Professional Documents
Culture Documents
NINFE
Settembre 2010
voluminose e tumide, che la pelle ritrovi la
tonicità d’un tempo, che il corpo sia fletta
come un arco pronto a scattare al mo-
mento dell’amplesso, che divampi il fuoco
della passione e che i suoi tizzoni ardenti
incendino le voglie dei giovani e anziani
fauni e che le adolescenti ninfe inebriate
dalle loro bellezza vengano accecate dalla
loro invidia.
Che sia dunque la bellezza a illuminare
il mondo e non importa se artificiale
sia, sempre di avvenenza si tratta. Ben
venga quindi il corpo rifatto, che come
una scultura svela le sue forme sensuali
dopo che è stata ultimata, il corpo della
donna è un’opera d’arte e come tale venga
preservata, custodita e col tempo restau-
rata, per offrire a nuovi occhi l’anticha
bellezza che col tempo è rimasta intatta,
magari solo nascosta dalla polvere invidi-
osa del tempo.
NINFE
L’elogio della bellezza.
Il mistero della vita sta nella ricerca della che il tempo rubò, ora le novelle circi pos-
bellezza. (Billy Wilder) sono assaporare il piacere della conquista
che un giorno permaneva trionfante sulle
loro labbra voluttuose.
Bellezza vaga promessa d’eternità, che
come effimero stato di grazia, si trasforma Giunto è il momento che i giovani fauni
in elisir di gioventù, laddove Vanità e che si crogiolano al sole del meriggio
Narciso suggellarono il loro scellerato pat- tendano i poderosi muscoli pronti alla
to. Questo è l’incipit di ciò che del vanesio fuga, come i teneri cervi che fuggano dalle
è l’opera più cara, la metamorfosi di sé e frecce di Diana la cacciatrice. Quali sono
cioè la manipolazione del suo essere, la dunque queste nuove temibili armi, che
ricreazione di quella scultura sublime che le giovani naiadi debbano tanto temere,
prima era appannaggio solo degli dei, la quelle di un sarto? Se di taglia e cuci gli
sublimazione del proprio apparire in una eredi moderni di Esculapio si dedicano
nuova divinità. con tanto diletto a rimodellare antiche
divinità cadute in disgrazia, o quelle
Mentre giovani ninfe si pavoneggiano di nuovi dei così abili da ricreare dalla
mirandosi compiaciute in stagni lu- materia grezza nuove forme aggraziate e
centi e le movenze dei loro corpi acerbi morbide, docili quasi come argilla e come
accendono le fantasie sopite di maturi creta pronta a sgretolarsi al minimo tocco.
satiri annoiati, le antiche matrone gelose
custodi dei riti sacri dell’eros si rimirano Esultate matrone, siate ebbre di gioia
in specchi logori e stanchi di riflettere signore, che anche per voi il dolce sapore
sempre le medesime tristi immagini, dell’elisir di gioventù rinverdisca gli
meditano vendetta. Qual rivincita è più antichi fasti, s’invigoriscano dunque i seni
bella di quella della rinascita a nuova vita? cadenti, si snelliscano le cosce, si tonifich-
Quale gioia più gradita se non la ritrovata ino i glutei stanchi, spariscano attorno gli
gioventù? Qual trofeo più ardito se non la occhi le antiestetiche zampe di gallina, si
riconquista degli anziani talami? Se quello snelliscano i fianchi, che le labbra tornino
Mai ci basti la bellezza in tutte le sue forme,
ci sazi l’occhio, il palato e il tatto con le sue pronta ad affrontare il toro e a sacrificarlo
voluttuose forme e al fin, soddisfi i nostri
sensi. NINFE sull’altare della passione. Venere aspetta,
consapevole di ciò che la sua immagine
(da l’orgia dei sensi). provoca nell’ignaro spettatore che a sua
volta pensa, che quello che stia guardan-
Venere allo specchio. do magari distrattamente sia solamente
Una donna nuda si compiace rimirandosi un bel quadro.
allo specchio, alla sua sinistra
un eros imberbe le regge lo
specchio in cui è riflesso solo
il viso. Lo scenario intorno
è spoglio come a voler in-
centrare tutte le attenzioni
solo su quel corpo nudo.
Il divano dove è adagiata
la donna, è coperto solo di
una tela grigia, per non dis-
togliere lo sguardo dalle sue
grazie mostrate. La donna
in questione non è altro che
Venere dea della bellezza
e si mostra di schiena, in-
curante degli spettatori che
sono dietro di lei, la sua po-
sizione è di alterigia, la sua pelle è rosata
arcobaleno persistente nel cielo della felic-
come i boccioli delle rose e i suoi fianchi
ità. Che dire del paffuto putto che appog-
incorniciano i glutei con una grazia tale
giandosi allo specchio con fare complice e
che solo una dea può ostentare. Solo il
sornione, ci mostra l’intimità di una dea.
volto dunque è riflesso in un misero spec-
Eros è l’onnipresente artefice dei misfatti
chio, a una divinità anche la rifrazione di
d’amore. Bambino impertinente e vendi-
una nube le conferisce maestà. Possiamo
cativo, innocente e malizioso, è l’unico che
scorgere il suo sguardo che ci scruta at-
guarda quasi compiaciuto le grazie di sua
traverso lo specchio, indifferente, apatica e
madre e di ciò pare compiacersene quasi
con distacco quasi infastidita dalla nostra
facendosi beffe di coloro, che possono solo
presenza, ma nello stesso tempo vanesia
guardare la dea di schiena.
nel mostrarci le sue grazie nude. Questa è
Venere, ma questa è soprattutto la donna, Un drappo rosso è mollemente adagiato
croce e delizia e compagna di vita, frutto sul divano, unica nota di colore di tutto
succulento del creato mai sazia di nulla, l’arredo. Sembrerebbe più una muleta,
http://agrodolce.ilbello.it
http://agroedolce.wordpress.com
http://www.argento925.com
Conclusione
La Via Lattea che conduce al “Palatino degli nostre are familiari, eroi che sfidano le leggi
dei”, come descrisse Ovidio nelle sue Meta- fisiche da millenni incise a fuoco nelle volte
morfosi. A destra e a sinistra, con le porte celesti, esseri mutanti che ben presto lascer-
aperte, sono gli atri degli dèi nobili, sempre anno il loro involucro mortale per sublima-
affollati. La plebe abita sparsa da altre parti. rsi in quello più nobile di un dio.
Gli dei più potenti hanno stabilito qui il loro
dominio…
Così, in apertura delle sue “Meta- (Vassallo Roberto.)
morfosi”, come ci spiega Italo Calvino
nell’introduzione a questo libro, Ovidio ci
introduce nel mondo degli dei celesti, com-
incia con l’avvicinarcelo tanto da rendercelo
identico alla Roma di tutti i giorni. Da allora
ber poco e cambiato, nuovi dei e dee hanno
usurpato i troni delle antiche divinità, questi
numi hanno trovato l’elisir della gioventù
nella chirurgia estetica, si sono mutati ma-
nipolando il loro corpo, controllando i loro
geni, stiamo assistendo ora alla nascita di una
nuova generazione di divinità che credendosi
immortali, sfidano le alchimie celesti. Esseri
invulnerabili, bellissimi, stanno invadendo le
Agrdolce, http://agrodolce.ilbello.it