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Associazione civica Porta Nuova – Vasto

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CEMENTO SU CASARZA 4 giugno 2010

1. Una notizia passata inosservata. Sul B.U.R.A. n. 20 ordinario del 31 marzo 2010 c’è una
notizia passata sin’ora stranamente inosservata. Il cosiddetto Comitato Istituzionale dell’Autorità
dei Bacini di Rilievo Regionale dell’Abruzzo, nella sua seduta dello scorso 1° marzo 2010, ha
deciso di accogliere la proposta, presentata dal Comune di Vasto, “di correzione di errore materiale
con modifica di un’area a pericolosità molto elevata [da P3 a P1], derivante da una frana di
scorrimento rotazionale attiva, in località Casarza- Torricella”.
Per effetto di questa decisione la Carta della Pericolosità nella zona suddetta risulta modificata
come in figura (in rosso la zona P3 a pericolosità molto elevata, in verde la P1 a moderata
pericolosità).

Salesiani

2. L’antefatto. Com’è noto, la zona in questione è da anni al centro dell’attenzione dell’opinione


pubblica cittadina, nonché di quella della locale Procura della Repubblica. All’origine, la singolare
discordanza tra le previsioni del PRG cittadino –per cui la zona è in parte1 edificabile- e quelle del
PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), di adozione regionale, che al contrario ne vietava
l’edificazione in ragione dell’instabilità geologica dei luoghi. Un conflitto che nel dicembre 2005

1
Si tratta di una larga fascia che costeggia le vie S. Lucia e S. Nicola, verso il mare; e di un tratto nei pressi
dell’Angrella.
l’Amministrazione di centrodestra tentò di risolvere a tutto favore del PRG, facendo approvare in
Consiglio Comunale una delibera2 volta ad ottenere dalla Regione una modifica del PAI, al fine di
«restituire alle aree interessate le potenzialità edificatorie previste». La richiesta non fu accolta (e fu
anzi ritirata in seguito dalla nuova maggioranza comunale –così almeno scrissero i giornali).
Nonostante ciò il Comune continuò a lungo (almeno fino a febbraio 2006) a rilasciare licenze
edilizie sulla base del solo PRG.
Finché, tra il gennaio e il luglio 2007, una serie di sequestri e di avvisi di garanzia –riguardanti in
prevalenza proprio questa zona, e motivati per l’appunto dal mancato rispetto del PAI- scossero
finalmente la città. La questione finì per mesi sulle prime pagine di tutti i giornali locali, e le
dichiarazioni dei politici (soprattutto del centrosinistra) si sprecarono. “Questa amministrazione
non tollererà più alcun abuso edilizio3”, disse, tra gli altri, il sindaco Lapenna.

3. Il Sindaco ha mantenuto la promessa: sarà molto difficile si verifichino altri abusi edilizi
nella zona. In effetti, a seguito delle modifiche intervenute, non vi è più difformità tra PAI e PRG;
e non essendovi più difformità è impossibile vi siano abusi.
Conseguenze. Sono stati revocati i provvedimenti di sequestro disposti dall’Autorità giudiziaria.
Tutta la zona B2 a ridosso delle vie S. Lucia e S. Nicola (e non solo quella) viene resa edificabile.
In più, si crea un pericolosissimo precedente: qualsiasi privato, seguendo lo stesso iter, potrà
pretendere in futuro che il Comune di Vasto porti la sua domanda di modifica in Regione. La
Pubblica Amministrazione al servizio dell’interesse privato.
Il progetto che fu dell’Amministrazione Pietrocola è stato portato a compimento, in termini
notevolmente peggiorati, dall’Amministrazione Lapenna. Ma, almeno, il centrodestra l’aveva
avanzato coram populo, in pieno Consiglio Comunale. Il centrosinistra no. Il centrosinistra l’ha
fatto passare in modo rapido e indolore, senza tanti inutili clamori. E persino con valore retroattivo.
Com’è stato possibile?

4. Il cosiddetto errore materiale. Le correzioni della cartografia, ove derivino da errori materiali,
non richiedono (ex Art. 24, 3° comma, delle Norme Tecniche di Attuazione del PAI4) uno specifico
iter procedurale di approvazione, e di conseguenza neppure l’esame del Consiglio Comunale; basta
la delibera del Comitato Istituzionale. È per l’appunto all’Art. 24, 3° comma, che si è richiamato il
Comune di Vasto per veicolare la propria proposta di modifica. Lo stesso riferimento (si veda al
punto 1) reca la delibera di accoglimento redatta dal Comitato Istituzionale. Ma allora, se di errore
materiale si tratta, questo può ben avere effetto retroattivo… Tutto si tiene.
Resta una sola domanda: dove sia in tutto ciò l’errore materiale (posto che, secondo la dottrina
nonché il buon senso, l’errore materiale occorre dimostrarlo). Ma le delibere del Comune non lo
dicono, né lo dice la delibera del Comitato Istituzionale.

5. Conclusioni. La triste vicenda presenta due aspetti distinti: uno politico, l’altro giudiziario.
Il primo ci interessa maggiormente, e riguarda la credibilità stessa di questa Amministrazione
comunale. Il rapporto tra interesse pubblico e interesse privato in materia di PRG era stato –a
parole- l’asse portante della campagna elettorale della coalizione vincente. Giudichino i cittadini se
quelle parole sono state rispettate. Un discorso analogo potrebbe farsi sul metodo, sulla trasparenza
amministrativa, etc.
Quanto al secondo, verificheremo la possibilità di intraprendere le opportune iniziative.

2
La n. 97 del 20 dicembre 2005.
3
Il Centro, 7 febbraio 2007.
4
“Le correzioni di errori materiali e le conseguenti modifiche delle cartografie di Piano non costituiscono varianti del
Piano e sono approvate con delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino”.

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