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Cosa…..mai..
P/(T)ROVARE
Cerchiamo inutilmente di far quadrare ciò che ci sembra inquadrabile
entro un frame o un frammento di esperienza.
Cerchiamo di trovare una spiegazione che trovi il giusto nesso causale
quando in realtà è la spiegazione che ci ha trovati pronti ad accoglierla.
Tutta l’esistenza è una ricerca da p/(t)rovare.
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• Le cose succedono per caso?
oppure
il caso si succede nelle cose?
Non è il caso di pensarci troppo…ma succede!!!
IN trip
(19/01/2001)
Sens/(z)i
Ho scritto frasi senza senzo, in ogni senso,
altre con 1/6 senso e 1/3 senzo,
Altre con un doppio senso e ½ senso,
altre ancora a senso unico o con divieto di fermata.
Ma questa che senso ha? E soprattutto: in che senzo?
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La volontà di Mister X
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Il pazzo è anche il pezzo di un puzzle in un pozzo pieno d’acqua:
se guardi dentro vedrai l’immagine del pezzo mancante.
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Alcune caratteristiche dei nostri avi compaiono in noi anche sotto forma di pensiero? Cioè,
quello che è stato, diventato o voluto diventare un mio parente passato rivive in me assumendo
forme e modi tipici del periodo in cui si è collocati e del contesto sociale, con gradi di variazione
appunto diversi. (01/05/2004)
L’uomo tende sempre più a diventare elettromeccanico. Di contro, le macchine tendono sempre
più ad avvicinarsi a modelli umanoidi. In un futuro, forse non troppo lontano la spece umana
rappresenterà per le macchine quello che le scimmie antropoidi rappresentano adesso per la
spece umana: antenati o predecessori, discendenti ancestrali giunti ad uno stadio evolutivo
“inferiore”.
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La legge della compensazione (pensiero paranoico?)
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Cosa rimane di tuo?
La maggior parte delle cose (situazioni, incontri, scelte, stili di vita e di pensiero, ciò che fai, ciò
che sei o che no fai e non sei. ecc..) dipendono fondamentalmente dall’interazione di due fattori:
1. come tu vedi il mondo che ti circonda
2. come vede te il mondo che ti circonda.
Per cui ci sono due realtà o mondi paralleli che purtroppo non sempre comunicano:
il mondo che vuoi costruire tu, in base a ciò che pensi giusto debba essere fatto, in base alle tue
premesse (punto 1) e il mondo che vuole “costruire” te modellandoti secondo come ti vede.
Vi sono altri 2 tipi di problemi sostanziali:
1. Il fatto di condizionare l’opinione degli altri secondo i tuoi parametri. Qui il problema nasce
quando i tuoi parametri della visione della realtà, soggettiva, sono aberranti, catastrofici (è
così che nascono molte guerre). Insomma si vuole imporre un unico punto di vista: il tuo.
2. Un altro problema nasce dal fatto di accondiscendere al volere di una maggioranza (punto 2)
pur sapendo che le sue idee non sono come le tue, o peggio ancora, che le idee condivise dai
più vanno contro la tua visione del mondo in maniera radicale.
Hai 2 possibilità: accettare le idee della maggioranza (magari con un compromesso), oppure essere
diseredato o peggio ancora essere considerato pazzo, eretico. Anche qui vi sono 2 possibili
alternative estreme: essere ignorato o essere ucciso (ovviamente con tutto ciò che vi è in mezzo agli
estremi, come per esempio essere criticato, condannato, preso in giro, declassato, punito, venduto).
Ma il problema paradossale sta anche nel fatto di doverti adattare di volta in volta alla visione che
hanno di te le singole persone che ti circondano e che hanno su di te varie aspettative, tutte diverse o
tangenti. Gli esseri umani, dopo secoli e secoli di prove, sono abbastanza bravi nel giocare a recitare
(inconsapevolmente mille parti per tanti ruoli quanti sono quelli che oggi ci sono richiesti di
interpretare). Ma a volte vi possono essere problemi di coordinazione in tal senso (voluti o casuali),
che vanno dal semplice “non me l’aspettavo da te” al complesso “non ti riconosco più è meglio che
non ci frequentiamo per un po’” (magari tra moglie e marito).
