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Discorsi sulla religione e sulla intrinseca falsità del “Dio perfetto”.

La religione in generale, e in particolare la religione cristiana, ci ha


sempre mostrato un Dio onnipotente, onnisciente ed eterno;
completamente lontano da noi, quasi risiedente in un altro mondo.
Ho creato queste teorie per porre fine alla sua “lontananza”
qualitativa dall’uomo e quindi rendere questi più “vicini” per
caratteristiche quasi a far sembrare dio più umano, o se preferiamo,
l’uomo più divino.
Innanzitutto, ammettiamo che Dio ci abbia creato; è già un punto di
partenza per la nostra speculazione, in quanto dall’oggetto creato si
possono riconoscere le caratteristiche generali del creatore.
Esempio: Van Gogh crea un quadro.
Chi non ha mai visto l’autore, non lo conosce, non sà come egli
opera ecc può comunque risalire alle sue caratteristiche generali
come per esempio il suo stile, i colori che ha usato, gli utensili
adoperati o addirittura le vicende che ha vissuto in vita e che
vengono rappresentate nel quadro.
Quindi l’autore, creando, non si dissocia mai dalla sua creazione,
ma lascia dietro di se dei tratti che ci permettono di tornare a lui e
in qualche modo conoscere qualche sua qualità e caratteristica.
Si ha così un’inversione del rapporto creatore-creato perché dal
prodotto si risale al produttore (nel caso del rapporto Dio-Universo
si parlerà di priorità del materialismo sull’idealismo).
Applicando questo esempio alla realtà vediamo che, osservando
alcune caratteristiche del nostro mondo e del nostro universo
riusciamo a dare un ritratto generale del divino:
1. Dio non ha la caratteristica della perfezione.
2. Dio non è onnisciente rispetto al suo creato.
3. Dio è infinito ed eterno.
4. Dio non è onnipotente.

Teoria della conoscenza di Dio o teoria dell’incognita umana:

Dio non è onnisciente, inteso come il poter conoscere in ogni istante


e in ogni luogo ciò che accade (nel passato, nel presente, nel
futuro) .
Il passato è stato interamente deciso, creato e messo in atto da noi.
Dio non conosce ne il presente (ciò che è) ne il futuro (ciò che sarà),
ma conosce il passato (ciò che è stato) che però non può essere
cambiato ma solamente osservato(esattamente come facciamo
noi).
Il suo non-conoscere nel presente e nel futuro è dettato dal fatto
che noi abbiamo il libero arbitrio, suo dono, e quindi possiamo
decidere cosa fare/cambiare in ogni momento della nostra vita.
Che Dio possa conoscere tutto è impossibile: l’uomo, ogni istante,
può compiere una serie talmente infinita di azioni a cui può
apportare anche infinitesimi cambiamenti, quasi impercettibili,
tanto che nessuno può avere un quadro chiaro del presente e del
futuro.
Esempi: L’uomo può decidere se muoversi o no, respirare o meno,
mangiare o digiunare in un dato momento. Può decidere se
compiere tutto ciò in un istante X o in un istante Y di poco
successivo a X.
Inoltre può apportare infiniti ma impercettibili cambiamenti a
queste azioni come per esempio far durare un respiro un
decimillesimo di secondo in più rispetto al normale (cambiamento
conscio), o rispetto a quanto l’uomo stesso prevedeva
(cambiamento inconscio).
Da questo punto di vista si creano quindi talmente tante realtà,
impossibili da conoscere a priori, poiché troppo accidentali e
arbitrarie, che nessuno può essere certo di quello che accadrà entro
un breve lasso di tempo.
Esempio: A è un uomo che respira e fa un certo numero di respiri al
minuto. A può decidere di farne uno in meno in quell’arco di tempo,
ma può anche decidere di farne uno in più rispetto al normale e di
farlo durare un secondo in più.
Oppure ancora per fare un esempio che riguardi avvenimenti più
“concreti”: Jack può girare per strada con un coltello e uccidere una
persona senza motivo, tagliando a questo sfortunato la gola o
pugnalandolo al cuore.
Si nota che ci sono quindi talmente tante “variabili” per ogni azione
che compie l’uomo da rendere inconoscibile la realtà a priori ma
solamente a posteriori, quando gli eventi sono già accaduti.
Per ogni minima azione compiuta si va a creare conseguentemente
una realtà diversa da un’altra (nella quale quella cosa per esempio
non è avvenuta). Perciò l’avvenimento di tutte le azioni altera il
futuro (si pensi se la persona dell’esempio precedente sia
risparmiata: si apre una realtà dove quella persona è presente da
viva invece che da morta; i suoi parenti non si dispereranno,
l’assassino non verrà inseguito dalle forze dell’ordine ecc).
Riassumendo, questi sono cambiamenti più o meno grandi
apportabili da ogni uomo alla realtà e a cui Dio non può ne mettere
mano, ne conoscere a priori perché troppo accidentali e ricche di
incognite come tempo, spazio, causa ecc.
Si nota quindi quanto Dio sia impotente nel conoscere ciò che
avviene e avverrà nel suo creato e questo perché ha concesso
all’uomo il libero arbitrio e quindi la possibilità di creare un suo
futuro in cui egli non può mettere mano: è come se Dio fosse uno
spettatore di un film e osservasse per l’eternità la sua creazione
svilupparsi con tutte le sue incognite dettate solamente dall’uomo.

