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Antonio Montanari

Pellegrino Bagli, «ribelle» riminese


Fu amico di Giovanni Pascoli
Documenti inediti del 1871
Giovanni Pascoli giunge a Rimini nel novembre
1871. Pochi mesi prima, al Ginnasio
Gambalunga (posto nell'omonimo palazzo
seicentesco sede tuttora della civica biblioteca),
è accaduto questo episodio. Sabato 3 giugno due
studenti entrano nelle grotte del palazzo, dopo
averne forzata la porta. Li vede un «giovane di
bottega» del bidello Clemente Vernocchi che
chiama immediatamente le guardie municipali
le quali ispezionano le grotte ed i locali
superiori, però «senza rinvenire alcuno». Nel
pomeriggio (a scuola chiusa) Vernocchi informa
il direttore del Ginnasio «come persone si
fossero introdotte dalla parte ultima superiore
del Palazzo Gambalunga in una delle latrine,
che sporge in uno dei cortili, e che ivi facevano
pressa e rumore alla porta per uscire».

Il direttore si reca subito al palazzo


Gambalunga, dove ordina al Vernocchi di
«portarsi ad aprire». Dalle scale scendono i due
alunni del primo corso liceale Luigi Garzolini e
Pellegrino Bagli. Il giorno 5 il direttore invia un
«rapporto» al sindaco di Rimini, raccontando:
«Feci loro il dovuto rimprovero, aggiungendo,
che ne avrei data parte alla S. V. Ill.ma». Il
direttore spiega che dall'ispezione a tutto il
palazzo «non fu trovata veruna cosa, che possa
dar luogo a sospettare in niun modo sinistri
intendimenti nei giovani suddetti».
Il «rapporto» segnala soltanto che «mette
veramente raccapriccio il vedere l'immenso
pericolo a cui si sono esposti» per la loro
sconsideratezza i due giovani. Essi infatti sono
«discesi dai soffitti del Gambalunga mercé una
vecchia assicella appoggiata fra muro e muro
sopra una leggerissima sporgenza di mattoni
nella Latrina, che pende su di una profonda
altezza».

Il sindaco decide la sospensione dei due allievi


«fino a nuovo ordine» ed incarica la
«Commissione degli Studj» d'esaminare il caso,
«per le ulteriori misure che si crederà
d'assumere». La Commissione verbalizza le
deposizioni del bidello Vernocchi il quale
precisa che, vista la rottura della serratura
nella porta della cantina, l'aveva «un quarto
d'ora dopo» accomodata. Nel pomeriggio,
aggiunge il bidello Vernocchi, notati i giovani
«uscire dalla latrina al secondo piano», poté
constatare che era stata «sforzata pure la
serratura di quella porta». Sul comportamento
dei due allievi, Vernocchi dichiara: «I suddetti
due scolari sono soliti nell'uscire a far del
chiasso».

Il professor Carlo Tonini (che sarà anche


insegnante di Pascoli per le Lettere greche e
latine), dichiara che i due sono «poco studiosi,
poco docili, poco educati», e che «se codesti due
scolari se ne andassero, la sua scuola
rimarrebbe più quieta». Il professor Luigi
Tonini, docente di Storia e padre di Carlo,
sottolinea: «Le ammonizioni fanno con loro poco
frutto». Ribadisce che sono «poco educati» e che
«quando non vi sono essi, la Scuola va meglio».
Concorda anche il docente di Matematica Luigi
Giacomini: i due «mancano spesso da scuola, e
studiano poco». Il garzone Daniele Nardini,
qualificato come «falegname operajo del bidello»,
precisa che i due ragazzi «hanno corso
gravissimo pericolo della vita nel passare dalla
scala a chiocciola alla latrina», e che essi hanno
rotto con qualche «valido sussidio» la serratura
della latrina che era robusta. Infine il Censore
Luigi Fabbri accusa i due giovani di essere «poco
educati» e di schiamazzare all'ingresso ed
all'uscita di scuola.

Gli imputati confessano. Entrarono nella


cantina, ma senza forzare la serratura, perché
la porta era aperta. Salirono poi per la scala a
chiocciola «per osservare il pluviometro».
Tornati indietro e, trovata chiusa la porta da cui
erano entrati nella cantina, tentano l'«uscita
passando dalla scala a chiocciola nella latrina».
A quel punto il bidello Vernocchi li rinchiude
nella stessa latrina. I due studenti «per
impazienza», si legge nel verbale, rompono la
serratura della latrina con una chiave. Loro
stettero nella latrina, ma non videro persona
alcuna avvicinarsi. Vernocchi è messo a
confronto con i due ragazzi. Impossibile che non
si siano accorti che li stavano cercando. E poi,
spiega Vernocchi, dopo averli trovati lui stesso,
li ha rinchiusi nella latrina «per riferirne al
Direttore».

Il verbale conclude che il contegno dei due fu


tale durante l'interrogatorio «da persuadere
essere i medesimi compresi della loro
sconveniente condotta». La Commissione
propone al sindaco di togliere i due giovani dai
ruoli scolastici, preso atto che essi sono
«recidivi».

Alla Giunta municipale, Pellegrino Bagli rivolge


il 6 novembre 1871 un'istanza per poter essere
riammesso: «Se fui per lo addietro non molto
diligente e studioso d'ora innanzi farò il
possibile per esserlo». Il 15 novembre Pellegrino
Bagli invia un'altra domanda di perdono al
sindaco: «Che mai, io chiedo, che mai ho io
fatto? Perché tanta severità per libero ed
onesto cittadino; mentre vediamo il vile sicario
girare per le pubbliche vie, e far parte dei
pubblici e privati divertimenti. Ella dirà ch'io
vado fuori d'argomento, ma con questo ho
voluto mostrare che quegli il quale o per
educazione o per tema non fa atti violenti, viene
trattato da vile schiavo. Abbastanza ho detto.
Sono Pellegrino Bagli».

E Pellegrino Bagli, nato nel 1854, sarà amico di


Andrea Costa e sarà socialista. Muore nel 1893,
dopo un'intensa attività politica.
(Pellegrino Bagli è ricordato da Elisabetta
Graziosi nel saggio «Pascoli studente e
socialista: una carriera difficile», in «Pascoli
socialista», a cura di Gianfranco Miro Gori,
Pàtron editore, Bologna 2003, p. 79.)

Luigi e Carlo Tonini sono stati autori di una


storia di Rimini dalle origini ai loro giorni. I
verbali citati appartengono all'Archivio del
Comune di Rimini.

Antonio Montanari

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