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IL RUOLO DELL'ARCHITETTURA
ALL'INTERNO DELL'AZIONE UMANITARIA
NEI VARI STADI DELLE EMERGENZE COMPLESSE
Tesi di Laurea di
LORENZO LA FAUCI
Relatore prof.
FRANCESCO KARRER
A.A. 2006-2007
Premessa
1. Emergenze Complesse
1.1. Disastri..............................................................................................................................3
− Definizione
− Pericolo
− Vulnerabilità
1.2. Emergenze Complesse......................................................................................................5
− Analisi
− Indicatori di emergenza
− Impedimenti alla risposta
2. Leggi e Fonti
3.1. ONU.................................................................................................................................20
− Organi, fondi, programmi, agenzie
3.2. Rapporti con i militari......................................................................................................23
3.3 Cronologia e competenze..................................................................................................25
− Ruoli, funzioni, obiettivi
− Strategie
− Evoluzione
3.4 Rapporti con i donatori.....................................................................................................29
− Responsabilità
− Problemi
− Monitoraggio e valutazione
3.5 Scrivere una proposta di progetto.....................................................................................30
− Valutazione
− Sviluppo del progetto
− Implementazione
− Monitoraggio
Contesto Specifico – Danni Allo Spazio
5.1. Sheltering.........................................................................................................................48
− Campi
− Pianificazione
− Costruzione
5.2 Tende...............................................................................................................................53
− Utilizzo
− Pianificare una risposta
− Clima
− Logistica
− Alternativa alle tende
− Adattamenti
− Danni comuni
5.3. Pianificazione di insediamenti di emergenza Protection Based......................................67
− Assistenza
− Pianificazione fisica per una comunità
− Rifugi comunitari
5.4. Organizzazione delle risorse idriche................................................................................73
− Rifornimento idrico
− Linee guida
5.5. Malattie infettive nelle emergenze complesse: controllo................................................78
− Fattori di rischio
− Interventi post-disastro e in zone di guerra
− Sorveglianza
− Cronologia
Allegati
Bibliografia
Ringraziamenti
Introduzione
Il lavoro si colloca nell’ambito tematico dei disastri ambientali e affronta il caso delle
emergenze complesse confrontandosi con la prevenzione e con l’assistenza post-disastro, da
gestire nei tempi dell’emergenza-uomo. I disastri ambientali di origine sia umana che naturale,
conseguenza di uno sfruttamento di risorse insostenibile, stanno crescendo in numero, frequenza e
intensità nei paesi a basso come ad alto sviluppo. Le aree geografiche sono tutte potenzialmente
esposte ai disastri ma la gravità dei danni che rischiano di subire dipende dal loro differente livello
di vulnerabilità. La riflessione sul ciclo delle emergenze ha teso a concentrarsi sugli immediati
pre e post disastro, momenti in cui le comunità hanno il massimo bisogno di protezione. E’ risultato
necessario riflettere su una pratica multidisciplinare di architettura e urbanistica, che estendesse
strumenti e metodi utilizzati in contesti di povertà urbana alle emergenze complesse, evidenziando i
nessi tra habitat umano, azione umanitaria e sviluppo comunitario. Il carattere quasi-urbano di molti
campi di rifugiati e profughi richiama una naturale connessione tra insediamenti umani e umanitari,
come la condizione di questi ultimi spesso ricorda la povertà di certe periferie urbane.
L’inserimento nella pianificazione globale ha comportato una selezione di ambiti di
intervento entro cui distinguere le caratteristiche e le competenze specifiche di architettura e
urbanistica da quelle comuni alle altre discipline. E’ stato inoltre importante condurre uno studio
comparativo sulle strategie utilizzate in diverse condizioni culturali, ambientali, economiche e
politiche, cercando i problemi e le soluzioni comuni ai diversi contesti, nell’intenzione di
sviluppare metodi e tecniche pratiche innovative, da confrontare con il cambiamento e con la
prolungata incertezza intrinseca alla pratica. L’intero elaborato mira a definire la prestazione che
l'architettura deve fornire in termini tecnici, economici, istituzionali e sociali nell’ambito degli
interventi umanitari di emergenza per ridurre i rischi, salvaguardare la salute delle comunità come
degli operatori umanitari, generare introiti ed aiutare le comunità a ricostruirsi, cedendo infine loro
la gestione del proprio spazio.
1
Sezione a carattere introduttivo, che descrive il
contesto problematico della tesi. In primo luogo
vengono definiti e analizzati i concetti di disastro ed
emergenza complessa, poi l'apparato legislativo, i
principi d'intervento e infine vengono presentati gli
attori e le dinamiche dell'azione umanitaria,
completando il quadro entro cui, nella sezione
successiva, verrà delineato il ruolo dell'architettura.
1. Emergenze Complesse e Disastri
1.1. Disastri
Definizione
• Il realizzarsi di una minaccia potenziale e il danno che ne risulta
• Di origine sia umana che naturale (Allegato II; A01-28)
• Grave impatto sulle comunità (Allegato III; F01)
• Rapido insorgere di eventi che provocano o minacciano di provocare morti, feriti e danni
• Richiede una risposta multi-agenzia e comunitaria significativa e coordinata
Equazione di base:
Tipi di pericolo:
3
Vulnerabilità (Allegato I; M02, M10-13)
• Posizione svantaggiata nella gestione di una crisi a livello
1. Fisico: grado di povertà e/o progressiva perdita del benessere
2. Organizzativo: come la società è organizzata, conflitti interni e loro conduzione
3. Psicologico: come le persone e la società si percepiscono, capacità di influenzare il
loro ambiente
• Prodotta da varie forme di privazioni sociali ed economiche agenti simultaneamente
• Riscontrabile nel livello di salute e mortalità
• Processo dinamico
• I più a rischio sono: bambini, anziani, donne in gravidanza, malati cronici
assenza di acqua utilizzabile * raccolti sensibili alla mancanza d’acqua, monocoltura = riduzione
della produzione agricola
migrazione verso città e campi profughi * gruppi a rischio nutrizionale e vulnerabili alle malattie
infettive = malnutrizione, aumenta l’incidenza delle malattie infettive
Problemi correlati:
• Preparazione inadeguata
• Debole capacità istituzionale
• Collaborazione inadeguata
• Diminuzione di informazioni sistematiche e attendibili sulla salute pubblica
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1.2 Emergenze Complesse
Analisi
L’emergenza è uno stato in cui le procedure normali sono sospese e sono prese misure
straordinarie per evitare l’impatto di un fenomeno sulla popolazione. Un’emergenza mal gestita
diventa un disastro. (Allegato I; M04) Secondo la definizione dello IASC (Inter Agency Standing
Committee) del dicembre 1994 un’emergenza complessa può essere caratterizzata da:
L’emergenza complessa combina un conflitto interno con spostamenti della popolazione su larga
scala, carestia di massa o carenza di cibo, istituzioni economiche, politiche e sociali fragili o assenti.
Spesso le emergenze complesse sono esacerbate da disastri naturali e reti di trasporto inadeguate.
Una situazione del genere richiede un alto grado di supporto politico esterno per permettere la
risposta umanitaria, incluso l’accesso negoziato alle popolazioni colpite.(Allegato VII, 14)
COLLASSO
MACROECONOMICO
DETERIORAMENTO
DELL’AUTORITA’ POLITICA
EPIDEMIE
EMERGENZA COMPLESSA
CONFLITTO
INTERNO
INSICUREZZA MOVIMENTI
ALIMENTARE POPOLAZIONE
Punti chiave:
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Esempio - Le guerre civili (Allegato I, M03) dovute a un conflitto interno di origine etnica o
religiosa sono emergenze complesse causate dall’uomo e producono:
Angola 2002
In luglio il Coordinatore Umanitario ONU
Erick de Mul dichiara che il pericolo di
mine, i ponti abbattuti e le strade in
cattivo stato rendono le operazioni
umanitarie in Angola “un incubo
logistico”.
Colombia 2002
Con il collasso dei negoziati di pace tra governo e
ribelli FARC i conflitti interni hanno avuto
un’escalation drammatica. Su uno sfondo di povertà
diffusa e servizi pubblici indeboliti la guerra colpisce
i civili nelle aree sia urbane che rurali. Nel solo
biennio 2000-2002 circa un milione di colombiani
sono rimasti sfollati, riversandosi nei centri urbani
per sfuggire alla crescente ondata di violenza nelle
campagne. Nelle aree rurali gli uffici postali sono
stati abbandonati, i servizi ospedalieri divenuti
sporadici, alcune malattie debellate sono ricomparse
e sono stati registrati casi di malaria.
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Indicatori di emergenza
L’emergenza può insorgere con un grande afflusso di rifugiati, la cui vita è visibilmente
minacciata, ma molto più spesso il suo inizio non è così drammatico o ovvio. Nel 2004 Kofi Annan
ha affermato che, per via delle guerre in Afghanistan e Iraq sono state dimenticate 21 crisi, che
colpiscono oltre 45.000.000 di persone. La situazione richiederà una risposta straordinaria e lo
sviluppo di misure eccezionali; durante un’emergenza vanno considerati tutti gli aspetti di una
società. Raccogliere informazioni su queste cause implicite è importante per la prevenzione di un
disastro, la preparazione, pianificazione, allarme, risposta, ripresa e riabilitazione. Ci sono alcuni
indicatori che mostrano se si è o meno di fronte a un’emergenza complessa.
