Quindicinale - 12 febbraio 2010 - Anno 19 - Numero 2
il Ducato
Inchiesta sui giovani delle scuole superiori: aspettative e scelte per il futuro
“Via da Urbino”, sogno dei ragazzi
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Ma per chi decide di restare il lavoro c’è: il 30 per cento degli assunti è residente
L’EDITORIALE
Fermiamoli
finché c’è tempo
I
giovani di Urbino pensano di lasciare la
città per cercare la loro vita lontano.Ma
come? Hanno avuto la fortuna sfacciata
di aprire gli occhi sulla città più bella e sogna-
no di andarsene. Che ha di tanto speciale
Urbino? E una volta risposto a questa
domanda, come si spiega la fuga?
Per cercare di capire proviamo ad attraver-
sare Urbino in lungo e in largo. C'è qualcosa
che ti prende tutti i sensi appena scendi
lungo il Palazzo Ducale, a qualsiasi ora del
giorno o della notte. Intanto il cielo sulle pie-
tre e sui mattoni, come un mare che ti acco-
glie, gli slarghi dove sei dentro, a casa tua.
Non sono le chiese, la meridiana e l'assenza
delle macchine a farti sentire bene, ma
"L'arte di amare" di Ovidio a un euro sulla
bancarella della libreria. Un po' più giù, il
male e il bene si fronteggiano quasi: via Volta
della morte (in salita) e via Balcone della vita
(in discesa). E il profumo di pane caldo da
dove diavolo viene? Sarà da via dei Fornari
dove forse trecento anni fa il forno c'era.
Nella piazza rimbalzano chiare parole veloci
dei ragazzi, e il giovedì un robusto coro arriva
alle colonne. Ma nemmeno questo è il gran
segreto di Urbino. Né i tessuti artigiani stam-
pati con la ruggine di chiodi o il salame di
fichi o il concerto di orologi a muro con cento
api, cagnetti e gattini che segnano il tempo
tutti insieme, né la grande arte da sola.
Piuttosto, quando sei l'unica figura nella
nebbia o nel nevischio ghiacciato, trovi la
sera in piazza san Francesco una delle chia-
vi. Cantano da dietro una porta, che non è
una chiesa, e se ti avvicini ti chiamano den-
tro a cantare anche tu. Proprio di fronte al
posto dove si mette al mattino l'omino che
vende i tartufi neri di Norcia e i porcini sec-
chi. Piuttosto è il bus navetta che si ferma a
caricarti sulla discesa che porta a Borgo
Mercatale. Te lo immagini a Milano, dove
non ti aprono le porte del tram, una volta
chiuse, nemmeno alla fermata?
Una pietra filosofale, a Urbino c'è. Basta farla
funzionare. Non tramuta metallo in oro, ma
offre cultura e saperi in quantità. Chi ha le
leve ha il dovere di metterla in campo questa
ricchezza, di tradurla in opportunità da offri-
re, prima che la città diventi un museo a cielo
aperto. Non si sta facendo abbastanza. Fate
presto. I ragazzi se ne accorgono e si orienta-
no di conseguenza.
Forse anche Raffaello se ne andò con lo stes-
so stato d'animo.
direzione.ilducato@uniurb.it
Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino
I conti salati della neve
ltre un metro di neve in due mesi. Tra gennaio e febbraio sono caduti su Urbino 107 centimetri
O di neve. Che hanno reso incantati i paesaggi, ma hanno anche creato molti disagi. La spesa
per le casse comunali ammonta già a quasi novantamila euro. E la galaverna dei primi dell’anno
ha contribuito ad aggravare il bilancio.
Farmaci
Boom di ricette
e la spesa cresce
Rispetto ai dati nazionali e regionali
diffusi dalla Federfarma, nella provin-
cia di Pesaro-Urbino nel 2009 sono au-
mentati sensibilmente gli acquisti di
farmaci. Le associazioni dei consuma-
tori sono in agguato per l'incremento
delle ricette: si temono medici "iper-
prescrittori".
a pagina 7
a pagina 6
Fermignano
Che fine ha fatto Caccia tutto l’anno
la donna in burqa? Urbino è contro
Dopo l’ordinanza del sindaco di Fer-
mignano, Giorgio Cancellieri, cinque
donne che indossavano il velo integra-
le (niqab) non sono più state viste in
giro. L’imam del paese ha spiegato che
portare il velo è una scelta, ma che oc-
corre rispettare le leggi dello Stato in
cui si vive.
a pagina 4
Ducato online: www.uniurb.it/giornalismo
La maggior parte dei diciotten-
ni non ha intenzione di restare
a studiare a Urbino. Il Ducato
ha chiesto agli alunni dell’ulti-
mo anno delle superiori moti-
vazioni e orientamenti per il
post-maturità.
Solamente il 24% degli alunni
ha intenzione di rimanere in
città, mentre quasi il doppio
dei ragazzi partirà per studiare
in altre realtà. Subito alla ricer-
ca di un lavoro il 35% dei matu-
randi, provenienti soprattutto
dagli Istituti tecnici e artistici.
Nonostante i morsi della crisi,
nel Montefeltro è ancora possi-
bile trovare lavoro. Le assunzio-
ni nel 2009 sono state circa tre-
mila, di cui il 30 per cento di
residenti. Un terzo dei contratti
sono di giovani tra venti e tren-
t’anni, per lo più a tempo
determinato.
alle pagine 2 e 3
Università
Quel murales
della Pantera
Disegnato dai ragazzi del-
l’Accademia di Belle Arti il
14 febbraio 1990 fuori dal-
l’aula B1, è l’unico segno che
rimane dell’occupazione
del Magistero di vent’anni
fa. Il movimento della Pan-
tera partì dall’università di
Palermo e invase molti ate-
nei italiani. I professori Bel-
lei e Fichera furono tra i pro-
tagonisti di quell’esperien-
za. Con visioni diverse su
quei giorni, oggi trovano un
punto in comune. Proprio in
quel murales.
a pagina 12
Sport
Ai cacciatori di Urbino non piace il
provvedimento approvato al Senato
che dà la possibilità di estendere il ca-
lendario dell’attività venatoria a 12
mesi. “Si rischia di danneggiare l’eco-
sistema”, spiega Antonio Spalluto. La
Regione, per il momento, sceglie di
non pronunciarsi.
a pagina 14
 il Ducato
Gli studenti delle quinte classi preferiscono altre città per studiare (41%)

I diciottenni: “Andremo via”

Solamente il 24% dei ragazzi è orientato a rimanere nella città ducale. Un terzo cerca subito lavoro

GIORGIO BERNARDINI

LE SCELTE DOPO IL DIPLOMA

C
lasse ’91, in fuga da
Urbino. Altro che
bamboccioni, do-
po il diploma se ne
andranno quasi
Scuole
superiori
Ragazzi
intervista-
Vogliono
studiare
% Vogliono
studiare
% Vogliono
cercare
%
tutti. Grandi città,
mondo del lavoro e voglia di in- ti a Urbino fuori lavoro
dipendenza. Qualcuno ha persi- Tecnico 104 22 21 41 39 41 39
no scelto di arruolarsi nell’eser-
cito, mentre solo 2 su 10 reste- Classico 29 7 27 93 0
ranno a studiare nella città del
2 0
duca. La metà dei maturandi Scientifico 50 12 24 37 74 1
delle scuole urbinati lascerà la
2
città per andare a studiare in un Linguistico 18 8 44 10 56 0
altro ateneo.
0
Quasi 300 diciottenni di tutto Ragioneria 21 10 47 8 38 4
l’entroterra hanno espresso il
19
proprio orientamento rispetto ISA 40 8 20 18 45 14
alla scelta post esame: “Ogni vol-
35
ta che ne parliamo, a cena, finia- Pedagogico 5 3 60 2 40 0
mo per litigare: mio padre vuole
0
che io resti, mia madre vuole che Turistico 18 4 22 14 78 0
vada a Milano, io non so nem-
0
meno se ho voglia di continuare
a studiare”. Centinaia di fami- TOTALE 285 69 24 116 41 60 35
glie, come quella di questo alun-
no dell’Istituto tecnico, sono al-
le prese con una scelta di vita.
Preiscrizioni, test, selezioni, me quello urbinate, che fa affi- dominata dai ragazzi del Liceo consola con le quinte di Lingui- “Cosa avete inten-
corsi di orientamento: la prima- damento su ben altre qualità. Classico, che a giudicare dalle stico e Ragioneria, dove più o zione di fare dopo il
vera dei diciottenni sarà occu- L’eccellenza nella ricerca, il pre- dichiarazioni d’intenti, parti- meno la metà degli alunni ha in-
pata da ansie, aspettative e stigio storico ed il quieto vivere ranno in massa. Il 93% degli diploma?”
tenzione di continuare gli studi
preoccupazioni, come se l’esa- offerto dalla città-campus, so- alunni delle due sezioni lascerà alla “Carlo Bo”. Istituto d’arte e Interviste effettuate
me di Stato non bastasse. E an- no dunque più graditi agli stu- la città dopo il diploma, solo due Tecnico, come era prevedibile, interpellando tutti
che per coloro che non ci aveva- denti che provengono da fuori ragazzi resteranno probabil- fanno registrare la percentuale
no voluto pensare, è arrivata regione. “Urbino mi piace, ma mente a studiare a Urbino. Stes- gli alunni presenti
più alta di coloro che si mette-
puntuale la tempesta pubblici- dopo 20 anni è ora di cambiare”, sa musica allo Scientifico: il 74 ranno immediatamente a cer- nelle quinte classi
taria di centinaia di atenei. Sire- scherza un ripetente. per cento dei maturandi ha di- care lavoro, il 40 per centi circa
ne che a quanto pare, sortiscono La speciale classifica dei ‘diciot- chiarato di voler tentare l’espe- degli alunni.
nel giorno del son-
gli effetti sperati. Due terzi dei tenni con la valigia in mano’ è rienza in altri atenei. Urbino si daggio.
giorgiobernardini@hotmail.it
ragazzi, infatti, andrà a studiare
altrove.
Tra le cause dell’evasione ci sono
“la mancanza di corsi di specifi-
co interesse” e la voglia di “vive-
Prima in Germania, poi il rientro: alla ricerca di un dottorato
re una nuova realtà”. Ma i giova-
ni delle scuole ducali mostrano
di avere le idee chiare: più che
subire l’eterno fascino dell’e-
sperienza “fuori-casa”, paiono
essere decisi a seguire la propria
strada ad ogni costo. Poco im-
Torna un “cervello”, disoccupato in Germania. Purtroppo ho trovato molte Ora Emiliano è tornato, cerca di trovare qui

porta se questo significa allonta-
narsi dalla famiglia e, magari,
compiere qualche sacrificio in
più: “A casa non navighiamo nel-
l’oro, i miei genitori mi paghe-
ranno solo le tasse, io dovrò cer-
carmi un lavoro per l’affitto, ma-
gari un part-time”, spiega una
ragazza che vuole spostarsi a Bo-
logna. Come lei, decine di coeta-
nei partiranno alla volta del ca-
poluogo emiliano, che assieme a
Roma, Firenze, Perugia e Mila-
no, è la meta più gettonata nelle
scuole urbinati. Poche preferen-
ze per le altre università marchi-
giane, dove solo Ancona racco-
glie una decina di adesioni. Cin-
que ragazzi della sezione di “di-
segno animato” dell’Istituto
d’arte cercheranno addirittura
di spostarsi all’estero: “Se doves-
simo continuare a studiare in
questo settore - spiegano - sa-
rebbe preferibile spostarsi in
Francia o in Germania, perchè
l’Italia è un deserto”. Alcuni indi-
rizzi degli istituti tecnici ed arti-
stici, soprattutto Isa e Itis, la-
mentano appunto una man-
canza di continuità tra i settori
approfonditi e l’offerta universi-
taria locale. Del resto la crescen-
te specializzazione dei corsi non
depone a favore di un ateneo co-
P
artito con una valigia di sogni e aspet-
tative, tornato senza certezze. Emi-
liano Alessandroni, urbinate classe
’83, è quella che in ambito accademico vie-
ne definita “un’eccellenza”. Trienna-
le e specialistica in Lettere, entram-
be concluse 110 e lode, 3 anni di ap-
profondimenti filosofici in Germa-
nia e diverse pubblicazioni. Ma, al-
meno per ora, il futuro è nero.
Costretto a tornare ad Urbino, Emi-
liano si sta confrontando con una
realtà povera di sbocchi. “Mi sono
laureato per la prima volta tre anni
fa. I miei progetti erano quelli di ap-
profondire l’ambito filosofico e per
questo ho deciso di affrontare lo stu-
dio della lingua tedesca.
Dopo il primo anno a Konstanz, ho
deciso di usufruire di una borsa di
studio Erasmus annuale. L’ho fatto
per continuare lì i miei studi, nel frat-
tempo tornavo in Italia di tanto in
tanto per dare gli esami. In Germania
ho seguito diversi corsi di lingue, poi
ho dato sette esami in tedesco.
A Konstaz c’era tutto quello che mi
serviva, una biblioteca immensa e
un costo della vita molto basso: affittavo
un intero appartamento a 180 euro”.
A novembre Emiliano è tornato nella città
ducale per restare. “Il problema non è Ur-
bino, ma l’intero sistema. Dopo che ho
conseguito la laurea specialistica ho co-
minciato a cercare un dottorato di ricerca
porte chiuse e sono stato costretto a torna-
re”. In terra tedesca il sistema del recluta-
mento nella ricerca accademica è molto si-
Emiliano Alessandroni, 26 anni, urbinate
mile a quello italiano. Un meccanismo
spietato, ma ancor più trasparente: “Il si-
stema universitario tedesco salta il pas-
saggio del concorso, è direttamente il pro-
fessore che sceglie i suoi ricercatori in ba-
se a pubblicazioni, meriti accademici e ri-
chieste”.
la propria fortuna accademica, ma nulla
sembra muoversi. Dunque il giovane stu-
dioso vive con i suoi genitori e aspetta
un’occasione: “Dopo la laurea mi
hanno assalito angoscia e spaesa-
mento: in quell’istante mi sono reso
conto di aver scelto una strada tor-
tuosa. Nei giorni a seguire ho spedi-
to più di 500 mail ed ho contattato
decine e decine di case editrici. Ho
ricevuto una valanga di ‘no’ e sono
caduto nello sconforto più grande.
Ora passo il mio tempo a studiare:
sto cercando di pubblicare lavori
accademici per cercare di accredi-
tarmi nel campo della ricerca”.
L’obiettivo di Emiliano, che fra po-
chi mesi vedrà comunque pubbli-
cato il suo primo libro, è quello di ef-
fettuare il maggior numero di con-
corsi per dottorati di ricerca. “Se
non fosse per il fatto che i miei geni-
tori mi sostengono, non potrei con-
tinuare a studiare e dunque a spera-
re di lavorare nella ricerca. Credo di
non dire nulla di eclatante se affer-
mo che la famiglia, oramai, è il mag-
giore degli ammortizzatori sociali”.
E fa quasi impressione sentire un giovane
di 26 anni che crede “che la società stia
tornando indietro verso una situazione in
cui solo chi se lo può permette continua a
studiare”.
(g.b.)

