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Comitato Pugliese“Acqua Bene Comune”

segreteriacomitatopugliese@gmail.com

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


segreteria@acquabenecomune.org

Bari, 5 marzo 2010

A tutti i cittadini pugliesi, al popolo dell’acqua,

Dopo quattro anni dalla costituzione del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”, in seguito
all’approvazione del disegno di legge “Governo e gestione del servizio idrico integrato
Costituzione dell'azienda pubblica regionale Acquedotto pugliese,AQP” - alla cui
elaborazione il Comitato, insieme al Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, ha
contribuito - e alle porte delle prossime elezioni regionali, sentiamo la necessità di fare il
punto della situazione rispetto ai seguenti punti:
1. percorso di questi anni verso la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese;
2. valutazione del percorso di ripubblicizzazione avviato;
3. richieste per proseguire il percorso di ripubblicizzazione.

Comitato pugliese per l'Acqua Bene Comune 1


C/o Osservatorio Sud, Via Buccari, 120/b, 70100 – Bari - segreteriacomitatopugliese@gmail.com
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1. Il percorso verso la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese

Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” nasce nel 2006 dall’incontro di alcune
esperienze associative del territorio impegnate sul tema (Comitato barese del Contratto
Mondiale sull’Acqua, Osservatorio Sud, Ingegneria Senza Frontiere Bari, Attac Foggia), con
l’obiettivo :
 di contrastare il processo di mercificazione a livello nazionale – attraverso la raccolta
firme a sostegno della Legge di iniziativa Popolare “Principi per la tutela, il governo e
la gestione pubblica delle acque a disposizione per la ripubblicizzazione del servizio
idrico” (presentata al Presidente della Camera il 10/07/07);
 di avviare il processo di ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese che, con d.lgs.
141/99, è stato trasformato in una SpA (le azioni attribuite alla Puglia per l’87% e alla
Basilicata per il 13%) con il fine di completare la privatizzazione entro sei mesi (cosa,
per fortuna, mai avvenuta).

La realtà e il mito della privatizzazione.


L’esperienza pugliese dimostra, come la gestione pubblica dell’acqua non possa essere
garantita da una società disciplinata dal diritto privato (art. 2247 c.c.), anche se a capitale
pubblico, poiché la finalità riconosciuta alle società commerciali è incompatibile con la
gestione del “bene comune”. Infatti, la natura privatistica della società associata alla
classificazione del servizio di rilevanza economica comporta un modello gestionale orientato
al conseguimento del profitto, attraverso la contrazione dei costi e l’aumento dei ricavi, e
inoltre sull’imputazione degli investimenti sulla tariffa. Questo comporta, in via generale, da
un lato, l’aumento delle tariffe per gli utenti (nell’ottobre 2009 è stato deliberato l’ultimo
incremento per finanziare gli investimenti) e una gestione improntata a erogare e vendere
maggiori quantità di acqua (anziché promuovere la riduzione dei consumi); dall’altro, tagli ai
costi del lavoro (con relativa precarizzazione e con conseguente rischio di un peggioramento
della qualità dei servizio). A questo va aggiunto l’obbligo dell’interruzione del servizio per gli
utenti che non sono in grado di pagare e l’impossibilità di garantire la quantità minima
giornaliera per i bisogni primari. Del resto, le denunce dei sindacati rispetto alla riduzione dei
costi, oltre che alla mancanza di trasparenza, hanno portato il sindacato ad organizzare
scioperi ed avviare procedimenti giudiziari per comportamenti antisindacali (ex art. 28 dello
Statuto dei Lavoratori). Gli effetti negativi sono talmente evidenti che anche quei lavoratori e
quei sindacalisti, che in passato avevano sostenuto la privatizzazione sperando in
miglioramenti salariali e di progressione professionale, si sono dovuti ricredere e attivarsi per
difendere i loro diritti. Solo nell’ultimo anno il governo regionale ha cambiato “rotta”
internalizzando alcuni servizi come quelli di depurazione e mettendo in sicurezza l’AQP dalla
pericolosa vicenda dei bond.