L’idea di perfezione e Dio:

Da sempre Dio è stato descritto come “perfetto”. La definizione di


perfezione è la seguente:
La perfezione è l’insieme di ogni caratteristica oggettivamente
positiva presente nella nostra realtà che, presa e infinitizzata, viene
attribuita a un’entità che diventa quindi soprannaturale.
Sono caratteristiche della perfezione: onniscienza, onnipotenza,
l'essere infinito, l'essere eterno, caratteristiche che sono state
ricavate dal nostro mondo e infinitizzate e derivano da: conoscenza
umana, arbitrio umano, finitezza e durabilità della vita umana.
Per dire che Dio è perfetto è necessario che tutte queste
caratteristiche siano presenti in contemporanea.
Ma:
E’ stato dimostrato che Dio non è onnisciente.
Quindi Dio non è perfetto.
Dio non è onnipotente e ciò verrà dimostrato in seguito.
Quindi Dio è “ancora meno perfetto“.
L’unica caratteristica della perfezione che egli possiede è quella
dell’essere Eterno e Infinito.
Ciò si spiega attraverso la dimostrazione e non tramite il
dogmatismo cristiano che porta a una visione sbagliata della realtà.
Utilizziamo quindi un sillogismo di tipo aristotelico:

Premessa maggiore: Dio ha creato l’universo.

Premessa minore: L’universo è infinito ed eterno.


Soluzione: Dio è infinito ed eterno.

Il sillogismo si basa su un semplice fatto, constatabile realmente.


Infatti un’entità finita e deperibile (l’uomo per esempio) può creare
sempre e solo entità finite (case, auto, computer ecc),ma
ovviamente non potrà mai e poi mai creare entità infinite ed eterne
(l’universo o un Dio perfetto).
Un’entità infinita ed eterna invece può creare sia elementi infiniti
(dio  universo) che finiti (dio  uomo). Ciò è ovvio per la “teoria
dei gradi degli attributi”.

Teoria dei “Gradi e degli attributi“:

Gli attributi infinito e finito sono di diverso “grado”.


