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Vedi anche il diploma carbonaro al link seguente: http://www.immaginidistoria.it/immagine1.php?id_img=111&id=9&id_epo=4 I rituali, i programmi della Carboneria (storiain.

net) Ancora oggi non si ha una conoscenza chiara del fenomeno della Carboneria. Lorganizzazione prendeva il nome dal mestiere dei carbonai (che preparavano il carbone e lo vendevano al pubblico) da cui mutuava il simbolismo e i rituali. Nella societ segreta, ad organizzazione gerarchica piramidale, gli stessi aderenti non conoscevano capi e finalit, si esprimevano tramite un codice segreto, dovevano mantenere, naturalmente, il pi assoluto riserbo, non dovevano lasciare tracce dellattivit su scritti o documenti, perch, se scoperta dalla polizia, la pena era il carcere o la morte. Vi era al suo interno una cerimonia di iniziazione in cui si diveniva "apprendisti" e solo successivamente si poteva raggiungere il livello di "maestro". Al suo interno vi erano due logge: quella civile, che si occupava della propaganda e della protesta incruenta, e quella militare, che, al contrario, era rivolta alle azioni violente. Secondo lo storico e patriota Carlo Botta, che visse in prima persona gli avvenimenti del primo Risorgimento, nella carboneria "entravano principalmente uomini del volgo", sarti, commercianti, contadini e operai. Ma al suo interno si potevano trovare anche ampia rappresentanza della borghesia cittadina e fondiaria, esponenti delle professioni liberali una quota consistente di nobili vicini alle idee riformatrici e anche alcuni membri del basso clero. La struttura della carboneria era regolata dall'alto e il comportamento degli affiliati era ispirato alla massima segretezza. E per soddisfare fino in fondo le esigenze di riservatezza, si faceva ricorso a nomi ed espressioni tipici di uno dei pi antichi mestieri del popolo, diffuso, e non un caso, proprio nell'Italia centromeridionale: il carbonaro, cio colui che trasforma la legna in carbone, un mestiere che si praticava nei boschi e che comportava continui spostamenti. L'organizzazione era diretta dal centro, cio dalla cosiddetta "grande vendita", di cui faceva parte un ristretto numero di membri. Da qui gli ordini venivano trasmessi alle "vendite locali", composte da una ventina di affiliati, i cosiddetti "cugini". I "cugini" entravano nella carboneria con il grado pi basso, quello di "apprendisti". Dopo un periodo di prova, entravano a far parte del grado superiore, diventando "maestri" e poi "gran maestri". Nella carboneria, cos come in gran parte delle logge e delle sette segrete, vigeva una sorta di gradualismo: i principi di massima erano noti, ma le finalit pratiche venivano rivelate progressivamente, mano a mano che gli adepti venivano ritenuti degni di essere iniziati ai segreti. Non a caso, nel grado pi basso di affiliazione venivano genericamente professati principi umanitari, vagamente democratici e di stampo religioso e moraleggiante. Diventando "maestri" si accedeva invece a dibattiti intorno ad argomenti politici: il sistema costituzionale, l'indipendenza nazionale, le libert individuali ecc. Ma era solo con il grado di "gran maestro" che si accedeva finalmente al ristretto club dei rivoluzionari di professione: la lotta per la repubblica, per l'uguaglianza sociale e la spartizione dei grandi latifondi. Minimo comune denominatore era la conquista di una costituzione. Ma poi esistevano notevoli differenza tra la carboneria dell'Italia settentrionale, quella dell'Italia centrale e quella del Mezzogiorno. Del resto, nei primi decenni dell'Ottocento la coscienza nazionale era ancora acerba: chi aspirava all'indipendenza dell'Italia, chi a quella della propria regione, chi voleva la monarchia costituzionale e chi la repubblica. Per i carbonari del Lombardo-Veneto, ad esempio, era fondamentale la questione dell'indipendenza dal dominio austriaco. Per i carbonari sudditi dello Stato Pontificio, invece, non c'era un dominio straniero da abbattere, ma un governo ecclesiastico da sostituire con un'autorit laica (anche se, occorre aggiungere, quando l'obiettivo si spostava verso la meta finale dell'unit del Paese, l'opposizione carbonara allo Stato Pontificio diventava

