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I PROFETI DELLEPOCA GRECA

17. IL LIBRO DEL SECONDO ZACCARIA (Zac 9-14)

G.GORGULHO, Zaccaria, Borla Roma 1988


B.MARCONCINI, Profeti e Apocalittici, Logos Torino 2007

17.1. PROBLEMI LETTERARI


La maggior parte degli studiosi separa i c.9-14 del libro di Zaccaria dai precedenti, e li attribuisce ad un profeta
successivo, chiamato convenzionalmente Secondo Zaccaria o Deuterozaccaria. Per ragioni di contenuto: I Zac
d grande importanza alla ricostruzione del Tempio, al ruolo di Giosu e Zorobabele ed ai profeti, mentre in II
Zac tutto ci sparito, il centro di interesse non pi la restaurazione postesilica ma il futuro escatologico. E
per ragioni di stile: I Zac si esprime soprattutto per visioni profetiche, il II Zac soprattutto per oracoli
apocalittici.
Malgrado una certa unit di contenuto e di stile, gli studiosi tendono a vedere nel Deuterozaccaria una
collezione di testi di diversa origine. Si distinguono in particolare due unit maggiori: i c.9-11 e i c. 12-14. La
prima unit un inno al Signore degli eserciti, che sconfigge i nemici, libera gli esiliati, purifica il suo popolo.
La seconda unit una serie di oracoli che riprendono i temi della prima unit e sono centrati sul personaggio
del trapassato, che salva il suo popolo mediante la sofferenza.
17.2. IL PROFETA E LA SUA EPOCA
I riferimenti storici sono pochi e oscuri. In 9,13 la menzione dei Greci favorisce una datazione del libro al IVIII secolo, soprattutto se Egitto e Assiria (10,10-11) sono una cifra per designare i Tolomei ed i Seleucidi,
successori di Alessandro Magno, rispettivamente in Egitto e in Assiria (Siria).
Come terminus ad quem della redazione finale del Deuterozaccaria si pu prendere la fine del III secolo,
allorch fu composto il Siracide, che conosce e cita (49,10) il libro completo dei Dodici Profeti minori. Il 3
sec. il periodo in cui cominciano a vedere la luce quei testi meta-storici, cosmici e universalisti denominati
comunemente letteratura apocalittica.
17.3. MESSAGGIO RELIGIOSO
Il Signore sconfigger i nemici, liberer il suo popolo e instaurer un regno di pace, ma sar necessario un
tempo di prova, per purificare il popolo dal militarismo, dal sincretismo e dai capi corrotti (9,9-10; 10, 2-3).
Prima condizione preliminare per linstaurazione del regno messianico-escatologico il ritorno degli esuli
dispersi nelle Nazioni, per essi sar come un terzo esodo (10,8-11). Mediante una misteriosa azione simbolica il
profeta fa conoscere la seconda condizione: necessaria una profonda selezione sia fra le classi dirigenti, in cui
i pastori capaci si alternano a quelli inetti e crudeli, sia fra il popolo stesso, sovente incline ad appoggiare questi
ultimi, finch non rimarr un resto fedele governato da un buon pastore (11,4-17 + 13,7-9).
Nel tempo penultimo che precede lazione escatologica del Signore, Gerusalemme sar aggredita dai pagani
(12,2). La loro sconfitta segner una profonda conversione della citt: faranno lutto su un buon pastore
ingiustamente ucciso (12,10-11) ed elimineranno gli idolatri e i falsi profeti (13,2-3).
E praticamente impossibile stabilire a quali fatti storici alluda il profeta (forse alla situazione di Giuda agli
inizi della rivolta maccabaica, ai tempi del sommo sacerdote Onia III, santo e martire - cfr. 2Mac).
Allora sorger il grande Giorno del Signore, finale e definitivo: il Signore entrer a Gerusalemme come re
unico e universale (14,9), la natura e il paese saranno trasformati dalla pace messianica (14,10-11), ed anche i
pagani sopravvissuti si recheranno in pellegrinaggio a Gerusalemme per rendere omaggio al Signore e da lui
essere benedetti (14,16-17).

