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NUMERO 13: DOPO LA PROSA.

POESIA E PROSA NELLE SCRITTURE CONTEMPORANEE

Editoriale di Italo Testa 3

IL DIBATTITO GLI AUTORI

FUOCHI TEORICI IN DIALOGO LETTURE


Andrea Cortellessa 8 Alfonso Berardinelli 158 Franco Arminio 278
Paolo Giovannetti 13 Gherardo Bortolotti 160 Nanni Balestrini 280
Simone Giusti 18 Franco Buffoni 162 Mario Benedetti 283
Ron Silliman 21 Anna Maria Carpi 165 Paolo Colagrande 284
Paolo Zublena 43 Maurizio Cucchi 167 Luigi Di Ruscio 286
Umberto Fiori 172 Gabriele Frasca 289
PERCORSI ITALIANI Marco Giovenale 174 Giuliano Guatta 290
Andrea Inglese 180 Giancarlo Majorino 293
Giorgio Manganelli Angelo Lumelli 183 Francesco Osti 298
di Filippo Milani 50 Guido Mazzoni 190 Rosa Pierno 302
Goffredo Parise Laura Pugno 195 Stefano Raimondi 304
di Giulia Rusconi 60 Fabio Pusterla 198 Andrea Sartori 306
Andrea Raos 201 Giovanni Tuzet 310
Giampiero Neri
Flavio Santi 203
di Victoria Surliuga 66 I TRADOTTI
Giuliano Scabia 207
Elio Pagliarani
di Luigi Ballerini 68 Jorge Esquinca
IDEE DELLA PROSA
tradotto da Damiano Abeni 316
Antonio Porta Giorgio Agamben 211
di Tommaso Di Dio 73 Durs Grnbein
Alfonso Berardinelli 213 tradotto da Daniele Vecchiato 323
Giovanni Raboni Umberto Eco 218
di Concetta Di Franza 81 Barbara Khler
SCENARI EUROPEI tradotta da Daniele Vecchiato 327
Eugenio De Signoribus
di Rodolfo Zucco 89 Sophie Loizeau
Gianfranco Contini 230
tradotta da Paola Cant 334
Valerio Magrelli Ermanno Krumm 240
di Federico Francucci 103 Giovanni Nadiani 247 Ramn Garca Mateos
tradotto da Matteo Lefvre 339
Aldo Nove e Tommaso Ottonieri AL DI L DEI GENERI
di Gian Luca Picconi 123 Plauto
Jrme Game 264 tradotto da Roberto Piumini 347
Roberto Piumini
Jean-Marie Gleize 267 Francis Ponge
di Milva Maria Cappellini 136
Christophe Hanna 271 tradotto da Italo Testa 349
Un excursus sul Novecento GAMMM 274
di Plinio Perilli 142 Gustave Roud
tradotto da Pierre Lepoti 350
Mark Strand
tradotto da Damiano Abeni e Moira Egan 356
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MARCO GIOVENALE

1) Qual la sua idea di prosa? Come si definisce il suo approccio alla prosa (anche rispetto alla
questione dei generi)?

La mia idea di prosa ovviamente anche unidea o massa-matassa non solo mia: di fatto
trasmessa, sovrascritta: una cosa e una casa anche altrui, costantemente. Precisamente per il fatto
di appartenermi, altra, composita, giocoforza differenziale, effusa direi anzi dissipata ossia
sprecata in diffrazioni, prassi e diversioni da prassi (da quelle prediffuse, usurate). cio una
specie di gomma-somma non aritmetica e anzi mosaico o ventaglio di eredit, microlabirinti e
ricodifiche, giostre in buona parte e assai volentieri disallineate dallusuale asse e traccia playback
della prosa che si legge nei libri degli editori generalisti.

