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alle Associazioni
dei Professionisti
Autonomi
de La Rete
Il fenomeno del “nuovo” lavoro autonomo comincia a manifestarsi verso la fine degli Anni 70 ed è determinato
da tre processi di trasformazione:
a) le imprese sono alla ricerca di un’organizzazione più flessibile che le porta a trasferire all’esterno
determinate competenze o ad acquisirle sul mercato
b) le Amministrazioni Pubbliche, pressate da vincoli di bilancio, seguono più o meno la stessa strada
c) il cambiamento degli stili di vita e l’emergere di nuovi consumi di massa crea una serie di servizi
alla persona che prima non esistevano o esistevano sotto altre forme.
Questi tre processi subiscono una forte accelerazione con il diffondersi delle tecnologie informatiche che
cambiano il modo di lavorare e di comunicare e consentono di sostituire “la rete” all’organizzazione
proprietaria.2
Le prime forme associative delle nuove professioni hanno come obbiettivo quello del riconoscimento
della professione, in quanto spesso si tratta di servizi nuovi, mai conosciuti prima, o di servizi esistenti erogati
sotto una forma diversa che li rende irriconoscibili.
Il problema del riconoscimento porta rapidamente a interrogarsi se le nuove professioni debbano o meno
seguire la strada di quelle tradizionali protette da Ordini, ma la tendenza che man mano andrà manifestandosi
a livello di Unione Europea andrà in una direzione nettamente contraria. In nome della liberalizzazione, sempre
e comunque, verrà messo in discussione anche il diritto delle professioni liberali tradizionali a organizzarsi in
Ordini, ritenuti organismi che violano le norme Antitrust.
Un nuovo orientamento comincia quindi a manifestarsi nel lavoro autonomo, sia in conseguenza di questa
resistenza opposta dalle istituzioni alla riproduzione di strutture ordinistiche, sia a seguito di un mutamento
delle condizioni di mercato che fanno capire ai “nuovi” lavoratori autonomi le condizioni di inferiorità in cui si
trovano di fronte alla committenza.
Questo nuovo orientamento si manifesta con maggiore consapevolezza negli Stati Uniti, anzi in alcune
grandi aree metropolitane, come New York, dove dal 1995 inizia a formarsi un vero e proprio movimento
sindacale che oggi conta migliaia di iscritti e forma una lobby con cui gli amministratori pubblici debbono
misurarsi, la Freelancers Union. E’ un movimento che nasce dal sempre più drammatico indebolimento della
middle class americana e s’inserisce in quella grande presa di coscienza che in definitiva porterà all’elezione
di Barack Obama alla Presidenza degli Stati Uniti.3
In Europa intanto il problema della regolamentazione delle professioni non è più eludibile e porta nel
giugno 2005 all’emanazione della Direttiva 2004 del Consiglio dell’Unione Europea che, riconoscendo
l’autonomia degli Stati in materia di professioni intellettuali, rende legittima l’esistenza di Ordini e Collegi
Professionali e di fatto instaura, secondo uno dei più noti studiosi del fenomeno delle professioni, il prof.
Prandstraller, “un doppio sistema di riconoscimento, quello basato sugli Ordini e quello basato sulle
Associazioni”4. Sebbene la Direttiva sia rivolta solo alle professioni regolamentate, essa apre la strada
a iniziative di gruppi professionali non regolamentati che si sentono legittimati a instaurare sistemi di
certificazione e tutela della professione, ne è un esempio il Registro Nazionale Italiano dei Professionisti HR
(human resources).