• Minacce fisiche
• Standard di diritti umani
• Minaccia di refoulement (ritorno forzato dei rifugiati)
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Impedimenti alla risposta (Allegato I; M01-13)
In cifre:
1997
40 emergenze complesse
• 13.000.000 di rifugiati
• 20.000.000 di sfollati (IDPs)
• 68.000 civili morti
• Migliaia di feriti
• Impossibile quantificare gli affamati
• Assenza di servizi sanitari ed istruzione nei campi di rifugiati
1998
• 400 disastri naturali
• 90.000 morti
• 5.000.000 di IDPs
• 144.000.000 le persone colpite
• Danni alla proprietà stimati per 70.000.000.000 $
• La comunità di donatori governativi ha elargito 3.000.000.000 $ per la risposta
all’emergenza
2003
• 651 disastri
• 76.806 persone uccise dai disastri
• 254.745 persone colpite dai disastri
• 55.954.000.000 $ di danni
• 11.100.000 rifugiati
• 23.900.000 IDPs
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In termini di vittime, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale i valori massimi si hanno:
Cause artificiali
Cause naturali
Tra il 1994 e il 2003 le morti dovute a disastri naturali sono state causate da:
• 48 % Siccità e carestie
• 16 % Terremoti
• 16 % Inondazioni
• 10 % Uragani e cicloni
• 8 % Temperature estreme
• 2 % Altro
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2. Leggi e Fonti
2.1. Diritto Internazionale Umanitario IHL, International Humanitarian Law
Definizione
Negoziato costante
• Codifica ● Rafforzamento/sanzioni
• Ratifica ● Riparazione, ricostruzione, pace
• Applicabilità ● Sicurezza nazionale e internazionale
• Implementazione/messa in opera
Fonti culturali
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Strumenti
Trattati
“In caso di conflitto armato non di carattere internazionale avente luogo nei territori delle Alte Parti
Contraenti, ogni Parte è obbligata ad applicare, come minimo le seguenti condizioni:
1 Le persone che non prendono parte alle ostilità, inclusi i membri delle forze armate che
hanno deposto le armi e quelli che si sono ritirati dai combattimenti per malattia, ferite,
detenzione o qualunque altra causa, dovranno essere trattati umanamente in qualunque
circostanza, senza distinzione di razza, colore, religione, fede, sesso, nascita, censo o
altri criteri simili. Per questo i seguenti atti sono e devono restare proibiti in qualunque
luogo e momento, in rispetto alle succitate persone:
• Violenza alla vita e alla persona, in particolare omicidi , mutilazioni e tortura
• Prendere ostaggi
• Oltraggi alla dignità personale, in particolare trattamenti umilianti e degradanti
• L’emissione di sentenze e la messa in opera di esecuzioni senza previo giudizio
pronunciato da una corte regolarmente costituita che possa offrire tutte le garanzie
giuridiche considerate indispensabili dai popoli civili
2 I feriti e i malati dovranno essere raccolti e curati
Un organismo umanitario imparziale come il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC)
può offrire i suoi servizi alle Parti in conflitto. Le Parti del conflitto dovrebbero inoltre tentare di
rafforzare, tramite accordi speciali, tutte o parte delle altre disposizioni della presente Convenzione.
L’applicazione delle suddette disposizioni non influirà sullo stato legale delle Parti in conflitto.”
Riferimenti
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Obiettivi
• Civili
1 Quarta Convenzione: internati e territori occupati
2 Protocolli Aggiuntivi (1977): tutti i civili
Ambito temporale: Per quanto tempo Inizio e fine del bisogno di protezione
• Inizio dell’applicazione
1. Conflitti Armati Internazionali
- Violenza armata tra due Stati Parte della Convenzione
- Occupazione armata, anche senza resistenza armata
2. Conflitti Armati Non-Internazionali
- Violenza che raggiunge il livello di conflitto armato (Comune Art. 3, 1949)
- Conflitto che incontra le condizioni dell’Art. 1 del Protocollo I (1977)
• Fine dell’applicazione
1 Effettiva cessazione delle ostilità, occupazione. Rilascio/rimpatrio di prigionieri di
guerra e internati
2 La violenza non raggiunge più i livelli dell’Art. 3 o dell’Art. 1 del Protocollo II
(Allegato V; L01-03)
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2.2. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Preambolo
Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei
loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace
nel mondo;
Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di
barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani
godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato
come la più alta aspirazione dell'uomo;
Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si
vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere come ultima istanza, alla ribellione contro la
tirannia e l'oppressione;
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti
fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'eguaglianza dei diritti
dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di
vita in una maggiore libertà;
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni
Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima
importanza per la piena realizzazione di questi impegni...
“...l’Assemblea Generale proclama la
presente Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo come ideale comune
da raggiungersi da tutti i popoli e da
tutte le Nazioni, al fine che ogni
individuo ed ogni organo della società,
avendo costantemente presente questa
Dichiarazione, si sforzi di promuovere,
con l'insegnamento e l'educazione, il
rispetto di questi diritti e di queste
libertà e di garantirne, mediante misure
progressive di carattere nazionale e
internazionale, l'universale ed effettivo
riconoscimento e rispetto tanto fra i
popoli degli stessi Stati membri, quanto
fra quelli dei territori sottoposti alla
Assemblea Generale dell'ONU 10/12/'48
loro giurisdizione.”
(Allegato V; L04)
13
2.3. Legge sui Rifugiati, Refugee Law
1984 – Dichiarazione di
Cartagena
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In base al mandato UNHCR:
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2.4. Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo MDGs
La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre del 2000, impegna gli
stati a:
• Ridurre della metà la percentuale di popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno
• Ridurre della metà la percentuale di popolazione che soffre la fame
• Assicurare che tutti i ragazzi, sia maschi che femmine, possano terminare un ciclo completo
di scuola primaria
• Ridurre di due terzi la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni
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7. Garantire la sostenibilità ambientale
• Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi;
invertire la tendenza attuale nella perdita di risorse ambientali
• Ridurre della metà la percentuale di popolazione senza un accesso sostenibile all'acqua
potabile.
• Ottenere un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti degli
slum, entro l'anno
Rapporti 2005
17
Rapporto ONU sull’ambiente, marzo 2005
• Il progresso è stato più lento e iniquo del previsto e molto al di sotto delle richieste. A solo
un decennio di distanza dal 2015 gli obiettivi dei MDG risultano improbabili
• Le nazioni del G8 aumenteranno insieme gli aiuti ai paesi in via di sviluppo di circa 50
miliardi di dollari all’anno per il 2010 di cui la metà saranno destinati all’Africa
• 1.5 miliardi di dollari annui aggiuntivi verranno investiti nella lotta alla malaria
• Debito alleviato per HICP
• MDG: Il documento non riesce a fare una reale revisione del progresso. Non c’è senso di
urgenza, nessuna ricognizione dell’obiettivo che è già stato mancato, nessun avvertimento
che, se l’attuale tendenza continua gli obiettivi verranno raggiunti in tempi 10 volte
maggiori
• Aiuti: Il testo è un passo indietro rispetto al Consenso di Monterrey del 2002. I governi non
hanno fatto sforzi congiunti per destinare lo 0.7 % del prodotto interno lordo ad aiuti per
l’estero
• Commercio: Il testo è più debole dell’accordo di Doha del 2001. Sostiene la liberalizzazione
del commercio e non fa menzione dell’eliminazione dei sussidi o del potere delle nazioni
povere di decidere il ritmo e la scala dell’apertura dei loro mercati
• Armi piccole: Il testo non include nuovi controlli su armi leggere ma ripete gli accordi del
2001
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2.5. Agenda 21
Agenda 21 logo
Insediamenti umani (Allegato III; F01-03)
7.1 […] Le condizioni degli insediamenti umani in molte parti del mondo, specialmente nei
paesi in via di sviluppo, si stanno deteriorando, principalmente come risultato dei bassi
livelli d’investimento nel settore dovuti alla globale mancanza di risorse. […]
7.2 […] le attività di cooperazione tecnica nel settore degli insediamenti umani genera
considerevoli fonti d’investimento per il settore pubblico e privato. […]
7.3 […] L’assistenza esterna aiuterà a generare le risorse interne necessarie a migliorare gli
ambienti lavorativi e di vita per tutte le persone […]. Allo stesso tempo le implicazioni
ambientali dello sviluppo urbano dovrebbero essere riconosciute e indirizzate in modo
integrato da tutte le nazioni, dando un’alta priorità ai bisogni dei poveri urbani e rurali, i
disoccupati e il numero crescente di persone senza nessun tipo d’introito.
7.4 Migliorare la qualità sociale, economica ed ambientale degli insediamenti umani e gli
ambienti abitativi e lavorativi di tutte le persone […]. Tale miglioramento dovrebbe essere
basato su attività di cooperazione tecnica, partnership di settori pubblico, privato e
comunitario e partecipazione dei gruppi della comunità nel processo decisionale. […]
7.5 Le aree del programma incluse in questo capitolo sono:
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3. L’Azione Umanitaria nelle Emergenze Complesse
Obiettivi dell’ONU:
• Mantenere la pace e la sicurezza internazionali
• Sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni
• Cooperare alla soluzione di problemi economici, sociali, culturali ed umanitari
internazionali, ed alla promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali
• Armonizzare le azioni delle nazioni nell’ottenere i suddetti risultati.
.
I sei organi principali dell’ONU:
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Famiglia di organizzazioni ONU:
• Segretariato ONU
• Programmi, fondi e agenzie ONU, con i loro organismi di governo, piani finanziari,
standards e linee guida.
• UNHCR
• WFP
• UNRWA
• UN HABITAT
• UNDP
• UNIFEM
• UNICEF
• UNEP
• UNV
Dipartimenti e uffici:
Agenzie specializzate:
• FAO
• UNESCO
• WHO
• ILO
• WBG
• IMF
Altri enti:
• OHCHR
• UNOPS
• UNAIDS
Corpi sussidiari:
• ICTFY 1993
• ICTRW 1994
• UNVIC
• PKO
Monickers dei principali programmi, dipartimenti e agenzie ONU.
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ECOSOC, commissioni su:
• Diritti umani
• Sviluppo sostenibile
• Condizione delle donne
• UNDAC, United Nations Disaster Assessment and Coordination team - Squadra ONU di
Coordinazione e Valutazione di Disastri
- Team di scorta di professionisti della gestione di disastri
- Supporto a UNCT/RC/HC, governo ospite, SAR > coordinazione, valutazione
- 142 missioni dal 1993
• INSARAG
- Network inter-governativo sotto l’ONU
- Si occupa di ricerca urbana e soccorso (USAR) ed altri problemi legati alla risposta
ai disastri
- Standards e metodologie
• MCDU, Unità di Difesa Civile e Militare
- Controllo sugli assetti di difesa civili e militari se e quando richiesto da determinate
agenzie umanitarie
- Addestramento, dispiegamento
- Mantenere il registro centrale ONU, un archivio di risorse governative non-
commerciali ed altre risorse che potrebbe essere disponibile per utilizzi umanitari
• Unità Logistica di Supporto, collegata a Brindisi.
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Strumenti di informazione ERC/OCHA:
• Reliefweb
• IRIN
• HIC
• GIST
• Early Warning
Per il 2006 sono stati ritenuti necessari 4.700.000.000 $ per 18 programmi di assistenza a 31 milioni
di persone in 26 nazioni. 5 appelli improvvisi nel 2005, estesi al 2006 hanno reso necessari altri
766.000.000 $.