(Rispetto a questi ultimi trovo, semmai, e spesso, consonanza felice fra prosa scritta mia e flusso
parlato casuale, eavesdropping, banalit da bar, eccetera: per, anche l, il quid normante del
normale a indispettirmi. Il gi dato, il precompreso, il predetto, quanto si sa e si vuole gi letto
dallebetudine dello spettatore di pagina o di festa aggiornato che si fa dire da giornali e inserti
cos che deve scandire, ritenere, immettere in chat).

Quanto a(l) me in abito di lettore-lettore talvolta agto, che cio si sa e si vuole ingenuo, ben
volentieri spendo tempo sulle pagine di Bram Stoker. Per dire. Non avanzo per molto in qua nel
presente, se si tratta di cose cos. Stili e modi cos. Racconto-racconto. Certo, uno vede il
gazzettone, la tabula recensoria dei best editoriali, e si domanda: ma quale roba non cos, in
scaffale? Un esercito di marchese e contesse e raccontesse fanno le gare di puntualit. Il t si serve
alle cinque spaccate. Chi c c. (Ci stanno tutti).

Al posto della figura delleditor, a una rimota et aliena omai intellezione bisognerebbe pi tosto
un auditor. Un udente tacito. Bene, non vha. (Bene non vha).

E gli autori, che fanno? Gli autori, gestori gestiti, giovani holding, si fanno demoltiplicare dalle x
fisse che moltiplicano il mercato. storia vecchia, di vecchi razzi, vecchi trucchi e gare tra mondi,
poli, blocchi. E pi gli alfabetieri sono prossimi gi per loro VIRTVS allo zero, pi certo che
partono avvantaggiati. Alleati naturali dellattrito mancante, della veloce rotazione-turnazione delle
faccette sul blogscaffale.

Insomma. Caro Broggi, che vuole che le dica? lei mi sodale nella diffiziosa ventura di Prosa in
prosa, presso Le Lettere. Dunque ambinoi_ahinoi bene sappiamo che nulla salus si d extra
mercato, fuori dai modi di prosa cuciti dalla confindustrietta della carta. Rade chances. Pinto che
traduce Schmidt o Zaffarano che traduce Gleize o Bortolotti che volta in italiano il Derksen, per
lunga pezza si staranno con noi nel basso dei geli.

Apro una parente. Sembra sia un particolare tipo di prosa a persuadermi: certo anzi. E per mai,
per questo, sottrarrei ascolto (tantomeno stima) a quelle vie del narrare in senso strettissimo che
hanno tutti i pregi del depistaggio e dellantiromanzo, dellombra e del non detto, perfino ove
classicamente offerte. (Pur esse vie non sempre vantando, forse, statura di oggetti estetici). Penso a
uno dei migliori prosatori degli ultimi decenni, quel Roberto Bolao inaspettatamente accolto dalle
braccia del lettore medio, di recente. (Ma mi permetto di preferire il dedalo compatto e pieno di
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incertezze di Monsieur Pain, al pur geniale 2666). Daltro canto tutte le lingue del colonialismo, se
hanno covato e trasmesso il predatore peggiore degli ultimi secoli, il romanzo, hanno anche
incubato ed espresso i migliori capovolgimenti del medesimo. Ha lo spagnuolo il Cortzar, linglese
il Beckett, Pynchon pure, il francese il Perec, il Tarkos.

(Poi penso al senso che Beckett e Bernhard hanno nel pensiero filosofico di Emilio Garroni, e sono
tentato di aprire una parente nella parente; invece mi forzo alla doppia chiusura).

2) Crede che nella poesia contemporanea il problema della prosa si ponga soltanto nei termini
dellabbassamento prosastico e dellavvicinamento asintotico della poesia alla prosa, come
importanti critici hanno sottolineato, oppure le sembra di osservare nel lavoro suo, o di altri
altre modalit di interazione, o di scambio di strumenti tra i due generi?

Una delle ragioni per cui la razza umana ha impiegato milioni di anni per arrancare fino al
linguaggio, che cerano importanti critici letterari.

