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SICUREZZA SUL LAVORO KNOW YOUR RIGHTS !

NEWSLETTER N.158 DEL 11/04/14

NEWSLETTER PER LA TUTELA DELLA SALUTE


E DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI
(a cura di Marco Spezia - sp-mail@libero.it)
INDICE
RICORSO DA PARTE DEI LAVORATORI ALLE AUTORITA COMPETENTE E
SEGNALAZIONE AI SUPERIORI IN CASO DI MANCATO ADEMPIMENTO AGLI
OBBLIGHI NORMATIVI

24 APRILE: PRESIDIO A ROMA PER LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUL


PROCESSO THYSSENKRUPP

PIATTAFORME DI LAVORO ELEVABILI: LA GESTIONE DELLE EMERGENZE

LIMPORTANZA DI UNA VIABILITA SICURA IN AZIENDA

STORIE DI INFORTUNIO: SENZA VIA DI SCAMPO

12

AMIANTO: QUALI DISCARICHE POSSONO ACCETTARLO?

15

RICORSO DA PARTE DEI LAVORATORI ALLA AUTORITA COMPETENTE E


SEGNALAZIONE AI SUPERIORI IN CASO DI MANCATO ADEMPIMENTO AGLI OBBLIGHI
NORMATIVI
LE CONSULENZE DI SICUREZZA KNOW YOUR RIGHTS! N.44
Come sapete, uno degli obiettivi del progetto SICUREZZA KNOW YOUR RIGHTS! anche
quello di fornire consulenze gratuite a tutti coloro che ne fanno richiesta, su tematiche relative
a salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Da quando nato il progetto ho ricevuto decine di richieste e devo dire che per me stato
motivo di orgoglio poter contribuire con le mie risposte a fare chiarezza sui diritti del lavoratori.
Mi sembra doveroso condividere con tutti quelli che hanno la pazienza di leggere le mie
newsletters, queste consulenze.
Esse trattano di argomenti vari sulla materia e possono costituire unutile fonte di informazione
per tutti coloro che hanno a che fare con casi simili o analoghi.
Ovviamente per evidenti motivi di riservatezza ometter il nome delle persone che mi hanno
chiesto chiarimenti e delle aziende coinvolte.
Marco Spezia
QUESITO
Ciao,
nella mia azienda ho riscontrato quelle che ritengo numerose inadempienze alla normativa
sulla sicurezza (mancata assegnazione dei DPI, macchine non sicure, ecc.)
Ho segnalato la cosa alla RSU, ma non intervenuta in alcun modo.
Che cosa si posso fare, visto che alla RSU aziendale non gli frega niente?
Posso fare una denuncia senza far figurare il mio nome ?
Ti ringrazio per la risposta.
RISPOSTA
Ciao,
rispondo nel seguito alla tua domanda sulla possibilit o meno di fare una denuncia alle
Autorit competenti, senza far figurare il tuo nome.
A disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto.
Marco
RICORSO DA PARTE DEI LAVORATORI ALLA AUTORITA COMPETENTE E SEGNALAZIONE AI
SUPERIORI IN CASO DI MANCATO ADEMPIMENTO DELLAZIENDA AGLI OBBLIGHI SANCITI
DALLA NORMATIVA VIGENTE
Secondo il D.Lgs.81/08 (Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, nel seguito Decreto),
non spetta al singolo lavoratore denunciare i comportamenti aziendali contrari agli obblighi
stabiliti dal Decreto stesso.
Il Decreto definisce, come figura che deve tutelare i diritti dei lavoratori, il Rappresentante dei
Lavoratori per la Sicurezza (RLS).
La definizione di RLS quella fornita dallarticolo 2, comma 1, lettera i), cio:
persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della
salute e della sicurezza durante il lavoro.
Oltre a tale definizione, larticolo 47 del Decreto definisce le modalit di elezione o
designazione del RLS:
1. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza istituito a livello territoriale o di
comparto, aziendale e di sito produttivo. Lelezione dei rappresentanti per la sicurezza avviene
secondo le modalit di cui al comma 6.

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2. In tutte le aziende, o unit produttive, eletto o designato il rappresentante dei lavoratori


per la sicurezza.
3. Nelle aziende o unit produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure
individuato per pi aziende nellambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto
previsto dallarticolo 48.
4. Nelle aziende o unit produttive con pi di 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza eletto o designato dai lavoratori nellambito delle rappresentanze sindacali in
azienda. In assenza di tali rappresentanze, il rappresentante eletto dai lavoratori della
azienda al loro interno.
5. Il numero, le modalit di designazione o di elezione del rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza, nonch il tempo di lavoro retribuito e gli strumenti per lespletamento delle funzioni
sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva.
6. Lelezione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali, territoriali o di
comparto, salvo diverse determinazioni in sede di contrattazione collettiva, avviene di norma
in corrispondenza della giornata nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, individuata,
nellambito della settimana europea per la salute e sicurezza sul lavoro, con decreto del
Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentite le confederazioni sindacali dei
datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente pi rappresentative sul piano nazionale. Con
il medesimo decreto sono disciplinate le modalit di attuazione del presente comma.
7. In ogni caso il numero minimo dei rappresentanti di cui al comma 2 il seguente:
a) un rappresentante nelle aziende ovvero unit produttive sino a 200 lavoratori;
b) tre rappresentanti nelle aziende ovvero unit produttive da 201 a 1.000 lavoratori;
c) sei rappresentanti in tutte le altre aziende o unit produttive oltre i 1.000 lavoratori. In tali
aziende il numero dei rappresentanti aumentato nella misura individuata dagli accordi
interconfederali o dalla contrattazione collettiva.
8. Qualora non si proceda alle elezioni previste dai commi 3 e 4, le funzioni di rappresentante
dei lavoratori per la sicurezza sono esercitate dai rappresentanti di cui agli articoli 48 e 49,
salvo diverse intese tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro
comparativamente pi rappresentative sul piano nazionale.
Pertanto lelezione o la designazione del RLS (o dei RLS a seconda delle dimensioni aziendali,
come stabilito dal comma 7 dellarticolo 47) un diritto che il Decreto sancisce per i lavoratori
di tutte le aziende (comma 2).
A seconda delle dimensioni dellazienda, il RLS viene eletto tra i lavoratori (azienda con al
massimo 15 lavoratori), oppure allinterno della RSU aziendale (aziende con pi di 15
lavoratori) (commi 3 e 4).
I lavoratori possono non eleggere il proprio RLS (la possibilit di farlo un diritto e non un
obbligo). In tal caso (comma 8) il ruolo di rappresentante dei lavoratori viene svolto dal RLS
territoriale, secondo quanto disposto dallarticolo 48, comma 1 del Decreto:
Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale di cui allarticolo 47, comma 3,
esercita le competenze del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di cui allarticolo 50 e
i termini e con le modalit ivi previste con riferimento a tutte le aziende o unit produttive del
territorio o del comparto di competenza nelle quali non sia stato eletto o designato il
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
I diritti del RLS (aziendale o territoriale) sono definiti dallarticolo 50 del Decreto.
Con riferimento ad eventuali denuncie alle Autorit di vigilanza (i Dipartimenti Salute e
Sicurezza delle ASL oppure, per quanto di propria competenza, i Vigili del Fuoco), larticolo 50,
comma 1, lettera o) d effettivamente questa possibilit al RLS:
[...] il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza pu fare ricorso alle Autorit competenti
qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di
lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e
la salute durante il lavoro.
Il RLS, quindi, ogni qualvolta che rilevi o venga a conoscenza da parte dei lavoratori di cui il
rappresentante, di mancati adempimenti agli obblighi dal Decreto per la tutela della salute e
della sicurezza dei lavoratori, ha la facolt, in virt di quanto detto sopra, di fare ricorso alla
ASL o ai Vigili del Fuoco, chiedendone il loro intervento.