18. IL LIBRO DI DANIELE

E. HAAG, Daniele, Morcelliana Brescia 2000


B. MARCONCINI, Daniele, Paoline Milano 2004
A. DI LELLA, Il libro di Daniele (7-14), Citt Nuova Roma 1996

18.1. PROBLEMI LETTERARI


a) Lingua. Una singolarit del libro di Daniele di essere scritto in tre lingue: in aramaico (c.2-7), in greco
(3,24-90; c.13-14) ed il resto in ebraico.
I brani in greco - deuterocanonici e tradotti dal testo greco di Teodozione - comprendono: la preghiera di Azaria
(3,24-50), il cantico dei tre giovani nella fornace (3,51-90), la storia di Susanna (c.13), Daniele e i sacerdoti di
Bel (14,1-22), Daniele e il drago (14,23-42). Sono da considerarsi delle aggiunte posteriori, volte a mostrare la
saggezza di Daniele che si manifesta nella preghiera, nellamministrazione della giustizia e nello smascherare
gli imbrogli dellidolatria.
Pi difficile giustificare la presenza delle altre due lingue, nessuna soluzione soddisfacente. E possibile che
lautore abbia lasciato in aramaico - lingua popolare - i c.1-6, facili e destinati a tutti, e abbia usato lebraico lingua sacra - per i c.8-12, destinati ai dotti, con il c.7 a fare da cerniera.
b) Composizione. Il libro suddiviso in due sezioni maggiori: dopo lintroduzione (c.1), seguono delle
narrazioni su Daniele e i suoi compagni (c.2-6), quindi le visioni di Daniele (c.7-12), infine i racconti
deuterocanonici (c.13-14). Il c.7, bench sia una visione, da collegare con la prima sezione, essendo
simmetrico al c.2 (i regni umani opposti al regno di Dio), con il quale incornicia tutta la sezione narrativa.
Questa prima sezione (c.2-6),a carattere midrashico, una serie di racconti indipendenti formatisi nella diaspora
orientale persiana e danno unimmagine ideale della comunit ebraica. Ma con le modifiche apportate poi al c.2
(i piedi dargilla della statua) e laggancio con il c.7, venne riletta in chiave apocalittica, ed anche
Nabucodonosor, Baldassar e Dario - originariamente figure ambivalenti e abbastanza ben disposte verso gli
ebrei (1,19-20; 2,48-49; 6,29) - divennero cifra del anticristo.
La seconda sezione (c.8-12), pi marcatamente apocalittica, presenta, con una serie di visioni, il dramma finale:
cominciata la grande prova da cui scaturir la salvezza finale, con il giudizio e la resurrezione dei morti.
c) Genere letterario. Tutto il libro fa largo uso dei procedimenti letterari della letteratura apocalittica, a partire
dalla pseudonimia e dallesoterismo. Lautore reale si finge un illustre personaggio del passato (il saggio
Daniele - 1,17) che ha ricevuto la rivelazione decisiva del mistero della storia (2,47), mediante sogni e visioni,
che gli vengono spiegati da un angelo interprete (9,21-22).
Tale rivelazione rimasta sigillata nei secoli precedenti, ma ora viene resa pubblica perch i tempi ultimi sono
vicini (12,4.9).Lautore periodizza la storia in una successione di quattro imperi, alla caduta dei quali sorger il
Regno di Dio (2,44). Il lettore, potendo verificare lattendibilit della profezia degli avvenimenti che vanno dal
lontano passato fino al presente, non avr dubbi sulla profezia degli eventi futuri, e rimarr vigilante nella
preghiera e nellattesa, perch lavvento del Regno di Dio operer la selezione definitiva fra giusti ed empi
(12,1-3).
18.2. IL PROFETA E LA SUA EPOCA
Lautore scrive durante la rivolta dei Maccabei. Evoca la profanazione del Tempio da parte di Antioco IV
(11,31) ma ignora la morte del sovrano e la purificazione del Tempio operata da Giuda.
I fedeli ebrei osservano le prescrizioni alimentari (1,8), fanno resistenza allidolatria imposta (3,8-12) ed in
particolare al culto al sovrano divinizzato (6,6-10). La redazione del libro da porre dunque fra il 167 e il 164
a.C.
Lautore da cercare in quel gruppo di fedeli che ostinatamente difesero gli usi e i costumi, le leggi e il culto
della tradizione ebraica, contro il disegno ecumenico dellellenismo di imporre ununica cultura a tutto limpero
ereditato da Alessandro Magno. In particolare lo si dovr cercare fra gli Asidei - cui dobbiamo anche il II
Maccabei - per i quali la resistenza armata non che un aiuto derisorio (11,34), la vittoria finale dIsraele
verr unicamente da Dio (8,25), attesa con pazienza (12,12), fino al martirio (3,19-21; 6,17-18).
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18.3. MESSAGGIO TEOLOGICO