2

I GIOVANI ASSUNTI
301 (30,6%)
Sui 3.078 assunti nel 2009 all’in-
terno del Comune di Urbino, i
ragazzi della fascia tra i venti e i
trent’anni sono circa un terzo del
totale.
Crisi o non crisi, l’occupazione dei ragazzi tiene e non solo nel settore pubblico
Ma per chi resta il posto c’è
I dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro evidenziano una situazione con molte luci e solo qualche ombra
ALBERTO ORSINI
ragazzi scappano da Urbi-
I
no, ma chi sceglie di resta-
re può ragionevolmente
sperare di trovare un lavo-
ro nella sua città d’origine.
Nonostante la crisi, infatti,
l’occupazione dei giovani mo-
stra una sostanziale tenuta: pog-
gia sul consueto serbatoio del
pubblico impiego, ma trova
sbocchi anche in altri settori.
Il 30 per cento degli assunti a Ur-
bino nel 2009 ha tra i venti e i
trent’anni. In prevalenza sono
donne, con contratto a tempo
determinato e nel settore alber-
ghiero, che si conferma primo,
anche se senza un vero boom ri-
spetto al 2008. Insomma, l’au-
spicato “effetto Raffaello” nei
mesi della mo-
stra non c’è stato.
È questo il qua-
Un terzo
dro che emerge
dai numeri
degli assunti
estratti dal cer-
vellone elettroni- è residente
co dell’Osserva-
torio del mercato in città,
del lavoro della
Regione Marche, gli altri
interpretati dal
responsabile del a Pesaro
centro per l’im-
piego cittadino, e Fermignano
Stefano Raia.
Qui si viene a lavorare. Nel 2009
le assunzioni nel territorio co-
munale di Urbino sono state
3.078, circa 400 in meno rispetto
all’anno precedente. Di queste,
942 hanno riguardato residenti
urbinati, il 30,6 per cento, in li-
nea con l’ultimo triennio. In-
somma la città dei Duchi si con-
ferma una piazza ambìta in cui
non solo gli indigeni cercano e
trovano posti, ma nella quale si
viene anche a lavorare da tutta
Italia. Le importazioni maggiori
di lavoratori arrivano da Fermi-
gnano e Pesaro (rispettivamen-
te 338 e 168 assunti), ma anche
da Milano e fino a Nuoro.
Quanto ai giovani assunti, nel
2009 sono stati 301, il 32 per cen-
to, dato in leggera crescita ri-
spetto agli anni precedenti. Se-
condo Raia, c’è un’incidenza
minima del ricambio generazio-
nale, anche se è visibile solo ta-
belle alla mano e non a occhio
nudo. Di sicuro non mancano le
politiche per favorire il turnover.
Borse, assegni, promozione di
tirocini, tutte misure per mette-
re una pezza alla disoccupazio-
ne giovanile che gli addetti ai la-
vori sanno essere comunque
una criticità della zona.
CITTÀ
VINCONO LE DONNE ALBERGHI OK, MA...
173 a 128 Da 112 a 91
Tra le assunzioni di giovani la mag- Sono circa un terzo del totale gli
gior parte ha riguardato le donne, assunti nel comparto alloggi e
che sono più grintose, più attive e ristorazione. Il dato è buono ma
più impiegate in alcuni settori spe- inferiore al 2008. Dov’è finito
cifici. l’“effetto Raffaello”?
Vincono le donne. I contratti a
tempo determinato sono quelli
più gettonati nel carnet delle
possibilità di un datore di lavoro.
Delle 301 assunzioni, oltre un
terzo, 129, sono avvenute con
questa forma. In seconda posi-
zione, staccati e appaiati (42),
contratti a tempo indetermina-
to e di collaborazione (o a pro-
getto). Il rapporto tra determi-
nati e indeterminati si è ridotto e
questo indica un confortante
aumento delle trasformazioni di
posizioni a termine in definitive.
Nel raffronto per sesso prevalgo-
no le donne con 45 assunzioni in
più, 173 a 128. Dal suo osserva-
torio privilegiato al Job center,
Raia ha notato nelle donne una
maggiore grinta nell’attivarsi
per cercare un posto. Inoltre non
va sottovalutata
una banale realtà
demografica: le
donne sono di
più. Infine ci so-
no alcuni settori
dove l’occupa-
zione è smacca-
tamente a preva-
lenza femminile,
su tutti i servizi.
Alberghi in chia-
roscuro. Proprio i
diversi settori of-
frono uno spac-
cato ancora più al
dettaglio dell’occupazione baby l’assenza fin qua di grosse strut-
nel Montefeltro. Quasi un terzo ture di vendita e i soliti effetti Con che contratto si assume
dei 301 assunti, 91, rientrano nel della crisi: con le nuove opere a
settore dei servizi di alloggio e ri- Santa Lucia e all’ex Consorzio le Tempo determinato 129
storazione. Raia esprime qual- cose potranno migliorare. Male
che perplessità, in quanto nella le manifatture e le costruzioni,
gran parte dei casi trionfa il lavo- in cui pesa l’esternalizzazione a Tempo indeterminato 42
ro a intermittenza: una flessibi- imprese artigiane di molti lavo-
lità contrattuale troppo ampia, ri.
diversa dal classico concetto di Il futuro. L’università è stata per Collaborazione o a progetto 42
lavoratore stagionale, in cui un anni una delle imprese più im-
albergo chiama a rotazione portanti dell’intera provincia,
quattro o cinque diversi lavora- ma oggi dev’essere considerata Apprendistato 36
tori pagandoli però solo quando a tutti gli effetti un ente pubbli-
li impiegano; insomma, per cin- co. L’occupazione ne risente,
que occupati ce n’è solo uno pa- per il semplice fatto che un’im- Intermittente 26
gato. Un’impresa con un turno- presa privata decide da sé i vin-
ver elevato inoltre cresce meno, coli di bilancio, mentre nel pub-
e a rimetterci è la qualità. blico vengono imposti e supera- Somministrazione 26
Secondi arrivano i 43 lavoratori ta la soglia critica le assunzioni si
assunti nel settore istruzione, al- fermano.
tro classico esempio di compar- Alla luce di tutto il complesso Dati forniti dall’Osservatorio regionale del mercato
to a prevalenza rosa, anche se delle statistiche, conclude Raia, del lavoro della Regione Marche.
curiosamente le cose cambiano il futuro di Urbino starà nell’es-
con il salire del livello. Nei nidi, sere sempre più una città in cui i
infatti, c’è un solo uomo assun- giovani possano cominciare a
to, i maestri elementari sono po- esercitare un mestiere. Il tessuto
chissimi, i professori alle medie imprenditoriale fin qui è rima- I giovani urbinati sono incerti se fuggire
e superiori qualcuno in più, in sto povero per la presenza mas- dalla città oppure tentare di trovare un posto
ambiente universitario i rappor- siccia negli anni passati di gran-
ti si ribaltano. di poli di occupazione come l’a- di lavoro negli enti pubblici o in una
Tra i dati sensibili, i 27 assunti nel teneo stesso, l’ospedale, il Co- delle aziende o negli esercizi commerciali
commercio, che Raia giudica mune, l’Ersu e così via.
positivamente sottolineando alberto.orsini@gmail.com
3
 il Ducato
Anche se respinta, l’ordinanza del sindaco di Fermignano ha creato tensioni
Vita di donna sotto il velo
Le cinque musulmane con il Niqab non sono state più viste nel paese. Cancellieri: “Una scelta personale”
GIULIA TORBIDONI
N
iqab, burqa, hi-
jab, chador. Co-
me molti termi-
ni inglesi, que-
ste parole di ori-
gine araba e per-
siana sono entrate nel vocabo-
lario e nella quotidianità degli
italiani. Anche a Fermignano.
Non era ancora estate quando
il sindaco, Giorgio Cancellieri,
ha presentato un’ordinanza, in
materia di pubblica sicurezza,
che riguardava anche i veli del-
le donne musulmane. Il punto
7 del testo di Cancellieri, infat-
ti, vietava la circolazione sul
territorio comunale alle perso-
ne con il volto coperto per
qualsiasi motivo, anche reli-
gioso. Da allora, a Fermignano
non si sono più viste nelle stra-
de e nella piazza del paese le si-
gnore con il niqab e il burqa.
“In realtà – ricorda Cancellieri
– il testo dell’ordinanza fu va-
lutato dal Ministero dell’inter-
no che decise di bocciare il
punto 7. Approvò invece gli al-
tri punti della mia ordinanza,
quelli sulla vendita di alcolici
ai minori, per esempio”.
Sulla scomparsa delle signore
con il niqab dal suo paese, poi,
il sindaco precisa che si tratta-
va di “5 donne: 4 non sono di
Fermignano, mentre l’altra, se
non si vede più in giro, proba-
bilmente ha scelto di uscire
poco da casa oppure di toglier-
si il burqa e di uscire a viso sco-
perto”.
Anche l’imam di Fermignano,
Ahemd ar-Raido, sostiene che
si tratti di una scelta personale.
“Io non l’ho più vista, ma è una
scelta sua. Se decide di togliere
il velo integrale, può tenere
quello che lascia scoperto il vi-
so”. Comunque, anche se in-
dossasse il velo integrale, la si-
gnora può circolare. Cancellie-
ri precisa, infatti, che per la leg-
ge una persona che indossa un
copricapo integrale per motivi
religiosi può andare in giro,
ma, allo stesso tempo, le forze
dell’ordine hanno il diritto-
dovere di controllarla. “Secon-
do me c’è incoerenza, è per
questo che ho fatto l’ordinan-
za. Se si vieta di girare con il
volto coperto questo deve va-
lere per qualsiasi motivo, an-
che religioso. E invece il mini-
stero ha bocciato questo pun-
to sostenendo che non posso
con una ordinanza comunale
superare la legge nazionale”.
Anche l’imam ha spiegato al
marito della donna che per la
legge italiana “le persone de-
vono essere riconoscibili e, se
non lo sono, gli agenti possono
controllarle i documenti. Noi
rispettiamo la legge perché la
nostra religione dice che do-
vunque andiamo dobbiamo ri-
spettarla”.
Quando, però, l’anno scorso
ha circolato la notizia dell’or-
dinanza di Cancellieri le per-
sone della comunità islamica
hanno iniziato ad agitarsi. “C’è
stata un po’ di tensione. Senti-
vo dire in giro che il sindaco vo-
leva togliere il velo. La gente
però non aveva capito. Prima
di tutto, l’ordinanza era stata
bocciata e, poi, la legge sulla ri-
4
conoscibilità delle persone le non portarlo”.
A Fermignano, dicono, “si vive
c’è già, non cambiava niente”,
dice l’imam. bene. Lavoriamo e rispettiamo
A Fermignano ci sono circa la legge. Non abbiamo alcun
130 famiglie di musulmani, fastidio”.
quasi 300 persone, originarie Questo, però, non significa che
di diversi paesi. Si conoscono ci sia piena integrazione. Se-
tutti tra loro, anche se non tut- condo l’imam, il percorso è
ti frequentano la moschea. “molto lungo, manca una col-
Molti di loro sono qui da tanti laborazione tra italiani e stra-
anni. Come la donna che in- nieri e soprattutto tra le don-
dossa il niqab e suo marito, ne”. Quelle che lavorano, infat-
entrambi marocchini. O come ti, hanno più possibilità di im-
ar-Raido che è in Italia dal parare la lingua e avere dei rap-
1991 e otto anni più tardi la co- porti di amicizia con gli italia-
munità lo ha scelto per imam. ni, “ma le altre, quelle che
La maggioranza delle donne stanno a casa, hanno poco
sta a casa, fa i lavori domestici tempo per uscire. Il problema
e cura i figli. “Chi di loro vuole più grande è che non parlano
lavorare, però, lo fa. Noi non italiano, o comunque poco”.
obblighiamo le nostre donne La scuola dei figli, però, po-
a stare a casa o a mettere il ve- trebbe amalgamare madri ita-
lo - dicono i membri della co- liane e straniere. “Succede an-
munità – il velo è un simbolo cora poco - dice Raido - in que-
musulmano normale, come sto siamo indietro”.
per le donne italiane è norma- giulietta_t@hotmail.com
Donne con il niqab. Restano scoperti solo gli occhi
LA DIFFERENZA TRA I VELI I FEDELI MUSULMANI IN ITALIA
Burqa: ci sono due tipi di burqa. Il primo è un velo che Oltre 1.200.000, secondo il Dossier annuale Caritas
copre la testa e lascia liberi gli occhi. Il secondo, blu e Migrantes, il numero dei fedeli musulmani nel Paese:
detto burqa afgano, copre anche il corpo, lasciando l’1,5 per cento dell’intera popolazione italiana. Circa la
solo una retina che permettere di vedere. metà sono cittadini italiani: sono nati qui o hanno
Niqab: è formato di due fazzoletti: uno si mette sotto preso la cittadinanza. Con il forte flusso immigratorio
gli occhi, per coprire naso e bocca, legato sopra le degli ultimi anni, la religione islamica è diventata la
orecchie; l’altro nasconde i capelli e parte del busto. seconda confessione dopo il cattolicesimo. Quasi la
Chador: abito di tradizione iraniana, simile a un foulard totalità sono sanniti. La maggioranza delle donne
che copre il capo e le spalle, lasciando libero il viso. musulmane proviene da Marocco, Tunisia, ed Egitto.
(g.t.) Sono soprattutto madri, casalinghe e lavoratrici. (c.b.)
L’imam: noi rispettiamo la legge
te”. liana che vieta il viso coperto Lo fanno in poche. Comunque
CLAUDIA BANCHELLI Perché le donne musulmane in ambienti pubblici? si mette intorno ai sedici, di-
“Noi rispettiamo la legge, se ciassette anni. Molto dipende
C
i ha accolto con una taz- portano il velo?
za di tè caldo alla menta, “Loro lo portano perché sono questa dice che noi dobbiamo dal genitore. Può metterselo
il macellaio del negozio praticanti. Il velo è un simbolo togliere il burqa, lo togliamo. anche dopo essersi sposata”.
di carni di Fermignano, che ha di Dio, la donna deve portarlo In casa di altri non si può fare Cosa fanno le donne musul-
aperto le porte del suo locale ma non possiamo costringer- quello che si vuole e se questo mane a Fermignano?
per la nostra chiacchierata con la, come i cristiani, che devono non mi sta bene torno a casa “Ci sono donne che lavorano o
l’imam. andare in mia. Il burqa si che hanno fatto le scuole supe-
Ahemd ar-Raido è in Italia dal chiesa ma non deve togliere riori. Ogni tanto ci chiedono
1991, è diventato imam quan- sono obbliga- nei posti pub- perché teniamo le donne in ca-
do è stata aperta la moschea a ti. blici. sa? Non è vero, loro possono fa-
Gallo nel 1999. Imam quasi per A Fermignano La nostra reli- re tutto, escono, vanno a fare la
necessità, come ci ha spiegato portano il velo gione dice che spesa, portano i bambini a
lui, perché in realtà non ha fat- circa l’80 per il limite della scuola”.
to tutto il percorso di studi pre- cento delle tua libertà è là Sua moglie lavora?
visto. donne. Questo d ov e i n i z i a “No. Abbiamo due bambini e
Diciamo che è il massimo significa che la quella degli al- sta con loro”.
esperto religioso nella comu- donna per noi tri” Anche in Italia, per tanti anni
nità in cui vive. “In Italia ce ne vale tanto. Pe rc h é u n a la donna non ha lavorato, però
saranno uno, forse due, che È come un dia- donna decide a un certo punto i soldi di un
hanno completato gli studi. mante, la sua di mettere un solo stipendio non bastavano
Da noi un imam deve aver stu- bellezza deve tipo di velo in- più…Voi sentite la stessa co-
diato tanto, solo che quando essere mostra- vece che un sa?
non ce ne è uno vero, lo diven- ta solo al mari- altro? “Sono sposato da dieci anni, la-
ta la persona più vicina a que- to. Lei è come “Ognuno sce- voro solo io, ma vivo lo stesso.
sto ruolo”. un re bambi- glie il suo, di- Questo non vuol dire che si può
La comunità musulmana del no. La donna Ahemd ar-Raido ciamo che vivere senza soldi, ma ci basta-
piccolo paese alle porte di Ur- mette il velo quella che no quelli che abbiamo, ogni
bino… quando è sicura di volerlo te- mette il burqa è come se faces- tanto andiamo anche al risto-
“Qui a Fermignano ci cono- nere e di non toglierlo ad esem- se gli straordinari con Dio. La rante. La cosa più importante è
sciamo quasi tutti, anche se c’è pio per il caldo. Questo perché gente rispetta di più le donne stare tranquilli. Andiamo pia-
qualcuno che non frequenta la la bellezza della donna può es- con il velo”. no piano, noi diciamo che pri-
moschea. Tra di noi ci aiutia- sere mostrata solo al marito, ai Cosa fanno le nuove genera- ma di fare un passo dobbiamo
mo. Ci sono circa 300 musul- fratelli, ai figli e ai genitori dei zioni? vedere dove mettiamo il pie-
mani, un centinaio di donne, coniugi”. “Adesso è difficile che le giova- de”.
la maggior parte tutte sposa- Cosa ne pensa della legge ita- ni decidano di mettere il velo. claudia.banchelli@libero.it

