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Emergenza umanitaria si, emergenza umanitaria no. Per le associazioni e i volontari la situazione è grave, soprattutto
dopo la decisione del comune di non riaprire il centro all’ingresso del paese dove da undici anni, gli immigrati si
accampavano con le tende. Trovando sbarrato l’ingresso, molti si dirigono nelle decine di casolari abbandonati in aperta
campagna. Ruderi senza porte e finestre, senza corrente elettrica, servizi sanitari, assistenza medica e, soprattutto,
senza acqua per bere e per lavarsi. Tuguri, abbandonati si, ma con proprietari che a volte ci stipano le balle di fieno.
Dunque luoghi soggetti a sgombero da parte delle forze dell’ordine dopo le denunce dei privati. “Un’eventuale epidemia
colpirebbe solo la popolazione immigrata o metterebbe in pericolo tutti?” si chiedono ancora gli attivisti dell’Osservatorio.
E sottolineano che con la mancata riapertura del centro “si scarica un problema di natura pubblica sui privati”. Il sindaco
del paese, Federico Pagano, ha parlato di violazione delle norme igieniche e di sicurezza nel centro per il fatto che i
lavoratori stranieri si auto organizzavano con spacci alimentari e bombole di gas per cucinare. I volontari rispondono
mettendo in evidenza come vivendo nei tuguri, comunque non sussistono le garanzie di igiene e sicurezza e sostengono
che cittadini del posto avrebbero venduto agli africani pecore ammalate per scopi alimentari. Per le istituzioni locali, al
contrario, questa emergenza non c’è. Ad esempio, il comune di Venosa non ha mai risposto a una lettera della Caritas
parrocchiale che già a luglio sollevava il problema. E se dei provvedimenti sono stati presi, sono sicuramente inferiori
rispetto alla portata del fenomeno, denunciano ormai da tempo le associazioni locali che seguono la vicenda. (rc)
(Vedi i 3 lanci successivi)
03/09/2010
10.36
IMMIGRAZIONE