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Nel tentativo di porre fine alle teorie

cospirative sull’11 settembre, il 17


maggio 2006, l’associazione Judicial
Watch ha ottenuto dal ministero
della Giustizia americano la
diffusione dei due primi filmati
sull’attacco contro l’edificio del
Pentagono. Ma i fotogrammi,
trasmessi da tutti i maggiori network
televisivi, non sono stati sufficienti a
placare le polemiche, rimbalzate in
rete: il primo video non è molto
diverso dall’unica immagine finora nota (si vede una palla di fuoco avvolgere la fiancata
del Pentagono, seguita da una fumata nera; anche l’angolazione è la stessa dell’immagine
diffusa dalla CNN nel 2002 perché il fotogramma è ripreso dalla medesima telecamera di
sicurezza); in un secondo video, invece, in cui l’inquadratura è leggermente differente,
quasi controsole, si vede una sorta di striscia bianca sul terreno che potrebbe essere stata
lasciata dal volo
American Airlines 77
dirottato da un
commando di Al Qaeda.
Chi ha esaminato più da
vicino questo secondo
video - di pochi secondi -
afferma di avervi visto
anche la punta del naso
dell’aereo, ma i
fotogrammi trasmessi
dai maggiori network
non hanno permesso di
accertarlo. L’assenza di
un’immagine dell’impatto
chiara quanto quelle
delle Torri Gemelle è
destinata a riproporre i
dubbi sulla veridicità
dell’attacco costato la vita a 184 persone (159 delle quali a bordo del volo dell’American
Airlines)

Secondo un libro di Thierry Meyssan pubblicato in Francia - "L’Effroyable Imposture", in


inglese "The Big Lie" - sarebbe stato un missile a colpire il Pentagono. Durante la lunga
diretta in attesa della diffusione del video, il corrispondente della CNN dal Pentagono,
Jamie McIntyre, ha voluto dare la propria versione dei fatti sull’11 settembre: «Mi trovavo
nel mio ufficio sull’altro lato del Pentagono al momento dell’attacco, corsi ed arrivai sul
luogo dell’impatto assieme ai primi soccorritori. La zona ancora non era stata recintata, vi
erano migliaia di pezzi argentati di aereo disseminati ovunque e si vedevano con
chiarezza i resti della cabina di pilotaggio e della fusoliera. Feci numerose fotografie, non
vi è alcun dubbio sul fatto che il volo numero 77 si schiantò sul fianco dell’edificio e le
teorie cospirative non hanno alcun tipo di fondamento. A farle possibili è stata solo la
decisione del governo federale di non rendere subito pubbliche le immagini di quanto
avvenne». Nel caso dei due nuovi video resi noti, la diffusione è stata resa possibile dopo
un prolungato braccio di ferro fra Judicial Watch - un’associazione di matrice conservatrice
impegnata sui temi penali - ed il ministero della Giustizia, che ha accettato di
accondiscendere alla richiesta solo dopo la conclusione del processo a Zacarias
Moussaui, durante il quale questi video sono stati usati come prova. «Ci siamo battuti
molto per poter disporre di questi due video - ha dichiarato Tom Fitton, presidente di
Judicial Watch - perché ritenevamo fossero molto importanti per completare la
ricostruzione pubblica dell’11 settembre, ponendo una volta per tutte fine alle teorie
cospirative». Invece, l'analisi tecnica dei nuovi filmati evidenzia una manipolazione intenta
a nascondere che cosa abbia veramente colpito il pentagono l'11 Settembre 2001. In
realtà, quelli che vengono spacciati come nuovi video aggiungono solo qualche
fotogramma, per di più manipolato, tratto dalla solita telecamera di sorveglianza della
vicina stazione di benzina. La stessa da cui furono tratte le prime immagini, rilasciate solo
dopo che era uscito il libro di Thierry Meyssan, allo scopo evidente di smentirlo. Fu il
Pentagono a rilasciarle: erano immagini di pessima qualità, estremamente compresse,
come per far sparire la maggior parte dei dettagli, così come queste ultime, emesse da
Fox News e immediatamente riprese da tutte le TV ufficiose del mondo, come secondo
una concertazione preventivata. Ma che fine hanno fatto i numerosi altri nastri, di
numerose altre telecamere, fra cui quelli di un vicino albergo, che furono immediatamente
sequestrati dall’FBI e mai diffusi? E perché il rilascio di questi nuovi fotogrammi quattro
anni dopo? Di certo è che in tutti questi filmati e nelle tracce lasciate dall'esplosione non
c'è alcun segno di quell'enorme Boeing che si sarebbe schiantato sul Pentagono secondo
la versione ufficiale.

First video of Pentagon 9/11 attack released CNN 16 04 2006

The Big Lie, Thierry Meyssan

LOOSE CHANGE

Al fuoco disinformativo dei mass-media risponde quello contro-informativo della rete.


