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Web 2.0
Le meraviglie della nuova Internet
Il presente volume viene rilasciato con Licenza Creative Commons Attribu-
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www.rgbmedia.it
ISBN: 88-6084-035-X
Finito di stampare nel mese di ottobre 2006 presso Legoprint – Lavis (TN)
Indice
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ix
L’Autore
Alberto D’Ottavi, giornalista professionista, si occupa di nuove
tecnologie sin dal 1989. Nella sua lunga carriera ha collaborato con la
quasi totalità delle riviste hi-tech italiane.
Nel tempo libero che gli resta, Alberto si tramuta in Hexholden, il coordi-
natore del progetto www.infoservi.it, autorevole e aggiornatissimo
blogmagazine di notizie sul fenomeno del Web 2.0.
Marco Formento
Il Secolo XIX
Capitolo 1
Prima di cominciare:
(un’introduzione al Web 2.0)
Il punto di svolta
Il documento che ha ufficialmente sancito l’inizio del Web 2.0 risale
al 30 settembre del 2005, ed è quindi piuttosto recente. Il termine
vuole segnare una demarcazione con la New Economy, retrospet-
tivamente definita “1.0”, ritenuta limitata per i suoi eccessi finan-
ziari, per una certa debolezza del modello e perché, in sostanza, si
trattava di una fase del mercato che si poteva considerare conclusa.
Molti erano spariti, molti erano sopravvissuti, ma soprattutto un gran
numero di tecnologie continuavano a fiorire. Internet era più viva che
mai, e bisogna quindi capire come si era trasformata.
Ciò che, nella mia modesta opinione, è stato sottovalutato nelle
discussioni che sono seguite alla pubblicazione di quell’articolo, è il
suo sottotitolo: “Design patterns and business models for the next
generation of software”. Dove la cosa importante, qui, è “software”.
O’Reilly identifica quindi una serie di tecnologie che stavano avendo
(o avevano già avuto) un enorme sviluppo: il modello peer-to-peer,
la programmazione “leggera” consentita dai linguaggi di scripting e
di descrizione come XML, il collegamento tra elementi consentito da
RSS e, in generale, la trasformazione del software da prodotto a ser-
vizio, il cui esempio principale è la ricerca in Google. Tutti questi (e
altri) elementi, che vanno quindi annoverati tra le cause del Web 2.0
e non tra gli effetti, tra gli strumenti e non tra le “feature”, portano a
due concetti cruciali: il web come piattaforma (o sistema operativo),
e la centralità dei dati (o del database).
I database sono sempre esistiti, è vero. Ma il software come siamo
abituati a conoscerlo è di solito un insieme di funzioni “vuote”, de-
scritte dalle API di programmazione che sono segreti ben custoditi
Prima di cominciare (un’introduzione al Web 2.0) 3
Alberi e nuvole
Questo titolo non deve fuorviare, non è per niente fantasioso. Uno
dei grandi problemi del web 1.0 era l’organizzazione delle informa-
zioni all’interno dei siti. Con una metafora semplicistica, si parlava di
“alberi”: un tronco (l’home page) che si divide in rami (i canali), e così
via fino alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irre-
solubile, finché non si è deciso – e sono stati Delicious e Flickr, due
“campioni” del 2.0, a farlo – di rigirare il problema agli utenti. Ciascu-
no poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva (bum, di
nuovo), con dei “tag”, che vengono visualizzati a nuvola.
Nasce la folksonomy, perché in americano un modo amichevole
per dire “le persone” è appunto “folks”. Questo è anche l’aspetto
più evidente dell’altra parte essenziale del Web 2.0: l’emergenza del
4 Capitolo 1
Le neotribù
Nel suo libro “Il marketing tribale”, Bernard Cova, professore di
sociologia del consumo alla Scuola di Management di Marsiglia e
visiting professor all’Università Bocconi, delinea alcuni criteri di in-
terpretazione dei nuovi comportamenti sociali che, pur nati qualche
anno fa come teoria di marketing, si rivelano oggi estremamente
attuali ed efficaci per comprendere gli aspetti “social” del Web 2.0:
partecipazione e condivisione.
Prima di cominciare (un’introduzione al Web 2.0) 5
Oggi e domani
“Del doman non v’è certezza”, se non che comincia oggi. Anzi, nel
caso del Web 2.0, è già cominciato. Con le parole di Massimo Marti-
ni, general manager di Yahoo! Italia: «Il fenomeno del blogging, o del
social networking, nelle sue dimensioni attuali era impensabile fino a
12 mesi fa. Oggi tutti gli operatori del mercato si devono adattare». E
Yahoo!, principe del web 1.0, è l’azienda che più di ogni altra ha in-
vestito in questo settore, acquisendo molti dei servizi che trovate nel
libro, e continua a comprare. Google, che del Web 2.0 è riconosciuto
6 Capitolo 1
Del.icio.us
Nato nel 2003, questo sito dal buffo indirizzo (http://del.icio.
us) è la prima e più nota applicazione “Web 2.0”. Il termine “ap-
plicazione” non è scelto a caso: a tutta prima può sembrare un
normale sito web, o piuttosto un motore di ricerca. In realtà offre
un gran numero di funzionalità. Più che qualcosa da “leggere”, o
in generale da cliccare, è infatti uno strumento da “usare”.
L’aspetto un po’ spartano non deve ingannare, fa parte di un certo
stile modaiolo proprio del Web 2.0. Nomi strani, home page quasi
vuote, caratteri grandi… sono tutte caratteristiche che identificano
un nuovo approccio nel modo di sviluppare siti. Molto “cool”. Ma
non si tratta solo di una posa. Questo stile nasce dall’intenzione di
sottolineare un nuovo elemento centrale della seconda (o terza, a
seconda di come la vogliamo considerare) Internet: te. Proprio te
che leggi. O, più in generale, gli utenti.