• L’azione umanitaria è un’attività civile indipendente che, in caso di necessità può lavorare a
fianco di forze armate ma non sotto la loro autorità né sotto la stessa autorità
• Bisogna evitare le ambiguità come i tentativi di legittimare interventi militari con intenti
umanitari
• Il tipo di conflitti esplosi dopo la fine della Guerra Fredda ha aumentato il bisogno di
sicurezza dell’azione umanitaria
• La coordinazione tra azione umanitaria e forze armate va usata come ultima risorsa
• E’ pericoloso per gli umanitari essere confusi con i militari: le popolazioni potrebbero
averne una percezione negativa
• Militarizzare le attività umanitarie significa avvicinarle alla politica limitandone libertà,
imparzialità, indipendenza e neutralità
• Una coordinazione è spesso necessaria per motivi di sicurezza, per la condivisione di
informazioni riguardo campi minati, zone a rischio etc. Per il mantenimento del cessate-il-
fuoco, forze di interposizione, scorta di convogli etc.
• Nel caso in cui le ONG non siano in grado di intervenire tempestivamente i militari possono
assumere responsabilità umanitarie, ma solo occasionalmente, per interventi specifici, a
certe condizioni e per un periodo di tempo ben definito.
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Politica e azione umanitaria
Militari e politica
In sintesi
La discontinuità tra azione umanitaria e forze armate sta nella diversa relazione con la politica: ai
vertici di ogni azione militare c’è il Primo Ministro di un Paese, mentre la risposta umanitaria è
mossa da una richiesta di assistenza proveniente dal basso, dalle vittime di un fallimento politico.
I militari possono avere responsabilità umanitarie e può essere necessario il loro coinvolgimento -
occasionale, eccezionale, dai limiti ben definiti - in interventi umanitari, ma restano uno strumento
politico e l’azione umanitaria è, per definizione indipendente dalla politica.
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3.3. Attori e Ambizioni nelle Crisi Umanitarie e nei Conflitti Armati
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Ruolo, funzione, Strategie Evoluzione dal 1992
obiettivi
ONG per lo Creare le Identificare e costruire Dilemma: accettare denaro
sviluppo condizioni per uno capacità locale; rafforzare governativo? Crescenti
sviluppo sostenibile la società civile dove non problemi di sicurezza;
esistano strutture crescente coinvolgimento con
governative credibili il settore privato
Governi Progettare o Mantenere una presenza Crescente attenzione pubblica
donatori proteggere interessi bilaterale ad alta visibilità; alle crisi per via della più
politici, inclusi fornire aiuto e assistenza veloce ed ampia copertura
quelli sulle ex- attraverso canali mediatica; maggiore
colonie e sulle aree multilaterali mantenendone pressione all’azione dalle
ricche di risorse; il controllo; evitare un emergenze complesse;
inseguire il intervento militare diretto passaggio da assistenza a
potenziale nei processi di pace soccorso; crescente pressione
economico dei finanziando truppe ad allocare assistenza per
futuri mercati e provenienti da nazioni ragioni politiche più che per i
manodopera a povere; attrarre i media per bisogni; esecuzione meno
basso costo; un “responso domestico”; diretta
rispondere alla supportare le ONG per
pubblica opinione scavalcare i governi locali
nell’affrontare e ridurre i costi
sofferenze su larga
scala; implementare
politiche inclusive,
basate sui diritti,
che riflettano i
valori nazionali
Governi che Condurre interventi Cercare di ottenere Crescenti sforzi tra gli
intervengono militari fuori dagli l’approvazione specialisti in diritto
accordi internazionale in modo internazionale per sviluppare
internazionali per retroattivo; insistere sulla proposte per una definizione
ragioni umanitarie natura temporanea accettabile di “interventi
o di sicurezza dell’intervento umanitari” ed adeguati criteri
nazionale esecutivi
Media Informare il Sviluppare un’ampia L’evoluzione tecnologica
pubblico; presenza in zone di crisi permette un rapido resoconto
influenzare utilizzando la capacità mediatico; l’utilizzo di
l’opinione pubblica locale; utilizzare tecnologie “ganci” locali assicura una
e, di conseguenza il avanzate per ridurre i costi presenza permanente e un
processo politico; e aumentare la copertura; maggior accesso alle fonti; la
competere per connettere il pubblico alle minore sicurezza nelle zone
visibilità, pubblicità zone in conflitto di conflitto rende difficile la
etc. “sentimentalizzando” le scelta dei giornalisti e
storie e mettendo così in l’organizzazione delle notizie
secondo piano il contesto
politico ed economico
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Ruolo, funzione, Strategie Evoluzione dal 1992
obiettivi
Consiglio di Mantenere pace e Attendere finché il L’incapacità degli stati
Sicurezza sicurezza conflitto è diventato membri dell’ONU ad
ONU internazionali ingestibile, o investire un accordarsi sulla riforma del
minimo nella prevenzione; Consiglio di Sicurezza gli ha
ritrosia nel rafforzamento fatto perdere di credibilità ed
della pace e utilizzo di efficacia; la crescente
delegati (ad esempio truppe affermazione di
ECOMOG o UK) quando organizzazioni regionali
inevitabile; allocare risorse come Unione Europea e
sulla base di pressioni Unione Africana tende a
politiche piuttosto che sui decentralizzare il
bisogni; attesa dei donatori mantenimento della sicurezza
tradizionali per supportare
gli aspetti socio-economici
del costruire la pace,
evitando che gli oneri
ricadano su tutti gli stati
membri; affidarsi sulle
nazioni povere per fornire
truppe per le missioni di
pace
Dipartiment Pianificare ed Costruire capacità La dimensione e l’ambito
o ONU per le implementare tutte mobilitando contributi delle operazioni di pace ONU
Operazioni le operazioni di volontari per supportare il è prima aumentata, poi
di Pace pace con una bilancio di base; utilizzare drammaticamente contratta;
(DPKO) componente il più possibile il personale rapporto Brahimi (2000);
militare approvata ONU esistente preso dal confrontarsi con progetti
dal Consiglio di Segretariato insieme a multi-dimensionali crea
Sicurezza fondi, programmi e agenzie nuovi obiettivi; il
per la mancanza di una reclutamento di truppe ben
struttura continua di organizzate da nazioni
carriera; affidarsi al militarmente forti crea grandi
comune sistema ONU di problemi logistici e influisce
struttura a coordinatore negativamente sulla
residente per supportare le credibilità sul campo
componenti economiche,
politiche e umanitarie nelle
operazioni di pace;
affidarsi a fondi volontari
fuori bilancio per
finanziare tutte le
componenti del piano di
pace che non sono
finanziate dal Consiglio di
Sicurezza
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Ruolo, funzione, Strategie Evoluzione dal 1992
obiettivi
Ufficio ONU Assicurare la Utilizzare la persuasione OCHA è stato creato nel
per la coordinazione tra per ottenere collaborazione 1997 dal precedente
Coordinazio gli attori ONU e le dalle agenzie ONU che non Dipartimento per gli Affari
ne degli ONG chiave a fanno riferimento al Umanitari, che era stato
Affari livello nazionale; Consiglio di Sicurezza; spogliato di tutte le
Umanitari sostenere le vittime utilizzare i media per fare responsabilità operative per
(OCHA) delle crisi pressione sui governi evitare la competizione con le
umanitarie; affinché contribuiscano agenzie ONU sul campo;
mobilitare le risorse generosamente agli appelli; l’OCHA non ha un mandato
per conto affidarsi ad una potenziata di assistenza post-bellica,
dell’intero sistema coordinazione inter- tende ad intervenire quando
ONU tramite agenzia sul campo per si prospetta un passaggio da
appelli consolidati e assicurare che i programmi assistenza a sviluppo
conferenze di umanitari siano attuati
donatori correttamente
Programmi e Mandati per ruoli Tentare di mantenere una Allontanamento dalla
agenzie ONU specifici durante o presenza finché possibile tradizionale cooperazione allo
di assistenza dopo i conflitti, con per supportare gli sforzi sviluppo, verso l’assistenza da
e sviluppo il UNHCR come la umanitari; mentre il una parte, e, dall’altra la
(UNDP, presenza prominente UNHCR si occupa di costruzione di capacità multi-
UNICEF, prima della pace rifugiati, il resto delle settoriale insieme al
UNHCR, agenzie fornisce assistenza rafforzamento delle strutture
WFP, ai profughi e ad altri gruppi governative; il ruolo del
UNFPA, vulnerabili, facendo UNHCR è stato ridotto nel
FAO, ILO affidamento sul tempo per ragioni di fondi e
etc.) coordinatore residente per sicurezza.
stabilire le priorità e
distribuire i compiti
28
3.4. Rapporti con i donatori
Responsabilità e problemi
29
Monitoraggio e valutazione: strumenti
• Chiarezza
• Responsabilità
• Concretezza
• Impatto chiaro e misurabile
Fase di valutazione
Raccolta di dati
Contatti con i beneficiari
Contatti con le autorità
Fattibilità
Mappa delle necessità
Analisi della formazione e delle discontinuità
Sostenibilità
Strategie di uscita
PRIORITA’
Nota concettuale/Sviluppo della proposta di progetto
Nota concettuale
30
Proposta di progetto
E’ costituita da:
• Sezione narrativa – concisa, chiara e consistente
• Sezione finanziaria
• Cornice Logica
31
Obiettivi e outputs
Gli obiettivi generali e specifici, le attività, gli outputs etc. per essere d’impatto devono essere:
• Specifici
• Misurabili
• Raggiungibili
• Rilevanti
• Definiti nei tempi
• Database
• Una cornice logica
• Il project rationale
• Accordi per la gestione del progetto
• Analisi di rischi e compiti
• Budget
• Annessi (piani di lavoro, Gantt, visibilità, richieste dei donatori…)
Project rationale
Budget
• Costi generali
• Costi di gestione – di solito entro il 7-8 % del costo totale, l’ONU ha tetti più alti
• Costi di sicurezza
32
Dopo aver localizzato e analizzato gli ambiti attinenti
all'architettura, vi si pianificano strategie d'intervento,
attraverso l'applicazione di metodi e tecniche architettoniche
alla pratica umanitaria, nelle emergenze complesse.
