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Ecceinfad Gestione Catetere Venoso Periferico
Ecceinfad Gestione Catetere Venoso Periferico
venoso periferico
I Cateteri venosi periferici (CVP) sono i dispositivi più usati per l’accesso vascolare. L’accesso
venoso periferico (AVP) permette il collegamento tra la superficie cutanea e una vena del circolo
periferico: basilica, cefalica o in caso d’urgenza la giugulare esterna. I cateteri venosi periferici
sono realizzati con materiale biocompatibile (teflon, poliuretano, silicone) assemblato in modi
diversi secondo la specificità.
Sono indicati per terapie a breve termine o per terapie intermittenti.
Una buona gestione del catetere può aiutare a prevenire infezioni sia locali sia sistemiche.
Caratteristiche
del catetere venoso periferico
I cateteri venosi periferici devono garantire la stabilità dell’accesso venoso, la massima
biocompatibilità e la protezione da complicanze infettive e trombotiche. Inoltre deve essere
possibile l’uso discontinuo.
La misura del diametro esterno di un catetere è espressa in french (1 french corrisponde a 3
mm), la misura del diametro interno è indicata in gauge (corrisponde al numero di cateteri che
entrano in un cm2), mentre la lunghezza del catetere è espressa in centimetri.
I cateteri si possono classificare in relazione al tempo di pemanenza:
• a breve termine (per esempio Abbocath® e Angioset®) sono i cateteri usati in ambito ospedaliero
con tempo di permanenza di 3 o 4 giorni, sono cateteri a punta aperta, di teflon con un
diametro compreso tra 14 e 24 gauge;
• a medio termine (per esempio Mid Line®), sono cateteri usati in ambito ospedaliero ed
extraospedaliero con un tempo di permanenza di 4 settimane, possono essere a punta aperta
Gestione del catetere venoso periferico
oppure valvolati, di solito sono di silicone o poliuretano, sono lunghi da 20 a 30 cm (la punta
può arrivare in vena ascellare) e il diametro va da 2 a 6 french.
E’ importante scegliere il catetere in base all’uso che si intende farne, al rischio di complicanze
e all’esperienza dell’operatore nell’inserire il catetere.
Procedure di inserimento
del catetere venoso periferico
Modalità di accesso
Le modalità di accesso a una via periferica vanno dalla puntura venosa estemporanea con ago
a farfalla (butterfly) fino all’incannulamento.
L’ago a farfalla può essere usato per terapie infusive sporadiche o di breve durata. Inoltre può
essere usato per il prelievo del sangue in pediatria. L’incannulamento invece viene usato di solito
per terapie infusive continue o ripetute più volte nell’arco della giornata.
La vena può essere scelta:
• in cieco, preferendo una vena superficiale, facilmente rintracciabile e di sufficiente turgore;
• con l’ausilio di un ecografo a sonda piccola per agevolare l’inserimento del catetere (questo
metodo si usa in genere con il catetere Mid Line®).1,2
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Gestione del catetere venoso periferico
Medicazioni
Le indicazioni da seguire per una corretta medicazione dipendono dal tipo di catetere usato.1,4-6
Quando si usa un catetere Mid Line® la prima medicazione deve essere fatta con garza sterile e
cerotto e deve essere sostituita dopo 24 ore con una medicazione trasparente in poliuretano, per
poter controllare il sito di inserimento. Le medicazioni successive devono essere rinnovate ogni 7
giorni. Se si utilizzano garza e cerotto la sostituzione deve avvenire ogni 72 ore.
Con i cateteri Abbocath® e Angioset® si devono usare medicazioni in poliuretano trasparente per
controllare il sito di inserimento. Visto che non si tratta di un impianto invasivo come quello del
Mid Line® non è necessaria la sostituzione della prima medicazione dopo 24 ore.
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Gestione del catetere venoso periferico
Infiltrazione
L’infiltrazione è l’involontaria somministrazione sottocute di un farmaco o di una soluzione non
vescicante. L’infiltrazione può essere valutata con l’ausilio di una scala internazionale (per
esempio quella riportata nella Tabella 1).
I sintomi di infiltrazione sono: dolore, edema dell’arto, gonfiore, pallore del sito di inserimento,
rallentamento della velocità di infusione, assenza di reflusso ematico nel catetere con flebo
abbassata sotto il livello del corpo del paziente.
Gli interventi da attuare sono gli stessi della flebite. Il trattamento dipende dalla gravità
dell’infiltrazione.