Sembra una battuta, ma non lo è. I siti web 2.0 sono davvero conce-
piti in modo rovesciato rispetto a quelli tradizionali. Proprio perché
sono applicazioni: non si limitano a “dare informazioni”. Ma, al
contrario, forniscono una piattaforma – un’applicazione, un softwa-
re – che consente agli utenti di “far delle cose”. La prospettiva più
ampia del Web 2.0 è portare on-line, dentro il browser, un’esperienza
equiparabile a quella che abbiamo giornalmente sul desktop del
nostro computer. E tutto ciò è più vicino di quanto possa sembrare.
Lo scopo di Delicious è semplice: permette di salvare link verso
qualsiasi altro sito. In altri termini, si tratta di uno strumento che
facilita la gestione dei Preferiti, come si chiamano in Internet Explo-
rer. Ecco come si presenta l’homepage, recentemente rinnovata, la
prima volta che ci colleghiamo all’indirizzo http://del.icio.us:
8 Capitolo 2
I tag
Delicious, consente di classificare gli indirizzi web in modo perso-
nale. Dimenticate le strutture classiche – e noiose – come “news”,
“business”, “tempo libero”, eccetera. Ogni link che salvate può
essere classificato liberamente, con una o più parole chiave quali
“divertimento giochi online”, “esperienzedivita”, o qualsiasi cosa vi
passi in mente. Siccome però gli utenti vengono da ogni parte del
mondo, conviene usare l’inglese – meglio quindi “photography” che
“fotografia”.
Queste parole chiave – etichette – si chiamano “tag” e rappresen-
tano la realizzazione pratica della famosa “folksonomy”: non è il
10 Capitolo 2
Iscriversi a Delicious
Cominciare è facile: basta iscriversi. Una volta creato un nostro
identificativo, si installeranno nel browser due ”bottoni” con i quali
salvare i link dei siti durante la navigazione. Questi verranno registrati
nella nostra pagina personale, che potremo consultare con comodo
ogni volta che vogliamo. Allo stesso modo, potremo catturare i link
che troviamo direttamente in Delicious.
Per far questo è sufficiente ricominciare dall’home page. Nell’area
destra, in bella evidenza (e anche questa è una caratteristica ap-
prezzabile dei siti “2.0”) si trova l’area “sign up now”, dopodiché è
sufficiente seguire queste istruzioni:
v Nell’home page inserire lo username che si preferisce, quindi
una password (due volte) e un indirizzo di posta elettronica
v Nella pagina successiva, riportare nel campo le lettere presenti
nell’immagine: serve ad accertarsi che siate essere umani (o,
almeno, viventi) e non programmi spammer
v La schermata numero 2 ci dirà che il nostro “account” è stato
creato. Procedere con il link “Install Buttons Now”
v Segui le istruzioni sullo schermo, o verificale con quelle nella
prossima pagina.
v Ricordati di controllare la mail e, come al solito, cliccare sul link
indicato per confermare che sei un essere umano e non… ecce-
tera.
Una volta arrivati qua, procedete con il tasto Next, quindi accettate
l’accordo di licenza e… insomma, ditegli sempre di sì. Alla fine si
apre questa pagina:
E così via. Man mano che navigate, salvate link e aggiungete tag,
la vostra pagina personale su Delicious si popolerà, e così accadrà
anche ai vostri tag. Inizierete così a estendere anche una vostra rete
personale di contatti informali: tutti quelli che hanno salvato gli stessi
vostri indirizzi. Sarà poi possibile trasformarli in un vero e proprio
“network” di vostri amici.
Usare Delicious
Dopo un po’, quindi, la vostra pagina iniziale su Delicious diventerà
affollata come quella in fondo a questa pagina. Quasi ogni scritta
che trovate è un link, assolutamente facile e autoevidente da capire.
I vostri favoriti, nella parte centrale, sono organizzati al contrario:
prima gli ultimi. Dovrete cliccare sulla voce “earlier” (precedenti) per
visualizzare quelli salvati in passato. Nel web 2.0 è tutto al contrario,
è il suo bello.
Nella parte destra vedete la vostra tag cloud, che potete anche
visualizzare come lista, e con diversi ordinamenti. Nel titolo, in ca-
ratteri grandi, vedete il link all’homepage e a questa stessa pagina
personale: l’indirizzo http://del.icio.us/vostrouser è già attivo, e pote-
te comunicarlo a chi vi pare. Subito sotto, un piccolo percorso, che
comincia da “your favorites”, la pagina in cui ci troviamo.
Tramite il link “arrange tags” potete creare dei raggruppamenti di
tag, efficaci per associare argomenti simili. I vostri tag rimarranno
comunque sempre accessibili anche singolarmente.
Il motore di ricerca sono io 19
ricordarsi di salvare :)
Ecco come appare la pagina del network: sulla destra la lista dei
nostri “Amici di Delicious”:
Il prossimo passo è “link for you”: qui troverete gli indirizzi che i vo-
stri amici vi segnalano, pensando che potete trovarli interessanti. Per
fare questo si usa un tag speciale, “for:”, come in questo esempio:
Reddit
Delicious fa parte di un movimento che nell’ultimo anno si è fatto
molto popolato. Un altro esponente di questa schiera è Reddit (www.
reddit.com). Molto simile, anzi ancora più spartano, è stato fatto
da un gruppo di quattro studenti.
Furl
Il nome di Furl (www.furl.net) deriva da “file URL”, ovvero link a un
file. Al meccanismo descritto in Delicious aggiunge un ingrediente
simile a quei software che consentono di salvare i siti web in “loca-
le”, cioè sul proprio computer. È esattamente quello che fa: oltre al
bookmark, salva anche una copia della pagina segnalata, sui loro
server. In più offre una funzione di ricerca interna al testo della pagi-
na salvata. Una specie di mini-Google solo sulle pagine che interes-
sano a me. Forte.