-- 2 --

E preferibile che la richiesta del RLS alle Autorit competenti non sia verbale, ma formale, cio
effettuata per mezzo fax, posta elettronica certificata, Raccomandata a ricevuta di ritorno, in
modo da avere la prova del ricorso.
Gli ispettori dellASL o dei Vigili del Fuoco sono Ufficiali di Polizia Giudiziaria (UPG) e sono
pertanto obbligati a intervenire per dare risposta ufficiale al ricorso del RLS in virt dellarticolo
328 del Codice Penale Il pubblico ufficiale o l`incaricato di un pubblico servizio, che
indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica,
o di ordine pubblico o di igiene e sanit, deve essere compiuto senza ritardo, punito con la
reclusione da sei mesi a due anni, pena reato di omissione di atti di ufficio.
Comunque, onde evitare ritardi o mancati interventi da parte della ASL o dei Vigili del Fuoco
bene che il RLS invii il ricorso, per conoscenza e sempre in maniera formale, anche alla Procura
della Repubblica, che ha il ruolo di controllare loperato degli UPG.
Se il RLS non vuole intervenire, il ricorso pu essere fatto da qualunque lavoratore, in quanto il
mancato rispetto degli obblighi relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori un reato penale,
perseguibile di ufficio, e qualunque cittadino lo pu denunciare in virt dellarticolo 333
Denuncia da parte di privati del Codice di Procedura Penale che stabilisce che Ogni persona
che ha notizia di un reato perseguibile di ufficio pu farne denuncia. La legge determina i casi
in cui la denuncia obbligatoria. La denuncia presentata oralmente o per iscritto,
personalmente o a mezzo di procuratore speciale, al pubblico ministero o a un ufficiale di
polizia giudiziaria; se presentata per iscritto, sottoscritta dal denunciante o da un suo
procuratore speciale. Delle denunce anonime non pu essere fatto alcun uso [...].
In questo caso per, come vedi, la denuncia anonima non viene presa in considerazione.
Pertanto e visto che una denuncia firmata, fatta dal singolo lavoratore, lo espone alla
vendetta del datore di lavoro, meglio che il ricorso venga fatto dal RLS (o dagli RLS).
Se il RLS non vuole intervenire allora preferibile che la denuncia venga fatta da un gruppo di
lavoratori, il pi numeroso possibile, in modo da evitare ritorsioni dellazienda sul singolo.
In ogni caso i RLS che non vogliono fare il loro dovere, cio quello di difendere i diritti dei
lavoratori da loro rappresentati vanno sfiduciati!
La durata in carica dei RLS infatti non infinita. Tale durata dipende da quanto stabilito dal
Contratto Collettivo, ma di norma di tre anni.
Spetta ai lavoratori alla scadenza del suo mandato non rinnovare lelezione del RLS che non
vuole ottemperare al suo compito e sceglierne uno pi combattivo.
Al di l della possibilit di ricorrere allAutorit competente per segnalare mancati adempimenti
dellazienda rispetto agli obblighi di tutela dei lavoratori, i lavoratori hanno, non solo il diritto,
ma addirittura lobbligo, di segnalare qualunque situazione di rischio, che riscontrino nelle loro
attivit e che non sono risolte dallazienda, al proprio superiore diretto o direttamente a
dirigenti e datore di lavoro, informandone sempre il RLS.
Infatti tra gli obblighi sanciti dal Decreto a carico dei lavoratori, vi quello disposto dallarticolo
20, comma 2, lettera e), che stabilisce:
I lavoratori devono [...] segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al
preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) [attrezzature di lavoro,
sostanze e preparati pericolosi, mezzi di trasporto, dispositivi di sicurezza] e d) [dispositivi di
protezione individuale], nonch qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a
conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nellambito delle proprie
competenze e possibilit e fatto salvo lobbligo di cui alla lettera f) [non rimuovere o modificare
senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo] per eliminare o
ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza.

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24 APRILE: PRESIDIO A ROMA PER LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUL PROCESSO