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Il punto è che non si può essere (almeno per un tempo determinato) quello che si è o si vorrebbe
essere: siamo il frutto della somma di ciò che siamo e ciò che glia altri hanno voluto che fossimo, e
in più tutto ciò può variare da momento a momento in base alla situazione, al contesto e ai fattori
interagenti in quel momento.
Insomma, a volte è più conveniente non essere quello che si vuole per essere ciò che vogliono gli
altri, ma in modo consapevole e premeditato.
È qui, in questo spazio che esiste tra il punto 1 e 2 (vedi) che si gioca la tua autodeterminazione. Per
essere ciò che vuoi devi prima essere ciò che non vuoi.
Esso è uno spazio piccolo, angusto, sottaciuto e inconsapevole, ma ogni giorno lotta per far sentire
la sua voce, ogni giorno ci divide, ci separa tra ciò che siamo (in base a come ci vedono gli altri) e
ciò che vorremo essere; tra ciò che facciamo per noi e ciò che facciamo per gli altri.
A proposito di quest’ultimo punto, sono convinto che, almeno in alcune fasi della nostra vita, ciò che
facciamo per noi e ciò che facciamo per gli altri ha un diverso peso nella bilancia, a favore del
secondo punto: molti addirittura, fanno più per gli altri convinti che serva a se stessi.
E ciò è anche giusto, essendo animali sociali. Un attore, anche il più dotato, non può recitare senza
un pubblico, così come un re non può regnare da solo, e questo perché tutti dipendiamo da qualcuno.
Allora dove sta l’autodeterminazione?
In ultima analisi, come abbiamo prima accennato sta nel mezzo, o meglio ancora non esiste
realmente e costantemente, poiché dipende da due cose “sbagliate” a priori e teoricamente
inconciliabili: come ti vogliono gli altri e come vorresti essere tu. I più entrano in una sorta di
compromesso, cioè quello che accennavamo prima nel fatto di fare più cose per gli altri
giustificando tali azioni come qualcosa che, anche se non subito. ci darà dei benefici, ed in genere è
così (si pensi al detto “nessuno da niente per niente).
Allora sorge un altro problema: se esiste l’altruismo allo stato puro del dare senza ricevere. Ciò è
paradossalmente impossibile, poiché se le tue premesse (e lo sono della maggioranza) consistono
nell’idea che se dai per gli altri ha dato anche per te (poiché in un futuro anche tu potrai ricevere
dalla stessa persona o da altri la stessa moneta), allora fai una cosa per gli altri sapendo che una
parte di ciò che hai dato ti ritornerà in un modo o nell’altro (basta comunque la sola idea per
consolarti/appagarti e annullare la dissonanza cognitiva che sta a monte di questo pensiero).
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Dunque, allo stato puro, l’altruismo non esiste, l’autodeterminazione non esiste.
Allora, cosa rimane di tuo? Sembrerà paradossale, ma tutto ciò che si fa nella vita risale a questa
domanda, cosa rimane di tuo. Di tuo rimane ciò che gli altri ti hanno lasciato (o lasciato che
rimanesse). Ed in certi casi ciò che rimane a te personalmente è niente, poiché hai dato tutto, hai
magari ricevuto tutto, ma cosa rimane di tuo?
Solo tutto ciò che è fragile ha la forza e l’impeto di sfiorare l’essenza o l’anima delle cose.
La mente o il cervello sono abbastanza fragili?
Spento dalla folla che attraversa le strade notturne della mia mente
scorgo una luce da lontano: è un’altra Idea che illumina il sentiero.
Un Idea partita da lontano per arrivare stanca e umida nella mia mente
che la coglie nel momento in cui cerca di afferrarla.
L’idea ha tre componenti:
una componente sonora: basta!
una componente figurativa: gli occhi di un bambino pieni di sdegno;
una componente simbolica: l’odio.
