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C on i numeri, a Ivrea, ci sapevano

fare. D’altronde era la patria dei


calcolatori e il primo personal com-
puter, l’Olivetti P101, è nato proprio
qui, in uno dei laboratori di via Jervis.
Nel 1965, quando venne presentato al-
la fiera di New York, nessuno poteva
immaginare la fine che avrebbe fatto,
trent’anni dopo, la fabbrica di Adriano
Olivetti. Risucchiata dalla bolla finan-
ziaria e culturale in cui le certezze ma-
tematiche – i numeri, appunto – non In mezzo alla campagna del canavese sta per nascere un enorme parco divertimenti
contavano più nulla, sulle sue ceneri con giostre acquatiche e supermercati. Se ne parla da undici anni,
nacque Mediapolis: l’idea di un gran- i finanziatori sono ancora misteriosi, ma «a dicembre arriveranno le ruspe»
de parco divertimenti ad Albiano, ai
piedi della Serra d’Ivrea e del Castel-
lo di Masino (bene del Fai, il Fondo
per l’ambiente italiano).
Fosse un calcolatore, Mediapo-
lis non sarebbe proprio rigoroso. Una
volta si è detto che il progetto avreb-
be creato 148 occupati, quella dopo
1.200. Che avrebbe registrato un mi-
lione di visitatori all’anno, anzi no,
dieci. Per non parlare dei soldi per
realizzarlo: c’erano o mancavano, a
seconda delle discussioni. Tanto, si
sa, i numeri sono optional. E la liber-
tà del racconto di politici e di impren-
ditori ha preso il posto della realtà
delle virgole e dei logaritmi. Ai giorni
nostri, il P101 sarebbe impazzito.
Nevio, Bruno e Agostino lavora-
là dove c’era l’olivetti
vano tutti all’Olivetti. Ruoli diversi ma di Mauro Ravarino
stessa casa madre, stesso tessuto so-
ciale di relazioni create dalla fabbrica.
Adesso li puoi incontrare, non tanto di-
stante dalle officine di via Jervis, a casa
di Mariangiola Carnevale, capo dele-
gazione del Fai locale. Insieme fanno
il punto, a undici anni di distanza, sul-
la lotta contro Mediapolis, una specie
di Gardaland piemontese, dedicata al-
la comunicazione, con montagne rus-
se e una pagoda cinese alta 40 metri.
Nel 1998 qualcuno pensò che il lut-
to dell’Olivetti potesse essere elabora-
to abbinando divertimento e business.
Bastava trovare 600mila metri quadra-
ti, magari ai bordi della collina moreni-
ca più lunga d’Europa, 25 chilometri
che abbandonano le Alpi e attraversa-
no castelli, borghi, specchi d’acqua, bo-
schi d’ontani e di querce. Un paesaggio
ancora intatto. L’evasione dalla realtà, del capitale privato». Socialista, epo- tema di Copenaghen, che poi saltò) e, spettacoli giornalieri, ma anche a veri e progetto: «Media… Media… Vi dice già industriale, a differenza di Media-
allora, sembrava la soluzione. Al con- rediese, tra i maggiori sostenitori di infine, la comunicazione: il mondo dei propri studi televisivi, cinema 3d e 4d qualcosa?». L’allusione è chiara, ma fi- polis. Tutte le fasi dei permessi sono
trario di Adriano Olivetti che cercava Mediapolis, l’assessore regionale al mass media. “Sarà un set televisivo, e a un albergo di 24 metri d’altezza. nora non è mai stato provato un lega- state superate, ma in questo caso le isti-
sempre il reale, anche nell’architettura: Commercio Luigi Ricca ribatte al te- dove lo shopping diventerà un’espe- Nel 2005 gli ambientalisti perdono il me con l’azienda di Silvio Berlusconi. tuzioni non hanno investito un euro».