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Come curiosare in Delicious alla ricerca di link strani, nuovi e
divertenti. Alla scoperta di ciò che i motori di ricerca non dicono
v Vedere quel che stanno salvando sul sito gli altri utenti proprio
mentre lo visitate (be’, diciamo in un intervallo di 1.800 secondi)
v Come funzionano i tag, cos’è una tag cloud e perché è uno stru-
mento efficace per organizzare le informazioni
v Iscriversi a Del.icio.us e installare i “bottoni”
v Salvare i Preferiti e organizzarli con i tag
v Creare un proprio network di amici e scambiare i link
Glossario
“for:”: È il tag usato in Delicious per segnalare indirizzi interessanti
ad altri utenti
Folksonomy: L’organizzazione basata su tag definiti dagli utenti
(“folks”). A differenza di “taxonomy” e “onthology”, non è rigida e
permette di usare un qualsiasi metodo di categorizzazione
Link: Noti anche come URL, per Uniform Resource Locator, ovve-
ro “[indirizzo] univoco per identificare una risorsa”. Insomma, sono
gli indirizzi delle pagine web. Internet Explorer li chiama “Preferiti”.
Netscape, ai tempi, li chiamava invece “bookmark”, segnalibri, ed è
forse questo il termine più diffuso
OLAP: On-Line Analytical (transaction) Processing, ovvero analisi ed
elaborazione on-line delle transazioni. Un modo complicato per defi-
nire una tecnologia di analisi e visualizzazione multidimensionale dei
dati. Si applica quando si vogliono analizzare i fenomeni da diversi
punti di vista. L’esempio classico è l’analisi delle vendite per regione,
negozio, e periodo di tempo. Queste sono tre dimensioni, che defi-
niscono un “cubo” di dati. Questi, però, possono facilmente avere
più di tre dimensioni, che definiscono quelli che vengono chiamati
“iper-cubi”. Roba un po’ matematica, da immaginare. Come hanno
fatto più di vent’anni fa Gibson e Sterling, gli scrittori di fantascienza
che hanno inventato il termine “ciberspazio”: è questa roba qua.
Il motore di ricerca sono io 27
Le notizie all’incontrario
Digg.com
Digg (www.digg.com) è un modo per condividere informazioni,
trovate in giro per la Rete, che si ritengono interessanti. Opera con
un meccanismo di segnalazione dei link vagamente simile a quello
di Delicious, a cui aggiunge un’altra funzione peculiare: il fatto di
attribuire un punteggio alla singola notizia segnalata.
30 Capitolo 3
Stare un po’ di tempo su Digg, le prime volte, può far girare la testa.
C’è una quantità tale di notizie che vanno e vengono, salgono e
scendono che si può rimanere sconcertati. Dopo poco, però, ci si
abitua a un nuovo metodo di lettura: non più quello strutturato a per-
corsi cosiddetti “ad albero” di un normale newsmagazine, bensì una
consultazione che definirei “orizzontale”, se non proprio tridimen-
sionale come potrebbe essere lo spostarsi all’interno di una nuvola.
In un giornale web vecchio stile, infatti, si clicca su degli argomenti,
definiti solitamente “canali”, si trovano delle liste a volte organizzate
in sottocanali, si seleziona una storia e spesso si è persa la cognizio-
ne di dove ci si trova, o non si è riusciti a leggere un altro argomento
interessante qualche livello più su.
Le notizie all’incontrario 39
I meccanismi di base dei siti 2.0 sono piuttosto simili. Una volta
presa confidenza con la logica di base, ci si troverà subito a proprio
agio anche con altri servizi, per quanto diversi possano sembra-
re. Possiamo usare la nostra pagina personale come archivio per
le notizie: registra tutto ciò che abbiamo diggato, commentato o
segnalato. Inoltre, in quest’area è possibile gestire il nostro profilo, le
impostazioni del sito e i nostri “amici”, con un meccanismo simile a
quanto abbiamo visto per Delicious.
40 Capitolo 3
Timidezze e privacy
Può intimidire, o sembrare indiscreto, curiosare nelle pagine per-
sonali di altri utenti, o pensare che altri possano curiosare nella no-
stra. In realtà, tutti questi servizi hanno un sistema che consente di
proteggere la privacy, se lo vogliamo, o di rendere inaccessibile la
nostra pagina personale. La domanda è: perché? Questi nuovi siti
son fatti apposta per condividere, cosa abbiamo da guadagnarci
a restare nascosti? È il bello dell’economia della Rete, di cui parlo
più avanti. E se invece abbiamo paura dello spam, è compito del
sito averne cura. Per parte nostra basta aprire la posta elettronica
per trovarne di ogni tipo. E che questi siti possano spesso sosti-
tuire efficacemente l’e-mail, limitando lo spam, è un’idea che si sta
facendo avanti.
Il sistema è semplicissimo:
dalla pagina di conferma poi
si possono anche aggiungere
amici “veri”, che non sono in
Digg ma che vogliamo invitare
nel nostro “network”
42 Capitolo 3
Newsvine
Newsvine (www.newsvine.com) fa ancora un passo in più. Ha un
taglio più orientato all’informazione, e offre – non solo, ma anche
– notizie provenienti da fonti “ufficiali” come Associated Press, una
delle principali agenzie di stampa al mondo. Newsvine all’apparenza
è più simile a un quotidiano on-line, l’organizzazione degli argomenti
è molto “internazionale”:
Simile a un quotidiano on-line, quindi, ma a differenza di questi
Newsvine consente di commentare gli articoli. Come Digg, inoltre,
accetta le segnalazioni di link a testi che abbiamo trovato interes-
santi in giro per la Rete, che chiama “seed” (semi). Ma, soprattutto,
ci consente di scrivere interi articoli, in prima persona. E forse di
guadagnare: se diventerete collaboratori ufficiali, infatti, Newsvine vi
riconoscerà il 90% del ricavato pubblicitario.
image 28
freccia su GRETA’S FRIENDS, IN BASSO A DX: la
pagina di una certa Greta: oltre alle sue notizie, vediamo
la lista dei suoi amici. Magari scrivono cose interessanti
anche loro. Scorrendo la pagina in giù troverai anche la
sua Watchlist, gli autori che tiene d’occhio
Le notizie all’incontrario 49
The Greenhouse
Può capitare di sentir dire che un marchingegno del genere non
può funzionare, perché verrà riempito da cose inutili e insulse, se
non proprio “sporcato” da maleducati. Fossi in voi, non farei ami-
cizia con chi dice cose così: chi le pensa spesso le fa. Ma a parte
questo, affermazioni di questo tipo tradiscono scarsa familiarità
con la Rete. Lamer, lurker e troll sono pochi in quantità sorprenden-
te, rispetto agli utenti che invece capiscono il tipo di ingaggio che
un qualsiasi sito propone, e decidono di stare al gioco lealmente.
