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Novelle di Giovanni Verga Estate 2009

Cavalleria Rustica

Turiddu Macca era il figlio della signora Nunzia, ed era appena tornato dalla guerra.Ogni domenica si dava le arie
nella piazza dove le ragazze e bambini lo guardavano ed ammiravano. Tutto questo però non attirò l’attenzione della
sua amata Lola che si stava per sposare con un ricco carrettiere, Alfio. Quindi ogni notte andava a cantare sotto la
sua finestra.
Poco prima che lei si sposasse finalmente s’incontrarono. Parlarono della bella notizia, poi Lola disse che doveva
andare per evitare chiacchiere in paese. Prima che lei se ne andasse lui le ricordò della loro storia d’amore e che
anche la loro amicizia era finita.
Dopo il matrimonio Turiddu decise di fargliela pagare. Di fronte la casa di Lola era la casa di Santa, una ragazza
carina e nubile. Lentamente Turiddu iniziò a fare la corte a Santa con tante belle parole finché anche lei finì con
innamorarsene.
Ogni sera Lola ascoltava i loro discorsi e diventò gelosa di Santa. Una sera che il marito era in viaggio, Lola invitò
Turiddu a casa sua, ma da una sera diventarono molte.
Sandra si accorse di quello che stava succedendo, e quando Alfio tornò gli raccontò di quello che aveva visto con i
suoi occhi.
La vigilia di Pasqua Alfio andò a trovare Turiddu in taverna. Turiddu capì subito perché era venuto quindi posò la
forchetta e fu un vero gentiluomo. Alfio però gli disse che voleva duellare, e gli diede appuntamento tra i fichi
d’india l’indomani. Poi, nello stile rustico, Turiddu gli morse un orecchio in segno di promessa.
Turiddu si mise in marcia prima dell’alba, solo dopo che sua madre lo aveva baciato e pregato di tornare vivo. Anche
Alfio si stava preparando, anche se Lola lo stava implorando di non andare. Quando s’incontrarono sulla strada,
Turiddu disse : “Amico, so che ho fatto male, e se fosse per me mi farei ammazzare, ma quando ho visto mia madre
stamattina decisi di non farla piangere poveretta, quindi vi ammazzerò.”
Alfio fu felice di sentire che tutti e due avrebbero fatto sul serio, e quando si fermarono il primo colpo toccò a
Turiddu che gli ferì gravemente un braccio. Il prossimo toccava ad Alfio che invece gli tirò una manata di sabbia in
faccia per accecarlo. Infine sferrò un colpo nello stomaco ed uno in gola. Quando Turiddu cadde, non riuscì neanche
a dire : “Ah, mamma mia!”

La Lupa

Era alta magra e pallidissima. Aveva degli occhi grandissimi e le labbra rosse che ti mangiavano. Non era neanche
più giovane. Al villaggio la chiamavano La lupa perché non era mai sazia. Quando passava era sempre sola come
una cagna randagia e sospettosa. Lei si prendeva i figli e mariti, e li mutava in peccatori.
Maricchia era sua figlia, ma lei era buona ed ogni sera piangeva perché nessuno l’avrebbe mai voluta come moglie
anche se aveva tutte le sue belle cose.
Una volta La Lupa s’innamorò davvero di un ragazzo di nome Nanni. Lei cercava di sedurlo, ma lui non si lasciava
tentare, e a volte gli chiedeva : “O che avete signora Pina?” Una sera quando tutti gli altri uomini sonnecchiavano lei
gli disse : “Ti voglio! Voglio te!” Lui quindi le rispose : “Io invece voglio vostra figlia che è zitella,” A questo La
Lupa se ne andò.
Ad ottobre La Lupa portò la figlia da Nanni mentre lavorava e gli chiese se voleva ancora Maricchia. Lui rispose :
“Cosa le darete?” “La casa e tutte le cose del padre se voi mi darete un cantuccio per dormire.” Lui le rispose che se
ne poteva riparlare a Natale. Tornate a casa Maricchia disse che non voleva Nanni come marito, ma La Lupa la prese
e le disse : “Se non lo pigli ti ammazzo!”
La Lupa non “cacciava” più nessuno, tranne lo suocero, ma ogni volta lui si metteva a ridere. I giorni passarono, e
Maricchia allattava i figli, mentre La Lupa lavorava nei campi come un uomo. Un giorno in quel ora tra vespero e
nona, in qui non ne va in volta femmina buona La Lupa andò a svegliare lo suocero. Quando Nanni la vide le disse
di andarsene, ma poi si arrese a quegli occhi di carbone. Lei tornò altre volte e finì che quando tardava lui
l’asspettava.
Maricchia piangeva e quando La Lupa tornava l’insultava e diceva : “Andrò dal brigadiere!” Quando Nanni fu
chiamato non negò niente e chiese di non dover vedere mai più La Lupa, ma lei disse che la casa era sua e non la
potevano scacciare.
Poco dopo Nanni venne calciato da un mulo e fu in fin di vita, ma non si poteva confessare con La Lupa li vicino,
quindi lei se ne andò. Fortunatamente guarì, ma tornò anche il diavolo. Lui supplicava di essere lasciato in pace ma
continuava a perdersi negli occhi di carbone.
A Pasqua si confessò di nuovo ma lei tornò anche finché un giorno lui le disse : “Non tornate, o prossima volta vi
ammazzo!” “Fai pure, che senza te non ci sto!” Il giorno dopo la vide arrivare, si fermò e prese la scure, ma La Lupa
pur vedendo il luccichio dell’arma non indietreggiò. Quando fu davanti a lui Nanni balbettò : “Ah! Malanno
all’anima vostra!”

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