Le Associazioni che nascono dunque negli anni più recenti, ed ACTA è una di queste, focalizzano la loro
azione sulla condizione generale del lavoro autonomo, e non sulla singola professione, denunciando le
forti disparità (di carattere previdenziale, fiscale, informativo e culturale), che lo mettono in una posizione
svantaggiata rispetto al lavoro dipendente. Non è un caso che, pur ignorando all’inizio l’esistenza del
movimento associativo degli Stati Uniti, i punti fondamentali delle rivendicazioni di ACTA sono identici a quelli
portati avanti dalla Freelancers Union.5
Molto è stato detto e scritto sulla cosiddetta knowledge economy, sul fatto cioè che i sistemi economici
e le organizzazioni d’impresa tanto più sono competitivi quanto maggiore è il contenuto di conoscenza dei
loro prodotti e/o servizi. I guru delle business schools americane hanno su questo tema formulato schemi di
pensiero che ormai sono diventati luogo comune. I knowledge workers 6, i lavoratori della nuova economia,
sarebbero secondo questi schemi di pensiero, la nuova leading class.
Non più tardi di due mesi fa nella sede dell’Assolombarda è stata presentata l’ultima ricerca sui lavoratori
della conoscenza in Italia. Confrontato con il dato europeo e statunitense l’incidenza di quello che può essere
chiamato “lavoro di conoscenza” raggiunge in Italia la pur ragguardevole percentuale di 41,49% sulla forza
lavoro occupata (dato 2005), a fronte di un 48,19% in Germania e di un 52,17% in Gran Bretagna. “I lavoratori
della conoscenza europei” - cito - “sono infatti per un 15% manager, per un 50% professionals e per il rimanente
35% technicians (…) Non solo però quella dei professionals è la categoria più numerosa ma è anche quella che
negli anni dello studio (1993-2005 N.d.A.) cresce di più rispetto alle forze di lavoro totali”.
Se è legittimo porsi degli interrogativi sui criteri utilizzati da questa ricerca (e da altre precedenti)
nel definire il “lavoratore della conoscenza”, penso che non vi siano dubbi sul fatto che i lavoratori autonomi
delle nuove professioni, tutti, appartengano a questa categoria, in quanto ciò che offrono sul mercato sono
essenzialmente idee, beni immateriali, competenze.
Si mette spesso in risalto il valore di queste competenze erogate con l’altissima flessibilità che offre il lavoro
autonomo rispetto a quello dipendente, ma non è questa la peculiarità che vorrei sottolineare.
Più importante mi sembra il fatto che le competenze dei professionisti autonomi devono sempre misurarsi con
il mercato, possono cioè subire un processo di rapida obsolescenza e debbono quindi essere alimentate da
un continuo aggiornamento.
L’autorevolezza di una professione non regolamentata deve ogni giorno essere ri-conquistata. Vorrei
sottolineare a questo proposito l’enorme differenza tra questa condizione e quella nella quale la competenza
è certificata una volta per tutte e l’autorevolezza, che a una competenza riconosciuta sempre si accompagna,
non diminuisce anche se il soggetto non aggiorna le proprie conoscenze. Può essere il caso di un docente
universitario di ruolo: una volta in cattedra, potrà non leggere più un libro né scrivere una riga che la sua
autorevolezza non verrà messa in discussione fintanto che è in servizio.
Questa condizione di doversi misurare giorno per giorno con il mercato, l’assenza di strutture ordinistiche
che ne certificano l’autorevolezza, costringe il lavoratore autonomo delle nuove professioni ad essere sempre
in qualche misura innovativo. Ma lo costringe altresì - e questa è una sua peculiarità specifica - a sviluppare
enormemente le doti relazionali, non solo, ovviamente, nell’acquisizione delle commesse ma soprattutto nel
complesso rapporto di mediazione e aggiustamento tra le proprie proposte e gli usi, i costumi, le strategie,
le opportunità, dei sistemi gerarchici con cui entra in un rapporto di lavoro. Pertanto il lavoro autonomo delle
nuove professioni è un fattore insostituibile di generazione e diffusione di dinamiche innovative nel tessuto
sociale.