Spiego cosa siano questi strani animali nel glossario in fondo al
capitolo. Comunque Newsvine è molto attento a questo aspetto, e
fa fare un po’ di pratica ai nuovi utenti. All’inizio, infatti, gli aspiranti
collaboratori compaiono solo nella pagina “Greenhouse”. In italiano
potremmo chiamarla “cucina”, se non proprio “gavetta”. È comun-
que un modo per “pulire” le notizie.
Clicca su “Write an article” sulla barra nera in alto: si apre una pagi-
na piuttosto semplice da interpretare:
OhMyNews
Quello che oggi è un giornale on-line, che compete a pieno titolo
con le testate più “blasonate”, è nato in Corea del Sud nel 2000. La
pagina in coreano è per noi difficile da apprezzare, però incuriosisce
per la sua vivacità, segno di una cultura diversa dalla nostra. Il sito in
inglese (http://english.ohmynews.com) ha invece l’aspetto di un
canonico newspaper internazionale.
Image 33
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Dal “social bookmarking” alle “social news”: la condivisione
delle notizie
v Con i tool di visualizzazione in tempo reale di Digg abbiamo
fatto un piccolo passo nel futuro. Piccolo per noi, ma chissà per
l’umanità
v Votare le notizie tramite i digg serve anche a creare una pagina
personale
v Sottomettere nuovi link richiede la stesura di una breve descri-
zione, primo piccolo esperimento di “user-generated content”
v Newsvine ci fa fare un passo avanti: oltre a tutto ciò, permette
anche la stesura di veri e propri articoli: inizia il “citizen journali-
sm”
Glossario
Ciberspazio: Definizione coniata dagli scrittori di fantascienza
William Gibson e Bruce Sterling a metà degli anni ’80, per definire la
rappresentazione spaziale dei dati contenuti nel computer, i loro col-
legamenti e il loro movimento attraverso la Rete. Molti anni prima di
Le notizie all’incontrario 55
Fotografia 2.0
Come abbiamo visto, in questo bizzarro Web 2.0 tutto gira attorno
allo “user-generated content”. E se questo è vero per le notizie, figu-
riamoci per le foto. Da quando nel 1888 il signor Eastman ha presen-
tato al pubblico la prima macchina fotografica personale, chiamata
Kodak, riprendere immagini è diventato un passatempo comune per
ogni famiglia. Lo slogan ai tempi era “you press the button, we do
the rest”. Comprando la macchina si acquistava anche l’equivalente
di allora della pellicola e del servizio di sviluppo e stampa. Una volta
finito di scattare si imbustava la macchina, la si mandava ai labo-
ratori e si ricevevano le stampe, che si potevano volentieri sfogliare
assieme, in famiglia.
Flickr
Dall’acquisizione alla stampa, nell’ultimo secolo, è cambiato tutto.
Internet ha cambiato anche l’ultimo passaggio: guardare le foto.
Flickr (www.flickr.com) è stato il primo sito a offrire un servizio on-
line di condivisione delle immagini, partendo dal presupposto che
non è più la carta il supporto preferito, ma il computer stesso. Potete
creare dei fotoalbum, o anche dei DVD da guardare in televisione.
Ma la cosa più semplice da fare, per far vedere le foto ad amici e
parenti vicini e lontani, è mettere tutto on-line. Il “photo sharing”,
appunto.
Anche in questo caso il sito offre tutti i meccanismi “social” che ab-
biamo già visto. E, nonostante sia nato pochi mesi dopo Delicious,
è stato proprio Flickr a inaugurare l’idea della “tag cloud”. Più di
altri siti, però, Flickr offre funzioni applicative, come l’organizzazione
delle foto e alcune minime possibilità di fotoritocco.
58 Capitolo 4
Nata in Canada nel febbraio del 2004, questa impresa è stata acqui-
sita da Yahoo! già nel marzo del 2005. Oggi è una risorsa privilegiata
anche per fotografi appassionati, esperti e addirittura semi-profes-
sionisti. O, meglio, per una nuova tipologia di utenti che si definisco-
no “amateur professional”, “professionisti amatoriali”. Basta sfoglia-
re le pagine delle foto evidenziate come interessanti per scoprire che
vi sono scatti di qualità eccellente.
Curiosare tra le foto degli altri, oltre che discuterne, porta a scoprire
e imparare molto, in campo fotografico. Le dinamiche “social” rivela-
Fotografia 2.0 61
no così, una volta di più, le loro qualità. Flickr è quindi diventato an-
che uno strumento di promozione per chi vuole occuparsi di fotogra-
fia in modo “serio”. Per questo è anche disponibile un abbonamento
“Pro”, a pagamento. L’abbonamento gratuito, cioè quello che si
attiva automaticamente all’iscrizione, è limitato per “banda occupa-
ta”: non si può effettuare l’upload di più di 20 megabyte al mese – un
limite non molto restrittivo, in verità. Inoltre, non si possono creare
più di tre set, e verrà mostrato solo un massimo di 200 foto nella
nostra lista. Le immagini in più non vengono cancellate: non vengo-
no mostrate nella nostra lista su Flickr. Se però avete pubblicato da
qualche parte un link diretto, questo resterà valido.
