
Gaza, costringendo Israele a farsene carico; a fitnessbook con sei amache in giunco, un febbraio il progetto del Circolo è stato illustrato a Ro- invitare Israele come Paese ospite d’onore alla XXI
è irrilevante che la storia abbia dimostrato bar, una sala biliardo e un ristorante al piano ma dalla direttrice Antonella Parigi. All’incontro sono edizione della Fiera del libro in programma a Torino
che trattative seriamente condotte da en- ammezzato. intervenuti anche Mercedes Bresso, presidente della nel prossimo mese di maggio. La prima ha parlato di
trambe le parti (Egitto e Giordania) abbiano Ogni giorno vengono organizzati quattro ap- Regione Piemonte, Gianni Oliva, assessore alla Cultu- “incredibili polemiche”, mentre la seconda ha bollato
portato alla pace; per venire ai nostri giorni, puntamenti, generalmente a ingresso gratuito, ra, e Laura Emanuelli della Casa Teatro Ragazzi. Ospite l’ipotesi del boicottaggio come “un’idiozia inaccetta-
è irrilevante che Israele abbia deciso il ritiro oltre a eventi speciali e cene a tema. d’onore Giovanna Melandri, ministro per le politiche bile”.
unilaterale da Gaza ma che da Gaza continui- giovanili del governo Prodi. Stefania Uberti
26
GALLERY febbraio ‘08
CINEMA
In occasione della festa della don- no storie di ragazzine cinesi sfruttate
na, l’8 marzo torna a Torino Flores
(accanto la locandina), la rassegna di
Lo schermo si tinge di rosa dalle aziende e di bambini nei bordelli
di Calcutta, di immigrati asiatici che
documentari sulle donne organiz- aiutano altri ragazzi in difficoltà e delle
zata dall’ong Mais e dall’associazione Puntodoc. Alla sua terza edizione, battaglie quotidiane delle donne senegalesi, delle donne Mapuce e
Flores ha scelto quest’anno come tema “Donne e minori dal mondo”, per delle italiane di oggi. Sarà anche presentato il documentario prodotto
raccontare la vita e il lavoro femminile e minorile nel Sud e nel Nord del da alcuni studenti del Master in giornalismo, di cui un’anteprima sarà
mondo. Le proiezioni si terranno tra il 5 marzo e il 19 aprile nei cinema proiettata all’Università l’8 marzo. Info: www.mais.to.it
Baretti e Massimo a Torino e a Collegno, con ingresso libero. Racconta- a.gaz.
La parola al muto
A Torino rivivono vecchi film di celluloide. Grazie a nuovi restauri
A
l buio, a stretto contatto con i materiali. Altro che cinema in sala, in fonti d’epoca diverse e complementari: dalla sceneg-
poltrona. Quando si tratta di restauro cinematografico il rapporto si giatura all’indicazione dei colori originari fino ai fogli di
fa stretto. Ma la mente deve sempre spaziare. È una storia di passioni, montaggio. Ricerchiamo i testi delle didascalie italiane,
talvolta infiammabili. Quella per il nitrato innanzitutto, con cui veni- risaliamo allo stile della cornice e ai caratteri delle lette-
vano costruite un tempo le pellicole: «C’è il fascino del proibito, è un mito per re, individuiamo lacune ed errori di montaggio». Ecco
gli archivisti; essendo un materiale delicato a cui pochi hanno accesso», rac- alcune delle “magie” rese possibili da una ricerca ap-
conta Stella Dagna, ricercatrice del Museo Nazionale del cinema di Torino. profondita sulle fonti. «Il punto di riferimento è ovvia-
Nell’ultimo decennio il Museo, che vanta una cineteca di oltre 16 mila copie, mente, quando possibile, la copia del film presentata
ha rilanciato l’attività di restauro.Ventiquattro opere recuperate, da Cabiria alla al pubblico per la prima volta sul mercato nazionale.