Disastri e sviluppo
I PVS e i paesi ad alto sviluppo hanno un’esposizione simile al rischio di disastri ma un differente
impatto umano: tra le fasce a rischio si ha mediamente il 53% di morti all’anno nei PVS contro
l’1,8% dei paesi ad alto sviluppo. (Allegato I; M01-03, M10-13)
34
Riduzione dei rischi (Allegato VI; T01)
• Il rischio è una minaccia per vite umane, proprietà ed eredità culturali, in un’area esposta a
determinati pericoli
• Approccio proattivo - Rischio = (Pericolo * Vulnerabilità)/Capacità
• Indirizzare i fattori impliciti di rischio per tutto il ciclo del disastro, in tempi “normali” e di
emergenza
• Una riuscita riduzione del rischio di disastro è solidamente radicata nel corretto governo che
supporta sistemi nazionali focalizzati sulla riduzione di rischi in tutti i settori e a tutti i livelli
• Considerare come lo sviluppo e l’azione umanitaria possano influenzare in modo positivo o
negativo i livelli di rischio
• Fattori determinanti nella percezione del rischio: spazio, tempo, tipo di rischio, osservatore
Vulnerabilità Capacità
Fisico\materiale
Quali risorse produttive,
competenze e pericoli esistono?
Sociale\organizzativo
Come sono relazionate ed
organizzate le persone?
Motivazione\attitudine
Come la comunità considera la
sua abilità nel creare un
cambiamento?
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Conferenza Mondiale sulla Riduzione dei Disastri e la Cornice d’Azione di Hyogo
REATTIVO PROATTIVO
Prima degli anni ‘90 Durante gli anni ‘90 Anni 2000
Difesa di civili, organizzazioni Disastro come ciclo, Grandi disastri, grande enfasi
di assistenza, preparazione per mitigazione delle conseguenze, sull’approccio allo sviluppo ed
la risposta al disastro, riparazione di hardware e effetti sul rischio di disastri
attenzione a scienza e tecnologia, pratica adeguata
tecnologia
Obiettivi strategici
Aree di priorità
• Assicurare che la riduzione del rischio di disastri sia una priorità locale e nazionale con una
solida base istituzionale per l’implementazione
• Identificare, valutare e monitorare i rischi di disastro e potenziare il sistema di allarme
• Utilizzare conoscenza, innovazione ed educazione per costruire una cultura della sicurezza e
della resilienza a tutti i livelli
• Ridurre i fattori di rischio impliciti
• Rafforzare l’allerta al disastro per una risposta efficace a tutti i livelli.
36
Dadaab, Kenya 2006
Complesso di 3 campi per 160.000 rifugiati.
Le forti piogge hanno spazzato via parti
della strada Garissa-Dadaab, unica
connessione con Nairobi. Migliaia di
rifugiati sono stati reinsediati ad Hagadera,
il campo, tra i tre, situato più in alto.
Strumenti per la programmazione
Prossime sfide:
• Corretta pratica per abbandonare i progetti pilota
• Partecipazione significativa dei governi
• Dimostrare l’effettività dei costi
• Creare incentivi.
37
4.2. Emergency Preparedness e sistema di allarme
1. Improvvise
- Terremoti (Kobe, Armenia…)
- Tsunami (Giappone, Indonesia…)
- Tempeste, uragani, cicloni (America Centrale)
- Inondazioni (Europa Occidentale)
- Frane (Ecuador)
- Eruzioni vulcaniche (Pinatubo, Rabaul)
- Epidemie (ebola)
2. Lente
- Cambiamenti climatici (aumento\diminuzione della temperatura)
- Desertificazione (Sahel)
- Siccità
- Epidemie (AIDS)
1. Ambientali
- Cambiamenti climatici (effetto serra)
- Perdita della biodiversità
- Deforestazione
- Essiccazione
- Crescita incontrollata delle megalopoli (Cairo, Città del Messico)
2. Tecnologiche
- Chimiche (India)
- Nucleari (Chernobyl)
- Fuoriuscita di petrolio (Alaska, Siberia)
- Crollo di dighe
3. Conflittuali
- Guerre
- Difese strutturali
- Terrorismo
38
Effetti economici e sociali immediati dei disastri naturali
39
Fattori umani: percezione e resilienza
Va considerata la percezione del rischio da parte di popolazione, politici, esperti etc. La resilienza è
la capacità che individui e comunità hanno sviluppato nella loro cultura, di mantenere certe strutture
e funzioni nonostante forti agenti di disturbo. Si include la capacità di tornare ad un equilibrio
stabile dopo un disastro.
E’ necessaria una politica che mitighi (prontezza e prevenzione) il rischio di disastro naturale
Domande fondamentali:
Misure
strutturali ProntezzaAssistenza Ricostruzione
Prevenzione del disastro Limitazione delle conseguenze
(Soccorso ed Emergenza Protezione della
popolazione)
Valutazione del disastro
BASE PER LA PREVENZIONE DEL DISASTRO Lezioni imparate
Prevenzione:
tutte le misure prese per ridurre le dimensioni di un potenziale disastro
Taiz, Yemen
Progetto di Sviluppo Municipale e prevenzione
dal rischio di inondazioni.
40
Pianificare la prevenzione
I rischi naturali possono essere divisi in due classi, che necessitano di due tipi di azione:
I piani vanno revisionati ad intervalli regolari di due-tre anni. I cambiamenti potrebbero essere
necessari come risultato di:
• Il progresso della conoscenza scientifica dei rischi naturali può rendere necessaria una
ridefinizione delle zone di rischio
• Cambiamenti nei modelli d’insediamento, nel sistema stradale, nelle reti di comunicazione
ed altre infrastrutture tecniche, che modifichino le procedure di allarme ed evacuazione in
caso di emergenza
• Cambiamenti nella struttura amministrativa del governo nazionale o locale
I piani devono essere revisionati dopo ogni allerta o disastro, alla luce dell’esperienza pratica
guadagnata. Questo implica l’esistenza di un’organizzazione permanente all’interno del governo
nazionale o locale con la responsabilità di preparare ed eseguire piani d’emergenza per potenziali
cause di disastro naturale o artificiale. Il governo ha la responsabilità di attivare le procedure di
emergenza e di formulare e comunicare gli avvisi pubblici.
41
United Nation Office for Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA)
FCSU (Field Coordination Support Unit), inclusa nel DRB (Disaster Response Branch) dell’OCHA
nelle funzioni di Ginevra come segretariato dell’INSARAG
UNDAC (United Nation Disaster Assessment): squadra di professionisti nella gestione di disastri
nominati e finanziati dai governi membri, OCHA, UNDP ed altre agenzie quali UNICEF, WHO,
WFP… Su richiesta delle nazioni colpite da disastro le squadre UNDAC possono essere impiegate
in poche ore per fornire una rapida valutazione dei bisogni prioritari e per supportare le autorità
nazionali e il coordinatore ONU locale per organizzare l’assistenza internazionale sul posto.
42
4.3. Controllo sugli standards: Sphere e altri strumenti
Sphere
Consultazione estensiva
• 4000+ persone
• 400 organizzazioni
• 80 nazioni da tutto il mondo
Obiettivi di Sphere:
43
Statuto Umanitario: Sezioni
Ruoli e Responsabilità
Standards Minimi
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Indicatori Chiave
Segnali che mostrano se uno standard è stato raggiunto. Forniscono un modo di misurare e
comunicare sia l’impatto che il risultato dei programmi, processi e metodi utilizzati.
Note Guida
Diffondono conoscenze, chiarificano aree controverse ed aiutano ad utilizzare gli indicatori in modo
appropriato al contesto.
In sintesi:
Statuto Umanitario: fornisce la cornice per convertire l’apprezzamento dei diritti in azione
Standards Minimi: forniscono gli standards a cui aspirare e che permettono la pianificazione
Indicatori Chiave: definiscono i segnali per stabilire se gli standards sono stati raggiunti
Note Guida: contengono le informazioni necessarie ad applicare gli indicatori al contesto
Critiche a SPHERE
• Spere è troppo focalizzato su obiettivi tecnici e ignora altri aspetti che la presenza
umanitaria può avere
• Gli aspetti più difficili da quantizzare, come la salute mentale, l’educazione e la protezione
dei civili sono lasciati fuori
• E’ impossibile reperire standards universali, in quanto ogni disastro è diverso dall’altro, e
l’assistenza deve essere specifica in base ad ogni situazione
• Se gli standards sono troppo rigidi i donatori potrebbero rifiutare finanziamenti a progetti
che prendono posizioni indipendenti
• Spere potrebbe essere utilizzato per legittimare interventi da parte di attori inappropriati
• Utilizzo di un linguaggio aziendale: azionisti, clienti, beneficiari etc.
• Controversia Anglo-Francese (COMPAS Qualité), visione Nord-Sud
45
Altri strumenti
Manuale UNHCR
Manuale REDR
Approccio ingegneristico, basato sugli standards UNHCR e Sphere
• Sicurezza personale
• Valutazione e pianificazione
• Logistica
• Telecomunicazioni
• Salute ambientale
• Sanità ambientale
• Fornitura d’acqua
• Centrali elettriche
• Strade
• Veicoli
• Rifugi
Volume 1:
• Amministrazione
• Ingegneria
• Edilizia
• Trasporti
• Radio e telecomunicazioni
• Riabilitazione economica
• Acqua e sanità
46
Shelter Project
47
5. Post-Disastro: Assistenza e Riabilitazione
5.1. Sheltering
• Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948: “Chiunque ha diritto ad uno standard di
vita adeguato, per la salute ed il benessere suo e della sua famiglia, incluso cibo, abiti,
alloggio e cure mediche […] in circostanze oltre il suo controllo”
• Convenzione sullo Stato dei Rifugiati, 1951: “Per quanto riguarda la casa, gli stati contraenti
[…] dovranno accordare ai rifugiati che stanno legalmente nel loro territorio il più
favorevole possibile [...]” (Allegato I; M05-09)
“La maggior parte delle operazioni per i rifugiati durano più del previsto” dal Manuale UNHCR
Dispersione locale
Vantaggi Svantaggi
• Veloce da implementare • Famiglie ospiti sovraccaricate
• Costi contenuti • Difficoltà a distinguere gli ospiti dai
• Promuove l’autosoccorso e rifugiati in fase di registrazione
l’indipendenza • Protezione: potrebbe essere difficile
• Minor impatto sull’ambiente rilevare abusi
Dispersione di massa
Vantaggi Svantaggi
• Veloce da implementare • Affollamento
• Acqua e servizi igienici solitamente • Servizi sovraccarichi
disponibili • Mancanza di privacy
• Edifici non disponibili per il loro
utilizzo originario
Campi
Vantaggi Svantaggi
• Servono un’ampia popolazione in modo • Creano una popolazione dipendente
centralizzato ed efficiente dagli aiuti, con scarsa possibilità di
• Economia della scala lavoro o autonomia
• Popolazione facilmente identificabile • Maggiori rischi per la salute della
• Facilità di comunicazione popolazione
• Semplice pressione • Danno ambientale
• Rimpatrio più facile da organizzare • Difficoltà di protezione
• Abusi da parte degli esclusi dallo status
di rifugiati
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Campi (Allegato III; F02-03)
1. Acqua
2. Spazio
3. Sicurezza e Protezione
4. Accessibilità
5. Topografia
6. Rischi per la salute di origine ambientale
7. Popolazione locale
Acqua
Spazio
Sicurezza e protezione
• L’area dovrebbe essere libera dai maggiori pericoli ambientali, tipo malaria, tsetse etc.