Il sindaco Corbucci: “In primavera i lavori”
Scuola di Mazzaferro:
rischi per i bambini,
protestano i genitori
GIOVANNI PASIMENI
D
a oltre dieci anni
lottano contro un
nemico invisibile,
l’indifferenza. A di-
stanza di otto mesi
dalle elezioni co-
munali, la sicurezza dei bambini
della scuola elementare di Mazza-
ferro resta un nodo irrisolto.
Gli amministratori locali non
hanno ancora mantenuto le pro-
messe, a dispetto del tam tam di
rassicurazioni che ha preceduto
la tornata elettorale. A maggio del-
lo scorso anno – durante i fuochi
finali della campagna elettorale –
i genitori dei bambini hanno con-
segnato una lettera e delle foto al
sindaco uscente, Franco Corbuc-
ci – poi riconfermato alle comu-
nali nel giugno 2009 – ribadendo
l’urgenza di alcuni interventi da
realizzare all’esterno della scuola
per garantire l’incolumità dei figli
mentre giocano durante l’inter-
vallo.
Diverse le cose che non vanno. La
discesa che porta alla scuola – cin-
que sono le classi, in totale 73
alunni – è segnata da una giungla
di buche, larghe e profonde. Man-
cano la segnaletica stradale e i
dossi per rallentare la velocità. De-
nunciano i genitori: “Il sindaco
aveva assicurato che il Comune
avrebbe finalmente fatto qualco-
sa”. Ma d’interventi, nemmeno
l’ombra. E ci si è messo pure il tem-
po. Con la pioggia, le condizioni
della strada peggiorano: “Si forma
un pantano e non sappiamo dove
far scendere i nostri figli; per evita-
re le pozzanghere rischiano di ca-
dere”. La galaverna e la neve dei
giorni scorsi, poi, hanno danneg-
giato ulteriormente il manto stra-
dale, sempre più deformato e irre-
golare. E non è tutto. In alcuni trat-
ti non c’è la recinzione, un perico-
lo per i bambini: a causa di un ci-
glio non protetto – per recuperare
il pallone – potrebbero correre il
rischio di cadere giù. Davanti al-
l’ingresso dell’edificio, e per buo-
na parte del perimetro, c’è una pa-
rete di terra che ogni tanto frana
per “un problema nell’impianto
fognante”, spiega l’architetto Ma-
ra Mandolini, dirigente dell’Uffi-
cio tecnico settore Lavori Pubbli-
ci del Comune.
“Marche Multiservizi – sottolinea
il sindaco Franco Corbucci – è sta-
ta allertata: una parte di fogna do-
vrebbe essersi scollata per delle
infiltrazioni d’acqua, ma in inver-
no non è facile intraprendere i la-
vori”. Nell’area dove i bambini gio-
A sini-
stra,
la frana
e la
cappa
della
mensa
scolasti-
ca dove
giocano
i bimbi
cano si trova anche una cappa –
per la fuoriuscita dei fumi della
mensa – con spigoli e sporgenze in
lamiera. Tecnici stanno studian-
do il materiale da impiegare per ri-
vestirla. Il sindaco Corbucci fa una
promessa: “In primavera iniziere-
mo i lavori sia per asfaltare la stra-
da, sia per installare la recinzione.
Metteremo la segnaletica e alme-
no un dosso. La sicurezza è un di-
ritto dei cittadini”.
La preside dell’istituto, Silvia Ge-
rardi, spiega che “la ricognizione
dell’area e le diverse segnalazioni
per sollecitare gli interventi” sono
stati fatti. E, ottimista, osserva:
“Credo che sia interesse del Co-
mune risolvere i problemi il prima
possibile. È solo questione di tem-
po”.
Ma i genitori dei bambini, stanchi
di aspettare, non sono fiduciosi:
“Manca la buona volontà degli
amministratori”. I lavori si sareb-
bero potuti fare in estate, quando
la stagione e il tempo non rappre-
sentano un ostacolo. “Speriamo
che, prima di ottenere qualcosa –
concludono i genitori – non suc-
ceda nulla di grave. Chiediamo
solo sicurezza”. Un diritto che non
può essere ancora una volta nega-
to.
giovannipasimeni@virgilio.it
Si cerca di bere meno ma meglio
Urbino, l’alcool
e i gusti
che cambiano
LUCA FABBRI
U
na volta si buttava giù
anche il bruciabudella,
oggi si preferisce la qua-
lità alla gradazione alcolica. La
domanda di bottiglie pregiate
a Urbino è in aumento, non-
ostante il fatto che nei pub si
serva meno alcool rispetto a
una decina d’anni fa. Non solo,
spesso dopo cena non si esce e
per un bicchiere ci si ritrova a
casa di amici. Il giovedì è la se-
rata di punta, e birra e vodka si
versano che è una meraviglia;
nel resto della settimana inve-
ce dopo l’ora dell’aperitivo in
centro non c’è un cane, con il
risultato che i locali restano
deserti.
L’evoluzione del rapporto che
Urbino ha con l’alcool rivela
molto più di uno spaccato del-
la vita notturna in città: è un se-
gno del passaggio da una gene-
razione a un’altra, di un cam-
biamento nei gusti delle perso-
ne. Basta sentire quello che di-
cono i gestori di pub ed enote-
che. “In passato - spiega
Domenico Celli, che gestisce il
Caffè del Sole da 10 anni - si be-
veva di più e male. Oggi il clien-
te è più raffinato: non vuole
una birra a caso, ma quella un
po’ ricercata”. Simone Seba-
stianelli conferma la tendenza
per quanto riguarda il pub Pi-
quero: “E’ cambiato il modo di
bere: per i ragazzi vanno molto
i cocktail ma in generale la gen-
te punta più alla qualità che al-
la quantità. E poi oggi non si la-
vora come negli anni ’90 per-
ché sono diminuite le perso-
ne”. “Da noi nessuno viene mai
per devastarsi, ma per sceglie-
re del vino buono”, racconta
Alberto Cinella, una vita pas-
sata dietro al bancone del Caf-
fè Raffaello. “Ho notato che il
cliente piuttosto prende una
bottiglia in meno, ma la prende
buona. Nessuno chiede più il
vino fatto in casa, vogliono so-
lo quello di un certo livello.
Magari nostrano, come la ‘La-
crima di Morro d’Alba’ (rosso),
il ‘Verdicchio dei Castelli di Je-
si’ (bianco) o il ‘Passerina’
CITTÀ
(bianco). Ma il problema è che
oggi la sera gira meno gente in
piazza, e quindi meno clienti”.
All’Acli la musica è diversa ma
solo in parte: “Da noi una volta
si beveva meglio”, dice Andrea
Piccolo, uno dei soci. “Ora van-
no fortissimo shortini e vodka,
soprattutto tra i ragazzini. E
comunque una volta al banco-
ne facevi la fila, oggi c’è molta
meno gente ed è tutto concen-
trato sul giovedì-venerdì sera”.
Sul punto è d’accordo anche
Marco Sanchini, titolare del
centralissimo caffè Basili:
“Quando avevo 18 anni per
uscire dal teatro e andare fuori
dalle mura con la mia 500 ci
mettevo mezz’ora dalla folla
che c’era. Da qualche anno il
centro è morto”.
Se l’ex popolo della notte se ne
sta rintanato in casa piuttosto
che prendere del freddo pas-
sando di locale in locale, forse
è perché gin e rum si comprano
spesso al supermercato, dove
costano meno. “Vendiamo fiu-
mi di birra e in generale diamo
via molto più alcool che una
volta”, afferma Italo Simoncel-
li, responsabile del Conad del
centro. “Molti ragazzi vengono
a comprare qui e poi consuma-
no in appartamento, anche
perché al bar un bicchiere co-
sta 3-4 euro, mentre al super-
mercato con la stessa cifra ti
porti via la bottiglia intera.
Adesso va molto il vino pregia-
to, un tempo invece si trangu-
giava di tutto”. Pare che a furia
di vedere gente che parla di vi-
no in televisione e annunci di
corsi da sommelier un po’
ovunque, si sia affermata una
vera e propria cultura del
drink. “Anni fa - commenta Da-
niele Galuzzi, titolare del Co-
nad del Sasso - non si usava
consumare bottiglie pregiate e
si andava all’osteria. Il centro
era tutto un viavai gente. Oggi
tutti bevono in casa e preten-
dono il vino doc. Quello
schietto fatto dal contadino è
scomparso dalle tavole”.
lukf83@gmail.com
5
 il Ducato
In due mesi sono stati spesi quasi 90.000 euro per garantire la circolazione
Più salato il conto della neve
Quattordici ditte private, insieme agli operai comunali, ripuliscono il territorio di Urbino dopo ogni nevicata
ALICE CASON
N
ovantamila euro
per tre nevicate.
La neve, che re-
gala a Urbino
u n’ a t m o s f e r a
fiabesca, al Co-
mune, più che altro, costa.
Molto: quasi mille euro al cen-
timetro, 840 per la precisione. Il
conto è presto fatto: tra dicem-
bre e gennaio sono caduti 107
centimetri di neve, distribuiti
in tre grandi nevicate. 21 centi-
metri tra il 16 e il 19 dicembre,
37 tra il 2 e il 5 gennaio e 49 tra il
26 e il 31 gennaio (dati dell’os-
servatorio meteorologico Ser-
pieri). Il comune di Urbino ha
pagato finora quasi 90.000 eu-
ro per mantenere puliti i suoi
250 chilometri di strade.
Quest’anno inoltre c’è stata la
galaverna, che ha richiesto uno
sforzo particolare, sia dal pun-
to di vista economico che per
mezzi e uomini impiegati. Per
settimane, anche dopo che la
neve dei primi dell’anno era
scomparsa, gli operai hanno
dovuto continuare ad abbatte-
re alberi pericolanti e a pulire le
strade dai rami caduti. La gala-
verna sicuramente ha contri-
6
buito ad aumentare le spese
per neve del Comune, che lo
scorso anno aveva pagato “so-
lo” 35.000 euro, e due anni fa
70.000 euro. “Oltre alla galaver-
na – spiega Lazzaro Spadoni,
responsabile del servizio ma-
nutenzioni – il problema di
quest’inverno sono state le ne-
vicate non particolarmente
abbondanti ma ripetute, che ci
hanno costretto a intervenire
spesso”. La spesa più consi-
stente infatti è quella per met-
tere in moto la macchina del
“piano neve”: “Già con soli uno,
due centimetri – dice Maria
Francesca Crespini, assessore
ai lavori pubblici – dobbiamo
far partire i mezzi per evitare
che ghiacci per terra. E sono
10.000 euro ogni volta”.
Quando è prevista un’ondata
di maltempo, la protezione ci-
vile di Ancona avverte il Comu-
ne. Non appena inizia a nevica-
re, il dirigente ai lavori pubbli-
ci allerta gli addetti allo sgom-
bero della neve. Operai comu-
nali, ma soprattutto dipenden-
ti delle ditte private che hanno
vinto l’appalto del “piano ne-
ve”. Il comune di Urbino infatti
ha diviso il suo territorio – il più
esteso delle Marche (228 km²)
QUANDO L’ETÀ
FA CULTURA
dopo Fabriano – in quindici zione ci ha raccontato che pro- chiedo perché non sia stata fat-
cantoni, ciascuno dei quali è
prio durante i giorni della gala- ta la manutenzione prima del-
affidato ad un’azienda del luo- verna è rimasta per giorni sen- l’emergenza. Si potevano pota-
go che gestisce la pulizia delle za corrente elettrica, perché re gli alberi con più attenzione.
strade in situazioni di emer- un ramo era caduto sui fili, Così Piobbico non sarebbe ri-
genza. L’appalto dura tre anni, spezzandoli. “Bisogna avere masta senza corrente per cin-
l’ultimo è in vigore dallo scorso pazienza, perché si tratta di si- que giorni, e Pallino per due”.
anno. Gli operai del Comune tuazioni eccezionali: però mi volalice3@yahoo.it
lavorano solo nella zona del
centro storico (insieme a una
ditta privata). In più, spargono ASCOM FIDI IMPRESE
il sale e la breccia in tutti i can-
toni. Venticinque volontari
della protezione civile si occu-
pano della pulizia a terra, spa-
Accesso al credito?
lano la neve nei vicoli e metto-
no in sicurezza le scalinate. Il
Comune ha a disposizione 7
Condizioni migliori
mezzi, tra botcat, ruspe e trat-
tori, le ditte hanno ciascuna tre Se è vero che l’unione fa la forza, allora la deci-
o quatto mezzi. I ruspisti sono sione di dare vita a una nuova cooperativa di
coordinati dal Comune, che
gestisce le uscite: un giro ogni
garanzia per l’accesso agevolato al credito,
ora, finché le strade non sono potrebbe essere una buona idea. Si tratta della
pulite. “Così – commenta l’as- fusione tra Ascomfidi Adriatico e Fidicom provin-
sessore Crespini – riusciamo a
coprire tutto il territorio. Que-
ciale, per creare la cooperativa di garanzia
st’anno Urbino è l’unico Co- Ascom Fidi Imprese. Per le imprese e gli eserci-
mune che non ha dovuto chiu- zi commerciali, le pratiche di finanziamento o di
dere le scuole durante i giorni
della galaverna: perciò la pro- fidi ordinari saranno garantite, in parte, dalla
tezione civile ci darà un rico- cooperativa. Con Fidicom oltre a migliorare le
noscimento in denaro”. condizioni sui tassi di interesse, aumentano
Non tutti però sono così entu-
siasti: un’abitante di una fra- anche le banche convenzionate nella provincia.