"Loose Change" è
forse il film più
scientifico, completo
ed interessante tra
quelli che raccontano
una storia alternativa
degli eventi dell'11
settembre. L'autore è
Dylan Avery, un
ragazzo poco più che
ventenne, che due
anni fa si è messo a
raccogliere e studiare
l'immensa mole di
materiale esistente in
rete, realizzando,
insieme al suo amico
Korey Rowe - fresco
reduce delle guerre in
Afghanistan e Iraq - un lavoro che è stato già visto, tramite Google Video, da oltre due
milioni di persone in tutto nel mondo (è arrivato anche in Italia con sottotitoli in italiano).
"Loose Change" raccoglie molte di quelle teorie alternative, liquidate come fantastoria,
fantapolitica e fantascienza, che si sono diffuse in rete subito dopo gli eventi dell'11
settembre, che da subito presentavano non poche ombre. Il film comincia con alcuni fatti
sintomatici accaduti prima dell'11 settembre, poi presenta estratti da filmati tv sull'attacco e
l'intervista a Hunter S. Thompson, autore di un libro sulle stragi, morto suicida in
circostanze oscure, indaga sulle speculazioni a Wall Street, i dubbi sul Pentagono, sul
"misterioso" crollo delle Twin Towers (si ritiene siano state fatte esplodere con delle
cariche messe prima strategicamente, ndr), sul "mistero" del volo 93 (quello dell'atto eroico
dei passeggeri), sulle scatole nere sparite, sulle manipolazioni dei media, sul video di Bin
Laden "trovato" quando ormai gli americani aspettavano da troppo tempo le prove sugli
attacchi promesse da George W. Bush, non ancora arrivate. Il successo del film sta dando
una sempre maggiore visibilità al "911 Truth Movement", una vasta e trasversale
organizzazione per la ricerca della verità sull'11 settembre. Importante è che opere come
queste insinuino il seme del dubbio sul "giorno che ha cambiato il mondo".

9/11 Loose Change 2, la verità alternativa sull'11 settembre

Loose Change (film) - Wikipedia

The 9/11 Truth Movement - 911truth.org

BIN LADEN: IL RITORNO

Bin Laden è tornato. Il capo di Al Qaeda,


con un video-messaggio pubblicato via
Internet il 23 maggio 2006, ha
scagionato il francese di origini
marocchine, Zacarias Moussaoui,
condannato all'ergastolo il 4 maggio
scorso, negando il suo coinvolgimento
negli attacchi contro New York e
Washington: «La verità è che lui non
aveva alcuna connessione con gli eventi
dell'11 settembre. Sono certo di quello
che dico perché io ho assegnato ai 19
fratelli i loro compiti nei raid, e lui non
c'era». Con queste parole, Bin Laden non solo esclude la partecipazione di Zacarias al
complotto, ma se ne assume per la prima volta in modo esplicito la paternità completa e
diretta. Ma non nega che il francese fosse un membro di Al Qaeda. Poi spiega così la
logica della sua smentita: «I partecipanti agli attacchi dell'11 settembre erano divisi in due
gruppi: i piloti e le squadre di supporto incaricate di tenere sotto controllo gli aerei.
Siccome all'epoca dei fatti il fratello Moussaoui stava imparando a volare, ne consegue
che non poteva essere il ventesimo dirottatore, come il governo americano ha sostenuto.
È stato arrestato due settimane prima dei fatti: se avesse saputo qualcosa dei piani, avrei
avvertito subito il leader Mohamed Atta affinché lui e gli altri lasciassero l'America prima di
essere scoperti». È vero che nel tribunale della Virginia che lo ha processato, il francese di
origini marocchine ha rivendicato con orgoglio la sua colpevolezza, ma secondo Osama
ciò si spiega con facilità: «La sua confessione è falsa, nessuna persona intelligente può
dubitare del fatto che sia il risultato della pressione posta su di lui in quattro anni e
mezzo». In realtà, sempre secondo il capo di Al Qaeda, fra le centinaia di persone
arrestate dopo l'11 settembre, solo due avevano una connessione con gli attentati, ma lui
ha evitato di farne i nomi. Nessuno di loro, però, si trova a Guantanamo: «Dichiaro un
fatto, di cui sono altrettanto certo: tutti i prigionieri di Guantanamo, catturati nel 2001 e
nella prima metà del 2002, non avevano alcun collegamento con gli eventi dell'11
settembre. Anzi, molti non fanno neppure parte di Al Qaeda». Quanto meno curioso il fatto
che questa ricomparsa di Bin Laden sia seguita alla diffusione dei nuovi video sul
Pentagono e all'uscita di due film riguardanti gli eventi dell'11 settembre, senza contare il
grande successo che sta riscuotendo "Loose Change".

CNN.com - Alleged bin Laden tape: Moussaoui not part of 9/11 23-04-2006

Torna bin Laden e scagiona Moussaoui - la Nuova Sardegna 24-05-2006

Videos of Osama bin Laden - Wikipedia

WORLD TRADE CENTER

Forse è stato solo un caso, ma il 21 maggio 2006, al


Festival di Cannes, il regista Oliver Stone, un autore che
spesso ha saputo mettere il dito nelle piaghe della storia
statunitense, ha presentato il film "World Trade Center",
dedicato a due dei venti sopravvissuti alla tragedia delle
Torri Gemelle e alle storie delle loro famiglie. La
ricostruzione delle agghiaccianti immagini viste su tutti i
telegiornali del mondo è fedelissima fino allo spasimo;
sulla scena dei grattacieli appena distrutti, nell'inferno di
fuoco, polvere, gente in fuga e urla di terrore, Stone
sceglie di inquadrare la figura del poliziotto Nicolas
Cage, rimasto intrappolato, insieme con il suo collega
Michael Pena, durante le operazioni di soccorso. La
celebrazione di quegli atti di coraggio estremo, di quei
poliziotti che rischiarono (e persero) la vita tentando di
salvare altri esseri umani, è il cuore del film: «Volevo
compiere - ha spiegato il regista - un'esplorazione
dell'eroismo nel nostro Paese». Da queste dichiarazioni
e dalla visione del trailer si evince che forse Oliver
Stone non è più quello dei tempi migliori, quello di "Platoon" e di "Jfk", tanto per intenderci.
Che la macchina propagandistica di Hollywood sia riuscita a piegarlo?

World Trade Center (film) - Wikipedia

UNITED 93
«United 93», presentato fuori concorso al
Festival di Cannes, in America ha sollevato
vibrate proteste fin dalla presentazione dei
primi trailer. Diretto dall'inglese Paul
Greengrass, l'autore di «Bloody Sunday», il
film ricostruisce la storia vera dei passeggeri
imbarcati sul volo della United Airlines diretto
da New York a San Francisco e precipitato a
Shankville, una località sperduta della
Pennsylvania. Nelle intenzioni dei terroristi,
l'aereo avrebbe dovuto schiantarsi a
Washington, obiettivo Pentagono, ma i
passeggeri, insieme all'equipaggio, riuscirono
a ribellarsi ai kamikaze, sacrificando se stessi
per evitare una strage di dimensioni ancora più ampie. Davanti alle prime immagini,
proiettate in alcuni cinema d Manhattan, gran parte del pubblico non ha retto allo shock.
Anche alla prima presentazione ufficiale del film, in apertura del «Tribeca Film Festival», ci
sono state lacrime, emozione, incapacità di reggere alla ricostruzione del dramma. La
terribile vicenda è trattata con lucidità e distacco senza alcuna concessione di tipo
sentimentalistico: il film segue gli avvenimenti della mattina dell'11 settembre dal punto di
vista del personale delle torri di controllo, del centro militare nordoccidentale, e dell'FAA
(l'Amministrazione Federale dell'Aviazione statunitense), alternando la frustrazione,
l'angoscia e l'impotenza di militari e civili di fronte ai monitor e ai radar, alla ricostruzione
degli avvenimenti che ebbero luogo a bordo. Greengrass ricostruisce le vicende sulla base
dei pochi documenti disponibili (la scatola nera, le chiamate telefoniche dei passeggeri e
dell'equipaggio), utilizzando uno stile da reportage televisivo che riproduce alla perfezione
le immagini incerte, imprecise e traballanti che si ripeterono per diversi giorni sui
telegiornali di tutto il mondo. Il racconto alterna sapientemente la descrizione della
tensione, del panico e del caos a bordo dell'aereo, all'incredulità, lo sconcerto e la
frustrazione e la paura del personale a terra, facendo leva sull'impatto dello stile
documentaristico e su una recitazione di tipo immediato e iperrealista. Non vi è alcuna
spiegazione di tipo storico-politico. Chi sono questi dirottatori dai gesti insicuri, che
pregano in arabo e confidano in Allah dalle prime immagini dei titoli di testa a quelle finali
precedenti lo schianto? Quali sono le loro motivazioni? E, soprattutto, per chi lavorano?

United Airlines Flight 93 - Wikipedia

United 93 (film) - Wikipedia

(25 04 2006)

LINKS

Fahrenheit 9/11 - Wikipedia

Zero - Inchiesta sull'11 settembre

Dossier 9-11 - Megachip - Democrazia nella comunicazione

BIN LADEN IS DEAD


THE ABU GHRAIB SHOW

GUERRA E (DIS)INFORMAZIONE

GUERRA E CINEMA

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