THYSSENKRUPP
Da Basta morte sul lavoro
http://bastamortesullavoro.blogspot.com/
Roma, 9 aprile 2014
COMUNICATO STAMPA
Per pubblicazione, diffusione e divulgazione
Il 24 aprile dalle ore 10, a Roma si terr un presidio/assemblea a piazza Cavour (davanti alla
Corte di Cassazione) in concomitanza con la sentenza sul caso Thyssenkrupp, promosso dalla
Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori, dal Comitato 5 aprile di Roma e da
ex lavoratori Thyssenkrupp.
Appello a delegati, RLS, associazioni di giuristi, associazioni e organizzazioni sindacali, forze
politiche e movimenti di lotta a partecipare al presidio/assemblea e a sostenere le mobilitazioni
su salute e sicurezza.
Noi non dimentichiamo nulla, giustizia per le vittime della strage operaia della Thyssenkrupp di
Torino e le loro famiglie.
Il Comitato 5 Aprile di Roma, nodo locale della Rete nazionale per la salute e la sicurezza sui
posti di lavoro e sui territori, fa propria la necessit di un momento di presenza con un presidio
pubblico, con riunione e microfono aperto per interventi e testimonianze, in occasione della
sentenza della Corte di Cassazione sul caso della strage operaia con 7 morti della
Thyssenkrupp di Torino, soprattutto per segnalare il forte rischio di un colpo di spugna degli
effetti della sentenza di primo grado, gi ridotta in appello, che potrebbe portare a conclusioni
di parziale impunit per i reali responsabili di questa ennesima e grave strage sul lavoro e del
lavoro
Il Comitato 5 aprile e la stessa Rete nazionale sostengono e fanno proprie gli appelli alla
mobilitazione il 24 aprile a Roma, lanciato dal comitato ex lavoratori della Thyssenkrupp, che in
molte occasioni assieme allAssociazione Legami dAcciaio dei familiari della strage di Torino,
hanno fermamente denunciato che in caso di ulteriore riduzione dei capi di imputazione nei
gradi di merito di giudizio e di sentenza favorevole in Cassazione agli imputati, si creerebbe un
pessimo precedente non solo giudiziario, ma un rischio per altre sentenze rilevanti, come
quella sempre in Cassazione sul caso Eternit di Casale Monferrato o come nei processi in corso
per la strage ferroviaria di Viareggio o dellILVA di Taranto.
PRETENDIAMO VERITA E GIUSTIZIA ANCHE NEI PROCESSI, NESSUNA IMPUNITA PER I
PADRONI ASSASSINI e chi protegge il profitto, sulla pelle di chi lavora e sulle loro famiglie.
La Rete nazionale e il Comitato 5 Aprile di Roma, continuano a battersi per ottenere la piena
applicazione di tutte le disposizioni di tutela della salute e della sicurezza sui posti di lavoro e
sui territori inquinati, per la corretta applicazione delle disposizioni comunitarie di miglior
favore rispetto alle tante e troppe deroghe e modifiche in materia, con lo svuotamento
progressivo del D.Lgs.81/08 nei suoi effetti sostanziali di tutela e di deterrente da condotte e
atti di inadempienza dei datori di lavoro pubblici e privati, per potenziare le agibilit, funzioni e
ruolo dei Rappresentanti dei Lavoratori (e delle Lavoratrici) per la Sicurezza, la cui attivit
sempre pi limitata e circoscritta rispetto alla sua funzione originaria.
Il comitato 5 Aprile, esprime la sua piena solidariet ai ferrovieri oggetto di continue
contestazioni e sanzioni disciplinari (Testa, Dante De Angelis tra i casi pi eclatanti), ai
licenziamenti effettuati dalle Ferrovie (Riccardo Antonini, Sandro Giuliani).
La Rete nazionale prosegue la sua attivit di informazione e segnalazione sulla in-sicurezza
nelle scuole e nei posti di lavoro, anche a seguito delle altre 2 morti sul lavoro a Molfetta e a
Ravenna dei giorni scorsi.

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Comitato 5 Aprile di Roma nodo locale della Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui
territori
RIFERIMENTI
Comitato 5 aprile
presso Associazione Usicons onlus
largo Veratti 25 Roma
fax: 06 77 20 14 44
mail: circolotlc@hotmail.com, usicons.roma@gmail.com
Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori
mail: bastamortesullavoro@gmail.com, bastamortesullavoro@domeus.it
Web: http://bastamortesullavoro.blogspot.com/
*****
Roma, 2 Aprile 2014
THYSSENKRUPP CASSAZIONE: LAPPELLO DEI FAMIGLIARI
Sottolineiamo linopportunit della designazione del Relatore nel processo che si terr alla
Cassazione a Sezioni Unite, in considerazione delle opinioni apertamente manifestate e delle
posizioni assunte in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro
Siamo le madri di cinque operai deceduti a seguito del terribile incendio avvenuto alla
Thyssenkrupp di Torino, il 6 dicembre 2007.
Abbiamo seguito, pur se ci rinnovava ogni volta il nostro dolore, tutte le udienze, nessuna
esclusa, dei processi di I e di II grado, abbiamo sentito le raccapriccianti deposizioni dei
testimoni che hanno visto i corpi in fiamme dei nostri figli, abbiamo assistito alle false e
tendenziose deposizioni testimoniali di alcuni dipendenti e dirigenti della Thyssenkrupp, che la
stessa Corte dAssise ha ritenuto tali da richiedere lapertura di un fascicolo per falsa
testimonianza e abbiamo con soddisfazione accolto la lettura della sentenza di I grado che ha
condannato lAmministratore Delegato di Thyssenkrupp per omicidio volontario con dolo
eventuale, e gli altri imputati per omicidio colposo con previsione dellevento in danno dei
nostri figli.
Con dolore abbiamo, poi, accolto la sentenza di II grado che, pur confermando la
responsabilit degli imputati, li ha accomunati tutti nella responsabilit per omicidio colposo,
riducendo le pene irrogate.
Ora, sui ricorsi proposti dal Procuratore Generale di Torino e dagli imputati, il Primo Presidente
della Corte di Cassazione ha assegnato la decisione alle Sezioni Unite, per la delicatezza del
caso in esame, e su questa decisione concordiamo; ma ci che ci ha preoccupato stato il
fatto che stato nominato come Relatore del processo un Giudice che pi volte, in passato, si
era espresso in pubbliche occasioni quali convegni, e con scritti, proprio su alcuni dei temi in
discussione, assumendo una posizione, in tema di determinazione dei confini della colpa nei
processi per infortunio sul lavoro e per malattie professionali che certamente non garantisce
una serena e non prevenuta partecipazione di quel Giudice a un giudizio cos delicato, per i
risvolti che certamente avr non solo sul processo in corso, ma anche su future situazioni
analoghe, in cui si verter su identiche questioni.
Preoccupate da una simile scoperta, abbiamo pensato di segnalare la situazione al Presidente
della Repubblica e al Primo Presidente della Corte di Cassazione, sollecitando un loro intervento
che evitasse che su quel processo potessero addensarsi delle ombre.
Il Presidente della Repubblica ci ha onorato della sua risposta, attraverso una lettera del
Segretario Generale dottor Carbone che, pur spiegando che il Presidente della Repubblica non
aveva competenze sulla questione, ci informava di avere anchegli trasmesso al Primo
presidente della Cassazione la nostra richiesta di intervento; viceversa, nessuna risposta ci
pervenuta dal Primo Presidente.