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È una di quelle idee che si trasmettono facilmente poiché basta poco per rievocarla
dalla memoria: basta guardare il primo notiziario in tv, oppure sfogliare un giornale,
un libro di storia o udire la voce delle strade.
Ebbene, l’odio, la violenza, il potere, gli idoli. Sono questi elementi che viaggiano con molta
facilità, come virus, da una mente all’altra, da una nazione all’altra, non fermandosi, purtroppo,
allo stadio di mero pensiero ma ispirando il più delle volte all’azione, nell’ acting liberatorio e
propulsivo dell’odio, della lotta, della guerra.
Tutti siamo contagiati da una tale idea. Non esiste, attualmente un antidoto a tale epidemia, anzi,
siamo talmente assuefatti da conviverci che non esiste dentro di noi, ma al di fuori, e perciò non
ci riguarda. E, se consapevolmente tentiamo di controllarla (l’idea) ci rendiamo conto che è essa
che ci controlla, che ci plasma, così come ogni altra idea, nel bene o nel male.
Volendo dicotomizzare la questione, abbiamo 2 tipi di idee: una benigna (+) ed una maligna (-).
Entrambe entrano nelle nostre menti con la stessa forza persuasiva. Ma mentre la seconda idea
(-) è spesso collegata ad un’azione conseguente, la prima rimane spesso rinchiusa nei pensieri
senza passare all’azione e ciò perché è più facile, direi spontaneo per i più rendere operativa la
seconda idea, quella che porta inevitabilmente alla distruzione e al caos.
L’esempio potrebbe reggere anche ponendo che la prima Idea sia l’Ordine, la seconda il Caos.
Anche in questo caso, attualizzare la seconda Idea è più facile, più immediato.
Non basta, quindi, solo farsi contagiare dalle idee positive, bisogna poi adoperarsi per
attualizzarle e metterle in pratica.
Ci sono tanti principi che regolano l’esistenza, uno di questo è il contagio, l’imitazione:
purtroppo ci si fa contagiare a volte dalle idee sbagliate, e, si imitano modelli sempre più
decadenti e futili. Questa lettera è rivolta a tutti quelli che hanno voglia di farsi contagiate da, e
mettere all’opera, pensieri positivi che sappiano guardare avanti, che non si fermino
all’apparenza, e che hanno il coraggio di sperimentare quanto di buono e affascinante c’è ancora
in questo mondo, che sappiano guardare avanti con occhi di speranza, e, non più con gli occhi di
un bambino pieni di sdegno, e lo facciano pur pensando che non è facile. Ed è proprio per la sua
natura ardua e complessa che l’attuazione di un’Idea positiva richiede energia, tempo, forza e
sostegno. Occorrono più pensieri positivi, più idee per fare e per essere, fino quando non si
supererà il punto critico tale che il contagio delle idee positive avvenga su scala mondiale.
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Se ognuno riuscisse a contagiare di vita tre persone, basterebbero pochi giorni per attuare su
scala mondiale un programma di desaturazione della violenza.
L’idea ha come padre il cervello e come madre la società, uniti creano e plasmano il pensiero,
cosicché l’idea è qualcosa che pur non logorandosi ti può logorare…logaritmicamente. L’idea
ci plasma per essere a sua volta da noi riplasmata in mille forme perpetuanti e parallele, tante
quanti sono i mille volti dell’esistere. L’idea è informazione che forma delle reti collegate: un
atomo, un gene, un fonema, una società,l’uomo, internet, l’universo, l’infinito.
Le idee viaggiano lungo fili invisibili, contagiando, mente dopo mente, il vivere comune.
Siamo esseri irrazionali che cerchiamo di razionalizzare, cioè dividere, scindere, sintetizzare,
semplificare, lidere, dicotomizzare, separare.
Viviamo in tanti mondi, molti dei quali creati da noi, altri dalla società.
La nostra vita consiste anche nell’adattarsi di volta in volta alle mutevoli scene del frame
contestuale, sfoggiando, eventualmente, le nostre innumerevoli maschere.
