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Le newsletter dell'Accademia di Kriya Yoga Pagina 1 di 2

Buongiorno ###Nome###,

Questo mese abbiamo deciso di affrontare un argomento davvero importante.

Comprendere il Kriya Yoga non è facile, o meglio, lo può essere nel momento in cui si rinuncia a qualunque tipo di logica
astratta per porsi solo di fronte ad un dato empirico, derivante dalla PRATICA. In caso contrario, si potrà sicuramente
accettare una spiegazione che di logico ha tutto, ma il rischio sarà quello di fermarsi all’aspetto teoretico di questa
disciplina, perdendo completamente di vista l’abbandono al puro fare.
Per capire la Scienza del Kriya Yoga è necessario un compromesso.
Quello che ti proponiamo qui può quindi ben rappresentare un punto di partenza per una ricerca personale libera, in cui
sarai tu stesso a farti carico di tutte le responsabilità che un percorso evolutivo comporta.
Buona lettura!

“Il sentimento dell’assenza di Dio


è necessario per comprendere che
Lo abbiamo già realizzato dentro di noi,
e questo sentimento di privazione ne è
la prova”
Ananda Mayi Ma

UNA STRAORDINARIA PRATICA DI IGIENE MENTALE


Se pensate , leggendo quest’articolo, di trovarvi di fronte a un saggio sulla mistica dello Yoga ….ebbene no, non è questa
l’intenzione di chi scrive.
Semmai si parte da molto prima, da quando abbiamo incominciato a vivere, a pensare, a connettere, a ragionare, a sommare
nel nostro cervello/mente tutte le esperienze sensoriali che andavamo vivendo nel corso dei nostri primi anni di vita, poi
nell’adolescenza e via via…
Spesso accatastando il meglio e il peggio di queste esperienze, senza operare alcuna selezione, oppure esaltandone alcune e
trascurandone altre, semplicemente condizionati da una predilezione verso ciò che ci attraeva, o da una repulsione, invece,
nei confronti di ciò che non ci piaceva.
“Mi piace/non mi piace”, “lo adoro/che schifo!” è un nodo quasi imprescindibile attorno a cui si struttura la nostra
personalità. Un nodo che regola le nostre scelte.
RAGA, il piacere, genera attaccamento e quando non più riproducibile, genera frustrazione, delusione, sentimento di
privazione e di perdita.
Una somma infinita di esperienze sensoriali che noi abbiamo VALUTATO come piacevoli e che, senza nemmeno
rendercene conto, ci hanno reso dipendenti; caparbiamente abbiamo rifiutato di comprenderne il potenziale disturbo nella
costruzione di una personalità armoniosamente distaccata e felicemente orientata verso il Divino.
DVESA, al contrario, è la repulsione istintiva, del tutto personale e soggettiva: a svolgere un compito, a reggere un
impegno. Rende intolleranti alla luce del mattino, al sapore del ragù, al colore giallo, all’odore di un ambiente scolastico…
DVESA che ci impedisce di integrarci in quella Realtà allargata, sconfinata, che solo la nostra mente ci vieta di considerare
tale: Dvesa è l’eterno scontento che aspetta sempre l’intervento di qualcosa/qualcuno che lo renda felice, senza mai
guardare dentro di sé o tentare una strada diversa.
A entrambi, RAGA e DVESA, verrebbe da dire: “svegliatevi!”, “incominciate a guardare le cose da un’altra
angolazione”…
…e mettiamo ordine.

IL KRIYA YOGA

Il vocabolo Kriya significa “atto”, “azione”, ma anche “purificazione”. Letteralmente “grattare via” dal nostro
cervello/mente le sedimentazioni formate dall’ignoranza, che limitano la conoscenza .
Secondo molte fonti, Kriya vuol dire anche “rito”: in tal senso, la pratica costante e devota del Kriya diventa una
purificazione che si svolge attraverso una continua osservazione/oggettivazione dei contenuti della mente.
Una selezione ininterrotta tra i nostri pensieri, le immagini, le pulsioni, i sentimenti, raga e dvesa, tra ciò che è “bene
trattenere” nella complessa realtà del nostro sistema nervoso centrale (perché questo porta buon frutto) e ciò che si deve

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assolutamente eliminare perché corrode, ammorba, svilisce la nostra vera natura.


La quale, come suggeriscono i testi di riferimento, è divina .
Il Kriya è quella fervente disciplina ascetica (tapas) che si nutre anche dello studio di sé e del Sé (swadhyaya ) e di un
totale abbandono al Supremo (Ishwara pranidhana ).
Una volta definita questa parte preliminare del Kriya Yoga, e ammesso che esista nel praticante un “forte progetto di
evoluzione personale”, si osserva un orientamento spontaneo verso una maggior concentrazione che, dapprima a tratti, poi
con crescente continuità e stabilità, diventa contemplazione …..conoscenza piena…sublime felicità.
Uno stato di coscienza indicibile ed appagante che esce dagli schemi della vita ordinaria, quale viene concepita e trasmessa
dai più, e permette di legare la “propria barca” alla lucida consapevolezza di una realtà infinita ed eterna.
Una realtà che è anche gioia e amore, fratellanza e generosità, ma soprattutto consapevolezza dell’UNO: quell’UNO
SENZA SECONDO, come diceva Shankara, (ndr. un grande Maestro filosofo indiano) che è uguale per tutti, al di là di ogni
simbolo e di tutte le religioni.

Bibliografia
“La scienza dello Yoga”-gli aforismi di Patanjali
Radhakrishnan “La filosofia indiana “
Sri Anandamayi Ma “Vita e insegnamenti della Madre permeata di gioia “

Accademia di Kriya Yoga di Lisetta Landoni - via L.B.Alberti 6 - Milano - tel 02 33104931 - email: info@kriyayogaccademia.it

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