• Evitare le aree che generano vettori o trattare il problema
• Eccessiva polvere
• Inondazioni improvvise
• Inquinamento industriale
• Clima molto diverso da quello d’origine
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Accessibilità
Topografia
Scelte di pianificazione errate mettono in serio pericolo la comunità assistita.(Allegato VII; R17)
50
Pianificazione (Allegati VII; R04)
Dopo una serie di sopralluoghi si valutano le scelte potenziali per poi operare la scelta finale
Pakistan 2005
La città di Islamabad ha
messo a disposizione
l'area e alcune opere
infrastrutturali (cisterne
e sistema di filtraggio
per l'acqua, luce
elettrica per le aree
comuni, cucine, squadre
antincendio etc,) per
l'allestimento del campo
Il progetto
51
Costruzione di shelters (Allegato IV; TN01-18)
Tipi di shelters
E’ necessaria sensibilità culturale e l’impiego di tecnologie e materiali locali. (Allegato VII; R18)
Categorie di distruzione
• Standardizzare l’intervento
• Ottimizzare la logistica
• Dare un efficace supporto ad ogni famiglia
52
5.2. Tende
Utilizzo
Le tende sono rifugi portatili, costituiti da struttura + copertura, che soddisfano solo alcuni bisogni.
Le persone che vivono nelle tende devono avere accesso ad adeguate risorse non-alimentari,
all’acqua ed alle strutture sanitarie. Il rifugio offerto da una tenda include l’area intorno ad essa, i
canali di drenaggio e lo spazio necessario a far giocare i bambini. (Allegato IV; TN01-18)
Priorità
Tipi di tende
Pakistan 2005
Diversi tipi di tenda unifamiliare
utilizzati dopo il terremoto in
interventi UNHCR e SOS Children
53
Pianificare una risposta
Le tende sono un possibile rifugio di emergenza in quanto possono creare rapidamente riparo per
chi ne ha bisogno, che si tratti o meno di sfollati. Una volta scelta la strategia d’insediamento, prima
di distribuire le tende vanno considerate alcune opzioni:
NO SI
Ci sono alternative alle tende?
Rifugi costruiti localmente potrebbero avere costi simili alle tende, con
materiali che potrebbero favorire la ricostruzione a lungo termine Si considera di fornire
strumenti, supporto e materiali
NO
NO
Le tende esistenti hanno bisogno di essere sostituite?
SI
Oppure: le tende possono essere fornite in tempo?
Le comunità potrebbero costruire rifugi prima della distribuzione delle
tende
SI Fornire supporto appropriato
54
Selezione del sito e pianificazione
Il sito in cui posizionare le tende va scelto con cura: sceglierne uno sbagliato può creare maggiori
problemi. Dove possibile si dovrebbero evitare le tendopoli ma, se si sceglie di allestire un campo,
nella scelta del sito dovrebbero essere sempre coinvolti degli specialisti.
55
Montare le tende
Fosse di drenaggio
Invitare le comunità a scavare fosse di drenaggio intorno alle tende per evitare allagamenti a seguito
di piogge. Le fosse vanno convogliate in una soluzione di drenaggio per l’intero sito, e la loro
profondità dipende da:
In circostanze estreme le fosse potrebbero arrivare ad una profondità di 50 cm. Fosse così profonde
potrebbero essere instabili ed avere bisogno di essere riempite di pietre per prevenire collassi,
incidenti, accumulo di acqua stagnante e di rifiuti.
Tagliafuoco e spaziatura
In luoghi esposti a forti venti l’orientamento delle tende dovrebbe essere tale da non esporre i loro
ingressi ai venti principali.
Le tende non dovrebbero essere posizionate sotto palme o alberi morti, per evitare che la caduta di
rami o noci di cocco ferisca qualcuno. Posizionare le tende vicino ad alberi sani protegge invece le
tende da sole e vento.
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Clima
Generale
Le tende servono a proteggere dagli estremi del clima, considerando che potrebbero esserci notevoli
sbalzi climatici tra giorno e notte e col cambio di stagione. Le persone sono più vulnerabili durante i
momenti di maggiore caldo o freddo, i cambiamenti stagionali dovrebbero essere accompagnati da
aggiornamenti e interventi secondari come stufe, coperte e rivestimenti per le tende.
Clima caldo-umido
In climi caldi e umidi la tenda deve fornire
ombra, essere ventilata ed avere un adeguato
drenaggio. In tali climi i teli di cotone sono
particolarmente propensi a marcire, devono
ricevere un apposito trattamento in stabilimento
che potrebbe decadere nell’arco di 6 mesi.
57
Climi freddi
Nel caso di climi freddi sarebbe preferibile evitare le tende in quanto sono difficili da mantenere
calde e perdono calore facilmente. Il freddo più intenso si ha solitamente prima dell’alba.
Fornitura di base
Una tenda invernale ha bisogno di un rivestimento esterno,
di un telo di cotone e del foro per il comignolo della stufa.
Ci si deve accertare che gli occupanti abbiano accesso a
vestiti, coperte, stufe e carburante adeguati e che siano
separati dal suolo da letti o materassi.
Pakistan 2005
Con l'arrivo dell'inverno circa 100.000 persone
hanno lasciato campi e villaggi d'alta quota e
sono scese a valle, congestionando i campi
situati a quote inferiori
Nel posizionare le tende vanno tenute in considerazione le variazioni climatiche locali come i venti
incanalati tra le montagne o la schermatura dai raggi solari nelle valli profonde o sotto le rupi. Le
porte vanno orientate in modo da evitare i venti prevalenti.
La chiave per mantenere calde le tende è evitare le correnti riducendo infiltrazioni e perdite di
calore. Le correnti disperdono l’aria calda, aumentano l’evaporazione e devono essere bloccate
costruendo muri, posizionando le tende in fosse scavate nel terreno, chiudendo le aperture ma
garantendo comunque un ricambio d’aria per evitare che gli occupanti vengano soffocati o
avvelenati dalle stufe. Nei climi freddi serve più cibo, le razioni devono essere aumentate in quanto
si bruciano più calorie. La perdita di energie per l’eccessivo tremore può condurre le persone
malnutrite alla morte.
58
Logistica
Prima di fornire le tende consultare gli uffici centrali in quanto le tende sono frequentemente
oggetto di particolari accordi con produttori specifici. Le tende sono inoltre costose, rispetto ad altri
articoli di assistenza familiare e potrebbero avere lunghi tempi di distribuzione.
Deposito
Le tende in tela sono difficili da conservare in quanto tendono a marcire e molte agenzie tendono a
fornirle solo quando è necessario. Ciò va bilanciato con i tempi di produzione, che potrebbero
essere lunghi, specialmente nel caso di emergenze su larga scala.
Le tende dovrebbero essere:
A causa degli alti costi di trasporto aereo spesso, specie per le emergenze ad impatto lento si ricorre
allo stoccaggio locale pre-posizionamento delle tende.
Trasporto (Allegato VII; R03, R06)
Le tende standard sono pesanti (70-100 kg) rispetto ad altri articoli di assistenza, e ciò ne rende
costoso il trasporto. E’ in corso una ricerca volta alla produzione di tende più leggere, da usare nella
prima fase delle emergenze.
Il trasporto aereo è spesso la soluzione più veloce ma anche la più dispendiosa, e può costare
quanto le tende stesse.
Il trasporto su strada è comunque necessario per una parte o per la totalità del viaggio, va prestata
attenzione al numero di veicoli necessario alla distribuzione.
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Distribuzione
Può essere necessario un trasporto locale delle tende dal punto di distribuzione e, una volta
distribuite si deve considerare che i più deboli potrebbero non riuscire a trasportarle, potrebbero
essere troppo grandi per essere caricate su di un mulo e richiedere almeno due adulti in salute per
spostarle per brevi distanze.
E’ necessario formare una squadra di montaggio, gestita da membri della comunità per erigere
delle tende-esempio con i rispettivi canali di drenaggio. Questo servirà ad assicurare che le tende
siano erette correttamente, che le comunità partecipino al montaggio, che i più deboli ricevano
supporto e, in alcune circostanze che delle squadre montino tutte le tende delle famiglie.
Descrizione:
La distribuzione di teli in plastica è una delle parti più comuni in caso di approvvigionamento di
rifugi di emergenza. Fornire dei pali insieme ai teli riduce significativamente il danno ambientale
locale perché evita che vengano abbattuti alberi per produrne; distribuire funi, chiodi e altre
giunture permetterà di fissare i teli in maniera più stabile e durevole, in modo da estenderne
l’utilizzo. Con i materiali di base i membri della comunità assistita produrranno le strutture a cui più
sono abituati. Fogli di metallo sono un’alternativa più durevole e costosa ai teli in plastica e
necessitano di maggiore abilità, nel montaggio.
Materiali:
• Fogli di plastica o metallo
• Pali di legno o metallo
• Cavi resistenti ai raggi UV, chiodi
(I fogli in plastica se inchiodati direttamente si strappano)
60
Teli in plastica, pali e cavi
Vantaggi Svantaggi
• Velocità di risposta • Si deve considerare il livello di abilità
• Se i materiali sono di qualità saranno delle fasce vulnerabili della popolazione
utili per anni e potranno essere • Specialmente in climi estremi le tende
riadattati dalle persone per ricostruire risultano più complete (un foglio di
le proprie case plastica di 5 x 4 m equivale a circa ¼ del
necessario per una tenda invernale)
• Conseguenze su ambiente e mercato locale
Rifugio tradizionale
Descrizione:
Rifugi costruiti localmente utilizzando tecnologie, materiali e tradizioni costruttive locali. Possono
variare da strutture erette velocemente con bastoni e foglie ad altre più solide in terra e cemento.