Il profeta si indirizza ad una comunit che, passata lera di pacifica convivenza, si trova ora in una situazione di
grave conflitto con il potere politico pagano. Daniele la esorta ad essere pronta a qualsiasi sacrificio, anche al
martirio, pur di non venire meno alla propria fedelt a Dio. La comunit ebraica sa che il Dio dIsraele
superiore a tutti gli di pagani ed i regni mondani, e non sopporta la presuntuosa arroganza dei potenti che lo
sfidano. Del resto la grande potenza mondiale di turno - il regno dei Seleucidi - attraversa un momento di
grande debolezza, ha i piedi dargilla (2,33): il Signore stesso la distrugger, dando inizio al Regno di Dio, che
crescer in estensione e potenza in tutto il mondo, non ostante i suoi modesti inizi (2,35.44).
Chi parteciper al Regno di Dio? Beneficiario del Regno di Dio sar lIsraele fedele, designato sotto la figura
misteriosa del Figlio delluomo o, in modo pi esplicito, come popolo dei santi dellAltissimo (7,13-14. 1718. 27). Che dunque ora pazientino nella prova e restino fedeli, perch il Regno di Dio vicino!
Con la persecuzione di Antioco IV la brutalit e la crudelt del potere politico ha toccato lapice, per questo
rappresentato come unorrenda bestia (7,7-8; 8,8-12). Per lautore questo linizio della grande calamit degli
ultimi tempi, molti saranno gli apostati che si lasceranno sedurre dallellenismo, ma coloro che saranno
perseveranti fino alla fine ed esorteranno i fratelli alla fedelt, avranno la magnifica ricompensa della
resurrezione (11,32-33; 12,1-3).
Quando verr il Regno di Dio? Il libro di Daniele testimone di unepoca e di una tendenza che non si
accontenta di sapere che il Regno di Dio vicino, ma vuole saperne di pi, il calcolo della data del suo avvento
divenuto importante. La profezia di Geremia sui 70 anni di esilio (cfr.: Gr 25,12) viene reinterpretata come 70
settimane di anni, e distribuite nei singoli periodi dei tempi finali (9,24-27). Lultimo periodo, quello della
grande calamit, durer tre anni e mezzo (7,25; 8,14; 12,7): Dopodich sorger il Regno di Dio e ci sar il
giudizio finale e la resurrezione dei morti. Questo genere di computo ha influenzato profondamente tutta la
letteratura apocalittica posteriore, sia ebraica che cristiana.