A fare ostacolo, barriera. Anche prima. Anche prima del linguaggio.

Tu disegnavi due corna sulla roccia, su una bulla, su un toblerone dargilla, e il critico ti suggeriva
il bisonte sotto. Corna = bisonte. In fondo non c bisonte che manchi di corna, ti dicono. Dunque
con due spunzoni tracciati, lanimalone fia sottinteso.

Vgli tu a spiegare che quelli l magari sono segni, che sono delle A, o una V, e che i tuoi neuroni si
stanno facendo un culo tanto per inventare lalfabeto. No, loro completano i (tuoi) disegni con
lallucinazione del loro dj-vu. E cos, dgli, gi bisonti e bisonti per migliaia di anni.

Vedi tu se non sar cos anche con poesia e prosa. E col romanzo. Il novissimo bisonte.

Una delle bufale meno insensate dunque pi ripetibili, poi, riguarda il cosiddetto abbassamento alla
prosa della (dalla?) lirica, che qualche spero di genio ha evidentemente posto a guardia & fons
sacra della scrittura sensata=potabile, anche da prima che si dichiarasse il verbo divino tomb gi in
mota dalla zucca highclass dei vescovi, e idem il verbo poetico conciato come Baudelaire dice, con
quella storia dellaureola.

Ma gli autori, nuovi, che non si pongono (pi, mai) il problema della lirica, non si pongono
nemmeno quello degli abbassamenti. Scrivono e non si danno troppo pensiero dello scontornarsi
delle righe.

Codice e coscienza (dei codici), ci vogliono, s, in chi scrive. Ma ci vuole anche, da parte del lettore,
una permeabilit al nuovo, al ricodificando, una disponibilit / disposizione ad andare verso il testo,
ad accettare come parte del gioco ermeneutico laccumulo di non detto, di marcatori formali non
individuati, di ombre e geometrie non note che il testo implementa. Non facile trovare questa
disponibilit nel lettore italofono, abituato com allaut aut prosa da una parte (che si autotraduce
issofatto nellimperio muggente del manzone) O poesia dallaltra (immancabilmente lirica, sorgiva
nellanthropos come la dromomania nel cucciolo).

In questo comico cosmo-duopolio, evidente che se la poesia sabbassa casca a pera nel narrare
(epica? Spesso. Anche post-Novecento?! Cos pare, cos pera. Dolciume, retorico, catabasi
rotondosa). MENTRE se la prosa sinalza, e svetta, diventa sic et simpliciter prosa lirica, pome
en prose.
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Vgli tu a indicare, ai pomprosi rondisti, che Perec ha scritto Linfra-ordinario qualche bel
decennio fa. Vgli tu a mostrare le V sulla parete. Disegneranno sempre un manzo sotto, o un
tabernacolo sopra, radiante.

Proprio non ce la fanno ad andare verso lopera che hanno di fronte. Non sapendo andare, devono
adorare. Non leggendo, eleggono. (Leletto, il gi dato, il sempre uguale).

E cos i millenni passano, e nel loro piccolo gli anni, e nel loro nulla gli annuari.

3) Quale posizione ha la prosa allinterno della sua opera, e di singole sue opere (eventualmente
scindendo il discorso tra libri di poesia in cui compaiono pezzi o inserti in prosa e libri di narrativa
vera e propria)? Che tipo di lavoro le interessa fare con la prosa, anche rispetto al verso? Quali
sono le prerogative o gli strumenti della scrittura in prosa che le interessano maggiormente?

Le mie narrazioni la Cortazar non innamorano leditoria corrente. Del resto non faccio quasi mai
tentativi e proposte di narrazioni. In ogni caso, tempo addietro un amico anche redattore di rinomata
rivista mainstream (ma non chiusa chiusa a esperimenti) defin i miei testi narrativi con suoni
gutturali da fumetto, non con formole di critico. Di questo gli sono profondamente quanto
inutilmente grato. Mi convinse da allora che i lettori ideali di quel tipo di pagine sono forse proprio
lettori di fumetti, di fantascienza, di cattiva letteratura. Testi di surrealt troppo malata, da fotografo
dantan che i sali dargento se li beve. (Va da s che quei fluff zing smack crash come furo detti
persistono inediti tuttora).

