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Il buddhismo e i «jātaka» occorre stare a metà, nella mediazione fra i due "Lo stupore infantile" è un libro bellissimo.
scopi errati. Chi può affermare di capire Da esso promana un pensiero aperto
Nell’induismo si racconta, fiaba o utopia che cosa sia questa via di mezzo? al sincretismo e alla comparazione.
si potrà chiamare, che un giorno un re si libera Il buddhismo è lo sforzo insistente, disperato Un pensiero che educa la mente dell’attento
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da istinti e opinioni e la realtà gli si svela o trionfale, di afferrare che cosa sia quel varco lettore all’arte dell’intuizione, del balzo
per un inganno, come il serpente che si scopre tra piacere e mortificazione. Esso insegna mistico da una conoscenza all’altra.
essere soltanto un bastone nell’erba. a togliere di mezzo la fascinazione E lo fa con spirito lieve, giocoso
Il re vive in una recita, tranquillo del linguaggio, il culto delle parole: quel e fanciullesco: nel senso più alto del termine.
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e impeccabile. Sono dapprima i suoi ministri varco non si potrà mai designare con dei segni
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Con questa serie di incontri vogliamo portare
ma che
che gli attori rappresentano soltanto commedie il monaco buddhista argomenta con un compagno. L’incontro di oggi è dedicato
che deridono la vita imperfetta, C’è tutta una serie di pose da adottare ad una conversazione sul buddhismo,
le donne allevano i bambini alla massima nel farlo: chi attacca sta in piedi e cala fatta con il Prof. Mauricio Yushin Marassi.
sottometto le ambizione, i buffoni si fanno beffe di ciò
che dalla liberazione possa distogliere.
fendenti, via via che individui un argomento,
sopra il compagno acquattato per terra, il quale Carlo M. Cirino
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l’innaturale risultato del suo contatto della vita. Per quanto riguarda le scene che non accetta compromessi, da un lato,
con la guerra, il prezzo da pagare per la sua di azione, esse sono volutamente eliminate, e l’integrato borghese dall’altro? Oppure
inadeguatezza alla situazione, il soffocamento la guerra nel film non ha visibilità diretta, un ragazzo che non vuole accettare la realtà,
della sua innocenza alla ricerca di una nuova è implicita negli spari di sottofondo ad ogni che non sa accettarla, non sa farla sua,
identità. Un elemento dominante della poetica scena, nei volti irrigiditi di Ivan e degli una persona, insomma, in preda ad una sorta
di Tarkovskij nel film saranno proprio i sogni ufficiali, nei paesaggi devastati, di "adolescenza cronica", da un lato, ed un uomo,
e le visioni di Ivan, che spezzano la continuità nelle boscaglie cupe e nelle trincee un uomo che ha saputo andare oltre l’illusione
dell’incubo bellico a cui è rilegata la vita in cui gli uomini sono costretti a vivere. della mondanità, dall’altro:
dei personaggi. I sogni mostrano i desideri Come Sartre sosteneva nella lettera all’"Unità",
del bambino e le sue esigenze riproponendo questo film ci rimanda ad una concezione della «Ma se ti annoi!»
la vita infantile che gli è stata negata. storia tragica, in cui le perdite umane «Fanny e le bambine, la casa che sa di vecchio...
L’elemento dell’acqua gioca un ruolo ambiguo, della guerra non sono compensabili fanno parte della mia passione»
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legato alla vita quanto all’oblio, è un elemento dalla vittoria, ma rimangono, «Sono invecchiato»
ricorrente, filo conduttore tra il sonno anzi, un punto di domanda aperto davanti «Senti, senti»
e la veglia. Nei sogni il significato simbolico all’"incrollabile" fede nel progresso. «Si, sono invecchiato: non ho più speranze
dell’acqua è spesso rinforzato dall’immagine ma una certezza! Sono uscito dalla gioventù,
diretta e concreta della stessa madre di Ivan. Alice Lucchini per entrare in un’ altra vita.
Nel mondo onirico il pozzo, il mare e la pioggia Tu volti le spalle. Rifiuti la maturità,
si contrappongono al Dnepr fangoso che Ivan resti immerso nell’adolescenza.
attraversa nelle sue missioni, l’acqua limpida È da questo che viene la tua angoscia»
contro quella scura e traditrice del fiume, Fuoco fatuo (Malle, 1963) « È difficile essere un uomo...
che lascia visibile le impronte dal bambino bisognerebbe averne voglia»
negli acquitrini. I sogni mostrano inoltre, Alain Leroy, “il gentile Alain”, abita da alcuni «Non sei stufo di miraggi?»
nel succedersi degli avvenimenti, una sorta mesi nella casa di cura del Dr. La Barbinais, «Detesto la medicrità»
di naturale continuità, cosa assente nella zona di Versailles, dove è ormai alla fine «Da dieci anni vivi in una mediocrità dorata»
nella narrazione della realtà. di un trattamento di disintossicazione dall’alcol. «Infatti ne ho abbastanza, mi fermo.