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In un estremo tentativo di giungere al processo in condizioni di serenit, senza timori o


sensazioni di dubbio, abbiamo pensato di rivolgerci direttamente al Consigliere Relatore, cui
abbiamo indirizzato una lettera nella quale nel dare atto delle sue riconosciute doti di
professionalit e di correttezza, abbiamo tuttavia sottolineato la nettezza delle posizioni da lui
assunte in tema di responsabilit dei datori di lavoro in processi per infortuni sul lavoro e/o per
malattie professionali, e proprio per questo, lo abbiamo pregato di volersi astenere dal
partecipare a quel giudizio, per di pi in un ruolo cos importante come quello del Relatore.
Nemmeno in questo caso abbiamo avuto risposta alcuna.
A questo punto, non ci resta che segnalare la situazione agli organi di stampa, perch
lopinione pubblica possa valutare la situazione.
Ci teniamo a fare chiarezza su un punto.
Abbiamo sempre nutrito e continuiamo a nutrire la massima fiducia nella giustizia, nella
capacit di giudizio del Collegio e nemmeno contestiamo, ovviamente, la libert di giudizio del
Consigliere Relatore; riteniamo, per, che il Giudice debba essere e apparire neutrale e
trasparente, senza nemmeno unombra di possibile sbilanciamento verso una delle parti;
viceversa, la lettura di pubblicazioni del Consigliere Relatore e lesame di suoi interventi in
pubblici convegni destano in noi forti perplessit e preoccupazioni.
Ricordiamo solo, sul punto, come quel Giudice sia sostenitore di quella tesi detta del danno
consentito, vale a dire di un danno insito in unattivit produttiva, in tutto o in parte
ineliminabile. Quel Giudice, poi, ha sostenuto lesigenza di un atteggiamento meno rigorista, in
tema di responsabilit per colpa del datore di lavoro, criticando anche la giurisprudenza
prevalente della Suprema Corte di Cassazione accusata di una visione in cui penetrano le
esigenze di tutela, le istanze risarcitorie, il moralismo che per definizione ha tanta parte nel
concetto stesso di colpa. Penetra forse la voglia dei giudici di condannare.
Ripetiamo. Non in discussione, ovviamente, il diritto del Consigliere Relatore di sostenere le
proprie posizioni e di battersi perch le stesse si affermino; ci che vogliamo, con forza,
sottolineare linopportunit della sua designazione a Relatore nel processo che si terr avanti
la Corte di Cassazione a Sezioni Unite e di futuro estensore della sentenza, e ci in
considerazione delle opinioni apertamente manifestate e delle posizioni costantemente assunte
in materia di responsabilit nella specifica materia della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Proprio la delicatezza del processo, segnalata dallo stesso Primo Presidente della Corte di
Cassazione sconsigliava e sconsiglia, a nostro modesto, ma convinto, parere, una simile scelta
che appare contraria a quei principi di neutralit, terziet e trasparenza dei giudici che devono
caratterizzare lo svolgimento dei processi.
Noi abbiamo la massima fiducia nella giustizia e proprio per questo chiediamo un processo
equo, celebrato da Giudici che siano e appaiano imparziali anche nei confronti delle vittime.
Delle nostre perplessit e preoccupazioni desideriamo che sia informata lopinione pubblica.
I familiari delle vittime della Thyssenkrupp

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PIATTAFORME DI LAVORO ELEVABILI: LA GESTIONE DELLE EMERGENZE


Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
28 marzo 2014
Indicazioni e procedure relative alla gestione delle emergenze durante luso delle Piattaforme di
Lavoro Elevabili (PLE). Il recupero da terra, la mancanza di energia, il recupero con luso dei
comandi della macchina duso e con luso di DPI di discesa.
In merito alla gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro il D.Lgs.81/08 indica che il datore
di lavoro ha lobbligo di programmare gli interventi, prendere i provvedimenti e dare istruzioni
affinch i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non pu essere evitato, possano
cessare la loro attivit, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro
(articolo 43). Devono anche essere presi i provvedimenti necessari in materia di primo
soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali persone
presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il
trasporto dei lavoratori infortunati (articolo 45).
Con riferimento a quanto richiesto dal D.Lgs.81/08, un elemento da prendere in considerazione
nella redazione di un Piano Operativo di Sicurezza (POS) relativo allesecuzione di lavori in
quota con lutilizzo di una PLE la redazione del piano di emergenza e di soccorso che preveda
specifiche procedure per il recupero degli occupanti della PLE in caso di emergenza.
Per parlare della gestione delle emergenze durante luso delle PLE facciamo riferimento al
documento realizzato da INAIL Direzione Regionale Marche, con la collaborazione di IPAF
(International Powered Access Federation), intitolato Luso delle PLE nei cantieri temporanei o
mobili.
Il documento ricorda innanzitutto che se un rapido soccorso delloperatore o di altri occupanti
la piattaforma che per qualsiasi ragione non possono azionare i comandi posti sulla
piattaforma, pu evitare gravi conseguenze o aggravare la situazione, indispensabile che
quando viene utilizzata una piattaforma di lavoro sia sempre presente almeno un altro
lavoratore che sappia eseguire le manovre di emergenza e possa allertare il servizio di primo
soccorso in caso di necessit.
La normativa tecnica (EN 280) riguardante i requisiti tecnici e le misure di sicurezza per le PLE
indica che le piattaforme devono essere dotate di un sistema di emergenza sostitutivo idoneo
(per esempio una pompa a mano, ununit di alimentazione secondaria, valvole di
abbassamento per gravit) per garantire che, in caso di guasto allalimentazione elettrica, la
piattaforma di lavoro possa essere riportata in una posizione dalla quale sia possibile scendere
senza pericoli, tenendo conto della necessit di manovrare la piattaforma lontano da
ostruzioni. La posizione dei comandi del sistema di emergenza deve essere facilmente
accessibile da terra. Le istruzioni per luso del sistema di emergenza sostitutivo devono essere
posizionate vicino ai relativi comandi.
Dopo aver ricordato che le modalit di recupero della piattaforma da terra possono differire da
tipologia a tipologia di macchina e limportanza della formazione (anche con riferimento
allAccordo della Conferenza Stato Regioni del 22 febbraio 2012), il documento si propone di
fornire al datore di lavoro una linea guida per definire le procedure per il recupero degli
occupanti la piattaforma di lavoro.
Riportiamo ad esempio alcune indicazioni relative alla procedura per il recupero di emergenza
con luso dei comandi della macchina:
individuazione degli addetti al recupero a terra della piattaforma di lavoro e definizione dei
loro compiti e responsabilit: il numero degli addetti dovr essere sufficiente a coprire
eventuali turni di lavoro e lestensione del cantiere; dovr essere impedito che in un
cantiere possa essere utilizzata una piattaforma senza che sia presente almeno una
persona in grado di assistere e prestare i primi soccorsi alloperatore e che non conosca le