«Una fabbrica – racconta Nevio Ver- lefono: «Noi abbiamo fatto tutto quel- rienza emotiva e il consumo intratte- ricorso, il Tar del Piemonte lo respinge: Sui numeri dell’occupazione si doman-
na di Legambiente – che per un gioco
di specchi si guardava reciprocamente
con la città». Undici anni fa non era più
lo che dovevamo, abbiamo analizzato
criticamente l’iniziativa, cercando di ri-
durne l’impatto. La ricerca dei capitali
nimento”, recita la presentazione del
progetto. Un mix tra pedagogia, edo-
nismo e libertà di consumare.
“Il parco a tema ha una valenza di utilità
pubblica; quindi, come tale può essere
edificato anche in aree considerate a
L’ amministratore delegato Sergio
Porcellini è stufo delle polemi-
che e prevede di inaugurare Mediapo-
dano: «In una situazione di crisi, i sa-
crifici territoriali sono giustificati dal
fatto che l’iniziativa creerebbe un mi-
tempo di sofismi: i lavoratori doveva- privati non è compito nostro». Anche il nome cambia: all’inizio rischio e non edificabili”. lis alla fine del 2012: «Ho sentito tante gliaio di posti di lavoro al costo, fatti
no essere liberati da questa prigione. I era Millennium Canavese, poi si pas- L’assessore regionale Ricca però balle, ma come diceva Goebbels a dirle due calcoli, di 500mila euro l’uno?».
canavesani, o meglio gli eporediesi (gli
abitanti di Ivrea) dovevano essere libe-
ri di divertirsi. E cosa c’era di meglio
P er comprendere questa storia bi-
sogna tornare indietro, ai tempi
della lira. Anni di iter burocratici, ac-
sa a Millennium Park e, qualche anno
fa, visto che il millennio era passato da
un pezzo, arriva Mediapolis. Il primo
ci tiene a spiegare le sue buone ragio-
ni: «Abbiamo fatto molto per la zona
umida di Fontana Rovei e il suo can-
cento volte diventano vere. Sull’impat-
to ambientale esiste una valutazione
positiva di tecnici provinciali e regio-
A Ivrea, è facile sentire ancora
parlare con fiducia di impresa. D’al-
tronde il secolo olivettiano si poneva
di un lago artificiale piuttosto di quel- cordi politici, ricorsi bocciati, altri an- luogo scelto fu Pavone Canavese, pe- neto. Lì si voleva costruire il parcheg- nali». Ora che gli «ostacoli burocratici» il tema di una convivenza equilibra-
lo vero di Viverone, lì vicino? cora in ballo, valutazioni di impatto riferia di Ivrea. «Ma si pensò – precisa gio, ma li abbiamo salvati. E poi non sono superati spera di aprire il cantiere ta tra industria, cultura e paesaggio.