Vi possono essere tre tipi di distanze (o barriere semipermeabili) che separano i mondi (e di
conseguenza possono renderli, qualora siano troppo distanti o disconnessi, incomunicabili,
inconciliabili, contraddittori, escludentesi, irraggiungibili, inaccessibili), esse sono:
1. La distanza fisica;
2. la distanza psicologica;
3. la distanza sociale.
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La relazione può rimanere ingabbiata nel contesto che la relazione crea.
L’uomo è per adesso il migliore produttore e contenitore delle essenze “invisibili” (idee) dalle quali
è contenuto, che possiede ma che lo posseggono.
Un giorno le macchine potrebbero prendere il nostro posto di contenitori sovrani delle idee, ed
essere non solo contenitori delle idee ma anche contenuti. Poiché ciò che è invisibile ha bisogno di
entità reali e materiali per poter essere eterno.
Non si ha mai (se non raramente) la visione d’insieme di ciò che ci sta succedendo realmente
quando partecipiamo alle serie di relazioni, alla serie di input – output che comporta la
comunicazione. Quello che c’è concesso di sapere sono poche briciole del puzzle che a livelli
sempre maggiori costruisce e ricostruisce l’infinita scena della vita. Mentre qualcuno sta per venire
al mondo una vita nello stesso istante sta per spegnersi; mentre qualcuno fa un furto in banca
qualcun altro nell’altra parte del mondo ha vinto alla lotteria. Tutto è talmente collegato da risultare,
in definitiva complessivamente intricato, ogni cosa dipende da un’altra. Ogni cosa è regolata (e
regolante) da leggi che tessono le trame invisibili delle relazioni, delle azioni – reazioni. Sta
all’uomo capire tali leggi, oppure, l’essere umano è solo uno spettatore compartecipe e “impotente”?
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tutto è semplicemente complicato.
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secolo vuole semplicemente essere simile ad una macchina, efficiente ed
efficace, che poi sappia trapelare qualche rudimentale e incerta emozione come
ad esempio l’amore, è cosa di poco conto, magari ci penseranno le macchine a
fabbricare qualche pillola della felicità facendo le veci dei nostri naturali ormoni
e neurotrasmettitori. Mah!!!
Tuttavia, siamo ancora in grado di recuperare dai ruderi della civiltà
postmoderna brandelli di essere umano e ricostruire quell’essere imperfetto e
inarrestabile che siamo. Se l’uomo non tornerà ad essere se stesso sarà
imperdonabilmente il responsabile del decadimento culturale e sociale cui
purtroppo sta andando incontro autoconvincendosi che quella che si accinge a
percorrere sia la strada giusta, che per certi versi è all’indietro. Più si darà
spazio alla tecnocultura più si sedimenteranno a fondo i veri bisogni e-motivi
dell’uomo e più essi si sostituiranno ad altri più effimeri da fast-food
consumistici.
L’uomo tende sempre più a diventare elettromeccanico, di contro, le macchine
tendono sempre più ad avvicinarsi a modelli umanoidi.
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Ratio, si ripercuote inesorabilmente nelle menti più fragili di bambini e
adolescenti, o di persone robotizzate e per ciò disumanizzate. Fate circolare
idee di unione, messaggi di solidarietà: siamo tanto bravi a vendere e
condizionare tramite le pubblicità prodotti (senza offesa per nessuno) stupidi,
allora, mi chiedo, come mai non riusciamo a far attecchire propositi più utili per
l’uomo, che ridanno il senso della coesione umana e della svolta decisiva per un
mondo a misura d’uomo - e non a uomo da misurare - da soppesare e
rivendere.
05/08/2004
20/08/2004
credenza ed esistenza
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La droga più potente è prodotta dai nostri sensi e da come ci costruiscono la realtà in maniera da
creare assuefazione.
L’oppio più potente è, invece, il pregiudizio creato nelle nostre menti, il cui fornitore ufficiale è
l’intera società con i suoi necessari dogmi e schemi semplificanti e con le sue paure.
I modi per contrastare l’assuefazione controllata e volutamente propinata sono da ricercare nella
nostra vera natura che non è solamente materiale e carnale e che di continuo ci parla ma alla quale
purtroppo non siamo più capaci di dare ascolto per abitudine al nostro corpo fisico e per
assuefazione alla “realtà” che è una nostro arbitraria costruzione: siamo dunque sordi d’orecchio
(altro organo colpito).
