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MAFLOW SOCIETA’ IN CRISI FINANZIARIA

La Maflow è una società multinazionale gestita da commissari nominati


dal ministero delle attività produttiva, in procedura di amministrazione
straordinaria.
Il gruppo ha accumulato oltre 250 milioni di debiti in tutto il mondo,
140milioni circa in Italia, in gran parte accumulati grazie ad una
spericolata operazione finanziaria per cui il costo delle acquisizioni del
fondo privaty equity ILP proprietario della Maflow dal gruppo Manuli nel
2004 è stato caricato totalmente sui bilanci della società.
Il prezzo di questa operazione finanziaria d’acquisto tra l’altro non è
stato oggetto di valutazione da parte di società esterne, ed è risultato di
€ 140milioni a fronte di una valutazione nei bilanci della Manuli di €
16milioni.
Nel 2004 la vendita del settore automotive ha generato una plusvalenza
di euro 90milioni nei bilanci della Manuli Rubber.
Altri debiti sono stati accumulati per l’acquisizione di una multinazionale
danese, la Codan, e per l’apertura di nuovi stabilimenti in varie parti del
mondo Cina, Korea, Messico, tutti con aumenti di capitale derivanti dalla
vendita nel 2007 dello stabilimento Trezzanese, che tra le altre attività
dei commissari, molte realtà sono state fatte fallire.
La Maflow e la Man servizi (società del gruppo) conta 330 dipendenti a
Trezzano sul Naviglio(MI) e un centinaio di dipendenti ad Ascoli Piceno,
in Italia.
All’estero, prima della crisi contava 2000 dipendenti in Polonia, 300 in
Francia, 60 in Spagna, e altre 150 dipendenti in altre realtà divisi in:
Brasile, Messico, Cina, ecc…

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La Maflow Milanese è nata nel 1972, ha iniziato l’attività produttiva con
il nome Murray, di proprietà del Dott. Sommariva e Ing. Marchetti la
prima sede produttiva era situata a Milano, poi Cusago,
successivamente dal 1990 si è trasferita a Trezzano Sul Naviglio, nel
1999 l’attività è stata ceduta ad una multinazionale del settore Manuli
Rubber, nel 2004 il ramo d’azienda automotive è stato venduto al fondo
d’investimento ILP, Italian Lifstyl Partner, nel 2007 è stata denominata
Maflow.

Il settore di mercato di appartenenza è automotive, negli stabilimenti di


Trezzano si è sempre prodotto tubazioni per il settore auto.
Nei primi anni di attività si producevano tubi per l’impianto idraulico del
servosterzo, e tubi benzina, successivamente è iniziata la produzione di
tubi per l’aria condizionata, sempre più diffusa nelle autovetture.
Seguendo l’esigenze del settore auto le varie società hanno investito
sull’innovazione, grazie anche all’ know How dei dipendenti si è
trasformata la tecnologia per la produzione di tubi inizialmente di acciaio
e successivamente di alluminio più leggero è riciclabile, negli ultimi anni
sono state fatte sperimentazioni per la produzione di tubi per le vetture
ad idrogeno, depositando brevetti, dimostrando di essere innovativi e
rispondenti alle richieste dei clienti e del mercato

La produzione è stata sempre molto intensa, alla fine degli anni novanta
si contavano nello stabilimento di Trezzano oltre settecento dipendenti,
di cui seicento operai. Con l’arrivo della multinazionale Manuli è iniziato
un periodo di delocalizzazione della produzione e delle macchine per la
produzione.

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Successivamente il fondo d’investimento ILP ha svuotato la sede
Trezzanese anche economicamente, partendo da un investimento a
debito molto alto, che ha raggiunto il culmine nel 2007 con la vendita
degli immobili.
Oggi per lo stabilimento di Trezzano si paga un milione di euro all’anno
di affitto, generando costi fissi molto alti che rendono il sito produttivo
poco appetibile sul mercato, lo stesso mercato che preferisce investire
risorse nei paesi dove la mano d’opera costa meno.
La Fiat azienda leader Italiana è un esempio eclatante, la maggior parte
della produzione europea è dislocata tra Polonia e Turchia.

Attualmente i clienti di riferimento fanno parte di una fascia medio alta,


produciamo tubi per la BMW: serie 1, serie3, Z4; per la Fiat: Croma e
Multipla; e tubazioni freno per la Scania.

BMW è (o era) il cliente principale, l’80% del fatturato proviene da


queste produzioni.
BMW è un cliente esigente, il marchio è di prestigio, non può tollerare a
lungo una situazione di precarietà finanziaria come quella della Maflow,
alla Rsu risulta che nel mese di maggio quando la società è stata
dichiarata insolvente dal tribunale di Milano, la BMW si è mostrata
disponibile verso la Maflow garantendo economicamente
l’approvvigionamento dei componenti verso i nostri fornitori; soltanto nel
mese di settembre la BMW ha iniziato un percorso di allontanamento
dalla Maflow, a causa di assenza di un piano che non dava garanzie di
una continuità industriale; in un primo momento ha tolto i progetti per le
produzioni di nuove tubazioni, che avrebbero dovuto sostituire nel 2011 i
disegni attuali, togliendo così le speranze future, nel mese di ottobre la
BMW ha chiesto l’attrezzatura per la produzioni di tubazioni ricambi, nel

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mese di novembre in quattro settimane ha tolto quattro disegni su
cinque, costringendo i Lavoratori a lunghi periodi di cassa integrazione.

La Maflow e soprattutto i dipendenti non meritano questa condizione, in


quanto nei periodi di crisi le Lavoratrici e i Lavoratori hanno sempre
dimostrato l’attaccamento al lavoro, consegnando i prodotti sempre con
puntualità, e con ottima qualità, caratteristica che ci ha sempre
contraddistinti.

I Lavoratori non accettano questa crisi, soprattutto nel periodo attuale


dove il mercato dell’auto mostra segni evidenti di crescita. La nostra non
è una crisi legata al mercato, in quanto nel periodo di maggiore crisi del
settore auto, i mesi finali del 2008, in Maflow i Lavoratori hanno fatto
poche settimane di cassa integrazione, una settimana al mese.

La crisi della Maflow ha radici finanziarie, i Lavoratori sono vittime di


strategie criminali di investitori sconosciuti che hanno spolpato una
azienda sana e hanno lasciato i Lavoratori e molti fornitori in mezzo ad
una strada, il tutto condito da una gestione commissariale tutt’altro che
interessata al mantenimento dell’occupazione e del valore dell’azienda,
come espresso mandati previsto dalla legge, visto che negli ultimi tre
mesi di gestione strordinaria la maflow di Trezzano ha perso l’80% del
fatturato.

Al Sindaco chiediamo d’impegnarsi a mantenere l’area Maflow nello


sviluppo del Piano di Governo del Territorio in area industriale.

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Alle istituzioni chiediamo di attivarsi per creare dei tavoli di discussione
in tutte le sedi: ministero delle attività produttive, regione, provincia,al
fine di mantenere l’occupazione industriale.
Abbiamo fatto per gioco due conti, un anno di cassa integrazione o
mobilità per 300 Lavoratori costa alla collettività 2,5 milioni di euro, che
finanzierebbero un esaurimento nervoso per i Lavoratori.
2,5 milioni di euro investiti per creare occupazione probabilmente
possono essere utili per creare ricchezze e garantire un economia
stabile nel futuro.
La cassa integrazione non da valore aggiunto alla salute del paese
soprattutto del futuro dei Lavoratori.

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