A casa di Mariangiola non è la ambientale e scarso coinvolgimento Dominijanni – che avrebbe oscura-
solita riunione. Non è come ogni fine della popolazione. Il progetto viene to lo sviluppo commerciale della cit- «sull’impatto ambientale esiste una valutazione positiva di tecnici provinciali e regionali
d’anno quando la società Mediapolis inserito nei Patti territoriali nel 1999, tà». C’era l’area di Scarmagno, dove ho sentito tante balle, ma come diceva goebbels a dirle cento volte diventano vere»
– la prima volta fu nel 2002 – annun- come rilancio del territorio. I Ds al go- l’Olivetti aveva avuto sede quasi libe-
ciava l’apertura di un cantiere. Qual- verno di Ivrea sono da subito tra gli ra. No, meglio una zona non urbaniz- si può mettere in secondo piano il lato al più presto: «A dicembre entreranno Marco Revelli, sociologo, a fine anni
cosa formalmente è cambiato. Adesso sponsor, accanto all’amministrazione zata, agricola, costava meno. Più a sud, occupazionale». Se mai costruiranno le ruspe». Meno ottimista sui tempi il Novanta si era interessato di Media-
c’è un accordo di programma tra pri- regionale di centrodestra di Enzo Ghi- ce n’era una di proprietà di Multiser- la cittadella di Mediapolis, dal castel- sindaco (di centrosinistra) di Albiano, polis: «E già all’epoca, mi sembrava
vati e istituzioni: la Regione Piemon- go. Contrari, invece, Rifondazione, i vices, società di Pirelli che gestisce il lo di Masino la si potrà vedere proprio Gildo Marcelli, fin dall’inizio un soste- un progetto molto datato. Frutto di
te, la Provincia di Torino, i Comuni Verdi e la sinistra Ds. Mediapolis ve- vasto patrimonio immobiliare della ex davanti alla balconata. «Ma non è un nitore del progetto: «Mancano ancora un’interpretazione stracciona, all’ita-
di Albiano, Caravino, Ivrea e Vesti- niva presentata come l’unica salvezza Olivetti. E se nelle mappe regionali era problema di panorama», dice Marco i permessi, ma in primavera si partirà. liana. Dalla meccanica della macchina
gné. Tutto dovrebbe partire, latitano per il territorio, la manna dal cielo. E considerata inedificabile, perché allu- Magnifico, direttore del Fai. «Voglia- Così potrò dare risposta alle doman- per scrivere all’immagine. Nemmeno
solo le banche. Ma la società, per boc- raccolse quasi un plebiscito tra le am- vionabile, si sarebbe fatta una variante. mo far capire che il parco verrà realiz- de di lavoro che giornalmente arriva- ai servizi. Il produttore diventa spet-
ca dell’amministratore delegato Ser- ministrazioni locali. «In pratica – taglia Così la Multiservices, in cambio di una zato a vantaggio di pochi imprenditori, no nel mio ufficio». Porcellini smorza tatore e non più figura sociale in gra-
gio Porcellini, nega problemi di cassa: corto Bruno Dominjanni del Fai – ti partecipazione del 10 per cento al ca- non certo della gente. È un modello le voci sulla mancanza di capitali pri- do di dare qualità; la negazione delle
«A novembre vi diremo tutto. Comun- dicevano che si doveva fare, lo vogliate pitale, cedette l’area a Mediapolis che vecchio e superato, con un deficit cul- vati: «Il project financing è ormai chiu- relazioni, anche umane, che l’Olivet-
que, i 150 milioni di euro per il pri- o meno, anche in un’area esondabile, nel 2000 diventò spa, con presidente turale anche rispetto alla Costituzio- so. Cento milioni saranno di capitale ti aveva creato». Secondo il sociolo-
mo lotto, quello per il parco outdoor, inedificabile o di importanza storico- Gianni Zandano, già a capo dell’Isti- ne italiana, che nell’articolo 9 difende a debito, dalle banche, e 50 milioni di go, è a rischio il tessuto di una ex città
li abbiamo trovati». L’operazione è di naturalistica. Il parco a tema da subi- tuto bancario San Paolo di Torino. il paesaggio. Assurdo. Si crea uno spet- capitale a rischio». I nomi dei privati? operaia dove i sobborghi con i palaz-
450 milioni, dei quali 395 per le ope- to è stato il paravento per una grossa «Quella di Guadalongo, a sud- tacolo artificiale, fuori contesto, una «A novembre». E la società di anonimi zoni non esistono e dove campagna