serie Maciste, che si inseriscono in un più ampio progetto di valorizzazione del Questo metodo di lavoro ci ha permesso di costruire
cinema muto, in particolare torinese. E poi la sperimentazione di un nuovo una prassi che potrà essere d’aiuto in futuro», aggiun-
modo di comunicare, attraverso festival, progetti didattici, proiezioni in spazi ge Gianetto. Tutto questo non sarebbe possibile senza Maciste (qui nel film omonimo del 1915), eroe forte e buono di una lunga saga cinematografica, compare la prima volta in Cabiria
storici della città e sonorizzazioni dal vivo, anche eterodosse, per esempio con una stretta collaborazione con cineteche italiane e
gruppi indie rock. E le sale sembrano riempirsi. straniere e con laboratori come “L’immagine ritrovata” di Bologna. te dei sedici titoli proposti l’anno scorso, sono state presentate al Festival del
Alla base c’è un nuovo approccio teorico che «propone l’attenzione filologica I primi restauri del Museo si sono concentrati sui titoli dell’Itala, che insieme Cinema Ritrovato di Bologna, che insieme alle Giornate del cinema muto di
degli interventi come garanzia e incentivo per una maggiore fruibilità e un all’Ambrosio era la casa di produzione più importante. Nella scelta dei titoli si è Pordenone, rappresenta il massimo evento del settore in Italia. «Accanto ai
piacere della visione», sottolinea Claudia Gianetto responsabile dei progetti cercato di rappresentare generi diversi: il comico con La paura degli aeromobili progetti sul cinema muto torinese, c’è un interesse per il cinema a tutto tondo,
di restauro cinematografici. L’ultimo lavoro Jone del 1913 verrà presentato in nemici (1915) e il film storico con La caduta di Troia (1911). Nel 2006 il Museo a breve dovrebbero partire anche nuovi progetti per il restauro di film sonori»,
anteprima il 16 aprile al 64° convegno internazionale della Fiaf (Federazione ha portato a compimento il suo più grande progetto: Cabiria il kolossal di Gio- sottolinea Claudia Gianetto «con un’attenzione particolare alle opere realiz-
internazionale degli archivi di film) di Parigi. vanni Pastrone, sia nella versione muta del zate negli anni Settanta da grandi autori del cinema italiano come Francesco
In via Sospello, dove ha sede la Cineteca, la pratica del restauro è carat- 1915 sia in quella sonora del 1931. Subito Rosi e Marco Ferreri».
terizzata da un complesso lavoro di ricerca e preparazione svolto prima dopo è partito un progetto pluriennale per Il buon restauratore deve sapere un po’ di tutto: dalla storia al cinema e alla
della stampa della copia. Il fondo del Museo, uno degli archivi cartacei il restauro dei film interpretati dall’attore chimica. «Deve studiare il costume, la politica e la mentalità di un’epoca. E poi
e fotografici più importanti d’Italia, è una miniera preziosa in questa fa- Bartolomeo Pagano nei panni di Maciste. avere una buona vista, il lavoro è infatti certosino», conclude Dagna.
se. «Lavoriamo sui materiali extrafilmici – spiega Dagna -, analizzando Molte opere, per esempio una buona par- Mauro Ravarino
G
reenwashing vuol dire “lavarsi Fiona Tan, il giovane Cyprian Gaillard, Cor- curatori della mostra hanno voluto eviden-
con il verde”, incollarsi addosso nelia Parker e le sue installazioni a-gravi- ziare: la diffidenza che deriva dall’inganno
una patina di ambientalismo. A tazionali, lo spagnolo Jorge Peris, Santiago continuo sull’ambiente e dall’incapacità
forza e in maniera ingannevole. Serra. del pubblico di controllare. «Volevamo
Negli anni 90 negli Stati Uniti venivano Nessuno di loro, porre l’accento sulla strumentalizzazione
chiamate così le aziende che si pre- nei lavori in mo- dell’ambientalismo che mette in crisi le
sentavano al pubblico con stra, propone persone: – dice la curatrice Ilaria Bonacos-
comportamenti soluzioni e sa – le campagne che raccontano scenari
attenti all’ambiente risposte, ma apocalittici finiscono per rendere scettici.
che di autentico ave- visioni della Le persone sono sommerse da tante pa-
vano solo il desiderio questione role, allarmismo e pubblicità ma vedono
di dare un’immagine ambientale. Si pochi fatti concreti: come il messaggio che
positiva. Con qualche spazia dalle trasformazioni siamo invasi dai rifiuti tanto da non sapere
decennio di ritardo, il energetiche alla confusione tra natura e più dove nasconderli, accompagnato dalla
greenwashing è arrivato anche prodotti umani, all’imitazione dell’ambien- raccolta differenziata insufficiente, dal di-
in Italia e la Fondazione Sandretto Re Re- te per scopi quotidiani, fino all’accumulo di sinteresse di governi e aziende a ridurre gli
baudengo ha deciso di farne il tema di una scarti e rifiuti. Così, nelle grandi sale bian- imballaggi e così via». Per scelta, Bonacossa
mostra. Inaugura il 1° marzo, si concluderà il che della fondazione di borgo San Paolo e i curatori Max Andrews e Mariana Cánepa
18 maggio ed è l’ultima dell’anno dedicato si incontrano le lucciole-led di Chu Yun, A sinistra l’opera di Ettore Favini ‘m ‘m green; in alto Allegra sin gravedad en el Atlántico di Jorge Peris. Luna non hanno selezionato “artisti verdi”:
all’ambiente. A rappresentare i lati d’ombra i bidoni per la spazzatura trasparenti del «Abbiamo voluto artisti che dessero voce
dell’ambientalismo sono stati chiamati 25 danese Tue Greenfort, i barili di petrolio di re Favini, artista trentatreenne di Cremo- sempre scopro che dietro l’immagine ‘ver- al post-ambientalismo, con i suoi aspetti
artisti internazionali: tra loro ci sono Ettore Wilfredo Prieto che, coperti di acqua, si tra- na, per Greenwashing ha realizzato ‘m ‘m de’ c’è una multinazionale – spiega Favini politici e sociali. L’arte può salvare il mondo
Favini, Allora & Calzadilla, la video artista sformano in un paesaggio idilliaco. green, banconota da un dollaro sbiancata –. Nel mio lavoro ho descritto la realtà in facendo riflettere le persone, spingendole
Non ci sono vie da seguire e buoni pro- e segnata da una grande scritta: “Green is modo realistico e pessimistico: il denaro ad analizzare i problemi più a fondo, pur
positi nelle opere, ma la descrizione e la the color of money”. «Nella vita quotidiana prevale, l’importante è che l’azienda conti- restando un’esperienza estetica», conclu-
presa di coscienza dei pro- controllo le aziende da cui compro, perché nui a guadagnare». de Bonacossa.
blemi. Etto- cerco prodotti davvero bio e naturali; quasi Favini rimarca anche un altro aspetto che i Agnese Gazzera
TA
I POLEN
FET TA D GLI INSOLITI LUOGHI
Un altro pezzo della storia di Torino si rinnova. Da aprile la Fino al 4 maggio il Palafuksas in
Fetta di polenta sarà la nuova sede della galleria Franco piazza della Repubblica ospita la
Noero. Il sottile edificio che Antonelli costruì tra via Giulia mostra multimediale “Rossa - Im-
di Barolo e corso San Maurizio, alto 27 metri e con due magine e comunicazione del lavoro:
facciate larghe una 5 metri e l’altra 70 centimetri, è stato 1848/2006”.
acquistato dal gallerista torinese quasi per caso in un’asta L’esposizione, a ingresso gratuito,
ARIO
pubblica. impiega tecnologie interattive per
PL ANET
A inaugurare lo spazio sarà nientemeno che Simon Star- guidare il visitatore in un vero e
ling, giovane artista inglese di difficile etichettatura che nel proprio viaggio nel tempo e nelle
2005 ha vinto il Turner Prize. Chissà se le opere saranno fabbriche, attraverso 160 anni di sto-
esposte anche ai piani alti, visto che l’unico passaggio è ria. 1400 metri quadri di audiovisivi A Pino Torinese, nella cupola del planetario passato di
una scala a chiocciola: già Antonelli per portare i mobili e video-installazioni alla scoperta recente sotto la direzione di Piero Bianucci, va in scena
fino al sesto piano dovette issarli con una carrucola fissata della comunicazione prodotta dal lo spettacolo Meraviglie dell’Universo, viaggio virtuale nel
S
al balcone dell’ultimo piano e introdurli dalle finestre.
F U K SA movimento dei lavoratori. cosmo dal Big-Bang a oggi. È inoltre visitabile il museo.
PAL A
S
ul palco ci sono rumene, marocchi- do per capire le problematiche delle don-
ne, albanesi, colombiane, senegale- ne » spiega Cantone.
si, italiane. Tutti i martedì pomerig- Tra le allieve che in questi due anni hanno
gio per due ore, nel salone del Cen- frequentato il laboratorio, alcune non era-
tro culturale italo- arabo Dar al Hikma di via no mai andate a teatro, altre non potevano
Fiocchetto la recitazione va in scena. Sotto esibirsi in pubblico, o andavano di nascosto
la Mole il teatro non ha confini geografici, dai loro mariti, altre non parlavano neanche
diventa internazionale e si trasforma in l’italiano. Come Aisha, 28 anni, marocchina.
un’occasione per conoscersi, comunicare, Nel suo paese è laureata in giurisprudenza,
divertirsi. ma qui, una volta scaduto il permesso di
A orchestrare tutto è la compagnia tea- soggiorno, ha dovuto fare i lavori più umili e
trale “Il mutamento zona castalia” che per faticosi. «Non parlavo bene, mi vergognavo,
il secondo anno organizza il laboratorio e così alla prima lezione mi sedetti in fondo
“L’ascolto e l’incontro”. Un percorso teatra- alla sala, non volevo farmi vedere, era co-
le didattico rivolto alle donne immigrate e me se qualcuno volesse farmi entrare in un
autoctone, nel quale subito hanno creduto Qui sopra, allieve del laboratorio “L’ascolto e l’incontro” mondo per il quale non ero pronta». Dopo
il Comune, la circoscrizione 7 e la Regione. durante una rappresentazione teatrale qualche lezione, paura e timidezza lasciano
L’idea è quella di fare incontrare le donne: In basso a sinistra, due capoeristi in un’acrobazia spazio alla solidarietà femminile, «a teatro
quelle che sono appena arrivate a Torino e A destra: un gruppo di ballerine di danza orientale durante ho imparato l’italiano - racconta Aisha - ho
non conoscono nessuno, quelle che ci vi- un’esibizione con il velo. cantato in arabo, tradotto una poesia del
vono da anni ma non sono riuscite a inte- mio paese, ma soprattutto ho capito che
grarsi, quelle italiane che spesso tra lavoro posso conservare le mie tradizioni senza
e famiglia non hanno tempo da dedicare tarsi, ma riesce a farlo solo dietro una ma- tacolo che andrà in scena a giugno» spiega la psicologa Anna Laura Comba. Attraverso per questo rinunciare a conoscere quelle
a se stesse. schera teatrale, attraverso le storie di per- entusiasta la maestra Cantone. le tecniche della psicoterapia yunghiana, di questo paese. Con le altre ragazze siamo
«Attraverso il teatro riusciamo a creare un sonaggi lontani. «Quest’anno lavoriamo sui All’interno del laboratorio c’è anche spazio le donne analizzano quale parte del per- diventate una famiglia, mi hanno fatto sen-
ponte di ascolto sincero, una sinergia tra testi di Jean Claude Carrière, con storie trat- per il psicodramma, sono infatti previsti sonaggio interpretato sentono più vicina, tire che non sono sola».
tutte le donne che hanno bisogno di crea- te dal Circolo dei cantastorie. Ognuna porta alcuni incontri individuali e di gruppo con «l’interpretazione teatrale diventa un mo- Antonietta Demurtas
re una rete sociale» racconta Eliana Amato sul palco la sua esperienza, e a partire da ciò
Cantone, attrice e insegnante del laborato- che della propria cultura più le rappresenta
rio, che ogni settimana, insieme al regista riusciamo a creare uno scambio. Insieme
Giordano Vincenzo Amato, apre le porte del apprendiamo le tecniche d’improvvisazio-
salone Al Azisa a chi ha bisogno di raccon- ne, l’uso della voce, e prepariamo uno spet-
Q
uindici appuntamenti in programma per la
stagione 2007-2008, nove dei quali ancora
in cartellone, ogni due settimane, da lunedì
25 febbraio fino a lunedì 23 giugno. Anche
quest’anno il ciclo d’incontri con la musica da camera,
“Accademica”, è ripartito.
Un’offerta eterogenea che va da “Le forme classiche
nella musica del Novecento” a “Il grande panismo ro-
mantico tedesco”, da “Attorno a La Bohéme: Puccini,
Karajan e Pavarotti” alle “Contaminazioni e deconta-
minazioni”, dove musica da camera e jazz si fondono
vicendevolmente in un crossover tra due mondi mu-
sicali apparentemente distanti.
I primi incontri dell’anno non hanno raccolto gran-
de partecipazione da parte del pubblico. Complici
E intanto all’Hiroshima...
C’è fermento in via Bossoli. All’Hiro- Hall, ore 22.00, 15 euro.
evento, con i concerti e nu-
merosi happening collate-
rali, ha le sembianze di un
tour variegato che porta in
re incisione jazz, nel ’76 e nell’88, e
uno nel 2001 per il suo brano The
Themplars come migliore compo-
sizione. Sul palcoscenico giovedì 6
che con lui hanno condiviso il pal-
coscenico: il trombettista Enrico
Rava, il batterista Aldo Romano, il
chitarrista Philippe Catherine e il
shima Mon Amour il calendario di 15 marzo: Asa (new album), ore scena le diverse anime del marzo a Banchette d’Ivrea. contrabbassista Riccardo Del Fra.
marzo è ricco di appuntamenti. 22.00, 13 euro. jazz, dalle contaminazioni Da venerdì 7 marzo la kermesse si Per il The New Face of Jazz, sono
1 marzo: Zen Circus & Brian Richie, 21 marzo: Linea 77 (new album) e etniche alla musica brasi- sposterà nella sala ottocentesca del Teatro Gia- previsti laboratori che hanno l’obiettivo di creare
ore 22.00, 10 euro. Dufresne, ore 22.00, 12 euro.- liana, dai suoni elettronici cosa, con uno spettacolo di musica e danza di momenti di contaminazione tra le diverse scuole
4 marzo: Marlene Kuntz al teatro 28 marzo: Persiana Jones e Slide alle note blu del jazz tradi- Odwalla&Voci Insieme e a seguire l’esibizione della jazzistiche europee. I docenti saranno il trombet-
Colosseo, ore 21.00, 22 e 18 euro. Tba. zionale. Dai grandi palco- cantante canadese Terez Montcalm, la Janis Joplin tista Byron Wallen, il vocalist Cleveland Watkiss
7 marzo: Baustelle (new album), ore 29 marzo: Offlaga Discopax (new scenici del Teatro Giacosa del jazz. e il sassofonista Soweto Kinch, tra i più acclamati
22.00, 13 euro. album) e Tba. di Ivrea, i ritmi aleggeran- Da non perdere le jam session di venerdì e sabato musicisti nel Regno Unito. Il 5 marzo alle 21.30, alla
8 marzo: Carovanalinguamano, ore Per i Tokio Hotel, il 23 marzo all’Hi- no nei bar e nelle enoteche notte dalle 23.30 nel Bar di Re Arduino e nell’Eno- Maison Musique, un’imperdibile jam session aper-
22.00, ingresso gratuito. sozaki, nulla da fare. È sold out! durante aperitivi musicali e teca Vino&Dintorni di Ivrea dei Marco Luongo ta al pubblico.
14 marzo: Autechre, Snd (live), Rob t.m. jam session, per poi riempi- Quintetto, i Duo Singers, i Troika Quartet e del Duo Delia Cosereanu
30 febbraio ‘08
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