Pronto il bando per la concessione dei terreni
Tre aree per il solare:
con l’energia pulita
più fondi al Comune
ANDREA TEMPESTINI
P
er rimpinguare le
casse il Comune
punta sul fotovol-
taico. Tre terreni
verranno ceduti,
per vent’anni, a im-
prese che li ricopriranno con
pannelli per la produzione di
energia solare. L’obiettivo è ge-
nerare 3 megawatt di potenza
nelle aree individuate, uno per
terreno. Ogni area sarà conces-
sa a un’azienda partendo da
una base d’asta che dovrebbe
essere di 40mila euro. Moltipli-
cati per tre, fanno 120mila euro
all’anno. Per vent’anni.
C’è però un ostacolo da supe-
rare: il tempo di realizzazione
dei tre impianti solari. “Conto
energia” è il programma euro-
peo di incentivazione alla pro-
duzione di energia solare, che
prevede la remunerazione del
surplus di kilowatt prodotti da
un privato e ridistribuiti nella
rete elettrica. In Italia arriva
grazie a una direttiva della co-
munità europea recepita nel
2003. Nel 2007, il ministero del-
lo Sviluppo economico ha fis-
sato nuovi incentivi ed elimi-
nato alcune lungaggini buro-
cratiche per poterne usufruire
più agevolmente. Il problema,
spiega l’assessore ai Lavori
Anzianità e malattie croniche fanno lievitare la spesa rispetto alle altre città
Sanità, a Pesaro-Urbino si spende di più
FEDERICO MASELLI
L
e Marche: una regione vir-
tuosa che gode di ottima
salute. A confermarlo i da-
ti annuali della Federfarma che
mostrano come la spesa farma-
ceutica per cittadino sia dimi-
nuita rispetto al 2008 e al 2007 di
circa l’1%, un trend che potreb-
be essere confermato anche per
il 2010. Ma nel piccolo ducato di
Urbino, rispetto al 2009, l’incre-
mento per l’acquisto di farmaci
è stato quasi nullo (+0,3%). Per
il presidente della Federfarma
di Pesaro-Urbino, Stefano Goli-
nelli, “questo successo è dovuto
non solo a un cittadino più ac-
corto nella spesa, ma anche ai
consigli che il farmacista dà pri-
ma di vendere un farmaco, sug-
gerendo medicinali equivalenti
a un prezzo minore grazie a bre-
vetti decaduti”.
Ecco alcuni dati diffusi da Fe-
derfarma: ogni cittadino ha ri-
pubblici, Maria Francesca Cre-
spini, è che “per sfruttare l’at-
tuale regime di incentivi e fi-
nanziamenti, l’allacciamento
dei nuovi impianti dovrà esse-
re effettivo entro il 31 dicembre
di quest’anno”. Proprio negli
ultimi giorni, infatti, dal mini-
stero dello Sviluppo economi-
co è uscita una nuova bozza di
decreto sul futuro “Conto
energia”, che dal 2011 prevede-
rà finanziamenti meno consi-
stenti e una remunerazione
per kilowatt inferiore a quella
attuale.
Si profila insomma una lotta
contro il tempo. La decisione di
costruire i tre impianti, accolta
positivamente anche dall’op-
posizione, è stata avallata in
Comune lo scorso 2 febbraio. Il
bando di gara per la cessione
dei terreni, assicurano dagli uf-
fici dell’amministrazione, ver-
rà emanato entro il termine di
questa settimana. Fra le condi-
zioni poste alle aziende appal-
tatrici, c’è l’obbligo di accollar-
si lo smantellamento dell’im-
pianto una volta che sarà ter-
minata la concessione.
Due delle tre aree individuate
dal comune per la costruzione
dei pannelli sono a Canavaccio
(a Cà Spadone e a Casino di Ca-
navaccio), la terza a Schieti. E’
su questa scelta che però l’op-
posizione, per voce dell’ex can-
chiesto quasi 8 ricette, mentre
ha comprato 14 confezioni di
medicinali a carico del Sistema
sanitario
nazionale
(Ssn). Ma se
le Marche
non hanno
La sanità:
sforato il
tetto massi- PROVENIENZA
mo di spesa
farmaceuti- Italia
ca consenti-
ta, questo è Marche
stato reso
possibile Urbino
anche da al-
tri due fatto- Pesaro
ri: le farma-
cie hanno
pagato la
prima rata della trattenuta
dell’1,4% imposta dal decreto
Abruzzo; il Governo, di concer-
to con l’Agenzia italiana del far-
maco, ha deciso di ammortiz-
zarne il costo facendo leva sul
didato sindaco Maurizio Gam-
bini (lista “Liberi per cambia-
re”), manifesta dei dubbi. “I
terreni – spiega Gambini – sono
poco adeguati: uno è attraver-
sato da una superstrada, uno è
esposto a nord, mentre quello
di Schieti è troppo piccolo”. Di
tutt’altro avviso l’assessore
Crespini: “Le aree sono esposte
verso sud, ben soleggiate e so-
no tutte molto vicine a una ca-
bina elettrica trifasica: l’allac-
ciamento per il concessionario
sarà rapido e poco dispendio-
so”.
“Tre megawatt di potenza - cer-
ca di quantificare la professo-
ressa di chimica fisica e chimi-
ca organica dell’università di
Urbino, Maria Francesca Otta-
viani – possono soddisfare il
fabbisogno di una piccola co-
munità, o di una intera zona in-
dustriale”. Insomma, un con-
tributo tangibile, sicuramente
“la più grossa iniziativa che ri-
guarda il fotovoltaico che sia
mai stata intrapresa a Urbino,
una località che per l’energia
solare presenta caratteristiche
orografiche ottimali”. Nelle tre
aree designate saranno instal-
lati dei pannelli a terra, che
hanno una peggiore esposizio-
ne rispetto a quelli a tetto ma
offrono vantaggi per la manu-
tenzione.
Il fotovoltaico è una tecnologia
Ssn. Ne è un esempio il taglio
del 12% sui medicinali generici
Ssn in vigore dallo scorso mag-
come cambia rispetto
SPESA IN FARMACIA
-1%
-0,4%
+0,3%
+2,2%
gio.
Alla diminuzione della vendita
di farmaci è corrisposto però
un incremento del numero di
ricette prescritte, il che ha fatto
rizzare le orecchie ad alcune
ECONOMIA
Nella fotografia aerea, delimitata dal perimetro rosso, una delle
tre zone dove sarà realizzato uno degli impianti. Nella pagina
accanto due foto dell’ultima nevicata a Urbino
che evolve velocemente, tanto biocompatibilità minimi.
che la vita media dei pannelli Urbino, intanto, guarda con in-
“soltanto negli ultimi sei mesi - teresse sempre maggiore alle
conclude la Ottaviani - si è al- energie rinnovabili. Oltre alle
zata notevolmente, passando tre aree destinate alla produ-
da sette-nove anni a quindici- zione di energia solare, l’asses-
venti”. Attualmente, sono co- sorato al risparmio energetico
struiti prevalentemente con il ha recentemento deciso di in-
silicio metrocristallino, che è stallare pannelli fotovoltaici
riciclabile solo parzialmente, anche sui tetti dalla piscina
ma esistono già pannelli costi- “Fratelli Cervi” e della Casa di
tuiti da sostanze organiche, riposo “Arcobaleno”.
che presentano problemi di andrea.tempestini@hotmail.it
associazioni di consumatori. sciplinare per truffa. Alcuni
Come ad esempio in Lombar- medici, però, sono stati convo-
dia, dove un medico è stato con- cati dalle Asl per rimborsare ri-
dannato cette giudicate anomale”.
dalla Corte A Urbino il numero di ricette
dei Conti a per paziente è aumentato del
al 2008 risarcire il
danno alla
3,1% e, secondo Golinelli, “que-
sto perché la popolazione è più
Asl di 2.500 anziana della media ed è sog-
RICETTE euro per getta più facilmente a malattie
aver ordi- croniche”.
+3% nato più Ma di cosa si sono ammalati gli
farmaci urbinati in questi mesi? L’in-
+2,8% mutuabili fluenza H1N1, meglio nota co-
del neces- me influenza A, ha fatto segna-
+3,1% sario. Casi re un nuovo picco in quest’ulti-
di medici mo periodo: secondo l’Ordine
+3,9% “iperpre- dei medici sarebbero almeno
scrittori” si un centinaio i casi in tutta la
sono regi- provincia, ma nessuno di questi
strati in sarebbe grave. In secondo pia-
provincia di Pesaro-Urbino, an- no è passata invece la “classica”
che se, come ha sottolineato il influenza stagionale, la cui
presidente dell’Ordine dei me- campagna di vaccinazione a ot-
dici, Luciano Fattori, “da quan- tobre ha reso immune la mag-
do mi sono insediato non sono gior parte degli abitanti.
mai dovuto andare in sede di- fmaselli@hotmail.it
7
 il Ducato

Allievi dell’Isa, tra i migliori animatori d’Italia

Burattini, canzoni
e disegni animati
l’eccellenza a colori
mo organizzare un festival del-
CHIARA ZAPPALA’ l’animazione a Urbino – dice –
ma il progetto è sfumato. C’è
l’idea che l’Isa sia morta”. Alle

L
a parola che li acco-
muna tutti e che, pri-
ma o poi, pronun-
ciano nel racconto
della loro carriera è
“eclettismo”. Sono
gli ex allievi dell’Istituto d’arte
Scuola del libro, illustratori e
animatori, che partecipano a
produzioni importanti ed
esprimono la propria voglia di
creare attraverso diversi cana-
li: illustrazioni per libri dell’in-
fanzia, animazioni per adulti e
bambini e laboratori artistici.
Marcella Brancaforte è straor-
dinariamente poliedrica. Usci-
ta dalla sezione di disegno ani-
mato dell’Isa nel 1982, si è poi
dedicata all’illustrazione per
approdare al teatro dei buratti-
ni. A Urbino, è arrivata da Cata-
nia, per il quarto e il quinto an-
no della scuola. “La mia mam-
ma è una brava pittrice – rac-
conta – mi ha lasciato andare a
16 anni perché sapeva che era
un buon istituto”. Poi si è scrit-
ta all’Isia e da qui è approdata a
Milano, dove ha lavorato per
anni.
Fra i suoi maestri cita Emanue-
le Luzzati, i cui lavori sono ca-
ratterizzati da sfondi di teatri,
sipari e quinte. E infatti Marcel-
la sapeva che, prima o poi, sa-
rebbe arrivata al teatro: “Da
piccola volevo fare la pupara.
Ma i pupari tramandano la co-
noscenza di padre in figlio. Al-
lora mi sono avvicinata al tea-
tro di figura, che è più accessi-
bile”. Ha iniziato a collaborare
con un gruppo di amici burat-
tinai, e ora dipinge i volti dei
critiche ribatte dicendo che è
vero che l’incisione è in decli-
no e che il corso della scuola
dedicato a quest’arte non è più
in voga. Al suo posto, però ri-
mane l’eccellenza del corso di
animazione.
“Sono soprattutto le studen-
tesse a eccellere. Le caratteriz-
za una dimensione intimisti-
ca” precisa la Ragonesi. Da Ur-
bino è uscita infatti Serena Ri-
glietti, che ha curato le illu-
strazioni di Harry Potter. O Re-
becca Lisotta, che ha fatto
lavorato per la serie Corto Mal-
tese, per i lungometraggi La
Gabianella e il gatto, Juan Pa-
dan (ideato da Dario Fo) e Mo-
mo, di Enzo D’Alò.
Teen Days, l’ultimo lavoro di
Rebecca, viene trasmesso da
Rai2, per la regia di Maurizio
Nichetti. “In Francia è in Tv da
novembre e ha avuto molto
successo – racconta – in Italia
va in onda dal 26 gennaio e ini-
zia già a piacere”. Presto la Rai
trasmetterà un altro suo lavo-
ro, Stellina, una coproduzione
italo-francese. Rebecca ha
realizzato anche molti dei car-
toni animati che regalano in-
sieme alle merendine. “Mi si
spalancavano molte porte do-
po Urbino”, ammette.
Anche Simona Bursi si è diplo-
mata all’Isa. Ha iniziato la sua
carriera nello studio di Bozzet-
to. “Gli avevano chiesto di fare
le animazioni per le canzoni
dello Zecchino d’Oro – raccon-
ta l’animatrice – e ha chiesto a Alla Cineteca di Milano i film di Simone Massi
me di farle”. Dopo Il caffè della
Peppina, è continuata la sua

“Le mie nuvole animate”

pupazzi, le scenografie e le lo-
candine. Poi tiene dei laborato-
ri per bambini, che lei chiama
performativi, ha pubblicato un
libro, Le noi, ha cantato per un
cd di musica popolare di cui ha
disegnato le illustrazioni, ha
collaborazione con l’Antonia-
no. È stata anche autrice di una
serie di successo per bimbi
piccoli, I Bi-Bi, trasmessa da
Rai2. Oggi riconosce che “lo
stile personale l’ho imparato a
Urbino”.
dici disegnando la mia famiglia e la mia terra.

curato una linea di ceramiche.
Marcella è un’esplosione di
idee. “Provenire da una terra
ricca di tradizioni, musica, tea-
tro, pittura e colori mi ha dato
una grossa spinta. Poi il meto-
do è arrivato a Urbino”.
La storia dell’Istituto inizia nel
1923: l’Accademia delle belle
arti di Urbino fu una delle tan-
te chiuse con la riforma Genti-
le e venne sostituita dal Regio
istituto per la decorazione e
l’illustrazione del libro, da cui
nacque poi l’Isa. Nel 1953 ven-
ne istituito il corso di disegno
animato. Oggi, oltre ai cinque
anni della scuola superiore, c’è
un corso biennale post-diplo-
ma in grafica e ancora non si
capisce che fine farà con la ri-
forma Gelmini.
La preside Maurizia Ragonesi
parla delle difficoltà: “Voleva-
Non sono solo donne, gli ex
alunni di successo dell’Isa. Co-
me Simone Massi (vedi inter-
vista a lato). Giuliano Ferri la-
vora da Pesaro ma le sue illu-
strazioni stanno sui libri di
mezzo mondo. Ha lavorato per
case editrici tedesche, ameri-
cane, inglesi, giapponesi,
francesi, persino a Taipei. In
Italia molto meno perché “le
vendite non sono alte. Spesso i
compensi sono da fame”.
Le case editrici straniere, inve-
ce, pagano bene e lasciano la-
vorare su di un progetto per
parecchi anni, valorizzando
qualità. “Mi dispiace solo che
quando le mie figlie entrano in
una libreria, non trovano le
mie illustrazioni. I lavori che
faccio all’estero non arrivano
quasimai in Italia”.
kiasi@tiscali.it
H
a cominciato a lavorare in fabbrica e oggi
riceve lodi da Goffredo Fofi, uno dei mas-
simi intellettuali italiani. Simone Massi,
40 anni a maggio, animatore di professione nato
a Pergola, ha cominciato a studiare all’Isa a 23.
Dopo 15 anni di quasi anonimato, i suoi film
hanno avuto successo al festival di Venezia e una
menzione speciale ai Nastri d’Argento. Ora la ci-
neteca di Milano gli ha dedicato un libro e un
dvd, Poesia bianca.
Com’è nato questo libro?
Due anni fa il direttore della cineteca di Milano,
Matteo Pavesi, ebbe modo di vedere il mio film
La memoria dei cani, ne fu colpito e organizzò
una retrospettiva. Da quell'incontro nacque l'i-
dea di un libro che contenesse la mia storia e un
dvd con tutti i miei lavori di animazione.
Goffredo Fofi ha detto: “C’è un lato lirico e poe-
tico, e un forte attaccamento alla terra. In Mas-
si sento echi di Leopardi e di Licini, sento l’aria
di una regione contadina e marinara che ha sa-
puto conservare i legami con le radici”. Cosa
rappresentano le radici?
Sono fondamentali. Rendo omaggio alle mie ra-
Parto dai volti cari, da figure che poi muto in so-
gno. La parte più difficile è senz'altro quella le-
gata alla terra marchigiana: è molto complessa,
ricca, piena di linee, forme e colori.
Nei film si sente un legame con le nuvole e in-
fatti le immagini si susseguono come le varia-
zioni delle nuvole in cielo.
Hanno questa metamorfosi continua e imper-
cettibile, un ché di miracoloso che le sospende
in aria e le muta. Credo che siano un punto di ri-
ferimento per il tipo di storie che faccio perché
hanno in loro poesia, lentezza, leggerezza, silen-
zio. Per me rappresentano un ideale di anima-
zione, l’animazione perfetta.
Finora è stata una casa produttrice francese a
farsi carico dell’aspetto economico dei lavori. È
così difficile trovare finanziatori in Italia?
Sapevo dai tempi della scuola che in Italia sareb-
be stato difficile lavorare. Purtroppo anche in
Francia, nonostante i buoni risultati, hanno de-
ciso di non rinnovarmi il contratto. Faccio un ti-
po di prodotto che esce dalle logiche di mercato
e da quello che oggi viene inteso arte. (c.z.)