Photos
Forse anche per fornire un’alternativa più alla portata di tutti,
Yahoo! sta approntando una nuova versione del suo servizio
Photos (http://it.photos.yahoo.com). Ancora non pub-
blico al momento in cui scrivo, presenta della pubblicità, che
su Flickr è invece quasi assente, e una più evidente possibi-
lità di stampa e creazione di diversi altri oggetti con le nostre
immagini: per esempio borse, o altro.
potremo aggiungere
una nostra foto,
o icona, modificare
le nostre informazioni
e, come al solito,
invitare conoscenti
Organizzare le foto
La nostra pagina si popola. È ora di iniziare a conoscere il Flickr
Organizer.
Geotagging
Da poco Flickr ha aggiunto una novità, il “geotagging”. Que-
sta parola complicata vuol semplicemente dire etichettare le
foto anche con informazioni geografiche. Farlo è ancora più
semplice che dirlo: basta trascinare le foto, all’interno del-
l’Organizr di Flickr, sulle mappe che Yahoo! (http://maps.
yahoo.com) ci mette a disposizione.
questo collegamento ci
porta alla presentazione
di tutte le nostre foto
Amici e gruppi
A parte gli scherzi: è ovvio che poter mostrare le nostre foto da
qualsiasi computer, e non solo dal nostro, ad amici o parenti che
possono stare anche lontani da noi è un’indubbia comodità. Oltre
a questo, però, vi sono le dinamiche di condivisione che abbiamo
imparato a conoscere. Lasciando un commento a una foto che ci è
piaciuta, questo farà parte della lista delle nostre attività, e probabil-
mente attirerà quell’utente a visitare le nostre immagini. Salvando un
utente di cui apprezziamo le foto nella nostra lista di contatti, i suoi
nuovi scatti appariranno nell’apposito “nastro”, nella nostra pagina
personale. E così via.
scegli la risoluzione
che preferisci
Fotografia 2.0 75
Snipshot
Le funzioni di fotoritocco più frequenti sono il ritaglio, il ridimensio-
namento, e forse un minimo aggiustamento del contrasto. È proprio
quel che si propone di fare Snipshot, un piccolo servizio web. La
pagina è semplicissima, e non richiede neanche iscrizione. Questo
significa che se siete in vacanza e volete mandare subito una foto
che avete fatto a un vostro amico, ma prima di fare l’upload su Flickr
volete dargli un ritocchino, vi basta digitare www.snipshot.com per
una piccola aggiustatina da un qualsiasi Internet café (e se avete sal-
vato l’indirizzo su Delicious, non dovete neanche ricordarvelo).
prendi l’immagine
direttamente dal web...
...oppure caricarla
dal disco fisso
76 Capitolo 4
Phixr
Un altro piccolo software web: www.phixr.com. Serve a dare una
sistemata alle foto, è appena più evoluto di Snipshot.
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Come curiosare faccia bene alle foto: l’esplorazione di Flickr ci
regala la visione di un gran numero di foto di ottima qualità
v Caricare le nostre prime foto e aggiungere qualche informazione
in più nella pagina personale
v Organizzare le foto in album e aggiungere informazioni, anche
geografiche
v La nostra prima presentazione, che si può condividere on-line
v Fare conoscenza e partecipare a gruppi di discussione
v Strumenti avanzati: il Flickr Uploadr e il “moblogging”
v Altri tool per le immagini on-line
Glossario
Batch edit: L’elaborazione di un gruppo di immagini. Anziché
effettuare singole modifiche, si impostano tutti gli interventi che si
vogliono fare, poi il sistema provvederà ad applicare gli opportuni
comandi tutti insieme
Geotagging: Etichettare le foto con informazioni geografiche. Si
dice anche che così le foto sono “georeferenziate”. Questo potrebbe
diventare utile, in futuro, per il navigatore satellitare: anziché indicare
l’indirizzo attraverso i menu si può selezionare direttamente la foto
Moblogging: Sta per “mobile blogging”, ovvero la pubblicazione
diretta da telefono cellulare
Photostream: In Flickr, è l’area in cui appaiono le anteprime delle
immagini
Set: In Flickr, è un gruppo di foto. Si può considera equivalente a un
fotoalbum
Thumbnail: Miniatura, o anteprima dell’immagine
Capitolo 5
Video 2.0
YouTube
“Tube” è anche il soprannome del televisore, da “tubo catodico”, a
segnalare una volta di più che sono gli utenti a creare la trasmissio-
ne. Certo, c’è una grande quantità di contenuto di scarso interesse,
ma qua è molto più facile e veloce “cambiare canale”.
Per “canale”, in realtà, YouTube intende proprio gli utenti. Se si
trova una persona di cui apprezziamo i gusti, possiamo “iscriverci”
alle novità che presenta. Le selezioni che facciamo finiranno come
al solito nella nostra pagina personale, che a sua volta diventa un
canale per gli altri. Le rifiniture grafiche consentite da YouTube sono
notevoli, tanto che ognuno può creare un “sito nel sito”. YouTube sta
sviluppando questa idea per generare reddito pubblicitario. La prima
azienda a creare un canale personalizzato è stato il canale televisivo
NBC, attratta dal successo che ha avuto il video di un trailer pub-
blicato su YouTube in modo non autorizzato. L’ultima, in ordine di
tempo, è stata invece Paris Hilton, la ragazza “famosa per essere
famosa” (e non si sa perché). Però i due canali / utenti più “sotto-
scritti” di tutti i tempi, almeno al momento in cui scriviamo, sono
Geriatric1927, un signore britannico di 79 anni, e Lonelygirl15, una
ragazza statunitense. Entrambi usano la webcam, ma si nota anche
un certo lavoro di editing. I video vengono arricchiti con immagini,
titoli, effetti di transizione e, soprattutto, vengono sempre più spesso
“montati”, con tagli e ricostruzioni delle sequenze. Sempre più spes-
so si incontrano anche vere e proprie storie narrate con le immagini.
