Alcune considerazioni per inquadrare Mentre a Roma Buonarroti nella sua pittura metteva al centro l’uomo, a colloquio direttamente con Dio, in Germania Altdorfer lo estrometteva del tutto dai suoi quadri, dedicati totalmente alla natura. La rappresentazione della natura come soggetto principale, e talvolta unico, ha dato origine alla pittura di paesaggio, che è stata interessante soprattutto nei Paesi nordici. Nel ‘600 Poussin continuava il percorso, anche se i soggetti ufficialmente erano scene classiche. E Claude Gelée (le Lorrain) in seguito, continuando con scene di carattere classico, dettò dei canoni per la pittura di paesaggio. La ormai assodata tradizione venne fatta propria da una folta schiera di paesaggisti
inglesi, e tra essi un primo nucleo di pittori acquerellisti. Essi si
dedicarono dapprima al paesaggio dell’Inghilterra e del Galles e poi,
Claudio Menegazzi
l’acquerello, Pagina 2
guerre napoleoniche permettendo, della Svizzera e dell’Italia. La tradizione seguì anche il percorso francese, che ha trovato nelle personalità di Corot e degli impressionisti i più noti e ammirati interpreti. La tecnica dell’acquerello proseguì un po’ in secondo piano con la Royal Watercolour Society e in Italia con la scuola di Posillipo e qualche interprete isolato come Ettore Roesler Franz. L’acquerello soprattutto è servito come veloce strumento di documentazione ed è stato usato da molti autori più famosi per la loro pittura ad olio. La pittura di paesaggio, e soprattutto quella resa con la severa tecnica dell’acquerello, nell’arte contemporanea è piuttosto periferica. La mia pittura, esposta nella mostra a Palazzo Thun, si situa proprio in
questo canale ormai disperso e poco frequentato in una laguna lontana
dal clamore: ma è qui che in silenzio desidero innalzare ancora la tradizione della pittura di paesaggio, continuando con la antica tecnica dell’acquerello, e dando prova di disegno rigoroso. La buona tecnica credo sia ancora un nobile obiettivo, se non addirittura una rivoluzione.