19. IL LIBRO DI BARUC

E. PETER, i libri di Geremia e Baruc, Queriniana Brescia 1995


L. LOMBARDI, Geremia, Baruc, EP Roma 1979

19.1. ASPETTI LETTERARI


Il libro deuterocanonico di Baruc giunto a noi solo in greco, da una possibile traduzione dallebraico. E
composto di cinque capitoli (Bar 1-5). Il c.6, chiamato Lettera di Geremia uno scritto a s stante, che la
versione latina di Girolamo ha posto in appendice a Baruc, mentre la traduzione greca dei LXX la pone dopo le
Lamentazioni. Si tratta di una breve satira contro lidolatria popolare, che imita Gr 10,1-16. Lanonimo autore
la presenta come una lettera che Geremia scrisse a quegli ebrei che si preparavano ad andare esuli a Babilonia
dopo la caduta di Gerusalemme (6,1 - incipit: Copia della lettera che Geremia invi a quelli che stavano per
essere deportati in Babilonia dal re dei Babilonesi, per riferire loro ci che gli era stato comandato da Dio).
In realt Geremia scrisse solo una lettera agli esuli che erano gi a Babilonia (Gr 29), mentre questo scritto
pseudoepigrafo del II-III secolo a.C.
19.2. IL PROFETA E LA SUA EPOCA
Lautore mette il suo scritto sotto il patrocinio di Baruc, segretario di Geremia, che lo legge davanti agli esuli
di Babilonia (1,3-4) e poi davanti alla comunit restata in Gerusalemme (1,8.14). Non pochi indizi per fanno
pensare che sia opera di unanonimo autore del II secolo, quali il chiamare Baldassar figlio di Nabucodonosor
(1,11) come nel libro di Daniele, lidentificazione della Sapienza divina con la Torah scritta (4,1),
lappellazione Eterno come perifrasi del nome di Dio (4,22).
Lautore reale si nasconde dietro Baruc, un grande personaggio dellesilio, perch nel II secolo lesilio era
considerato il paradigma e linizio di tutte le grandi sofferenze del popolo ebraico, a causa dei propri peccati
che hanno scatenato la collera divina (1,15 - 3,8...come in Dn 9). Lautore sceglie Baruc e non un altro grande
dellesilio (come Geremia o Ezechiele) perch - sulla base della promessa fattagli da Geremia (Gr 45,5) - la sua
vita era circondata da unalone di mistero ed erano fiorite numerose leggende sui suoi viaggi dopo la caduta di
Gerusalemme.
19.3. MESSAGGIO TEOLOGICO
Nella prima sezione (1,15 - 3,8) si ha una grande celebrazione penitenziale comunitaria, in cui il popolo
confessa di aver corrisposto ai benefici ricevuti dal Signore solo con lingratitudine e linfedelt morale (1,1522). Riconosce quindi che il Signore ha agito giustamente distruggendo Gerusalemme ed esiliandoli (2,1-10).
Perci chiede perdono e domanda al Signore di volgersi di nuovo con amore verso i suoi servi (2,11 - 3,8).
Nella seconda sezione (3,9 -4,4) lautore inserisce unelogio della sapienza, che una prerogativa divina ma
che il Signore ha concesso al popolo eletto (3,9-38). E la risposta del Signore alla confessione pubblica del
peccato: Israele torni a camminare nella via della sapienza, qui identificata con la Torah (4,1-4), ed in essa
trover la sorgente della vita e della gioia.
Nella terza sezione (4,5 -5,9) il profeta tira le conseguenze: per aver dimenticato la Torah il popolo stato
punito dal Signore con la schiavit e lesilio, ma se fa ritorno al Signore ed al tesoro della sapienza rivelata,
potr riprendere a sperare nella sua misericordia: Dio stesso ricostituir la comunit dellalleanza, far ritornare
i dispersi e umilier gli aggressori (4,5-37). Prendendo a prestito il linguaggio dal Deuteroisaia, lautore
conclude loracolo con unevocazione della gloria futura di Gerusalemme (5,1-9).