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freccia sul video: ecco come si presenta
una playlist nella pagina di un blog. Serve
come memoria personale, per farlo vedere
agli amici, o come semplice curiosità. La
lista poi si aggiornerà automaticamente
man mano che salveremo nuovi video su
YouTube
Youtube ci ricorda dei limiti di sei allo step uno di due: nella
spazio e durata, e poi ci chiede le pagina successiva si potrà fare
solite informazioni l’upload del file video
Video 2.0 91
Google Video
L’approccio di Google al video è diverso. In realtà il sito americano è
nato come “video store”, negozio on-line per i video simile a iTunes
Music Store (www.itunes.com) per la musica digitale. Questo ha
consentito a Google di sviluppare partnership commerciali con Mtv
e altri, che pubblicano contenuti video tramite questo canale. Al di
fuori della versione USA di Google, però, non sembra essere questo
l’aspetto principale del sito. La possibilità di effettuare l’upload e poi
condividere i video viene ancora presentata come una novità, ma
sembra rappresentare comunque un elemento fondamentale, anche
se affiancato da video proposti da Google per vari motivi di sponso-
rizzazione.
La pagina della versione italiana di Google Video (http://video.
google.it) si presenta semplice, ovviamente improntata alla ricer-
ca:
Video 2.0 93
5.3 DailyMotion
Creato nel 2005 dai francesi Benjamin Bejbaum e Oliviert Poitrey
come semplice sistema per videoblog, oggi DailyMotion (www.dai-
lymotion.com) è un buon concorrente dei più blasonati YouTube e
Google Video, con centinaia di migliaia di video caricati e un traffico
di circa 150.000 visitatori al giorno. Prevede tutte le funzionalità tipi-
che di un’applicazione web 2.0 in una grafica pulita e facile da usare.
96 Capitolo 5
Ourmedia.org
Se sei interessato agli scenari futuri in questo campo, una lettu-
ra imperdibile è Darknet di J. D. Lasica, il fondatore di OurMedia
(www.ourmedia.org), pubblicata da questa stessa casa editrice
nella collana Area51. OurMedia è il primo e più dedicato aggrega-
tore di contenuti creati dagli utenti, che sta tentando un’operazione
ancora più complessa. Con un approccio no-profit, sta cercando di
stimolare i suoi utenti ad alzare la qualità di quanto viene prodotto.
Un progetto con una orizzonte più ampio degli altri, quindi, che si
rivolge molto anche alle generazioni più giovani.
Checklist
Abbiamo parlato di…
V Come e perché sta esplodendo il fenomeno del video-sharing
V L’accessibilità degli strumenti trasforma gli spettatori in attori e
registi
V Le piattaforme “libere” consentono all’utente di inventare il pro-
prio palinsesto
V YouTube: i canali sono gli utenti
V Come visualizzare video esistenti, condividerli, e come aggiun-
gere i propri
V Google Video e DailyMotion
Video 2.0 101
Glossario
Broadcast: Letteralmente trasmissione ad ampio raggio, è ormai
diventato sinonimo del modello televisivo
Codec: Il software di codifica / decodifica necessario per il passag-
gio da un formato video all’altro. Tipicamente un codec ha anche
funzioni di compressione
Playlist: La “scaletta” dei brani musicali o dei video
Rating: Votazione, punteggio, classifica
Spoof: Letteralmente “parodia”. Versioni umoristiche di video famosi
Video on-demand: Il video su richiesta, all’orario preferito. Un
sogno tecnologico inseguito da tanto, osteggiato da problematiche
tecniche, commerciali e soprattutto normative. I “broadcaster” tele-
visivi non sono per nulla contenti che gli spettatori possano sconvol-
gere gli orari definiti da loro
Videoblogging, o “vlog”: Un blog con contenuti video anziché te-
stuali, tipicamente creati tramite racconti davanti alla webcam
Capitolo 6
Musica 2.0
All Music Guide è un sito fantastico. Però rigido per la sua orga-
nizzazione tassonomica, anziché basata su folksnomy. Inoltre, i
riferimenti tra i vari artisti, per esempio su “chi ha suonato con chi”,
sono tutti espressi nei testi, sotto forma di classici link, che quando
seguiti perdono il contesto. Insomma, All Music Guide è un esempio
perfetto dei limiti del Web 1.0.
106 Capitolo 6
Last.FM
Pandora è un sistema molto efficace. Semplice e immediato. Però
pur sempre basato su uno schema fisso, dentro un database da
qualche parte in Rete, generato da un numero limitato di teste.
Verrebbe da definirlo Web 1.9. Last.FM, invece, è una applicazione
aperta, che come al solito trova la sua migliore espressione nella
condivisione tra utenti. È uno dei servizi più completi e complessi
dello scenario 2.0, ma alla base replica i meccanismi che abbiamo
imparato a conoscere. Si curiosa su ciò che fanno gli altri utenti,
magari radunati in gruppi, si dà un’occhiata ai suggerimenti del sito,
si cercano canzoni che si conoscono già e poi ci si “sposta” verso
autori o altri brani che incuriosiscono. Ma, soprattutto, si ascolta. E il
sistema, analizzando la lista dei nostri brani, ci proporrà una perso-
nal radio sempre più accurata, in cui saranno proposti autori magari
sconosciuti ma in qualche modo correlati ai nostri gusti.
Musica 2.0 109
Vale sempre la pena fare un giro nel sito, cominciando con i tasti in
alto:
User porta a una lista di utenti, ognuno con una foto, e altre indica-
zioni. Visitare la pagina di un utente esperto del sito è molto utile per
capire come muoversi. In questo caso vediamo la pagina dell’amico
alter (il suo nome di battaglia su Last.FM), che oltre a essere uten-
te avanzato è anche pro. Ha cioè provveduto all’iscrizione che, a
partire da tre euro al mese, offre qualche funzionalità in più, come la
possibilità di creare diverse stazioni personali, l’assenza di pubblici-
tà, e la lista di chi ha visitato il suo profilo:
116 Capitolo 6
Nelle applicazioni Web 2.0 è solo “vestito” con molte più funzionalità
di prima. Un sito come Last.FM offre una gran quantità di strumenti.