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Gestione del catetere venoso periferico
Stravaso
Lo stravaso è la fuoriuscita involontaria di un farmaco o di un liquido da una vena nel tessuto
sottocutaneo.
I sintomi di stravaso sono simili a quelli dell’infiltrazione con la differenza che in
corrispondenza del sito di inserimento del catetere e delle zone limitrofe sono presenti
arrossamento e calore.
In caso di stravaso è necessario interrompere la terapia infusionale e informare il medico. Non
bisogna rimuovere l’accesso venoso prima di aver aspirato la maggior quantità possibile di
farmaco. In genere l’infiammazione viene trattata con iniezioni sottocutanee in situ di cortisone,
con impacchi caldi o freddi (secondo il tipo di farmaco e le indicazioni dell’azienda produttrice) e
riposizionando il catetere in un altro accesso venoso.
La somministrazione ulteriore di farmaci dipende dalla gravità dello stravaso. L’infermiere deve
sempre prendere nota dell’evento sul registro infermieristico.
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Gestione del catetere venoso periferico
Raccomandazioni
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Raccomandazioni per la scelta del catetere
• Evitare l’uso di aghi di acciaio per la somministrazione di farmaci irritanti o vescicanti (livello IA).
• Per prevenire le complicanze scegliere il catetere tenendo in considerazione l’esperienza dell’operatore e in base
all’uso (livello IB).
• Usare i cateteri di media lunghezza (Mid line®) quando la durata della terapia è superiore ai 6 giorni (livello IB).
Raccomandazioni sulla scelta della vena4
• Negli adulti inserire il catetere solo negli arti superiori e non in quelli inferiori (livello IA).
• Se è stata usata la vena di un arto inferiore riposizionare appena possibile il catetere in una vena degli arti superiori
(livello IA).
• Nei pazienti pediatrici usare come sito di inserimento del catetere le mani, il dorso del piede, o il cuoio capelluto
(livello II).
Raccomandazioni da seguire nella gestione delle vie infusionali collegate a un catetere venoso periferico4
• Preferire prolunghe infusionali corte, per ridurre lo spazio morto quando si devono eseguire prelievi ematochimici
(livello IB).
• Limitare il numero di rubinetti, così facendo si riduce il rischio d’infezione (livello IA).
• Fare una copertura del punto di raccordo fra catetere venoso e linee infusive con garza (o telino) sterile e cerotto per
una maggiore protezione del punto di connessione, l’utilizzo di garze impregnate con antisettici non serve (livello IB).2
• Fare una copertura dei rubinetti a 3 vie con garza (o telino) sterile per garantire una maggiore protezione delle vie di
accesso (livello IB).
• Sostituire la linea infusionale (deflussore, prolunga e rubinetti) usata per liquidi semplici ogni 72 ore (livello IA).
• Sostituire la linea infusionale usata per la nutrizione parenterale totale (NPT) ogni 24 ore oppure ogni qualvolta viene
cambiata la sacca perché le soluzioni di lipidi, aminoacidi e le soluzioni glucosate ad alta concentrazione favoriscono
lo sviluppo e la crescita della flora microbica (livello IA).
• Sostituire la linea infusionale usata per emotrasfusioni o emoderivati a ogni sacca: per garantire la sterilità della
sacca ogni perforatore del deflussore deve bucare una sola sacca (livello IA).
• Educare il paziente affinché il sistema infusionale non venga a contatto con superfici sporche (per esempio il
pavimento quando il paziente scende dal letto): il paziente informato è il miglior controllore di se stesso e delle azioni
che altri compiono su di lui (livello IB).
Bibliografia
1. Registered Nurses Association Ontario. Assessment and device selection for vascular access. Registered
Nurses Association Ontario 2004. www.rnao.org/bestpractices.
2. Mazzufero F. Gestione infermieristica degli accessi venosi periferici e centrali. www.gavecelt.info/uploads/
centrali.pdf
3. Stranz M. A review of pH and osmolarity. International Journal of Pharmaceutical Compounding
2002;6:216-20.
4. Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Linee guida per la prevenzione delle infezioni associate
a catetere intravascolare. Giornale Italiano delle infezioni ospedaliere 2002;9:110-37.
5. Registered Nurses Association Ontario. Care and manteinance to reduce vascular access complications.
Registered Nurses Association Ontario 2005. www.rnao.org/bestpractices
6. Royal College of Nursing. Standards for infusion therapy. Royal College of Nursing 2005.
7. Intravenous Nurses Society. Infusion nursing standards of practice. Journal of intravenous nursing
2000;23:1-72. www.gavecelt.org/docs/linee%20guida%20ins.pdf.
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