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La 'ndrangheta (prima parte)

Sembra una giornata di festa, una riunione di


famiglia, e in effetti è una giornata molto
particolare. C'è un bimbo di appena pochi mesi
in mezzo ad una grande stanza, ed
è circondato da amici e parenti, tutti
emozionati, tutti in trepidazione per l'evento
che sta per verificarsi.
Il padre avvicina alle mani del bimbo appena
nato un coltello (e precisamente la zaccagna) e
una grande chiave.

Sono tutti appartenenti alla 'ndrangheta e


vogliono verificare , a secondo quale oggetto
tocca il neonato, se diventa malandrino oppure
sbirro. La zaccagna è un coltello che
simboleggia la 'ndrangheta, la chiave invece la
"sbirraglia". Ma il bimbo, come sempre
avviene, toccherà il coltello. Anche perchè la
chiave, in realtà, viene collocata un po'
distante in modo da non essere toccata.

Questo è il rituale che inevitabilmente


compiono le famiglie mafiose calabresi, perchè
la 'ndrangheta è soprattutto un legame di
sangue. Ma questo lo spiegherò nei prossimi
post.

Vi ricordate la strage di qualche tempo fa


compiuta all'estero? E precisamente a
Duisburg, in Germania? Erano stati giustiziati
sei giovani italiani da una 'ndrina di San Luca.
Da quel giorno sembravano tutti meravigliati,
la gente pensava che la 'ndrangheta fosse solo
un problema calabrese, come per dire che non
riguardasse tutti noi.

Ma pochi sapevano e sanno tuttora che in


realtà è una vera e propria holding del crimine.
E' una mafia che non conosce confini, e
abbraccia tutto il mondo.

Secondo l'Eurispes il volume d'affari delle


quattro principali organizzazioni criminali in
Italia è pari al 9.5 per cento del prodotto
intenrno lordo. Bè, solo la 'ndrangheta ne
possiede il 4 per cento. E' la mafia più ricca, il
suo giro d'affari ruota intorno ai 36 miliardi di
euro. E' la più organizzata e la sua potenza sta
anche in come è strutturata.

Non è verticistica come Cosa Nostra, insomma


non ha un capo dei capi, ma è sviluppata in
maniera orizzontale. E il dialogo tra le
famiglie(le 'ndrine) è pure migliorato negli
ultimi tempi e più capaci di adeguare le proprie
attività alle esigenze di mercato.

Intrattiene rapporti con le AUC (Autodefence


Unidas de Colombia), il braccio armato del
narcotraffico colombiano. Tanto è vero che
proprio in Colombia è stato sequestrato un
sommergibile che avrebbe dovuto trasportare
in Italia tonnellate di cocaina, sfuggendo i
controlli a i radar.

Intrattiene rapporti con alcune schegge


dell'ETA, il gruppo terrorista basco,oppure con
l'IRA, l'organizzazione terroristica irlandese.
Recentemente una nave controllata dalla mafia
calabrese è stata sequestrata dalla polizia
perchè trasportava armi ed esplosivi destinati
proprio all'Irlanda.

Ma non traffica solo le armi cosiddette


convenzionali. La più grossa montagna di
merda nascondeva nella piana di Gioia Tauro
anche i gas nervino, quelle arme chimiche che
ti ammazzano provocando l'arresto muscolare
e quindi non ti permettono di respirare più.

Oppure traffica materiale radioattivo come nel


1998 quando è stato documentato un tentativo
di vendita concernente barre di combustibile
nucleare prodotte dagli Stati Uniti dalla
General Electric e destinate ad una centrale
atomica dello Zaire.

La 'ndrangheta non ha preferenze, è


bipartisan. Se pensate che riguarda solo una
certa parte politica voi vi sbagliate di grosso.
Anzi la favorite.
Non sta mai all'opposizione, gli affari vengono
prima di ogni connotazione politica. E per affari
e politica si muore, come dimostrano gli
omicidi di Vico Ligato e Francesco Fortugno.
Più avanti vi spiegherò come si è insinuata
nelle logge massoniche, come è strutturata, e
soprattutto capire il motivo per cui è così forte
e pericolosa.

E la colpa è anche nostra, perchè pensiamo che


sia invincibile. Ditelo a questi ragazzi che si
stanno battendo contro di loro.
La 'ndrangheta (seconda parte)

Immaginate una grande quercia, una di quelle


enormi che primeggiano tra tutti gli altri alberi.
Quello viene preso come simbolo per la
'ndrangheta e viene chiamato l'albero della
scienza. Anzi rappresenta la struttura di ogni
'ndrina. Alla base della quercia viene collocato
il capo-bastone o mammasantissima ossia
quello che comanda. Il fusto(il tronco)
rappresenta gli sgarristi che sono la colonna
portante della famiglia. Il rifusto(grossi rami
che partono dal tronco) sono i camorristi che
rappresentano gli affiliati con dote inferiore
alla precedente. I ramoscelli(i rami
propriamente detti)sono i picciotti, cioè i
soldati della 'ndrangheta. Le
foglie(letteralmente così)sono i contrasti
onorari, cioè i non appartenenti alla
'ndrangheta. E infine ancora le foglie che
cadono sono gli infami che, per la loro
infamità, sono destinati a morire.
Le foglie che cadono, in parole povere, sono gli
affiliati che non hanno rispettato i loro "valori",
e uno di quelli è l'omertà. Chi non la rispetta
viene ammazzato con cinque pugnalate nel
petto, tramite la zaccagna. Il loro coltello
simbolo.

Chi non appartiene alla 'ndrangheta, perchè


non ha nessun vincolo parentale, c'è un rito
che ti permette di entrare per altri vincoli di
sangue.
Questo rito avviene alla presenza del capo-
bastone il quale punge l'indice destro dei due
affiliati e, successivamente, li unisce in modo
che vi sia un contatto di sangue che,
mescolandosi, va a cadere su una delle
immagini sacre che, succesivamente, viene
bruciata.

Da quel momento gli affiliati diventano


"fratelli".

Sulle origine della 'ndrangheta si sono fatte


molte ipotesi. Il nome farebbe pensare ad un
etimo greco. Il linguista Paolo Martino sostiene
che 'ndrangheta deriverebbe dal greco
classico, quello parlato nella zona di Bova, in
provincia di Reggio Calabria, e precisamente da
andragathos che significa uomo coraggioso,
valente. In effetti in molte zone del Reggino il
verbo 'ndranghitari, dal greco andragatizomai,
significa assumere atteggiamenti mafiosi,
spavaldi, valorosi.