Malgrado queste peculiarità che dovrebbero assegnare al lavoro autonomo delle nuove professioni
prestigio sociale e visibilità di primo grado, ci si trova ancora in Italia a uno stadio in cui i lavoratori autonomi
non hanno diritto nemmeno a essere chiamati per nome. Infatti vengono classificati ancora troppo spesso
come imprese, come ”ditte individuali”. Non mi soffermerò su questa che mi pare proprio una contraddizione
in termini, voglio mettere in risalto e denunciare una volta di più che la pessima abitudine di chiamarci imprese
è alla radice di pesanti lacune che si perpetuano a livello di contabilità nazionale ed in particolare a livello di
classificazione e rilevazione statistica del numero e della distribuzione territoriale dei lavoratori autonomi
delle professioni non regolamentate. Non sappiamo quanti siamo e nessuno degli enti preposti alla rilevazione
statistica, sia a livello nazionale che provinciale, sa dirci quanti siamo.
In assenza dunque di dati certi, utilizziamo alcune elaborazioni del CNEL, che nel Rapporto sul mercato del
lavoro 2007, riporta “Tra gli autonomi, gli unici lavoratori per i quali nel quadriennio in esame si è osservato
un incremento sono i liberi professionisti (che rappresentano circa un quinto degli occupati autonomi), il cui
numero è aumentato complessivamente dell’1.7 per cento”. Le stime europee sull’aumento dell’occupazione
confermano la crescita delle libere professioni caratteristiche del lavoro autonomo non regolamentato.
I soggetti deboli, come si sa, o sono ignorati dalla comunicazione di massa o subiscono veri e propri soprusi.
Uno di questo soprusi consiste nell’accusa di essere propensi all’evasione fiscale. Questa brutta abitudine di
dipingerci come evasori fiscali si è manifestata con particolare virulenza durante l’ultimo governo di centro-
sinistra. A differenza delle professioni liberali tradizionali (avvocati, notai, medici) che offrono prevalentemente
servizi alla persona, il lavoro autonomo di “seconda generazione”, il nostro, si rivolge in prevalenza a imprese
e istituzioni per le quali rappresentiamo un costo, che va documentato fino all’ultimo centesimo.
Sono dunque i nostri committenti i primi controllori fiscali. Lavorare in nero, senza fattura, per noi è praticamente
impossibile.
Ma la disparità più grave rispetto al lavoro dipendente si riscontra in tre ambiti di vitale importanza:
trattamento pensionistico, previdenza in caso di malattia e di maternità, trattamento fiscale.
Se finora questa disparità di trattamento è stata sopportata senza eccessive proteste da parte degli
interessati perché la situazione di mercato era tollerabile, malgrado la tendenza manifestatasi negli ultimi
anni verso un drastico peggioramento delle tariffe e un drammatico allungamento dei tempi di pagamento,
è facile prevedere che la crisi attuale, provocata da quello che viene chiamato “capitalismo da casinò” (Jean
Ziegler), “economia della truffa” (Galbraith 2004) o “economia canaglia” (Napoleoni, 2007), porterà a delle
situazioni di esasperazione e di totale sfiducia nelle istituzioni.
Quel che preoccupa è la sensazione di una graduale svalorizzazione delle competenze; l’esperto viene
percepito sempre più come un rompiscatole, soprattutto quando oppone proposte di buon senso a scelte
che sembrano dettate dall’ottenimento di una facile visibilità o da un profitto di breve periodo. Ciò si avverte
anche nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, con Enti o Agenzie pubbliche e con istanze di governo
a livello centrale e periferico.
La letteratura economica e sociologica più avvertita distingue nettamente tra due modelli di capitalismo:
il primo fondato sulla pura finanza e sull’uso selvaggio delle risorse, tra cui in primo luogo il territorio, e il
secondo fondato sulla conoscenza, l’innovazione, le tecnologie e l’uso oculato delle risorse. Purtroppo ha
prevalso il primo ed ha combinato i disastri che sono sotto gli occhi di tutti.