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La partecipazione.
L’impegno per il diritto all’acqua va ben oltre il fatto di usufruire di un servizio di buona
qualità e a un prezzo economico, e investe la sfera etica e sociale. La gente, anche la più
semplice è contraria al fatto che l’acqua possa essere considerata una merce e, in quanto tale,
diventare oggetto di profitto (e per attivare politiche di riduzione dei consumi, di salvaguardia
delle risorse disponibili è necessario il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini).
Questo è il motivo per cui in pochi mesi sono stati realizzati decine e decine di convegni,
conferenze, iniziative e banchetti (nelle scuole e nelle università, nelle chiese e nei luoghi di
ritrovo, nelle piazze e mercati), e sono state raccolte nel 2007 circa 30.000 firme, ovvero l’8%
di quelle raccolte a livello nazionale (oltre 400.000) in occasione della proposta di legge
d’iniziativa popolare. Tale dato attestante il livello di sensibilità dei cittadini pugliesi si è
palesato anche in occasione dei confronti politici e assume maggiore significato se si pensa
che al Comitato aderiscono circa 180 associazioni (religiose, ambientaliste, culturali,
sindacali, partitiche, ecc.).

La trasversalità della battaglia.


Il Comitato, fin dall’inizio, ha cercato una costante interlocuzione con la Regione, gli Enti
Locali, l’ANCI, l’ATO e l’AQP, promuovendo nel 2007 la formazione del Coordinamento
pugliese degli Enti locali (EE. LL.) per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici (di cui Ente
capofila era la Provincia di Bari guidata dall’ex Presidente Divella che ha richiesto e ottenuto
l’audizione in Parlamento a sostegno della Legge d’Iniziativa Popolare). Oltre 44 EE. LL.
della Regione (fra cui la Provincia di Bari e di Lecce, i Comuni di Bari e di Foggia), di
coalizioni diverse, hanno sottoscritto con delibera la Legge di Iniziativa popolare. Questo
mette in luce la trasversalità della battaglia di chi considera l’acqua un diritto e non una
merce, evidenziando l’esistenza di un nuovo “spartiacque” non più rappresentato dalle
ideologie e dai “colori” politici, ma dai valori e dagli obiettivi finalizzati a promuover un
nuovo governo dell’acqua come “res-pubblica” Si tratta di un netto superamento delle
categorie interpretative in cui, fino a tempo fa, si “suddivideva” la politica e la società.

Dalla resistenza verso la ripubblicizzazione.