Tali rifugi possono essere migliorati in seguito, come passo verso la ricostruzione e l’edilizia
permanente. Case durevoli costruite localmente sono spesso più economiche delle tende.
Materiali:
Stecche intrecciate, semplice terra pressata, fogli in plastica, foglie, fogli di metallo vecchio, paglia,
mattoni di paglia e fango…
Vantaggi Svantaggi
• Costi ridotti, anche nel trasporto • Tempi di costruzione maggiori
• Compatibilità culturale • Insostenibilità politica
• Facilità di manutenzione • Danni ambientali
• Contributo all’economia locale • Tensione tra sfollati e comunità ospite
• Maggior valore a lungo termine
• Base per la futura ricostruzione
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Strutture a tunnel
Descrizione:
Struttura a forma di tunnel, in alternativa si possono utilizzare anche tunnel agricoli. Per il
montaggio, una volta srotolato il foglio in plastica si intreccia un cavo sulla striscia di rinforzo ad
ogni estremità, si posiziona il foglio sul cerchio finale, poi si tira il cavo e si fissa ai paletti laterali.
Vantaggi: Svantaggi:
• Tempi di gestione ridotti • I tubi MDPE sono spesso di difficile
• Costruzione sul posto reperibilità, nella quantità e qualità
necessaria
• Scarse alternative ai tubi MDPE.
62
Adattamenti
Costruire muretti può migliorare la vita nelle tende, riducendone l’umidità interna. L’utilizzo delle
tende, comunque potrebbe essere dovuto a ragioni politiche o di utilizzo del territorio. In certe
circostanze costruire muri di fango o pietra significa creare strutture tendenzialmente permanenti,
con diverse conseguenze politiche.
Estensioni
Le tende familiari standard di 4 x 4 m hanno lati bassi, è possibile stare in piedi al centro ma, per il
resto c’è poco spazio. Le tende, inoltre sono spesso montate con i cavi troppo vicini, riducendo
ulteriormente lo spazio. Utilizzare pali laterali aumenta l’altezza interna.
Unire le tende per ottenere strutture più ampie è una scelta frequente e
agli occupanti dovrebbe essere permesso, anche se sono necessari
materiali aggiuntivi come dei teli in plastica per impermeabilizzare i
punti di congiunzione. Alcuni tipi di tenda supportano specificatamente
questa possibilità.
63
Utilizzare bastoni e pali per puntellare i lati delle tende è utile per ampliarne lo spazio interno e
renderle più stabili. E’ preferibile che i pali siano posizionati all’esterno per evitare che la tenda
venga forata.
In aree non soggette ad alluvioni si può scavare l’interno della tenda per creare più spazio e
limitare le correnti.
Per evitare che il tessuto della tenda sbatta spesso si ferma l’esterno
della tenda con dei cavi, ma è una pratica da evitare, in quanto riduce
lo spazio interno e sforza il tessuto. Si dovrebbero incoraggiare gli
occupanti a montare le tende adeguatamente, con le aperture orientate
lontano dai venti prevalenti.
64
Stufe (Allegato VII; T07-10)
Quando cucina e riscaldamento hanno luogo nelle tende ci sono rischi d’incendio, malattie
respiratorie, infezioni oculari causate dal fumo; sono necessarie stufe efficienti, con tiraggio
adeguato, che brucino carburante appropriato. In climi più caldi sono preferibili cucine
comunitarie.
Pavimenti, letti e materassi evitano che chi dorme per terra perda calore ed
aiutano a mantenere la tenda calda e asciutta. Spesso materassi e
pavimentazioni sono ignorate perché costose e scomode da trasportare ma,
soprattutto in climi freddi sono particolarmente importanti.
In climi secchi molte case utilizzano tradizionalmente pavimenti in terra, spesso fatti con misture di
creta e sterco. In ambienti umidi devono essere coperti da uno strato impermeabile e dovrebbero
essere distribuiti materiali adatti.
Di solito i pavimenti delle tende sono prodotti con i limitati
materiali disponibili. Alcune tende sono distribuiti con un foglio
in plastica da terra, su cui vengono messe coperte, sacchi e altri
materiali per evitare il contatto con l’umidità del terreno.
65
Danni comuni
Le tende sono danneggiate da sole, usura, putrefazione, errato utilizzo etc. Per prevenire danni:
• Prestare attenzione alla qualità nell’acquisto
• Immagazzinare le tende con cura e per il minor periodo di tempo possibile
• Montare le tende correttamente
• Minimizzare il numero delle volte in cui le tende vengono mosse
• Tende di riserva nel caso le altre si danneggino in magazzino, nel trasporto o nell’utilizzo.
• I perni della tenda si rompono di solito alle giunture o alle estremità, se ciò accade:
− Riparazione temporanea con fascette, barre di metallo o cavi
− Le giunture e le aste curvate permanentemente potrebbero non essere riparabili e dover
essere sostituite.
• I tiranti e gli attacchi si danneggiano se si strappa un cavo, se la tenda non è
adeguatamente fissata al suolo o se la tenda si strappa dove sono attaccati i cavi.
• Se la tenda si strappa nei punti di attacco dei tiranti, lì va rinforzata con un chiodo ed un
nastro o corda robusta.
• I tiranti saltano o si consumano in quanto i cavi si consumano al sole nell’arco di sei
mesi, quelli di cotone marciscono. Vanno usati cavi neri o UV-Stabili.
• I perni non tengono in terreni morbidi o sabbiosi, o possono piegarsi se il terreno è troppo
duro. Provare a fissarli per terra prima di seppellirli o coprirli di pietre.
• Spesso le porte delle tende si strappano, di solito per la rottura di una cerniera, del velcro
consumato o delle asole che si rompono. Se si utilizzano corde per chiudere le porte, in
condizioni di freddo estremo potrebbero congelarsi impedendo l’apertura delle porte. Il
modo migliore per chiudere la porta di una tenda è quello di utilizzare lacci o interruttori
con la tela sovrapposta.
66
5.3. Pianificazione di insediamenti di emergenza Protection Based
Persone che, per un fondato timore di persecuzioni per ragioni di razza, religione, nazionalità,
appartenenza a determinati gruppi sociali o politici, sono fuori dalla propria nazione, non possono
tornare o temono di farlo. (Allegato VI; T02)
Germania 1953
Campo di rifugiati
provenienti
dall'Est Europeo
dopo la Seconda
Guerra Mondiale
India 1971
Circa 10 milioni di rifugiati bengalesi sono stati
accolti in 800 campi. La maggior parte di loro è
Zaire (ora DRC) stata rimpatriata nell'arco di un anno
1994
200.000 rifugiati
provenienti dal
Rwanda sono
insediati nel
campo Kibumba,
Goma
Nel cercare soluzioni durevoli, oltre alla protezione internazionale, l’UNHCR fornisce assistenza
alle persone in questione per soddisfare i loro bisogni di base.
67
Interventi UNHCR
Ogni situazione richiede un diverso tipo di intervento\approccio (Allegato III; F01-02)
• Nelle emergenze è principalmente salvare vite
• Cura e mantenimento: assistenza a medio termine fino a raggiungere una soluzione durevole
• Per le soluzioni durevoli si cerca la permanenza
Interventi di sostentamento alla vita Brazda, Kosovo 2000
Fornitura di: Sistema di rifornimento
• Cibo idrico installato da
• Acqua OXFAM nel campo di
• Riparo Stankovac
Come procedere:
Selezione del sito Hagadera, Kenya 1999
• Potenziali beneficiari Settori e blocchi
• Ubicazione circondati da siepi e
• Caratteristiche di base del sito percorsi entro cui i
rifugiati somali e bantu
• Punti complementari e di supporto
hanno costruito capanne
• Osservazioni, raccomandazioni
e latrine in base alle loro
• Proposte per i passi successivi tradizioni
Pianificazione fisica
Il concetto del Protection-Based Physical Planning ha preso in considerazione l’attenzione alla
protezione di donne, bambini, anziani etc. nella pianificazione dei campi di rifugiati. Incorporare la
protezione nella pianificazione fisica è coerente col mandato dell’UNHCR, lo sostiene e lo rafforza.
L’includere il PBPP porta avanti l’unificazione del mandato di protezione dell’UNHCR con i
bisogni basilari di sopravvivenza. Facendo questo l’UNHCR ha un ruolo primario come agenzia che
non solo protegge legalmente i rifugiati ma protegge anche la loro incolumità andando incontro ai
loro bisogni basilari di sopravvivenza come stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti umani.
68
Allocazione dell’area
Bisogna prima di tutto garantire che nel campo una quantità minima di spazio (30-45 mq a persona)
sia disponibile e distribuita ad ogni famiglia.
Processo
Ogni parte, inclusi i rifugiati, specialmente le donne sono consultati e i loro problemi incorporati
La variazione nel numero dei rifugi in una comunità è relativa alla topografia del territorio e al fatto
che alcune aree non siano disponibili.
La disposizione
Comunità Aperta
69
Moduli affiancati
Ambiente, un aspetto: nel processo di sgombero del sito ci si deve assicurare che gli alberi non
vengano abbattuti. Si avrà un villaggio ombreggiato, nella salvaguardia delle risorse naturali
70
Rifugi comunitari
Esempio: Banda Aceh, a nord dell’isola di Sumatra, Indonesia 2005, dopo terremoto e maremoto
Al corridoio centrale ne
vengono sostituiti 2 laterali
con più ingressi, i muri
divisori sono alti 2 m.
A seguito delle
raccomandazioni
dell’UNHCR il
dipartimento
Pekerjaan Umum ha
proposto una
disposizione con 8
ingressi e verande
laterali, a palafitta.