Questo, per il racconto. Se raccontare si deve, quando si fa, quando si vuole. (Non mica vietato,
basta aver dato una scorsa anche veloce a seimila anni di mucche in riga, per sapere che fare, cosa
evitare).

Detto ci, penso a tuttaltro, ossia (per esempio) a La casa esposta, uscito per Le Lettere nel 2007.
L convergono nellarchitettura tre elementi: una poesia vagamente assertiva, in realt
fittamente sviata, ritorta, twisted, soprattutto sul piano sintattico; uno stack & stock di fotografie in
bianco e nero che documentano il caos di un informe enorme duro doloroso scasamento e
sradicamento interminabile; e infine una sequenza di prose presentate anche con corpo tipografico
differente/differenziante, scritte e assemblate in vari modi ma volentieri attraverso googlism (roba
diversa dal cut-up propriamente detto).

Ebbene, il libro in disequilibrio, il libro un disequilibro (lasciatemi divertire). Le foto sono


inserto di mezzo (dintralcio?), ma che non compare collocato al centro-centro; semmai spostato,
mosso, sfocato di un grado verso linizio del testo. Poi il libro finisce con delle note ... ma
ricomincia subito dopo con le prose. Struttura bislacca.

In sostanza, prose e versi, blocchi e righe e immagini, non si guardano in cagnesco ma nemmeno si
spalleggiano. Anzi forse si contestano a vicenda. Limpianto, la struttura, non di contrafforti
simmetrici, non c Rinascimento (senza che per questo si voglia cascare in barocchetto). N le
fotografie traggono luce dai testi, che per parte loro non giocano il gioco della didascalia.

Le prose di quella sezione si intitolano Tranne un oggetto. Le ho portate con me tradotte in


francese da Michele Zaffarano a Lione nel 2008 per una lettura. Le medesime traduzioni sono
uscite sul numero recente (n. 6) di Nioques.
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Ci detto, derivo dai vari noccioli di discorso sparso per via: la prosa nel mio lavoro non ha un
ruolo marginale, di chiusura (lampo, cerniera) nei libri, o di (absit iniuria eccetera) pome en
prose.

Anzi.

Vorrei con qualche scndolo gittare alle maestranze delle lettere contemp. lindicazione che le mie
(seppure di nulla eco) prose sono totalmente disinteressate allo statuto di prosa, come allo statuto di
versi. Anche i versi hanno questo deplorevole atteggiamento, ma forse (ancor meno echeggianti)
pubblicizzano poco e male la faccenda. (Tanto che curatori e cocuratori mi invitano spesso a
reading e in antologie con neolirici e neorealisti, ignoro perch).

Non nego che una fortissima gioia di prosa(tore), joie du proseur, mi faccia di s repleto come la
colomba di pentecoste, con tutti i canditi e i mandorlini nella panza, quando pongo quotidiana mano
alle lussurie di http://differxit.blogspot.com, ma pur basta/basterebbe prendere atto del lavoro svolto
negli anni con altri testi, gi da Curvature (La camera verde, 2002), e direi gi da La Welt
addomesticata (nellultimo numero di Rendiconti, 1997), per dar contezza della sostanziale
permeabilit di struttura versale, a-capo non metrico, metri ironici, gleiziana prosa in prosa, non-
racconto, prosa franta, e altri Franti eventuali, che in capo a un decennio e qualche spicciolo ho
avuto la malaidea di diffondere in carte e bytes.