In una parola, è una piattaforma, una volta di più.
Yahoo! Musica
Spesso però non si ha voglia di cercare, si preferisce cliccare qua e
là e sentire cosa ci propongono gli altri. Un buon mix tra personaliz-
zazione e proposte di tipo editoriale è Yahoo! Musica (http://mu-
sic.yahoo.it). Mette insieme un tipico approccio da radio “norma-
le” con la possibilità di personalizzare la propria radio via web.
È da tempo che Yahoo! lavora sul tema musica. Nel 2001 ha acqui-
sito LAUNCHcast (http://music.yahoo.com/launchcast) un servizio di
streaming musicale via Internet con la possibilità di votare canzoni,
album e artisti. Ed è ancora questo il sistema di base che ci permet-
te di creare una stazione radio personalizzata.
Musicmatch jukebox
Nel 2004 Yahoo ha poi acquisito Musicmatch, società che, oltre a
sviluppare un player (il Musicmatch Jukebox), aveva anche elabo-
rato un sistema particolarmente flessibile per creare e condividere
playlist. Ora rinominato Yahoo! Music Jukebox, è ancora disponi-
bile sulla versione americana di Yahoo! Music (http://music.yahoo.
com). Offre le solite funzioni di player, compresa la masterizzazio-
ne, e in più consente di acquistare musica digitale da uno store
on-line, similmente a quanto fa iTunes (www.itunes.com). Il servizio
on-line si chiama Yahoo! Music Unlimited ed è basato su abbo-
namento: pagando un canone che parte da circa cinque dollari
al mese si può scaricare tutto quello che si vuole. Solo negli Stati
Uniti e in Canada, però.
Cliccando sul link Personalizza la tua radio accedi alla pagina illustra-
ta di seguito. In futuro questo link diventerà Ascolta la tua radio,
ma sarà sempre possibile intervenire sulle selezioni tramite il menu
Radio:
126 Capitolo 6
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Le applicazioni Web 2.0 portano delle novità importanti anche
nella musica digitale, che è già un fenomeno di per sé
v Come il formato MP3 abbia trasformato il nostro modo di “usa-
re” la musica, e permesso di innescare le dinamiche “social”
v All Music Guide: bello, ma 1.0. Pandora, bello ma limitato. Last.
FM: il mondo nuovo
v Su Yahoo! troviamo musica, video e informazioni tutto insieme
Glossario
Plug-in: Un componente accessorio di un programma principale
Scrobbling: La segnalazione delle canzoni che ascoltiamo a Last.FM
Streaming: La riproduzione di un flusso audio o video in tempo
reale, cioè durante la trasmissione
Buffering: I sistemi di streaming, prima di iniziare la riproduzione,
registrano parte del file su disco, in un “buffer”
Player: L’oggetto, hardware o software che riproduce audio o video.
In italiano il “riproduttore”. Chi ha suggerimenti per un nome migliore
si faccia avanti, per favore
Capitolo 7
Sapere 2.0
Wikipedia
La versione inglese di Wikipedia (http://en.wikipedia.
org) ha oggi circa 1.400.000 articoli. Quella italiana (http://
it.wikipedia.org), di medie dimensioni, quasi 200.000 voci. Oltre
alla raccolta di informazioni enciclopediche, la Wiki Foundation ha
replicato il modello su una quantità di progetti: Wikimedia (www.
wikimedia.org) per la raccolta di contenuti multimediali di libero
accesso, Wikibook (www.wikibooks.org) per libri gratis (un migliaio
disponibili anche in italiano), e molti altri.
Wikipedia ha prodotto anche un altro elemento importante: un siste-
ma di condivisione dei documenti senza un meccanismo rigido di
revisione. Questo si è tradotto in una famiglia di prodotti che stan-
no producendo un numero di altre iniziative 2.0, rivolte all’ambito
educativo, al no-profit, e anche al business. Sempre più spesso le
piattaforme tipo Wiki vengono adottate all’interno delle aziende.
Il meccanismo di “self-help” visto in precedenza qui trova la sua
massima espressione. Anche se Wikipedia è spesso tormentata da
figure che tendono a rovinarne i contenuti, è comunque la communi-
ty a sorreggerla e addirittura a “fare la guardia” perché si mantenga
un elevato livello di correttezza e qualità.
Sapere 2.0 131
Il tuo wiki
Il “wiki” è però diventato anche un software (server), per la precisio-
ne un sistema open source, chiamato MediaWiki (www.mediawiki.