Potrebbe essere così, e ciò potrebbe far


pensare che addirittura la mafia calabrese
abbia origini risalenti fin dalla Magna Grecia.
Loro, come le altre mafie, hanno i loro padri
fondatori di riferimento: Osso, Mastrosso e
Carcagnosso.

Si narra che nel Seicento su una nave partita


dalla Spagna si erano imbarcati tre nobili
cavalieri costretti a fuggire per aver lavato nel
sangue l'onore di una sorella sedotta. Sbarcati
sull'isola di Favignana, Osso, votandosi a San
Giorgio, decide di restare in Sicilia dove
fondala mafia. Mastrosso, devoto alla
Madonna, si trasferisce in Campania dove
organizza la Camorra. Mentre Carcagnosso, con
l'aiuto di San Michele Arcangelo, punta sulla
Calabria dove dà vita alla 'ndrangheta.

Le mafie nostrane, come potete vedere, hanno


un qualcosa di simile con le Triadi cinesi che ,
secondo la leggenda, sarebbero state fondate
da tre monaci buddisti che si ribellarono contro
una dinastia. Storie simili popolano
l'immaginario dei Wakashu o dei chimpira, i
picciotti della Yakuza, la mafia giapponese,
sviluppando una sorta di identità collettiva che
permette agli affiliati di riconoscersi tra di
loro.
E allora capita che ogni anno tutte le 'ndrine si
riuniscono in un luogo sconosciuto e
festeggiano il loro essere assassini e spietati
criminali al ritmo della tarantella. Pensate che
la mafia calabrese ha inciso anche dei dischi.

Oramai su internet si pubblica tutto, su


YouTube accettiamo con rabbia che facciano
pubblicare video fascisti e inneggianti al
razzismo, pare che l'apologia del fascismo non
sia più un reato. Ma io non posso accettare che
si permetta di pubblicare la musica inneggiante
ai "valori" della 'ndrangheta come qui o qui.
E leggendo anche qualche commento, devo
dire se Saviano ha parlato di Gomorra, qui
qualcuno deve cominciare a scrivere un
romanzo anche su Sodoma. Che è la peggiore.
Ancora non ho detto niente sulla più grossa
montagna di merda, l'inchiesta continua.
La 'ndrangheta (terza parte)

È invisibile, come l'altra faccia della luna.


Julie Tingwall, sostituto procuratore dello Stato della Florida, riferendosi alla 'ndrangheta.

A Roma era notte fonda, un gruppo di


Avanguardia Nazionale si riunisce nei cantieri
di Montesacro del costruttore Remo Orlandini,
legato al Sid di Vito Miceli. Poco fuori Roma
una colonna armata di guardie forestali
proveniente da Cittaducale (Rieti) attende
ordini. Un’altra unità di neofascisti entra
nell'armeria del ministero dell'Interno. Un'
altra ancora occupa la sede RAI. Altri ancora
attendono con ansia l'arresto del Presidente
Della Repubblica Saragat. Dopo di ché
avrebbero applaudito il discorso del piduista
principe nero Junio Valerio Borghese e subito
dopo sarebbero partiti con l'uccisione e
l'arresto degli esponenti di sinistra.

Ma per fortuna , e nessuno saprà il motivo,


tutto questo non si avvererà. Il Principe Nero
darà il dietrofront.

Del tentato golpe del 7 dicembre 1970 gli


italiani ne verranno a conoscenza dopo alcuni
mesi, ma pochi sono a conoscenza che il golpe
Borghese era stato preparato, oltre che dai
soliti servizi segreti, o dai soliti politici collusi
con i poteri forti, o dalla P2 che è poi è la
stessa cosa, anche dalla 'ndrangheta.
E del loro coinvolgimento ne verremo a sapere
addirittura molti anni dopo dal pentito della
mafia siciliana Tommaso Buscetta, questo
perchè molti capo bastoni calabresi avevano la
doppia affiliazione con Cosa Nostra.

Ma come mai la 'ndrangheta era arrivata


addirittura ad appoggiare la destra eversiva? E
soprattutto cosa aveva a che fare con la P2?
Ma la domanda che dovete farvi, come mai
ancora oggi, più che mai, è così forte e legata
alla politica più di tutte le altre mafie?
La risposta sta in un fatto precedente al golpe
Borghese. Tutto grazie ad una riunione degli
'ndranghetisti a Montalto. Quello fu un giorno "
epocale" per la 'ndrangheta. Molti avvertirono
la necessità di liberarsi di quella mentalità
poco elastica che impediva ai boss di avere
contatti e rapporti con il potere politico ed
economico.

E allora, carissime teste di capra, decisero di


entrare in rapporto con la massoneria deviata ,
ovvero far parte di quella zona grigia nella
quale era possibile incontrare magistrati,
poliziotti, politici, avvocati e bancari. Anzi dico
che fanno di più, tramite una loro struttura
interna saranno proprio loro a creare delle
logge massoniche coperte.

Per fare ciò venne così creata un' enclave


all'interno della 'ndrangheta, detta Santa,
composta da 33 persone. E non è un caso che il
numero degli appartenenti sia quello.
Trentatré è l'alto grado della Massoneria,
numero legato all'età di Cristo, Alessandro
Magno o a Adi Shankara. La colonna vertebrale
umana è normalmente composta da trentatré
vertebre.

Approfondirei volentieri il discorso della


simbologia dei numeri ma ho voluto accennarvi
questo per dire che nulla è casuale.
Insomma la Santa divenne una vera e propria
élite della 'ndrangheta, tanto è vero che un
santista pur di salvare l'organizzazione può
persino tradire la mafia stessa. Rappresenta
uno stadio talmente occulto che gli aderenti
non si conoscono nemmeno tra di loro.

Sono tutelati dal segreto, e anche i riti di


iniziazione sono diversi. Sostituirono i mitici
cavalieri Osso, Mastrosso, Carcagnosso con le
figure eroiche massoniche come Garibaldi,
Mazzini e La Marmora. Addirittura la Santa, per
coprire alcuni personaggi che devono rimanere
nel più anonimato possibile, si sotto struttura
in una dote chiamata "Vangelo". E addirittura
tramite un pentito si viene a sapere che è
suddiviso ulteriormente in altre doti come
"quintino", "quartino" e "trequartino". Creati
appositamente per alcuni personaggi che
volevano rimanere in un uno stato di
segretezza assoluto.

Insomma capirete che la linea di confine tra la


Santa e una loggia massonica deviata è molto
labile, e comunque grazie ad essa la
'ndrangheta riuscì ad imporsi, assicurandosi il
controllo di tutte le principali attività
economiche, compresi gli appalti, e ad infilarsi
nelle istituzioni attraverso l'elezione di persone
di gradimento e facilmente avvicinabili.