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manovre di emergenza della macchina; Il nominativo o i nominativi di chi addetto al


recupero, i compiti e le responsabilit dovranno essere inseriti nel POS;
informazione, formazione e addestramento degli addetti al recupero: pur ricordando che le
istruzioni per effettuare le manovre di emergenza sono contenute nel manuale duso fornito
dal fabbricante e posizionate anche vicino ai relativi comandi di emergenza presenti sulla
macchina, necessaria la formazione e laddestramento degli addetti;
modalit di effettuazione delle manovre di emergenza e redazione della procedura: se in
molti casi sufficiente far riferimento al manuale di istruzione fornito con la macchina, in
altri casi sar necessario integrare le istruzioni in una procedura specifica allegata al POS e
distribuita in copia agli addetti alle emergenze che tenga conto della particolarit del luogo
di lavoro e della tipologia di lavoro eseguito; ad esempio, nel caso che in cantiere
sussistano dei rischi di intrappolamento della piattaforma di lavoro o delloperatore, dovr
essere valutato questo rischio e tenerne conto nella redazione della procedura; la necessit
di recupero da terra della piattaforma di lavoro elevabile si pu presentare nei casi di
malore delloperatore (operatore svenuto) oppure mancanza di energia.

Vengono riportati a questo punto precisi esempi di procedura per il recupero di emergenza
(che devono comunque essere integrati tenendo conto delle modalit di effettuazione delle
manovre di emergenza contenute nel manuale dello specifico modello di macchina) con
riferimento a:
recupero da terra;
mancanza di energia (macchine con energia ausiliaria demergenza);
recupero manuale da terra per assenza di energia: procedura di discesa di emergenza a
gravit; procedura di recupero della piattaforma da terra con pompa a mano.
Ad esempio riguardo alla procedura di discesa di emergenza a gravit relativa al recupero
manuale da terra per assenza di energia si ricorda che sulle macchine a sviluppo verticale o a
pantografo generalmente previsto il recupero a terra della piattaforma di lavoro
semplicemente azionando un comando che agisce direttamente sulla valvola posizionata sul
cilindro di sollevamento. Azionando la valvola lolio defluisce lentamente e la piattaforma
scende a terra a velocit controllata e molto lenta. Il documento si sofferma in particolare sulla
procedura di recupero demergenza e abbassamento della piattaforma (controllare il percorso
di spostamento piattaforma e verificare se sono presenti ostacoli che possono impedire
labbassamento della piattaforma o che possono esser urtati dalla piattaforma durante
labbassamento; tenere in considerazione la posizione della piattaforma; azionare il comando
manuale di abbassamento della piattaforma fino a portare la piattaforma; Rimanere a distanza
di sicurezza durante la fase di discesa della piattaforma).
Per concludere segnaliamo che il documento dellINAIL riporta anche la procedura per il
recupero di emergenza con luso di DPI di discesa, con riferimento a quanto contenuto nel
volume Sistemi di protezione contro le cadute, campi di applicazione dispositivi e tecniche:
manuale duso a cura di Marco Vallesi.
In particolare si analizza e si descrive:
la dotazione del sistema per il recupero dellinfortunato tramite luso di dispositivi di
soccorso;
la scelta del kit o dei componenti da assemblare consigliati per luso nelle PLE;
la preparazione del kit;
lanalisi delle possibili circostanze definite emergenza e loro gestione;
le procedure operative relative a autoevacuazione, salvataggio statico verso il basso e
salvataggio autonomo.
Il documento di INAIL Direzione Regionale Marche Luso delle PLE nei cantieri temporanei o
mobili, pubblicazione della collana Cantiere laboratorio realizzata con la collaborazione di
IPAF, edizione febbraio 2012 scaricabile allindirizzo:
http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_portstg_
098597.pdf

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LIMPORTANZA DI UNA VIABILITA SICURA IN AZIENDA


Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
01 aprile 2014
di Tiziano Menduto
Un documento dellASL Monza e Brianza si sofferma sulla sicurezza della viabilit aziendale. I
suggerimenti per le aziende, il piano della viabilit aziendale, le indicazioni da prevedere e i
provvedimenti in caso dinottemperanza delle regole fissate.
Pi volte abbiamo potuto constatare come la viabilit in unazienda sia un elemento importante
da valutare per evitare incidenti.
Malgrado ci spesso la viabilit aziendale non tra gli aspetti che vengono analizzati e
sottoposti a valutazione del rischio e si tende a considerarla solo per gli aspetti che riguardano
il trasporto e lesodo in caso demergenza.
Per sottolineare limportanza del tema ci soffermiamo su un documento, prodotto in relazione
al Piano Mirato di Prevenzione Carrelli elevatori e viabilit sicura in azienda dellAzienda
Sanitaria Locale della provincia di Monza e Brianza, dal titolo Carrelli elevatori e viabilit sicura
in azienda. Requisiti essenziali per luso in sicurezza dei carrelli elevatori.
Il documento dedica un capitolo alla viabilit sicura in azienda e ricorda che per viabilit
aziendale si pu intendere tutto quanto (strutture, organizzazione, regole, mezzi, ecc.)
connesso con gli spostamenti delle persone, dei mezzi di trasporto, delle materie prime e dei
prodotti allinterno degli spazi aziendali, siano questi reparti chiusi o aree esterne.
Per non considerare la viabilit generale solo come un problema complementare (difficilmente
gestibile per il suo carattere precario e dinamicamente variabile in base a diversi fattori
contingenti quali le possibili interferenze causate da ditte esterne, la variet di percorsi e
stazionamenti dei mezzi di trasporto) bisogna puntare ad un organizzazione che consideri
importante anche il problema della viabilit come una possibile causa di gravi incidenti per
investimento nelle aziende.
Oltre ad invitare i lettori ad affrontare in modo organico il problema della viabilit, il
documento suggerisce di:
semplificare e ridurre il pi possibile i flussi dei prodotti, basandosi sul layout aziendale e
limitare al massimo le operazioni di trasporto interno, anche utilizzando, dove possibile, dei
sistemi automatici davanzamento dei prodotti, quali, ad esempio, i nastri trasportatori;
riunire in un unico blocco, se possibile, gli spogliatoi, i servizi igienici, i lavabo, le docce e i
locali di riposo: una razionale dislocazione dei servizi igienico-assistenziali permette di
realizzare delle strutture complete, agevoli da gestire limitando cos le necessit di transito
dei pedoni allesterno dei fabbricati;
qualora vi fossero due accessi stradali buona regola optare per il senso unico nei piazzali
esterni dedicando un accesso allentrata e laltro alluscita; in questo modo si dimezza
automaticamente il rischio di investimento da camion e muletti;
dare la massima diffusione di quanto definito a tutti i lavoratori, fornitori e visitatori,
relativamente a quali siano le regole di viabilit che vigono in azienda.
Il documento si sofferma in particolare sul Piano della viabilit aziendale, un piano scritto che
definisca le regole di circolazione in uso nei reparti e nelle aree esterne dellAzienda e che
stabilisca le misure organizzative e procedurali sufficienti a garantire la sicurezza dei lavoratori
rispetto ai rischi connessi con luso dei carrelli elevatori e di tutti gli altri mezzi di trasporto
(transpallet, auto, camion, ecc.).
Alcune indicazioni che il piano deve prevedere:
lo stato della pavimentazione e della sua manutenzione deve essere tale da evitare buche o