8
 CULTURA
Un libro per risvegliare la storia di Urbino

“Finestre sulla città

e dintorni”
FEDERICO DELL’AQUILA

N
ostalgia e delu-
sione. Sono que-
sti i sentimenti
che prova Alberto
Calavalle quando
pensa alla Urbino
di oggi, i sentimenti che hanno
ispirato il suo ultimo libro, “Fi-
nestre sulla città e dintorni”. No-
stalgia per un “senso di apparte-
nenza alla città” andato perso e
delusione per una città ormai
“svuotata”, non più abitata dagli
urbinati, ma solo da studenti
universitari ne hanno fatto “il lo-
ro campus”. Una volta “ci si ve-
deva ogni giorno in Piazza della
Repubblica – racconta Calavalle
nel libro – ora la piazza è fre-
quentata dagli studenti e quan-
do non ci sono loro resta quasi
vuota”.
L’opera, la settima dell’autore, è
una raccolta selezionata di arti-
coli e saggi brevi pubblicati sul
settimanale “Il nuovo amico” e
su altri periodici. Un insieme di
riflessioni e pensieri dedicati a
personaggi (Raffaello, Federico
da Montefeltro, Bo, Volponi), og-
getti, professioni e luoghi di Ur-
bino. Un ritratto dell’antico Du-
cato, che parte dal passato per
arrivare ai giorni nostri dove,
nella “città storica, ormai ridi-
mensionata di molto nel nume-
ro dei suoi abitanti, si sente sem-
Disegni di: pre meno risuonare la dolce ca-
Giuliano Ferri (al denza del dialetto urbinate”.
centro), Rebecca Tanto che “c’è da credere che ci
sono più urbinati qui (sull’auto-
Lisotta (in basso bus di Gabriele, autista che ogni
a destra), anno accompagna un gruppo di
Simone Massi urbinati in un viaggio) che nella
piazza di Urbino”.
(in alto a Nostalgia e delusione sì, ma an-
destra), Marcella che voglia di reagire con sogni
Brancaforte (a possibili e proposte creative.
Perché “Urbino non può conti-
sinistra) nuare a vivere di ricordi e di glo-
rie del passato”, perciò bisogna
“ridare slancio e vita a una città
che pare un po’ vuota e rasse-
gnata”. Come? Attraverso un ri-
sveglio della storia della città.
Recuperando, ad esempio, la
tradizione artigianale molto fa-
mosa fra il ‘400 e il ‘600 che an-
noverò diversi esperti nella fab-
bricazione di strumenti di altis-
sima precisione per la misura-
zione dello spazio e del tempo
quali compassi direzionali e
proporzionali, astrolabi, righe,
squadre e orologi. Strumenti di-
ventati famosi in tutto il conti-
nente perché regalati come og-
getti preziosi dai duchi di Urbi-
no ai sovrani europei. Passato
da risvegliare anche attraverso
la ripresa di un’altra tradizione
artigianale del Ducato, quella
della ceramica artistica, con la
riapertura della sezione di Ce-
ramica all’Istituto d’Arte.
Insomma, una vera e propria
valorizzazione del passato, da
completarsi, secondo Calaval-
le, con l’istituzione di una Festa
delle Arti in occasione della
quale gli allievi delle tre scuole
d’arte della città (l’Isa, l’Isia e
l’Accademia) e altri artisti
“escano per un giorno dal chiu-
so delle aule, dal segreto delle
soffitte e cantine e per un giorno
si ritrovino insieme per un fe-
stoso appuntamento all’aper-
to”.
Ma è impensabile risvegliare la
tradizione non partendo dalla
storia della città. È proprio que-
sta che Calavalle vuole riporta-
re in luce con un’altra proposta
che lancia nel suo ultimo libro:
una laica rievocazione storica
“dell’arrivo avventuroso in Ur-
bino del corpo di San Crescenti-
no”, il patrono della. Una ricor-
renza da commemorare non
solo dal punto di vista religioso.
federicodellaquila@libero.it

Il concorso letterario ha scelto i 22 racconti finalisti

Contaminazioni in un volume
MANUELA BALDI dazione del freepress Analogico, lo sciare la città e passa la notte in bian-
staff della casa editrice Ares edizioni, co a scrivere delle emozioni che ha
i componenti della web radio Urca e vissuto mentre era a Urbino. La mat-

Uno scatto di Urbino scelto per la copertina
del libro che raccoglie i racconti in concorso
I
l conto alla rovescia è cominciato.
Fra meno di un mese il concorso
letterario “Urbino, identità e con-
taminazioni” darà il suo frutto. Un li-
bro di racconti e poesie che uscirà
dalle mura della città, avrà un codice
ISBN e quindi sarà in vendita con un
prezzo simbolico nelle librerie della
provincia e online. Sono stati sele-
zionati i 22 lavori che faranno parte
della raccolta, i nomi dei “prescelti”
e i titoli degli scritti sono su Face-
book. Il 26 febbraio è previsto un
evento per celebrare l’uscita del li-
bro, ma ancora è da stabilire dove av-
verrà. Tano Rizza, responsabile della
rivista promotrice Openhouse, ha
deciso di chiedere al Comune che
l’evento si svolga alla Casa della Mu-
sica. “L'idea – dice Rizza - è di creare
un percorso letterario, visivo e sono-
ro al quale partecipino anche la re-
il collettivo Anonima Scrittori”.
Gli autori dei lavori non nascondono
soddisfazione. Lella De Marchi ha
composto “Urbino elicoidale”, una
poesia che racconta il percorso di
uno studente da borgo Mercatale a
piazza della Repubblica: l’incontro
tra il ritmo orizzontale - della tradi-
zione e della natura del territorio – e
quello verticale – dei giovani che at-
traversano la città per poi abbando-
narla, trasferirsi altrove. Lella è di Pe-
saro, ma a Urbino ha frequentato
corsi di scrittura creativa. “Con la cit-
tà ho un legame sentimentale,
un’empatia particolare. Dovendola
tradurre in una fotografia, non avrei
potuto usare altro strumento che la
forma poetica”.
Il racconto di Giuseppe Moccia par-
la invece di un ragazzo che sta per la-
tina dopo sul foglio nota una lacri-
ma: è la città che lo saluta. Giuseppe
ha 28 anni, studia a Urbino e vuole fa-
re il giornalista. La competizione e la
possibilità di pubblicare il proprio
racconto lo hanno motivato: “Sapere
che a qualcuno piace quello che scri-
vo mi incentiva”. Secondo Michele
Bartolucci, di Urbino, il concorso è
un’occasione per mettere in luce
aspetti inediti della sua città. “Sono
curioso – dice – di leggere i racconti
degli altri autori selezionati e cono-
scere il loro punto di vista”. Eccola, la
vera contaminazione. Se è vero che i
progetti migliori si scoprono in dive-
nire, quello del concorso letterario a
Urbino sta prendendo una via più
lungimirante rispetto al suo punto di
partenza.
manuelabaldi@hotmail.com

9
 il Ducato
Lorenzo Lavia parla di “Molto rumore per nulla” in scena al Teatro Sanzio

“Shakespeare, il più grande”

Una fresca commedia sull’amore, i desideri, i litigi e le gelosie che ha riscosso successo in tutta Italia

GIULIA AGOSTINELLI

L
ionato, governatore
di Messina e padre
della giovane Ero,
entra sul palcosce-
nico. Batte sul tavo-
lo. Dice: “Comin-
ciamo!”
In Molto rumore per nulla, in
cartellone il 18 febbraio al
Sanzio di Urbino, il gioco tra
realtà e finzione irrompe subi-
to e si fonde con un ritmo velo-
ce e fresco. Una commedia
shakespeariana che tra gioco e
risate parla dell’amore, ma an-
che dei litigi, delle gelosie e dei
desideri che creano, appunto,
molto rumore per nulla. A fare
da sfondo alla vicenda ci sono
i classici temi dell’opera di
Shakespeare: il dilemma esi-
stenziale tra l'essere e l'appa-
rire, il tema dello specchio e
della maschera. A portarla in
scena è la compagnia di Ga-
briele Lavia. Tra gli attori, qua-
si tutti giovani, vi è Lorenzo La-
via, figlio di Gabriele. Lui veste
i panni di Benedetto, il giovane
signore di Padova.
Come nasce questo spettaco-
lo?
E’ nato per caso. Noi eravamo
in giro con Misura per misura
e al festival shakespeariano di Shakespeare si fa per tantissi- tratto distintivo della regia di Lorenzo Lavia
Verona mancava uno spetta- mi motivi, uno è perché è il più suo padre, cosa direbbe? in scena
colo e chiesero a noi cosa po- grande poeta della nostra sto- In questo spettacolo non si ve-
tessimo fare. Così durante le
con Giorgia
ria. Sicuramente chiama pub- de l’impronta di Gabriele La-
repliche di Misura per misura blico e per una compagnia sen- via, infatti molti pensano che Salari. In alto
abbiamo cominciato le prove za nomi, che vive solo del suc- non sia un suo spettacolo. For- a destra
di Molto rumore per nulla. cesso che si porta dietro, un ti- se solo un attore che ci lavora
Non sapevamo neanche se il logo del
tolo di grande richiamo aiuta vede il marchio del regista: in
avesse avuto un seguito, ma molto. E poi è sempre fatto dai scena corriamo, saltiamo, fac- laboratorio
poi a Verona c’è stato un gran- giovani. ciamo movimenti che sembra- teatrale
dissimo successo. Il teatro Ar- Perché nasce la compagnia no quasi improvvisi, ma in real-
gentina, insieme al teatro In- Lavia? tà è tutta una macchinetta mol- do. Così entriamo in scena con battute .
dia, - coproduttori di questo Per un’esigenza di libertà arti- to precisa e molto costruita. jeans e maglietta, come se stes- Urbino è una città piena di stu-
spettacolo insieme alla com- stica e per potersi gestire le In questo ritmo veloce rientra simo indossando gli abiti che denti e di docenti universitari.
pagnia Lavia - lo ha voluto nel proprie risorse all’interno. L’e- anche il gioco che si fa in scena noi useremmo per provare. Lo Che cosa vi aspettate da que-
cartellone e da lì abbiamo fat- tà media degli attori è molto con i costumi: vengono indos- spettacolo comincia intorno a sta platea?
to una piccola tournèe. Visto il giovane anche se abbiamo sati, oppure sono solo appog- un tavolo, come di solito si fa Io mi aspetto sempre che lo
successo, lo hanno rivoluto di trentenni, quarantenni e ses- giati per poi essere trascinati nelle prove. E’ il segno della spettacolo abbia successo.
nuovo al teatro Argentina e ab- santenni. In Italia ci sono tal- da attori che indossano gli abi- teatralità. Spesso in questo Questa è la mia speranza. Devo
biamo avuto il record di pre- mente tanti vecchi in teatro ti di tutti i giorni. Da dove è na- spettacolo viene infranta la dire che i giovani capiscono
senze. che noi sembriamo molto più ta questa idea? quarta parete sia con questo molto di più degli insegnanti e
Che cosa significa per una giovani di quello che in realtà Nasce da Verona. Ci era venuta gesto e sia con i monologhi che riescono a capire anche l’ironia
compagnia di giovani attori siamo. l’idea che questo spettacolo sono tutti molti diretti e rivolti e le sottigliezze del testo, della
portare oggi in scena Shake- Se dovesse indicare quale sia cominciasse come se fosse una al pubblico. Io stesso coinvolgo regia e della messa in scena.
speare? in Molto rumore per nulla un compagnia che stava provan- il pubblico facendogli dire le giulia.agostinelli@hotmail.it

car Cinema
LOURDES

di Jessica
si a Lourdes in un cosiddet-
to viaggio della speranza,
anche solo per rompere l'i-
solamento e la solitudine
fer. ore 20-22
fest. ore 16-18-20-22

Una giovane coppia (Katie

zionalista. Una specie di
Poltergeist digitale, pur effi-
cace e a tratti divertente.

te
Hausner cui si ritrova confinata. Ma Featherson e Micah Sloat) SCUSA MA TI VOGLIO
dal 12 una volta giunta nel luogo si rende ben presto conto SPOSARE
febbraio di pellegrinaggio, una matti- che la casa nella quale vive di Federico
Cinema na si sveglia e si ritrova è infestata da demoni che Moccia
Ducale apparentemente, inspiega- si nutrono di energie negati- dal 12 feb-
braio

llo
bilmente guarita. ve. Per sentirsi protetti,
fer. ore 20.30-22.30 decidono di installare NuovaLuce
fest. ore 16.30-18.30- PARANORMAL ACTIVITY all’interno dell’abitazione ore 21
20.30-22.30 un impianto di videosorve-
di Oren Peli glianza in grado di riprende- Alex (Raoul Bova), un pub-

ne
BoChristine è una donna dal 12 feb- re quello che accade di blicitario di 39 anni e Niki
condannata alla sedia a braio notte mentre dormono. Non (Michela Quattrociocche),
rotelle che non si è rasse- Cinema mancheranno sgradite sor- una spensierata ventenne,
gnata alla sua infermità. Un Ducale prese.Paranormal Activity è si conoscono a seguito di
giorno decide così di recar- un film decisamente tradi- un incidente stradale. Al