E allora viene spontaneo dire che la


'ndrangheta non collabora esternamente con
alcuni apparati dello Stato, ma ne è parte
integrante.
La 'ndrangheta (quarta parte)

Sembrava una giornata come le altre a Seminara, un piccolo


comune della provincia di Reggio Calabria, c'era un cielo
terso, tirava un venticello piacevolissimo. Alcune persone
erano dedite alle compere, dei ragazzini gioiosi giocavano
rincorrendo un pallone, delle coppiette innamorate si
scambiavano delle effusioni.

Invece era la quiete prima della tempesta.

Un urlo agghiacciante proveniva all'interno di una salumeria e


subito dopo da quel negozio una testa mozzata venne
scaraventata fuori, all'aperto. Dei ragazzi che attendevano
all'uscita della salumeria cacciarono le pistole e la testa venne
utilizzata per fare il tiro a segno. Una scena degna di un film
di Quentin Tarantino, invece no, è successo veramente.

Questo fu uno degli innumerevoli episodi di carneficina tra


'ndranghetisti. Come già vi ho spiegato, la struttura mafiosa
calabrese è organizzata in maniera orizzontale, non hanno una
cupola o un capo dei capi come la mafia siciliana. Ma è anche
vero che alcune 'ndrine vogliono avere una maggiore influenza
rispetto alle altre. La prima guerra di mafia è nata per la
costituzione della Santa e per il traffico di droga.

All'epoca le andrine che contavano maggiormente furono


quelle dei Macrì, i Piromalli e i Tiripodo. I capo bastoni erano
molto attaccati alle tradizioni, ai riti agro-pastorali e non ne
volevano sapere di andare sottobraccio con le istituzioni, di
avere insomma rapporti con gente importante, anche con le
divise. Oppure di trafficare stupefacenti. Sono vecchi e non
accettano il "cambiamento".

Ma i giovani delle cosche emergenti, specialmente i De Stefano


di Reggio Calabria, il cambiamento lo vogliono eccome. E
vogliono tanti, ma tanti soldi.

Così scoppia la prima faida interna, una vera e propria guerra


generazionale che vede una specie di ricambio, fuori i
"vecchi" e dentro i "giovani". E tanti morti, se ne erano
arrivati a contare oltre i novecento.

Così numerosi anche perchè, eliminare un' andrina, vuol dire


continuare ad uccidere finchè l'ultimo maschio della famiglia
non sarà morta. Un po' come facevano i conquistadores per
eliminare gli indios ribelli, non bastava solo uno, ma dovevano
sterminare tutti i consanguinei, anche i parenti più lontani.
Oppure come le tragedie greche dove si uccidevano padri e
figli, e figli dei figli. Insomma intere generazioni.

Macrì era un capo bastone molto anziano e temuto. Negli anni


cinquanta era già in ottimi rapporti con il boss dei Corleonesi.
Già all'epoca aveva la doppia affiliazione con Cosa Nostra. Lui
aveva conosciuto, quando erano ancora piccoli, sia Riina che
Provenzano.

Negli anni settanta non volle accettare la svolta "istituzionale"


e dell'entrata nelle logge massoniche e quindi fu ucciso dopo
che aveva finito di giocare a bocce dalle altre andrine
emergenti. Era una specie di boss dei boss Macrì, ma morì con
ben 32 crivellate e finito con altri due colpi di mitra al petto a
alla testa perchè respirava ancora.

Poi c'era un altro capo bastone che doveva essere ucciso, un


certo Don Mico Tripodo. Lui invece muore lontano, a Napoli.
E precisamente nel carcere di Poggio Reale.
Nel carcere era recluso Raffaele Cutolo, il fondatore della
Nuova Camorra Organizzata e chi meglio di lui aveva la
possibilità di uccidere nel carcere? I De Stefano si son messi
d'accordo con Cutolo dandogli la possibilità di affiliarsi alla
'ndrangheta e addirittura farlo entrare nella Santa e
successivamente nel Vangelo.

Dopo aver pagato una guardia carceraria per aprire la cella di


Don Tripodo, due serial killer lo sorprendono nel sonno e per
paura che non morisse lo massacrano di coltellate. Il Tripodo
ebbe la forza, prima di morire, di alzarsi dalla branda in cui
dormiva e chiuderli dentro la sua cella. Gli assassini cercarono
di sviare le indagini sui presunti mandanti, raccontando agli
inquirenti di aver ucciso Tripodo perchè il boss regino aveva
fatto loro proposte sessuali.

Insomma, la guerra, oltre a costituire la Santa, servì a


consolidare i rapporti dei gruppi emergenti con la Nuova
Camorra Organizzata e con Cosa Nostra.

Questa è la prima guerra, poi c'è stata anche la seconda. Nata


semplicemente per motivi chiamiamoli "affaristici".

A Gioia Tauro si doveva costruire il quindo centro siderurgico


dell'Italia. Quindi arrivano le 'ndrine , che sono già pronte con
le ditte per gli appalti, i camion e le macchine per il
movimento terra. E arrivano anche le ditte del Nord che
prendono contatto con le 'ndrine e si mettono d'accordo. I
costi degli appalti lievitano di un quindici per cento fisso.

E la 'ndrangheta diventa sempre più ricca.


Talmente ricca che per riciclare il danaro, ha comprato interi
quartieri di alcune città Tedesche. In Calabria esistono
centinaia di attività commerciali proprio della 'ndrangheta e
che a differenza dei commercianti "onesti", loro sono costretti
a fatturare tutto quanto. Per assurdo i mafiosi non evadono le
tasse.

Hanno tanti soldi e la seconda guerra di mafia era nata per


dare un freno ai De Stefano, la loro 'ndrina stava esercitando
un dominio quasi incontrastato.

Anche questa faida è stata sanguinaria e forse ancor più


feroce. Si concluse nel 1991 con la morte di una persona non
mafiosa, anzi forse l'unica di una onestà senza precedenti. Era
il giudice Scoppeliti e fu ucciso dalla 'ndrangheta perchè
voleva finire il lavoro del giudice Falcone e Borsellino. Si
perchè la mafia sicilina aveva chiesto aiuto alla mafia più forte
e sanguinaria di tutti i tempi: la 'ndrangheta. Che un certo
periodo volle cambiare addirittura nome e chiamarsi Nuova
Cosa Nostra.

La più schifosa ed è la più filo- istituzionale della storia di


tutte le mafie.
La 'ndrangheta (quinta parte)

E' il 22 luglio 1970 ed erano circa le ore 17.10.


C'era un treno Siracusa-Torino, un lungo
convoglio di 17 carrozze che attraversava
praticamente tutta la penisola. Si chiamava
"Freccia del Sud" o anche "Il treno del Sole",
perché portava su e giù per l'Italia la gente che
andava in vacanza, gli emigranti che tornavano
a casa per le ferie oppure quelli che già
risalivano per andare a lavorare.

In quel momento il treno si trovava all'altezza


di Gioia Tauro, provincia di Reggio Calabria,
che il macchinista sente un colpo sotto il treno,
un piccolo botto e un sobbalzo, allora
immediatamente aveva azionato il meccanismo
di frenata. Ma niente da fare. Il treno si è
spezzato e il sesto convoglio deragliava
portandosi con se tutti gli altri. Fu una vera e
propria sciagura, un disastro ferroviario, una
strage. In totale sei morti e settantasette
feriti.

La procura di Palmi aprì un inchiesta. Accertò


che non ci fu nessun errore umano, rimase
l'ipotesi di attentato dinamitardo. Ma nessuno
aveva sentito un esplosione e allora l'inchiesta
si chiuse e il caso finì lì.

Ma per poco, perchè alcune persone volevano


vederci chiaro!

C'erano cinque ragazzi anarchici sui vent'anni.


Quattro sono di Reggio Calabria e si
chiamavano Gianni Arricò, Angelo Casile,
Franco Scordo e Luigi Lo Celso. La quinta era
tedesca, si chiamava Annelise Borth ed era la
moglie di Gianni.

Erano ragazzi impegnati politicamente, degli


idealisti, ragazzi che sognano. Ed erano dei tipi
ostinati perchè si facevano picchiare,
arrestare, mandare all'ospedale per le loro
idee. Gente che non amano scendere a
compromessi. Decisero di vederci chiaro
sull'incidente di Gioia Tauro e allora
cominciarono a documentarsi, a fare
controinformazione.

Di bombe in realtà ne scoppiavano già, e


qualche giorno prima "dell'incidente di Gioa
Tauro" era scoppiata la famosa Rivolta di
Reggio Calabria che inizialmente ci
parteciparono i comunisti e gli anarchici ma poi
erano rimasti i fascisti. Era da lì che nacque
quell'odioso slogan: Boia chi molla!

A quella rivolta, inizialmente, c'erano anche


quei ragazzi anarchici e avevano assistito alle
provocazioni dei fascisti. Tanto è vero che
Angleo Casile venne preso a schiaffi da un noto
fascista locale e quel ragazzo, mentre riceveva
gli schiaffi, gli diceva: "Bravo, bravo, prendimi
a schiaffi, cos' fai il servizio dei padroni che ci
vogliono dividere".

E con quel coraggio che i giovani anarchici


avevano fatto una piccola inchiesta e scoperto,
come dicevano loro, cose che avrebbero fatto
tremare l'Italia. Ricevevano minacce in
continuazione, gli scomparivano dei rullini
dove avevano fotografato personaggi che
partecipavano alla rivolta di Reggio conosciuti
come 'ndranghetisti, oltre che noti fascisti che
avevano poi fatto scuola dai Colonnelli Greci...

I ragazzi cominciavano ad aver paura. Ma con


ostinazione andavano avanti e decisero di
approfittare della manifestazione contro
l'arrivo di Nixon, a Roma, per partire per la
Capitale. Volevano dare dei documenti ad altri
compagni fidati, che dirigevano pure un
giornale.

Ma moriranno tutte e cinque in un "incidente".

La verità emerse solo ventitré anni dopo,


quando nell’ambito di una maxi inchiesta sulla
criminalità organizzata in Calabria, denominata
“Olimpia 1”, il pentito Giacomo Lauro, in un
interrogatorio, il 16 giugno 1993, davanti al
sostituto procuratore della Direzione nazionale
antimafia Vincenzo Macrì, confessò di essere
venuto a conoscenza nel 1979, in carcere, che
era stato Vito Silverini, un neofascista
dichiarato, a mettere la bomba che fece
deragliare il treno di Gioia Tauro.

Vito Silverini gli confidò che l’attentato fu


eseguito su mandato del “Comitato d’azione
per Reggio capoluogo” e di aver ricevuto, in
cambio del “lavoro” svolto, una somma di
denaro. Raccontò di aver portato la bomba
insieme a Vincenzo Caracciolo sulla moto Ape
di quest’ultimo e di aver personalmente
confezionato l’ordigno, composto da esplosivo
da cava in candelotti, con miccia a lenta
combustione. Si erano poi nascosti nei pressi
del luogo per assistere alla scena.

Giacomo Lauro, in un interrogatorio dell’11


novembre del 1994, alla fine confessò anche le
proprie responsabilità. Disse di essere stato lui
stesso a consegnare l’esplosivo a Vito Silverini,
Giovanni Moro e Vincenzo Caracciolo, dietro il
compenso di alcuni milioni di lire provenienti
dal “Comitato d’azione per Reggio capoluogo”.

Cos' emerse che la 'ndrangheta aveva un ruolo


primario nella Strage di Gioia Tauro, e inoltre
partecipò attivamente alla famosa rivolta di
Reggio Calabria. Ma teste di capra mia sapete
che quello era il periodo in cui, con i boss Di
Stefano, si formò la Santa.

Quindi ricordate questa grande montagna di


merda che è la 'ndrangheta a quante
operazioni partecipò: Golpe Borghese, Rivolta
di Reggio, Strage di Gioia Tauro, strage di
Piazza Fontana in quanto aiutò il fascista Freda
a nascondersi e tanto altro fino ad arrivare ai
nostri giorni.

Questo post lo dedico ai cinque ragazzi


anarchici ammazzati perchè avevano la voglia
di porsi domande, mettersi in discussione e
lottare per la giustizia, l'uguaglianza e
fratellanza. E si stavano documentando e
probabilmente erano arrivati a qualcosa di
tremendo, di molto scomodo.
E soprattutto erano morti a causa di un
incidente provocato da un camion, e
stranamente era guidato da due dipendenti
della ditta di Junio Valerio Borghese.

Cosa avevano scoperto?

Le connessioni tra la 'ndrangheta, destra


eversiva e massoneria deviata ? Il prossimo
Golpe Borghese? Chi aveva messo la bomba sul
treno?

Non lo sapremo mai...

La 'ndrangheta (sesta parte)

"Ingegnere illustrissimo, abbiamo appreso


proprio oggi con vivo compiacimento che la sua
ditta ha avuto un bello appalto nella nostra
zona. Noi siamo venuti qui a parlare con lei e a
offrirle i nostri servizi. Non lo facciamo solo per
noi. Dietro di noi c'è tanta gente in cerca di
lavoro, povera gente che non sa a chi rivolgersi
per campare. Noi siamo in grado di offrirvi
tutto: automezzi per movimenti di terra,
forniture per materiali da cava, pietrisco,
sabbia. Lei è nuovo qui, noi invece ci stiamo da
sempre e possiamo darle una mano. Non
andate in giro a cercare altre ditte. Abbiamo
noi l'esclusiva della zona. Perciò ingegnere
non perda tempo e si fidi di noi. Non si
pentirà"

Queste sono le classiche parole della


'ndrangheta rivolte ai titolari che vincono le
grosse gare di appalto per le costruzioni di
opere pubbliche. Negli anni settanta accade
che un costruttore di Roma resiste alle
lusinghe minacciose dei due immancabili
visitatori che gli piombano addosso il giorno
dell'appalto. E poiché il costruttore ha detto
"no", egli comincerà a ricevere innumerevoli
telefonate, anche nel cuore della notte.
L'ingegnere insiste nel rifiuto e le telefonate si
fanno sempre più incalzanti.

Ma c'è di più!

La ditta , in Calabria dove il lavoro manca, non


trova chi sia disposto a lavorare alle sue
dipendenze: non ci sono camion nella zona per
il trasporto dei materiali, nessuno ha bisogno
di un occupazione! Poichè l'ingegnere è un
duro decide di far venire tutto da Roma, mezzi
e uomini. Finalmente pone mano alla
costruzione dell'opera pubblica di cui ha
ottenuto l'appalto. Questo è un caso realmente
accaduto, e si tratta quello dell'acquedotto
dell'Alaco nella piana di Gioia Tauro.

Ma non finisce qui il calvario.


Non passa una settimana dall'inizio dei lavori
che in quel cantiere irrompe una squadraccia di
sette o otto uomini, a viso coperto, armati di
mitra. Impongono agli operai di lasciare gli
attrezzi, di tornarsene immediatamente a casa
se non vogliono rimetterci la pelle. Gli operai
ovviamente ubbidiscono e l'ingegnere, non
avendo nessun sostegno da nessuna parte,
deve sospendere l'attività.

Il lavoro sarà ripreso solo con un intervento


estremo, con l'impiego dei caschi blu. Giorno e
notte, pattuglie di agenti e di carabinieri, armi
in pugno, sorvegliano il cantiere perchè non sia
oggetto di nuove scorribande mafiose.

Quello fu l'unico intervento estremo dello


Stato.

Perchè era il periodo che si stava formando la


Santa e da lì in poi la 'ndrangheta è entrata nel
tessuto economico dell'intero Paese, e
soprattutto è entrata in collusione con la
politica.

Quindi da molto tempo oramai si sono


"progrediti" e non hanno bisogno di minacciare
i costruttori, perchè non adoperano più
nell'ombra e si siedono nello stesso tavolo e
discutono su chi assegnare gli appalti. E come
vi ho ripetuto fino allo sfinimento: non solo in
Calabria, ma in tutto il Paese. E anche il resto
del mondo.

Proprio qualche giorno fa, sono stati effettuati


venti arresti per associazione per delinquere di
stampo mafioso, detenzione e porto illegale di
armi da guerra e comuni da sparo, tentato
omicidio, estorsione e concessione in
subappalto di opere riguardanti la pubblica
amministrazione, tra cui le linee dell'amata
TAV.

E questo in Lombardia, dove le 'ndrine di terza


generazione puntano decisamente
all'imprenditoria. Passando dallo spaccio di
droga alla ricerca di società "legali" per
investire guadagni illeciti.

Insomma, secondo il procuratore Minali che ha


condotto l'inchiesta, oggi la 'ndrangheta punta
dritta dritta a Piazza Affari.

E, a proposito di riciclaggio di denaro sporco


attraverso le società legali, alla prossima
puntata vi parlerò dell'Umbria, definita la
regione verde(forse un tempo). E sarà una
bella bomba.

Ora guardate questo video, ascoltate bene cosa


dice l'ex boss della 'ndrangheta, specialmente
quando rivela il ruolo dei servizi segreti . Si
tratta dei rifiuti tossici. E anche se non viene
nominata, quello era il periodo in cui Ilaria Alpi
venne uccisa...
La 'ndrangheta( seguito della sesta parte)

Care teste di capra, la sesta parte della mia


piccola inchiesta sulla 'ndrangheta risulta
incompleta. Ho preso ad esempio una piccola
storia di un imprenditore romano che ha avuto
il coraggio di non rispettare il pizzo, e ha avuto
delle devastanti conseguenze. Risolte solo con
l'ausilio dello Stato ed ho precisato che era
stato l'unico episodio in cui è soccorso in aiuto
in maniera concreta e incisiva.

Ma la collusione mafia-Stato è davvero


spaventosa.E all'epoca la Santa era agli albori.
Oggi è entrata nel sistema. Ma nonostante
tutto c'è chi osa ancora ribellarsi.

In Calabria, 12 anni fa un imprenditore edile di


Catanzaro, ha avuto il coraggio di rifiutarsi di
pagare il sei per cento ai politici e il tre per
cento ai mafiosi, ma anche angherie,
assunzioni pilotate, forniture di materiali e di
manodopera imposta da qualche capo-cosca o
da qualche amministratore, nonché costruzioni
di fabbricati e di uffici senza percepire alcun
compenso, regali di appartamenti, e acquisto di
autovetture.

Ha osato denunciare esponenti della


'ndrangheta e anche della politica locale.
Grazie a questo uomo coraggioso sono fioccate
le condanne, nei confronti di esponenti delle
famiglie ‘ndranghetiste più potenti e
pericolose, ma anche nei confronti di un
giudice Consigliere di Stato.

E ora la sta pagando cara, conduce con la sua


famiglia una vita precaria, vivono in una
località segreta, e la cosa inquietante è che gli
è stato revocato il programma di protezione.

Rischia di morire.

Ho ricevuto una lettera e ho deciso di


pubblicarla, leggete e traete voi la
conclusione:
Salve sono un'amica di Pino Masciari.

Pino era un imprenditore calabrese che, quasi dodici anni fa,


denunciò tutti coloro che gli chiedevano il pizzo, politici
compresi. Ebbene, da allora, lui e la sua famiglia hanno smesso
di vivere, si sono trovati a fare i conti, non solo con la mafia, ma
con uno Stato che non tutela le poche persone oneste che hanno
il coraggio di schierarsi apertamente contro questa (riferimenti
più approfonditi sulla sua storia può trovarli sul suo blog
www.pinomasciari.org).

L'unico appoggio che hanno ricevuto è arrivato dalla gente


comune, che ha cominciato ad avvicinarsi alla loro storia e a
offrire loro amicizia, sostegno, aiuto e, in casi estremi, persino
protezione, almeno tanta quanta un corpo umano può fornire
frapponendosi tra un proiettile e il suo bersaglio...
Proprio così, perchè, nonostante l'ultima relazione della
Commissione Anti-mafia affermasse che Giuseppe Masciari è il
testimone di giustizia più importante d'Italia, lui e la sua
famiglia sono stati esclusi dal programma di protezione e,
nonostante il ricorso al T.A.R. del Lazio gli conferisse il diritto
di usufruire di tale servizio in attesa della pronuncia della
sentenza, ci sono momenti in cui questo viene a mancare, in
parte per inefficienze, in parte per giustificazioni assurde. Io
stessa ho "scortato" Pino assieme ad altri due ragazzi, dalla
località in cui vive a Catanzaro, affinchè potesse partecipare a
una conferenza sulla lotta alla mafia.

Ora però Pino e sua moglie Marisa sono stanchi, stanchi di


dover passare la vita a difendersi da tutto e da tutti, stanchi di
nascondersi, stanchi di dover scontare una pena alla quale
nessun tribunale li ha mai condannati e che non meritano,
stanchi di continuare a pagare con le loro vite il prezzo della
loro onestà e integrità.
Pino ha deciso che, in un modo o in un altro, la sua vicenda
debba concludersi, il 7 aprile comincerà lo sciopero della fame e
della sete http://www.pinomasciari.org/2009/03/dico-basta-
voglio-vivere-pienamente-o-morire/

Questo è quello che vuole fare, al telefono mi ha detto che andrà


fino in fondo, perchè ormai non ce la fa più. E che, se vorranno,
faranno qualcosa, altrimenti nel giro di pochi giorni, sarà tutto
finito...

E' da tanto che lui e Marisa non ce la fanno più. Le loro


giornate, i loro discorsi e le loro vite ormai ruotano attorno a
questa o a quell'altra delibera da impugnare, alle inefficienze
del servizio di protezione ecc ecc...
Hanno rosicchiato via loro la voglia di vivere, come tarli che
erodono una quercia, lentamente, da dentro la scavano e, dopo
anni di lavoro, della quercia è rimasta solo la corteccia, sorretta
da radici che, veramente Dio solo sa come, stanno lì e tengono
botta.
Ma anche le radici più profonde non riescono a reggere
all'infinito tutto quel peso. E io temo il momento in cui
cederanno.

Ci tenevo a fornirle un pallido ritratto della situazione, per darle


un'idea di quello che potrebbe succedere se, anche stavolta,
dovesse finire tutto in un buco nell'acqua. E le assicuro che,
dopo aver letto tutto questo, l'immagine che si potrà essere fatto
sarà molto sbiadita rispetto alla realtà, l'ho vissuto sulla mia
pelle.

Credo che la cosa più sconvolgente di tutte sia che loro


pensavano di combattere la mafia e si sono trovati contro lo
Stato.

Chiedo scusa per la confusione che regna nella mia mail, ma è


veramente difficile riuscire a condensare una vita in poche righe
e fissare certi sentimenti con le parole.

So benissimo che la sua è considerata "una storia difficile",


perchè coinvolge in pieno lo Stato e ne mostra non le lacune, ma
le voragini di fronte a una piaga endemica come la mafia.
Rimango, tuttavia, speranzosa nella sua capacità di
comprendere che questa non è solo una storia difficile, ma è la
storia di Giuseppe Masciari, Pino per gli amici, di Marisa
Salerno, di Ottavia e Francesco Masciari, è la storia di quattro
persone, che, volenti o nolenti, si trovano a combattere una
guerra che è anche la mia, la sua e di tantissime altre persone
che neanche li conoscono ed è una storia della quale spetta a
ognuno di noi contribuire a scrivere un finale, ognuno secondo
le sue possibilità, nel bene e nel male.

La ringrazio molto per l'attenzione, con tantissima speranza.


La 'ndrangheta ( settima parte)

Era una notte di sabato, e precisamente il 23


ottobre 2008, quando Michele Fabiani, un
giovane spoletino di appena 20 anni si
spaventò a morte. Era in casa a dormire
quando all'improvviso un forte frastuono lo
svegliò. Rumori di elicotteri, cani che
abbaiavano e soprattutto decine di uomini con
il passamontagna e mitra che gli intimidivano
di aprire.

Michele è un ragazzo di quelli che credono in


una società alternativa, ove non c'è bisogno
delle carceri, ove il denaro non deve esistere, e
quindi l'abolizione del maledetto capitale. E
soprattutto crede nel superamento dello Stato.
Insomma è un convinto anarchico.

Ma quella notte, era decisamente spaventato a


morte, e chiamò con il suo cellulare i
carabinieri per chiedere aiuto. E si sentì
rispondere: "Siamo noi, puoi anche aprire!"

A pensare che per un attimo, al soccorso delle


divise, ci aveva pure creduto.

Michele, un ragazzo che tra l'altro conosco


(piccolo il mondo, vero?), è stato arrestato
quella notte nel corso di una operazione dei
ROS dell'arma dei carabinieri: l'operazione
Brushwood.

Oltre la spettacolarità del nome, che


Brushwood sta a significare in realtà boscaglia,
l'operazione in sè è stata spettacolare per i
mezzi impegnati: sono stati impegnati 108
uomini armati fino ai denti, alcuni nascosti da
passamontagna e giubbotti antiproiettili, e con
l'appoggio di ben otto elicotteri.

Un operazione costata allo Stato ben


sessantacinquemila euro. E immaginate lo
stupore dei cittadini di Spoleto nel vedere
questo esercito all'azione. Anche loro si erano
resi conto che c'era qualcosa di veramente
esagerato.

Oltre a Michele vennero arrestati altri quattro


ragazzi e rispettivamente Andrea Di Nucci,
Fabrizio Reali, Dario Polinomi e Damiano
Corrias. Secondo i ROS i cinque ragazzi di
Spoleto sarebbero una cellula anarco
insurrezionalista e sarebbero stati i mittenti di
una busta con due proiettili diretta alla
governatrice dell'Umbria, Rita Lorenzetti.

Inoltre Michele è stato arrestato anche grazie


all'articolo 270 bis, una legge scritta dal
ministro Rocco, all'epoca del fascismo, che
prevede l'arresto di qualcuno per le sue idee in
base al pericolo presunto di eversione.

Insomma, se l'applicassero con frequenza,


molti di noi adorabili teste di capra sarebbero
già dentro. Io per primo.

I carabinieri gli hanno dato perfino un nome:


COOP-FAI. Che sarebbe l'acronimo di "Contro
ogni ordine pubblico, federazione anarchica
informale". Esatto, care teste di capra, la storia
come al solito si ripete ancora. E anche nel
2008 si annusa ancora la caccia agli anarchici,e
il mio pensiero non può non andare al povero
Pinelli, colui che per "sbaglio" cadde dalla
finestra della questura e morì.

In realtà non erano tutti anarchici e alcuni di


loro nemmeno si conoscevano. C'è Andrea, un
ragazzo normalissimo, uno di quelli che ama la
discoteca, la politica non sa nemmeno cosa sia,
e addirittura alla domanda dei carabinieri:"Mi
dica cosa sai della COOP!". Lui con un
ingenuità rispose :"Non so, ma è un
supermercato?".

Andrea era semplicemente amico intimo del


"capo eco terrorista" Michele. Mi raccomando,
avere amici che pensano e si attivano per una
società migliore non è consigliabile visto i
tempi.

Questi ragazzi finirono in prigione, Michele


Fabiani ha trascorso ben nove mesi di carcere,
bene due di isolamento e il resto nel carcere
duro di Perugia. Anche per gli altri ragazzi è
toccata più o meno la stessa sorte.

Care teste di capra, perchè questa operazione


farsa? Perchè proprio in un periodo alquanto
complesso? C'era la morte sospetta di Aldo
Bianzino, morte nel carcere scomoda come
quella di Niki e c'era il caso di Meredith
Kercher ( a proposito in tutti questi tre casi
compare sempre il perito Giuseppe Fortuni, ma
in Italia esiste solo lui?).
Ma soprattutto dietro questa operazione c'è
puzza di mafia, 'ndrangheta e massoneria.

Si perchè, come vi spiegherò al prossimo post,


l'Umbria non è assolutamente un isola felice, e
tanto meno "verde".

Seguitemi perchè arriveremo a qualcosa di


molto grosso. Si, talmente grosso che vi prego
di non perdere di vista l'omicidio di Niki.

Continua...
La 'ndrangheta (seguito della settima parte)

Segue da qui.

L'Umbria, e in particolar modo la città


universitaria Perugia, ha il triste primato della
morte per overdose tra i giovani. Morti che
sono in continuo aumento perchè gira tanta di
quella droga che fa paura.

Il "monopolio" del traffico di stupefacenti è in


mano alla cosca dei Facchineri, i quali hanno
dato vita ad una struttura associativa
multiforme, dedita ad attività criminose
principalmente volte alla importazione di
consistenti partite di stupefacenti e alla sua
successiva commercializzazione.

L'indagine "windshear" condotta dal


Raggruppamento Operativo Speciale dei
Carabinieri di Perugia ha consentito di
ricostruire una rete criminale dedita
all'importazione ed al traffico di sostanze
stupefacenti, nella quale figuravano
personaggi come Roberto Pannunzi e il figlio
Alessandro, Stefano De Pascale, non chè
appartenenti alle cosche Coluccio, Aquino,
Bumbaca e Agostino, tutte originarie della
Locride.

Ma la 'ndrangheta, in Umbria, con il tempo non


si è limitata più alla semplice
commercializzazione della droga. Anche perchè
fa tanti, troppi soldi e quindi bisogna riciclarli
più in fretta possibile. E allora è nato un altro
triste primato in questa bella ma oscura
regione: le morti sul lavoro!

Come vi ho già anticipato, l'Umbria non è


assolutamente una regione verde. Purtroppo è
in corso una cementificazione selvaggia, si
costruiscono interi villaggi, inutili case e
numerosi centri commerciali. E, ahimè, non è
un caso che la regione Umbria si sia dimostrata
favorevole al "Piano Casa" ideato dal Governo
Berlusconi.

Basta fare una passeggiata tra i borghi


dell'Umbria e non è difficile vedere numerose
aziende edili al lavoro. Se ne possono scovare
centinaia. E non è difficile scoprire che i
lavoratori sono tutti o calabresi o campani, così
come i Titolari.

Aziende che nella maggior parte dei casi sono


ad odor di mafia.

Tempo fa ci fu un operazione dei carabinieri


chiamata Naos nella quale si scoprì un accordo
tra 'ndrangheta e Camorra(e in particolar
modo il clan dei Casalesi) per controllare gli
appalti in Umbria. Ci furono numerosi arresti,
tra i quali anche numerosi amministratori
locali.

Molte di queste società edili controllate dalla


'ndrangheta vengono acquistate tramite
estorsione o acquisto a ribasso, e risultano
vincenti sul mercato degli appalti pubblici e
privati perche riescono a mantenere prezzi
ultra competitivi grazie all'uso di materiali
scadenti e soprattutto di manodopera
rigorosamente a nero e malpagata, con
carenza di sicurezza sul lavoro.

E quindi non è un caso che le morti sul lavoro


in Umbria, superano la media nazionale. Le
'ndrine succhiano il sangue agli operai e
mettono a rischio la popolazione con i suoi
manufatti di scarsa qualità.

L'Umbria quindi è diventato un territorio dove


succede di tutto, si creano nuove frontiere di
riciclaggio del denaro sporco, si instaurano
rapporti tra politica e criminalità organizzata,
ci sono forti poteri occulti dove sembra che ad
ogni avvenimento, dal delitto più efferato alla
semplice rapina, intervengono prontamente.

Perugia è diventata una base per la creazione


di strane organizzazioni, dove però
mantengono sempre legami con le cosche
Calabresi e clan Campani. E soprattutto
sembrano avere delle coperture veramente
troppo grandi, tanto di rimanere impuniti e
continuare a fare la vita di sempre. Nonostante
che ci sia scappato il morto.

Perchè da Perugia si fanno accordi per portare


soldi a San Marino fino ad arrivare a costruire
società a Londra . Un vero e proprio intrigo
internazionale.
Continua...
La 'ndrangheta ( semi conclusione settima parte)

Segue da qui.

Se avete seguito attentamente il mio piccolo


dossier sul "sottosuolo" umbro e precisamente
la mia spiegazione sul forte intreccio delle due
M, ovvero mafia e massoneria, avrete capito
che Perugia è il centro di tutti questi poteri
occulti.

La definirei la capitale della cosiddetta "area


grigia", ovvero l'esempio vivente di come
alcuni apparati della magistratura, medici,
avvocati, imprenditori, politici si organizzino
per delinquere in maniera assolutamente
trasversale.

E allora accade che un gruppo di ex pentiti di


mafia, una volta sospesogli il programma di
protezione, si organizzino e formino una
struttura criminale molto potente e raffinata,
composta da micro cellule operanti non solo in
Umbria, ma anche in Lombardia, Toscana,
Sicilia, Campania e Calabria.

Una struttura molto particolare, e strana.

E' strana perchè nonostante i componenti


siano stati pentiti, queste persone hanno
mantenuto i loro legami con i rispettivi clan di
appartenenza. Immagino se io mi pento,
appena esco vengo fatto fuori perchè ho
parlato, giusto? Ma per loro non è così.

Vediamo chi sono facendo nomi e cognomi.

Grazie all'ottima operazione della DDA di


Perugia, e grazie soprattutto alle
intercettazioni, si è scoperto che questo
gruppo operava ufficialmente fra il 2006 e il
2007. Ed era composto da Paolo Carpinassi,
imprenditore che aveva il compito di trattare
con gli spacciatori albanesi, ma cadde in
disgrazia; Marcello Russo, pugliese ex pentito;
Salvatore Conte, casalese ex pentito affiliato al
clan camorristico La Torre e Salvatore Menzo, il
capo dell'organizzazione, siciliano di Niscemi
ed ex pentito pure lui.

Grazie al pentimento dell'imprenditore


Carpissati(poi morì in un incidente) e
all'arresto di Marcello Russo, si scoprì che
questa organizzazione criminale avrebbero
commesso un omicidio sul territorio umbro.

La vittima designata era proprio il camorrista


ex pentiro Salvatore Conte. In un
intercettazione telefonica gli ex pentiti dissero
che era diventato ingestibile e quindi fu
emersa la sentenza di morte. Il suo corpo privo
di vita venne ritrovato in un bosco a Carpiano
di Monterubino, vicino Gubbio.

Traffico di armi, droga, soldi che girano, e


omicidio. Elementi che fanno capire di come sia
pericolosa questa struttura che
apparentemente sembrerebbe non esistere più.

Ma non c'è solo quello.

La struttura degli ex pentiti si va ad intrecciare


con l'inchiesta sulla truffa telefonica. Quella
per cui era stato arrestato preventivamente
Niki, e che da quella maledetta cella non ne
uscì più vivo.
Nell'indagine sulla truffa telefonica oltre a
tante altre persone rimangono coinvolti anche
tre personaggi che io definirei chiave: i due
fratelli Cimieri, Francesco e Giuseppe, e Carlo
Contini.

Francesco Cimieri è latitante a Londra.


Giuseppe Cimieri e Carlo Contini sono entrambi
residenti a Perugia. E in un intercettazione
telefonica è emerso che Salvatore Menzo, il
capo di questa struttura criminale, era in
contatto con i fratelli Cimieri e avrebbero fatto
accordi per riciclare 80 milioni di franchi
svizzeri attraverso la Repubblica di San
Marino.

E qui entra la politica! Sarei curioso di sapere


come avrebbero trasportato questi soldi.
Tramite coperture politiche?

Questa è un ulteriore prova per farvi capire,


care teste di capra, che anche qui le due "M"
sono un tutto uno.

Ma c'è di più. Il camorrista ucciso Salvatore


Conte , da pentito avrebbe parlato di faccende
particolari che riguardano mafia messinese,
Sacra Corona Unita, 'ndrangheta e
massoneria.

Le due M hanno uno spirito di conservazione


molto forte, uccidono se è necessario. Con
incidenti, falsi suicidi, e omicidi diretti. In
questo caso c'è scappato il morto, ma forse
non è l'unico.

E allora ritorniamo a Niki.

Niki, nell'inchiesta telefonica, è l'unico a


morire. Perchè? La risposta io ce l'ho, e basta
fare un semplice ragionamento. La madre
d'altronde, tramite il suo blog, l'ha spiegato in
tutti i modi. Ovvio che qui c'è in gioco qualcosa
di molto grande, che non si limita solamente
nel territorio locale o nazionale. Questo è un
intrigo internazionale di alti livelli. Un asse che
parte dalla Sicilia, passa per la Calabria,
attraversa la Campania, approda a San Marino
per poi atterrare a Londra e magari fare affari
con la Russia e altri paesi dell'est. E a Londra si
trovano proprio quelle società informatiche
dove, forse, ci lavorano ancora i fratelli Cimieri
e tanti altri.

Ma, e questo è un mio modesto parere, lo


smistamento parte proprio da Perugia.

E allora cominciamo con delle domande


inquietanti: questa struttura criminale è stata
veramente smantellata? Il capo Salvatore
Menzo, che tra l'altro gestisce pure un Night, è
stato arrestato?
Giuseppe Cimieri pare che sia stato solo
interrogato e pare che sia libero e continua a
fare il proprio lavoro, Contini anche.

Poi c'è Francesco Cimieri che non è mai stato


arrestato perchè latitante a Londra. Ma si sente
così "braccato" che scrive comodamente sul
suo profilo Facebook. Anzi vanta pure di
amicizie, sempre su Face come l'onorevole del
PDL Guglielmo Picchi, anch'egli residente a
Londra.

Per carità , il 90 per cento dei contatti su


Facebook non sono amicizie ma gente che si
aggiunge o aggiungi giusto per far numero. E
quindi non vuol dire che l'onorevole Picchi sia
un amico di Francesco Cimieri. Anzi, magari
prima che scoppiasse tutto questo scandalo,
potevo averlo anche io come "amico".
Ma ora che le cose si sanno, è grave che un
rappresentante dello Stato abbia un contatto di
un latitante. Se tante volte lo incontrasse
sarebbe il caso di dirgli che si costituisse, visto
che non tanto lui, ma è lo Stato che
vergognosamente Latita.

Care teste di capra, avrete capito che questo è


un post molto delicato perchè non sto parlando
di cose vecchie, ma sono cose tremendamente
attuali. Le indagini sono ancora in corso, ma la
cosa preoccupante è di come le persone
indagate, e specialmente i dirigenti, lavorino
tranquillamente senza paura o vergogna. E ciò
mi fa inquietare e sospettare che ci siano delle
forti coperture.

Ho paura che quando tutto finirà, l'inchiesta


verrà chiusa, ci sarà un processo con un nulla
di fatto, tutto sarà come prima. Mentre Niki è
stato ucciso.

La mia è una semi conclusione perchè questa


post è ancora aperto. Non mi darò pace
affinchè non avrò risposte su alcune domande
che mi sono posto.

Lo facciamo soprattutto per Niki, ma anche per


salvaguardare i futuri giovani che
inconsapevolmente possono incappare in
questi giri della morte.
ps ovviamente tutto quello che ho scritto non
frutto della mia fantasia ma la fonte è qui.

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