Oggi tocca al secondo modello di capitalismo dimostrare se è in grado di far uscire il mondo dalla crisi.
I lavoratori autonomi delle professioni non regolamentate non hanno scelta, possono vivere e sopravvivere
solo in questo secondo modello. Il loro contributo diventa quindi indispensabile. Che interesse ha un Paese a
mortificarli, ad allontanare i giovani dalla scelta di questa strada che purtroppo per molti sarà, con l’aggravarsi
della crisi, una scelta senza alternative? In un Paese come la Germania dove l’incidenza del lavoro autonomo
è assai inferiore all’Italia, non c’è Amministrazione regionale o locale che non abbia da tempo messo a punto
dei programmi di formazione e di sostegno per persone che intendono avviare un’attività in proprio.
Chiediamo che analoghe iniziative vengano prese anche dalle nostre Amministrazioni Pubbliche ma che
vengano condivise con noi e la formazione affidata a noi, secondo il principio “le mie esigenze di formazione
le so io perchè conosco il mercato della domanda e non accetto che mi vengano imposte da terzi estranei al
mondo delle professioni”.
1 Questa introduzione è stata estratta dall’intervento introduttivo di Sergio Bologna al Convegno del 20 novembre 2008,
dal titolo “I rapporti tra Pubblica Amministrazione e professionisti autonomi”.
2 Sergio Bevilacqua, Il popolo delle Partite Iva, nel volume “Sinistra senza Sinistra, di AA.VV., Feltrinelli, Milano 2008.
3 V. Sergio Bologna, Ceti medi senza futuro? Scritti, Appunti sul lavoro e altro, Derive&Approdi, Roma 2007.
4 Gian Paolo Prandstraller, Il lavoro professionale e la civilizzazione del capitalismo. Il capitalismo cognitivo americano
e la sfida economica cinese. Nuove strategie per le professioni e le attività creative, terza edizione integrata, Franco Angeli,
Milano 2008, p. 226.
5 www.freelancersunion.org; vedi anche il sito dell’organizzazione messa in piedi dalla nota giornalista Barbara Ehrenreich
www.unitedprofessionals.org
6 Knowledge working. Lavoro, lavoratori, società della conoscenza, a cura di Federico Butera, Sebastiano Bagnara, Ruggero
Cesaria, Sebastiano Di Guardo, Mondadori, Milano 2008, p. 76.
Sergio Bologna consiglio direttivo di Acta, ha insegnato Storia del movimento operaio
e della società industriale in diversi atenei in Italia e all’estero dal 1966 al 1983. Dal 1985
svolge attività di consulenza per grandi imprese e istituzioni.
ACTA Associazione Consulenti del Terziario Avanzato
L’associazione è nata soprattutto per andare incontro l promozione di alleanze e reti con altre associazioni
(la rete delle associazioni dei professionisti autonomi è
alle esigenze dei professionisti non tutelati da ordini o
nata da un’iniziativa ACTA);
albi professionali, ma è aperta anche ai professionisti
ordinisti. Come sostenitori l’associazione è aperta anche l progettazione di nuove politiche e misure a sostegno
a tutti coloro che si riconoscono negli obiettivi e nelle dei professionisti autonomi;
battaglie di ACTA. l promozione di servizi e di convenzioni per gli associati.
Le attività svolte da ACTA
Nella sua attività a favore degli associati, ACTA offre i seguenti servizi:
Nella sua attività a favore degli associati, AGENS offre i seguenti servizi:
LE FINALITÀ DI AISL
AISL si propone di promuovere e favorire in Italia il
progresso e l’applicazione dei metodi dello Studio del
Lavoro, nell’accezione più ampia del termine.