org), che puoi utilizzare liberamente:
Yahoo! Answers
Completamente diverso, ma simile nel tentativo di condividere la
conoscenza, è Yahoo! Answers (http://it.answers.yahoo.com) un ser-
vizio lanciato poco prima dell’estate 2006 come ennesimo tassello
dell’ampia strategia web 2.0 dell’azienda:
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Wikipedia, l’enciclopedia libera, nonostante lo scetticismo è
ormai un riferimento accettato anche dalla comunità scientifica
v L’idea di rivedere e correggere i documenti in modo collaborati-
vo dopo la stesura si rivela efficace, anche per il business
v Come usare la Wikipedia italiana
v Yahoo! Answers: a ogni curiosità qualcuno ha una risposta
Sapere 2.0 141
Glossario
Wiki wiki: Il nome della linea degli autobus all’aeroporto di Honolulu,
Hawaii. Significa anche “veloce” (“quick” in Inglese), ed è per questo
che è stato scelto
Community: Il termine in sé è semplice: comunità, gruppo di perso-
ne. Prende però una connotazione specifica su Internet. Le com-
munity condividono interessi, valori e norme di comportamento. Per
questo, di solito, si innescano dinamiche di auto-regolazione di ciò
che accade all’interno della community stessa
Open source: Con le parole di Wikipedia, il termine «Open source
descrive pratiche di produzione e sviluppo che promuovono l’acces-
so alla fonte (“source”) del prodotto finito». Suona complicato, ma
è molto preciso. Nato in un ambiente di programmazione, il termine
serviva a descrivere software rilasciato gratuitamente ma pur sempre
con scopi commerciali. È stato scelto perché il termine inglese
“free”, che significa sia “gratuito” sia “libero”, dava adito ad ambi-
guità. Il significato si è però esteso a tutto ciò di cui vengono rese
pubbliche le metodologie di sviluppo, in modo che ognuno possa
partecipare, o creare altre iniziative simili purché renda a sua volta
disponibili al pubblico dominio le innovazioni che introduce
MediaWiki: Da non confondere con Wikimedia, che è il nome della
fondazione no-profit che gestisce tutte le iniziative generate da
Wikipedia. “MediaWiki” è il software con cui è fatta Wikipedia, ed è
disponibile sotto licenza Open source, quindi liberamente scaricabile
Capitolo 8
Persone 2.0
MySpace
MySpace (www.myspace.com) mette a disposizione la possibilità di
creare pagine personali straordinariamente raffinate, con contenuti
multimediali. Ormai ha una tale massa critica – più di 70 milioni di
utenti registrati – da rappresentare qualcosa di ben più significativo
di un sito web, o un media, o qualsiasi altra cosa. L’homepage di
MySpace sembra semplice, in realtà nasconde molto contenuto:
MySpace si rivolge principalmente a un pubblico giovane (16-34
anni). Ha fatto la sua fortuna sviluppando le relazioni tra compagni di
classe (“schoolmates”) e attirando gli interessi dei ragazzi. Principal-
mente la musica, che genera oggi una gran parte del traffico e spes-
so anche dei contenuti, con conseguenti problemi di copyright che
MySpace sta cercando di risolvere facendo accordi con le major. È
così diventato uno strumento di promozione fortissimo per le band
giovanili, comprese alcune italiane, che spesso organizzano eventi
on-line per attirare pubblico ai loro concerti.
144 Capitolo 8
Linkedin
All’estremo opposto di una ipotetica gamma di interessi, rispetto a
MySpace, troviamo LinkedIn (www.linkedin.com) uno dei primi siti
a rivolgersi al “puro” networking tra persone, ma con uno spunto
decisamente professionale.
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Il fenomeno del web “sociale” interpretato da MySpace, che in
pochi anni è diventato tra i siti più frequentati al mondo. Son
ragazzi…
v La versione business: LinkedIn consente una condivisione delle
relazioni di lavoro
v Cosa succede nel mondo? Ogni giorno vi sono eventi interes-
santi, e Upcoming ne tiene traccia
v Iniziativa italiana: Duespaghi condivide i ristoranti
Glossario
Pagine personali: Le pagine web dove una persona racconta di
sé e dei propri interessi. Dove, cioè, si esprime. Nate prestissimo,
durante il boom del web sono diventati famosi siti che mettevano a
disposizione spazio web gratuito, uno fra tutti Geocities. Bisogna-
va però creare le pagine in HTML, e i sistemi di condivisione erano
piuttosto “grezzi”. MySpace ha ripreso questo concetto fornendo
strumenti facili e immediati
Schoolmates: I compagni di classe. La vita on-line di adolescenti e
studenti universitari è particolarmente attiva, negli Stati Uniti come
ovunque. Tanto che le ultime generazioni di adolescenti (“teenager”),
molto più a loro agio con il computer dei loro predecessori, sono
stati soprannominati “screenager”
Major: Sono così soprannominate le grandi case di produzione cine-
matografica e musicale
Mailing: L’invio di un messaggio di posta elettronica a un numero di
indirizzi alto ma controllato. Di solito riguarda argomenti per i quali il
ricevente ha espresso interesse. Si può parlare di mass-mailing nel
caso si faccia un invio più generalizzato, a un gran numero di indiriz-
zi, anche di sconosciuti. Se si esagera, diventa spam. Una mailing-
list, invece, è un gruppo che discute usando un software apposta
che rigira a tutti gli appartenenti alla lista i messaggi inviati. Sono
gruppi abbastanza chiusi, dove lo spam è ancora meno tollerato che
altrove
Capitolo 9
Te lo do io il Web 2.0
Link
Proprio i blogger sono i più attivi nel seguire il fenomeno del Web
2.0 all’italiana. Uno fra tutti, Pandemia (www.pandemia.info),
autore di altri titoli di questa collana, e il sottoscritto su www.info-
servi.it, il blog su cui troverai gli aggiornamenti a questo libro.
Ning
L’homepage di Ning (www.ning.com) è semplice, e spiega chiara-
mente il meccanismo: guarda le applicazioni che ci sono già, se ne
trovi una che ti piace fanne un “clone”, cioè una copia, e personaliz-
zala, e quindi condividi con i tuoi amici quel che hai fatto.
Checklist
Abbiamo parlato di…
v Bene, abbiamo visto molto, di ciò che è il Web 2.0. Ben lontani
dall’aver visto tutto, anche se le iniziative davvero innovative
non sono poi molte, e la maggior parte sono proprio quelle che
abbiamo visto in queste pagine. Il gran numero è fatto da appli-
cazioni che declinano, in ogni genere di contesto, le innovazioni
inventate da pochi. I “cloni” di Delicious o Digg, oggigiorno, non
si contano, così come innumerevoli sono i siti che applicano le
logiche “2.0” a qualsiasi argomento, o business.
v Si è cercato anche di evidenziare le dinamiche di coesione e
condivisione “sociale”. Chi è esperto di Internet sa bene che, in
Rete, sono sempre esistite. Ma questo nuovo modo di sviluppa-
re software e di creare siti web che chiamiamo Web 2.0 ne è la
più potente espressione che si sia mai vista fino a oggi. Ed è per
questo motivo che la Rete è destinata a cambiare la nostra vita.
Di nuovo.