20. IL LIBRO DI GIONA

A. NICCACCI - M. PAZZINI - R. TARDIELLO , Il libro di Giona, FPS Gerusalemme 2004.


H.W. WOLFF, Studi sul libro di Giona, Paideia Brescia 1982
D. SCAIOLA, Abdia, Giona, Michea, EP Roma 2012
C. e J. LAGARDE, Alzati, va' a Ninive. La doppia chiamata del profeta Giona, Ist. S. Gaetano Vicenza 2006

20.1. ASPETTI LETTERARI


Il libro di Giona non presenta particolari problemi letterari. Indubbiamente il salmo di supplica (c.2) non
appartiene alla trama narrativa del racconto. E stato inserito qui - dallautore o da un redattore successivo perch ben si adatta, con le sue immagini acquatiche (mari, torrenti, flutti, abissi...) e infernali (radici, inferi,
spranghe) alla situazione angosciosa di Giona gettato in mare e prigioniero nel ventre di un mostro marino.
Nel racconto si possono distinguere tre scene: Giona sulla nave (1,4-16), Giona a Ninive (3,1-10), Giona sotto
la capanna (4,1-11).
20.2. IL PROFETA E LA SUA EPOCA
Lautore ha pescato nella storia dei Re (2Re 14,25) il personaggio di Giona, lo ha estrapolato dal suo contesto
storico, e ne ha fatto il protagonista del suo racconto. Non dunque un racconto storico, basti pensare a Giona
che abita e prega nel ventre di un grosso pesce, e Ninive mai fece penitenza in seguito alla predicazione di un
profeta ebreo. Non facile datare questo libretto, la lingua ebraica postesilica. Secondo alcuni studiosi non
pochi elementi narrativi (quali il comportamento dei marinai) fanno pensare allepoca ellenistica.
20.3. MESSAGGIO TEOLOGICO
La storia dellesegesi ha visto numerose interpretazioni del racconto di Giona. Fra quelle attuali, due sono le
maggiori: uninterpretazione didattica e una profetica.
a) Interpretazione didattica. Nella coscienza di Israele Ninive non rappresentava il mondo pagano in quanto
tale, ma limperialismo crudele e aggressivo. Il messaggio dunque che il Dio dIsraele ama anche gli
oppressori ed ha a cuore la loro salvezza. I niniviti infatti non sono chiamati a cambiare religione, ma a
convertirsi dalla loro condotta cattiva e dalla violenza (3,8). Ed Israele chiamato ad accettare che Dio li
perdoni sebbene che, a causa delle molte sofferenze che hanno patito a causa loro, sia umanamente
comprensibile che desiderino il loro annientamento e sia difficilissimo accettare un tale inaudito messaggio
(4,1-3). Il libro di Giona quindi unappello alla magnanimit di vedute, come il libro di Rut, contro le
tendenze al nazionalismo ed alla xenofobia dei riformatori Esdra e Neemia e dei loro successori. (cfr. L. ALONSO
SCHKEL - J.L. SICRE DIAZ, I profeti, Borla, Roma 1989).
b) Interpretazione profetica. Giona un solitario, vive in unisolamento angosciante, a causa della Parola di Dio
che deve predicare contro Ninive. Ci che tormenta Giona la contraddizione fra la certezza che Dio amore
(4,2-3) ed il dovere di predicare la distruzione di Ninive (3,2-4). In un primo tempo Giona aveva rifiutato
quellincarico ma poi, a prezzo di unesperienza dolorosa - fuga, isolamento, soggiorno nelle tenebre della
morte - si era sottomesso ai voleri di Dio. Ed ecco che deve constatare che Dio sconfessa il suo profeta, dopo
averlo obbligato a predicare un messaggio che non approvava. Dio, clemente verso tutti (1,15), in particolare
verso la gente di Ninive (3,10), si comporta in modo arbitrario ed ingiusto solo verso il suo profeta (4,7-9). Il
cammino spirituale di Giona simile a quello di Geremia. Il ministero profetico di Giona - per quanto doloroso
e sconcertante - non ha che uno scopo: lofferta dei marinai (1,16) e la penitenza dei niniviti (3,5). I lettori sono
invitati a riconoscersi non in Giona - egli solo uno strumento nella mano di Dio ed il suo calvario non
riguarda che lui - ma nei marinai e negli abitanti di Ninive: come loro si sottomettano a Dio ed al suo volere,
perch egli sempre pronto ad accoglierli. (cfr. E. JACOB - C. KELLER - S. AMSLER , Ose, Joel, Abdias, Jonas,
Amos, Labor et Fides Gnve 1965).

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