specie di Las Vegas, quando uno spet- in Lussemburgo? «C’è. Presto diremo e città sono complementari, non ri-
«si crea uno spettacolo artificiale, fuori contesto, una specie di las vegas, quando uno spettacolo tacolo della natura ci sarebbe già: ca- la verità». Quando vedrà la prima pie- vali. «Mentre Adriano Olivetti aveva
della natura c’è già: castagneti centenari, un lago morenico, borghi e castelli e pure il cavolo verza» stagneti centenari, un lago morenico, tra, l’assessore Ricca tirerà un sospiro espresso una diversità, adesso ritor-
borghi e castelli e pure il cavolo ver- di sollievo: «Sarà una spinta al rilan- na di riflesso un cattivo fordismo. E
re private (6 milioni dal Patto Terri- speculazione di edilizia commerciale». ovest di Albiano, è una zona ricca za. Mettiamoli in rete, un insieme di cio del territorio e diventerà una vetri- non se ne calcola l’impatto, nella spe-
toriale del Canavese); 5,5 milioni da Sui giornali locali se ne parlò di biodiversità, la falda acquifera è biodiversità unico». Magnifico ha una na per le nostre eccellenze». ranza irrazionale che i flussi turistici
soggetti pubblici (per lo più Regione) molto, su quelli nazionali quasi mai. superficiale, l’assetto idrogeologico sua idea su chi manovra dietro le quin- Mariangiola Carnevale è una per- siano inesauribili. Anche i 1.200 po-
per l’urbanizzazione e le infrastrut- Il movimento noTav era da venire e è molto delicato e più a valle ci sono te: «Poteri forti e invisibili a cui le am- sona pacata, ma a un certo punto non sti di lavoro, soggetti a flussi stagio-
ture. Finora, però, lo scarso capitale qui la mobilitazione rimaneva d’élite. i depositi nucleari di Saluggia. Una ministrazioni, di destra o di sinistra, si trattiene: «Non è possibile che, do- nali, sono teorici. Alla fine, mi chiedo,
impiegato appartiene a una società lus- Gli anni passano e cambiano i nume- nuova canalizzazione li metterebbe a non possono dire di no». E racconta un po dieci anni, le istituzioni non valuti- il conto economico tra costi e benefici
semburghese, i cui soci sono coperti da ri: da un’offerta occupazionale prima rischio». Uno dopo l’altro, sono i punti aneddoto: «Chiedemmo aiuto all’avvo- no se il progetto ha ancora un senso». regge?». Per Revelli tutto è ricondu-
rigoroso anonimato. Allertati, gli am- contenuta a una esponenziale. Pure i che elenca Agostino Petruzzelli di cato Agnelli, non un potere debole. Lui Ci sarebbero alternative? «Due anni cibile alla «bolla culturale» in cui si è
bientalisti – che sostengono la libertà contenuti variavano: tre centri di gran- Legambiente. Ma dalla politica niente andò da Ghigo. Ma il presidente del- fa – spiega Verna – è spuntato a Bor- vissuti nel quindicennio scorso. Dove
di conoscere e di decidere – hanno cri- de distribuzione e poi sport, scienza, dubbi, si va avanti. Bisogna far posto, la Regione, rammaricato, rispose pic- gofranco un piano dell’azienda Silfab, l’ordine della retorica permette di dire
ticato la «singolare disattenzione» delle Rockland (una megadiscoteca per in mezzo all’anfiteatro morenico, a una che. Non si poteva bloccare». Ma quali che lavorerebbe il silicio policristalli- tutto e il contrario di tutto: parlare di
amministrazioni pubbliche che hanno 4.500 persone e un museo con le au- Drop Tower, una torre a caduta libera, sono questi poteri? «Non mi faccia di- no per il fotovoltaico: 350 posti previ- sostenibilità economica e progettare
impegnato denaro a favore del proget- to di Elvis), i Tivoli Gardens (grazie una Water Coaster (una giostra con re». Magnifico fa una pausa e ripete sti. L’impatto ambientale non sarebbe un’opera insostenibile. «Liberi di ce-
to senza «aver chiarito la provenienza a una partnership con l’antico parco a paraboliche e finale in acqua), a dodici per due volte la radice del nome del trascurabile, ma riguarderebbe un’area mentificare, liberi di raccontare». n

diario
96 ottobre 2009 libertà 97

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