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avvallamenti pericolosi per la stabilit del mezzo e del carico;


la pavimentazione va tenuta costantemente pulita da scarti di lavorazione al fine di rendere
sicuro il transito di persone e mezzi;
adottare una chiara segnaletica che permetta di interpretare chiaramente la viabilit
aziendale, la disposizione dei luoghi e degli spazi e lorganizzazione complessiva della
circolazione interna; occorre inoltre informare e far rilevare la presenza di pericoli generici e
particolari connessi alla viabilit (ad esempio: prevedere la separazione delle corsie di
marcia, evidenziare i luoghi di stoccaggio delle merci, di passaggio dei carrelli e dei pedoni,
utilizzare la tradizionale segnaletica verticale per evidenziare le condizioni di pericolo,
indicazione, prescrizione, evidenziare gli attraversamenti pedonali, gli STOP, eventuali
pericoli particolari e ostacoli; ecc.);
spazi riservati alle merci, devono essere stoccate in aree allo scopo dedicate, in modo da
lasciare sempre sgombri i pavimenti ed i passaggi per la normale circolazione dei pedoni e
dei mezzi di trasporto sulle rispettive vie di circolazione;
realizzare corsie riservate ai carrelli e ai pedoni, dove tecnicamente possibile, al fine di
evitare il pi possibile le interferenze e i relativi rischi di investimento; a questo proposito si
rammenta la necessit di tracciare i relativi attraversamenti, coerenti e funzionali alle reali
necessit di spostamento delle persone in azienda;
realizzare uscite dai luoghi distinte e protette, dove questo tecnicamente possibile, per
carrelli e pedoni;
adottare misure di prudenza necessarie (velocit ridotte dei mezzi, uso di specchi nei punti
critici e negli incroci tra le corsie e presso le uscite, ecc.) per tutte le altre aree dove, la
distinzione tra pedoni e mezzi, non tecnicamente realizzabile;
realizzare la protezione delle aree di sosta e ristoro (distributori di bevande, ecc.) con
barriere idonee;
realizzare lubicazione delle uscite di sicurezza e le procedure in uso per garantire sempre
che le uscite di sicurezza siano tenute sgombre da intralci ed apribili; i relativi percorsi di
esodo devono anchessi essere liberi e accessibili;
definire le misure organizzative per la possibile presenza, sui luoghi di transito e di
manovra, di terze persone (autisti, fornitori, clienti, ecc.) che devono essere anchesse
tutelate;
garantire linformazione ai lavoratori del contenuto del Piano della viabilit aziendale di
cui va lasciata traccia;
definire procedure di controllo aziendali per la vigilanza sul rispetto concreto delle
procedure di sicurezza elaborate nel piano della viabilit; a questo scopo consigliabile
individuare, con apposita procedura formalizzata, un incaricato al controllo periodico
frequente (ad esempio un preposto/capo magazziniere).

Ricordiamo inoltre che per i conducenti dei carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo
e per diverse altre attrezzature di lavoro (ad esempio trattori agricoli o forestali e macchine
movimento terra), con lentrata in vigore dellAccordo della Conferenza Stato-Regioni del 22
febbraio 2012 richiesta una specifica abilitazione.
Il capitolo del documento si conclude ricordando che nel caso dinottemperanza del rispetto
delle norme di circolazione vigenti allinterno dellazienda, importante prendere
provvedimenti (richiami verbali e scritti, sospensioni temporanee o definitive ad accedere in
azienda da parte di imprese esterne).
Provvedimenti che possono essere presi ad esempio in queste situazioni:
velocit eccessiva dei carrelli e dei veicoli;
condurre i carrelli senza la necessaria visibilit;
mancato rispetto della segnaletica e delle precedenze;
parcheggio selvaggio dei veicoli, soprattutto se questo avviene in corrispondenza delle
uscite demergenza;
deposito caotico dei materiali al di fuori delle aree previste, soprattutto quando questo
costituisce intralcio alla viabilit e pericolo per i lavoratori in caso di caduta dei materiali
stoccati in altezza sui posti di lavoro e di passaggio;
transito dei pedoni e dei mezzi al di fuori delle zone previste e prescritte;
condotta dei mezzi dopera e di trasporto senza permessi, autorizzazioni e formazione

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specifica;
trasporto di persone su veicoli non autorizzati.

Il documento dellAzienda Sanitaria Locale della provincia di Monza e Brianza Carrelli elevatori
e viabilit sicura in azienda. Requisiti essenziali per luso in sicurezza dei carrelli elevatori,
versione settembre 2009, documento elaborato da Sergio Bertinelli, Fernando Biffi, Marco
Canesi, Roberta Panzeri (tecnici della prevenzione), Angela Pirris (medico del lavoro) e Roberto
Cecchetti (Direttore dipartimento di prevenzione) scaricabile allindirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/130903_ASL_Monza_carrelli_elevatori_req
uisiti_essenziali.pdf

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STORIE DI INFORTUNIO: SENZA VIA DI SCAMPO


Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
01 aprile 2014
Due operai sono rimasti seppelliti dal cedimento delle pareti di uno scavo presso un cantiere
edile stradale: come avvenuto lincidente, chi stato coinvolto, le cause, i risultati delle
inchieste e le indicazioni per la prevenzione.
Il Centro regionale di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte
raccoglie storie dinfortunio rielaborate dagli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL piemontesi
a partire dalle inchieste di infortunio, con la convinzione che conoscere come e perch
accaduto, sia una condizione indispensabile per proporre soluzioni efficaci per la prevenzione.
In questa storia, dal titolo Senza via di scampo (a cura di Angelo Vella, Monica Caramello,
Servizio PreSAL della ASL TO1), due operai sono rimasti seppelliti dal cedimento delle pareti di
uno scavo.
CHE COSA E SUCCESSO
Durante lesecuzione di lavori di escavazione per lallacciamento dei condotti di scarico di un
edificio alla rete fognaria comunale, bianca e nera, due operai sono rimasti seppelliti dal
cedimento delle pareti di uno scavo di circa 4 metri di profondit presso un cantiere edile
stradale. Un lavoratore deceduto e un altro si infortunato in modo lieve, con una decina di
giorni di prognosi.
CHI
Michele, il lavoratore deceduto, aveva 53 anni ed era italiano. Ha lavorato nel settore edile,
come operaio, per 4 anni dal 2003 al 2007 e, come carpentiere, per sei mesi tra il 2007 e il
2008. Dallinizio del 2009 fino al giorno dellinfortunio ha lavorato in nero, senza regolare
contratto di lavoro, per conto della ditta affidataria dei lavori in cantiere, nella quale era stato
dipendente nel periodo 2007-2008.
Dimitri, laltro lavoratore infortunato, di 28 anni e di nazionalit rumena, era dipendente, come
operaio, della ditta subappaltatrice dei lavori di scavo.
DOVE E QUANDO
Linfortunio si verificato nella primavera del 2009, presso un cantiere edile stradale di Torino,
durante lesecuzione di lavori di scavo per lallacciamento delle condutture di scarico di un
edificio alle reti fognarie comunali. I lavori nel cantiere erano iniziati sette giorni prima
dellincidente, con lesecuzione di un primo scavo per lallacciamento alla rete fognaria bianca
ed erano stati eseguiti da Dimitri insieme a due dipendenti della ditta subappaltatrice.
Il cantiere si trovava al centro strada, con unestensione a destra verso il marciapiede e a
sinistra verso uno stabile tramite unarea di transito stradale segnalata con cartelli di divieto
di sosta. Per la realizzazione degli scavi era stato utilizzato un escavatore.
COME
Michele e Dimitri si trovavano sopra un trabattello situato allinterno della fossa, intenti a
eseguire la rimozione dellultimo tratto di scavo, per consentire la posa e lallacciamento della
nuova tubazione di scarico delle acque nere al collettore della rete fognaria comunale. Durante
le operazioni di scavo, la parete destra della fossa crollata addosso ai due lavoratori,
seppellendo parzialmente Dimitri che grazie allintervento tempestivo dei colleghi, riuscito a
liberarsi. Michele, invece, rimasto incastrato dalla terra sino alla cinta non riuscendo pi a
liberarsi. Dopo circa cinque minuti la parete sinistra della fossa crollata, seppellendo
totalmente Michele e provocandone la morte.
PERCHE
Larea di cantiere, di 16 metri di lunghezza e circa 7 metri di larghezza, era provvista di
recinzione con grigliato metallico sulla quale erano affissi segnalatori luminosi notturni
dingombro e cartelli di deviazione stradale e di sicurezza sul lavoro. Allinterno dellarea di

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cantiere vi era uno scavo di 10 metri di lunghezza e 1,6 metri di larghezza, con un dislivello
progressivo dal piano strada, lato edificio, fino a una profondit massima di 4 metri nella fossa
situata al centro strada che misurava 6 metri di lunghezza e 1,6 metri di larghezza. Le pareti
dello scavo avevano una pendenza di circa 85 ed erano prive di armature di sostegno. In
prossimit del ciglio dello scavo erano depositati, su entrambi i lati, quattro cumuli di terra e
pietre estratti durante le operazioni di scavo, che sarebbero serviti per il successivo rinterro.
La mancata adozione di un sistema di armatura e di puntellamento delle pareti verticali dello
scavo e il peso di cumuli di terra sul ciglio dello scavo hanno contribuito al franamento delle
pareti.
COSA SI E APPRESO DALLINCHIESTA
Nel cantiere durante lesecuzione di scavo in trincea sono emerse alcune criticit quali:
la mancata adozione da parte dei soggetti responsabili delle imprese affidatarie e
subappaltatrici delle misure di prevenzione e di protezione contro il rischio di seppellimento
e di caduta di materiali/persone dallalto;
lomessa verifica e controllo da parte del coordinatore per la progettazione e lesecuzione
dei lavori e la responsabilit anche a carico del committente.
IMPRESE AFFIDATARIA E SUBAPPALTATRICE
non hanno adottato alcun sistema di armatura e di puntellamento delle pareti verticali dello
scavo profondo 4 metri circa, in relazione alla loro pendenza e alla natura geologica e
geotecnica del terreno, con elementi di sostegno realizzati in legno o in acciaio, al fine di
evitare lo smottamento del terreno;
hanno consentito il deposito di quattro cumuli di materiale di riporto (terra e pietre) lungo i
bordi dello scavo che possono aver contribuito con il loro peso a gravare sulle pareti dello
scavo favorendone cos il franamento;
non hanno tenuto conto delle misure di prevenzione e di protezione per la messa in
sicurezza dello scavo per evitare franamenti indicate nei rispettivi piani operativi di
sicurezza: armature lignee e armatura realizzata con pannelli metallici o legno
puntellata;
non hanno predisposto robusti parapetti con tavola fermapiede lungo i lati dello scavo
esponendo cos i lavoratori a pericoli di caduta da unaltezza di 4 metri e di caduta di
materiale dallalto durante le operazioni di scavo in fossa;
sono state inoltre omesse dallimpresa affidataria dei lavori: la verifica delle condizioni di
sicurezza dei lavori affidati, lapplicazione delle disposizioni e prescrizioni del piano di
sicurezza e coordinamento e la trasmissione del piano di sicurezza dellimpresa
subappaltatrice;
stata utilizzata in cantiere mano dopera in nero; il lavoratore deceduto risultato privo di
regolare contratto di lavoro nonostante eseguisse lavori per conto dellimpresa affidataria
dal 2009.
PERTANTO SUL LAVORATORE
non stata effettuata la sorveglianza sanitaria attraverso visita medica preventiva, al fine
di constatare lassenza di controindicazioni al lavoro assegnato al lavoratore di idoneit
psico-fisica alla mansione, e visita medica periodica per il controllo della salute e lidoneit
alla mansione del lavoratore;
non stata fornita adeguata informazione e formazione, in relazione alle operazioni
previste;
non stato fornito laddestramento qualificato e ripetuto sulle tecniche operative, sulle
manovre di salvataggio e sulle procedure di emergenza.
COORDINATORE PER LA PROGETTAZIONE E LESECUZIONE DEI LAVORI
non ha verificato, con opportuna azione di coordinamento e controllo, lapplicazione da
parte delle imprese esecutrici delle loro disposizioni contenute nel piano di sicurezza e
coordinamento e la corretta applicazione delle relative procedure di lavoro (nel piano
infatti, prevista la realizzazione dello scavo in trincea a mano di larghezza pari a 0,60 m e
profondit variabile da 0,50 m a 1 m per la realizzazione del letto di posa della tubazione
fognaria ed inserimento di pozzetti, mentre nel cantiere lo scavo aveva dimensioni di 10 m
di lunghezza, 1,6 m di larghezza, 4 m di profondit la cui esecuzione era stata realizzata

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con limpiego di un escavatore; la presenza di un autocarro atto al trasporto della terra di


scavo nellarea vicina al cantiere in quantit necessaria al rinterro, mentre la quantit in
eccesso doveva essere rimossa fuori dal cantiere, mentre al momento dellinfortunio la
terra di risulta era stata posizionata lungo i lati dello scavo; la predisposizione di idonee
armature metalliche o in legno delle pareti dello scavo, mentre non era stata allestita
alcuna armatura delle pareti dello scavo);
non ha adeguato il piano di sicurezza e coordinamento in relazione allevoluzione dei lavori
ed alle eventuali modifiche intervenute in relazione alle dimensioni e profondit dello scavo
presente in cantiere rispetto a quelle previste nel piano.

