You are on page 1of 2

enologia

Silvia Maestrelli
La signora del vino
che viene dalla Toscana
Nonostante avesse già un’azienda agricola a Cerreto Guidi,
a 40 chilometri da Firenze, ha acquistato la Tenuta di Fessina,
nel borgo Rovitello a Castiglione di Sicilia, alle pendici dell’Etna:
“Un colpo di fulmine”

di Giusy Messina

D
alle verdi valli della Toscana alle terre nere dell’Et-
na, è la passione per il nettare di Bacco il fil rouge
della vita di Silvia Maestrelli, imprenditrice tosca-
na nel settore finanziario e da qualche anno in-
traprendente “signora del vino”. La laurea in Economia le ha
aperto le porte nelle società finanziarie del padre, ma spesso
«il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce». E il
vino scompiglia le carte. «È entrato nella mia vita al momen-
to giusto - racconta - segnando in maniera indelebile e irre-
versibile un nuovo percorso della mia esistenza. Un percorso
di rinascita che riannoda il legame con la mia famiglia e la
mia terra». Un’avventura emozionale la sua che si divide tra
l’attaccamento alla radici a Villa Petrolio, l’azienda agricola di
famiglia a Cerreto Guidi, a 40 chilometri da Firenze dove si
coltiva prevalentemente Sangiovese, e tra quella che lei stes-
sa definisce «un autentico colpo di fulmine» per borgo di Ro-
vitello, a Castiglione di Sicilia, dove nasce Tenuta di Fessina.
Insieme con il marito Roberto Silva, imprenditore milanese,
e all’enologo valdostano Federico Curtaz nel 2007 decise di
acquistare il vecchio palmento del XXIII secolo in pietra lavi-

120 CULT ottobre 2010


FEDERICO CURTAZ
”NOMADE “ DEL VINO
Federico Curtaz, perchè un
enologo come lei sceglie di
puntare sui vini del Vulcano?
«Mi sento molto studente sull’Etna.
La parte del tannino del Nerello
Mascalese richiama il Nebbiolo, quella
del Nerello cappuccio richiama la
spezia crepitante dei Pinot Noir. C’è
volume nei vini, la terza dimensione.
I vini sono acidi, verticali, hanno
nerbo e non hanno l’assillo del colore.
Si, sicuramente è una scelta adulta:
studiare a fondo un territorio e dei così bella, a difenderla devono
vitigni nei quali intravedo un grande pensarci principalmente i siciliani.
potenziale». Nell’esperienza di Tenuta di Fessina,
E sotto il profilo umano e ma in realtà anche nelle esperienze
professionale, cosa rappresenta professionali precedenti l’accoglienza
l’incontro con una terra così dei siciliani nei miei confronti è stata
ricca di contraddizioni come la bellissima. Io mi sono sempre sentito
Sicilia? a casa. I produttori etnei, e anche
«Per il mio carattere è come quelli di altre aree, ci hanno aiutato
un vento giusto nella vela. Le in tutti i modi, sento un debito di
contraddizioni rivelano molto di un riconoscenza nei loro confronti e un
luogo e rimescolano le carte ogni senso di profonda gratitudine».
giorno. Bisogna infilarsi in mezzo e Perché il consumatore dovrebbe
trarre il meglio. Professionalmente scegliere un vino dell’Etna?
non è sempre facile, c’è una certa «Per l’unicità dell’esperienza.
imprecisione. La Sicilia è più vocata Riprodurre sapori e profumi di
al forse che al certo. L’unica cosa questo tipo è oggettivamente assai
che mi offende è girare per le strade difficile, emozione unica, come recita
e trovare macerie e spazzatura quel refrain pubblicitario, fatto salvo
abbandonata ovunque, è sotto gli che in questo caso si tratta di una
occhi di tutti. In questo la gente affermazione vera».
dovrebbe maturare, è una regione  (G. M.)

ca che si affaccia su un vigneto del secolo scorso, circa sei le. «Una discendenza di donne, la nostra – sottolinea - a cui
ettari di Nerello Mascalese appartenuto per anni alla famiglia abbiamo voluto rendere omaggio con la bottiglia del Chianti
Musmeci. Ed è proprio alla tenacia del signor Musmeci che Docg Rosae MnemoSis. L’etichetta evoca la fiaba delle due
ha lavorato viti vecchie di oltre ottant’anni, che Silvia Mae- rose sorelle che la nonna ci raccontava prima di andare a
strelli ha dedicato il cru di Nerello Mascalese di “Tenuta di letto». Instancabile, divide il suo tempo tra i progetti per le
Fessina”, la nuova avventura in cui si è gettata a capofitto, aziende: «In Toscana abbiamo l’intenzione di sperimentare,
buttando il cuore oltre ogni ostacolo. «Le vigne di Fessina negli anni, nuove vigne di Sangiovese, collocate su altri ver-
- spiega la vigneron - sono situate tra due antiche sciare se- santi della collina del Montalbano su cui la tenuta di Villa Pe-
micircolari, colate laviche del passato che, come due grandi triolo riposa. Tanti “cru” di Sangiovese quanti sono i vigneti
braccia, cingono le vigne in un gesto quasi materno, isolan- aziendali. In Sicilia, ci stiamo emozionando con le varietà au-
do il vigneto come i vecchi muri dei “clos” francesi e creando toctone etnee. Due nuovi figli delle vigne di Fessina, prossi-
un microambiente unico. Dalla Sicilia alla Toscana, il legame mamente». Ma ha anche passione per l’arte contemporanea:
tra chi fa il vino e l’energia del luogo, è il brand della maison «In alcuni momenti diventa per me una vera necessità: quan-
che fa dell’identità del territorio il punto di forza dell’azien- do capita, mi immergo in un confortante bagno d’arte». E se
da. «Sono vini eleganti, sobri - dice l’affascinante signora si prova a chiederle il perché di una scelta enologica eroica
del vino - mai carichi o sovrabbondanti». Vini che rivelano come quella dell’Etna, la risposta rivela il piglio sicuro di chi
la sensibilità e il gusto femminile. A Villa Petriolo, le donne ama affrontare le sfide. «Chi fa il vino con passione, curiosi-
della famiglia, mamma Giovanna, Silvia, la sorella Simona e tà, voglia di misurarsi con luoghi unici e straordinari, come fa
le piccole Lavinia e Margherita raccontano il vino con mo- a non desiderare di affrontare la maestosa Muntagna con il
stre, spettacoli e anche un concorso letterario internaziona- rispetto che chiede?».

ottobre 2010 CULT 121

You might also like