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CAMPEGGIO DI CUPABIA; VACANZE ROVINATE DA OSTILITÀ E MINACCE

Per maggiori informazioni in vista di una vacanza a Cupabia leggete quest'articolo tratto dal
CORRIERE DELLA SERA.it, 26 agosto 2009

«Minacciati dai titolari di un campeggio». Disavventura per un altro medico italiano in


vacanza con la famiglia in Corsica: «Io e la mia famiglia siamo stati aggrediti e buttati fuori
dal campeggio di notte»

MILANO - A seguito dell'articolo firmato da Michele Farina sullo yacht italiano crivellato di colpi
e semiaffondatto nella baia di Calvi in Corsica, abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, la
seguente lettera firmata di un lettore che ha avuto anche lui una disavventura sull'isola.
Sono un medico milanese di quarant'anni vittima di un episodio di inciviltà e ostilità contro gli
italiani in Corsica. Sono stato cacciato di notte dal campeggio Cala di Cupabia, a Sud di Ajaccio,
con mia moglie e mia figlia di sei anni. Vi racconto come è andata.
Da alcuni anni frequento la spiaggia e il campeggio di questa baia incantevole, caratterizzata da una
natura selvaggia e un mare meraviglioso. Il campeggio è molto spartano ma la libertà di stare tutto
il giorno in costume e lasciare i bambini liberi di giocare in un clima familiare faceva di questo
campeggio il luogo adatto per delle vacanze tra amici. Fino a quando due giorni fa qualcosa si è
rotto. Passeggiando per il campeggio con nostra figlia e tre bambini della stessa età mia moglie
viene fermata dal padrone del campeggio che urlando le contesta di non indossare il braccialetto di
riconoscimento (scomodo e tagliente). Dopo avergli mostrato educatamente il contrassegno che
teneva sempre con se' in borsa, viene malamente investita di fronte ai bambini da urla, insulti, come
"schifosa" e altre gravi e irripetibili volgarità, condite da generici epiteti anti-italiani. Dopo
l'aggressione mia moglie mi racconta l'episodio tremante e mia figlia molto scossa solo dopo
parecchi minuti smette di piangere. Visto la sproporzionata ostilità dei gestori si decide di non
litigare ma di disdire la cena per il mio compleanno, prenotata presso il ristorante del campeggio per
il giorno seguente (con oltre 24 ore d'anticipo). All'ora di cena, sono convocato dal padrone che
spalleggiato da tutti gli altri membri della famiglia, appositamente e minacciosamente riuniti, mi
intima di lasciare il campeggio immediatamente: «Vattene via subito, è molto meglio per te». Ogni
mio tentavo di chiarimento viene accolto con spregio e violenti insulti. La mia richiesta di leggere il
regolamento del campeggio è rifiutata e quella di chiamare la Gendarmeria è accolta con derisione
«tanto qui comandiamo noi».
A nulla serve il tentativo di conciliazione fatto da un gruppo di amici che accompagnano mia
moglie in un ulteriore colloquio. Qualche habituè inoltre ci consiglia di non creare problemi e
rinunciare a rivolgerci alla polizia. Di conseguenza decidiamo di smontare di notte la tenda,
raccogliere velocemente suppellettili varie e di partire alla ricerca di un posto per dormire. Siamo
più fortunati della famiglia vittima di maltrattamenti a Calvi pochi giorni fa; nessuno è stato
picchiato e la solidarietà di altri amici milanesi ci permette di trovare ospitalità in una casa a
qualche chilometro evitando di vagare l'intera notte in cerca di un tetto. In questi giorni in Corsica è
ancora tutto esaurito. Ma con il clima di intimidazione trovato faremo denuncia solo una volta
tornati in Italia per non compromettere la serenità della vacanza degli altri amici ancora «ospiti del
campeggio».
C.A. Clerici

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