Le attività svolte da AISL
Nella sua attività a favore degli associati, AISL offre i seguenti servizi:
TUTORAGGIO INDIVIDUALE
ATDAL nasce quindi come movimento di opinione l Erogazione di corsi finalizzati. Dal 2005 ATDAL Roma
organizza, con il supporto della Diocesi. corsi gratuiti
per denunciare l’assurdità di un sistema sociale e
nelle Parrocchie, dal titolo “Il mestiere di cercare
imprenditoriale che sostiene la necessità di prolungare
lavoro” e “Il mestiere di creare lavoro”. Corsi gratuiti
la vita lavorativa fin oltre i 65 anni, allontanando nel
di informatica, inglese e SAP sono stati erogati ad un
tempo l’accesso alla pensione, mentre si adopera
centinaio di disoccupati “maturi” grazie ad accordi con
sistematicamente per espellere dal lavoro chi supera
società private.
un’età considerata critica.
l Partecipazione a progetti finanziati attraverso
ATDAL conta oggi in Italia su 500 Soci e un migliaio di l’inserimento di Soci e Simpatizzanti (Skill Sinergy e
Simpatizzanti con presenze consistenti in Lombardia e Labor Lab).
Lazio.
l Collaborazione con altre associazioni. Atdal è membro
del circuito europeo AGE e collabora con diverse
A CHI SI RIVOLGE Associazioni nella lotta al “mobbing” e al disagio
lavorativo.
ATDAL Over40 si rivolge a ex-lavoratori dipendenti
disoccupati over40, cui sono precluse possibilità di
GLI OBIETTIVI DI ATDAL OVER40
ricollocamento in ragione dell’età, ex-lavoratori
dipendenti disoccupati, che svolgono lavori precari, l analizzare, la condizione dei lavoratori over40, espulsi
ex-lavoratori dipendenti in mobilità, con salari al limite o a rischio di espulsione individuale dal mercato del
della sussistenza, lavoratori autonomi in difficoltà, che lavoro.
hanno versato contributi in varie casse previdenziali
e, non potendo unificare i periodi contributivi, sono l diffondere i dati relativi alle analisi effettuate in tutte le
sedi Istituzionali.
discriminati nella maturazione del diritto alla pensione,
lavoratori dipendenti “mobbizzati”, deprofessionalizzati, l promuovere la conoscenza della condizione in cui
minacciati, ecc., al fine di estorcere loro le dimissioni. versano migliaia di cittadini privati di ogni fonte di
reddito.
ATDAL si propone quale punto organizzativo per una
l promuovere iniziative atte a sollecitare misure legislative
battaglia comune, da condurre in ogni sede istituzionale,
in tema di diritto al lavoro, previdenza e welfare.
per denunciare la condizione di chi con il lavoro viene
privato di ogni fonte di reddito, di chi si è visto negare l promuovere iniziative atte a sollecitare provvedimenti
il diritto di accesso alla pensione, di chi, infine, opera in legislativi a tutela dei diritti dei lavoratori vittime
situazioni di disagio e teme di perdere il proprio lavoro. di mobbing o di particolari condizioni di disagio
lavorativo.
LE ATTIVITA’ DI ATDAL OVER40 l promuovere azioni in sede legale a tutela dei cittadini
discriminati in base all’età anagrafica in contrasto con
Informazione, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la Costituzione e le leggi vigenti.
confronto politico-istituzionale allo scopo di sollecitare l promuovere iniziative atte a sviluppare opportunità
misure a sostegno dei disoccupati over40, sono le occupazionali attraverso il confronto con Istituzioni,
principali aree di intervento ATDAL. intermediari pubblici e privati e Associazioni datoriali.
In particolare ATDAL Over40 agisce:
l A livello istituzionale con richieste di confronto,
elaborazione di proposte legislative, promozione di
Petizioni e raccolte firme.