Per “contenere” il vento della “cultura” privatizzatrice - che, dopo aver attraversato lo stivale,
arrivava nuovamente a interessare il tacco - ha avuto inizio una forte resistenza per
contrastare ogni tentativo di avallare la mercificazione dell’acqua, di cui si riportano i
passaggi più significativi.
Autunno 2008. Il Governo regionale promuove un disegno di legge per la costituzione di una
“Agenzia regionale per il governo pubblico dell’acqua” (in un secondo momento trasformato
nel “Magistrato delle Acque”) che, a dispetto del nome, avrebbe esautorato gli EE. LL. e
l’AATO delle rispettive competenze. L’opposizione netta del Comitato pugliese, dell’AATO,
dell’ANCI e dell’UPI convocati in audizione determina il ritiro dei due disegni di legge.
25 febbraio 2009. Un consigliere di maggioranza (A. Maniglio) presenta una mozione per
“aprire” l’azionariato dell’AQP SpA ai privati. Manifestazione davanti al Consiglio per
chiedere e ottenerne il ritiro.
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Marzo 2009. Il Comune di Bari e la Regione Puglia in una conferenza stampa annunciano la
candidatura di Bari a ospitare nel 2015 il Forum Mondiale dell’Acqua (delle multinazionali),
mentre il Coordinamento pugliese degli EE. LL. per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici
organizza il Convegno “Acqua in Comune”.
Maggio 2009. La Regione Puglia concede il patrocinio al Convegno “H2Obiettivo”
organizzato dalla Federutility in collaborazione con Veolia (prima multinazionale mondiale
dei servizi idrici). Nuova mobilitazione per chiedere spiegazione ad assessori e consiglieri,
presidente e sindaco. Candidature e patrocinio ritirati.
Poi, con la stagione elettorale la richiesta pubblica ai candidati sindaco di esplicitare la
posizione delle coalizioni rispetto al servizio idrico. Cinque su sette candidati-sindaco al
Comune di Bari si esprimono a favore della gestione pubblica con forme partecipative
(Coalizione di Centro-Sinistra, Lista “Bene Comune”, Lista “Grillo”, Sinistra Critica e UDC.
Non hanno risposto: Coalizione Centro-destra e Partito popolare).
Tutto questo produce un cambiamento importante nel comportamento del Governo regionale
che nel mese di giugno apre al confronto costruttivo con il Movimento. Il risultato è
l’approvazione all’unanimità, il 20/10/09, di una delibera con la quale il Governo regionale
sancisce l’acqua come diritto umano e il servizio idrico privo di rilevanza economica, e si
impegna, fra le altre cose, a presentare una legge che trasformi l’acquedotto pugliese da SpA
in ente di diritto pubblico e a istituire, a tale scopo, un tavolo di lavoro con il Comitato
pugliese e il Forum nazionale intitolato “Acqua Bene Comune dell’Umanità”. Con la stessa
delibera si decide il ricorso costituzionale del Decreto Ronchi.
Il Tavolo tecnico, istituito con delibera ad hoc del 27 ottobre 2009, aveva lo scopo di
individuare e indicare anzitutto le modalità migliori per passare dal regime “privatistico” a
quello pubblico e quindi, su questa base, di presentare una bozza di disegno di legge regionale
che definisse l'acqua come bene comune e non come merce, sottraendo il servizio idrico alle
logiche del mercato e del profitto e delineando al tempo stesso per il medesimo servizio una
gestione interamente pubblica e partecipata. Rispettando i tempi previsti, il Tavolo tecnico ha
concluso i propri lavori il 23 dicembre scorso, producendo una bozza completa di disegno di
legge, che è stata ufficialmente trasmessa alla Giunta regionale, la quale ha approvato in data
4 febbraio con delibera un disegno di legge - denominato “Governo e gestione del servizio
idrico integrato Costituzione dell'azienda pubblica regionale “Acquedotto pugliese - AQP”
che, se per vari aspetti ricalcava la bozza licenziata dal Tavolo tecnico, contemporaneamente
se ne discostava però su alcuni punti non secondari, presentando sostanziali e significative
differenze rispetto al testo licenziato dal tavolo tecnico regionale “Acqua Bene Comune
dell’Umanità” (del quale il Comitato e il Forum sono stati parte integrante).
Tali discordanze, hanno reso necessario un incontro politico-tecnico del Comitato pugliese e
del Forum nazionale con il Governo Regionale, a seguito del quale la Giunta ha rettificato con
delibera il testo del disegno di legge, riconducendolo quasi del tutto alla forma originaria,
quale era stata espressa dal Tavolo tecnico congiunto. Purtroppo, a causa della “dilatazione”
dei tempi, la legislatura volgeva al termine e non è stato possibile avviare l'iter di discussione
del ddl nelle commissioni consiliari e in aula. La discussione e l'eventuale approvazione del
ddl sono stati dunque inevitabilmente rinviati alla prossima legislatura regionale.