Anche la realtà è diventata intangibile sotto la spirale di assuefazione dei sensi divisi e inconsistenti.
La realtà è un sogno che la metacoscienza del Sé totale e integro ci insegna a distinguere e a
forgiare. Non fatevi ingannare dai sensi: l’essenziale è invisibile agli occhi.
Vi è un’equazione molto pericolosa che alberga nelle coscienze di ogni individuo:
Convinzione = Assuefazione
Tale equazione deve essere controbilanciata da un’altra equazione altrettanto potente, anche se poco
valutata, essa è:
Questo mondo, fatto di materia, è l’esatta copia ma al contrario e in opposizione ad un altro mondo
o comunque ad una realtà parallela uguale e contraria.
Le leggi fisiche che valgono per questo mondo sono in contrasto con quelle che prevalgono
nell’altro più completo ed eterno: spazio e tempo, suoni e luci, materia e forme, dimensioni, tutto è
capovolto nell’altra dimensione. Ci sono tuttavia alcuni punti o ponti in comune tra questa e altre
dimensioni. Tutto, in un modo o nell’altro è collegato. Nella realtà dura e materiale questi
collegamenti sono fragili e quasi invisibili. Capovolgendo la situazione l’Altra realtà potrebbe
vantare collegamenti più saldi di modo che tutto ciò che è terreno e materiale potrebbe essere
maggiormente compreso, ma non viceversa (almeno ad un dato livello).
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Il nostro mondo è una copia. Vi sono persone capaci di cogliere, attraverso esperienze particolari che
non coinvolgono i comuni sensi, di attraversare questi ponti, di varcare la soglia di realtà che separa
questo mondo da forse infinite altre dimensioni.
Il nostro è il mondo dei sensi, in cui tutto è diviso, in primis passato, presente e futuro; corpo e
mente (o spirito, aura, ecc.) e così tutto il resto.
Certe Certezze
Certamente vi è capitato di scontrarvi con idee opposte con un’altra visione del mondo, che non
essendo piatto si presta comunque ad essere visto da più angolazioni…ma vi ostinate a dire che è
piatto, quando invece è il bicchiere di vetro opaco nel quale brindate alle vostre convinzioni che
cristallizza la percezione dell’altrimenti fluida realtà del modo.
Sono certe certezze che vi rendono certamente certi dell’incertezza che avvolge il mistero, o ciò che
chiamiamo tale. Il mistero non è altro che un ordine implicito nel quale non osiamo imbatterci per
paura di perdere certe certezze che certe non sono ma che certamente ci certificano chi siamo e cosa
pensiamo.
(Indagare ad es. la forza del pensiero che si manifesta nell’inconscio collettivo, il quale permette di
spiegare fenomeni come: apparizioni, ufo, Paradiso, miracoli, ecc.)
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Essere Umano
Attenzione: il prodotto gode di una estrema varietà culinaria che cambia in base al luogo e alle
tradizioni storiche del posto. Anche gli ingredienti variano a seconda della “stagione”
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Amore
La verità non sempre sceglie i sentieri della ragione per venire allo scoperto. Vi sono strade quali
quella dell’umorismo, del gioco di parole, del paradosso, della fantasia, dell’allegoria e della
metafora, che nascondono verità profonde.
“Ci sono tranvieri che ti cambiano le coincidenze dei treni con regolarità,
ci sono coincidenze che ti cambiano la vita con irregolarità.
Ci sono cronisti che ti raccontano storie che non hanno mai
vissuto,
ci sono storie che
ti raccontano
tragici vissuti
di cronaca.
Ci sono meteorologi
che annunciano quando
pioverà.
ci sono piogge che
preannunciano quando è
tempo di cambiare meta.
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Quando le parole sono vere emettono un suono diverso che risuona non solo nella mente di chi le
recepisce ma anche nel suo cuore producendo una vibrazione sinestesica che riecheggia all’infinito.