Di una delle ultime letture di Amelia Rosselli a cui ho avuto la ventura di assistere (Roma, via dei
Riari, 1993? 94?), ricordo: introducendo il suo Diario ottuso, spese parole molto nette e dure di
critica alla tradizione italiana del poemetto o poesia in prosa, e della prosa lirica. Parl, anzi, di
necessit di matematica, geometria, di freddezza, di misura. Poco mancava che dicesse
precisamente prosa in prosa. (Dato assodato: non parlava di romanzi...)

Riprendendo il filo: Che tipo di lavoro le interessa fare con la prosa, anche rispetto al verso?

Mi interessa produrre oggetti estetici (quella compagine incerta di enti sdefiniti, non garantiti, che il
Novecento sembrava aver reso familiare a tutti, come (non)categoria senza caratteristiche,
produttori di senso-non-senso; se non fosse che lOttocento governa e rigoverna il Paese, via video,
da troppo tempo ormai).

4) Nel panorama contemporaneo, o nella tradizione, ci sono autori (di prosa poetica, prosimetri,
poemi in prosa, prosa narrativa, frammenti lirici o altro) che le interessano particolarmente (anche
non italiani)?

Nella tradizione c da sbizzarrirsi, e lo faranno un po tutti rispondendo a questa inchiesta con i


nomi che sappiamo. Glisso e metto a fuoco invece, dei contemporanei italiani, Nanni Cagnone per
testi come Enter Balthazar (Edgewise, 2000), geniale, non a caso pubblicato negli USA. Autore
diversissimo Carlo Bordini, che riesce a disintegrare o bellamente bypassare plot e regolarit
narrative a colpi di candore-ghigno anche quando si getta nel(lapparenza di) romanzo: di lui
bisogna soprattutto citare un libro, che sar pure confluito in altra opera successiva, ma ha
indipendenza e potenza: Pezzi di ricambio (Empiria, 2003). Una breve ricerca in rete dimostrer
quanto siano validi, oggi, alcuni esperimenti di autori come Roberto Cavallera (appartatissimo,
finora on paper ha pubblicato slm, presso le edizioni Arcipelago, nella collana ChapBook di
Bortolotti e Zaffarano).

Spostando losservazione solo leggerissimamente indietro nel tempo, va fissato lo sguardo su alcuni
nomi cardine. Emilio Isgr, sicuramente, e Giancarlo Majorino. Cos come mi sembra quasi
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insuperabile il Porta di Partita. E: inutile dire che le giustapposizioni del Balestrini di Tristano
(proprio nei singoli blocchi di prosa, a prescindere dal concetto complessivo di montaggio del libro
come tale, pur estremo e acuto, innovativo) sono quelle che accolgo con pi favore (rispetto, per
dire, al flusso di Vogliamo tutto). (Mi spiego: le slogature e i salti logici impliciti in Tristano sono il
versante a mio parere pi gustoso proficuo geniale, e attualmente ahinoi non vincente, della linea di
lavoro che dal cut-up porta al googlism; mentre la consequenzialit colloquiale, pur fluida, di
Vogliamo tutto, ha trovato decisamente pi eredi, anche se si vorrebbe dire epigoni).

Inoltre mi limito a (ri)suggerire autori tradotti da Zaffarano e Bortolotti per http://gammm.org :


Jean-Marie Gleize, ric Suchre, ric Houser, Christophe Marchand-Kiss, Jean-Michel Espitallier,
Christophe Tarkos, Tao Lin, K.Silem Mohammad, Jeff Derksen, Lyn Hejinian. Ed un elenco
rapido/incompleto.

Vorrei poi nominare Robert Crosson, Paul Vangelisti, Laura Moriarty, Michael Palmer, Leslie
Scalapino. Senza contare gli autori della language poetry, Charles Bernstein, Ron Silliman. Uno
degli scrittori di nuova prosa a cui pi dimostrabilmente sensato legare testi miei (almeno per una
parte del mio lavoro, dico, p.es. per Tranne un oggetto) Rodrigo Toscano, e in particolare mi
riferisco alle sue 62 prose units written in illness, tradotte da Gherardo Bortolotti per la collana
ChapBook delleditore Arcipelago.