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2. Valutazione del percorso di ripubblicizzazione avviato

Il disegno di legge regionale, nei contenuti e nelle modalità di realizzazione, rappresenta un


importante risultato per la Puglia e per l’Italia
dal punto di vista culturale poiché costituisce un atto di rivendicazione da parte di una
istituzione territoriale, la Regione Puglia, della Autonomia degli Enti locali che vuole
contrastare una scelta fatta a livello nazionale di classificare un bene indispensabile
all'esistenza di ogni essere vivente, come l'acqua, assimilandolo ad una merce da cui trarre
profitto e nel contempo rilancia il dibattito nazionale sul decreto Ronchi e sulla gestione
pubblica dei beni comuni con l'importante garanzia della partecipazione della cittadinanza
soprattutto in termini di controllo “dal basso” della gestione stessa;
dal punto di vista sociale poiché la composizione paritaria (fra Istituzione e Comitato) del
gruppo di lavoro denominato “Acqua Bene Comune dell’Umanità” è un esempio di pratica
partecipativa che può divenire punto di riferimento a livello nazionale;
dal punto di vista politico poiché, pur consapevoli delle difficoltà che si sono registrate nel
percorso, l’accordo con la quale è stata realizzata ci porta a pensare che ci sia stata una
“maturazione” del confronto interno alle forze politiche e l’unanimità con la quale è stata
approvata la delibera ci porta ad intendere questa come espressione condivisa e ufficiale della
volontà da parte delle forze politiche che governano la Regione Puglia di procedere alla
realizzazione di una gestione pubblica e partecipata dell’acquedotto pugliese.
Tuttavia, bisogna evidenziare che, dal punto di vista giuridico-sostanziale, il testo disegno di
legge depositato non produce alcun tipo di effetto. Infatti, essendo stato presentato in
Consiglio troppo tardi, praticamente l’ultimo giorno utile, non è stato possibile che terminasse
la procedura necessaria per porlo ai voti. Così, di fatto, il Consiglio regionale, a causa del suo
scioglimento, non ha potuto pronunciarsi sul ddl e questo testo di legge resta “semplicemente”
agli atti.
Il percorso, dunque, non è affatto concluso e, anzi, è solo alla sua prima tappa, giacché i
principi sanciti in quel testo devono ancora trasformarsi in disposizioni formali di legge ed
essere oggetto di pronunciamento e presa di posizione da parte delle forze politiche e del
consiglio regionale.

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3. Richieste per proseguire il percorso di ripubblicizzazione

Alla luce dell’analisi e delle valutazioni su esposte chiediamo:


 al Presidente Nichi Vendola e ai segretari dei partiti che compongono la
Coalizione di Centro-Sinistra di assumere ufficialmente (nel programma elettorale
di coalizione) e pubblicamente l’impegno con la cittadinanza pugliese a proseguire
nel percorso di ripubblicizzazione portando a compimento l’iter legislativo entro i
primi 100 giorni del nuovo governo;
 a tutti i partiti che si presentato alle prossime elezioni regionali di esprimere
la propria posizione in merito alla questione, esplicitando se il proprio partito è a
favore di una gestione del servizio idrico affidata esclusivamente ad enti di diritto
pubblico (attraverso gli artt. 31 e 114 del D. Lgs 267/2000) con meccanismi di
partecipazione cittadina, in quanto servizio pubblico locale privo di rilevanza
economica; e, se eletti, intendono sostenere e votare a favore della legge per la
ripubblicizzazione dell’AQP SpA.

Come dice Vandana Shiva (2003) “la democrazia non è semplicemente un rituale elettorale
ma “il potere delle persone di forgiare il proprio destino, determinare in che modo le loro
risorse naturali debbono essere possedute e utilizzate, come la loro sete vada placata, come il
loro cibo vada prodotto e distribuito, quali sistemi sanitari e di istruzione debbono avere
[…]. Ognuno di noi ha un suo ruolo nel forgiare la futura storia della creazione. Ognuno di
noi è responsabile del kumbh, la brocca dell’acqua”.

La cittadinanza pugliese si aspetta che la gestione pubblica e partecipata dell’acqua (secondo


criteri di equità e solidarietà, efficacia, efficienza e trasparenza) da sogno collettivo diventi
un’effettiva realtà.
Il nostro impegno come Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”, unitamente al Forum
italiano dei Movimenti sarà quello di vigilare che il futuro Presidente e le forze politiche che
entreranno in giunta rispettino l’impegno assunto di ripubblicizzazione l’acquedotto pugliese.

Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

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