71
Pianificazione scorretta di un campo
● Le tende e i rifugi si nascondono a vicenda
● Le latrine sono disposte tutte sullo stesso lato
● Lunghi corridoi tra i rifugiScarsa privacy
● Scarsa visibilità reciproca e con gli
umanitari
Oltre alle raccomandazioni dell’UNHCR è stato proposto un approccio alla pianificazione fisica
dei siti basato sulla protezione (Protection Based Physical Planning), in cui sono presi in
considerazione la visibilità reciproca, gli interessi di donne e bambini e altri fattori come igiene,
privacy etc. Questo è stato accettato dalle autorità locali e implementati per i siti ancora da
costruire. (Allegato VII; R15-17)
Piano per il sito modificato dalle autorità locali in base alle raccomandazioni UNHCR
72
5.4. Organizzazione delle Risorse Idriche (UNHCR)
L’acqua in relazione a:
• Cibo e nutrizione
o L’acqua è una alimento a tutti gli effetti
o Acqua per cucinare
o Acqua per orti
o Perdita di calorie durante la raccolta d’acqua
o Diarrea, batteri, malnutrizione
• Salute (Allegato III; F03)
o La quantità è l’aspetto più importante per l’igiene
o La qualità è particolarmente importante specialmente per i bambini
o Degrado ambientale e impatto sulla salute in caso di errata gestione dell’acqua
o I rifugiati affetti da HIV/AIDS necessitano di un’adeguata qualità d’acqua con
accesso migliorato
• Igiene
o Un adeguato meccanismo di smaltimento e controllo è essenziale per interrompere il
ciclo della trasmissione di malattie
o Drenaggio e controlli per combattere la malaria
o Lavaggio delle mani ed altre attività igieniche
o Un inadeguato sistema igienico provoca danni ambientali, inquinamento delle falde
acquifere e degrado del territorio
• Educazione:
o L’utilizzo dei bambini per la raccolta dell’acqua influisce sull’istruzione
o Malattie causate dall’acqua infetta tengono lontani i bambini dalla scuola
o Nelle scuole vanno forniti adeguati servizi igienici, separando maschi e femmine
o Il curriculum include l’igiene
o L’educazione è un potente strumento per mantenere viva l’attenzione ad acqua e
igiene nel rimpatrio
73
Rifornimento idrico – costruzione e gestione
74
Accesso ad acqua pulita
In un campo di rifugiati l’accesso all’acqua pulita è anche una questione di come quest’ultima è
fornita. Ciò è importante quanto la stessa disponibilità dell’acqua.
Linee guida
75
Promuovere la coesione della comunità tramite la pianificazione del campo
L’acqua in un esempio di
pianificazione protection based per
un campo di rifugiati
Punti da considerare
• Carico sociale della raccolta d’acqua – In un campo di rifugiati in Uganda il 42% dei
bambini in età scolare ha dovuto interrompere la scuola per raccogliere l’acqua. Le donne
che raccolgono l’acqua potrebbero partecipare ad attività più produttive
• Carico ambientale della raccolta d’acqua – La prolungata erogazione di grandi volumi
d’acqua nei campi di rifugiati può provocare il deterioramento della qualità e dei livelli
d’acqua e minaccia il rifornimento d’acqua a valle
• Carico fisico della raccolta d’acqua – Trasportare 80 lt d’acqua per 200 m dalla fonte al
rifugio fa spendere ad una persona circa 1/6 della propria razione energetica standard di
2.100 kcal al giorno
• Carico chimico delle fosse biologiche sul terreno – 10.000 rifugiati che usano le latrine
depositano ogni anno 20 tonnellate metriche di cloruro e oltre 25 tonnellate metriche di
azoto che potrebbero provocare una contaminazione delle falde acquifere a lungo termine.
• Le medie calcolate sono solo indicazioni, devono essere controllate più a fondo
• Se la fornitura corrisponde agli standards, va considerato anche il consumo
• Il consumo d’acqua va valutato, potrebbe esserci bisogno di mobilitatori comunitari e
promotori dell’igiene.
76
Acqua: confronto tra linee guida UNHCR e Sphere
77
5.5. Malattie Infettive nelle Emergenze Complesse: Controllo
La minaccia costituita dalle malattie infettive in zone di guerra (Allegato III; F03)
78
Potenziali fattori di rischio
Ambiente Comunità ospite
• Perdita del rifugio • Livelli di immunità relativamente bassi
• Insediamenti temporanei: scarsa • Alta proporzione di categorie vulnerabili:
ventilazione e sovraffollamento bambini, anziani, donne incinte etc.
• Acqua assente o contaminata • Alti livelli di malnutrizione
• Sanità inadeguata • Bassi livelli di copertura delle
• Sospensione del servizio pubblico (es. vaccinazioni
elettricità, acqua, fognature) • Sieropositivi HIV
• Maggiore esposizione ai vettori di • Agenti nascosti di malattie croniche
malattie (es. zanzare, pulci) 1. Presenza nell’area affetta
• Sistemi di sorveglianza e risposta 2. Virulenza
poveri 3. Patogenicità
• Il conflitto in corso impedisce il 4. Resistenza ai farmaci
controllo 5. Robustezza
ARI – Rifugi inadeguati, sovrappopolazione, scarsa ventilazione, cucina al chiuso, scarsi servizi
sanitari, malnutrizione, scarsa igiene personale, bambini fino ad 1 anno, climi freddi, scarso stato di
immunità al morbillo.
Malattie diarroiche – Sovrappopolazione, qualità e quantità d’acqua inadeguate, scarsa igiene
personale, sapone insufficiente, scarsa sanità, inadeguati strumenti per cucina e lavaggi.
Morbillo – Tasso di vaccinazione < 80 %
Malaria – Movimenti da aree a bassa endemicità ad aree iperendemiche (es. dal Rwanda alla
Tanzania), acqua stagnante, esposizione alle zanzare, inadeguati servizi sanitari, inondazioni
Meningite – Stagione secca, sovraffollamento, alto tasso di ARI, fascia della meningite
Tubercolosi – Alto tasso di sieropositivi HIV, sovraffollamento, malnutrizione
79
Interventi post-disastro e in zone di guerra
80
Interventi comuni di controllo delle malattie infettive nelle emergenze
Priorità:
• Cure mediche e chirurgiche di emergenza
• Assicurare acqua sicura e adeguata igiene/sanità
• Provvista di cibo sicuro
• Fornitura di rifugi con pianificazione del sito
• Immunizzazione
• Accesso a servizi sanitari primari e secondari – trattamento dei casi
• Sorveglianza e controllo delle malattie e delle esplosioni epidemiche
• Educazione alla salute, mobilitazione sociale
• Controllo del vettore
• Igiene ambientale, smaltimento dei rifiuti
Dipendono da:
• Tipo di disastro
• Area geografica
• Livello di sviluppo della regione colpita dal disastro
• Aumento di malattie epidemiche (es. colera, dissenteria baccillaria, meningite) o endemiche
• I disastri naturali raramente causano epidemie su larga scala salvo che non ci sia
sovraffollamento o trasferimento della popolazione.
81
Fattori di rischio dopo i disastri
Tipi di malattie
Cadaveri
• Non ci sono prove che i cadaveri costituiscano un rischio di epidemie dopo disastri naturali
• La maggior parte degli agenti non sopravvive a lungo nel corpo umano dopo la morte
• E’ più facile che siano i sopravvissuti ad essere sorgente di infezioni acute
• Alcuni casi hanno bisogno di precauzioni specifiche, come le morti per colera o per febbri
emorragiche
Strategia del WHO per il controllo delle malattie infettive nelle emergenze umanitarie
• “Programma per il Controllo delle Malattie Infettive nelle Emergenze Umanitarie”, con base
nel Gruppo Malattie Infettive (CDS) al WHO/HQ
• Il programma fornisce supporto tecnico e operativo per il controllo delle malattie infettive
nelle emergenze complesse e nei disastri naturali a vari dipartimenti WHO, autorità
nazionali, donatori, ONG e istituzioni internazionali
• Coordinazione tecnica di un gruppo di lavoro trasversale al WHO, il Gruppo di Lavoro per
le Malattie Infettive nelle Emergenze (CD-WGE), che riunisce esperti di diverse malattie
provenienti da diverse aree
• Supporto tecnico
Analisi della situazione, standards, linee Supporto tecnico e operazionale sul campo
guida, strumenti di controllo nuovi e
semplificati
Communicable Disease
Working Group
on Emergencies
CD-WGE
82
Sorveglianza
Cos’è la sorveglianza
Fattori di rischio
Procedura
In sintesi
83
Obiettivi futuri
Cronologia
84
Organizzazione generale della risposta alle epidemie
Coordinazione MEDIA
Logistica Epidemiologia
Comunicazione Sorveglianza
Sicurezza Laboratorio
Materiale Gestione dei dati
Strade Rapporti
Polizia Diagnosi
Radio Raccolta di esempi
Personale Reperimento del caso
Veicoli Reperimento di contatti
Epidemiologia
• Sorveglianza
o Identificazione dei casi
o Reperimento dei contatti
• Descrizione di luogo, ora, persona
o Gestione dei dati
o Strumenti GIS
• Per orientare le misure di controllo e stimare la loro efficacia
Laboratorio
85
Mobilitazione sociale e antropologia medica
Serve a migliorare l’adesione alle misure di controllo, e dovrebbe essere tra le più rapide risposte
all’esplosione
Obiettivi Strategia
● Percezione della comunità ● Combinazione
● Voci circolanti ● Mobilitazione comunitaria
● Credibilità della squadra, specie dei ● Pubblicità
volontari ● Uniformi
Sicurezza Media
86
L'obiettivo ultimo di ogni intervento umanitario è quello di
favorire l'autonomia della comunità assistita e diminuirne la
vulnerabilità, nella coscienza che un'adeguata gestione
dell'emergenza possa evitare disastri. Il compito di architettura e
urbanistica nell'azione umanitaria è principalmente quello di
prevenire, minimizzare e riparare i danni che i disastri possono
arrecare allo spazio fisico, collettivo e familiare di una comunità,
supportando inoltre la risoluzione di problemi legati a salute,
sicurezza, risorse idriche, logistica... Il contributo che architettura
e urbanistica possono dare in fase di assistenza e riabilitazione,
prima della cessione finale dello spazio, è necessario per condurre
ad una ricostruzione fisica più sicura e sostenibile, con un effettivo
vantaggio nello sviluppo delle strutture sanitarie, sociali ed
economiche dopo il disastro. Una ricostruzione che sia già
prevenzione e protezione.
ALLEGATI
Allegato I: Mappe
Allegato V: Leggi
Regolamenta i conflitti armati, l’uso della forza, l’apertura delle ostilità, diritti e doveri dei
combattenti e dei poteri neutrali.