10

DANIELE FERRO
L
a fotografia della lo-
candina che la dot-
toressa Simona Ma-
roni ha scattato per
presentare il suo
corso di teatro tera-
peutico spiega tutto e non
spiega nulla. Difficile chiarire,
quando si parla del dialogo che
lega mente e corpo.
Simona, 33 anni, è una psicote-
rapeuta. La passione per il tea-
tro l’accompagna da dieci an-
ni, da quando ha fondato con
altre persone la compagnia ur-
binate de “I Poliedrici”. Corsi e
stage l’hanno formata come
attrice. Teatro e psicologia so-
no allora diventati un percorso
unico di crescita professionale
e conoscenza di sé. Da questo
cammino nasce il “laboratorio
espressivo di teatro autobio-
grafico” che inizierà lunedì 15
febbraio: “In scena contattan-
do se stessi”.
Il laboratorio si svolgerà al cir-
colo Acli - costa 60 euro al me-
se per una lezione settimanale
di due ore - e terminerà a metà
giugno. O più in là se i parteci-
panti decideranno di conclu-
dere con uno spettacolo, ma Si-
mona dice che “starà a loro de-
cidere. A me interessa far capi-
re che il teatro serve a migliora-
re se stessi, a conoscersi. L’ho
testato su di me. Il teatro mi ha
aiutato molto, una volta ero ti-
midissima, diventavo paonaz-
za per niente. Ho anche impa-
rato a gestire la voce, a osserva-
re come cammino. La cammi-
nata può rivelare molto di sé,
pregi e difetti”.
“Ho deciso di fare questo corso
- rivela l’attrice psicoterapeuta
- perché ero stufa di avere solo
nozioni dentro, avevo bisogno
di tirarle fuori. Quando arrivi a
faro, si sono promessi eterno
amore, e ora, a distanza di
tre anni, Alex capisce che
nonostante la differenza di
età, è lei la donna che vuole
realmente sposare. I loro
amici di sempre, contribui-
scono a caratterizzare le loro
vite, ognuno con le proprie
storie, ognuno con le proprie
attività, confrontandosi con
la propria crescita, i rispettivi
sogni per il futuro. Quando
Alex chiede a Niki di sposar-
lo, la ragazza inizialmente è
al settimo cielo ma con l'av-
vicinarsi della data, sente
dentro di lei un timore cre-
scente, che le fa fare una
Al centro Acli un “laboratorio espressivo autobiografico”
Mente, corpo e teatro:
l’inconscio in valigia
per conoscere se stessi
un cumulo di informazioni
non te ne fai nulla se non le
metti in pratica o non le rendi
disponibili agli altri”.
Finora si sono iscritte dieci
persone. “Sono quasi tutti la-
voratori intorno ai trent’anni -
spiega Simona - e quasi tutti
uomini”.
Lunedì 15 sarà un incontro gra-
tuito, perché il primo passo è
parlare per conoscersi: “L’idea
è di partire da un passato, an-
che recente, e di andare verso
Al Nuova Luce parte Cinemania, rassegna di pellicole d’essai
Appuntamento con i film d’autore
I
l cinema di qualità torna a
Urbino con i film d’essai
presentati al Nuova Luce.
Parte Cinemania, la rassegna
cinematografica che da 26 anni
porta nelle più piccole sale del-
le Marche i grandi film d’auto-
re. Un progetto che di edizione
in edizione ha riscosso succes-
so, tanto da essere ritenuta
“una manifestazione leader
nel settore degli audiovisivi-
come si legge sul www.agisci
nemania.it - e modello di riferi-
mento per idee simili che si
svolgono su tutto il territorio
nazionale”.
“Da questo mese fino alla metà
di marzo - spiega Marco Lazza-
ri, proprietario del Nuova Luce
- alla nostra programmazione
normale si aggiunge quella dei
film di particolare valore arti-
stico. Dal 1994 siamo i primi
nelle Marche come cinema
mossa falsa: annullare il
matrimonio.
WELCOME
di Philippe Lioret
dal 17 al 18 febbraio
NuovaLuce ore 21
Per riconquistare la sua
donna che lo ha lasciato,
Simon, istruttore di nuoto alla
piscina di Calais, si carica di
un rischio aiutando in segreto
un futuro. Vorrei che i parteci-
panti - immagina l’attrice -
portassero una valigia ideale,
in cui si mettono progetti, so-
gni, cose che non piacciono e
che piacciono, che magari non
si sono mai tirate fuori. È un
modo per riassaporare il pas-
sato, quello lontano dell’infan-
zia o quello più vicino. Ognuno
sceglierà”.
Tra i tanti esercizi del laborato-
rio, il più affascinante è forse
quello della maschera. Simona
d’essai e grazie alla nostra
clientela continuiamo ad avere
una programmazione molto
particolare e molto selettiva
nonostante tutte le difficoltà
economiche che ci sono”.
Ad inaugurare il ciclo di pelli-
cole d’autore proiettate al
Nuova Luce sarà Welcom di
Philippe Lioret.
Il biglietto costerà solo 4 eu-
ro.“Essere i primi nella regione
– continua Lazzari – ci fa molto
piacere. Riceviamo dei fondi
annuali del Ministero, e i film
che proiettiamo classificati co-
me Icn, ossia d’interesse cultu-
rale e nazionale. Stiamo lavo-
rando anche per inserire in ca-
lendario il film La cosa giusta
realizzato dal regista urbinate
Marco Campogiani, sperando
di poter avere il cineasta in sala
per organizzare un dibattito al
termine del film”. (g.a.)
un giovane rifugiato curdo
che vuole attraversare la
Manica a nuoto in segreto.
Ottimo film di Philippe Lioret,
regista di notevole successo
in patria e invece sconosciuto
da noi.
CAPITALISM: A LOVE
STORY
dal 24 al 25
febbraio
NuovaLuce,
ore 21
A vent’anni esatti dal pionieri-
stico Roger & Me, il nuovo
SPETTACOLI
spiega: “A coppie ci si fa il calco Con quell’omino ex tappo di
del viso. Si è stesi a terra, nella champagne che nella locandi-
stanza con poca luce. Bisogna na regge il volto gessificato,
affidarsi all’altra persona, che forse Simona vuole dire che
dopo averti messo le garze ti grazie al corso i partecipanti si
massaggia, mentre tu aspetti troveranno davanti alla pro-
almeno un quarto d’ora, il tem- pria maschera, e riusciranno a
po perché si asciughi il gesso. È capirla e sorreggerla. Sarà co-
un abbandono totale. Si fa do- sì? Forse. Quando si parla di
po 4, 5 incontri - rassicura la mente, anche l’aiuto della psi-
dottoressa - perché ci potreb- cologia e del teatro non può il-
bero essere persone molto sen- luminare del tutto il mistero
sibili, è prima bisogna cono- dell’inconscio.
scersi”. daniele.ferro@libero.it
IL PROGRAMMA DI CARNEVALE
Tante maschere
e grande musica
Dopo la festa in maschera del giovedì “grasso”
al Collegio Raffaello, il Carnevale a Urbino conti-
nua. Domenica 14 febbraio, al Teatro Sanzio
(ore 18.00) i solisti dell’Orchestra Sinfonica “G.
Rossini” diretti da Noris Borgogelli propongono
“Pierino e il lupo”, fiaba musicale per bambini,
Op. 67 di S. Prokof’ev.
Il Carnevale finisce martedì grasso al Palazzetto
dello Sport: dalle 16, festa in maschera per
bambini con clown, musica, dolci e maschere. E
per le strade di Fermignano, sfilata di carri alle-
gorici dalle 20.30
film di Michael Moore ritorna Musei
sulla questione esaminata MUSEO DELLA CITTA’
dal regista nel corso di tutta
la sua carriera: gli effetti dis-
astrosi prodotti dal dominio
delle grandi aziende sulla vita
quotidiana degli abitanti degli
Stati Uniti e del mondo intero.
Ma stavolta il colpevole è Nuovi orari di apertura
molto più grande della da febbraio 2010
General Motors, e la scena lun-ven: ore 10 alle 13
del crimine molto più ampia sab-dom: ore 10-12.30
di Flint, Michigan. e 15.30-18
Mescolando l’umorismo all’in- chiuso il martedì
dignazione, Moore esamina
la tormentosa questione del Il museo racconta l’idealità
prezzo pagato dall’America a di Urbino - la città ideale per
causa del suo amore per il eccellenza - tra presente e
capitalismo. passato.
11
 il Ducato
La Pantera al
piano B di
Magistero, in
via Saffi. Un
simbolo della
memoria
decontestualiz-
zato, ridotto a
icona senza
più riferimenti.
Neanche una
targa che ricor-
di quelle vicen-
de

Vent’anni dall’occupazione di Magistero da parte del movimento studentesco

La Pantera, ricordo sbiadito

Pochi oggi sanno cosa rappresenti, ma è l’unico segno visibile rimasto di quell’esperienza controversa
della Pantera urbinate è Eduar- nazionale, a Urbino lo studen- un’assemblea nazionale a Fi- demia di Belle Arti”, dice Fiche-
FRANCESCO CIARAFFO do Fichera, allora studente di te Fichera viveva giorni che an- renze decretò di fatto la fine ra, oggi insegnante di inglese

A
Gaia e Daniela, Lingue. “In seguito i rappre- cora ricorda bene: “Per me fu delle occupazioni. Urbino fu alle superiori. “Quel murales è
studentesse di sentanti degli studenti orga- un'esperienza unica. Certo l’ultima a cedere. Era interve- l’unica cosa buona rimasta”, ri-
psicologia e so- nizzarono un'assemblea nel- non è stata perfetta, ma ha avu- nuta la Polizia. “Non ci fu nes- corda Bellei. Quel disegno che
ciologia, non ri- l'Aula magna della facoltà di to un alto valore formativo”. sun danno all’interno del Ma- gli studenti di oggi non sanno
corda “assoluta- Sociologia alla quale parteci- Dopo qualche mese la mobili- gistero. L’unico segno che ab- cosa rappresenti, mette d’ac-
m e n t e n i e n t e”. parono tutti i gruppi politici tazione nazionale cominciò a biamo lasciato è la pantera di- cordo gli studenti di ieri.
Passano di fron- dell’università. perdere forza. Il 1° marzo segnata dai ragazzi dell’Acca- francescociaraffo@libero.it
te alla pantera
disegnata fuori
La protesta C'erano tantissi-
mi studenti e
dall’aula B1 del
contro la nessuno volle
assumersi la re-
Progetti europei, da Berlino alla Slovenia
Magistero come
davanti a un ar- sponsabilità di
legge Ruberti

L’ateneo oltre i confini

redamento, moderare e così
qualcosa a cui si fui indicato io”.
è abituati e di cui partì da Durante quel-
non si chiede l'assemblea si
più perché sia lì. Palermo e decise di non oc-
A Salvatore inve- cupare, cosa che
ce r icorda le invase molte avvenne in un
chia, passando per il Libano e il Marocco),
Black Panther secondo mo- MICHELE MASTRANGELO
americane. Gli università mento. “Il movi- decisero di rafforzare le proprie relazioni,
appoggiando dichiaratamente la neonata
unici a sapere mento era estre-

sono Paolo e Rafael. Quest’ulti-
mo è uno dei protagonisti del-
l’aula autogestita C1 di socio-
logia e leader dell’Onda, il mo-
vimento che un anno fa ha in-
vestito gli atenei italiani. Sulla
destra c’è scritto 14/2/90. Ven-
t’anni che hanno cancellato
dalle menti degli studenti di
oggi il movimento che tra la fi-
ne del 1989 e il 1990 partì da Pa-
lermo e si diffuse nelle univer-
sità italiane fino
a Urbino. “Come
Aula autogestita
Fichera:
pensiamo di or-
ganizzare un di-
“Tutto iniziò
battito per ricor-
dare quel perio- da un mio
do”, dice Rafael.
La Pantera pro- manifesto
testava contro il
progetto di pri- E’ stata
vatizzazione
dell’allora mini- un’esperienza
stro dell’Univer-
sità, Antonio Ru- formativa”
berti. Urbino pe-
rò viveva la paradossale situa-
zione di ribellarsi contro un
provvedimento che non l’a-
vrebbe riguardata dato che l’A-
teneo non era statale, cioè non
viveva con finanziamenti pub-
blici. “Tutto è iniziato da un
manifesto che ho attaccato alla
segreteria del Magistero e fir-
mata a nome mio perché non
facevo parte di nessun grup-
po”. A raccontare i primi giorni
mamente diviso, tanto che al-
l'interno si costituirono delle
commissioni formate da per-
sone contrarie all'occupazio-
ne, come me, ma favorevoli al-
la statalizzazione. Quando si
decise l'occupazione molti
studenti e professori andarono
in vacanza e quelli che erano
visti come i più moderati furo-
no marginalizzati. Il movimen-
to quindi era spinto dai fuori
corso”. Cristiano
Maria Bellei nel
1990 aveva 21
anni e frequen-
tava il secondo
anno di Sociolo-
gia. Partecipò al-
la prima fase del
m ov i m e n t o e
dell'occupazio-
ne, per poi ab-
bandonare
“quando il Magi-
stero si riempì di
gente venuta da
fuori e si trasfor-
mò in un ritrovo serale”. Aveva
e continua ad avere un giudizio
negativo di quell'esperienza.
“Per molti ha rappresentato
l'occasione che era mancata
nella loro generazione. E' stata
una brutta imitazione degli an-
ni '70”, dice oggi da docente di
Antropologia culturale.
Mentre a Palermo si riuniva la
prima assemblea di quello che
era diventato un movimento
L
a Carlo Bo, un piccolo vascello pirata
che molla gli ormeggi e punta il timone
verso l’Europa. L’immagine è quella
del prof. Giuseppe Giliberti, che dell’Ateneo
è responsabile all’internazionalizzazione:
“Contrariamente alle grandi corazzate, Bo-
logna o Roma, noi di Urbino siamo una pic-
cola nave, ma proprio per le nostre dimensio-
ni siamo più veloci, riusciamo a muoverci me-
glio a livello comunitario e con meno buro-
crazia, specie con questo rettorato, sensibile
al tema”. Non c’è da stupirsi allora se la Carlo
Bo sia una dei tre soci fondatori dell’Universi-
tà euro-mediterranea (EMUNI) di Portorose,
in Slovenia, o il nodo di un progetto-network
con gli atenei di Berlino e di Posen (l’EUni-
Cult), che getta le basi per una specie di Era-
smus “rafforzato”.
L’Università euro-mediterranea è nata nei
primi mesi del 2009, quando a Barcellona
l’ateneo ducale ha firmato insieme alle uni-
versità di Haifa (Israele), Maribor (Slovenia) e
Susse (Tunisia) il suo atto di fondazione. Ma
l’idea dell’area di istruzione allargata ai paesi
mediterranei era già stata partorita ad Urbino,
verso il finire degli anni ‘90, dove Giliberti, che
fa anche parte del Senato accademico dell’u-
niversità di Portorose, aveva preparato quella
che sarebbe diventata poi la carta di Tarrago-
na: questo documento, approvato dall’Ue, è
stato il punto di partenza per il meeting tenu-
tosi al Cairo dai ministri europei dell’istruzio-
ne, incontro-preparatore per la nascita del-
l’Università euro-mediterranea.
Il merito dell’ateneo di Portorose è quello di
essere stato un precursore di quell’unione
mediterranea, divenuta realtà nel febbraio
2009, con il summit di Parigi. Qui, i governi
europei, insieme ai partner mediterranei
(per intendersi, dalla Mauritania alla Tur-
università di Portorose.
Ancora in fase di approvazione, ma non me-
no ambizioso, è il progetto EUniCult, che
vorrebbe legare tra di loro la Carlo Bo con i
tre atenei di Berlino e quello polacco di Pol-
sen. Nasce per fornire agli studenti delle co-
noscenze culturali base, utili da una parte
per avvicinarli, dall’altra per favorire gli
scambi: non preparare solo lezioni di integra-
zione ma, a detta del prof. Aldo Venturelli, in-
caricato del progetto, creare “una comunità
universitaria, con percorsi didattici”. Più faci-
le la mobilità Erasmus per gli studenti urbina-
ti verso Germania e Polonia, e la prospettiva
che questi corsi, in futuro, possano confluire
anche in esami comuni, da svolgere con i nor-
mali crediti. mastromic@gmail.it
PRECISAZIONI
Tre precisazioni: nello scorso numero
del Ducato, nell’articolo sul Consiglio
degli Studenti di Urbino, uno dei con-
siglieri intervistati è stato Raffaele
Marasco e non Moresco; il nuovo pre-
sidente del Consiglio, Stefano
Paternò, di Università è Futuro (che
conta 23 consiglieri) è stato eletto
con 22 voti su 32 consiglieri presenti:
8 infatti erano gli assenti (40 in tota-
le); l’assegnazione dei fondi per le
attività socio-culturali e il bando delle
150 ore va attribuita a tutto l’organo
consiliare, e dunque non ad una sola
componente rappresentante.