COMMITTENTE
non ha verificato lidoneit tecnico-professionale dellimpresa affidataria in relazione ai
lavori da affidare;
anche se ha designato il coordinatore per la progettazione e lesecuzione dei lavori, il
committente non esonerato dalle responsabilit connesse alla verifica delladempimento
degli obblighi sopracitati in capo al coordinatore per la progettazione e lesecuzione dei
lavori.
INDICAZIONI PER LA PREVENZIONE
Per evitare un infortunio di questo genere si possono indicare una serie di misure preventive:
la predisposizione di adeguate armature di sostegno sulle pareti verticali dello scavo,
individuate dopo una valutazione della natura geologica e geotecnica del terreno, che
avrebbe impedito il cedimento delle stesse;
la verifica in cantiere, esercitata dal coordinatore per lesecuzione dei lavori, con opportune
azioni di coordinamento e controllo, che avrebbe messo in luce la mancata adozione delle
armature di sostegno alle pareti dello scavo e il deposito di cumuli di terra sul ciglio e che
avrebbe consentito al coordinatore di prendere i provvedimenti necessari ricorrendo alla
sospensione dei lavori fino alla messa in sicurezza dellarea;
la verifica in cantiere, esercitata anche dallimpresa affidataria dei lavori, delle condizioni di
sicurezza dei lavori e lapplicazione del piano di sicurezza e coordinamento che avrebbero
consentito di rilevare le carenze nella sicurezza emerse nello scavo;
ladeguamento del piano di sicurezza e coordinamento riguardo allevoluzione dei lavori e
alle modifiche intervenute, in particolare relativamente alla profondit dello scavo
riscontrata in cantiere (circa 4 metri) rispetto a quelle esigue previste nel piano (da 0,50 m
a 1 m), che avrebbe comportato lobbligo di predisporre idonee armature di sostegno;
unadeguata informazione e formazione ai lavoratori, riguardo i rischi specifici a cui sono
esposti e un addestramento qualificato e ripetuto sulle tecniche operative, sulle manovre di
salvataggio e sulle procedure di emergenza.
Angelo Vella, Monica Caramello
Servizio PreSAL della ASL TO1

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AMIANTO: QUALI DISCARICHE POSSONO ACCETTARLO?


Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
02 aprile 2014
DallINAIL la mappatura delle discariche che accettano in Italia rifiuti contenenti amianto e loro
capacit di smaltimento passate, presenti e future.
In merito ai problemi correlati allamianto lINAIL, DIPIA Gruppo Amianto ed Aree ex-Estrattive
Minerarie, ha elaborato una nuova edizione 2013 della pubblicazione che riporta il numero di
discariche chiuse, in esercizio, sospese e in attesa di autorizzazione che accettano Rifiuti
Contenenti Amianto (RCA). Riprendiamo dalla pubblicazione una sintesi dei contenuti a cura di
Federica Paglietti, Responsabile Scientifico Gruppo Amianto ed Aree ex-Estrattive Minerarie.
LItalia stata fino agli anni 90 tra i maggiori produttori mondiali di amianto e nel 1992,
stata tra le prime nazioni a bandire tale sostanza a scala internazionale, stabilendo con Legge
n.257 del 27/03/92 il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione,
produzione di amianto, di prodotti di amianto, di prodotti contenenti amianto. Tale Legge non
impone per lobbligo di dismissione di tale sostanza o dei materiali che la contengono,
pertanto ancor oggi risultano numerosi i siti contaminati da bonificare e rilevanti sono i
quantitativi dei Rifiuti Contenenti Amianto da smaltire.
LItalia ha emanato numerose norme tecniche di settore tra cui le principali sono il
D.Lgs.277/91, il D.M.06/09/94, il D.P.R.08/08/94, il D.M.26/10/95, il D.M.15/05/96, il
D.M.20/08/99, la L.93/01, il D.M.101/03, il D.M.248/04, il D.Lgs.81/08. Dette norme
consentono di tutelare la sicurezza dei lavoratori esposti ad amianto, forniscono istruzioni in
merito alla corretta mappatura su tutto il territorio nazionale dei siti contaminati da amianto e
indicano come procedere alla gestione in sicurezza delle attivit di bonifica dei siti inquinati da
tale sostanza cancerogena.
Pertanto lItalia considerata paese leader nelle tecniche di individuazione e prevenzione del
rischio di esposizioni indebite a tale sostanza cancerogena, sebbene si rilevino ancora
significative lacune nella gestione dei flussi di Rifiuti Contenenti Amianto (RCA).
Nel corso della II Conferenza Governativa sullAmianto del Novembre 2012, lINAIL DIPIA ha
presentato le risultanze della prima mappatura degli impianti di smaltimento che accettano
Rifiuti Contenenti Amianto da cui emerso che, a fronte degli elevati quantitativi di RCA
ancora da smaltire, sul territorio nazionale vi una insufficienza di discariche per tale tipologia
di rifiuti.
Tale carenza stata altres confermata nel Piano Nazionale Amianto e viene ribadita dal
presente studio che, di seguito, illustra i dati aggiornati al 2013.
Esso riporta il numero di discariche chiuse, in esercizio, sospese e in attesa di autorizzazione
che accettano RCA. Inoltre vengono indicati i volumi smaltiti nellanno 2012, il trend evolutivo
rispetto al 2011, le volumetrie residue, le volumetrie future in attesa di autorizzazione ed
alcune valutazioni delle informazioni acquisite considerando i dati sia a scala regionale che
nazionale.
La mappatura delle discariche che accettano in Italia rifiuti contenenti amianto e loro capacit
di smaltimento passate, presenti e future scaricabile allindirizzo:
http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_120368.
pdf

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