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All’Ordine dei Giornalisti – Sede nazionale, Roma

E alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana

Ogni anno circa 600 giovani praticanti giornalisti affollano, per periodi più o meno
brevi, le redazioni di giornali, radio, televisioni e siti web, inquadrati come «stagisti».
Sono gli allievi delle venti scuole di giornalismo attive oggi in Italia, che durante i 18
mesi di praticantato giornalistico hanno l’obbligo di svolgere appunto due o più
stage in testate giornalistiche «vere» per completare l’iter formativo. Oltre a questi,
vi sono ogni anno altre centinaia di ragazzi, perlopiù provenienti dalle università,
che a vario titolo svolgono stage all’interno delle redazioni.
Il fatto che nella maggior parte dei casi siano bravi e già preparati alla professione
giornalistica e che possano lavorare a titolo gratuito (sebbene, nel caso delle
scuole, obbligatorio: infatti un allievo praticante giornalista non può rifiutarsi di fare
gli stage previsti dal percorso formativo, pena l’annullamento del praticantato), è
ovviamente per tutte le testate giornalistiche un vantaggio. Specialmente nel
periodo estivo.
Un «conflitto di interessi» che vede da una parte i praticanti allievi delle scuole e gli
altri stagisti, e dall’altra i giornalisti disoccupati speranzosi di ottenere un contratto
di sostituzione estiva e spesso rimpiazzati appunto dagli stagisti. Per risolverlo,
l’Ordine ha recentemente pensato di vietare gli stage nelle redazioni nei mesi di
luglio e agosto.
Ma gli stage sono il momento più importante delle scuole di giornalismo, l’unico
legame tra gli allievi e il mondo del lavoro vero: ed è proprio in estate, quando le
redazioni si svuotano, che più facilmente un praticante trova una scrivania libera
nella quale sistemarsi, e un po’ di spazio per dimostrare le proprie capacità.
Vietare gli stage estivi ci sembra pertanto una soluzione che andrebbe
completamente a scapito dei futuri giornalisti.
Proponiamo invece un’altra soluzione: rendere un po’ meno conveniente, per gli
editori, prendere gli stagisti a lavorare nelle redazioni. Come? Prevedendo una
retribuzione minima per le persone in stage nelle redazioni.
In questo modo si scoraggerebbe chi negli stagisti cerca solamente un escamotage
per risparmiare, si metterebbe un po' in equilibrio la «concorrenza sleale» tra allievi
delle scuole e giornalisti disoccupati, e si ripristinerebbe anche il fondamentale
rapporto consequenziale tra impegno, lavoro e retribuzione, che negli stage (non
solo nel mondo giornalistico) viene troppo spesso dimenticato.
Chiediamo all'Ordine e alla FNSI, che hanno il compito di tutelare la professionalità
e il rispetto del giornalista (sia egli assunto o collaboratore, pubblicista, praticante o
professionista), di intervenire in merito imponendo che i praticanti provenienti dalle
scuole ricevano una retribuzione minima non inferiore al 50% di quella che
verrebbe erogata a un praticante regolarmente assunto. E che tutti gli altri stagisti,
a qualsiasi titolo, ricevano un compenso non inferiore ai 600 euro netti al mese.

(seguono firme)
per aderire, scrivere una mail a: appellostagistigiornalisti@gmail.com

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