Nel corso della storia si è avuta una tendenza a conoscere i misteri dell’universo e le cose spirituali
di cui l’uomo si sentiva parte integrante. Con l’avvento della “scienza esatta” dell’empirismo e della
chimica (contrapposta all’alchimia) ci si è progressivamente allontanati da quella dimensione di
ricerca e crescita spirituali e ci si è spinti fin dentro la realtà materiale così da esserne sopraffatti
allontanandoci dalla luce di una realtà più grande, implicita, fuori e dentro di noi. Anche se la
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scienza riuscirà un giorno a carpire i segreti più reconditi dell’universo non sarà in grado di
distaccarsi dalla sua zavorra materiale che non la farà innalzare verso quell’esperienza necessaria di
completezza che solo lo “Spirito” può dare. La scienza è condizionata dal suo metodo (quello
scientifico), il suo metodo è condizionato dallo scienziato che lo attua e lo propone, lo scienziato è
giocoforza condizionato dal periodo storico in cui vive, dalla società a cui sono destinate le scoperte,
e comunque da una serie progressiva di variabili intervenienti di cui il metodo scientifico dovrà
tenere conto.
Anche tu sei un punto nell’universo, la tua orbita e il tuo raggio d’azione a cose coincidono?..
a infinite coincidenze?
Noi creiamo la realtà in base ai parametri della percezione e in regola con i funzionamenti delle
proprietà mentali, energetiche, che investono le molecole dell’universo.
In particolar modo, ad un livello personale e psicologico, noi costruiamo la realtà circostante
(ipostatizziamo) soprattutto in accordo con alcuni criteri del circuito relazione – comunicazione –
comportamento – all’interno di un contesto sociale e relazionale. In particolare si deve tener conto:
1. A chi si comunica cosa
2. in che modo (dove)
La realtà sarà il frutto della nostra relazione con l’altro. Ma essa è sempre frammentaria poiché
l’altro è sempre qualcos’altro.
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Presenze Impalpabili
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O foglio, caro foglio, tu che fino a poco fa eri pallido e bianco,
vergine e imprevedibile, plastico e totipotente,
aspettavi forse qualcuno che posi
prima lo sguardo e poi il pensiero su di te?
Ti sei chiesto quale destino ti attendeva, cosa saresti divenuto, chi ti avrebbe letto?
Adesso cominci a prendere forma, la forma mentis impressa da uno sconosciuto, ma
te per te è uguale, non ti lamenti, non ti importa chi e come scrive,
rimani li, fisso e inerte, ciò che trasmetti è sgomento misto ad enigma.
O foglio adesso devi convivere con queste parole, amalgamarti ad esse, cercare un
compromesso e lo fai sempre in modo tacito e rassegnato. Come un figlio che cresce e
matura e poi va per la sua strada. ma la tua è già tracciata.
Se potessi tu scrivere cosa diresti, come lo diresti? A chi ti rivolgeresti?
Ma tu non parli, fai parlare, non scrivi, aspetti che una penna ti sfiori e lasci una
traccia. Non preoccuparti non ti cestino. Almeno io. Sarò comprensivo, ti lascerò
vivere, anzi, convivere. Purtroppo dovrai adattarti per un bel po’ a quest’insieme,
forse sconnesso di pensieri.
La fine dell’inizio
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Il problema di come iniziare a scrivere con le sottogategorie di cosa, come, perché,
quando e dove scriverlo, si presenta fin dall’inizio anzi ne è parte integrante di ogni
operazione di scrittura libera e schiava a sua volta. Come descrivere l’attimo che
sfugge mentre pensi di pensare? Come annotare nella mente e poi nel foglio ciò che ti
sovrintende? E perché pretendere tutte le risposte?
Ogni scrittura inizia con un immagine, ogni pensiero può terminare dentro ad un
immagine, ogni contesto cerca il suo pre – testo. Non esiste un buon inizio senza una
buona fine o viceversa? Inizio con l’indizio.
IN ATTESA
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un codice
il frutto di una casualità che potrebbe rivelarsi importante,
un passatempo la domenica sera
un errore di stampa
La risposta è inattesa….