tutt'uno con l'opposizione al papato e gli aspetti dottrinari del suo potere). Nel Regno delle Due Sicilie i "cugini" chiedevano la fine dell'assolutismo borbonico, ma nell'isola molti aspiravano a uno stato separato e autonomo. Il confronto con la religione Differenze sul piano ideologico esistevano poi in merito alla religione. A differenza della massoneria la carboneria non era atea, sosteneva anzi di trarre ispirazione dall'esempio di Ges Cristo. Tuttavia la realt delle cose era decisamente pi articolata. "I carbonari mostrano una fede sincera nella religione di Ges quale si trova nell'Evangelo, e liberata di tutti gli elementi estranei che i teologi vi hanno introdotto in diciotto secoli. Essi sono a una volta riformatori politici e religiosi". Cos recitava il credo carbonaro. Ma evidente come in questa dichiarazione ci fosse in realt un invito a tornare ai principi cristiani delle origini (fede, umilt e povert) contro il magistero papale e il suo dominio temporale. Un ritorno, se vogliamo, alle eresie medievali, intese come recupero di una purezza di fede priva di intermediazioni di sorta. Una critica all'autorit dogmatica del Papa, quindi, ma non il proposito di creare un'alternativa al cristianesimo. Non deve quindi stupire pi di tanto se Papa Pio VII nel 1821, in una lettera apostolica, condann aspramente la "societ volgarmente detta de' La polizia austriaca arresta Carbonari, la cui mira principale dare ad ognuno una gran licenza di Maroncelli nella sua casa formarsi la Religione a capriccio, a seconda delle proprie opinioni...; di profanare e lordare la passione di Ges Cristo con certe nefaste loro cerimonie; di spezzare i sacramenti della Chiesa che vogliono sostituirne de' nuovi da loro scelleratamente inventati e, di rovesciare questa Sede Apostolica, contro la quale essi hanno un odio particolarissimo e, non fan che macchinare quanto vi di pi pestifero e di pernicioso... Nostri predecessori... condannarono e proibirono la Societ de' Liberi Muratori, ossia Francs-Maons, delle quali la Societ deve stimarsi un rampollo o per certo un'imitazione questa Societ de' Carbonari". E per i carbonari, e contro chiunque nutrisse simpatia verso di loro, era pronta la scomunica. Concludeva infatti Pio VII: "abbiamo stabilito e determinato di condannare e proibire la predetta Societ de' Carbonari o, comunque, altro nome si chiami, i di lei ceti, uomini, congreghe, logge, combriccole... comandiamo a tutti i fedeli cristiani che niuno ardisca intraprendere, formare o propagandare la predetta Societ de' Carbonari, fomentarla, ricettarla, occultarla o, nelle case o edifici o, altrove, non ardisca a farsi ascrivere o aggregarsi a lei, intervenire o essere presente alle di lei unioni, darle consiglio, aiuto o favore in palese o, in segreto, sotto pena di scomunica, ipso facto... comandiamo oltre a ci a tutti sotto pena di scomunica, che siano tenuti a denunciare a' Vescovi tutti coloro che sapranno aver dato il nome a questa Societ, o di essersi imbrattati in alcuni di quei delitti, de' quali si fatta menzione". Da una seri di lettere carbonare saltate fuori dagli archivi pontifici sembra per che alcuni timori del Papa non fossero del tutto infondati. Nell'epistolario di due carbonari si legge infatti che l'obiettivo dell'unit d'Italia era in realt uno specchietto per le allodole. "L'indipendenza e l'unit d'Italia - scriveva un carbonaro a un altro affiliato - sono chimere. Pure queste chimere producono un certo effetto sopra le masse e sopra la bollente giovent. Noi sappiamo quello che valgono questi principii. Sono palloni vuoti [] Il nostro scopo finale quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cio l'annichilimento completo del cattolicismo e perfino dell'idea cristiana", nel nome di una rigenerazione universale. Del resto, che tra i carbonari esistessero posizioni le pi disparate lo abbiamo gi visto sopra, a proposito dei vaghi obiettivi

politico immediati. Allo stesso modo, quindi, possono aver convissuto al su interno generiche spinte per un rinnovamento religioso nel solco di una tradizione cattolica originaria, cos come spinte pi marcatamente anticlericali, se non addirittura - come si evince dalla lettera tra i due carbonari - ostilmente atee o di ispirazione neopagane.

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