In sintesi. Non posso non pensare a quegli scrittori che, in tradizioni soprattutto non italiane, hanno
fatto della permeabilit o piena esplosione del confine tra prorsus e versus una costante che
sintomo di due cose: 1, passaggio avvenuto del Novecento (non a caso miscompreso in questa
attuale squallitalia da tre tenori); 2, attestazione sempre pi netta, pervasiva e positiva, durante e
dopo il Novecento, delloggetto estetico (linguistico, visivo, verbovisivo, installativo, performativo,
concettuale, ...).

[Estetico sempre da intendersi nellaccezione trasmessa da Emilio Garroni attraverso le sue


letture kantiane]

5) Ha mai fatto esperienze di traduzione di autori di prosa poetica, o di altri tipi di scrittura in
prosa? E che tipo di contraccolpo hanno avuto sul suo lavoro in versi (se ne hanno avuto)?

Ho tradotto Kathleen Fraser, e autori di diversa generazione come Jennifer Scappettone, Susana
Gardner, Drew Kunz, Linh Dinh, Nellie Haack, Eric Baus. Alcuni testi di Scappettone, con versi
molto lunghi che lavorano non immediatamente sul piano metrico ma su quello dellirradiazione
semantica (vocaboli e incontri di vocaboli che moltiplicano i piani di significato, senza che per mai
cedano ad alcun connotativo tipico del poetico, ossia alla suggestione), mi hanno dato molto
da riflettere su una serie di cose che sto scrivendo dal 2001 in versi che sondano in tutti i modi
(anche grafici) la modalit del non-verso.

Ma non posso dire che tradurre abbia riorientato e sovrascritto in forma totalmente determinante
alcune mie scelte. Mentre devo e posso dire che linsieme dei testi letti in traduzione e in originale
(inglese e francese) mi ha confermato in molte persuasioni che avevo, in tema di scrittura di ricerca.
E ha accelerato certi processi miei, o certe radicalizzazioni. Le letture sono quelle che si trovano su
gammm, insisto.

Faccio infine una digressione non troppo estesa per toccare un tema a cui tengo:

Sono particolarmente interessato ai caratteri installativi dei testi verbali, che sarei tentato di definire
in molti casi postverbali. Macchine elencative interminabili, blocchi verticali di textus che esce
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proprio quantitativamente dal campo della tessitura, del rinvio sonoro, lineare, performabile, per
entrare semmai in quello della scultura, del volume-massa, delloggettualit piena, fissa. (Words to
be looked at, recita significativamente il titolo del saggio di Liz Kotz dedicato non a caso a
Language in 1960s Art, MIT Press, 2007).

Se penso a Il dramma della vita, di Valre Novarina (la cui conclusione esce in italiano su Nazione
indiana, tradotta da Andrea Raos), o ai monoliti che punteggiano le uscite di
http://hotelstendhal.blogsome.com, o ai flowchart ritoccati di Brunt, di Emilio Villa, o ancora alle
opere in rete di Jim Leftwich, Jukka-Pekka Kervinen, Peter Ganick, non mi torna affatto come eco
distante unidea di scrittura di scena che (si) fa muro: muro-scena, opera verbovisiva in sostanza.
(Che perda o meno il suo carattere alfabetico cellulare, costituitivo). una delle vie di
comunicazione verso la visual poetry, anche.

Ma qui si entra in altro tema ancora. E siamo in chiusura di digressione e di intervista.

6) Ci vuole segnalare un suo testo, o un brano in prosa (poetica o altro) rappresentativo rispetto al
discorso fin qui fatto, che possiamo utilmente riprendere in coda allintervista?

Mi sento di segnalare quattro testi usciti recentemente su Ekleksographia, e tradotti in inglese da


Linh Dinh:
http://ekleksographia.ahadadabooks.com/ballardini/authors/linh_dinh.html

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