12
 UNIVERSITÀ
I dati Asur sulla situazione dal 1998 ad oggi Laurea a Urbino nel 1991 e poi il volo

“La mia carriera

L’HIV non fa più paura: da prof in Usa”
in dieci anni SILVIA SACCOMANNO

uno solo positivo al test D

a studente di Urbi- borse mi sono autofinanziato: la-
no a professore vavo i piatti, pulivo per terra e in-
nell’università de- segnavo. Sarò uscito 5 volte la se-
gli astronauti in ra in quell’anno. E’ difficile, so-
America. “Oggi vi- prattutto se hai legami affettivi.
vo a West Lafayet- Ho dovuto fare delle scelte, ma al-
te, città a due ore da Chicago. Qui l’epoca non avevo molte alterna-
vicino è nato Axl Rose, la voce dei tive per fare quello che mi piaceva.
Guns N' Roses e hanno girato al- In America era tutto più semplice
cune scene di The Blues Brothers”. e organizzato”. E questo non solo
Gabriele Camera si è laureato in negli Stati Uniti. Gabriele ha inse-
YLENIA MARIANI economia a Urbino nel 1991 e gnato in Belgio, in Olanda, in Ger-
mania e ovunque ha trovato un si-
HIV ED EPATITI B e C l’anno dopo ha vinto una borsa di

S
esso e alcool, un bi-
nomio che si ripete.
Nelle famose serate
del giovedì lo “sballo”
giovanile è la parola
d’ordine: grandi be-
vute per poi spesso trovarsi nel
letto di uno sconosciuto/a. Il
rischio, purtroppo, è la tra-
smissione di malattie come
l’Aids e le epatiti B e C. A Urbi-
no il problema c’è, ma non si
vede. Secondo il dipartimento
delle dipendenze patologiche,
ex Sert (servizio tossicodipen-
denti), dal 1998 ad oggi c’è sta-
to un solo caso di positività al
test dell’HIV. Situazione diver-
sa per l’epatite B, 32 casi, e
quella di tipo C che ha riguar-
dato 33 persone. “I dati non de-
vono trarre in inganno. Il fatto
che in tutti questi anni ci sia
stato un solo sieropositivo, non
significa che i ragazzi usino
abitualmente il preservativo.
Anzi, io direi che sono stati tut-
ti molto fortunati”, ha spiegato
il dottor Marco Zazzeroni, so-
ciologo dell’ambulatorio. In-
fatti, il rapporto non protetto
resta il motivo principale per il
quale i ragazzi chiedono di sot-
toporsi al test dell’HIV.
Chi si rivolge all’ambulatorio
può contare su un’assistenza
che segue diversi passaggi. L’u-
tente è sottoposto ad un collo-
quio con un medico, che valu-
terà il reale rischio di contagio
e nel caso la necessità di ese-
guire il test opportuno (non
prima di tre mesi, dopo il rap-
porto considerato a rischio).
L’esito dell’esame, sia positivo
che negativo, viene comunica-
to sempre attraverso un collo-
quio, che nel caso può diventa-
re anche un sostegno psicolo-
gico e un approfondimento
dal 1998 al 2008
UTENTI 1052
maschi 506
femmine 533
di cui universitari 664
Totale dei test effettuati
TEST HIV 1207 1 POSITIVO
TEST EPAT. B 1158 32 POSITIVI
TEST EPAT. C 1176 33 POSITIVI
Fonte: Asur, Dipartimento delle dipendenze patologiche
della patologia contratta. A tut- menti da parte della Regione si
ti viene garantito l’anonimato sono ridotti drasticamente. So-
attraverso l’attribuzione di un lo nell’ultimo anno sono pas-
codice identificativo persona- sati dai 28.300 euro del 2008,
le. Per chi è malato di AIDS, il agli 8.300 euro del 2009. In que-
dipartimento assicura inoltre sto modo il carico di lavoro del-
assistenza ambulatoriale e do- l’ambulatorio si è dovuto ri-
miciliare. In dodici anni sono durre. E ciò nonostante sia l’u-
state organizzate due campa- nico in tutta la provincia di Pe-
gne di informazione e preven- saro-Urbino (l’altro si trova a
zione, a breve partirà la terza, Macerata). “Siamo stati co-
che hanno interessato scuole, stretti ad abbandonare l’attivi-
autoscuole e centri di aggrega- tà preventiva, essenziale per
zione giovanile. “In occasione impedire la diffusione del vi-
dell’Erasmus Day, lo scorso rus, sia nell’ambulatorio che
maggio, abbiamo distribuito nelle scuole. Non me la sono
pacchi di preservativi proprio sentita di buttare all’aria più di
per incoraggiare, quanti più dieci anni di lavoro perciò ho
universitari possibili, ad avere cercato di salvare il salvabile. In
rapporti protetti. Grande suc- pratica viene meno l’assisten-
cesso ha avuto anche il proget- za alla popolazione generale,
to di educazione tra pari, nelle ma rimane quella ai tossicodi-
scuole medie superiori. E’ sta- pendenti”, ha spiegato il dottor
to scelto un gruppo di ragazzi Marco Fortini. Infatti, dal 1
per istruirli sulla materia in gennaio 2009, l’ambulatorio è
modo che poi diffondessero le aperto solo il martedì dalle
conoscenze acquisite ai loro 17.00 alle 19.00 per chi ha pre-
coetanei”, ha detto il dottor so in anticipo un appuntamen-
Zazzeroni. to telefonico.
Purtroppo, dal 2004, i finanzia- ilenia.mariani@virgilio.it
studio che gli ha
cambiato la vita.
Oggi ha 42 anni ed è
professore di econo-
mia alla Purdue Uni-
versity, da dove sono
passate molte delle
persone andate sul-
la luna.
Gabriele e il suo per-
corso sono la dimo-
strazione di quanto
sia importante vive-
re un’esperienza al-
l’estero. “Ho ricordi
bellissimi di Urbino,
ma alla fine degli an-
ni ’90 in Italia non Gabriele Camera al
c’erano molte op- suo esordio in Usa
portunità per chi vo-
leva intraprendere la carriera uni-
versitaria. Così appena laureato a
24 anni mi sono informato sulle
possibilità di studio all’estero e ho annuali in cui i ricercatori propo-
scoperto che la Miami University
in Ohio metteva a disposizione
una borsa di studio di un anno. Il
progetto era rivolto a studenti di
qualsiasi facoltà che volessero fa-
re un master di studio e lavorare
come assistenti di ricerca o di in-
segnamento. In quel periodo mi
hanno aiutato molto il mio relato-
re di tesi, il professor Luciano Ste- spostare per lavorare. Nella mia
fanini e Fabrizio Maci, direttore
relazioni internazionali dell’Uni-
versità”.
Gabriele ha partecipato alla sele-
zione che comprendeva anche
un test di lingua, ma non è arriva-
to primo. Fortunatamente qual-
cuno ha rinunciato all’opportu-
nità e lui ha preparato la valigia.
“Vitto e alloggio erano a mio cari-
co, ma non pagavo la retta univer-
sitaria. Dopo il primo semestre
avevo già deciso di fare domanda
a Urbino per un’altra borsa di stu-
dio di un anno: un dottorato al-
l’Università dell’Iowa. Finite le
stema migliore, più
accogliente per i
giovani e i loro pro-
getti.
Oltre oceano ci so-
no finiti anche il fra-
tello e la sorella di
Gabriele. Tutt’e due
studenti di Urbino
che oggi lavorano
come consulenti
d’azienda in Cali-
fornia.
Ma quanto conta
conoscere la lin-
gua? “Al mio primo
convegno ho capito
solo la parola loga-
ritmo perché l’ave-
vano scritta alla la-
vagna”. Gabriele è diventato “in-
terattivo” in 4 mesi. Poi è stato tut-
to in discesa. “C’erano meeting
nevano progetti alle Università e
si facevano conoscere. Questo in
Italia non esisteva, ma in America
era un modo valido per inserirsi
nel mondo del lavoro”. Gabriele si
è fatto strada così e oggi consiglie-
rebbe a chiunque un’esperienza
all’estero. “Il problema dello stu-
dente italiano è che non si vuole
esperienza ho insegnato a Bolo-
gna, Milano, Napoli, Siena. Mi
piacerebbe anche tornare a Urbi-
no, ma finora nessuno me l’ha
proposto. Del nostro Paese devo
dire che è migliorato da quando
sono partito io, ma c’è ancora tan-
to da fare”.
Nelle sue incursioni in Italia Ga-
briele ha conosciuto ragazzi vali-
di che hanno lavorato e fatto il
dottorato con lui. Qualcuno di lo-
ro se lo è portato via con sé: cinque
o sei persone che oggi lavorano
come professori in America.
silviasaccomanno@email.it

13
 il Ducato
Il colombac-
cio, il
capriolo e
il cinghiale
sono tra gli
animali più
cacciati a
Urbino.
Sotto,
Antonio
Spalluto con
i suoi trofei

A Urbino tutti contrari alla proposta che estende l’attività venatoria a dodici mesi

Caccia, no alla deregulation

Federcaccia: “Così si rischia di danneggiare l’ecosistema”. La Regione Marche intanto sceglie il silenzio

stagione di caccia sia più che suf- mo qui, lo spendiamo all’estero”.

GIORGIO MOTTOLA ficiente. Sono contrario alla de- E non si tratta di piccole cifre. In

A
d Urbino non ve-
dremo caroselli di
festeggiamento
con fucili a due can-
ne in bella mostra.
Né s e n t i re m o
schioppettate di giubilo. Il Parla-
mento sta per approvare l’istitu-
zione di quello che a prima vista
può sembrare il paradiso terre-
stre dei devoti al culto della Dea
Diana: caccia aperta tutto l’anno.
Ma nella città del Duca Federico i
più freddi di fronte a questa even-
tualità, sono proprio loro, i cac-
ciatori. “In questi anni la politica
ha un po’ esagerato nel tentativo
di ingraziarsi le simpatie e i voti
degli amanti dell’arte venatoria”.
Non è l’opinione di un vegetaria-
no ambientalista. A pronunciare
questo giudizio è, infatti, Anto-
nio Spalluto, dentista e stimatis-
simo cacciatore urbinate. Anzi,
“selecacciatore”: per conto della
Provincia svolge attività di moni-
toraggio nelle aree di caccia. Le
pareti della tavernetta della sua
villa traboccano di trofei. Non di
coppe stiamo parlando, ma di
corna e di mandibole di caprioli:
“Non ho più spazio dove appen-
derli”, dice sornione. Sorprende
dunque non vederlo fare i salti di
gioia per la proposta di legge, ap-
provata a fine gennaio dal Sena-
to, che, se confermata alla Came-
ra, eliminerebbe i limiti del ca-
lendario venatorio, oggi com-
preso tra l’1 settembre e il 31 gen-
naio. “Credo che la durata della
regulation. Bisogna fare atten-
zione all’equilibrio dell’ecosi-
stema. I limiti della stagione ve-
natoria vanno stabiliti dopo il
censimento delle specie caccia-
bili”.
Inizialmente il disegno di legge,
proposto a marzo 2009 dal sena-
tore-cacciatore del Pdl Franco
Orsi, aveva come obiettivo l’am-
pliamento di due mesi del calen-
dario venatorio. Poi a fine gen-
naio, durante la discussione al
Senato, c’è stato il colpo di mano,
che ha fatto infuriare il ministro
all’Ambiente Prestigiacomo. È
stata infatti attribuita assoluta
discrezionalità alle Regioni nella
fissazione dei calendari dell’atti-
vità venatoria. Potenzialmente,
caccia per dodici mesi all’anno.
“Così non va bene nemmeno a
noi. Noi vorremmo solo che l’Ita-
lia si adeguasse alla legislazione
europea, anticipando l’apertura
a settembre e posticipandola a
febbraio”, spiega Alberto Carne-
roli, presidente della sezione ur-
binate di Federcaccia. Gli attuali
limiti temporali sono stati da
sempre invisi ai cacciatori. Per
quella data, infatti, la maggior
parte delle specie cacciabili, co-
me tortore e quaglie, sono già
emigrate da diverse settimane.
“In questo modo, noi – fa presen-
te Carneroli - siamo costretti ad
andarcene ad agosto e a febbraio
in Spagna, Francia o Grecia, dove
la stagione si apre prima e si chiu-
de dopo. Quello che spenderem-
provincia di Pesaro i cacciatori
sono circa 13 mila. Ad Urbino il
loro numero si attesta tra i 600 e i
700. Tra licenze, quote associati-
ve, equipaggiamento (vale a dire
armi, proiettili, abbigliamento) e
altre spese, gli amanti della cac-
cia danno vita a un giro di affari
che, nella sola città ducale, am-
monta a oltre 1 milione di euro
ogni anno.
Angelo Giuliani, di Legambiente
Urbino, anche lui cacciatore nel
tempo libero, non appare troppo
preoccupato dalla proposta di
legge: “Secondo non cambierà
molto. Si è semplicemente aper-
ta la caccia al voto dei cacciatori”.
Alla fine a dirimere la questione
sarà la Regione Marche, cui spet-
terà il compito di stabilire il ca-
lendario dell’attività venatoria
nel proprio territorio. Ma, consi-
derata l’imminente scadenza
elettorale, per non inimicarsi
nessuna delle due categorie, am-
bientalisti e amanti della caccia,
la Regione per ora ha scelto il si-
lenzio sull’argomento.
gior.mottola@gmail.com
I CACCIATORI IL GIRO DI AFFARI
13.000 1 milione €
nella provincia, tra licenze, equipaggiamenti,
a Urbino sono 650 quote associative

I ragazzi della Gym di Trasanni ai primi posti nelle Marche

In acrobazia verso le nazionali EdoardoNanni,11anni,categoriajunior, briele ha preso in gestione la palestra del-

VERONICA ULIVIERI
l’anno scorso era arrivato al secondo po- la parrocchia di Trasanni, l’unica a Urbi-

