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Un bavaglio anche per la ricerca?
di Roberta Iscieri
Una manovra ammazzaricerca: è così che migliaia di italiani hanno definito
l'ultima finanziaria diventata decreto-legge n.78 lo scorso 31 maggio. Scopi dell'azione del Governo, la stabilizzazione e la competitività economica dell'Italia. Ma a farne le spese, come al solito, è un settore fin troppo debole nel nostro Paese: la cultura. In attesa che la situazione si sblocchi, sono già stati soppressi quattro enti di ricerca: ENSE (Ente Nazionale Sementi Elette), ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica), ISPeSL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza Sul Lavoro) e INSEAN (Istituto Nazionale Per Studi Ed Esperienze Di Architettura Navale)...
Un'azione ritenuta necessaria, perché volta ad eliminare duplicati e istituti
che il Governo ha giudicato inutili e gravanti sul bilancio dello Stato. Ma non la pensano così le migliaia di persone che in questi giorni hanno affollato le piazze di tutta Italia, per protestare contro una manovra che la Cgil ha definito "ingiusta, iniqua e depressiva" e che rischia di stravolgere le vite dei dipendenti, soprattutto quelli che non hanno un contratto a tempo indeterminato. Nelle ultime settimane, i ricercatori si sono infatti mobilitati con tutte le armi a loro disposizione: scioperi, stand e, soprattutto, Internet, grazie alle decine di blog nati in questi giorni, in cui si spiega, a chi non lo conosce, in cosa consista il lavoro di ricercatore. Dando così la possibilità di farsi un'idea sull'utilità o meno degli enti in questione, considerando che la maggior parte delle persone non conosce questo mondo. Un esempio su tutti è dato dall'ENSE, che si occupa della certificazione delle sementi, obbligatoria in tutti gli stati Ue. Un centro di ricerca completamente autofinanziato, ma che la manovra ha deciso comunque di accorpare all'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione). Questo vuol dire che non ci sarà più un organismo che invece l'Unione Europea vuole. Ma oltre alla soppressione dei quattro enti, si parla di fondi tagliati per molti altri e di problemi sul versante delle nuove assunzioni. A rimetterci, quindi, sono e saranno ancora le nuove generazioni. Chiudiamo con una frase di Derek Bok, giurista e storico rettore di Harvard: "Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate l'ignoranza".