Distinguiamo un grado maggiore per l’attributo infinito e un grado
minore per l’attributo finito.
Questo grado dipende dalla vicinanza/lontananza dalla perfezione;
più un attributo è vicino all’idea di perfezione più questo è di grado
maggiore. Quindi intelligente è di grado maggiore rispetto a stupido
o ignorante, ma contemporaneamente è di grado inferiore rispetto
a onnisciente.
Di conseguenza è logico dire che un’entità perfetta (o comunque
vicina alla perfezione come Dio) possa creare elementi perfetti ma
anche imperfetti (dipende dal suo arbitrio insomma), mentre
un’altra entità non-perfetta possa creare elementi con attributi di
grado simile o uguale a essa e non di grado maggiore.

Il creato più vicino al perfetto e “Tangibile“:

Come si è detto l'uomo è una creatura imperfetta e quindi potrà


sempre creare solo cose imperfette. Perciò si esclude ogni
possibilità di creazione perfetta da parte dell'uomo.
L'unico che abbia potuto creare qualcosa il più possibile vicino
all'idea di perfezione è Dio: ha creato l'universo che è infinito ed
eterno (un infinitezza dimostrata dalla teoria scientifica
dell'universo in espansione). L'universo, quindi, pur non essendo la
perfezione, è l'entità che ci si avvicina di più perché possiede
queste due qualità.
Tuttavia questa teoria è ancora in fase di elaborazione perché, se
venisse dimostrato che l'universo non è infinito ed eterno allora
sarebbe solamente una creazione come un'altra: una creazione
imperfetta e non avrebbe più nulla di diverso da noi.
In ogni caso se anche l'universo fosse finito e deperibile Dio
continuerebbe ad essere infinito ed eterno; la dimostrazione sta nel
fatto che, una volta "conclusa" la vita del nostro universo, Dio
creerà un'altro universo con le nostre stesse caratteristiche in un
ciclo eterno.
Riassumendo quindi:

Infinito-Eterno  Dio è infinito ed eterno e “vive“ in


contemporanea con noi

Universo

Finito-Deperibile  Dio è comunque infinito ed


eterno e dopo la morte del nostro universo ne creerà un'altro
con ciclo:

L'onnipotenza e Dio:

Dio non è nemmeno onnipotente.


Può esserlo solamente in parte perché come si è detto può creare
universi sia infiniti che finiti, ma contemporaneamente egli non può
conoscere ne il nostro avvenire, ne interferire nella nostra vita
(come ci ha dimostrato l'esperienza razionale fino ad oggi).
Da questo punto di vista l'uomo che può cambiare ogni aspetto
della sua storia, dal più misero (decidere se compiere un'azione o
meno) al più grande (rovinare irrimediabilmente il proprio pianeta)
risulta essere più potente di Dio, che invece non può interferire sul
suo creato.
Sono però due tipi di potenza, che uniti formano il vero e proprio
carattere dell'“essere onnipotente“.
Dio è onnipotente perché crea entità come l'universo che ha
caratteristiche impareggiabili (che sia o non sia infinito), invece
l'uomo è onnipotente a modo suo perché opera in modo totalmente
indipendente e non-influenzato sul già creato. C'è però da dire che
l'uomo a sua volta può creare nuove cose all'interno dello stesso
creato di Dio e quindi si può dire a gran voce che l'uomo è più
potente di Dio, o quantomeno ha una marcia in più in quanto crea e
opera, mentre Dio crea ma non interferisce.

Da dove si è creato Dio?

Dio è increato e ciò è dimostrato dal principio di causalità di


Aristotele.

Discorso sulla "morale e sulla mentalità" di Dio:

Come si è dimostrato Dio è lungi dall'essere perfetto. La perfezione


non è qualcosa di esistente nel nostro mondo (vedi paragrafo
successivo). Lo stesso universo, sua creazione, non è perfetta e
neppure il genere umano lo è.
Una dimostrazione della nostra imperfezione sta proprio
nell'intrinseca e concreta presenza del dolore nel mondo
(collegamento al pessimismo di Schopenhauer) che dimostra tra
l'altro, che Dio non è perfetto nemmeno nel creare perché crea
entità che soffrono e che si disperano della loro situazione.
Un'altra dimostrazione che egli non è onnisciente sta proprio nel
fatto che egli (secondo la concezione cristiana) ha mandato suo
figlio Gesù sulla terra; avrebbe conosciuto a priori cosa gli sarebbe
successo e sicuramente non l'avrebbe ne voluto ne permesso. Se
invece fosse stato a conoscenza di ciò a cui lo mandava incontro
allora è un vero mostro sanguinario, che come dice Schopenhauer
si deve vergognare della sua stessa creazione.
La chiesa risponde dicendo che i mali e la sofferenza sono frutto del
libero arbitrio, la capacità che ci ha regalato Dio di fare ciò che
vogliamo. Quindi è vero dire che gli omicidi, le guerre, i crimini vari
sono in parte colpa nostra (approfondimento paragrafo successivo).
Ma allora i terremoti, gli tsunami, le deformazioni prenatali e tutti
quegli avvenimenti nei quali è palese che l'uomo non c'entra da chi
sono dipesi?
Se nemmeno Dio interferisce la risposta è una sola: viviamo in un
mondo imperfetto, sbagliato, creato malamente.
L'uomo potrà quindi scegliere due percorsi: credere in Dio e
bisognerà credere necessariamente al "ritratto" fatto di Dio, oppure
non credere nella sua esistenza e seguire le tesi di Feuerbach e
Marx che danno spiegazioni concrete sul perché l'uomo abbia
inventato Dio.

La perfezione sarà mai conoscibile dall'uomo?

No. La perfezione non è presente ne in colui che creò l'universo (per


chi ci crede) ne in chi ci vive, l'uomo. La perfezione è qualcosa oltre
qualsiasi immaginazione umana, non l'abbiamo mai vista, non
l'abbiamo mai percepita e nemmeno toccata. C'è ora da chiedersi
se sia pensabile qualcosa che non è mai stato presente nella nostra
esperienza. Immaginate che esista qualcosa che và oltre la nostra
esperienza e oltre il nostro pensiero: è come pensare a un colore
nuovo; cerca ora di pensarlo e "inventarlo".
Un colore mai visto e che riempia la tua mente.
Impossibile vero?
O nel caso improbabile che ci sia riuscito sapresti comunicare la tua
visione agli altri?
Con lo stesso ragionamento risulta impossibile pensare all'idea della
perfezione.

L'uomo debole è programmato per sbagliare:

Si è parlato prima del libero arbitrio e di quanta colpa abbia l'uomo


quando compie atti efferati come omicidi, stupri, guerre.
Ebbene in parte è colpa di chi le compie, ma la maggior parte della
colpa è da attribuire a Dio.
E' lui infatti che ci ha creati in modo imperfetto. E visto che il nostro
stesso creatore è lontano dalla perfezione, che strada potevamo
seguire noi, se non quella dell'imperfezione intrinseca?
E ancora con il nostro universo, che è imperfetto a sua volta, che
tipo di eventi si potevano venire a creare, se non questi di estrema
imperfezione?
La perfezione è troppo lontana da noi e come tale, l'uomo non può
seguirla, non ci può nemmeno assomigliare.
Tuttavia questa teoria è lungi dal giustificare le azioni brutali
dell'uomo, anzi, ciò che segue le condanna con maggior forza.
C'è infatti chi si ribella a questa natura così triste dell'uomo e cerca
di fare del suo meglio per sopravvivere senza arrecare danni, vive in
modo "meno imperfetto di altri".
Queste persone non cercano la perfezione, non possono, cercano di
resistere alla corruzione, ed è giusto che siano difese e libere di
vivere senza gli uomini che invece scelgono la via più breve e
semplice: quella dell'imperfezione che è un fattore costante nella
nostra vita e ci induce continuamente nell'errore.
Debole sarà quindi l'uomo che si lascia trasportare dal suo essere.
Forte sarà l'uomo che non seguirà il suo istinto e che avrà saldi
valori su cui poggiare la propria vita e le proprie azioni.

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