Le allieve più piccole alle regionali 2009
O
gni volta che Gabriele Cocchi, pre-
sidente dell’associazione sporti-
va Gymnasticando e istruttore di
ginnastica artistica, parla dei suoi giova-
ni atleti, gli brillano gli occhi. «Ho creato
la scuola a Trasanni appena cinque anni
fa, e solo da tre anni i miei ragazzi parte-
cipano alle gare, ma quattro di loro sono
già in cima alle classifiche dei campiona-
ti regionali Uisp 2010 di ginnastica acro-
batica», racconta soddisfatto. In tre han-
no raggiunto il primo posto della loro ca-
tegoria e sezione di difficoltà (espressa
con un punteggio da sei a dieci): Luca An-
gelini, dieci anni, gareggia con i più pic-
coli, gli allievi, al livello di difficoltà sei;
sto al livello nazionale con difficoltà sette
e quest’anno si prepara a ripetere l’im-
presa con otto punti; Giacomo Castelluc-
ci, 14 anni, è ormai un senior e gareggia a
livello otto. C’è anche un terzo posto,
quello conquistato da Federica Angelini,
12 anni, junior, sei punti. Ragazzi che, in-
sieme ai primi tre classificati nelle altre
gare regionali di questi mesi, andranno ai
campionati nazionali. Con loro ci sarà di
sicuro anche Riccardo Cocchi, 11 anni,
che l’anno scorso è arrivato terzo ai cam-
pionati nazionali e quest’anno, dopo un
infortunio, ha ricominciato a gareggiare.
Nel 2005, dopo aver fatto per dieci anni
l’insegnanteallaVitaldiFermignano,Ga-
no dove si può praticare la ginnastica ar-
tistica e acrobatica. Simona Pascucci, sua
giovane collega, lo ha seguito. «Sono par-
tito a gennaio 2005 con cinque bambine,
ma già al saggio di giugno gli allievi erano
diventati in tutto 19. Sono aumentati di
anno in anno, e oggi sono più di sessan-
ta». Un successo per Gabriele, che prima
dello spirito agonistico mette il rapporto
con gli allievi e l’educazione dei ragazzi.
«L’altro giorno, durante una gara regio-
nale, una delle bambine più brave ha
sbagliato un esercizio e, affranta, è venu-
ta da me e mi ha abbracciato in silenzio.
Questi ragazzi sono tutti figli miei».
veronica.ulivieri@gmail.com

14
 SPORT
L’associazione di pattinaggio conta già cento allievi

Il codice della Roller

Autodisciplina e impegno alla base delle lezioni. Senza dimenticare il gioco

LUCA ROSSI Parla l’assessore Capucci

B Giù le mani
allano senza la loro
insegnante. E’ que-
sto il segreto delle
bambine della Rol-

dal motocross
ler, l’associazione di
pattinaggio artistico
di Fermignano: unire l’aspetto
ludico a quello agonistico, stabi-
lendo un codice comportamen-

tale che nessuna delle piccole
pattinatrici ha difficoltà a segui-
re.
Appena entrati nel palazzotto
Bcc, ristrutturato dalla nuova
giunta e dato in consegna alla
Roller da circa due anni, un car-
tello giallo accoglie il visitatore:
«Per il corretto svolgimento de-
gli allenamenti si invitano i geni-
tori a non trattenersi in palestra
durante le lezioni». «E’ molto
meglio così» , spiega Isabella De
Angelis, una delle tre insegnanti
della scuola e fondatrice, 18 an-
ni fa, della Fermignano Roller.
«Insegniamo a rispettare i ruoli e
trasmettiamo la voglia di esibir-
si: i risultati sono sotto gli occhi
di tutti». La Roller si è classifica-
ta settima nella XIV edizione del
trofeo Mariele Ventre a Bologna
(su quindici squadre), svoltosi il
6 gennaio, vincendo il premio
per la società con più bambini.
In arrivo un altro campo da tennis a Fermignano
«Sono in cento, tra i tre e i ven-
t’anni, e ci sono anche quattro
maschi».
Fiore all’occhiello della scuola è
l’allenatore Danilo Decembrini,
terzo ai mondiali di due anni fa
in coppia artistico. Anche grazie
al suo apporto, la Roller parteci-
pa, da più di dieci anni, ai cam-
pionati italiani, ai quali si può
accedere solo dopo un piazza-
mento a quelli regionali. «Anche
le domeniche - sottolinea Isa-
bella - sono spesso impegnate:
l’8 dicembre siamo stati a Salso-
maggiore Terme per le gare na-
zionali , dove ci siamo classifica-
ti decimi».
I prossimi appuntamenti sono il
21 febbraio e il 2 maggio per i
campionati provinciali, dai qua-
li le pattinatrici della Roller spe-
rano di spiccare l’ennesimo sal-
to per approdare a palcoscenici
più prestigiosi.
lucarossi85@hotmail.it
«I
l Comune di Urbino ha grossi pro-
blemi finanziari. Per questo motivo
sta mettendo all’asta una serie di
terreni e immobili comunali, tra cui
quello dove sorge il Crossodromo la
Ginestra, che però fa parte del piano
regolatore di Fermignano ed è situato su un terreno
a uso sportivo. Qualsiasi acquirente, quindi, non
potrà modificare niente di quel luogo».
In che senso?
«Nel senso che o è un appassionato di motocross e
vuole una pista privata, quindi compra tutto così
Sopra, le com’è, oppure niente da fare».
Alessandro Cappucci, assessore allo Sport di Fermi-
pattinatrici gnano, è uomo pratico e schietto, orgoglioso del
al trofeo suo lavoro, che definisce «una ventata di novità».
Mariele Quali sono state le innovazioni portate avanti dal-
la sua gestione dell’assessorato allo Sport?
Ventre. «Abbiamo anzitutto fatto chiarezza sulla parte con-
In alto a tributiva delle associazioni sportive, pretendendo
destra, la consegna di bilanci preventivi e di quelli con-
suntivi entro febbraio, accompagnati da una rela-
l’assessore zione tecnica sull’operato delle società durante
Capucci l’anno. Abbiamo creato una lista delle associazioni
sportive del territorio, andando a rivedere le con-
venzioni, ormai obsolete, che legavano le società a
determinati luoghi. Infine abbiamo organizzato
una serie di riunioni programmatiche cercando di
aprire una dialogo tra le società per far crescer la cul-
tura sportiva a 360 gradi».
Progetti per il futuro?

Piccoli Federer crescono
presidente del Circolo Ferruccio Farini
“Ci sono – spiega Farini – anche molte
«La piscina: Fermignano non ne ha ancora una. Ci
sono un progetto approvato a Roma dalla federa-
zione italiana nuoto e una società pronta a gestirla.
La piscina sarà di 25 metri (adatta per le gare nazio-
nali, ndr) e si troverà accanto a un parco. Sarà, inol-
tre, fruibile sia d’estate che d’inverno».

D
ietro una casupola rosa shoc-
king, il centro ricreativo dell’as-
sociazione, ci sono due grandi
campi da tennis in piena attività. E un
terzo in arrivo entro maggio per soddi-
sfare le richieste dei clienti in costante
aumento.
E’ positivo il bilancio del Circolo Tennis
Fermignano, nato nel 2008 dall’impe-
gno di 12 sportivi che hanno fondato
questa associazione per colmare l’as-
senza di campi da tennis in buone con-
dizioni. “E ’dagli anni ’80 – racconta il
- che un manipolo di appassionati di
tennis stava pensando a nuove struttu-
re e prospettive per la nostra città. Il
vecchio campo vicino al centro ci stava
stretto e abbiamo deciso di lanciarci in
una nuova avventura”.
Il Circolo Tennis Fermignano in soli
due anni ha collezionato 330 iscritti.
Organizza corsi, individuali e collettivi,
per bambini, ragazzi e adulti e può con-
tare sull’apporto del maestro federale
Gabriele Costantini.
ragazze iscritte e una serie di famiglie
intere che affittano i campi per giocare
con i loro figli”.
Le strutture sono state realizzate, con
l’ausilio di un finanziamento, dalla so-
cietà stessa, con l’impegno di rivender-
le al Comune al termine della realizza-
zione. “Il boom mediatico del tennis –
sottolinea Farini - è stato un viatico al
nostro successo: ad aprile inizieranno i
campionati federali a squadre e noi, per
la prima volta, parteciperemo”. (l.r.)
Quali sono le eccellenze sportive di Fermignano?
«La Roller sta ottenendo grandi risultati, anche gra-
zie agli investimenti del Comune, così come il ten-
nis. Per quanto riguarda il calcio, la Us Fermignane-
se va bene e può contare su un ottimo settore gio-
vanile; abbiamo anche una squadra di calcetto fem-
minile, l’unica della zona a disporre di un settore
giovanile. Poi c’è la ‘Cinghiali del Montefeltro’, una
società di fuoristrada nata da poco che organizza
corsi di guida nel rispetto della natura e conta già su
una settantina di iscritti. Infine il Crossodromo, una
delle sette piste delle Marche di motocross, il vero
vanto di Fermignano». (l.r.)

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 il Ducato
I politici aprono blog per le elezioni senza sfruttare le potenzialità della Rete
Il megafono rotto del web
Antonio Sofi: “In Italia si cerca di prendere esempio da Obama, ma rispetto agli Usa siamo in ritardo”
FABIO GOBBI
I
n vista delle elezioni re-
gionali del 28 e 29 marzo i
blog di politici spuntano
come funghi. Delle 13 re-
gioni chiamate al voto,
non c’è un candidato alla
presidenza che rinunci al sito
personale. Cercano visibilità in
rete e sull’esempio di Obama
aprono il blog, creano un profilo
su Facebook e caricano video su
Youtube. Le loro pagine web so-
migliano però a manifesti vir-
tuali più che a veri e propri blog.
E la maggior parte dei candidati
non riesce a sfruttare le poten-
zialità dei social network.
I due candidati alla presidenza
della regione Marche, Gian Ma-
rio Spacca, governatore uscente
e Erminio Marinelli, candidato
del Pdl, affermano di puntare
molto sulla comunicazione in
rete. Spacca ha già da anni un
blog molto curato (ma che, forse
per via della registrazione obli-
gatoria, non attira i commenti
degli utenti), Marinelli lo avrà
entro pochi giorni. “La comuni-
cazione online è basilare. Credo
– spiega Marinelli – che possa es-
sere utile per attrarre persone,
penso ai giovani, che altrimenti
non sarebbero interessate alla
politica. Il mio blog sarà impor-
tante per aumentare sia la visibi-
lità che la trasparenza. Prima
avevo anche il profilo di Face-
book – continua il candidato del
Pdl - ma l’ho cancellato. E’ un
mezzo positivo ma non era più
controllabile e mi ritrovavo in
gruppi non desiderati. Ora ho un
gruppo di sostegno ma non l’ho
creato io”.
Gian Mario Spacca da settembre
2009 continua invece ad aggior-
nare il suo profilo e conta più di
4900 amici: “Non si può resistere
al fascino di Facebook. Sono un
neofita ma sono interessato ad
utilizzare tutte le possibilità che
offre la rete. Nello spirito della li-
bertà di pensiero, del confronto,
del dialogo. La rete è uno straor-
dinario strumento perché offre a
tutti, in maniera uguale, la pos-
sibilità di esprimersi”.
La campagna elettorale in Usa di
Barack Obama, che ha fatto
scuola, si basava su un sito Inter-
net che funzionava alla perfe-
zione ed era già ricco di conte-
nuti nel momento della candi-
datura. Attraverso Internet sono
state mobilitate centinaia di
persone, reclutati migliaia di vo-
lontari. Soprattutto Obama ha
incoraggiato l’interazione attra-
verso social network come
MySpace, Facebook, LinkedIn e
Twitter guadagnando la simpa-
tia della popolazione più giova-
ne. Ha creato una vera e propria
operazione di marketing virale.
Come spiega Antonio Sofi, con-
sulente politico ed esperto di
giornalismo e nuovi media, “in
ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo".
Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-
SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;
per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-
CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO
IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: reda-
zione.ilducato@uniurb.it Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione Tribunale
Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991
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MASS MEDIA
Italia comincia ad essere ripreso
l’esempio di Obama ma, rispet-
to agli Stati Uniti, siamo in ritar-
do. C’è però una specificità ita-
liana dettata dalla contingenza,
cioè il boom di iscritti a Face-
book: la comunicazione politica
su Facebook in Italia comincia
ad essere avanzata ed efficien-
te”.
Il web potrebbe essere lo stru-
mento più adatto a recuperare il
dialogo diretto con gli elettori.
Ma a patto di essere trasparenti.
La candidata del Pdl alla presi-
denza della regione Lazio, Rena-
ta Polverini, ha pubblicato il suo
blog il 27 gennaio. Subito sono
comparsi i commenti, entusia-
stici, alla candidata: “Sono sicu-
ra che sarai eletta, Renata. In
bocca al lupo” e “Ti seguirò con
attenzione. Il Lazio ha bisogno
di persone serie: non si può an-
dare avanti con questi perdi-
tempo”. Ma la data dei commen-
ti segnava il 24 gennaio, giorno
in cui era impossibile accedere
al sito per chi non fosse del co-
mitato elettorale. Era evidente
che quei commenti di stima e
supporto erano stati inseriti dal-
lo stesso staff della candidata.
Renata Polverini si è affrettata a
specificare che si trattava di pro-
ve tecniche; l’errore rischiava di
trasformare il blog in un boome-
rang.
Per Antonio Sofi: “La comunica-
zione politica online è fonda-
mentale per recuperare la fidu-
cia con l’elettorato. In Italia ci so-
no però delle interpretazioni
sbagliate del mezzo. Per una
campagna elettorale online ci
vuole tempo, chiarezza e traspa-
renza. E sei costretto a non fare
stupidaggini perché la comuni-
tà in rete ti fa le pulci e se ne ac-
corge”.
’’
Totò fa propaganda elettorale a sè stesso in una scena del film “Gli onorevoli”
’’
Anche per Giovanni Boccia Ar-
tieri, direttore di Scienze della
comunicazione all’università di Solitamente c’è grande fermento
Urbino, in alcuni casi c’è un uso
distorto dei mezzi online: “In durante la campagna elettorale,
Italia il blog è ancora pensato co-
me un normale mezzo di comu- poi dopo le votazioni
nicazione di massa e non come
una comunità in cui si accettano i blog e i profili dei social network
anche i commenti negativi. Nel-
la maggior parte dei casi in Italia vengono chiusi
non si coglie la potenzialità del-
la rete. Ogni mezzo – spiega Boc-
cia Artieri - ha la sua specificità:
il blog è come se fosse casa tua,
chi lo visita è un ospite. Face- I PARLAMENTARI SUL WEB
book somiglia più ad una piazza,
è uno spazio più aperto. Solita- Su 952 fra senatori e deputati, 379, il 40%, non comunica in nessun modo
mente c’è grande fermento du- sul web. Sono i dati che emergono da una ricerca coordinata da Stefano
rante la campagna elettorale, Epifani, docente di Comunicazione Interattiva alla Sapienza di Roma. Alla
poi dopo le votazioni i blog ven-
gono chiusi e i profili dei social Camera il 63% dei deputati ha fatto o sta facendo una qualche forma di
network cancellati. A differenza comunicazione online, mentre i senatori si fermano al 53%. Gli appartenenti
ad esempio di Obama che dopo al centro sinistra sono i più orientati verso la rete visto che il 68% di loro la
essere stato eletto ha trasforma-
to il suo blog usato per la campa- usa per comunicare. Segue il centro destra con il 60%, e l’Udc e gruppo
gna elettorale in una pagina di misto con il 54%. Fra i partiti il primo posto va al Pd che vanta un 68% tra
governo”.
deputati e senatori che usano il web per comunicare.
fabiogotr@gmail.com