Nella descrizione degli avvenimenti reali il film Si aggira nella sua camera da letto come in un Io non voglio, non voglio invecchiare!»
non si fa portatore di nessun senso precostituito, luogo misterioso, la foresta dei cocci della sua «Rimpiangi la gioventù come se l’avessi
ma anzi, mostra attraverso l’immagine memoria, fatto di statuine di cera, lettere, ben spesa»
e la sofferenza interiore la paradossalità carte da gioco, libri (scorgiamo un Fitzgerald), «Era una promessa...
del mondo stesso. Il film alla sua uscita riceve ritagli di giornali, foto con impresse immagini e anche una menzogna... ero io il bugiardo».
dalla critica una fredda accoglienza, suscitando di felicità dalla quale sembra separato da un
non poche polemiche. Sotto accusa è proprio profondo fossato. Dalla finestra guarda la strada, Certo Alain non è solo un ragazzotto alcolizzato
il lirismo poetico del regista, linguaggio il sole, il traffico, i passanti: una macchina ed incosciente. Certo le parole di Dubourg
alternativo al realismo sovietico, in panne, una ragazza con un violino... non sono solo i luoghi comuni di un debole,
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che gli aveva consentito di rifiutare sia La vita è lì vicino, ma lui non può toccarla, di un vile ormai sceso a compromessi con il mondo
la modalità epica che quella retorica non può entrarci. Lo si può sorprendere e con se stesso. Emerge l’affetto che essi
del narrare. In Italia il film è tacciato alle spalle, mentre è tutto intento hanno l’un l’altro, ma anche la distanza che
di essere antiquato nel suo simbolismo, ad osservarla, proteso verso quella luce si è immessa tra loro; i due ormai non comunicano:
un prodotto sorpassato per l’Occidente, che emana, schiacciato contro il vetro, Dubourg non riesce a trovare nulla che faccia
mentre i maggiori capi d’accusa in patria barriera che non rompe. In una valigia c’è anche breccia nell’animo sconsolato dell’amico.
saranno l’assenza di azione bellica vera una pistola che Alain accarezza e contempla. Alain descrive la propria vita con una frase:
e propria e la mancanza di patriottismo. «Ho cominciato ad aspettare le cose... e bevevo.
Il film d’altronde non accetta semplificazioni Tratto dall’omonimo romanzo di Drieu La Rochelle, Poi un giorno mi sono accorto che avevo passato
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ideologiche, infatti la retorica è propria il film ripercorre le ultime ventiquattro ore la vita aspettando. Le donne, i soldi, l’azione.
solo dell’ingenuo personaggio di Ivan di un trentenne dal passato burrascoso, che torna Allora mi sono ubriacato a morte».
e rimane pressoché estranea agli ufficiali, a Parigi a trovare i suoi vecchi amici, per dire Dopo tale incontro inizia il vero ritorno
un esempio della divergenza di atteggiamento loro addio o per dare un’ultima opportunità in quel mondo da cui si era allontanato, fatto
si trova quando davanti all’apocalisse di Durer, al mondo, forse. La musica di Erik Satie di festini, alcol, poeti fumatori d’oppio,
Galtsev cerca di convincere il bambino scandisce il tempo della danza della città, attivisti politici e quant’altro.
che i tedeschi non sono solo un popolo le cose, le persone davanti ai suoi occhi. Il vuoto in cui si sente immerso lo soffoca,
di pela patate. Gli uomini di guerra Anche tramite questa, Malle costruisce ci annega, ci sprofonda come fosse di sabbie
che compaiono non sono né esaltati né eroi quell’atmosfera sospesa, di tensione e statica mobili. La solitudine sembra essere una costante
senza macchia, ma uomini confusi dal dolore nello stesso tempo, che è la nota dominante ineliminabile. E ancora di più l’incapacità
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e consapevoli della sofferenza a cui sono di tutto il film. L’incontro centrale è forse di afferrare la vita.
sottoposti tanto da provare fino alla fine quello con colui che era il suo più caro amico, «Non posso allungare le mani... non posso toccare
a far desistere il bambino dal partecipare Dubourg, ora sposato, studioso di egittologia – le cose... e anche quando tocco le cose...
alle missioni. La guerra nel suo inglobare volendo un "integrato" e un "borghese". non sento niente...».
e corrompere uomini donne e bambini, stravolge Il loro dialogo è emblematico dell’ambiguità,
Francesco Odoardi
i ruoli sociali e tradizionali, lasciando della caleidoscopicità delle opere di Malle,
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