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Finalmente risentì quella voce, quelle parole, e di nuovo provò a sollevare il capino
per sentirle meglio e per cercare di vedere da dove provenissero. Si volse verso sud
ovest e così poté vedere, seduto un po’ più in là, un bimbo che leggeva un libro ad
alta voce. Voleva farsi notare, voleva poter ascoltarlo ancora, per sempre. Alzò la
fragile testolina , aprì anche i petali e scoprì con gioia che essi avevano riacquistato
colore, erano di nuovo di un bel rosa, anzi, ancora più colorati ed emanavano del
buon profumo.
Il bimbo si girò finalmente e lo vide, si alzò e gli si avvicinò, ma questa volta il fiore
non ebbe paura, anzi, ne desiderava la presenza.
Il bimbo lo guardò, ne annusò il profumo e gli si sedette accanto. Gli lesse tutte quelle
bellissime parole, e ogni tanto lo guardava e gli sorrideva con un sorriso speciale che
inteneriva il piccolo fiore.
Ancora adesso sono lì, l’uno accanto all’altro, lui gli racconta la vita che il piccolo
fiore non ha mai potuto vivere, gli parla con voce dolce e gli legge quelle
meravigliose parole, mentre il piccolo fiore rosa lo ascolta felice, e per guardarlo
negli occhi ha dovuto alzare il capino, così ora il sole gli è più vicino, e può ancora
scaldargli il cuore.
Passarono i giorni, i due amici erano sempre vicini, il fiore ascoltava felice quelle
parole, il bimbo si estasiava con il lieve profumo che il suo amichetto emanava.
Si era vicini ormai ad una nuova estate, il piccolo fiore rosa aveva miracolosamente
resistito alle intemperie del lungo inverno, riparato dal suo dolcissimo amico e reso
forte da quelle belle parole.
Una mattina il piccolo fiore si svegliò scosso da un vento gelido, alzò il capino al cielo
e vide solo nuvole, nuvole nere. “Dove sarà il mio sole?”, pensò triste che avrebbe
dovuto attendere molto per rivederlo, o forse non lo avrebbe più rivisto, poiché si sa,
i fiori hanno breve vita.
Nonostante il vento gelido il piccolo fiore rosa aprì i suoi petali e volse il capino verso
il bimbo dalle bellissime parole.
Restò fermo lì, impietrito dal gelo e dalla paura. Il bimbo non c’era.
“Dove sei bimbo!” pensò, poiché non poteva urlare, ma lo avrebbe fatto se solo ne
avesse avuto la capacità, lo avrebbero sentito in tutta la valle, giacché il suo dolore
faceva fatica a restare chiuso in quel piccolissimo cuoricino.
Attese, attese tutto quel freddo giorno e attese anche la notte, e poi il giorno dopo, e
l’altro ancora…
niente.
Il piccolo fiore rosa aveva ormai perso quasi tutto il suo profumo, il suo colore era
stato cancellato dal freddo e dal dolore, tanto che ormai era solo un piccolo
fiore…senza colore, che si chinava sempre più verso la madre terra.
Non rivide più il suo amichetto dei giorni felici, non poté più sentire quelle dolci
parole, quello sguardo su di lui che lo faceva sentire il più bel fiore del prato. Non
visse più se non qualche breve ora ancora, perché il dolore a volte schiaccia anche i
più forti, figurarsi un piccolo tenero fiorellino rosa.