Flash
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Una soluzione per la vita bella da morire.
Una volta c’era anche una cera volta a voltarsi cercando di voler volar.
Il terzo campo ovvero il campo mediano deriva dall’interazione dei punti tangenti dei
due o più estremi.
Ad esempio il campo che deriva dall’interazione tra
Le decisioni da prendere
il gruppo di riferimento/target e situazione di rif.
Le persone coinvolte
La risata migliore viene quando riesci a coinvolgere più sensi (ad es. il cabaret in
piazza, o le risate tra amici, compagni, genitori, eccetera.
C’è un momento, un periodo della vita, una circostanza in cui ti chiedi qual’è lo scopo
della tua esistenza e quale quella di chi ti circonda ed è in relazione con te. Ci sono
persone che ti stimano, altre che sembrano sfiorarti, altre non le incontrerai mai più,
molte altre ti sembrano amichevoli. Alcuni gesti che sembrano contraddire quello che
sei, spesso l’etichettamento vale più di ciò che in realtà ognuno potrebbe esprimere
potenzialmente in un contesto più ampio, senza i limiti del pensiero convergente,
aprioristico.
Il fatto è che viviamo dentro ad un paradosso e finché siamo bravi a tenere le briglia
della coerenza tutto sembra realisticamente incasellato al suo posto, una posizione
fittizia che ci appaga nell’hic et nunc del momento-contesto offertoci.
L’uomo ha una miriade di possibilità che spesso rimangono atrofizzate, tronche e
congelate. Siamo il risultato di quello che abbiamo appreso, di ciò che abbiamo
sperimentato, di quello che ci piace o non piace fare, dire, essere, avere, pensare,
tacere, contraddire, esibire. Ogni parola, ogni morfema ha una diversa risonanza in
ciascuno di noi. Le parole creano e distruggono, amano e odiano, vivono e muoiono e
noi con loro. La nostra è una continua lotta tra essere e apparire, tra implicito ed
esplicito, comprensione ed interpretazione, denotazione e connotazione. Il genio, il
creativo o l’artista si sentono in dovere di comunicare a se stessi e soprattutto agli
altri, direttamente o indirettamente, che la vita può essere vissuta a partire dalle
piccole gioie dell’attimo che fugge, del colore che si fa messaggio e del messaggio
che diventa arte. Le persone guardano i quadri, forse ammirano le loro stravaganti e
talvolta criptiche disposizioni spaziali, se ne sentono parte e li rinnegano a sua volta,
li consumano in un attimo, come farebbero con degli oggetti di uso comune esposti
dietro una vetrina allestita a modo. Sono troppe le informazioni che ci bombardano e
in questa miscellanea esibizione comunicativa, empassant, ci sembra di precipitare in
un groviglio di anestetici take a way. Accendi la tv e cerchi di capire perché tanta
scemenza, perché tanta ipocrisia farcita di belle e brutte figure; perché tanti discorsi
polemici e aneddotici, banali cliché di un pensiero collettivo convergente e
megalomane. Apro l’email e leggo sempre i soliti annunci di un lavoro che mai farò,
di una mailing list alla quale ho aderito forse per noia o per provare cose nuove. Nella
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fornace di internet tutto brucia in un attimo, le cose sagge assieme alle pornodive del
momento, i necrologi assieme a banner vivaci e assortiti. Ormai parliamo linguaggi
incomprensibili, usiamo termini forbiti per cose facete. Tutto è un paradosso.
POESIE
Il ragno
La strada (29-10-2006)
La strada mi attraversava
mi scorreva dentro come un mare silenzioso,
ed io risposi a quel silenzio camminando.
La strada mi oltrepassava
vibrava forte il suo passaggio
nelle luci e nelle voci vedevo e sentivo
calpestavo il suo corpo percosso
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giungevo verso il luogo del riposo.
La strada mi plasmava
ed io ero immerso in un turbine di immagini in movimento
ero io ad andare o era la strada a venire.
La strada mi attraversava
Gli scorrevo dentro come un mare silenzioso.
Equilibrio (29-10.-06)
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