• 1907 – IV Convenzione di Hague: Convenzione sul Rispetto delle Leggi e dei Costumi della
Guerra su Terra
• 1925 – Protocollo di Ginevra sulla Convenzione di Hague: Protocollo sulla Proibizione
dell’uso in Guerra di Gas Asfissianti, Velenosi o Altri Gas, e della Guerra Batteriologica
• 1954 – Convenzione di Hague per la Protezione della Proprietà Culturale in Caso di
Conflitto Armato (UNESCO).
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di
coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione,
senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione
politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra
condizione.
2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale
del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non
autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli
schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o
degradanti.
Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale
tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che
violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro
atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti
ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi
doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.
Articolo 11
1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia
stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie
necessarie per la sua difesa.
Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua
famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione.
Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
Articolo 13
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
Articolo 14
1) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non
politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Articolo 15
Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente
privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
Articolo 16
1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna
limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio,
durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla
società e dallo Stato.
Articolo 17
1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.
Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la
libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia
in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche,
nel culto e nell'osservanza dei riti.
Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere
molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee
attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Articolo 20
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
Articolo 21
1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia
attraverso rappresentanti liberamente scelti.
3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa
attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto,
o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
Articolo 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla
realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con
l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla
sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Articolo 23
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti
condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni lavoratore ha diritto ad una remunerazione soddisfacente che assicuri a lui e alla sua
famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, da altri mezzi di protezione sociale.
4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Articolo 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione
delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
Articolo 25
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere
proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e
alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di
disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi
di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel
matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.
Articolo 26
1) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto
riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore
deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento
del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la
comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve
favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
Articolo 27
1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di
godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni
produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati
in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
Articolo 29
1) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno
sviluppo della sua personalità.
2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle
limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle
libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del
benessere generale in una società democratica.
3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e
i principi delle Nazioni Unite.
Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un
qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla
distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.
Allegato VI – Tabelle
T01 – Riduzione dei Rischi di Disastro – Good Practice Review #9 Marzo 2004
T02 – Stato dei Rifugiati 2006 - Pubblicazione UNHCR
T03 – Tipi di tende familiari
T04 – Standards e indicatori logistici, fisici e sociali (OCHA)
T05 - Confronto tra tende esistenti e prototipi
T06 - Confronto tra i vari modelli di tenda
Tende in cotone
Confronto tra i teli delle tende
T07 – Bilanci e piani finanziari
Latrine
Bambini assistono ad un incontro
Chiesa e disabili
Capanna familiare
Costruzione latrine
Centro medico della Croce Rossa liberiana
Centro di reperimento
Due file di shelters
Harper Port I
Harper Town
Harper Town
Harper Town
Margibi Workshop
Bensonville Workshop
Le alluvioni hanno colpito circa 100.000 rifugiati, principalmente nel campo Ifo. La strada
che congiunge Dadaab al resto del Paese è stata interrotta dalle piogge, bloccando la fornitura di
aiuti via terra. Per mettere al sicuro i rifugiati è stato necessario reinsediarli nel campo di
Hagadera, situato a quota maggiore.
C-130 americani lanciano oltre 200 tonnellate di fogli in plastica, zanzariere, coperte...
Camion della Croce Rossa diretto al campo Ifo 2, la distribuzione si protrarrà per una settimana
Dopo le alluvioni molte famiglie si sono spostate a quote più alte
Nonostante l'inverno sia stato meno freddo del previsto, i sopravvissuti hanno comunque
dovuto affrontare temperature particolarmente basse, forti piogge, frane etc. Nella provincia nord-
ovest sono state installate tende comunitarie riscaldate, mentre in Kashmir, per una questione di
spazio si è optato per tende unifamiliari dotate di stufa.
Moschea distrutta
Il principale bazaar di Balakot distrutto dal terremoto
Il problema più grande è stato quello di portare gli articoli di emergenza UNHCR nelle
aree più remote della provincia, prima della stagione invernale. Entro novembre sono state
consegnate 240 tonnellate di tende, coperte, stufe e cucine.
Una squadra mobile costruisce latrine nel campo di Ghazikot, vicino Mansehra
Rifornimento d'acqua nel campo di Garri Gabib Ullah, vicino Balakot
Volontari pakistani montano le oltre 500 tende UNHCR in un campo vicino Muzaffarabad
R10 - Lotta contro il clima (UNHCR), Pakistan 2005
Con l'avvicinarsi dell'inverno gli interventi umanitari nell'area sono stati velocizzati ed è
stata necessaria una coordinazione con le forze aeree Nato per il trasporto degli aiuti da
Iskenderun, Copenhagen, Dubai e Jordan.
Danni a Balkot
Dopo essere stati raccolti a Islamabad gli aiuti verranno distribuiti alle comunità
Campo di Balkot
L'UNHCR di solito non si occupa dei disastri naturali ma, date le proporzioni dei danni e la
presenza di 887.000 rifugiati afghani nell'area ha dovuto intervenire rapidamente unendosi ad
altre iniziative ONU.
Dopo 21 anni di guerra civile molti rifugiati sudanesi sono tornati dall'esilio. Il primo
ritorno ufficialmente assistito dall'UNHCR è stato quello di un gruppo dal campo di Kakuma, in
Kenya. La sfida è quella di coniugare l'assistenza agli ex rifugiati con quella alle comunità locali.
Il Sudan del sud è grande quanto Francia e Germaniaed ha soli 14 km di strada asfaltata
Dopo la fine della guerra civile il Sudan si trova ad avere 4.000.000 di profughi e circa
500.000 rifugiati di ritorno. Varie agenzie hanno organizzato la ricostruzione di infrastrutture
distrutte e la costruzione di strutture mai esistite, avviando programmi di autosostentamento.
UNHCR finanzia progetti a beneficio degli ex rifugiati e delle comunità già presenti
Scuola
Dopo lo tsunami in Sri Lanka circa 890.000 persone sono rimaste sfollate, tra cui quelle
che già lo erano a causa dei conflitti a nord. Prima dello tsunami UNHCR ha assistito circa
390.000 persone disperse dalla guerra. Per far fronte all'emergenza è stato necessario espandere
la capacità logistica e la capienza dei magazzini.
Clinica mobile
R15 - Fine del programma UNHCR post-tsunami, Sri Lanka 2005
Shelters provvisori
R17 – Ricostruzione UNHCR post-tsunami in Aceh, Indonesia 2005
UNHCR ha assistito circa 100.000 sopravvissuti allo tsunami nella provincia di Banda
Aceh in due tempi: operazioni di emergenza per i primi 3 mesi, ritiro e poi assistenza alla
ricostruzione di case, scuole, centri comunitari etc.
L'intervento ONU/UNHCR ha portato assistenza ai 45.000 somali che vivevano sui 650 km
di costa tra Hafun e Garaad, nell'area conosciuta come Putland. Ad un anno di distanza altri
partners stanno investendo in progetti di sviluppo che comprendono la costruzione di scuole,
strutture sanitarie, strade etc.
800 edifici distrutti ad Hafun, costruita alcuni metri sotto il livello del mare
I centri per donne potrebbero diventare strutture di riferimento per tutta la costa
R18 – Job Creation Program nel distretto di Al Shekan, Iraq 2004
Il Job Creation Team del COOPI si occupa di finanziare iniziative utili alle comunità
assistite, per dare lavoro alla popolazione locale. Spesso si tratta di iniziative modeste, da gestire
con un bilancio in cui prevalgano i costi di manodopera, per incoraggiare gli sfollati ad acquisire
la gestione del proprio spazio.
Circa 20.000 rifugiati palestinesi vivono a Burj el-Shemali, uno dei più poveri campi del Libano
• Cahill, K.M. (editor); Basics Of International Humanitarian Missions. New York, Fordham
University Press, 2003
• Cahill K.M. (editor); Emergency Relief Operations. New York, Fordham University Press,
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the Médecins Sans Frontières on the award of the Nobel Peace Prize for 1999, 10 December
1999
• Chalinder, Henry; RRN Good Practice Review # 6 “Temporary Human Settlement
Planning For Displaced Populations In Emergencies”. ODI 1998
• Harrel-Bond, Barbara; New Issues In Refugee Research, Working Paper n° 29. “Are
Refugee Camps Good For Children?”. American University In Cairo 2000
• Lautze, Sue; Hammock, John; Coping With Crisis, IASC 1996
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Inform The Revision Project Of The Shelter & Site Planning Chapter Of The Sphere
Standards”. Shelterproject.org in association with University Of Cambridge 2002
• Fowler, John; Manfield, Pete; Report “Assessment Of Livelihood And Settlement
Conditions In Kakuma Camp, Kenya; Rumbek Town And South Bor County, South Sudan” .
Shelterproject.org in association with University Of Cambridge 2003
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Project for Humanitarian Organizations”. The Martin Centre for Architectural & Urban
Studies, University of Cambridge 2000
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• Howard, J. and Spice, R.. Plastic Sheeting, Its Use for Emergency Housing and Other
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• The Sphere Project, The Humanitarian Charter and Minimum Standards in Disaster
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• Anderson, M. B. Do No Harm: Supporting Local Capacities for Peace through Aid,
Collaborative for Development Action Local Capacities for Peace Project, Boston, 1996
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Assistance to Break the Cycle of Disasters and Promote Sustainable Development,
Collaborative for Development Action, Inc., July 1996, Boston
• Carlson, R.D. Humanitarian Assistance Lessons Learned, Remarks to the UNOMOZ
Workshop, 27 March 1995, New York
• Duffield, M. Complex Political Emergencies: With Reference to Angola and Bosnia - An
Exploratory Report for UNICEF, March 1994, Birmingham
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Management: Lessons Learned and Future Planning, 29 - 30 May 1996, Brourmmana
• V.V. A.A. African Rights, Humanitarianism Unbound? Current Dilemmas Facing Multi-
Mandate Relief Operations in Political Emergencies, Discussion Paper No. 5, November
1994, London
• V.V. A.A.; CHIC’s IDHA 18 Hand-outs
Manuali, guide, cataloghi
Web-sites
RINGRAZIAMENTI
Valeria Fabbroni
Roger Mburente
Larry Hollingworth
Kevin M. Cahill
Talal Al Bayati
Joyce Kago
René De Vries
Brendan H. Cahill
Carlos E. Mejia
Ghassem Fardanesh
La mia famiglia
I miei genitori
Vorrei infine dedicare il mio lavoro a tutte le vittime civili di guerre e disastri,
e a tutti gli amici umanitari attualmente impegnati nelle emergenze complesse.