Le attività svolte da ATDAL Over40
Nella sua attività associativa ordinaria, ATDAL Over40 svolge le seguenti attività:
Nella sua attività a favore degli associati, ATDAL Over40 offre i seguenti servizi:
SOSTEGNO PSICOLOGICO
ATDAL Over40 Associazione per la tutela dei diritti acquisiti dei lavoratori
Via Fortezza, 21/g - 20126 Milano
c/o Career Counseling - P.zza De Angeli, 9 - 20146 Milano
c/o Career Counseling - Via Cavour, 275 - 00184 Roma
(si riceve solo per appuntamento da concordare via mail o telefono)
www.atdal.eu - www.atdal.it - atdalit@yahoo.it - presidente@atdal.eu
Cell. 347 8674978 (telefonare nel pomeriggio dei giorni feriali dalle 15 alle 18)
FEDERPROFESSIONAL Associazione alte professionalità indipendenti
COS’È FEDERPROFESSIONAL gran parte dei servizi che questa fornisce per i propri
associati: tra gli altri, corsi di riconversione, assistenza
Federprofessional nasce nel 2001 come associazione per
formativa, assistenza alla ricerca di opportunità di lavoro,
la tutela delle attività autonome in genere, con lo scopo
tutela legale.
di: promuovere, sostenere e tutelarne la professionalità.
Ci poniamo come punto di riferimento per tutti coloro che l Assistenza sanitaria: gli associati di Federprofessional
credono che l’attività di lavoro “autonoma” possa costituire possono accedere alla tutela sanitaria di ASSIDAI,
una positiva e proficua opportunità, sia professionale che il fondo conta attualmente 140.000 iscitti vedere:
per il mondo del lavoro.. www.assidai.it
PUBBLICHE RELAZIONI
NETWORKING INTERNO
FUNZIONI DI RAPPRESENTANZA
I-Network intende valorizzare, diffondere e sviluppare l avviare contatti, scambi e collaborazioni con
l’identità e la cultura di tutti i ruoli professionali associazioni, organizzazioni, enti e istituzioni del settore
indipendenti che rappresenta. I-NETWORK mira ad e della società italiana ed europea in generale;
accrescere l’attenzione e la considerazione sul valore, l costituire sedi locali e gruppi di lavoro su tutto
culturale ed economico, dei lavoratori della conoscenza il territorio nazionale atti alla realizzazione di progetti
in ambito comunicativo-pubblicitario e sul carattere e iniziative specifiche.
innovativo del loro particolare operato.
Il riconoscimento delle proprie professionalità deve
essere loro garantito quanto a coloro che lavorano
stabilmente in agenzia di comunicazione.
I servizi I-NETWORK
Indipendenti Network
Consiglio Direttivo:
info@indipendentinetwork.org
Segreteria - Amministrazione:
segreteria@indipendentinetwork.org
Press Office:
pressoffice@indipendentinetwork.org
www.indipendentinetwork.org
LO40 Associazione Lavoro Over 40
LE ATTIVITÀ DI LO40
Nella sua attività ordinaria, LO40:
l collabora con associazioni, enti, organizzazioni
pubbliche o private che si occupano istituzionalmente
del reinserimento lavorativo e dei problemi connessi al
disagio dei “lavoratori svantaggiati in età matura”;
l promuove relazioni e contatti con il mondo associativo
Le attività svolte da LO40
PUBLIC RELATION
Nella sua attività a favore degli associati, LO40 offre i seguenti servizi:
VALUTAZIONE O ACCREDITAMENTO
Nella sua attività associativa ordinaria, MANAGER ASSOCIATI svolge le seguenti attività:
PUBLIC RELATION
RICERCHE DI MERCATO
Nella sua attività associativa ordinaria, MANAGERITALIA MILANO svolge le seguenti attività:
Nella sua attività a favore degli associati, MANAGERITALIA MILANO offre i seguenti servizi:
PUBLIC RELATION
Nella sua attività a favore degli associati, OBIETTIVO50 offre i seguenti servizi:
VALUTAZIONE O ACCREDITAMENTO
Nella sua attività a favore degli associati, UNBREAKFAST Milano offre i seguenti servizi: